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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 9-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci stiamo occupando della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni telefoniche a carico dei deputati Cicu, D'Alema e Fassino. Com'è noto, l'articolo 68 della Costituzione richiede che sia il Parlamento ad autorizzare intercettazioni telefoniche di conversazioni intervenute non direttamente a carico di un parlamentare, ma su un telefono intercettato di un terzo non parlamentare che, quindi, poteva liberamente essere sottoposto ad intercettazione. Così è avvenuto: nel corso di intercettazioni a persone non parlamentari, alcuni deputati - Cicu, D'Alema e Fassino - ed alcuni senatori (dei quali non ci occupiamo) hanno tenuto conversazioni che, a giudizio della magistratura e, più esattamente, della dottoressa Forleo, GIP di Milano, sono rilevanti per le indagini e servono - nel procedimento in corso presso quell'autorità giudiziaria - a fornire prove della responsabilità di altre persone (in questo caso, ad esempio, del signor Consorte).
Sappiamo, quindi, che concedere o non concedere l'autorizzazione (Commenti)... prego i colleghi di non interrompermi o, perlomeno, di interrompermi sull'argomento in discussione e non su altri. Stavo dicendo che l'eventuale concessione o meno, da parte del Parlamento, dell'autorizzazione a utilizzare le intercettazioni in questione potrebbe portare un vantaggio agli imputati, ossia a Consorte e ai suoi soci.
Qual è il motivo per cui - lo chiedo anche come ex presidente della Giunta per le autorizzazioni - l'articolo 68, che pure è stato modificato (eliminando la vecchia autorizzazione a procedere, che una volta era necessaria per avviare un'azione penale nei confronti di un parlamentare), ha mantenuto, invece, la necessità di un'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni? Perché si è ritenuto - correttamente dico io, e guai se così non fosse - di dover salvaguardare, per i parlamentari, la riservatezza delle conversazioni, non solo di quelle avviate dai parlamentari stessi, quindi non solo impedendo che vengaPag. 38intercettato il telefono dei parlamentari, ma pretendendo che le conversazioni siano riservate anche quando sia stato intercettato il telefono di un terzo e il parlamentare abbia parlato con costui.
Nel caso in discussione, la motivazione in base alla quale io per primo nutrirei alcuni dubbi, per esempio, sulla concessione o no dell'autorizzazione nei confronti dell'onorevole Fassino, non ha più ragione di esistere, perché la riservatezza è già venuta meno: tali conversazioni sono state tutte pubblicate. Chi di voi non ha letto sui giornali l'intercettazione di D'Alema, quando quest'ultimo dice «Va bene, vai avanti, vai», Consorte risponde «Massimo, noi ce la mettiamo tutta», e D'Alema replica «Facci sognare, vai»? Chi di voi non ha letto sui giornali l'intercettazione telefonica di D'Alema che cerca di avvisare Consorte - che è duro a capire, D'Alema impiega quattro interventi e nonostante ciò Consorte non capisce - di stare attento nelle comunicazioni (non so se sia proprio il massimo per un parlamentare): «(...) io poi ti devo dire una cosa, se tu trovi un secondo, direttamente (...) forse ti è arrivata la voce (...)» e Consorte non capiva; infine D'Alema gli dice: «Ma che devo dirti, ti devo fare l'elenco delle prudenze che devi avere, forse?». Chi di voi non l'ha letto sui giornali?
Stiamo cercando di chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti, stiamo difendendo la riservatezza dei parlamentari dopo che è venuta meno: impegniamoci affinché sia evitato, in futuro, che tale prerogativa, prevista dall'articolo 68 della Costituzione diventi un inutile rituale. Ma in questo caso è proprio un rituale! Stiamo discutendo di aria fritta, se non vi fosse un altro elemento: mi riferisco al merito, signor Presidente; se avrò tempo parlerò del fatto che, non essendo D'Alema parlamentare al momento delle intercettazioni, al di là della questione se siamo o non siamo competenti a concedere l'autorizzazione, mi sarei aspettato un atto del nostro Ministro degli affari esteri. Parlo di un atto politico, in cui quest'ultimo avesse detto: non è una questione di lana caprina, se tocca a voi o al Parlamento europeo; concedete questa autorizzazione, affinché io possa andare a testa alta nei consessi internazionali, dove da Ministro del nostro Paese vi rappresento tutti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ciò non è avvenuto. Allora, nel merito, se fosse così vi direi che non mi interessa concedere o no l'autorizzazione: concediamola perché Consorte non se ne avvantaggi indebitamente, in caso di diniego. Ma quantomeno per D'Alema (per Fassino credo si tratti più di «tifoseria da stadio»: è una mia valutazione, forse bonaria, ma così mi sembra), la questione è diversa. Come afferma anche la nota a pagina 61 della relazione pubblicata negli atti parlamentari, il riferimento è più ad altri che a Fassino; nelle sue conclusioni il giudice, dottoressa Forleo, dopo aver spiegato che le intercettazioni in esame servono per contestare le imputazioni a Consorte e soci per reati importanti (insider trading ed altro) afferma: «Non solo: a parere di questa autorità giudiziaria sarà proprio il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale nei confronti dei suoi membri, inquietanti interlocutori di numerose e di dette conversazioni, soprattutto intervenute sull'utenza in uso al Consorte, i quali, all'evidenza, appaiono non passivi recettori di informazioni pur penalmente rilevanti, né personaggi animati da sana tifoseria, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata, che si stava consumando ai danni dei piccoli e medi risparmiatori, in una logica di manipolazione (...)».
Cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire - la nota spiega che non si riferisce tanto a Fassino quanto agli altri - che senza l'utilizzo di queste intercettazioni non solo rendiamo un ingiusto favore agli imputati non deputati, ma aggiriamo anche la norma dell'articolo 68 della Costituzione. Tale articolo, lo ricordo, presupponeva la necessità di autorizzazione a procedere. Sull'onda di Mani pulite quella norma fu abolita. La dottoressa Forleo ci dice - e ciò è stato per questo stranamente considerato (non riesco a capire il perché) indebito, illegittimo e fuori misura - conPag. 39assoluta sincerità: guardate che queste intercettazioni sono gli unici indizi che io ho per aprire un'azione penale a carico di alcuni deputati. Questo dice!
ENRICO BUEMI. Non può!
IGNAZIO LA RUSSA. Si che può, lo dici tu che non può! Vi siete scoperti tutti contro i giudici! Vi abbiamo sentiti in questa sede, per secoli, vantarne i meriti qualunque cosa dicessero! Per me può, può eccome! Il giudice correttamente ci dice: ho bisogno di questo elemento senza il quale non posso fare niente, non posso iniziare: sappiatelo, se voi non mi date questa possibilità, mi impedite di verificare se Fassino o altri sono o non sono penalmente responsabili.
Io penso che non lo siano e mi auguro che non lo siano. Voi in sostanza ripristinate l'autorizzazione a procedere che questo Parlamento ha abolito. Votando contro la possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche non salvaguardiamo minimamente la riservatezza delle comunicazioni già note, danneggiamo la possibilità di trovare le prove nei confronti degli imputati non parlamentari e impediamo al magistrato di avviare un'azione penale per la quale oggi la nostra Costituzione non frappone più ostacoli.
Per tali ragioni, nel merito siamo convinti che occorra, ove il Parlamento ne riconosca la rilevanza, concedere l'autorizzazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. Infatti - concludo - pur se meno grave tra le posizioni, siamo favorevoli a concedere l'autorizzazione per Fassino.
Per quanto riguarda Cicu, abbiamo letto quanto è contenuto nella relazione e abbiamo sentito il suo intervento. Eravamo per l'astensione, ma credo che ora modificheremo la nostra posizione con assoluta libertà di coscienza. Personalmente, voterò «no».
Per quanto riguarda D'Alema...
PRESIDENTE. Deve concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. ...manteniamo un'astensione tecnica sul rinvio, ma riteniamo che, così come ha fatto il Parlamento europeo nel caso di Bossi, avremmo potuto chiedere di decidere noi, subito, per l'autorizzazione e lasciare poi al giudice di verificare se occorresse... (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, credo che la Giunta per le autorizzazioni abbia svolto un eccellente lavoro. Ha applicato le norme e ha fatto valere importanti precedenti, nella convinzione che la regola non si deve mai piegare agli eventi e, ancora più grave, sarebbe se si piegasse a particolari situazioni personali. Il Parlamento è chiamato a garantire le proprie prerogative e quelle dei suoi appartenenti, che - non lo dobbiamo mai dimenticare - sono prima di ogni altra cosa cittadini con diritti e tutele costituzionali fortissime.
La Giunta per le autorizzazioni ha agito con correttezza, nel rispetto dei diritti costituzionali del Parlamento, ma anche dei diritti inalienabili di ogni cittadino: del loro diritto alla difesa e del loro diritto alla riservatezza.
Pochi istanti fa, il collega La Russa si è lungamente soffermato sulla posizione dell'onorevole D'Alema, immaginando e ipotizzando che l'atteggiamento della Giunta fosse una sorta di favore nei confronti dell'onorevole D'Alema. Ma la soluzione che ha adottato la Giunta è l'unica costituzionalmente corretta, perché restringe le prerogative costituzionali e non le allarga. Altrimenti dovremmo ritenere che sono soggette ad autorizzazione le intercettazioni effettuate a carico di un soggetto non ancora deputato e che lo è diventato successivamente. Una decisione siffatta porterebbe con sé effetti e conseguenze paradossali, bloccando, ad esempio, tutti i processi imperniati su intercettazioniPag. 40telefoniche operate a carico di chi solo successivamente sia stato eletto in Parlamento.
Una decisione diversa da parte della Giunta per le autorizzazioni sarebbe stata gravemente in contrasto con l'articolo 68 della Costituzione, le cui garanzie di immunità, anche in materia di intercettazioni, sono dettate a esclusiva tutela della funzione parlamentare e, quindi, non possono estendersi a chi tale funzione non esercitava nel momento in cui era stato direttamente o indirettamente oggetto di intercettazione.
Passando alla situazione degli onorevoli Fassino e Cicu, nella proposta della Giunta l'utilizzo delle intercettazioni viene autorizzato precisando che tale utilizzo potrà riferirsi solo ai soggetti che già fossero parti e cioè, nella fattispecie, indagati, come sono Consorte ed altri, mentre non risultano essere in tale situazione né l'onorevole Cicu, né l'onorevole Fassino. Una precisazione estremamente corretta su ciò che deve essere autorizzato in ipotesi del genere è che l'utilizzo di queste intercettazioni, come prova, può valere solo per chi è indagato e non per altri facendo in tal modo assoluta chiarezza, anche rispetto ad alcune interpretazioni piuttosto estensive che il giudice Forleo ha applicato nella sua relazione.
PRESIDENTE. Mi scusi un momento, onorevole Bressa. Inviterei l'Assemblea ad una maggiore compostezza in modo che si possa concludere ordinatamente, come abbiamo fatto sin qui, il dibattito in corso.
GIANCLAUDIO BRESSA. Veniamo all'ultima questione, sulla quale si è voluto ironizzare, vale a dire sul rapporto tra politica ed economia, come se questi due mondi fossero quasi completamente separati uno dall'altro. La conoscenza e le informazioni su importanti fatti economici costituiscono di per se stesso reato. Ma vi rendete conto del paradosso di tale ragionamento? Se così fosse, qualunque atto che in questo Parlamento venisse assunto a vantaggio di qualsivoglia posizione economica, potrebbe essere interpretato come un favore che facciamo a qualcuno. Quella assunta pochi istanti fa dal collega La Russa è, in modo evidente, una posizione assolutamente e pericolosamente strumentale, che va rifiutata per la dignità dell'essere parlamentare e del volersi occupare di ciò che accade nel Paese e nella fase viva dell'attività economica del Paese.
L'ultima questione è relativa alle ipotesi di aggiotaggio che verrebbero in qualche modo configurate nella relazione del giudice Forleo. Questa afferma con estrema chiarezza che il 5 luglio il quadro probatorio era già completo. Poiché tutte le intercettazioni di cui si è chiesta l'autorizzazione sono successive a quella data, vogliamo essere edotti di quale sia la relazione e il rapporto tra quelle telefonate e l'ipotesi di reato che si vuole configurare.
Credo che dobbiamo essere sereni per il rigore con cui la Giunta per le autorizzazioni ha operato: ha agito con rigore assoluto. Lo stesso rigore che vorremmo fosse adoperato da altre autorità costituzionalmente garantite e che oggi, come parlamentari, vorremmo chiedere di avere sempre a tutti coloro i quali si occupano dell'amministrazione della giustizia. Il rigore non può mai essere barattato, soprattutto in situazioni così delicate che hanno a che fare con i diritti e le prerogative del Parlamento, con i diritti e le prerogative dei parlamentari che, prima di essere tali, sono cittadini i cui diritti inviolabili e tutelati dalla Costituzione non possono, soprattutto per qualche forma di mistificazione politica, essere messi in discussione (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cassola. Ne ha facoltà.
ARNOLD CASSOLA. Signor Presidente, concordo pienamente con quanto propone la Giunta per le autorizzazioni. È molto lodevole che tutti e tre i deputati - Cicu, Fassino e D'Alema - chi più e chi meno, abbiano chiesto alla Giunta per le autorizzazioni di esprimere parere favorevole.Pag. 41Sbaglia, quindi, l'onorevole La Russa a distinguere l'onorevole D'Alema dagli altri due. Si tratta di un segnale concreto lanciato alla gente: in casi come questi noi siamo trattati alla stregua di qualsiasi cittadino italiano. È un messaggio importante quello che noi, così facendo, trasmettiamo.
L'ultima questione riguarda l'aspetto su cui non concordiamo tutti: il ruolo del Parlamento europeo. A tale riguardo leggo alcune righe dell'articolo 10 del Protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee. Tale articolo prevede: «Per la durata delle sessioni del Parlamento europeo, i membri di esso beneficiano: a) sul territorio nazionale, delle immunità riconosciute ai membri del Parlamento del loro paese; b) sul territorio di ogni altro Stato membro, dell'esenzione di ogni provvedimento di detenzione e da ogni procedimento giudiziario. L'immunità li copre anche quando essi si recano al luogo di riunione del Parlamento europeo o ne ritornano.»
Spetterà, quindi, ai giudici di valutare se rivolgere la richiesta al Parlamento europeo dove, in quel caso, giudicherà la Commissione giustizia. Vorrei, inoltre, far presente che potrebbe essere anche lo stesso eurodeputato - in questo caso, quindi, l'onorevole D'Alema - a chiedere la difesa della sua immunità e dei suoi privilegi. Spetterà a lui valutare l'opportunità di farlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, sono stata componente della Giunta per le autorizzazioni nel corso della precedente legislatura e ho, quindi, partecipato alle tante decisioni citate in quest'aula come precedente giurisprudenziale. Peraltro, insieme all'onorevole Boato, sono stata relatrice del provvedimento diventato legge (la n. 140 del 2003) e so per certo - al di là della scarsa chiarezza della formulazione - che tale norma ha come unica finalità quella di consentire il corso della giustizia, senza ledere, tuttavia, la prerogative costituzionali poste a presidio della funzione di ciascun parlamentare.
L'iniziativa dell'onorevole Boato aveva l'intento di regolamentare la disciplina dettata dall'articolo 68 della Costituzione, per evitare che rimanesse affidata alla logica del caso singolo o, ancora, a quella dell'appartenenza politica o di casta. La previsione dell'autorizzazione all'utilizzo dello strumento probatorio dell'intercettazione - sia essa diretta, sia mutatis mutandis indiretta - è una tutela a garanzia del diritto della Camera di appartenenza di verificare la fondatezza della richiesta e l'assenza di un fumus persecutionis, che sia lesivo dell'integrità e dell'onorabilità dell'istituzione! Purtroppo, la prassi - citata da tanti - di affidare la comunicazione di quanto accade nelle aule giudiziarie prima ai giornali e alle televisioni, poi ai diretti interessati, vanifica questo intento di garanzia e, tra l'altro, aggiunge anche la violazione dei diritti minimi garantiti a ciascun cittadino, inquinando, inoltre, l'indipendenza di giudizio.
Voterò sicuramente con coscienza, come ci ha invitato a fare il nostro presidente di gruppo. Tuttavia, alle pulsioni della mia coscienza devo aggiungere la valutazione che mi deriva da un'esperienza maturata in questi anni e che mi spinge a dire: voterò a favore della richiesta avanzata dalla Giunta circa la questione riguardante l'onorevole D'Alema, perché credo che questa Camera non sia competente a decidere: la richiesta di utilizzazione delle intercettazioni telefoniche deve pertanto essere opportunamente formulata all'organismo competente del Parlamento europeo.
Voterò a favore della richiesta di concedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni relative all'onorevole Fassino, come strumento probatorio da utilizzare per procedere nei confronti dei soggetti già indagati. Le sovrabbondanze - mi permetto di definirle così perché non sono organismo disciplinare - contenute nell'ordinanza del GIP verranno valutate dall'organo competente, perché non c'è bisogno di un'autorizzazione a procederePag. 42- se il giudice lo vuole - nei confronti dei parlamentari, in quanto l'autorizzazione a procedere - come ci riportano correttamente gli atti e le relazioni della Giunta stessa - non esiste più dal 1993.
Non c'è bisogno di questo atto per procedere nei confronti di ciascuno di noi.
Non me ne voglia l'onorevole Cicu, voterò contro la richiesta di autorizzazione all'utilizzo di quelle intercettazioni perché sono assolutamente irrilevanti: non vi è alcun elemento che le colleghi alle indagini e sicuramente non aggiungerebbero elementi di conforto a chi vuole che la giustizia si compia [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, per la verità ho già avuto modo di svolgere in Giunta alcune argomentazioni che potessero mettere fine almeno ad una parte della confusione, che si è ingenerata sul provvedimento in discussione.
Poc'anzi l'onorevole La Russa ha affermato che l'autorizzazione a procedere è stata abolita. Ciò è vero. Tuttavia è pur vero che, con il provvedimento in discussione, concedendo l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni, si reintroduce l'autorizzazione a procedere. Infatti, se non sono indagati parlamentari ma soggetti terzi e il giudice chiede l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni telefoniche nelle quali sono coinvolti parlamentari - anche al fine di estendere l'imputazione a chi attualmente non è indagabile - ciò viene a configurare, per tabulas, una richiesta di autorizzazione a procedere.
Sul provvedimento in discussione i lavori svolti dalla Giunta per le autorizzazioni sono stati particolarmente travagliati. Personalmente ho cercato, dal punto di vista umano, di essere un po' vicino ai colleghi della maggioranza.
Per quanto riguarda il collega D'Alema, come ho già riferito alla Giunta, la fortuna lo avrebbe «salvato», togliendo così dall'imbarazzo i colleghi della maggioranza. La fortuna è giunta nel momento in cui il collega D'Alema si è ricordato che all'epoca dei fatti non era un deputato nazionale, bensì un parlamentare europeo. È accaduta, in pratica, la stessa cosa che si era già verificata nel corso di altre vicende che hanno visto coinvolto l'onorevole D'Alema. Faccio riferimento ad esempio, in Puglia, a due processi penali, uno dei quali riguardava le cliniche Cavallaro. Si trattava di processo penale enorme, inerente la sanità privata, che cadde in prescrizione. La fortuna del collega D'Alema fu tale che si arrivò alla prescrizione. Non ha nulla a che vedere con il processo la circostanza che il giudice competente, se non erro, fosse Maritati, un senatore dei DS. La stessa cosa è accaduta, successivamente, in relazione alla missione Arcobaleno. Se ricordate, la fortuna del collega D'Alema lo fece arrivare al compimento del termine di prescrizione anche in quel caso. A in questo caso, non ha nulla a che fare con quella vicenda la circostanza che il giudice procedente fosse l'attuale sindaco di centrosinistra, Emiliano. Si tratta di fatti che non hanno nulla a che vedere. La fortuna vuole, lo ripeto, che noi oggi non ci dovremmo interessare di D'Alema. Peraltro, quando il collega D'Alema non ricordava di non essere stato deputato parlamentare all'epoca dei fatti, affermò di volere che si concedesse l'autorizzazione all'utilizzo delle intercettazioni. Tuttavia, contemporaneamente nelle sue memorie sparava a zero contro il giudice Forleo, sostenendone l'incompetenza, affermando che quella richiesta non poteva essere presentata e che, praticamente, quest'ultima non capiva nulla. Ma questo non vuol dire nulla! All'epoca non ricordava di non essere deputato nazionale, ma parlamentare europeo!
È andata così e siamo arrivati al punto in cui la Camera dovrebbe dichiararsi incompetente. Non dico ciò perché vorrei che venisse concessa l'autorizzazione in quanto, come i miei colleghi hanno precedentemente rappresentato all'Assemblea,Pag. 43noi non siamo favorevoli alla concessione dell'autorizzazione, conseguentemente non avremmo votato a favore, ove quest'Assemblea fosse stata ritenuta competente anche in relazione alla vicenda del collega D'Alema.
Perché non leggiamo - ci stiamo girando intorno da un po' di tempo - cosa afferma chi chiede l'autorizzazione, cioè il giudice per le indagini preliminari, Forleo? Ad un certo punto afferma che, se le fonti di prova utilizzabili e sopra riportate appaiono sufficienti a suffragare l'ipotesi accusatoria a carico di taluni soggetti già indagati, ad utilmente corroborare la stessa, nonché a rendere possibile la configurabilità di tali ipotesi a carico di altri soggetti allo stato non indagabili (leggi, Fassino e D'Alema), interviene significativamente la gran parte delle conversazioni.
Non è finita qui. A pagina 61 della domanda di autorizzazione pervenuta alla Camera - che invito tutti i colleghi a leggere - il GIP Forleo dichiara che «a parere di questa autorità giudiziaria sarà proprio il placet del Parlamento a rendere possibile la procedibilità penale dei confronti di suoi membri (...)». La Forleo sta chiedendo l'autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari, ma non di tutti e tre, caro collega Buemi, che sei sulle stesse nostre posizioni! Affermi che la stessa richiesta è stata avanzata anche nei confronti del collega Cicu, ma non è vero; leggendo la noticina sotto il testo dell'ordinanza, quando dichiara ciò, il GIP si riferisce esattamente alle intercettazioni relative a tutta la vicenda (in cui l'onorevole Cicu non c'entra nulla se non per un matrimonio: quella famosa telefonata era infatti riferita solo ad un matrimonio) al deputato D'Alema e al senatore Latorre; lo afferma per tabulas, come si evince dalla richiesta del giudice relativa all'autorizzazione, che oggi noi intendiamo - anzi voi intendete - concedere.
Se, quindi, noi dobbiamo assistere a questo tipo di operazione da parte di un altro organo dello Stato, che può chiedere un' autorizzazione all'utilizzo di un'intercettazione qualsiasi, una sola, nei confronti di un parlamentare e noi - andando contro la nostra ideologia, la nostra costituzione politica, la nostra istituzione politica - dobbiamo votare a favore della concessione, significa che proprio ci dovremmo, mi si passi l'espressione, «calare completamente le brache» nei confronti di una richiesta che non ha senso e che non sta né in cielo, né in terra, a meno che il tutto non vada inquadrato in un'altra ottica, che è solo e soltanto politica, colleghi miei! Infatti, le perplessità cui abbiamo assistito all'interno della Giunta, tutto il travaglio intervenuto nella maggioranza (le posizioni assunte, i ripensamenti, l'attesa della consegna di memorie, le audizioni), ebbene, tutto quanto è accaduto in Giunta era finalizzato solo a risolvere un problema politico all'interno della maggioranza, intrecciato con la costituzione del nuovo Partito Democratico e anche con una volontà di surroga nei confronti di due membri della maggioranza: la volontà di legittimare un terzo a «salvare la patria» al vostro interno e a buttare letteralmente a mare la zavorra (leggasi Fassino, oppure D'Alema)!
Non ci dobbiamo nascondere dietro un dito: questa è la verità che deve venir fuori da tale vicenda, che ha assunto un sapore solamente politico e non tecnico-giuridico! Da quando è entrata in vigore la cosiddetta legge Boato, infatti, non abbiamo mai concesso l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni: posso ricordare i casi Carbonella, Ranieli, Vincenzo De Luca e «bipartisanamente» - scusatemi l'espressione - le posizioni prese dalla Giunta a favore dell'uno o dell'altro indipendentemente dalla «casacca» politica.
In questa richiesta è stato il magistrato a operare il bilanciamento perché, nel momento in cui ha messo a fianco a Fassino e D'Alema anche il mio amico Salvatore Cicu, lo ha fatto solo e soltanto per un bilanciamento, per una par condicio, sia qui, sia al Senato: andate a vedere anche i numeri del Senato, è un bilanciamento perfetto! Ma tra ciò e il dire che il Parlamento deve concedere l'autorizzazione, in primis per Salvatore Cicu, poi perPag. 44Fassino, mi sembra che ne corra: si va veramente al di là di ogni precedente e di ogni considerazione che abbiamo di noi stessi.
Se il nostro atteggiamento fosse stato in linea con il fatto che voi, Fassino e D'Alema, siete stati i primi a usare la giustizia contro l'avversario e quindi ben vi sta, dovreste accettare ora le conseguenze. Vero è che non si è mai sentito parlare così male di un magistrato come in questa vicenda da parte di chi è stato sempre al loro fianco nella lotta politica contro l'avversario. Se noi fossimo tra coloro i quali godono sadicamente di questo momento, dovremmo concedere l'autorizzazione. Noi, però, abbiamo una «casacca» di garantismo, di coerenza, legata al fatto che da una parte o dall'altra, sul piatto della bilancia ovvero all'interno di quest'aula, in momenti delicati come questo, si tratti di nemici o amici, il nostro voto sarebbe sempre uguale.
Noi siamo capaci di farlo distinguendo la lotta politica dalle istituzioni, dalla coerenza e dal garantismo che predichiamo da tanto tempo.
Da qualche altra parte, forse, dietro questo voto c'è l'ipocrisia e forse non sapreste votare diversamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale il deputato Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, come accade da quando sono in Parlamento voterò secondo coscienza e la libertà di coscienza mi è data dall'essere parlamentare, non ho bisogno che me la dia nessuno. Voterò a favore sulla proposta che riguarda l'onorevole Fassino, perché in realtà non riguarda lui ma solo il dottor Consorte. Voterò contro la proposta che riguarda l'onorevole Cicu, perché è totalmente estraneo ed è ridicolo che questo Parlamento se ne occupi. Mi asterrò sulla proposta che riguarda l'onorevole D'Alema per le motivazioni che sono state meglio spiegate dall'onorevole La Russa e dall'onorevole Mazzoni (Applausi di deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.