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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1236 - Conversione in legge del decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 299, concernente abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa (Approvato dal Senato) (A.C. 2200) (ore 12,20).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 2).
Avverto che l'unica proposta emendativa presentata è riferita all'articolo 1 del decreto-legge (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 3).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi degli articoli 86, comma 1 e 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinente all'oggetto del decreto-legge in esame, l'emendamento Leone 1.1, non previamente presentato in Commissione.
Ricordo, infatti, che il decreto-legge in esame si limita a disporre l'abrogazione del comma 1343 dell'articolo unico della legge finanziaria per il 2007, recante disposizioni Pag. 38in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilità amministrativa.
L'emendamento presentato, invece, è volto a novellare un diverso comma - il 220 - della medesima legge finanziaria per il 2007, in particolare, estendendo al reato di abuso d'ufficio (di cui all'articolo 323 del codice penale) l'applicabilità della misura di prevenzione della confisca, disciplinata dall'articolo 444 del codice di procedura penale e dalla legge n. 575 del 1965, recante disposizioni contro la mafia.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Voglio riferirmi alla dichiarata inammissibilità del mio emendamento. Se questo provvedimento fosse stato al Senato, l'emendamento da me portato all'attenzione dell'Assemblea sicuramente sarebbe stato ritenuto ammissibile. Qui tornano «a bomba» tutta una serie di considerazioni che vanno fatte sui differenti criteri di ammissibilità degli emendamenti tra il Senato e la Camera.
Tuttavia, quello che voglio principalmente porre alla sua attenzione, Presidente, al fine di un ripensamento della dichiarata inammissibilità dell'emendamento, è legato non solo e soltanto al fatto che l'emendamento da me proposto si riferisce ad un altro comma della legge finanziaria. La ratio politica del decreto che si sta discutendo è esattamente la stessa della ratio politica dell'emendamento da me presentato. Che cosa è accaduto con il cosiddetto emendamento Fuda al comma 1343 della legge finanziaria? C'è stato un errore - chiamiamolo così - da parte del Governo nel momento in cui è stato inserito nella legge finanziaria la riduzione dei tempi di prescrizione per i reati contabili dei pubblici amministratori. È insorta l'Unione e tutta una serie di frange al suo interno, cosicché è stato presentato in fretta e furia un decreto, il 27 di dicembre scorso, al fine di cassare quella norma.
Che cosa è accaduto con l'argomento che io ho voluto sottoporre con il mio emendamento a questa Assemblea? Alla Camera è accaduto che era stato proposto un emendamento - peraltro pure approvato - che riguardava i poteri di confisca dello Stato di tutta una serie di beni legati a diversi reati, tra cui l'abuso di ufficio. Stranamente, e forse anche qui per quell'ignota mano che aveva inserito il cosiddetto emendamento Fuda relativo all'accorciamento dei termini di prescrizione dei reati contabili, è accaduto che è stata inserita una nuova formulazione di quell'emendamento - nel momento in cui è stato sottoposto il maxiemendamento - che lasciava intatto tutto l'iter previsto con riferimento alle confische di tutti i reati previsti in quel comma 1343 dei fatta eccezione per i reati legati all'abuso d'ufficio, quindi ai pubblici amministratori.
Questa disparità di trattamento, questa idea falsa della giustizia che procede a gettone a seconda del momento e di chi la propone e, ancora, a seconda delle insorgenze, molte volte non legate ai fatti, da parte di alcuni componenti dell'Unione ha fatto sì che ci troviamo oggi con una norma già efficace con la legge finanziaria e che prevede tutta una serie di confische di beni meno quelli sequestrati e confiscati in relazione a reati di abuso d'ufficio.
Eppure, ci ritroviamo con una valutazione della Presidenza che parla di inammissibilità per estraneità di materia! La materia è esattamente la stessa. Noi vogliamo una volta per tutte che la Presidenza prenda atto che non si può legiferare al Senato in un modo e alla Camera in un altro. Vogliamo che la Presidenza di questa Camera faccia valere le proprie prerogative anche nei confronti dell'altro ramo del Parlamento e che si riveda il giudizio di ammissibilità su questo emendamento.
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Intende intervenire sullo stesso argomento...? Ne ha facoltà.
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MANLIO CONTENTO. Sì, signor Presidente. Vorrei intervenire sulla sua dichiarazione di inammissibilità in merito all'emendamento 1.1. Non discuto che il criterio utilizzato in questo caso sia coerente con i princìpi e le regole che disciplinano la materia. Tuttavia, la questione sollevata dal collega Leone merita attenzione perché abbiamo ancora di fronte agli occhi, allorché affrontammo la questione dell'emendabilità di un decreto-legge, il ricordo di quando cercammo in quest'aula, a cominciare dal presidente della I Commissione (affari costituzionali), di venire incontro alle esigenze dei parlamentari, denunciando la prassi seguita al Senato a proposito degli emendamenti.
Ribadisco la correttezza della decisione sull'ammissibilità; tuttavia, ricordo che nelle prossime ore esamineremo un provvedimento rimandato dal Senato (mi riferisco al decreto-legge cosiddetto «proroga termini») nei confronti del quale potremmo verificare in maniera plastica quanto accaduto. Alla Camera sono stati dichiarati inammissibili decine e decine di emendamenti, mentre al Senato sono stati inserite (il termine va di moda) « lenzuolate» di proposte emendative approvate da quel ramo del Parlamento.
Signor Presidente, non credo che si possa sollevare il problema in quest'aula e poi non porsi in maniera non necessariamente dura, ma almeno coerente con tali premesse, nei confronti dei provvedimenti che ritornano dal Senato. Non può essere presa in considerazione una nostra presa di posizione volta ad impedire al Senato ed ai senatori di fare quanto il loro regolamento e la sua interpretazione consentono. Tuttavia, questa Camera dovrebbe quantomeno (ed è questo il motivo del mio intervento) cominciare a porsi il problema in relazione alle parti dei provvedimenti che giungono emendate in contrasto con i nostri princìpi. Credo che occorra cominciare a discutere se non sia il caso di presentare emendamenti soppressivi di quelle parti, per far comprendere che questo ramo del Parlamento non ha posto invano e per caso la questione dell'emendabilità dei provvedimenti trasmessi dal Senato, ma lo ha fatto (e ricordo la dotta discussione cui abbiamo preso parte) per difendere le proprie prerogative.
Signor Presidente, rimetto a lei la valutazione, ben sapendo che ancora un volta durante l'esame di un altro decreto-legge (mi riferisco all'altra cosiddetta «lenzuolata» sulle liberalizzazioni, conosciuta anche come provvedimento Bersani, ora all'esame della X Commissione attività produttive) quei criteri, che a mio giudizio la Presidenza ha fatto valere, non sono stati rispettati, per esempio nel caso degli emendamenti presentati dal relatore. In particolare, mi riferisco alla tassa sulle ricariche telefoniche, estesa, contro la norma dell'articolo, alle carte relative alla televisione digitale a e a quelle prepagate per i collegamenti su Internet.
Non vi possono essere due misure con cui si giudica l'ammissibilità, di cui una restrittiva, quando gli emendamenti sono magari presentati dall'opposizione, ed un'altra più largheggiante e grazie alla quale il contenuto della norma può essere modificato per il tramite di alcuni emendamenti. Queste sono le ragioni per cui è anche il gruppo di Alleanza Nazionale, pur rendendosi conto della correttezza della decisione, invita la Presidenza a far sì che questo tipo di aggiustamenti, che purtroppo avvengono troppo spesso, non vadano quantomeno a detrimento dell'opposizione e della sua battaglia condotta in quest'aula e nelle Commissioni parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ovviamente stiamo intervenendo sull'ordine dei lavori, riferendoci al giudizio di inammissibilità che lei, a nome della Presidenza della Camera, ha espresso. Il collega Leone ha obiettato in proposito, come peraltro è legittimo, visto che è stato fatto altre volte in quest'aula; tuttavia, in seguito egli è in realtà intervenuto sul merito dell'emendamento. Pag. 40Su questo merito non intendo intervenire, dichiarando semplicemente che, se questa norma fosse inserita non in un decreto-legge, bensì in un disegno di legge ordinario, non avrei alcuna difficoltà a votare in senso ad essa favorevole.
Però, vorrei osservare che, in questo caso, ci troviamo in un ambito diverso. Ritengo indiscutibile - ed il collega Contento, con molta lealtà politica, gliene ha dato atto - la declaratoria di inammissibilità che la Presidenza della Camera ha pronunciato, perché siamo di fronte ad un decreto-legge (il quale, come recita la Costituzione, viene adottato in casi straordinari di necessità ed urgenza) finalizzato ad entrare in vigore prima del 1o gennaio 2007. Ciò al fine di abrogare un comma dell'articolo unico della legge finanziaria che aveva suscitato, giustamente, fortissime reazioni critiche in moltissimi settori politici, nonché nell'opinione pubblica.
Al contrario, l'emendamento Leone 1.1. - vorrei ribadire che, per quanto mi riguarda, lo ritengo condivisibile nel merito - è una proposta emendativa che non possiede nessuna esigenza di straordinarietà ed urgenza, oltre, ovviamente, a non avere alcuna attinenza con il merito specifico del decreto-legge in esame.
Per quanto riguarda il rapporto con il Senato della Repubblica, ricordo che abbiamo discusso più volte, anche nella seduta di ieri, tale materia. Non intendo tornare ad affrontarla in questa sede; tuttavia vorrei rappresentare che condividiamo e condivido le considerazioni espresse circa la disparità manifestatasi, in questa vicenda, tra i due rami del Parlamento.
Siccome ho letto con attenzione il solito, pregevole dossier del Servizio studi, che ci ha informato anche circa l'andamento dei lavori preso quel ramo del Parlamento, vorrei rassicurare il collega Leone che, in questo caso, la Presidenza del Senato ha dichiarato inammissibili o improponibili tutte le proposte emendative, presentate sia dall'opposizione sia dalla maggioranza (segnalo, tra l'altro, che numerose di queste recano la prima firma del senatore Salvi), che non avevano un'attinenza diretta con il presente provvedimento d'urgenza.
Rilevo, inoltre, che numerosi altri emendamenti presentati dall'opposizione (riguardanti, specificamente, la materia dei giudizi di fronte alla Corte dei conti) sono stati dichiarati ammissibili, sono stati votati e sono stati respinti dall'Assemblea del Senato della Repubblica: pertanto, il testo è giunto al nostro esame nella sua formulazione originaria. Tuttavia, molte proposte emendative - che per brevità non leggerò, perché devo concludere (ma sono rinvenibili nel citato dossier predisposto dal Servizio studi della Camera) - sono state dichiarate inammissibili o improponibili. Voglio quindi ribadire, rivolgendomi al collega Leone, che si tratta di emendamenti presentati sia dall'opposizione, sia dalla maggioranza di centrosinistra.
Pertanto, mi sembra che la questione dei rapporti tra Camera e Senato, già affrontata più volte, resti ancora aperta. Rammento anche che ho già sostenuto che il merito dell'emendamento Leone 1.1 sarebbe del tutto condivisibile; tuttavia, ritengo indiscutibile la pronuncia della Presidenza della Camera dei deputati sull'inammissibilità delle proposte emendative riferite al provvedimento in esame. In questo caso, inoltre, tale decisione trova numerosi precedenti delle pronunce della Presidenza del Senato della Repubblica sugli emendamenti presentati allo stesso decreto-legge.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, con riguardo alle obiezioni sollevate dall'onorevole Leone (riprese anche dall'onorevole Contento) in ordine alla decisione di dichiarare inammissibile l'emendamento da lui presentato, la Presidenza - come più volte è stato rilevato (da ultimo nella seduta del 31 gennaio 2007) - ricorda che l'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, al fine di garantire il rispetto dei criteri stabiliti dalla legislazione vigente in ordine alla specificità e alla omogeneità delle disposizioni recate dai decreti-legge e ai limiti del loro contenuto, prevede per la valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti Pag. 41criteri più rigorosi rispetto a quelli fissati nell'ambito del procedimento legislativo ordinario, stabilendo in particolare che devono essere dichiarati inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che non siano «strettamente attinenti» alla materia del decreto-legge.
Come specificato dalla circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, la stretta attinenza al contenuto del decreto-legge «deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti ed alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo».
L'emendamento Leone 1.1 risulta privo del requisito della stretta attinenza, così come definito, benché possa ritenersi - nelle argomentazioni del presentatore - la sussistenza di una qualche connessione finalistica all'intervento del decreto-legge cui è riferito.
Al riguardo, tuttavia, la Presidenza non può che ribadire la propria decisione, atteso che - in base ad una prassi consolidata nella XII, XIII e XIV legislatura - il criterio finalistico, ad integrazione di quello materiale, è applicato in via eccezionale con riferimento ai decreti-legge in materia di proroga di termini e ai provvedimenti collegati alla manovra finanziaria in ragione del loro specifico carattere.
Fermo dunque restando il giudizio sull'ammissibilità, rappresenterò comunque al Presidente della Camera le osservazioni formulate dai colleghi intervenuti, in particolare dagli onorevoli Leone e Contento.
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.