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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1819 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, recante interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale (Approvato dal Senato) (A.C. 3194-A) (ore 17,05).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento Dis. 1.1 del Governo - A.C. 3194-A)
PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, parlo a nome dei deputati che appartengono alla componente politica del gruppo Misto-Socialisti per la Costituente. Siamo, infatti, tra quei parlamentari che hanno partecipato ai lavori della costituente per il partito socialista, costruendo la formazione unitaria di tutti coloro che, indipendentemente dalle provenienze, intendono far parte a pieno titolo del Partito del Socialismo europeo e assicurarne la presenza organizzata nel nostro Paese. Il Governo ha posto la questione di fiducia su questo provvedimento e ciò costituisce un punto fondamentale della manovra economica. Coerentemente, voteremo a favore dell'approvazione della questione di fiducia, riservandoci di riproporre in altre sedi, sia in sede di discussione della legge finanziaria sia in sede di discussione del disegno di legge sul welfare, i nostri emendamenti per la crescita e la competitività del Paese, per la promozione del lavoro e dell'autonomia del mondo giovanile.
Peraltro, l'occasione del voto a questo provvedimento fiscale, è propizia per sottolineare una nostra tesi: la necessità che il Governo consideri con più attenzione le forme di fiscalità che vengono definite «all'americana», vale a dire basate sulla dialettica di interessi tra compratore e venditore, attraverso la possibilità di dedurre determinate spese e facendo venire alla luce molte delle transazioni che spesso rimangono nel sommerso. Sappiamo bene che il Governo utilizza altri strumenti, quali gli studi di settore, i redditi presuntivi ed altro. Ma ci sembra che tali forme di trasparenza e giustizia fiscale che, ad esempio, funzionano molto bene anche in Francia, potrebbero dare ai cittadini e alle diverse categorie un elemento di fiducia e un meccanismo efficace nella lotta all'evasione fiscale. Sappiamo molto bene che il recupero della base impositiva sommersa è uno degli impegni del Governo. Gli diamo atto di avere certamente raggiunto risultati importanti in questa direzione. Ma tanti, a cominciare dal Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi...
PRESIDENTE. Deputato Spini, la invito a concludere.
VALDO SPINI. ...hanno sollevato il tema della troppo rilevante questione fiscale e sappiamo benissimo che se tutti adempissero il loro dovere fiscale, tutti pagheremmo certamente molto di meno (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Socialisti per la Costituente e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nucara. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, il Partito Repubblicano esprimerà voto contrario al provvedimento. Lo farà per motivi di carattere generale e per motivi di carattere specifico. Per quanto riguarda il primo aspetto, la contrarietà nasce dal carattere della manovra sviluppata con il decreto-legge in esame e il successivo disegno di legge finanziaria. InPag. 4entrambi i casi si tratta di episodi che sostanziano la politica del «tassa e spendi», che costituisce la cifra di questo Governo. Essi contraddicono sia il comma 4 dell'articolo unico della legge finanziaria dello scorso anno, che ipotizzava la restituzione delle somme eccedenti e la necessità di contenere il deficit all'interno dei parametri concordati in sede europea, sia l'impegno, assunto nel DPEF e nella connessa risoluzione parlamentare, in cui si affermava solennemente che ogni incremento di spesa doveva essere coperto da corrispondenti tagli di bilancio. Non si è realizzata alcuna delle due ipotesi descritte. Il Partito Repubblicano non si renderà pertanto complice di una scelta flagrante di violazione degli impegni presi nei confronti del Parlamento e della pubblica opinione.
Nello specifico, le critiche non possono non essere ugualmente radicali. Le somme stanziate per gli investimenti hanno una dimensione annuale che impedirà loro una qualsiasi programmazione di breve periodo. Gli oneri sono coperti utilizzando quel tesoretto che doveva servire al contenimento del deficit, nonostante gli inviti rivolti dalla Commissione europea e dalle altre istituzioni internazionali ad operare in senso opposto. Tale scelta, dovuta ai contrasti interni alla maggioranza parlamentare, isola l'Italia e la colloca nel grande libro degli inadempienti. È una collocazione che i cittadini italiani, che hanno pagato molto di più di quanto loro richiesto, non meritano. Il Partito Repubblicano non intende farsi carico delle contraddizioni, tutte politiche, di questo Governo. La copertura del provvedimento, infine, appare tutt'altro che condivisibile...
PRESIDENTE. Deputato Nucara, la prego di concludere.
FRANCESCO NUCARA... mentre l'unico taglio di spesa avviene a carico dei fondi versati per il Mezzogiorno. Ci voleva più coraggio, ma il Governo non è stato all'altezza di questa sfida. Questa è una ragione in più per accelerare la crisi quale condizione necessaria per voltare pagina e dare all'Italia una speranza di futuro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, credo che oggi il Presidente della Repubblica, Napolitano, non gioisca, perché, esponendosi non poco, aveva invitato il Governo a ricorrere alla fiducia il meno possibile. Il ricorso alla fiducia su questo provvedimento, signor Presidente, è gravissimo. So bene che sono i presidenti dei gruppi a decidere l'ordine dei lavori e la loro organizzazione, tuttavia è anche vero che il Presidente della Camera deve garantire l'intera Assemblea. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo si forma una maggioranza che esprime un voto e, in questa occasione, ha votato qualcosa che il Presidente della Camera, lo dico con il massimo rispetto nei confronti della sua persona, non avrebbe dovuto consentire. Nel provvedimento in discussione, infatti, vi sono una serie di argomenti che non erano presenti nel primo testo del decreto-legge presentato dal Governo. Si tratta di argomenti inseriti al Senato e che la Camera non ha discusso in Commissione, perché era stato ritenuto che gli emendamenti dovessero essere discussi in Assemblea. Successivamente, il Governo ha voluto imporre i suoi tempi, l'opposizione si è resa disponibile a ridurre al minimo i suoi emendamenti (scegliendo quelli di qualità), ma la maggioranza ha voluto per forza ricorrere alla questione di fiducia.
Signor Presidente, si stanno affrontando questioni come Trenitalia, editoria, televisioni, infrastrutture, 5 per mille, crisi idriche ed altro, arrivando persino all'orario delle conservatorie (con riferimento all'ultimo giorno lavorativo del mese). Si tratta, quindi, di un maxiemendamento onnicomprensivo di materie non attinenti alla questione principale, ossia la manovra finanziaria, non discusse in Commissione né in Assemblea. Tutti temono l'uomo forte: se arrivasse domani in Italia, perPag. 5come si sta comportando questa maggioranza, l'uomo forte avrebbe il via libera per fare ciò che vuole, perché voi avete infranto le regole e non avete tutelato il Parlamento. Tutto si può fare, la maggioranza e l'opposizione si confrontano, ma non si può impedire ad una delle due Camere di discutere gli argomenti contenuti in un maxiemendamento. Quindi, signor Presidente, mi dispiace, ma lei questa volta avrebbe potuto fare di più: si è lasciata ai partiti l'autonomia di decidere le proprie questioni...
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. ...ma era il Presidente a dover tutelare l'intera Assemblea. Signor Presidente, ho tre minuti a disposizione...
PRESIDENTE. Sì, deputato Buontempo, ma li ha già esauriti.
TEODORO BUONTEMPO. Affermo, pertanto, in maniera estremamente chiara, che questo decreto-legge - a cominciare dal gioco d'azzardo on-line, con delega al Governo - è una vergogna, poiché dal Ministero dell'interno - ho concluso - giungono notizie drammatiche relative a coloro che cadono vittima del gioco e si tolgono la vita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Destra-Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il Movimento per l'Autonomia non ha pregiudizi nei confronti di questo Governo; si limita a valutarne l'azione e i provvedimenti che ha adottato sino ad ora. Sfortunatamente non possiamo esprimere un giudizio positivo. Anzitutto, constatiamo che oggi, per l'ennesima volta, il Parlamento è costretto ad esprimere un consenso «cieco» e a noi parlamentari «fantocci» si chiede di rinunciare alla nostra funzione istituzionale, per di più su un provvedimento che avrebbe avuto bisogno di un confronto serio ed approfondito. Ciò è ulteriore dimostrazione del fatto che il Parlamento è ormai definitivamente esautorato delle sue funzioni e che le decisioni importanti - quelle che incidono fortemente sulla vita dei cittadini - sono assunte in altra sede. Certamente, il Governo non potrà addossare all'opposizione la responsabilità di questo mancato confronto parlamentare e la scelta di porre l'ennesima questione di fiducia è dettata da logiche tutte interne alla maggioranza.
Anche di fronte a questa richiesta di fiducia, il Movimento per l'Autonomia non potrà che votare contro questo Governo raccogliticcio che dal suo insediamento ha favorito il nord a detrimento del Mezzogiorno, abbandonato a se stesso e consegnato ad un endemico sottosviluppo.
Della volontà politica miope di definitivo affossamento del sud Italia sono testimonianza tutti i provvedimenti economici fin qui adottati, sui quali raramente il Parlamento ha avuto modo di esprimersi.
Il disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, su cui il Governo ha posto la fiducia, non mostra alcuna inversione di tendenza rispetto a quanto fin qui fatto, al di là di quanto i ministri continuino a raccontare ai cittadini.
Il Movimento per l'Autonomia si aspetta ben altro da un Governo, qualunque sia il colore politico, ovvero che si ponga fine ad una politica che, nell'ultimo cinquantennio, ha inanellato una serie di errori madornali. Tutte le statistiche e tutti i rapporti (ISTAT e Svimez, per citarne alcuni) ci consegnano ogni anno dati sempre più allarmanti: la fotografia di un Mezzogiorno che arranca con fatica in coda all'Europa e che è stato superato persino dagli ultimi arrivati, e una Sicilia sempre più vicina al nord Africa non più solo dal punto di vista geografico. Mentre il Governo si è impegnato ad assicurare la sopravvivenza a colpi di fiducia, il sud siPag. 6trova costretto a reclamare con forza e azioni clamorose le poche briciole che gli sono state concesse.
Ricordiamo che solo pochi giorni fa l'Unione regionale province siciliane ha condotto a Roma, davanti a Montecitorio, migliaia di cittadini siciliani e calabresi che sono venuti a manifestare contro l'indecorosa condotta del Governo circa lo stanziamento dei fondi per la viabilità secondaria di Sicilia e Calabria previsti un anno fa dalla scorsa legge finanziaria. Stiamo parlando veramente di briciole: 500 milioni di euro per due regioni che hanno dovuto attendere un anno e si sono dovute mobilitare in tutte le sedi e con tutti gli strumenti a propria disposizione per far sì che il Governo, attraverso il CIPE, provvedesse a dare finalmente attuazione alla legge. Tale attuazione, guarda caso e con singolare tempismo, si è avuta proprio il giorno successivo alla mobilitazione.
Infrastrutture, trasporti e fiscalità compensativa: è di questo che ha bisogno il sud. Sono questi, per noi del Movimento per l'Autonomia, i grandi temi su cui questo Governo dovrebbe fare scelte precise che possano favorire la ripresa del Mezzogiorno e su cui invece fino ad ora ha fatto ben poco.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIETRO RAO. Concludo subito, Presidente. Il sud, con i suoi elevatissimi margini di crescita, rappresenta la vera risorsa dell'Italia. Fino a quando non si comprenderà ciò e non si comincerà a considerare il risveglio dell'economia meridionale come una conditio sine qua non per la ripresa dell'Italia intera, continueremo ad avere un Paese che non cresce e che cammina a due velocità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Catone. Ne ha facoltà.
GIAMPIERO CATONE. Signor Presidente, la Camera dei deputati si riunisce oggi per votare la fiducia al decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria per il 2008, richiesta da un Governo che sembra abbia fatto del fisco il proprio cruccio principale, aumentando la tassazione fino a circa il 43 per cento del prodotto interno lordo e che nel 2007 ha incrementato del 10,45 per cento le spese complessive dello Stato rispetto al 2006.
Questo dato è contenuto nell'ultima relazione del Ministro dell'economia e delle finanze al Parlamento e tale aumento riguarda prevalentemente le spese correnti. La legge finanziaria per il 2008, appena approvata dal Senato, sarà ricordata più per quello che non contiene che per quello che contiene.
Non contiene norme per lo sviluppo ed è caratterizzata da un insieme di misure che poco hanno a che vedere con le necessità di bilancio del 2008 e che produrranno serie difficoltà al sistema economico e sociale. Queste sono parole della prima pagina de Il Sole 24 Ore di oggi, che noi pienamente condividiamo.
Ma perché ricorrere alla fiducia in una condizione in cui i numeri non dovrebbero destare preoccupazioni? In realtà vi è una sola plausibile giustificazione: ridurre ancora una volta al silenzio i deputati della maggioranza. Si vuole impedire che attraverso la discussione degli emendamenti possano emergere non tanto le proposte e le critiche dell'opposizione, quanto le divaricazioni e le contraddizioni delle diverse componenti della maggioranza. Infatti la manovra 2008, di cui il decreto fiscale è parte integrante, contiene solo misure «tassa e spendi», imposte dalle frange massimaliste che sostengono il Governo «fiscale».
Quella per il 2008 è una manovra di bilancio dalla quale ci si attenderebbe una risposta alle esigenze della collettività ed alle richieste che da essa arrivano; invece, inspiegabilmente, per tutte le categorie, il provvedimento assume i contorni di un'ulteriore spinta alla «sudamericanizzazione» della società fatta o di poveri o di ricchi smodati eliminando, di fatto, la classe media.Pag. 7
A nostro avviso, nel contesto socio-economico attuale, la legge finanziaria dovrebbe tener conto dei dati statistici emergenti, ovvero della crescita esponenziale delle sacche di povertà, delle oggettive difficoltà delle famiglie di arrivare alla fine del mese, dei pensionati disperati, delle piccole e medie imprese al collasso e degli effetti che queste situazioni generano: denatalità, microcriminalità e insicurezza.
La sfiducia nel Governo è palpabile; per tradurla non è necessario essere politici o economisti, a ciò provvede la gente comune, quella che studia, lavora e produce e quella che il proprio dovere lo ha già fatto. Per tale ragione mi limiterò, a nome del gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI, ad analizzare, nel merito del provvedimento, solo alcuni aspetti e, per non incorrere in strumentalizzazioni, lo farò citando solo argomenti e dati rinvenibili negli atti parlamentari.
Cominciamo dalle politiche infrastrutturali: Prodi dopo aver finanziato, come presidente dell'IRI, il primo studio di fattibilità per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, dopo averlo approvato come opera prioritaria nella veste di presidente della Commissione europea, oggi da Presidente del Consiglio, lo stralcia e privilegia la spesa a pioggia. Circa 100 milioni di euro senza una strategia seria per ridurre il gap infrastrutturale del Mezzogiorno.
Non c'è giorno, in quest'aula, che non pervengano interrogazioni da esponenti di entrambi gli schieramenti sullo stato da «Terzo mondo» delle ferrovie italiane, ma, nonostante ciò, con il disegno di legge finanziaria sono stati ridotti di 350 milioni di euro i trasferimenti alle regioni destinati ai contratti di servizio con le ferrovie per i treni pendolari. Tali treni, dal 1o gennaio, si ridurranno del 20 per cento, costringendo Trenitalia a rinviare la pubblicazione degli orari invernali a causa dell'incertezza delle risorse a disposizione.
Proseguiamo con la spesa sanitaria: alle regole per il ripiano del deficit farmaceutico non si sono accompagnate misure affinché il problema non si ripresenti ciclicamente scaricando, invece, con l'articolo 39 del decreto fiscale, sui cittadini contribuenti, restrizioni per la deduzione e detrazione delle spese sanitarie da essi sostenute.
È poi il caso di accennare alla libertà di stampa: anche questa viene indebolita con i provvedimenti per l'editoria che penalizzano i piccoli editori a favore delle grandi testate nazionali, quelle quotate in Borsa, per intenderci. Si tratta di norme vessatorie che impediscono uno straccio di programmazione finanziaria e fanno venir meno la certezza del diritto. Ma non basta: il Governo Prodi che ha dissipato due «tesoretti» pari a circa 12 miliardi di euro, da un lato asserisce di aver recuperato dall'evasione più di 20 miliardi di euro (quando, a detta della stessa Agenzia delle entrate, si tratta di extragettito pagato in più da chi già paga le tasse), dall'altro permette che grossi gruppi internazionali, bancari e finanziari, alcuni anche consulenti di Ministeri, mediante il meccanismo del credito di imposta sullo stacco delle cedole all'estero, sottraggano alle casse dello Stato oltre 4 miliardi di euro. Questi comportamenti «tassa e spendi» sono fuori da ogni logica di buon governo in periodo di crescita economica, ma sono addirittura suicidi in periodi, come quello attuale, di bassissima crescita e di contrazione dei consumi. Ciò soprattutto se paragonati ad un contesto europeo dove i più vicini competitor, Germania, Francia e Spagna, stanno attuando politiche di riduzione della pressione fiscale.
Mi dispiace evidenziare che la Spagna di Zapatero sia presa ad esempio per molte iniziative che incidono sulla sfera privata ed affettiva dei suoi cittadini e non per quelle di riduzione reale della pressione fiscale, con la quale la Spagna ha raggiunto la piena occupazione, divenendo terra di immigrazione di lavoratori altamente specializzati.
Per tutte le argomentazioni suesposte, il gruppo Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI esprime un giudizio negativo sul decreto fiscale al nostro esame ed esprimerà voto contrarioPag. 8sulla fiducia (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, il voto di fiducia che oggi siamo chiamati ad esprimere è una decisione inevitabile di fronte alla necessità di evitare la decadenza del decreto fiscale collegato alla legge finanziaria, le cui norme sono già in vigore dallo scorso 3 ottobre (si avvicinava, quindi, il termine di decadenza).
Il Regolamento della Camera non garantisce tempi certi per l'esame dei provvedimenti e l'atteggiamento dilatorio dell'opposizione avrebbe prodotto l'impossibilità di votare il decreto nei tempi necessari. All'opposizione, nel rispetto delle sue prerogative, è stato permesso di illustrare le proprie ragioni e sono stati settanta i deputati della Casa delle libertà a intervenire in sede di discussione sulle linee generali.
Non si è voluto avviare in questo Parlamento, da parte delle forze politiche di opposizione, un confronto sul merito del decreto fiscale, parte essenziale della manovra finanziaria, nonostante il Governo, nella persona del Ministro Chiti, avesse dichiarato la propria disponibilità ad entrare nel merito degli emendamenti presentati dall'opposizione. Ciò ha imposto al Governo la necessità di fare ricorso alla questione di fiducia per rispettare i termini vincolanti del calendario parlamentare.
Stiamo lavorando per restituire serenità agli italiani, quella serenità che è stata loro tolta negli ultimi cinque anni dal precedente Governo. È di oggi, infatti, la notizia che un sondaggio, riportato dal quotidiano la Repubblica, confermi come questa ritrovata serenità faccia sì che torni a salire la fiducia nel Premier Romano Prodi e nel suo Governo. Ciò significa che le scelte di politica economica fatte finora, in qualche maniera, trovano sempre più il consenso crescente dell'opinione pubblica.
Ma siamo qui anche perché così ha voluto l'opposizione: mai come quest'anno, infatti, la manovra di bilancio avrebbe potuto essere per intero discussa ed approvata senza bisogno di porre la questione di fiducia. Prova ne è il confronto che ha avuto luogo nell'altro ramo del Parlamento, dove una maggioranza ristretta sotto il profilo numerico non ha impedito l'approvazione senza il ricorso alla questione di fiducia, la qual cosa ha dimostrato una grande coesione della maggioranza.
Rivendichiamo il fatto di aver restituito al Parlamento il ruolo di luogo privilegiato del confronto politico che il Governo precedente gli ha negato negli ultimi anni della scorsa legislatura.
Trovo, dunque, strano quanto sostiene oggi l'opposizione, ovvero che la questione di fiducia espropri il Parlamento, quando la Casa delle libertà l'ha sempre posta sulle sue ultime tre leggi finanziarie. Ciò accadeva nonostante la Casa delle libertà avesse, con la vecchia legge elettorale, cento deputati e quaranta senatori in più.
Abbiamo ridato - come dicevo - dignità al confronto tra Parlamento e Governo. Peccato, avremmo potuto svolgere un confronto ancora più costruttivo, che in futuro dovrà essere garantito cambiando le regole per approvare la legge finanziaria, in maniera che si eviti la sceneggiata di questi giorni. Occorre modificare anche il Regolamento della Camera, per omogeneizzarlo con quello del Senato.
Quello che verrà licenziato da questa Camera si caratterizza, infatti, per essere un provvedimento di restituzione e semplificazione fiscale, di sostegno agli investimenti e allo sviluppo, nonché di rafforzamento del sistema di protezione sociale.
È la seconda volta, nel corso del 2007, che registriamo un extragettito: i 6 miliardi di euro contenuti del decreto-legge al nostro esame si aggiungono ai 7,5 miliardi di euro di cui al decreto-legge n. 81 dello scorso luglio. Essi rappresentano il segno di come la lotta all'evasione fiscalePag. 9sia un aspetto fondamentale della politica del Governo dell'Unione, non solo dal punto di vista della finanza pubblica diretta alla crescita del Paese e alla giustizia sociale, ma anche dal punto di vista del rafforzamento dell'etica e del senso dello Stato. Questa è la via che abbiamo intrapreso e che rivendichiamo: non maggiori tasse, ma tasse eque, pagate, soprattutto, da tutti e rigorosamente utilizzate.
Come il Ministro Padoa Schioppa ha più volte ricordato, in un anno l'abbandono della pratica miope dei condoni e la serietà degli accertamenti fiscali hanno determinato un cambio di rotta davvero forte. Ma lo sforzo che il Paese ha compiuto sul piano fiscale, soprattutto alla luce della scorsa legge finanziaria, necessita di provvedimenti, come questo che ci accingiamo ad approvare oggi, a sostegno della crescita e per una maggiore equità.
L'anno scorso la priorità era di far quadrare i conti: quest'anno, passata l'emergenza, è necessario guardare oltre, sostenere i soggetti più deboli della società, passare dal risanamento alla crescita, ma, soprattutto, all'equità.
In tale quadro si inseriscono le misure legate al decreto-legge in esame per le infrastrutture, per l'edilizia residenziale pubblica, per il sostegno agli incapienti, per i servizi socio-educativi per la prima infanzia, per la ripresa dei finanziamenti alla cooperazione e allo sviluppo, ed infine la mobilitazione di risorse per il rinnovo del contratto del pubblico impiego.
Si interviene quindi, tra le altre cose, a favore degli incapienti, ossia di quelle persone che non beneficiano mai di detrazioni fiscali perché non hanno un reddito sufficiente per pagare le tasse, con un bonus di 150 euro. Alle politiche sociali vanno ascritti altri aspetti importanti, come l'aumento delle risorse del 5 per mille per il piano straordinario dei servizi socio-educativi e per il Fondo per le politiche sociali, l'estensione dei benefici riconosciuti alle vittime del terrorismo e alle vittime del dovere e della criminalità organizzata, e, ancora, risorse per l'obbligo di istruzione. Ricordo, inoltre, le disposizioni a favore dei soggetti danneggiati da trasfusioni infette e dei talassemici.
Vi è un consistente intervento per l'edilizia residenziale pubblica, per valorizzare il patrimonio demaniale e mettere a disposizione un cospicuo numero di alloggi. Con questa politica il Governo risponde alla notizia riportata oggi su tutta la stampa, che negli ultimi cinque anni il potere di acquisto delle famiglie sarebbe sceso di circa 1900 euro: con i servizi si sostituisce, in qualche modo, la perdita del potere di acquisto.
Passando al tema della casa, esso è al centro dell'intera manovra finanziaria. Nel decreto-legge in esame vi sono consistenti risorse per gli investimenti: oltre 3,5 miliardi di euro per ferrovie e trasporto marittimo, ANAS, infrastrutture nelle città, per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia, interventi sulle metropolitane e per altre grandi opere pubbliche (quelli che ho ricordato poc'anzi sulla casa nonché altri interventi per l'ambiente e l'energia). Si tratta pertanto di scelte positive per l'economia e per la società italiana, cui si aggiungono le risorse, per onorare impegni assunti e non finanziati dal precedente Governo, per gli aiuti alla cooperazione e allo sviluppo.
Signor Presidente, è con questa convinzione che, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur, rinnovo la fiducia al Governo che ci onoriamo di sostenere preannunciando il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi e colleghe, la Camera dei deputati si accinge a votare la fiducia richiesta dal Governo sul decreto-legge relativo ad interventi urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l'equità sociale. I Verdi condividono la richiesta fatta dal Governo. La fiducia si è resa necessaria a causa delPag. 10grave ostruzionismo messo in atto dall'opposizione, che ha presentato oltre 600 emendamenti nonostante la maggioranza avesse ritirato tutti i propri come atto di disponibilità e di dialogo.
Un decreto-legge, quello che ho appena citato, che una volta approvato determinerà conseguenze positive per gli Italiani sul piano della redistribuzione sociale delle risorse, delle scelte ambientali, del diritto alla casa. Ma, mentre la maggioranza lavorava, era impegnata in Parlamento a dare risposte agli Italiani, a proporre soluzioni concrete ai problemi del Paese, l'opposizione, con Forza Italia in testa, lavorava solo ed esclusivamente nel voler dare la «spallata» al Governo Prodi: una politica, questa, che non guarda all'interesse generale del Paese e degli Italiani ma solo all'aspettativa del suo leader, del leader di Forza Italia Berlusconi. Questa politica si è rivelata però in queste ore, in questi giorni un boomerang, come i fatti politici stanno a dimostrare e a testimoniare: il Governo non solo non è caduto, ma la destra si è profondamente divisa.
Veniamo invece a quali sono i punti contenuti nel decreto-legge che interessano i cittadini, e li elencherò perché è bene che chi ci ascolta e vede sappia che cosa cambierà in positivo nella vita dei prossimi giorni e nei prossimi anni, perché saranno anche norme strutturali. Il decreto-legge, come dicevo, si inserisce in pieno nella politica economica generale del Governo di redistribuzione sociale. Già con il decreto-legge del 2 luglio 2007, n. 81, sono stati realizzati interventi importanti per la rivalutazione delle pensioni più basse, così come sulle pensioni sociali, incidendo in tal modo significativamente sulle categorie sociali più deboli del nostro Paese: interventi parziali che dovranno essere continuati per dare risposta al problema della povertà sociale del nostro Paese.
Il decreto-legge in esame interviene per circa 8 miliardi e 300 milioni di euro per l'anno in corso.
Sono previsti stanziamenti complessivi per 3 miliardi di euro per le politiche sociali. Fra questi, è bene ricordare in particolare il cosiddetto «pacchetto casa», che comprende un programma straordinario di edilizia residenziale pubblica (tra l'altro da attuare nel rispetto dell'efficienza energetica e dello sviluppo delle fonti rinnovabili) finalizzato al recupero degli alloggi ex IACP e dei comuni, nonché all'acquisto, all'affitto e alla costruzione di nuovi alloggi e al rifinanziamento dei contratti di quartiere.
Vi è anche un intervento importante in favore degli incapienti, ovvero delle persone più povere, che si concretizza in un rimborso monetario diretto a favore dei contribuenti a più basso reddito. Ancora, occorre segnalare il finanziamento dei servizi socio-educativi per l'infanzia, la reintegrazione del Fondo per le politiche sociali per 25 milioni di euro, nonché le risorse destinate ai talassemici, agli emofilici, ai danneggiati da trasfusioni infette e ai soggetti danneggiati a seguito di vaccinazioni obbligatorie: in questo modo, diamo risposte a questi cittadini.
Apprezziamo anche gli stanziamenti per i trasporti, cioè per quella mobilità che è sempre più necessaria per dare una risposta al problema dei cambiamenti climatici: pensiamo ad esempio alle risorse concesse per la realizzazione di metropolitane in grandi città quali Roma, Napoli e Milano. Ma pensiamo anche ad imprese ed iniziative importanti in materia di ambiente: si prevede infatti un contributo straordinario pari a 20 milioni di euro, per l'anno in corso, per programmi di intervento per le aree protette e per la difesa del mare, nonché uno stanziamento pari a 10 milioni di euro, per l'anno in corso, per provvedimenti nella lotta ai cambiamenti climatici e per la difesa del suolo.
Per quanto riguarda il Protocollo di Kyoto - di cui molto si parla e sul quale invece si dovrebbe produrre fatti, come questo Governo sta facendo - il decreto-legge prevede precise disposizioni sugli impegni da adottare per la riduzione delle emissioni di gas serra: esso contiene infatti una norma molto importante secondo la quale, ai fini del raggiungimento di questi obiettivi, i nuovi interventi pubblici dovranno essere accompagnati da una certificazionePag. 11relativa alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla realizzazione di interventi secondo standard di efficienza energetica. Ma si prevede anche l'istituzione di quattro parchi nazionali: il parco delle Egadi e del litorale trapanese, quello delle Eolie, quello dell'Isola di Pantelleria e quello degli Iblei (che è particolarmente importante poiché consentirà di dare una risposta al grande movimento che si sta battendo per la tutela della Val di Noto).
Ma vi è anche un'altra norma assai importante: quella per la moratoria sull'acqua, che ferma le privatizzazioni in corso ed afferma così un principio molto importante, e cioè che l'acqua è un bene comune da tutelare, poiché si tratta di una risorsa finita. Su questo punto, il Governo di centrosinistra sta ovviamente onorando i propri impegni nei confronti dei cittadini italiani e in particolare di coloro i quali ritengono che l'acqua non possa essere sottoposta ai valori del profitto che determinerebbero un aumento dei consumi e certamente non un risparmio di risorse.
Attenzione va anche alla norma sulle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata, cioè agli incentivi economici e ai contributi che sono previsti. In proposito, però, noi Verdi chiediamo al Governo qui in Aula di prestare grande attenzione anche alle vittime della mafia: chiediamo perciò un impegno del Governo a fare in modo che la legge finanziaria preveda che anche le vittime della mafia godano degli stessi benefici attribuiti alle vittime del terrorismo.
Analogamente, il decreto prevede importanti interventi nel settore della cooperazione. In particolare, è importante il fatto che l'Italia, dopo anni di disattenzione, onori i propri impegni nella lotta all'AIDS e alla malaria nei Paesi in via di sviluppo.
Questo è quanto prevede il decreto-legge: come si vede, si tratta di misure importanti per il Paese e di una azione che proseguiremo con il disegno di legge finanziaria che la prossima settimana la Camera comincerà ad esaminare. Non possiamo però non svolgere anche talune considerazioni politiche. La conversione di questo decreto-legge si inserisce infatti in un clima politico particolare e difficile, fra i tentativi di «spallata» e la profonda divisione dell'opposizione. Alla luce di ciò, mi sento di rivolgermi a tutta l'Unione per lanciare un appello. L'Unione in questo momento non deve dividersi: deve fare tesoro dei fatti che sono accaduti in questi giorni, e cioè la ritrovata unità e la profonda divisione dell'opposizione.
È quindi necessario ribadire il valore strategico della coalizione dell'Unione e rilanciarla nel Paese. È bene però parlare con molta chiarezza: ed è con chiarezza che voglio parlare ai nostri alleati del Partito Democratico-L'Ulivo. È un problema la circostanza che, mentre oggi noi siamo impegnati, responsabilmente, per sostenere il Governo, contemporaneamente forze della maggioranza lavorino per elaborare riforme che, per esplicite dichiarazioni di autorevoli esponenti di Governo, prefigurano alleanze di Governo diverse da quelle della coalizione che oggi consente di ottenere questi risultati.
Una coalizione - quella dell'Unione - che consente di governare a tanti sindaci e presidenti di regioni e province. Noi crediamo, come dicevo prima, nell'importanza strategica della coalizione e, quindi, di una riforma - anche elettorale - che tuteli il bipolarismo, ovvero la possibilità di dare ai cittadini quel diritto di scegliere le alleanze che saranno al Governo del Paese.
Ma, per dirlo chiaramente, le attuali proposte di riforma che si stanno determinando prefigurano un ritorno al passato, veramente da cosiddetta prima Repubblica, che francamente non ci vede assolutamente d'accordo.
Noi vogliamo che i cittadini possano e debbano decidere con il voto quali alleanze e quali maggioranze dovranno governare il Paese, e non fare come accadeva negli anni Settanta ed Ottanta quando il pentapartito in Parlamento determinava e disfaceva Governi. I cittadini devono essere sovrani e non possiamo assolutamentePag. 12gettare in soffitta o in archivio una grande esperienza importante come quella del bipolarismo.
Non vorremmo essere costretti, nelle prossime ore, a lanciare veramente un appello al Parlamento e al Paese per costituire comitati - democratici, ovviamente - in difesa del bipolarismo, che rappresenta una grande conquista di democrazia nel nostro Paese.
Con la franchezza con cui mi sono rivolto agli alleati, i Verdi chiedono ai maggiori responsabili, ad esempio ai dirigenti del Partito Democratico, di avere cura degli alleati e di avere grande cura della coalizione: possiamo compiere grandi passi in avanti e realizzare grandi conquiste, possiamo e dobbiamo attuare il programma dell'Unione, ma insieme dobbiamo costruire quelle riforme di cui il Paese ha bisogno - riforme elettorali e costituzionali -, senza, ripeto, gettare in soffitta o in archivio quella grande conquista di democrazia che è stata il bipolarismo.
Dichiaro, quindi, il voto favorevole del gruppo dei Verdi sulla questione di fiducia, consapevoli che ovviamente altre sfide importanti nel risanamento di questo Paese e in un progetto riformatore ci attendono tutti insieme, uniti, per andare avanti con il Governo Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, non deve trarre in inganno il fatto che il dibattito odierno si inquadri nell'ambito della discussione sulla questione di fiducia. È bene che chi ci ascolta sappia che in realtà, in questo momento e in questa maggioranza, non vi è una questione di fiducia.
È bene che chi ci ascolta sappia che ciò che all'esterno appare come questione di fiducia è solo uno strumento tecnico imposto da un Regolamento incredibile che permette a chi sta all'opposizione - a qualunque opposizione - di bloccare per tempi indefiniti l'attività della Camera dei deputati.
Mi auguro, anzi, che quando si avvicinerà la fine dell'attuale legislatura vi sia un sussulto di responsabilità collettiva e si permetta alla successiva, indipendentemente da chi sarà maggioranza di Governo, di lavorare con efficienza ed efficacia, con modalità di discussione che, pur tenendo conto della necessità di esprimere tutte le opinioni, garantiscano tempi coerenti con la serietà e solennità del luogo in cui ci troviamo e con l'obiettivo primario di dare risposte reali ai cittadini.
Se così è, voglio sgombrare il campo da ogni interpretazione possibile: per l'Italia dei Valori non esiste una questione di fiducia al Governo del Presidente Prodi.
Poiché tuttavia, al di là dell'aspetto tecnico, la solennità della discussione è un'occasione che impone adeguate riflessioni sullo stato dei rapporti all'interno della maggioranza - anche in relazione all'avanzamento del programma di Governo -, Italia dei Valori non può che dichiararsi parzialmente insoddisfatta.
Dirò più avanti delle buone azioni di questo Governo, ma desidero riflettere prima su ciò che a noi Italia dei Valori piaceva nel programma e che, a nostro giudizio, rimane, ancora oggi, in larga parte non attuato.
Penso ad esempio alla riduzione dei costi della politica: ciò che abbiamo fatto finora è largamente insufficiente, ed ogni volta si parte con obiettivi ambiziosi poi regolarmente ridimensionati.
Ciò è ancor più vero se ci riferiamo alle «leggi vergogna» del Governo Berlusconi (falso in bilancio, rogatorie, prescrizioni).
Sappiamo che ha ormai raggiunto il vero obiettivo della sua discesa in politica, ma la rassegnazione non può trasformarsi in impunità infinita per tutto e per tutti. Per il ripristino della legalità vi erano impegni precisi all'interno della maggioranza, che appaiono disattesi. Lo stesso dicasi per un altro elemento che da solo èPag. 13fondamento di una democrazia liberale: l'assenza di una disciplina sui conflitti di interesse. Sul conflitto di interessi si gioca la partita principale per il futuro del Paese e, quando parlo di ciò, non mi riferisco ancora una volta a quello dell'onorevole Berlusconi, talmente rilevante ed evidente che paradossalmente - proprio per questo motivo - è più visibile e in qualche modo controllabile. Mi riferisco, invece, a quello meno evidente, ma più diffuso e continuo nei comuni, anche in quelli più piccoli, dove sindaco e assessori spesso svolgono funzioni pubbliche la sera e durante il giorno vanno dall'altra parte del tavolo come controparte dell'ente locale medesimo. Oppure faccio riferimento a quello più nascosto, ma non meno subdolo, degli incroci azionari tra industrie, banche, assicurazioni e società controllate e collegate: le scatole cinesi dove si perde spesso ogni confine della catena di controllo e controllore e controllato finiscono per identificarsi. In tali contesti, soggetti che hanno perso i requisiti di onorabilità continuano a gestire i nostri risparmi, dopo aver subito condanne per bancarotta fraudolenta; continuano a costruire strategie finanziarie nei salotti buoni.
E che dire dell'informazione del sistema radiotelevisivo se, nonostante l'impegno assunto con il programma, oggi chiediamo di spostare il passaggio al digitale al 2012, cioè quando in ogni caso ci sarà un altro Governo ed un'altra legislatura? Sappiamo che ciò significa che, ancora una volta, resterà disattesa una sentenza della Corte costituzionale.
Inoltre, le liberalizzazioni vanno avanti con fatica e spesso con interventi «controintuitivi». Le «lenzuolate» del Ministro Bersani che il gruppo Italia dei Valori ha accolto con favore nel percorso legislativo, spesso si sono trasformate in «fazzoletti». Nel nostro programma la rimozione dei privilegi di categoria e di stampo corporativo si collocava tra gli interventi prioritari e non può bastare qualche manifestazione di piazza fomentata da qualche partito di opposizione per costringere un Governo a tornare indietro.
Inoltre, in campo energetico ed infrastrutturale, la volontà del fare è spesso troppo contrastata da parte della stessa maggioranza dalla politica del non fare, che dubitiamo fortemente possa avere una qualche valenza di sostenibilità ambientale. Analogamente, non è difendendo le sacche di improduttività presenti nello Stato, come pure una parte della maggioranza fa, che si realizzeranno condizioni di sviluppo nel nostro Paese.
Il tema della riduzione dei dipendenti dello Stato è ineludibile e all'Italia dei Valori dispiace ancora una volta vedere un Ministro, che su questo punto voleva intervenire in modo incisivo, costretto a fare marcia indietro. Inoltre, pensiamo che l'accordo così faticosamente raggiunto sul welfare sia l'ultimo stadio di accettabilità e che ogni ulteriore passo che non vada verso un aumento dell'età pensionabile sia un avvicinamento al baratro che può solo avvantaggiare lavoratori oggi relativamente giovani (a cinquantotto anni si è giovani) a tutto danno delle generazioni future.
Veniamo invece alle azioni positive di questo Governo. In primis, il salvataggio - di ciò, infatti, si è trattato - dei conti pubblici, che il precedente Governo ha lasciato nel disastro. Per tale salvataggio abbiamo scontato una grande impopolarità, che ancora oggi stenta ad essere rimossa.
Un ulteriore merito è la lotta all'evasione e all'elusione fiscale, checché ne dicano i nostri detrattori, quelli che con un condono all'anno si sono oggettivamente dimostrati collusi con i «ladri sociali» - così chiamo gli evasori - obbligando coloro che pagano le imposte ad una pressione fiscale quasi insostenibile. Altro merito è quello di aver permesso di dare copertura finanziaria a cantieri di opere pubbliche, destinati a fermarsi per colpa di chi li aveva aperti solo virtualmente. Finalmente si è avviata una politica abitativa per le classi più svantaggiate. Da quindici anni ciò non avveniva.
Si è, inoltre, iniziato a restituire ai cittadini. Non nego che Italia dei Valori avrebbe preferito che si intervenisse di più sulla riduzione del debito, che ogni annoPag. 14si porta via una fetta enorme delle entrate dello Stato. Tuttavia, siamo orgogliosi che i primi ad avvantaggiarsi per la restituzione siano le classi più deboli, le famiglie, gli anziani ed i giovani.
Noi del gruppo Italia dei Valori pensiamo però che bisogna andare incontro di più alle piccole e medie imprese, che sempre hanno salvato la ricchezza e l'occupazione del Paese e che chiedono meno oneri, tasse e contributi e meno burocrazie, dalle quali si sentono troppo spesso soffocate.
Affinché vi sia spazio per tali misure non possiamo che intervenire sulla riduzione delle spese correnti dello Stato, oltre che con la lotta all'evasione. È la sfida che il Governo deve accettare dopo l'esame del disegno di legge finanziaria, dando a tutto il Paese il segnale di una svolta che non può che partire da una riflessione sull'opportunità del mantenimento di una compagine governativa così estesa. Credo che gli elettori, e ancor più i cittadini, non potranno che dare merito a un Governo che dovesse ripensare sé stesso e ad un Parlamento che fosse capace di intervenire più incisivamente, ad esempio, sulle cosiddette pensioni (perché tali non sono) dei parlamentari e dei consiglieri regionali, comprese quelle già in godimento.
Concludendo Presidente, l'Italia dei Valori è fatta di donne e di uomini che della responsabilità e della coerenza fanno motivo della loro vita e del loro essere in politica. Non siamo avventurieri pronti per desideri più o meno confessabili a nuove maggioranze; abbiamo partecipato consapevolmente a questa maggioranza e al suo programma e su di esso abbiamo ottenuto un mandato dai nostri elettori. È un mandato che non tradiremo! Nuove maggioranze sono sempre possibili, ma solo con nuove elezioni e con il consenso degli elettori. Il Presidente del Consiglio stia certo che seppure criticheremo, anche con forza, le incoerenze della nostra maggioranza per stimolarla a fare meglio, non sarà mai l'Italia dei Valori a determinare una crisi di questo Governo al quale confermiamo anche oggi la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.
ELIAS VACCA. Signor Presidente, signori del Governo, colleghi deputati, ogni qualvolta le dinamiche parlamentari portano al voto di fiducia, gli apporti delle singole forze sul merito dei provvedimenti ne risultano sacrificati. Ciò ci riguarda tanto più come gruppo dei Comunisti Italiani in quanto, come più volte ribadito in quest'Aula, sosteniamo lealmente il Governo, ma non rinunciamo a richiamarlo continuamente al rispetto del programma di coalizione, né alla costruzione di un'agenda delle priorità ordinata secondo i bisogni reali dei cittadini e dei lavoratori.
Un lavoro di straordinaria importanza ci ha assorbiti e tuttora ci impegna: il tentativo di riportare al centro del dibattito politico italiano la questione delle condizioni materiali di vita di milioni di lavoratrici e di lavoratori italiani e di migranti, che nel nostro Paese cercano una prospettiva di vita, un presente dignitoso e un futuro possibile.
Questo compito può, anzi, deve essere portato avanti (e così sarà) dalle forze della sinistra insieme, con l'apporto necessario delle specificità di ciascuno, ma con rinnovato spirito unitario, perché ciò che già ci tiene insieme non sono solo i contenuti «autoprodotti», ma è la forte domanda di unità che proviene quotidianamente dalle lavoratrici e dai lavoratori. A questa domanda, non si dubiti, rispondiamo e in termini sempre più unitari risponderemo.
Come gruppo dei Comunisti Italiani, fra le positive novità del provvedimento al nostro esame, segnaliamo la stabilizzazione di numerosi lavoratori socialmente utili nel sud del Paese, la detrazione di trecento euro per i redditi inferiori a 50 mila euro lordi, il piano casa, l'equiparazione delle vittime della criminalità organizzata a quelle del terrorismo e i fondiPag. 15reperiti per la intermodalità del trasporto pubblico. Altro che ponti sullo Stretto e relativi carrozzoni!
Nessun provvedimento da solo realizza l'equità o la giustizia sociale; il nostro e quello del Governo è un lavoro di lunga lena, nel quale ogni provvedimento è un mattone che ricostruisce l'edificio in larga parte abbattuto nel quinquennio di governo della destra. Nelle prossime settimane ci attende un grande lavoro, quest'anno più importante che mai, perché ci troveremo ad affrontare l'ordinaria fatica (se così vogliamo chiamarla) dell'iter del disegno di legge finanziaria, e nel contempo e ancor più incisivamente, dovremo tentare di affrontare i nodi non risolti del lavoro e della previdenza, con rigore e consapevolezza di quanto il Paese si aspetta da noi. Ancor più, dunque, sapremo parlare, e vogliamo che il Governo parli al Paese, quando affronteremo il disegno di legge finanziaria e il Protocollo sul welfare, sui quali non mancherà il contributo critico e propositivo delle forze della sinistra chiamate, proprio su questi temi, ad agire compatte e risolute.
A noi Comunisti Italiani, sarebbe comunque piaciuto un dibattito più ampio su alcune norme, per esempio avremmo voluto interloquire più diffusamente sull'articolo 16 del provvedimento in esame nella parte in cui, ancora una volta, procrastina il duopolio televisivo di fatto in essere. Le ragioni addotte a giustificazione dello slittamento, infatti, non ci persuadono. Si tratta di una battaglia di democrazia e di rispetto delle regole cui non rinunceremmo; anzi, la porteremo avanti con gli altri strumenti che il lavoro parlamentare offre. Questa vuole essere la nostra cifra: essere leali con il Governo e concreti nell'azione, unitari con le altre forze della sinistra.
Negli ultimi mesi non è stato semplice, e non lo è tuttora, per i Comunisti Italiani, come per altre forze della sinistra, perseverare nell'ostinata ricerca di soluzioni concrete ai veri problemi dei lavoratori e delle lavoratrici, mentre da parte di altri - come riportato ampiamente dagli organi di stampa - si parla molto di legge elettorale e, in particolare, di norme volte all'estromissione dalle istituzioni parlamentari e locali delle forze più critiche della sinistra.
Non è stato semplice non lasciarsi distrarre, e non lo è tuttora. Tuttavia, manteniamo saldi i nervi e perseveriamo con ostinazione nel nostro compito più alto, ovvero fare politica a colpi di interventi concreti, tentando di migliorare di volta in volta, con il concorso delle altre forze della sinistra, le proposte del Governo, a cui rinnoviamo, anche in questa occasione, la fiducia. Siamo convinti, infatti, che questo Governo e questa maggioranza - ma soprattutto questo Paese - hanno bisogno della sinistra e dei comunisti, come la grande manifestazione del 20 ottobre scorso ha abbondantemente dimostrato.
Nel 2006 abbiamo assunto un programma che dobbiamo difendere da chi pensa che gli impegni con gli elettori possano essere accantonati o disattesi in nome della rincorsa alle formule elettorali vincenti. Forse qualcuno (sia nella maggioranza, sia nell'opposizione) potrà pensare che i politicismi e le ingegnerie elettorali mettano il silenziatore alle grandi questioni sociali del Paese, ma si sbaglia. Bisogna fare attenzione sia ad escludere dall'agenda politica le grandi questioni concrete che il Paese pone, sia a giocare agli apprendisti stregoni e agli alchimisti, in quanto si rischia di restare vittima dei propri veleni. Ed è un vero veleno per il Governo e per le forze democratiche e progressiste della sinistra ciò che giunge da alcune forze dell'opposizione. Si tratta di un vecchio serpente che ha cambiato pelle, ma è, tuttora, capace di mordere: si chiama consociativismo, palude democratica, immobilismo delle dinamiche sociali, che è funzionale solo ai poteri forti dell'economia, della finanza e dell'informazione.
Gli elettori ci hanno chiesto di fermare la spinta eversiva del quinquennio precedente, di rimuovere le macerie e di ricostruire un'Italia più giusta, più rispettosa delle leggi, più equilibrata nei poteri e più protettiva nei confronti dei deboli. Qualcuno potrà pensare, dopo aver letto iPag. 16quotidiani degli ultimi tre giorni, che la cessazione delle ostilità tra le forze politiche numericamente più significative, nella maggioranza e nell'opposizione, e il superamento annunciato del bipolarismo siano un valido obiettivo in sé.
Non è così, in quanto gli italiani non vivono di ingegneria né elettorale né parlamentare. In Italia, inoltre, si è aperta una grande questione di disparità tra chi ha visto lievitare i propri profitti e ha mantenuto comode rendite di posizione e chi ha visto, di mese in mese, diminuire il potere di acquisto del salario, fino agli attuali e intollerabili livelli.
Oggi più che mai, infatti, nell'interesse delle persone in carne e ossa, dei lavoratori, dei disoccupati, dei migranti e delle famiglie occorre, anzitutto da parte della politica e delle istituzioni democratiche, assumere la responsabilità di dire da che parte si sta e, poi, stare veramente dalla parte di chi, nel conflitto sociale, è più esposto e di chi ha bisogno di essere difeso.
Il Governo, con il provvedimento in esame e con il disegno di legge finanziaria appena pervenutoci, guarda a questi bisogni in misura crescente. Tuttavia, occorre guardarsi e difendere anche il Governo da chi vuole i segni di una pace sociale terrificante, da chi predica e pratica l'allontanamento, da sé e dai propri aurei salotti, di un problema che non è di redistribuzione, ma di riconoscenza per chi ha fatto in concreto dell'Italia, dentro i cancelli delle fabbriche, nelle scuole, nelle grandi manifestazioni dei lavoratori e nelle istituzioni, una Repubblica democratica fondata sul lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signori del Governo, i socialisti e i radicali del gruppo della Rosa nel Pugno voteranno a favore del decreto-legge fiscale in esame e della fiducia posta dal Governo. Ritengono, infatti, che il provvedimento sia in linea con ciò che si è sostenuto nei mesi precedenti e con la legge finanziaria dello scorso anno.
Vogliamo, sostanzialmente, rilanciare la competitività del Paese, riequilibrare i conti pubblici e, soprattutto, riequilibrare il sistema sociale della nostra realtà nazionale.
Questo è il decreto-legge oggi in esame: un decreto che nel suo insieme riteniamo estremamente positivo, perché si incanala nel sistema degli investimenti e, quindi, dello sviluppo infrastrutturale; un decreto-legge che affronta con grande determinazione i problemi del riequilibrio sociale (non per niente è previsto un bonus di 150 euro per gli incapienti); un decreto-legge, in buona sostanza, che ristabilisce una condizione che, negli anni precedenti, abbiamo visto sostanzialmente venir meno con il Governo di centrodestra.
È vero che in questi anni abbiamo avuto un extragettito, dovuto sicuramente ad una crescita economica del Paese, che è stato determinato, essenzialmente, anche da una politica forte e da regole forti che il Governo ha stabilito in tema di evasione e di elusione fiscale: ciò era stato dimenticato, soprattutto dal Governo Berlusconi, nel momento in cui erano state approvate continue sanatorie e, quindi, si erano date ai cittadini italiani l'impressione e la certezza di poter evadere. Da più parti si sostiene che tali somme (oltre 15 miliardi di euro) potevano essere utilizzate diversamente. Ciò è sicuramente vero: si potevano utilizzare per abbattere il debito pubblico e per realizzare interventi diversi, anche riguardo alla competitività del Paese. In questo momento, nel nostro Paese, vi è un grande squilibrio: i dati che ci sono stati forniti alla fine del 2006 dimostrano che la politica del Governo Berlusconi ha determinato squilibri profondi nella società.
Vi è stato un risanamento di fatto della situazione economica ereditata dal Governo Berlusconi, con il recupero dell'indebitamento netto e l'abbassamento delPag. 17deficit, pur con alcune difficoltà. Siamo profondamente convinti, come socialisti e radicali della Rosa nel Pugno, che bisogna intervenire sulla spesa corrente primaria, affinché si metta in moto un sistema di competitività del Paese. Pertanto, mi chiedo e chiedo se non sia necessario, dopo questo tipo di intervento economico e finanziario, iniziare a redistribuire le risorse, dovute soprattutto alla lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Riteniamo che si sarebbe dovuto intervenire su tale aspetto, perché questa società è in forte tensione e i problemi del Paese sono enormi. Basti pensare, ad esempio, ai dati forniti in questi giorni, che definiscono la perdita di potere d'acquisto dei salari dei lavoratori, che ammonterebbe a 1.900 euro annui circa. Questa perdita si è verificata soprattutto negli anni 2002-2005. Ciò significa che vi è stata una politica debole del Governo Berlusconi.
Abbiamo già posto tale necessità - come socialisti e come radicali - all'interno della legge finanziaria di quest'anno: purtroppo non abbiamo avuto risposte positive, a differenza di quanto avvenuto con la precedente legge finanziaria, nel momento in cui è stato posto con forza, dal gruppo e dal compagno Schietroma, il problema dell'ICI (oggi, infatti, la legge finanziaria ne prevede la riduzione).
Abbiamo posto la necessità che, nel prossimo anno, si intervenga sugli aspetti che vanno nella direzione della riduzione della pressione fiscale, soprattutto per i lavoratori dipendenti. Vogliamo ribadire con fermezza e convinzione che bisogna iniziare a intervenire sulla sicurezza sociale, ossia fare in modo che si risolva il grande problema della precarietà, che si è costruita con il Governo Berlusconi.
Ciò non significa che intendiamo abrogare la legge Biagi: non è così. Noi vogliamo costruire il secondo pilastro della legge Biagi, ossia offrire una sicurezza concreta ai lavoratori flessibili. È un impegno forte dei socialisti e dei radicali, perché vogliamo che in questo Paese si costruisca una società formata e fondata sulla professionalità e sulla mobilità nel lavoro, ma anche sulla sicurezza del lavoro.
Abbiamo posto anche altri problemi, che continueremo a porre, come quelli della scuola, in particolare della scuola pubblica. Occorre che la scuola sia in grado di costruire cultura, di dare cultura, di professionalizzare i docenti e di fare in modo che gli stessi vengano retribuiti per il loro impegno costante e sistematico, affinché la cultura possa contribuire allo sviluppo della società. Allo stesso modo, siamo intervenuti e interverremo sulla ricerca, sui ricercatori e sulla riforma dell'università, per evitare che vi siano baronie all'interno della stessa. Vogliamo e dobbiamo intervenire sulle liberalizzazioni delle professioni.
Sono questi i grandi temi che i socialisti e i radicali pongono con forza a questo Governo, nel riconfermargli la fiducia. Siamo convinti, infatti, che possiamo fornire un grande contributo allo sviluppo e alla crescita di questo Paese, che, a nostro avviso, potranno aversi con una grande forza socialista, liberale, laica e radicale, in grado di interpretare le esigenze del Paese e di condurre al suo interno una battaglia di libertà e di laicità: una forza realmente libera e liberale, capace di affrontare le riforme di cui questo Paese ha bisogno.
Come affermato in precedenza, voteremo a favore della questione di fiducia posta dal Governo, pur comprendendo che in Commissione bilancio e nella discussione in Assemblea, che non si è sviluppata, vi sono stati momenti di difficoltà, che dobbiamo recuperare. Abbiamo forti rimostranze da formulare sui Regolamenti della Camera e del Senato. Pertanto, chiediamo al Presidente della Camera di convocare una riunione della Giunta per il Regolamento, per fare in modo che non vi sia più questa discrasia enorme tra Camera e Senato e che in questa Camera si possa discutere adeguatamente dei problemi che un provvedimento pone.
Avremmo voluto discutere di questo provvedimento, perché esso presenta, oltre ai molti meriti, anche punti che nonPag. 18condividiamo, come, ad esempio, interventi a pioggia, introdotti nel corso dell'esame da parte del Senato. Non li condividiamo, e avremmo voluto affrontare con più attenzione questo tipo di problema. Non è stato possibile, non perché non vi fosse la volontà della maggioranza, ma perché il Regolamento della Camera...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LELLO DI GIOIA. ...determina problemi - concludo, signor Presidente - nel garantire che questo provvedimento possa essere approvato nei tempi previsti, cioè entro il 2 dicembre.
Per questi motivi, vi è stata la necessità di porre la questione di fiducia, affinché questo provvedimento, che va nella direzione di rilanciare la competitività attraverso gli investimenti e di riequilibrare il sistema sociale, venga approvato. Dobbiamo approvarlo, perché va incontro ai bisogni dei cittadini.
PRESIDENTE. Deve concludere.
LELLO DI GIOIA. Pertanto, voteremo a favore della questione di fiducia posta dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo Europeo esprimerà voto favorevole sulla questione di fiducia posta dal Governo sul maxiemendamento, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge collegato alla legge finanziaria.
Non si tratta soltanto di un atto politico dovuto: molto spesso, nei pronunciamenti e in occasioni come queste, si utilizza un avverbio, «convintamente», che a volte nasconde pensieri diversi e ambiguità. Voglio affermare che il gruppo parlamentare Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo esprime un voto positivo convinto, compie una scelta, riconferma la sua fiducia all'attuale Governo, ed esprime contemporaneamente anche un giudizio sui contenuti del decreto-legge che ci apprestiamo a votare.
La via della fiducia - lo hanno sottolineato alcuni colleghi - si è resa necessaria per garantire l'approvazione del provvedimento nei tempi dovuti, anche perché l'opposizione non ha rinunciato a tutti gli emendamenti che erano stati presentati (alcuni esponenti di essa lo hanno fatto, altri meno).
La decisione, che condividiamo, di porre la fiducia nasce da un atto di responsabilità, perché entro la fine dell'anno, in questa Assemblea, andranno approfonditi, votati e licenziati altri provvedimenti importanti: non soltanto il disegno di legge finanziaria per il 2008 e il disegno di legge di bilancio, ma anche il disegno di legge che contiene il Protocollo sul welfare (e, con esso, le nuove norme sulle pensioni) e il decreto-legge sulla sicurezza. È un atto di responsabilità, non di arroganza rispetto al dialogo con l'opposizione, che invece è insito nel profilo democratico, nostro e del nostro Paese.
La fiducia che viene chiesta oggi trova un ambiente politico diverso rispetto a qualche settimana fa: non vi è dubbio, è innegabile e penso che nessuno possa non vedere come vi siano stati atti politici significativi, che hanno mutato il clima. Il disegno di legge finanziaria per il 2008 ha superato l'esame del Senato, in prima lettura, per la prima volta dal 2002 senza la posizione della questione di fiducia. Il Governo è in piedi, cammina con una forza politica maggiore: la «spallata» non vi è stata, ed è evidente a tutti che il fatto che l'annunciata «spallata» non si sia verificata si è rivelato un boomerang per chi l'aveva annunciata e brandita, contro il Paese e contro le persone.
Dopo la chiusura della sessione di bilancio, a gennaio, si dovrà ridefinire l'agenda delle priorità, come si usa dire. Penso che lo si debba fare e che l'attuale Governo, a cui accordiamo la fiducia con le motivazioni, le argomentazioni e laPag. 19determinazione di cui ho parlato, a gennaio debba ribadire, riconfermare e selezionare le proprie priorità. Al centro, a nostro avviso, andranno poste le condizioni materiali delle persone, delle donne e degli uomini in carne ed ossa, e la precarietà sociale e del lavoro, terreni su cui il decreto-legge in esame, il disegno di legge finanziaria per il 2008 e anche il disegno di legge sul welfare muovono i primi passi.
Non voglio nascondere, e il gruppo parlamentare Sinistra Democratica Per il Socialismo Europeo condivide tale prospettiva, che a gennaio si dovrà delineare, per arrivare ad un risultato concreto, una nuova legge elettorale. Abbiamo ereditato una legge elettorale che mi unisco ad altri nel considerare «impropria» (è stata definita «porcellum»). Va tuttavia chiarito che il gruppo Sinistra Democratica Per il Socialismo Europeo vuole sottolineare con tutta la determinazione e la chiarezza del caso che la nuova legge elettorale dovrà sicuramente restituire ai cittadini il diritto di scegliere le persone che li rappresenteranno in Parlamento, e dovrà anche restituire loro la possibilità di vedersi rappresentati proporzionalmente alle proprie idee.
Inoltre, dovrà essere riconosciuto al Paese il diritto che il Parlamento sia costituito di donne e di uomini (sottolineo anche tale aspetto, poco menzionato, ma dal momento che il World economic forum afferma che l'Italia è all'ottantaquattresimo posto per la valorizzazione delle donne, forse un suggerimento e una riflessione in tal senso dovranno essere elaborati).
Inoltre, ai cittadini andrà restituito il diritto di scegliere le alleanze e le coalizioni, altrimenti si torna indietro. La frammentazione politica è una questione da risolvere, ma non si può negare che essa corrisponda a una frammentazione sociale, che traduce, di fronte alla quale, forse, bisognerà fermarsi e pensare.
Ma veniamo al provvedimento su cui è stata posta la questione di fiducia: ho già sottolineato che la fiducia viene concessa al Governo ma anche al merito del decreto-legge. Si tratta infatti di un provvedimento che, nel percorso dell'attuale maggioranza, nel nome del risanamento, dell'equità e dello sviluppo, rappresenta la parte espansiva, per l'entità delle risorse economiche che mette in campo (ed è qualcosa a cui non eravamo avvezzi, dopo il quinquennio precedente).
Tengo a sottolineare un dato: le risorse liberate e che vengono messe a disposizione della redistribuzione giungono dalla lotta all'evasione contributiva e fiscale. È un fatto di cui essere orgogliosi.
È un punto che la maggioranza e il Governo devono valorizzare poiché si tratta di una scelta da cui ripartirà il risanamento dell'etica pubblica e dell'interesse generale. Gli interventi di carattere sociale previsti dal decreto-legge investono gran parte di settori importanti e sensibili come la casa, l'edilizia pubblica, il sostegno alle persone più fragili, di coloro che non riescono nemmeno a presentare la dichiarazione di redditi e che con un brutto linguaggio vengono definiti incapienti. Le misure previste riguarderanno inoltre anche i lavori socialmente utili e i servizi socio-educativi per l'infanzia. Non voglio negare però che sui lavori socialmente utili manca un impegno più generale - lo ricordiamo al Governo - a non affrontare il problema solo in alcune regioni, ma a risolverlo in generale; si tratta di misure che riteniamo dovute poiché dobbiamo ricordarci che 20 mila persone svolgono da anni il ricordato tipo di attività e attendono delle risposte. Non possiamo dimenticare che nel corso di questo anno e mezzo diversi settori hanno beneficiato di interventi importanti, come i 5 miliardi di euro messi a disposizione alle imprese con il cuneo fiscale, cui si aggiungono le misure contenute nella legge finanziaria o l'abbattimento delle aliquote IRES e IRAP.
Il provvedimento in esame prova a muovere i primi passi verso l'equità, ma prevede anche misure in favore dello sviluppo come la mobilitazione delle risorse per le infrastrutture, per gli investimenti delle Ferrovie dello Stato, per il sud (sui trasporti e sulle infrastrutture si incentraPag. 20un terzo delle risorse di questo provvedimento). Sono previsti inoltre investimenti per la mobilità sostenibile e per la ripresa del finanziamento della cooperazione allo sviluppo, che ci hanno visto particolarmente inadempienti negli anni precedenti, pur sapendo che investire sulla cooperazione significa farlo sull'esportazione della democrazia per via pacifica. Pace ed Europa coincidono e l'Italia deve giocare un ruolo straordinario in questa direzione, non potendo sottrarsi o diventare il fanalino di coda. Nel provvedimento è presente inoltre un'attenzione forte e nuova verso le questioni dell'ambiente e dell'energia. Il collega Bonelli citava la moratoria sull'acqua come un segnale importante, da noi condiviso, di una scelta. In queste due settori le misure previste, pur essendo iniziali, sono importanti per il profilo che esplicano. Siamo consapevoli che tali misure necessitano di una prospettiva di lungo periodo che spesso la politica, quando rincorre il consenso immediato, mette da parte. Per tali motivi, l'impegno in questa direzione è particolarmente importante.
Rispetto ai metodi e ai criteri del Governo precedente - e, onestamente, vogliamo dirlo, anche rispetto alla manovra finanziaria - siamo di fronte ad una diversa direzione di marcia. Il provvedimento ha affrontato alcune emergenze sociali e presenta il merito di aver saputo fornire una prima risposta ad alcuni bisogni del Paese e delle persone; ne è un esempio la previsione di 1,9 miliardi di euro di redistribuzione verso i redditi in maggiore difficoltà. Non voglio nascondere però che si tratta di una misura non strutturale e su questo aspetto deve esserci un impegno della maggioranza e del Governo perché diventi un intervento a sostegno di uno sviluppo che cominci proprio dalle ricordate fragilità sociali. Penso inoltre che sia importante per il risanamento e per la riqualificazione del territorio citare anche il forte rilancio dei contratti di quartiere e lo stanziamento importante previsto per la casa, non soltanto attraverso una riduzione dell'ICI, come nella legge finanziaria per il 2008, ma con un piano per la casa meritevole perché riprende una politica dimenticata. Un'altra scelta giusta va al merito dei colleghi che si sono impegnati affinché 150 milioni di euro vadano alle persone che sono state danneggiate da trasfusioni e vaccinazioni obbligatorie.
PRESIDENTE. Per favore...
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ho concluso.
PRESIDENTE. Il mio invito non era rivolto a lei, deputata Di Salvo, ma a coloro che non ci consentono un ascolto pieno.
TITTI DI SALVO. Aggiungo solo che ci attendiamo dal Governo uno sforzo in più per vedere riconosciuti alle vittime della criminalità organizzata i benefici che, con penosa disparità di trattamento, queste ultime non possono godere. Naturalmente - lo voglio ripetere in conclusione del mio intervento - l'azione di risanamento, di giustizia sociale e di sviluppo è appena iniziata. Gli impegni del programma di Governo, che per noi rimangono attuali, hanno bisogno di tempo, di certezza, di direzione di marcia inequivoca, di lealtà nei confronti della coalizione e di un investimento nell'Unione.
Il gruppo Sinistra Democratica per il Socialismo europeo realizza proprio tale investimento, lo annuncia e lo riconferma. Noi investiamo in questa coalizione e in questa alleanza, pertanto preannunciamo il voto favorevole sulla questione di fiducia al Governo e riteniamo che il Paese abbia bisogno di una grande sinistra, forte, laica e di Governo, e che abbia bisogno di una grande Unione solida. Sinistra Democratica per il Socialismo europeo lavora per entrambi gli obiettivi...
PRESIDENTE. Questa volta la invito a concludere.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, ho concluso e la ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. PerPag. 21il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, siamo dinanzi all'ennesima questione fiducia posta dal Governo Prodi, questa volta assolutamente ingiustificata considerati gli oltre ottanta voti di differenza tra maggioranza e opposizione in questo ramo del Parlamento. Non ci sono scuse. Il gruppo Lega Nord Padania voterà contro la fiducia perché è profondamente deluso e profondamente contrario al contenuto del decreto-legge in esame. Per dimostrarlo prenderemo a prestito un'interessante tripartizione ideata da Luca Ricolfi, un autorevole esponente della sinistra. Ricolfi ha diviso l'Italia in tre parti, dal punto di vista territoriale e sociale. Anzitutto vi è l'Italia delle garanzie, ovverosia quella del pubblico impiego, della pubblica amministrazione e degli operai delle grandi aziende, che è da sempre tutelata dai sindacati. Vi è poi l'Italia del rischio, in altre parole quella delle piccole e medie imprese, delle partite IVA, degli operai che lavorano in tali aziende e di chi tutti giorni è sul mercato e rischia del suo, un'Italia tipicamente diffusa in Padania, ma non solo. Vi è infine la terza Italia che è quella della forza, della illegalità, della mafia e delle connivenze politiche. Alla luce di questa tripartizione, leggiamo dove intendete stanziare questi 7,5 miliardi di euro, che non sono pochi.
Purtroppo intendete distribuirli quasi completamente alla prima Italia, quella delle garanzie, a tal proposito è utile qualche esempio. Intendete conferire 150 milioni di euro alla scuola, ovverosia per tappare il buco che voi stessi avete creato tramite la legge finanziaria. Infatti avete affermato - è scritto nero su bianco - che nella scuola vi sono 47 mila esuberi. Ebbene, non intendete fare niente per questi esuberi, mentre rimandate la soluzione del problema, cioè lasciare a casa almeno una parte di tali esuberi, e quindi dovete tappare il buco che - lo ripeto - ammonta a 150 milioni di euro. Intendete stanziare 1.000 milioni per i contratti della pubblica amministrazione (ma sappiamo che si tratta solo di un anticipo). Prevedete altresì mezzo miliardo di euro per le case popolari. Si tratta di un dato interessante e chiaramente può rappresentare anche una misura positiva, ma a tal fine occorrono alcune regole. Da noi, al nord, in Padania, il primo italiano - non dico un lombardo, un piemontese o un veneto - nelle graduatorie delle case popolari è al ventesimo posto. È chiaro che bisogna aiutare anche i disperati che vengono da fuori, ma vogliamo dare ogni tanto una mano ai nostri disperati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Giuseppe Fini)? Come al solito, vi è anche l'aiuto per i comuni in dissesto, che non può mancare mai per dare il segnale secondo il quale puoi amministrare male perché comunque vi sarà qualcuno ad aiutarti. Sono altresì previsti due miliardi di euro per la «mancetta» di 150 euro agli incapienti, in altre parole a coloro che non pagano le tasse. Ma da un lato si tratta, di persone già aiutate perché è già un bell'aiuto non pagare le tasse, dall'altro bisogna anche capire se tale misura sia veramente utile. A tal proposito, faccio l'esempio di una signora che mi ha chiesto se riceverà i 150 euro. Le ho chiesto di comunicarmi il suo reddito e, dopo averlo conosciuto, le ho risposto che avrebbe sicuramente ottenuto il bonus. Peccato che tale signora vive in una casa popolare, quindi è già aiutata dallo Stato, ma ha due figli che girano con un SUV (i famosi SUV che spesso volete penalizzare). Di sicuro la sciura non ha bisogno di 150 euro, e sarebbe meglio dare tali soldi ai comuni, poiché questi ultimi sanno dov'è il disagio e sarebbero in grado di conferirli a chi realmente ne ha bisogno. Infine, tra gli aiuti che intendete dare all'Italia delle garanzie, quella ipertutelata, vi è la stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili. In particolare, intendete assumere tali lavoratori in Calabria e in Campania. Riporto un dato perché poi iPag. 22numeri sono numeri. In Lombardia vi è un numero di dipendenti della regione, ogni mille abitanti in età lavorativa, pari a 0,6; in Campania quattro volte tanto; in Calabria sei volte tanto.
Ci spiegate che necessità ha la regione Calabria - con un numero di dipendenti sei volte superiore alla regione Lombardia - di assumere ancora? È evidente che non è un'operazione utile, ma semplicemente voto di scambio. Passiamo, a questo punto, alla terza Italia, all'Italia del malaffare, delle connivenze politiche, cui date parecchio, in parte stabilizzando i lavoratori socialmente utili, scelti non certo con criteri di meritocrazia. Ci ricordiamo tutti la trasmissione Report dove abbiamo visto come venivano assunti a Reggio Calabria i lavoratori socialmente utili: prendendo il ticket, il biglietto, come quando compri il prosciutto al supermercato. Se questa è l'idea di meritocrazia, se questo è il concetto che voi avete di pubblico impiego e di utilità di assunzione nel pubblico impiego, siamo completamente in disaccordo. Inoltre, stanziate 100 milioni di euro ancora una volta a favore della Calabria, per opere e infrastrutture varie. Vengono assegnati senza gara, motivati con procedure di urgenza. Su tale previsione L'Italia dei Valori dovrebbe dire qualcosa: il Ministro Di Pietro dovrebbe sollevarsi, lui che delle gare fa un mito. Invece, non dice niente nessuno. Sono 100 milioni assegnati, sostanzialmente, a trattativa privata. Quale garanzia abbiamo che vengano spesi bene e che non vadano a ingrassare la «Mafia Spa» che, con 93 miliardi di euro di introiti, è la più grande azienda del Paese? Nessuna garanzia.
Inoltre, procedendo a fare un conto con il mio collega Filippi, ci siamo anche divertiti. Infatti, se analizziamo bene, di questi 100 milioni, 7 vengono assegnati per gli impianti semaforici. Se calcoliamo 7 milioni di euro divisi su 11 chilometri, risulta un semaforo ogni 20 metri! Il Governo ci dovrebbe dire se è possibile mettere un semaforo ogni 20 metri! (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Fin ora abbiamo detto delle due Italie, quelle di cui parla giustamente Ricolfi, l'Italia delle garanzie, a cui date molto, e l'Italia del malaffare. Ma per l'Italia del rischio, per la Padania che lavora, per l'Italia, non solo padana, dei piccoli e medi imprenditori, di coloro che tengono in piedi la baracca, quali misure di sostegno prevedete nel decreto-legge in esame? Neanche un euro, niente di niente! Anzi, da quell'Italia prendete tutto. In molti interventi precedenti è stato affermato che tali 7,5 miliardi provengono dal recupero dell'evasione fiscale. Sfatiamo una buona volta il mito dell'evasione fiscale! Lo stesso Padoa Schioppa ha dichiarato che dei 23 miliardi di maggiori entrate, solo 4,5 sono dovuti al recupero dell'evasione, per il resto si tratta di maggiori tasse.
Da dove arrivano queste maggiori tasse? Prendiamo in esame i dati dell'evasione fiscale e di come è distribuita l'evasione fiscale da parte delle aziende in Italia. In Lombardia l'evasione fiscale dell'IRAP - quindi, le tasse evase da parte delle aziende - ammonta al 13 per cento del totale. Forse direte che è molto, ma in Francia è al 15 per cento, in Germania al 16 per cento e nella civilissima Svezia al 19 per cento. Quindi, in Lombardia, in Padania, siamo migliori delle migliori nazioni europee nostre concorrenti. Dunque, perché continuate a «spremere» in tali regioni? Dove è realizzata, dunque, l'evasione fiscale? Se esaminiamo i dati dell'Agenzia delle entrate sotto il Rubicone, arriviamo in Umbria, dove l'evasione fiscale è al 44,5 per cento; in Campania è al 60 per cento, in Puglia ugualmente al 60 per cento. In Sicilia vi è il 66 per cento di evasione dell'IRAP; in Calabria tale evasione si attesta al 94 per cento.
DAVIDE CAPARINI. Vergogna!
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Governo, ma sotto il Rubicone la Guardia di finanza esiste oppure esiste solo in Padania? (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
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GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vogliamo dire un «no» forte al decreto-legge in esame e alla politica economica del Governo, di cui questo provvedimento è parte integrante, insieme al disegno di legge finanziaria. Oggi impegniamo circa 8,5 miliardi di risorse. Con la legge finanziaria arriveremo ad impegnarne 18,5. Si tratta di 18 miliardi e mezzo di risorse. Sono risorse buttate via con il decreto-legge al nostro esame.
Nel DPEF, a luglio, il Ministro Padoa Schioppa era stato estremamente chiaro: in questa sede affermò che era necessario ridurre la spesa pubblica e che sarebbe stato un errore per l'economia del nostro Paese continuare con la politica di aumento della spesa pubblica. Noi avevamo condiviso con Padoa Schioppa tale strategia economica; oggi ci troviamo una legge finanziaria e un decreto-legge che vanno in senso completamente opposto: si incrementa la spesa pubblica e non si va verso la riduzione delle imposte a carico dei cittadini e delle imprese. Ho conteggiato che, alla fine, quando avremo votato anche la legge finanziaria - che è giunta all'esame di questa Camera la scorsa settimana - avremo impegnato l'81 per cento dei predetti 18 miliardi e mezzo di euro per aumentare la spesa pubblica e solo il 19 per cento servirà a ridurre l'imposizione fiscale su imprese e cittadini. È l'esatto contrario di quanto si doveva fare! Dove troviamo questi soldi? Gran parte di essi - 13 miliardi e mezzo di euro - provengono dall'extragettito fiscale registrato nel 2007, quello che viene definito il tesoretto. Bisogna smetterla di far credere agli Italiani che esso proviene dal recupero dell'evasione fiscale. È una storia a cui non crede più nessuno! Quel tesoretto fiscale proviene dalla maggiore imposizione introdotta nel nostro Stato dalla legge finanziaria dell'anno scorso e da una ripresa economica che ha interessato tutti i Paesi del mondo e dell'Europa e, in misura minore, anche l'Italia.
Se il prodotto interno lordo cresce, vuol dire che si produce di più, che le imprese producono di più, guadagnano di più e versano più tasse; vuol dire che le imprese assumono più dipendenti e che questi ultimi pagano più imposte allo Stato; vuol dire che le famiglie hanno più risorse, che possono consumare di più e che, quindi, lo Stato incassa più imposte indirette. Il tesoretto, pertanto, non è che il frutto di due componenti: la ripresa economica da una parte e le maggiori tasse introdotte da questo Governo dall'altra. Una ricerca svolta da un'industria di Bologna prova in maniera lampante questo dato: il 51 per cento delle aziende della provincia di Bologna ha pagato il 70 per cento di imposte, rispetto all'utile che hanno registrato nel 2007. A seguito della manovra finanziaria dello Stato, quindi, nel 2007 sono aumentati di molto le imposte e il carico fiscale su tali imprese. Ma non solo. Le imprese che hanno pagato di più sono proprio quelle che già pagavano di più. Alla fine, nel 2007 si sono penalizzate le imprese che già pagavano le imposte, a beneficio di quelle che, invece, pagavano di meno o che, addirittura, evadevano. Insomma, tra le famiglie e le imprese, a pagare sono i soliti noti, cioè quelli che già pagavano.
Dove si destina l'extragettito fiscale? Tutti gli altri Paesi d'Europa che hanno registrato un extragettito fiscale superiore al nostro, l'hanno destinato alla riduzione delle imposte o del debito pubblico. Noi, invece, lo destiniamo ad incrementare la spesa pubblica. È quello che accade a quel padre di famiglia che un certo anno riceve un'eredità straordinaria e, invece di destinarla alla riduzione del mutuo contratto per acquistare la prima casa, in modo da lasciare ai figli la casa e non il debito, utilizza tale eredità per portare la famiglia alle Maldive per un mese. Ritengo che sia da privilegiare il padre virtuoso che si preoccupa dei propri figli e del loro destino. Questo Governo, invece, fa il contrario: per la poca coesione che vi è all'interno della sua maggioranza, ha dovuto impostare una legge finanziaria di piccole mance a molti che, alla fine, non soddisfa nessuno e che, soprattutto, mette a repentaglio la solidità dei conti pubblici degli anni prossimi.
PRESIDENTE. Per favore...
GIAN LUCA GALLETTI. È un richiamo rivolto a me, signor Presidente?
PRESIDENTE. Non è un richiamo a lei, ma a chi ci deve consentire di ascoltarla.
GIAN LUCA GALLETTI. Non ci vuole un economista per capire che la ripresa economica è già finita e che, l'anno prossimo, l'extragettito fiscale probabilmente non vi sarà più o sarà ridotto nel suo ammontare. Pertanto, anche il prossimo anno vi sarà un incremento della spesa pubblica e, per farvi fronte, saremo costretti ad aumentare ulteriormente la pressione fiscale.
C'è una fascia di popolazione dimenticata da questa legge finanziaria ed è costituita dalla famiglia. Ho esaminato tutte le disposizioni contenute nel decreto-legge fiscale in discussione e nella legge finanziaria che approveremo tra pochi giorni. Non vi è una sola di esse che tenga in considerazione che un solo stipendio percepito all'interno di una famiglia ha effetti diversi a seconda che il nucleo familiare è costituito da una o più persone. Vi sarà una differenza se con la stessa cifra deve vivere una sola persona o tre o quattro! Lo Stato e il Governo devono tener conto che la famiglia, nel momento in cui accudisce i propri figli e li fa crescere, lo fa anche nell'interesse comune di tutti. Ebbene, il nucleo familiare viene completamente dimenticato dalla legge finanziaria.
Alcuni provvedimenti possono anche essere giusti. Ad esempio, quello sull'ICI, chi può essere contrario ad una sua riduzione? Tuttavia, così come è impostata, essa non tiene conto della distinzione, invece esistente, tra la famiglia e il single. Una cosa, lo ripeto, è vivere con uno stipendio da soli, altra cosa è vivere con lo stesso stipendio in tre o quattro persone. In questa legge finanziaria la famiglia è assente.
Ho assistito, con stupore, all'intervento svolto, pochi giorni fa, dal Ministro per le politiche per la famiglia, Rosy Bindi, nel corso di un convegno, nel quale la stessa ha affermato che, nella legge finanziaria, manca una politica per la famiglia. In un Paese normale, se un Ministro fa un'affermazione di questo genere, si dimette il giorno successivo, in quanto ciò rappresenta il fallimento della propria politica. Non è possibile che gli esponenti del Governo riconoscano il fallimento della propria politica e restino al proprio posto! Per i cittadini italiani ciò è insopportabile.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa è la ventiduesima fiducia posta in Parlamento: è la ventiduesima volta che il Parlamento viene offeso e vengono ridotte le prerogative dei parlamentari! Come UDC avevamo presentato molti emendamenti volti a migliorare il testo del provvedimento; molti di essi non presentavano un costo, bensì erano diretti solo a migliorarlo tecnicamente per fare stare meglio i cittadini italiani. Ci avete inibito tale possibilità in quanto siete una maggioranza non coesa e sapevate che la discussione di tale provvedimento avrebbe messo a repentaglio la sopravvivenza dello stesso Governo.
Mi auguro che ciò non si ripeta più, nell'interesse dei cittadini italiani e dell'intero Paese (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, ci apprestiamo a votare a favore della richiesta di fiducia posta dal Governo sul decreto-legge fiscale, in un clima politico e sociale profondamente segnato da numerose emergenze sia di carattere politico (che, peraltro sono evidenti nella prima pagina di ogni giornale), sia nel campo della società, la quale occulta fenomeni giganteschi, come quelli che talvolta appaiono così chiaramente anche sulla stampa nazionale.
Signori del Governo, esiste una gigantesca questione salariale, sulla quale primaPag. 25o poi bisognerà intervenire, mediante misure in controtendenza rispetto a quanto è avvenuto solo negli ultimi cinque anni: una perdita secca del potere di acquisto di circa il 10 per cento, della quale spaventano i numeri. È stata definita crisi della quarta settimana, ormai della terza settimana. Se si traducono i dati in euro, si vede che vi è una perdita del potere d'acquisto pari a 1900 euro per i lavoratori dipendenti, 2600 euro per gli operai e 3 mila per gli impiegati. Ciascuno di voi potrebbe, pertanto, prestando innanzitutto maggiore attenzione anche al dibattito che si sta svolgendo, conoscere con chiarezza la condizione nella quale si trova la maggior parte del Paese.
Si tratta di un Paese attanagliato da una crescente precarietà e da un'incapacità, spesso anche della politica, di far fronte ad un problema generale che è quello della ripresa dell'iniziativa della politica come controtendenza rispetto agli elementi regressivi del mercato.
Penso che in questo quadro dobbiamo dare ulteriore forza all'intervento del Governo che, per la prima volta, attua una manovra così chiaramente redistributiva mantenendo costante il livello dell'indebitamento. È questo un aspetto che noi salutiamo favorevolmente perché vi sono caratteri della nostra spesa che, talvolta, non sono orientati all'equità, ma troppo spesso sono orientati al rigore. È questo il motivo per il quale credo che questo Governo debba andare avanti perché qui sono contenuti i primi segnali positivi, grazie ad una positiva lotta all'evasione fiscale e alla capacità di individuare terreni strategici come, appunto, quelli del contrasto della povertà.
Noi oggi dobbiamo guardare - lo dico ai colleghi della destra - anche in «quell'altro campo» di questo Parlamento per leggere qual è la crisi profonda e trarne anche qualche insegnamento. La Casa delle libertà non esiste più: non è una dichiarazione nostra, ma del leader di quella coalizione. Penso che la crisi sia stata causata non tanto dalle mancate «spallate», ma dalla mancanza di un'identità, di un progetto e di una strategia politica. Si apre una fase nuova nel nostro Paese nella quale ci si deve interrogare su cosa significhi costruire i termini della rappresentanza. Anche la maggioranza deve interrogarsi su ciò se vuole avere, non il respiro corto del giorno per giorno al Senato, ma il fiato lungo per arrivare fino alla fine della legislatura. Per tale motivo ci interessa il terreno delle riforme, ma nello stesso tempo, rivendichiamo la forza e l'importanza della costruzione di un progetto, come quello dell'Unione, che si era consapevolmente basato sull'individuazione di un programma comune.
Noi abbiamo tenuto, signori del Governo, noi della sinistra, noi che spesso veniamo accusati, anche dalla stampa, di essere motivo di disequilibrio all'interno dell'alleanza, abbiamo conseguito risultati che, anche all'interno del disegno di legge finanziaria, che discuteremo, e del decreto-legge in esame, debbono essere considerati elementi qualificanti. In questo senso - l'hanno già detto i colleghi dei Verdi, di Sinistra Democratica e dei Comunisti Italiani, ed io richiamo questo forte investimento unitario che abbiamo fatto - la moratoria sull'acqua ed il cosiddetto «pacchetto casa» rappresentano, per noi, degli elementi di svolta, anche in questo caso di controtendenza rispetto alle politiche degli anni passati.
Il «pacchetto casa» risponde ad una delle emergenze vitali di questo Paese, ossia al lievitare inconsulto della rendita immobiliare che ha reso assolutamente distorto il mercato di questo Paese e ha schiacciato i redditi più bassi. Oggi si ripropone, in questo pacchetto, una misura di avvio, con 550 milioni per l'edilizia pubblica e 100 milioni per gli sfrattati e le giovani coppie. Si tratta di misure che intervengono esattamente sul punto di cui parlavamo prima, ovvero sulla perdita del potere d'acquisto. Misure che, agendo come uno shock, vanno introdotte per riportare a livelli accettabili la condizione di vita della maggioranza dei cittadini italiani.
Il Governo ha questa sfida di fronte. Si badi bene: non quella dell'equilibrismo all'interno della maggioranza, anchePag. 26perché altrimenti l'incertezza del nostro procedere potrebbe favorire quella che ormai è una deflagrazione evidente nel campo della destra. Noi, come sinistra, vogliamo dare questo contributo; un contributo unitario che speriamo possa essere tradotto anche nei prossimi provvedimenti perché si tratta di riconoscere gli elementi positivi di civiltà. Mi preme segnalare, a tale proposito, l'importanza della parificazione delle vittime della mafia con quelle cadute nell'esercizio dei loro doveri e anche l'esigenza - lo dico a voi, signori del Governo - di intervenire nella prossima legge finanziaria con l'estensione delle garanzie piene per tutte le vittime della mafia e non solamente per alcune. Però, diciamo anche - e si tratta di uno dei motivi per i quali voteremo la fiducia al Governo - che c'è bisogno di discutere e ragionare approfonditamente sui prossimi provvedimenti.
Si sa quali sono: il pacchetto sicurezza, la finanziaria, il pacchetto sul welfare. Voglio dire chiaramente al Governo che i punti per trovare le intese qui e al Senato - è stato ampiamente dimostrato - è possibile trovarli. Sulla finanziaria l'abbiamo già fatto e questa Camera, sovranamente, deciderà come procedere anche ad un ulteriore miglioramento. Ma voglio dire che sul pacchetto del welfare ci sono dei punti aperti: non c'è ancora l'accordo. Noi chiediamo al Governo un'iniziativa forte, nella quale possa produrre questo terreno di iniziativa unitaria e, nello stesso tempo, di ricomposizione. C'è bisogno di dare risposte a coloro i quali oggi attendono un cambiamento profondo e penso che l'opportunità sia data proprio dai prossimi provvedimenti, compreso questo che ci apprestiamo a votare.
Per questo motivo, penso che il confronto unitario su questioni di civiltà, come quelle, per esempio, della precarietà, del trattamento equo di chi svolge un lavoro usurante, di chi ha chiesto, nel corso di questi anni, di abolire la cosiddetta «legge Maroni» quale strumento massimo dell'inciviltà nel nostro Paese dal punto di vista dei lavoratori, debba essere accolto e saldato...
PRESIDENTE. Per cortesia...
GENNARO MIGLIORE. Concludo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Non mi stavo rivolgendo a lei. Inviterei, per favore, a tenere in aula un atteggiamento che consenta di ascoltare con maggiore attenzione. Grazie.
GENNARO MIGLIORE. ...con l'idea di un progetto che si confronti a testa alta con il Paese e sappia recuperare il consenso popolare, che non può vedere le scorciatoie del populismo, che certamente tentano la destra, ma che, talvolta, serpeggiano anche tra le nostre file.
Dobbiamo avere questa consapevolezza, questa identificazione del progetto generale del Paese con quelle che sono le esigenze profonde e le radici popolari del nostro Governo e del nostro progetto dell'Unione.
Se così sapremo fare, sconfiggeremo la precarietà e daremo delle risposte a chi ha perso il suo potere di acquisto, altrimenti avremo delle difficoltà - che non saranno dentro quest'Aula, perché continueremo a votare in maniera convinta i provvedimenti che sostengono questo Governo - sempre più ampie. Dobbiamo avere la capacità di risalire la china, l'idea, egemonica all'interno della società, di prospettare un miglioramento, un'idea di cambiamento delle proprie condizioni di vita, fuori dal politicismo, con un'idea, realmente, di progresso, che possa appartenere al nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Comunisti Italiani e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale voterà convintamente contro questo Governo e, quindi, voterà «no» alla questione di fiducia chePag. 27è stata posta per l'ennesima volta in quest'Aula su provvedimenti di carattere economico e finanziario.
Rigettiamo, innanzitutto, l'accusa che l'opposizione abbia giocato un ruolo ostruzionistico su questo provvedimento. Diciamo agli italiani che non è così! Le difficoltà che hanno portato oggi a porre la questione di fiducia sono esclusivamente all'interno di una maggioranza che non ha avuto il coraggio e la forza per potersi confrontare in Aula, alla Camera, per il miglioramento di un testo che rappresenta oggi non un'opportunità, ma un problema in più per il Paese.
Diciamo con chiarezza che c'era stata la piena disponibilità al ritiro degli emendamenti e a discutere di poche questioni - lo sa il relatore e lo sa il Governo - ma, con grande chiarezza, ribadiamo che non c'erano le condizioni all'interno della maggioranza per tutti i motivi che sono emersi da questo dibattito. Ce l'ha ricordato l'onorevole Migliore oggi, con l'ennesimo ultimatum dato nei confronti del Governo sulle questioni legate al welfare e alla legge finanziaria in corso d'opera, che non dà le risposte che il Paese si attende.
È evidente che oggi non c'è compattezza da parte di questa maggioranza, non c'è la disponibilità a discutere delle questioni che riteniamo strategiche e prioritarie per il Paese. Non c'era, cari colleghi, la necessità di varare un provvedimento d'urgenza come questo al nostro esame.
Le questioni che sono state poste nel testo in esame sono assolutamente marginali rispetto ai veri temi che un Governo degno di questo nome dovrebbe affrontare oggi nel Paese. Non è certo con una serie di interventi minori, quali il finanziamento di alcuni poli della ricerca sul territorio, magari di amici vicini ad alcuni senatori che oggi tengono in piedi con difficoltà questa maggioranza al Senato; non sono certo pochi euro elargiti legati magari ad alcuni mondi interessati in questo momento a segnalare che sui televisori analogici non ricevono il segnale digitale; né tantomeno può essere considerata una risposta al problema del welfare, che è stato sottolineato ancora una volta in Aula dalla sinistra, una mancia di 150 euro a chi, nel Paese, fa fatica a mettere insieme un reddito che consenta di stare sopra la soglia di povertà. Ma voi credete realmente di affrontare i temi della povertà con 150 euro? Ma chi volete prendere in giro! Il Paese è consapevole oggi della necessità di fare interventi strutturali che diano la forza per davvero alle famiglie di arrivare alla fine del mese, che consentano di immaginare un percorso di sviluppo degno di questo nome.
Il tema della sicurezza, poi, dove l'avete lasciato in questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)? Noi ci aspettavamo delle scelte forti, l'avevate annunciato! Prima cinque disegni di legge, poi un decreto-legge che ha tenuto conto di tutte le istanze dell'estrema sinistra che condiziona pesantemente questo Governo, mentre non si destinano risorse adeguate al comparto della sicurezza. Ma questa è un'esigenza reale del Paese! La necessità per i nostri cittadini di riuscire a vivere nelle proprie città in condizioni adeguate. Il tema dell'immigrazione clandestina non viene affrontato certo nel provvedimento in esame con risorse adeguate, per poter effettuare le espulsioni che vengono annunciate e poi non vengono effettuate: temi che riguardano la vita di tutti i giorni e che non vengono affrontati nel provvedimento in esame! In esso si dà la «mancetta» dei 150 euro, mentre nel frattempo si dà la possibilità alla concessionaria per l'Enalotto di proseguire nella propria attività: oggi per le famiglie italiane è più importante andare a scommettere a fine settimana o durante la settimana, nella speranza di avere quattro euro in più e quindi potersi giocare la «partita» del fine mese! Questa è la realtà di un Governo, che oggi non è in grado di dare risposte al Paese e che determina ancora una volta una spesa aggiuntiva.
Anche su questo dobbiamo essere molto chiari con gli italiani: da alcuni di voi è stato ricordato come ci fosse un problema legato ai conti pubblici. E l'abbiamo dimostrato, l'ha ammesso lo stesso Ministro Padoa Schioppa: nel 2006 è stato riscontrato come la fase finale dell'attivitàPag. 28del Governo Berlusconi, del Governo di centrodestra, abbia creato un percorso economico di crescita e di sviluppo che ha determinato risorse aggiuntive; il cosiddetto «tesoretto», che andate a distribuire, è derivante dalle iniziative di sostegno all'economia che sono state varate dal Governo di centrodestra. Chiamiamo le cose con il loro nome! Dovete avere l'onestà intellettuale di riconoscere queste cose!
Nonostante questo vi siete impegnati in Europa su un percorso di risanamento del deficit, del debito pubblico che è stato poi abbandonato per strada. Lo dicono i documenti ufficiali: basta guardare la nota di aggiornamento del DPEF, gli impegni assunti sui saldi della legge finanziaria, che non vengono comunque rispettati a causa di un decreto-legge che va ulteriormente a determinare una spesa aggiuntiva. Si è persa quindi per strada la cosiddetta politica del rigore; allo stesso tempo, oltre a ciò, si sono persi per strada gli interessi vitali del Paese: la necessità di realizzare riforme strutturali che diano nei prossimi mesi una potenzialità di crescita, il tema della sicurezza, come dicevamo prima, come priorità fondamentale, e quello del potere di acquisto delle famiglie.
Otto miliardi di euro di spesa rappresentano - pensate - la possibilità di cominciare a varare misure significative sul quoziente familiare, per dare concretamente un sostegno alle famiglie monoreddito con più familiari a carico; la possibilità di riuscire a dare una prospettiva ai giovani imprenditori in modo da credere fortemente a un percorso di rilancio della nostra economia. Abbiamo bisogno oggi di dare il segnale di una pressione fiscale che si allenta, non come è avvenuto fino ad oggi con i vari provvedimenti varati dal Governo Prodi che hanno aumentato in misura significativa una pressione fiscale che è oggi diventata insostenibile e inaccettabile.
Pensate poi, per quanto riguarda i comuni, gli enti locali, che con l'estinzione anticipata dei mutui riusciamo a risolvere le difficoltà di bilancio del 2007, che gli enti locali faticano ad arrivare a chiudere?
Già con la legge finanziaria approvata lo scorso anno avete sostituito quelli che erano trasferimenti dello Stato, e che avete «venduto» come risparmi della pubblica amministrazione, con l'aumento delle rendite catastali; parlate di piano sulla casa, ma l'ICI aumenta ed aumentano complessivamente le imposte (nel 2007 sono aumentate sia le imposte sulla casa sia tutte le imposte indirette che riguardano il territorio e gli enti locali). La pressione fiscale complessiva, dunque, compresa quella indiretta e comprese le tariffe (in particolare quelle dell'energia, tema su cui avreste potuto fare uno sforzo significativo con questo decreto), sta colpendo pesantemente le nostre famiglie, che affronteranno un inverno assai difficile, sia sotto il profilo delle forniture di gas ed energia elettrica, sia sotto quello dei costi.
Avete evitato di affrontare tutti questi nodi perché non avete la forza politica per farlo: dovete infatti ricorrere alle manifestazioni di piazza per giustificare i passaggi relativi alla fiducia da concedere al Governo Prodi. E tutto questo quando la legge finanziaria è già sotto scacco e ricatto - come si è visto al Senato - da parte di ogni senatore, e in particolar modo dei senatori a vita, che garantiscono continuamente la loro presenza non già sulla base di un progetto politico, ma in vista di percorsi di spesa che vanno ad aumentare ancora una volta le condizioni di difficoltà dei conti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
È questa una situazione particolarmente grave, che denunciamo ancora una volta in quest'Aula. Ciò non tanto per quel che riguarda il rapporto fra maggioranza ed opposizione, che è stato vanificato ancora una volta: gli italiani devono infatti sapere che su questo provvedimento non si è svolta neppure una votazione (altro che ostruzionismo!), e ciò è avvenuto perché non siete nelle condizioni di affrontare un dibattito concreto e nel merito (servono i «quattro euro» per sapere cosa farà un senatore al prossimo passaggio in Senato: in questo modo, però, blindate tutti i provvedimenti del Governo!); soprattutto - dicevo - è una situazione di gravePag. 29difficoltà perché non si affrontano i problemi strutturali del Paese, che in questo decreto sono totalmente assenti.
Per non parlare, poi, signor Presidente, di una questione fondamentale che riguarda il modo di stare insieme. Da una parte, vengono infatti stanziati 140 milioni di euro per celebrare i centocinquant'anni dell'unità d'Italia; è sintomatico: 140 milioni di euro! Forse servono questi soldi per tenere unita l'attuale compagine di centrosinistra per la celebrazione del centocinquantesimo dell'unità d'Italia, dal momento che non vi sono le condizioni politiche perché su questo vi sia una celebrazione adeguata. Dall'altra, vengono stanziati 25 milioni di euro in favore delle cosiddette «zone di confine» con le regioni a statuto speciale. Ritenete davvero di poter tenere insieme un Paese con 25 milioni di euro, senza affrontare il nodo delle riforme, del federalismo fiscale, di un patto di solidarietà diverso fra le zone con maggiore produzione e le altre, che meritano sostegno in vista di un percorso di rilancio e di sviluppo? Credete davvero che in questo modo vi sia una possibilità concreta di immaginare un futuro adeguato per il nostro Paese?
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALBERTO GIORGETTI. Concludo, Presidente.
Noi riteniamo che l'unica strada sia oggi quella di prendere atto rapidamente della situazione: Alleanza nazionale condurrà dunque una dura opposizione per fare in modo che i prossimi provvedimenti vengano migliorati, ma anche per fare in modo che il Governo si presenti al Paese con tutte le sue difficoltà e le sue debolezze e vada rapidamente a casa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, oltre a costituire un serio pericolo per la nostra economia, questo Governo è anche una squadra di guastatori: di guastatori della Costituzione e di guastatori delle prerogative del Parlamento. Con questa operazione, infatti, con quest'ennesima fiducia (la ventiduesima: lo ricordo agli italiani e ai colleghi di quest'Aula), il disegno è proprio questo: far approvare il decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria da questo ramo del Parlamento, senza aggiungere una sola virgola rispetto a come esso è stato inviato dal Senato, dove - attraverso tutta una serie di operazioni e di pagamenti dei vari senatori più o meno dissidenti - è stato costruito un testo per la dissipazione di 7 miliardi di euro.
Questi, uniti ai 7-8 miliardi di euro previsti dal decreto n. 81 del 2007, formano una cifra di 15 miliardi di euro, i quali vengono sperperati a dispetto di tutta una serie di obiettivi che voi stessi della maggioranza avevate indicato non solo nel programma, ma tra gli aspetti prioritari per la vostra azione di Governo.
Mi riferisco, naturalmente, al fatto che avete dimenticato tranquillamente la diminuzione della pressione fiscale e la diminuzione del debito pubblico, che costituiva uno dei punti in cima ai pensieri vostri - ma solo ai pensieri - e del sempre sorridente ed irridente Prodi.
Avete inoltre dimenticato, naturalmente, lo sviluppo economico - principalmente quello del Mezzogiorno -, perché avete letteralmente sottratto - «rubato» - al Fondo per le aree sottosviluppate un miliardo e 100 milioni di euro da destinare agli «amici degli amici», a tutti quelli che, secondo voi, vi hanno votato ma non vi voteranno più (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e a quelli che, secondo voi, potrebbero ancora votarvi nel momento in cui andrete a fare lo change les dames per il «nuovo» che si avvicina (e quando dico: «il nuovo che si avvicina», sapete a chi mi riferisco, e sapete che mi riferisco al vostro nuovo Partito Democratico ed al suo capo).
Dico guastatori, signor Presidente - e mi rivolgo anche a lei -, perché le prerogative del Parlamento, con questa azionePag. 30di Governo e con questa maggioranza, vengono letteralmente messe sotto i piedi: non ci è stato consentito, infatti, di discutere su un solo emendamento in Commissione, mentre il provvedimento è stato portato tutto in Aula. Ci è stato anche chiesto di diminuire il numero degli emendamenti presentati e noi lo abbiamo fatto, ma, ciò nonostante, avete proceduto - attraverso il buon e coraggioso Chiti - a porre nuovamente la questione di fiducia.
Ma il bello è che gli italiani debbono sapere che in questo ramo del Parlamento vi sono ottantotto voti di differenza: non siamo al Senato, qui non avete bisogno di senatori a vita per portare avanti i vostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! In quest'Aula avete ottantotto deputati in più!
Forse gli italiani non sanno che, all'interno di tale maggioranza, vi è una sfilza di deputati - o di gruppetti - che sono scontenti del decreto in esame, i quali avevano presentato tutta una serie di emendamenti che voi non avete voluto portare in Aula, perché il voto su quegli emendamenti della maggioranza avrebbe potuto crearvi qualche problema.
Avete, allora, accontentato il gruppetto dei Verdi attraverso le misure relative al biodiesel e le questioni attinenti all'isola di Pantelleria, ed avete chiuso il «pacchettino» per farlo tornare all'esame del Senato. Questa Camera, infatti, legifera perché il Senato ci dice che questo provvedimento deve tornare entro martedì al Senato e non se ne parla, quindi, di discuterlo: bisogna approvarlo a scatola chiusa! Avete inventato - e di ciò vi ringraziamo, dal momento che avete precorso i tempi - il monocameralismo perfetto.
Ve ne infischiate della Camera dei deputati e tenete duro solo al Senato, per tenere in vita - lo dico anche letteralmente - i senatori a vita per la vostra maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Facciamo, allora, un passo indietro, perché finalmente bisogna mettere in chiaro tutta una serie di questioni che sono legate anche alla vostra demagogia ed al vostro modo di fare politica - adesso che siete al Governo -, modo che avete sempre criticato negli anni stando alla finestra, ma che più non volete criticare ora.
Faccio un esempio banalissimo, legato alla concezione che voi avete della legge finanziaria e del decreto fiscale collegato, il quale rappresenta il cuore della legge finanziaria stessa.
Il Ministro Padoa Schioppa - che non è un politico, bensì un tecnico - ha puntato il dito, dopo la legge finanziaria dello scorso anno, sul Parlamento, sui deputati e sul fatto che la sessione di bilancio, la legge finanziaria o i decreti collegati non erano altro che un assalto alla diligenza per accontentare i vari gruppetti, associazioni, deputati.
Allora ci invitò a riformare la sessione di bilancio, facendoci svolgere audizioni e perdere tempo inutilmente - in questo ramo del Parlamento come al Senato - per riformare la sessione di bilancio, ma non se ne è fatto nulla. Sapete che cosa conteneva il decreto fiscale alla nostra attenzione all'articolo...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Leone. Vorrei invitare, per favore, i deputati a mantenere un comportamento che ci consenta di ascoltare chi interviene. Lo ho già fatto altre volte, ma rinnovo ora tale invito. Grazie.
ANTONIO LEONE. La ringrazio signor Presidente, almeno da questo punto di vista ci tiene in equilibrio... dicevo... mi ha fatto anche perdere il filo!
PRESIDENTE. L'ho fatto apposta!
ANTONIO LEONE. Padoa Schioppa, non essendo un politico, ma solo un tecnico, ha pensato bene di puntare il dito contro i parlamentari e contro il Parlamento, a proposito dell'assalto alla diligenza. Sapete cosa ha pensato di fare? Nella versione del presente decreto-legge che ha portato in Consiglio dei Ministri, vi era una «normetta» (l'articolo 26), che prevedeva una integrazione di spesa di 50Pag. 31milioni di euro a favore della Biblioteca europea di Milano. Non troviamo più questa previsione nel testo del decreto-legge in conversione perché in Consiglio dei Ministri gli hanno consigliato di sopprimerla: ma sapete perché glielo hanno detto? Per pudore! Infatti, sapete chi è il direttore di quella biblioteca che avrebbe avuto 50 milioni di euro, e che non è ancora detto che non avrà? Il fratello di Padoa Schioppa! Questo è uno degli «amici degli amici», che voi volete accontentare con queste operazioni e attraverso queste dazioni...
Una voce dai banchi del gruppo di Forza Italia: Vergogna!
ANTONIO LEONE. ... ebbene, attraverso queste dazioni pensate di riconquistare la fiducia degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia )!
Quindi, visto che non ci viene dato modo di legiferare, il nostro compito deve essere quello di smascherarvi e di far capire alla gente - per chi ancora non l'avesse capito - che voi predicate bene e razzolate male. Continuate a fare i moralisti e non siete moralisti, per non aggiungere altro! Continuate, continuate a fare una politica slegata dal territorio, una politica che non è sostanziale, ma virtuale! Avete creato un ulteriore vulnus tra il popolo italiano, le istituzioni e il Parlamento. È questo quanto, con la nostra azione, noi dobbiamo sventare. Quindi, una volta per tutte, ben venga l'antipolitica! Guardate il paradosso: voi state cavalcando e avete cavalcato anche l'antipolitica, contro voi stessi e contro di noi. Non è in quel modo, con la demagogia, che potete agire: a parole, e poi nei fatti fate quanto vi ho testé dimostrato; continuate a perseguire una politica che ha bisogno dell'antipolitica per essere smascherata.
Noi, attraverso il Presidente Berlusconi, abbiamo invece pensato di creare un soggetto politico che persegua un'azione ben precisa. Sapete quale? Quella di fare politica attraverso l'antipolitica, per smascherarvi una volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) e per far sì che gli italiani abbiano finalmente sotto gli occhi un quadro preciso di quello che siete. Per quanti ancora non lo avessero capito, glielo faremo capire noi! Continueremo a fare il nostro dovere dentro e fuori quest'Aula, per proseguire sul nostro cammino che è quello di far sì che le chiacchiere, le demagogie e il teatrino della politica vengano finalmente messi da parte.
Avevo dimenticato anche un'altra questione che vorrei ricordarvi: questa volta avete ulteriormente fatto un po' i «birichini». Infatti, il vostro Capo dello Stato...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Ma per favore!
ANTONIO LEONE. ...vi ha detto che non dovete abusare della questione di fiducia. Ve ne siete infischiati del Capo dello Stato! Continuate a farlo senza pudore e senza vergogna. Continueremo, attraverso la nostra azione politica, a proseguire in questa azione di risanamento anche mentale nei vostri confronti e continueremo a fare ciò che più ci compete. Continueremo a smascherarvi per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei dire che il Capo dello Stato è il Capo di tutti gli italiani, non il «nostro» Capo dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!
Signor Presidente, voglio annunciare non solo il voto fiduciario favorevole da parte dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo con riferimento alla conversione di questo decreto-legge, ma in generale la fiducia convinta nei confronti del Governo presieduto da Romano Prodi, per lo sforzo del Presidente del Consiglio, che assicura - in un tempo difficile - una guida al nostro Paese. Non vorrei che gli italiani che ci ascoltano pensassero che viviamo in un paese illiberale, che impedisce all'opposizione...
PRESIDENTE. Per favore, invito ancora una volta l'Assemblea a consentire l'ascolto degli interventi.
ANTONELLO SORO. Non vorrei che gli italiani pensassero che viviamo in un Paese illiberale, che impedisce all'opposizione di esprimere opinioni e proposte. Sul provvedimento al nostro esame maggioranza e opposizione si confrontano da quasi due mesi; il Senato ha esaminato diverse centinaia di emendamenti e la Camera, solo nella discussione sulle linee generali in Assemblea, ha registrato oltre quaranta interventi. In questi giorni l'opposizione ha proposto oltre cinquecento emendamenti il cui esame, per effetto di un Regolamento anacronistico, estraneo alle forme organizzative di qualunque altra assemblea legislativa, avrebbe impedito la conversione in tempo utile di un decreto-legge che per sua natura è urgente e per la materia in esso trattata è strettamente connesso con la legge finanziaria e con la complessa manovra economica in corso.
Tale manovra non è stata generata nelle ultime ore e non può essere sconvolta senza produrre effetti sui conti, sugli equilibri della finanza pubblica e anche, nel contempo, sulla vita del Governo. Non solo per questa ragione annunciamo il nostro voto favorevole e condividiamo la scelta di porre la questione di fiducia sul disegno di legge di conversione in discussione, ma anche perché si tratta di un provvedimento che fornisce risposte positive a domande importanti, inietta fiducia e trasferisce risorse in aree sociali e territoriali che ne hanno bisogno, come osservato dai colleghi della maggioranza. Il testo normativo in discussione prevede un impegno robusto per il sistema dei trasporti, a partire dalle metropolitane delle principali città italiane e stanzia quasi 2 miliardi di euro per le forze più deboli della società italiana, i cosiddetti incapienti, ossia i cittadini più poveri e bisognosi, che non avrebbero apprezzato la decisione - che ci veniva chiesto di assumere - di mettere in gioco l'impianto del decreto-legge che deve essere convertito in legge. Il provvedimento stabilisce, inoltre, un risarcimento per i cittadini danneggiati dalle trasfusioni e per le vittime del dovere e della criminalità organizzata, nonché un impegno straordinario per l'edilizia abitativa che, coordinato con le risorse presenti nel disegno di legge finanziaria, si traduce in uno straordinario piano casa, come non si vedeva da tanti anni nel nostro Paese.
Ai colleghi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia che hanno segnalato tutte le questioni che non vengono affrontate nel decreto-legge, a partire dalla sicurezza, potrei dire che farebbero bene a leggere il disegno di legge finanziaria, cui anche questo testo è collegato, per sapere quale sforzo opera il Governo in materia di sicurezza. Analogamente, potrei chiedere loro qual è stato il contributo fornito negli anni del Governo Berlusconi per svuotare le poste di bilancio della sicurezza. Su questo terreno non si fa demagogia perché si tratta di un interesse che è più importante della facile battuta in Parlamento! All'onorevole Leone potrei rispondere che spesso in questi giorni abbiamo visto rigorosi difensori dei conti pubblici di mattina, diventare di pomeriggio estensori di pesanti emendamenti di spesa!
Tuttavia, vorrei sottolineare un altro aspetto che mi pare più importante. Ho ascoltato fare affermazioni terribili sul voto di fiducia; il voto di fiducia, sulle leggi considerate irrinunciabili dal Governo, non è un istituto liberticida, è un presidio di governabilità presente nell'ordinamento repubblicano di cui si avvalgono tutti i Governi. Ricordo solo che il Governo Berlusconi ha approvato le ultime tre leggi finanziarie della sua esperienza governativa con un voto di fiducia in entrambe le Camere, e che nei cinque anni di Governo Berlusconi, nonostante il largo margine numerico di cui godeva l'allora maggioranza, la questione di fiducia è stata posta per quarantasei volte. Noi, allora, non ci siamo scandalizzati e non ci scandalizziamo tuttora perché la manovra finanziaria e la sessione di bilancio segnano il profilo di un Governo e traducono, più di ogni altra occasione, la politica economica del Paese.
Questa manovra è in discussione da molti mesi, in quanto la sessione di bilancio è troppo lunga e la discussione sui tempi di approvazione delle leggi finanziarie non rappresenta una novità. Il carattere ripetitivo con cui da anni sosteniamo ciò non evoca solo la categoria delle banalità, ma anche, purtroppo, la categoria dell'incapacità del nostro sistema di effettuare delle riforme, la quale costituisce il vero problema intorno a cui ci si deve confrontare.
In Italia la sessione di bilancio dura tre mesi, ma, se si considerano la fase istruttoria del Governo e il Documento di programmazione economico-finanziaria, la sessione dura sei mesi: esattamente il triplo - ma forse ancora di più - rispetto alle altre democrazie con cui siamo in competizione sia nel campo economico, sia in tutti gli altri rapporti.
È sufficiente ricordare che quando è partita la complessa manovra finanziaria di cui discutiamo in questi giorni un barile di petrolio costava intorno ai 66 dollari, mentre ora oscilla intorno ai 100 dollari; che i prodotti finanziari più ambiti e più d'avanguardia in quel periodo oggi rappresentano uno dei pericoli maggiori per il sistema finanziario globale e rendono pericolosi i mercati finanziari del mondo; che in Francia si registrava un periodo di declino, quando Chirac sembrava far arretrare il suo Paese dalla centralità politica del passato, ma in sei mesi si è restituita a quella democrazia una centralità nello scacchiere internazionale di cui non avevamo proprio immagine.
Quindi, l'economia e la politica cambiano velocemente. Gli altri poteri reagiscono ai cambiamenti in modo rapido ed efficiente e parlano il linguaggio del XXI secolo, mentre le nostre istituzioni sono bloccate e perdono ogni giorno capacità decisoria. Ciò a causa della frammentazione politica e della permanenza di un'architettura barocca, figlia di altri tempi; inoltre, la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica svolgono le stesse funzioni, l'Aula parlamentare spesso è ridotta ad un «vuotificio» e i Regolamenti sono incomprensibili per i cittadini comuni. Tutto ciò rende più deboli la nostra democrazia e la politica ed impedisce a tutti i Governi di svolgere per intero il loro dovere e di portare a termine il loro programma.
Mai come in questa circostanza si misura la dissociazione tra i problemi della società italiana, delle forze dell'economia, del lavoro, delle famiglie, dei cittadini e delle imprese e le istituzioni della nostra democrazia e dall'organizzazione complessiva entro cui ci muoviamo.
Mai come in questa circostanza possiamo rendere comprensibile a chi ci ascolta cosa significa realizzare le riforme nel nostro Paese, quali siano il bisogno e l'emergenza principale del Paese e come sia impossibile sviluppare una buona politica e dare forza alla nostra capacità di rappresentare gli italiani senza le riforme, di cui avvertiamo da molti anni la necessità.
Nella settimana passata in Italia si sono verificati episodi molto importanti. È accaduto che la maggioranza del centrodestra ha perso al Senato una prova decisiva; che i senatori del centrosinistra, voto su voto, hanno battuto una strategia ossessivamente perseguita dallo schieramento di opposizione, ovvero una strategia di blocco muscolare privo di politica, fatto e giocato per intero dal leader dello schieramento del centrodestra in una maratona telefonica, in cui impegnava i senatori della maggioranza a spostarsi non sulla base di una proposta politica, ma su un terreno estraneo all'onesta e corretta dialettica parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
Quel voto ha sancito che non esistono alternative politiche al Governo guidato da Romano Prodi e che è giusto aprire una fase nuova per le riforme del nostro Paese.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANTONELLO SORO. Quel voto, signor Presidente, ha sconvolto in profondità la configurazione del centrodestra nel nostro Paese. Osserviamo con rispetto il dispiegarsi di un nuovo corso e di una nuova fase politica, in cui il principale partito diPag. 34opposizione riconosce il bisogno di riformare la legge elettorale e, insieme, di rifondare il proprio orizzonte politico ed istituzionale...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANTONELLO SORO. Concludo, signor Presidente, manifestando rispetto e attenzione a tale processo, ma anche dicendo all'onorevole Berlusconi, sommessamente, che il dibattito e il confronto si svilupperanno, nei prossimi mesi, con tutti i protagonisti della politica italiana, nei tempi e nei luoghi della nostra democrazia, dove nessuno ha titolo di privilegio per dettare l'agenda e fissare i limiti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi con ripresa televisiva diretta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà, per un minuto.
MARIO PEPE. Signor Presidente del Consiglio, stasera lei infligge a questo Parlamento l'ultima mortificazione. Il suo Governo legislatore, con i suoi decreti-legge e i suoi decreti legislativi, ha trasformato questo Parlamento in un guscio vuoto, escludendolo dal processo di formazione delle leggi. Il decreto-legge in esame distribuisce il cosiddetto tesoretto, che non nasce dalla lotta all'evasione fiscale. Quest'ultima si fa in decenni: passano decenni dal momento in cui il maresciallo della Guardia di finanza bussa alla casa dell'evasore, fino alla decisione della commissione di terzo grado!
PRESIDENTE. Deve concludere...
MARIO PEPE. Oggi, la commissione di terzo grado sta decidendo in merito a violazioni di norme di legge che non sono più in vigore: la decisione, pertanto, arriva quando l'evasore è morto, o quando è fallito o è scappato!
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego....
MARIO PEPE. Signor Presidente, questo tesoretto costa lacrime e sangue alle imprese, che hanno visto complicata la loro vita... (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il suo intervento è concluso, la ringrazio.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione avrà inizio alle ore 19,55, sospendo la seduta, che riprenderà a tale ora con la chiama.
La seduta, sospesa alle 19,35, è ripresa alle 19,55.