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Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1817 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2008) (Approvato dal Senato) (A.C. 3256-A) (ore 9,08).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3256-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3256 sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 88 e 89 del Regolamento, i seguenti ordini del giorno che riproducono il contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili per estraneità di materia in Commissione, ovvero aventi ad oggetto argomenti palesemente estranei al provvedimento in esame: Porfidia n. 9/3256/19, in materia di separazione tra esercizio del servizio di trasporto e gestione delle relative reti; Misiti n. 9/3256/23, riguardante l'individuazione di una sede della ScuolaPag. 2superiore della magistratura nel distretto meridionale; Proietti Cosimi n. 9/3256/33, relativo alla realizzazione di nuovi centri di permanenza temporanea; Tessitore n. 9/3256/77, volto ad escludere l'Unione accademica nazionale dall'elenco degli enti inutili; Ruta n. 9/3256/79, volto ad includere la Fondazione per l'istruzione agraria di Perugia e la relativa azienda agraria nell'Università di Perugia; Nicco n. 9/3256/118, concernente le modalità di erogazione del TFR ai dipendenti di determinati enti; Trupia n. 9/3256/135, in materia di organizzazione dei corsi per l'abilitazione all'insegnamento; Scotto n. 9/3256/143, relativo alla convocazione della seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari (ai sensi dell'articolo 122, comma 1 del Regolamento in quanto accolto in Commissione); Lomaglio n. 9/3256/149, volto ad istituire alcuni nuovi parchi nazionali; Mellano n. 9/3256/169, relativo alla durata dei corsi tenuti dalle scuole di specializzazione per le professioni legali; Castellani n. 9/3256/198, volto ad inserire la categoria dei medici specialisti in anestesia e rianimazione nelle categorie dei lavoratori usuranti; Tremaglia n. 9/3256/232, relativo ad una convocazione di una Conferenza per il Nord Africa; Murgia n. 9/3256/235, relativo allo svolgimento di corsi di scienza dell'amministrazione a Nuoro; Rositani n. 9/3256/242, concernente il Polo universitario Jonico; Antinucci n. 9/3256/262, volto a riconoscere la possibilità per le società SOA di continuare ad avvalersi di prestazioni esterne per la promozione commerciale; Delfino n. 9/3256/271, relativo alla violazione di normative in campo radiotelevisivo; Affronti n. 9/3256/286, volto a riconoscere le cure termali al personale delle Forze armate che abbia subito lesioni per causa di servizio; Mazzoni n. 9/3256/301, relativo ai pubblici dipendenti iscritti all'albo degli avvocati; Campa n. 9/3256/339, relativo alla dirigenza scolastica; Gregorio Fontana n. 9/3256/361, volto all'istituzione, presso il Tribunale di Bergamo, della sezione staccata di Treviglio; Gardini n. 9/3256/365, concernente la non applicazione dei benefici della legge Gozzini ai detenuti per reati sessuali; Mistrello Destro n. 9/3256/372, relativo alle commissioni per l'assegnazione di prestazioni di invalidità; Nan n. 9/3256/374, riguardante la ratifica del nuovo Trattato UE; Palumbo n. 9/3256/376, volto ad estendere a tutto il personale medico i benefici previdenziali per i lavori usuranti.
L'onorevole Barani ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Cirino Pomicino n. 9/3256/167, di cui è cofirmatario.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3256/167 a prima firma del presidente Cirino Pomicino, sottoscritto anche da me e da altri colleghi.
Si tratta di un ordine del giorno che interessa gli enti locali, molto caldeggiato, signor sottosegretario, dall'ANCI. Con l'attuale finanziaria verrebbe abrogato il comma 6 dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che prevede la riscossione coattiva dei tributi e delle altre entrate di spettanza di province e di comuni, effettuato sia in proprio sia attraverso il servizio gestore di riscossione.
Signor sottosegretario, le amministrazioni locali si troverebbero improvvisamente nell'impossibilità di riscuotere i tributi e per la loro riscossione si dovrebbe attivare la procedura dell'ordinario diritto civile, cioè si dovrebbero promuovere delle cause civili, con tutto il tempo che ovviamente ci vuole per una causa civile, senza pensare alle conseguenze e agli effetti negativi sia sulla magistratura civile sia sugli enti locali.
Signor Presidente, secondo i firmatari di questo ordine del giorno, tra cui vi sono non solo deputati del nostro gruppo ma anche Fabris dei Popolari-Udeur, Garavaglia della Lega e Crosetto di Forza Italia, con quella disposizione della finanziaria verrebbero 20 a mancare per gli enti locali sostanzialmente buona parte delle entrate, senza prevederne la copertura.
Non essendoci, quindi, forme di copertura finanziaria a favore delle autonomie locali, improvvisamente private di strumenti essenziali per garantire il mantenimento dei servizi erogati alla collettività ePag. 3in presenza di un brusco calo di entrate proprie, esse dovrebbero finanziarsi altrimenti o ridurre le prove prestazioni, in ogni caso con nuovi e non coperti oneri finanziari. Quindi si può rendere conto, signor Sottosegretario, che l'accoglimento di questo ordine del giorno sarebbe un atto di compensazione per l'abrogazione del comma 6 dell'articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446; quindi con tale ordine del giorno impegniamo il Governo ad adottare ogni provvedimento attuativo ed interpretativo diretto a prevedere che la riscossione delle entrate delle autonomie locali, comuni e province, continui attraverso gli strumenti giuridici attualmente esistenti, in modo da assicurare l'efficacia, l'efficienza e l'economicità dell'azione amministrativa.
PRESIDENTE. Il deputato Picchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/379.
GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, lo scopo dell'ordine del giorno che ho presentato è quello di far sì che il Governo si impegni per la salvaguardia del centro storico di Firenze.
Premetto che noi condividiamo la necessità di promuovere il trasporto pubblico locale, quindi siamo d'accordo con la norma che in finanziaria stanzia dei fondi per aiutare il comune di Firenze a realizzare un sistema di linee tranviarie. Ciò su cui concordiamo meno, e pertanto invitiamo il Governo ad intervenire per utilizzare le proprie prerogative costituzionali di protezione del patrimonio storico artistico, è sul percorso che questa linea tranviaria dovrebbe avere.
Siamo, infatti, di fronte ad un caso di assoluto scempio dal punto di vista storico-artistico.
Una delle linee che il Governo va a finanziare dovrebbe transitare a pochissimi metri dal Battistero di Firenze e dal Duomo. Per chi non lo sapesse, il Battistero di Firenze ha circa mille anni e vi fu battezzato Dante: questo treno metropolitano, della lunghezza di 32 metri e del peso di oltre 40 tonnellate, dovrebbe passare a meno di tre metri di distanza dalla porta del buon Lorenzo Ghiberti, che mai si sarebbe sognato di vedersi un treno passare accanto alla propria porta quando seicento anni fa ne scolpì le porte bronzee! Ricordo, inoltre, che il centro storico di Firenze fu il primo sito italiano nel 1982 a diventare patrimonio mondiale dell'umanità e che il 17 dicembre ricorre il venticinquesimo anniversario dell'entrata di tale centro storico entrò tra i siti UNESCO.
Ritengo che far passare un treno di 32 metri di lunghezza e 40 tonnellate di peso accanto ad un monumento di oltre mille anni sia quantomeno uno scempio, non solo dal punto di vista estetico, ma soprattutto della stabilità dei monumenti stessi. Occorre considerare, altresì, che il percorso che dovrebbe effettuare questo treno metropolitano di superficie non passa solo accanto al Battistero e al Duomo, ma rischia anche lo spostamento della colonna di San Zanobi che è una tradizione esistente a Firenze dal 429 d.C. Ritengo che sia veramente indescrivibile rischiare di spostare un monumento a cui sono molto legati i fiorentini e che sta là per tradizione da 1600 anni.
Pertanto, quello che chiediamo al Governo non è la non realizzazione della tranvie, anzi, noi siamo favorevoli al trasporto pubblico locale che, lo ribadiamo ancora una volta, riteniamo importante per la tutela della salute dei cittadini e, soprattutto, per la fruibilità dell'accesso al centro storico di Firenze, motivo per cui condividiamo fortemente la finalità dell'amministrazione comunale di pedonalizzare la piazza del Duomo di Firenze; ciò che chiediamo al Governo è di utilizzare le proprie prerogative e, soprattutto considerando che va a finanziare parte di questa opera, chiediamo di utilizzare i propri poteri per discutere con l'amministrazione comunale e istituire una moratoria per ripensare all'opportunità di far passare questo treno metropolitano accanto al Duomo di Firenze. Oltretutto, la tranvie, oltre che accanto al Battistero e al Duomo, passerebbe davanti a palazzo Medici Riccardi, sede della prefettura e al conventoPag. 4di San Marco, dove sono gli affreschi del Beato Angelico. Per cui è un percorso estremamente delicato.
Pertanto chiediamo al Governo che si impegni per una moratoria sulla realizzazione di questa tranvie ed anche per concordare...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GUGLIELMO PICCHI. ...con l'amministrazione di Firenze la possibilità di un percorso alternativo, perché rovinare un patrimonio mondiale dell'umanità è un fatto grave e credo che questo Governo non dovrebbe assumersi la responsabilità di un tale finanziamento.
PRESIDENTE. Il deputato D'Ulizia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/186.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci tenevo ad illustrare il mio ordine del giorno n. 9/3256/186 perché, come sappiamo, nella finanziaria si prevede lo svolgimento della Conferenza nazionale sulla responsabilità sociale delle imprese e, quindi, sul bilancio sociale delle stesse.
Ritengo che le imprese debbano svolgere due funzioni: una è quella di produrre reddito per realizzare un profitto e l'altra, nella realizzazione di tale azione e attività economica, dovrebbe essere quella di produrre un utile sociale in termini occupazionali e di prodotti e servizi quanto più rispondenti ai canoni della sicurezza. In tal modo esse assolverebbero anche un'opera socialmente utile ed eticamente apprezzabile.
Posso affermare che quelle che più di altre realizzano tali obiettivi sono le imprese cooperative. Infatti, se considerassimo la funzione delle cooperative edilizie, ad esempio, ci accorgeremmo come laddove esistano complessi cooperativi il prezzo delle case sia più contenuto e si riesca a fornire un prodotto più sicuro e più rispondente alle esigenze. Lo stesso può essere sostenuto a proposito delle cooperative sociali: esse realizzano una funzione sia di mutualità interna sia, soprattutto, di mutualità esterna, introducendo nel mercato del lavoro soggetti diversamente abili che altrimenti non potrebbero partecipare all'attività produttiva e sentirsi utili.
Per tutte queste ragioni ritengo che il bilancio sociale possa essere meglio interpretato e introdotto nel nostro sistema sulla base delle esperienze e delle dimostrazioni empiriche svolte dalle cooperative sociali, che in fondo sono delle imprese sociali.
Per i motivi che ho appena illustrato, signor sottosegretario, signor Presidente e onorevoli colleghi, chiediamo nell'ordine del giorno che ho presentato innanzitutto che il Governo sia adoperi, per quanto gli sia possibile nelle ristrettezze del bilancio, per mettere a disposizione delle organizzazioni cooperative le risorse necessarie per implementare il bilancio sociale, come richiede la legge finanziaria, dal momento che il movimento cooperativo ha accumulato esperienza e know-how che gli permettono di meglio porre il loro servizio a disposizione del complesso delle altre imprese.
In sintesi, avviandomi alla conclusione, voglio affermare che dobbiamo guardare alla funzione anticiclica esercitata dal movimento cooperativo, soprattutto attraverso le proprie imprese, perché sempre più spesso il nostro Paese ricade in crisi macroeconomiche che lo spingono a produrre un reddito che risente delle atmosfere internazionali. Abbiamo bisogno di un sistema che cerchi di riequilibrare (se non di riprendere) i fenomeni e le prassi della crescita.
Il sistema cooperativo, ormai anche a livello accademico, è capace di inserire funzioni anticicliche: dove l'imprenditore «normale» non riesce a produrre e a conservare posti di lavoro, e quindi a creare ricchezza, il movimento cooperativo riesce invece, per la sua peculiarità e per la sua capacità di stare sul mercato, a recuperare e a innescare una funzione anticiclica rispetto alla perdita di reddito e di posti di lavoro che subiscono le imprese orientate al profitto. Ciò è statoPag. 5dimostrato negli ultimi cinque anni, ove le imprese cooperative hanno esercitato tale funzione riuscendo a non mandare il Paese in recessione.
PRESIDENTE. Deputato D'Ulizia, concluda.
LUCIANO D'ULIZIA. Concludo, Presidente. Abbiamo presentato tale ordine del giorno per sottolineare gli aspetti che ho appena ricordato. Spero che il sottosegretario e il Governo vorranno accoglierlo.
PRESIDENTE. Il deputato Patarino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/201.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, nella seduta del 3 agosto 2006 presentai un'interpellanza urgente per portare all'attenzione di questa Camera una questione relativa ad una tragedia verificatasi in provincia di Taranto, precisamente a Castellaneta, comune di mia residenza, nel lontano febbraio del 1985. Si trattava del crollo di un palazzo in cui avevano perso la vita trentaquattro persone. Ritenni opportuno investire il Parlamento di tale disastrosa vicenda, in quanto dopo quel luttuoso evento (che aveva avuto larghissima eco sulla stampa e nelle televisioni italiane e straniere per diversi giorni, suscitando ovunque sentimenti di commozione e dolore, attestati di solidarietà e assicurazioni da parte di alti esponenti di istituzioni circa interventi e aiuti a favore dei superstiti e dei familiari delle vittime) non era stato fatto nulla in oltre 20 anni, determinando sconforto e sfiducia non solo tra le famiglie colpite, ma in tutta la comunità cittadina.
In quell'occasione, il Governo, rappresentato dal sottosegretario Pajno, che si dichiarò d'accordo sull'opportunità di prendere a cuore la questione, garantì di impegnarsi concretamente perché in tempi brevi fossero date le risposte più giuste e avanzò anche alcune proposte. Come si può ben capire, da allora ad oggi, oltre alle buone intenzioni e a qualche lodevole, ma infruttuoso, tentativo del sottosegretario Pajno, la situazione per i familiari delle vittime non ha subito alcuna modifica in positivo. Per tali ragioni, ho presentato l'ordine del giorno in esame, con la speranza che il Governo lo accetti.
PRESIDENTE. Il deputato Filippi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/58.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, illustro il mio ordine del giorno n. 9/3256/58, perché ritengo possa essere accettato per più di un motivo. Anzitutto, perché crea vantaggi immediati alle casse dell'erario e, nel contempo, può creare vantaggi al contribuente, che potrebbe vedere al proprio interno bilanci più veritieri e più attinenti alla realtà economica del proprio patrimonio. Un altro importante motivo per accettare l'ordine del giorno che sto illustrando è la spinta che, se fosse appunto accettato, potrebbe dare al settore immobiliare. Infatti, se il predetto settore decolla e riesce ad invertire il trend attuale, potrebbe rappresentare la linfa, creare l'effetto domino e tirare anche gli altri settori dell'economia. In un momento di difficoltà, crisi e grande perplessità dei mercati, ritengo che dare spinta al settore immobiliare possa essere una delle medicine e una delle ricette importanti per uscire quanto prima da questa crisi. Un ulteriore motivo è che, dando trasparenza e precisione ai dati contabili, vi è un'incentivazione a non creare del nero, a non andare in una direzione dove, invece, si è incentivati eventualmente all'evasione fiscale e, considerato che questo Governo (Commenti)... Signor Presidente, capisco...
PRESIDENTE. Ha ragione assolutamente.
ALBERTO FILIPPI. Mi sembra che quest'Aula assomigli più al quarto d'ora di ricreazione dell'asilo nido, piuttosto che ad un'Assemblea parlamentare!
PRESIDENTE. Accolgo la sua sollecitazione, deputato Filippi, ma eviti i commenti. Invito, per favore, ad evitare conversazioniPag. 6 in generale, ed in particolare vicino a chi parla e al banco del Governo. Per favore, chiedo di allontanarsi dal banco del Governo! Chiedo, per favore, di allontanarsi dal banco del Governo!
Prego, deputato Filippi, prosegua il suo intervento.
ALBERTO FILIPPI. La ringrazio, signor Presidente. È il giudizio del Governo che mi preme conoscere, per capire se verrà accolto o no questo ordine del giorno. Ritengo infatti che uno dei buoni motivi perché debba essere accolto sia che esso va incontro ad una trasparenza, ad un'incentivazione, appunto, ad evitare l'evasione fiscale. Chiedo quindi, in buona sostanza, di ripetere quanto è proposto dalla legge n. 448 del 2001. Chiedo pertanto che vi sia una rideterminazione del valore di acquisto dei terreni agricoli ed edificabili, una rivalutazione per le aree edificabili, per quanto riguarda le persone fisiche e le persone giuridiche. Si tratta del famoso 4 per cento che consentiva comunque, come ho detto in precedenza, di fare immediatamente cassa e che, constatata anche l'esiguità della percentuale, incentivava comunque il contribuente a rivalutare i propri beni, perché il prezzo che si sarebbe dovuto pagare per tale rivalutazione - quindi, in direzione di un bilancio con patrimoni reali e veri anche sulla carta, oltre che nella sostanza - era comunque di buonsenso, non metteva in difficoltà e, anzi, poteva offrire una opportunità al privato in un secondo momento, in quanto al momento della vendita il bene era già rivalutato e quindi la differenza tra il costo di vendita e il costo di rivalutazione sarebbe stata chiaramente inferiore e quindi avrebbe subito, successivamente, una tassazione inferiore. Per questa serie di motivi chiedo pertanto che il mio ordine del giorno sia accettato dal Governo e possa essere approvato dall'Assemblea.
PRESIDENTE. Il deputato Baiamonte ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/344.
GIACOMO BAIAMONTE. Signori del Governo, è da ieri che Telethon ha iniziato una raccolta di fondi per incrementare la ricerca sulle malattie neurodegenerative. Tra queste ultime vi sono proprio alcune patologie rare molto serie. Proprio su questo argomento noi, con l'ordine del giorno n. 9/3256/344, chiediamo attenzione al Governo. Oggi, nell'ambito delle classificazioni delle patologie rare, le tipologie di tali malattie vengono differenziate in classi o gruppi. In base a tale classificazione, che incide sulla totale o parziale rimborsabilità delle cure, si è venuta a creare una vera e propria discriminazione tra chi è affetto dalle diverse forme di malattia rara. Invitiamo pertanto il Governo ad attivare un processo di parificazione della classificazione di tutte le malattie rare, in modo da provvedere ai bisogni di chi è affetto da tali malattie, senza far distinzione di classe o gruppo di appartenenza e ad abolire la diversità di accesso alle cure necessarie per tali malattie.
Signori del Governo, ma non siete voi che nel 1998, con la legge n. 229, avete detto che il Servizio sanitario deve essere equo ed egualitario nel nostro Paese?
Quindi noi invitiamo il Governo a porre attenzione su questo argomento che ovviamente coinvolge anche la ricerca. Voi, aumentate in maniera demagogica, dal 5 al 10 per cento, i Fondi per la ricerca proprio nel disegno di legge finanziaria, dicendo che lo fate per i giovani ricercatori: ma smettiamola, signori del Governo! Ripeto ancora che ieri, sul Corriere della sera, è stato pubblicato un articolo, a pagina 26, che afferma che il ricercatore Porro, un italiano che in Italia guadagna 1.200 euro al mese, non trova fondi per la propria ricerca. Ebbene tale ricercatore nel 2008 andrà all'università di Losanna dove percepirà uno stipendio mensile di 3.500 euro ed otterrà un finanziamento integrale per la sua ricerca ed uno dei suoi superiori dell'università di Bologna, il genetista Giovanni Perini, dice di non poter far nulla per trattenerlo. Ci rendiamo conto di quali siano gli intendimenti di questo Governo e del Paese sulla ricerca,Pag. 7sulle malattie rare e su problemi seri su cui oggi il cittadino in italiano si dibatte?
Non parliamo, poi, del sistema dei trapianti d'organo: avete destinato soltanto 700 mila euro per tutti i centri di trapianti d'Italia! Ma scherziamo? Il centro nazionale trapianti, che dovrebbe avere, grazie all'informatizzazione, le liste di attesa e quindi esaudire le ricerche dei poveri ammalati che aspettano un organo, non viene agevolato per niente! Settecentomila euro per i centri di trapianti di tutto il Paese: ci rendiamo conto - e vi rendete conto - di come prendete in giro gli italiani, destinando piccole cifre a pioggia senza risolvere i problemi in maniera certa e sicura? Poi, lo ripeto, affermate che il servizio sanitario è equo ed egualitario! Smettiamola di prendere in giro i cittadini italiani! Ve ne dovete rendere conto! Perché non avete dato attuazione alle deleghe che la legge sui trapianti d'organo ha previsto proprio per sovvenzionare il centro nazionale trapianti ed istituire le liste d'attesa? Perché non avete sovvenzionato la modalità di donazione degli organi tramite il silenzio-assenso? Dovevate destinare fondi a tale scopo con decreti attuativi e non lo avete fatto: continuate a prendere in giro gli italiani! Speriamo che oggi, almeno, accettiate...
PRESIDENTE. Deputato Baiamonte, concluda.
GIACOMO BAIAMONTE. ...l'ordine del giorno a mia firma n. 9/3256/344 sulle malattie rare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il deputato Marinello ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/397.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente poiché col voto di fiducia siamo stati di fatto scippati della possibilità di dare il nostro fattivo contributo alla legge finanziaria dello Stato (quando parlo del nostro contributo mi riferisco, evidentemente, non soltanto all'opposizione, ma anche ai colleghi della maggioranza), eccoci di fronte al rito degli ordini del giorno, con la speranza, signor Presidente, che quelli accettati o accolti come raccomandazione dal Governo poi abbiano un seguito. Lo dico anche perché - mi consenta questa piccola digressione - a dire la verità, in questo anno e mezzo di legislatura, abbiamo notato come molto spesso il Governo, dal punto di vista dell'esecuzione o della disponibilità a rendere effettivi i risultati degli ordini del giorno approvati, non abbia dato gran prova.
Per entrare nel merito del tema, richiamo l'attenzione sul mio ordine del giorno n. 9/3256/397: esso non tratta di problemi di interesse generale, ma di un problema, a nostro avviso, importantissimo per lo sviluppo della Sicilia e, in particolare, per lo sviluppo infrastrutturale. Questo ordine del giorno parla infatti di viabilità, perché con esso si vuole dare un segnale concreto per le grandi infrastrutture, in particolare nel tratto sud-occidentale e sud-orientale della Sicilia.
Si tratta di predisporre finanziamenti concreti o comunque di iniziare l'iter per verificare la reale possibilità di chiudere l'anello autostradale in Sicilia. Si tratta, per noi, di un fatto estremamente importante per lo sviluppo, non soltanto dell'isola, ma anche dell'intero Paese.
Sappiamo che il Mezzogiorno in Italia è caratterizzato, rispetto al resto del Paese, da un vero e proprio gap infrastrutturale. Notiamo, tra l'altro, che molto spesso le somme stanziate per il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS) vengono saccheggiate per usi e destinazioni assolutamente impropri. Abbiamo assistito quest'anno allo scippo dei fondi stanziati sia dalla legge finanziaria approvata lo scorso anno, sia dalle leggi finanziarie future per quanto riguarda il credito di imposta. Diamo almeno dei segnali concreti nelle regioni meridionali - in questo caso, in particolare alla Sicilia - per quanto riguarda la grande viabilità e le infrastrutture essenziali. Colgo anche l'occasione, signor Presidente, per illustrare altri tre ordini delPag. 8giorno, dal momento che non saranno illustrati dai colleghi deputati rispettivi firmatari.
L'ordine del giorno Licastro Scardino n. 9/3256/126 è volto a incentivare gli impianti di teleriscaldamento per ambienti a destinazione agricola, precisamente con l'emissione di certificati verdi e di norme agevolative. L'ordine del giorno Grimaldi n. 9/3256/67 concerne i tagli di cattedre nella scuola. Si tratta di un ordine del giorno alquanto composito, in quanto non soltanto mira ad evitare un arretramento della scuola pubblica, ma è altresì volto a promuovere una sorta di riqualificazione dei professori cosiddetti «in esubero» ed un rafforzamento del sistema di sostegno, che negli ultimi mesi abbiamo notato essere particolarmente in affanno, anche per le scelte del vostro Governo.
Da ultimo, illustro brevemente l'ordine del giorno Misuraca n. 9/3256/66, di cui sono cofirmatario, il quale tratta un tema essenziale: i concorsi nel settore pubblico. Infatti, ben a ragione bisogna provvedere alla stabilizzazione dei precari dappertutto, sia nel settore privato, sia ovviamente nel settore pubblico. Occorre stabilizzare i precari e dare loro delle certezze, ma è altresì necessario ribadire un principio: nelle pubbliche amministrazioni si viene assunti tramite concorso. A tal fine questo ordine del giorno tende ad avviare una serie di verifiche ed un serio piano triennale delle assunzioni, per accertare le possibili reali disponibilità nei vari settori della pubblica amministrazione e per ribadire la necessità di procedere alle assunzioni dei vincitori di concorso e dei candidati risultati idonei nelle procedure concorsuali già espletate nei vari settori della pubblica amministrazione, i quali a tutt'oggi continuano ad attendere di essere chiamati in servizio. Grave sarebbe, infatti, signor Presidente, se si procedesse semplicemente in maniera unidirezionale con la stabilizzazione dei precari...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ... mentre riguardo a quanti hanno sostenuto e superato i concorsi - quindi, per quanto riguarda il merito - si segnasse una battuta di arresto.
PRESIDENTE. Il deputato Astore ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/6.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi scuso nuovamente nel riportare in quest'Aula la tragedia del terremoto nel Molise. Quando avvengono simili tragedie, spesso poi ce le buttiamo alle nostre spalle, ci laviamo la coscienza con la dimenticanza. Ma, a testa alta, oggi devo nuovamente denunciare un'ingiustizia perpetrata dal disegno di legge finanziaria in danno delle popolazioni del Molise e della Puglia. È il sesto Natale - mi rivolgo ai signori sottosegretari - che 2.400 persone trascorrono fuori dalla propria casa, allocati in villaggi provvisori. Non ricorderò le vittime e non farò risuonare le emozioni in quest'Aula, ma ritengo di ringraziare tutti coloro che hanno fatto il proprio dovere. Il terremoto che ha colpito il Molise e la Puglia è diventato oggi un problema di ordine etico.
Chiediamo al Governo accertamenti sull'uso dei fondi, ma chiediamo anche che i fondi stessi non possano essere erogati solo perché nel Governo è presente un ministro molisano, oppure addirittura allocarli su un certo capitolo: deve trattarsi infatti di un capitolo di solidarietà nazionale. Una tragedia, infatti, appartiene a tutti: l'offesa più grave che ho ascoltato in questi giorni - a parte l'indifferenza, signor Presidente - è l'affermazione per cui si tratterebbe di una tragedia di ordine locale. Onorevoli colleghi, credo sia necessario ricordare le parole con cui l'ex Presidente della Repubblica Ciampi aveva richiamato il Parlamento ed il popolo italiano affermando che quella tragedia è colpa di tutti noi, al di là delle responsabilità di ordine penale.
Nella legge finanziaria vi è l'assenza totale della sistemazione del gravoso problema, già denunciato in un ordine del giorno dello scorso anno, dei tributi e contributi nella mia regione e nella vicinaPag. 9Puglia, mentre c'è la presenza di numerosi cadeaux ad altri parlamentari; credo perciò che quella in esame sia una richiesta giusta, che il Governo deve assolutamente esaudire.
Dal 1o gennaio un dipendente, pubblico o privato, del Molise sarà costretto a restituire, in virtù di numerose ordinanze (ben 12, tra il Governo Berlusconi e il Governo Prodi, che si sono accavallate e hanno confuso la materia), circa 600 euro, su uno stipendio di 1.000-1.100 euro. Ritengo che questa materia vada affrontata, come giustamente è stata affrontata la situazione dell'Umbria e, l'anno scorso, quella di Catania. Sulle tragedie, infatti, non è possibile fare delle graduatorie, definendole di serie A o serie B, o legarle - ed è ancora peggio, essendo un'offesa alla dignità dei molisani - alla presenza di un deputato, di sei deputati, di dieci deputati o di venti deputati.
E che dire dell'abbattimento? Vogliamo restituire, ma vogliamo restituire con gli stessi abbattimenti dei tributi e dei contributi che sono stati riconosciuti ad altre regioni. Ecco perché crediamo, con l'ordine del giorno in esame, cari sottosegretari, che si possa ancora riparare all'assenza, in questa finanziaria, di un articolo specifico sui tributi e sui contributi. C'è il potere di ordinanza, ma c'è anche un'ultima occasione: il decreto «milleproroghe». Mi risponderete che ci vogliono i fondi. Di fronte alle tragedie credo che il Governo debba essere più sensibile: infatti, siamo qui a dare risposte ai cittadini più deboli, perché il cittadino diventa debole di fronte a una tragedia e a una calamità così grande, come quelle che hanno vissuto alcune popolazioni.
La richiesta contenuta nell'ordine del giorno in esame è quindi molto semplice: si vuole restituire con l'abbattimento, si vuole restituire con una larga dilazione, ma è importante utilizzare questa esperienza del terremoto del Molise e della Puglia meditando anche, come Governo e come Parlamento, sulla necessità di una legge quadro, che modifichi la legge n. 225 del 1992...
PRESIDENTE. La invito a concludere
GIUSEPPE ASTORE. Mi rivolgo alla sua sensibilità, signor Presidente, che è stato da noi e che ci ha dato molta solidarietà: bisogna fissare - e me ne farò promotore, spero insieme al Governo - i diritti dei deboli. Quando ci sono le tragedie, non è possibile affidare le soluzioni al peso politico di una parte politica, al peso politico del numero dei parlamentari.
PRESIDENTE. La invito a concludere
GIUSEPPE ASTORE. Questi diritti devono essere assolutamente assicurati alla popolazione che è più debole. Dunque, in quest'area povera abbiamo bisogno...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore: è oltre il suo tempo, la prego.
GIUSEPPE ASTORE. È il sesto Natale che questa gente passa fuori di casa: abbiamo bisogno non di pietà, ma di diritti, da questo Parlamento.
PRESIDENTE. Il deputato Di Virgilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/357.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, illustro il mio ordine del giorno n. 9/3256/357, sottoscritto anche dai colleghi di Forza Italia della Commissione Affari sociali, relativo a un argomento che tocca gli anziani, molte famiglie e i giovani di oggi che saranno anziani domani. Nell'indifferenza totale del Governo, che non ascolta né i nostri ordini del giorno né quelli della maggioranza - è un teatrino, quello degli ordini del giorno - noi abbiamo la speranza che ci ascoltino molti cittadini e che possano giudicare come questo Governo, per le questioni più importanti, non risponda alle attese. Mi riferisco al Fondo per la non autosufficienza. Voglio fornire soltanto alcuni numeri: in Italia, oggi, circa il 19 per cento della popolazione ha più di sessantacinque anni; nel 2030 sarà il 27 per cento e nel 2050 il 33,4 per cento: vale a dire che traPag. 10pochi anni 14 milioni di persone avranno sessantacinque anni. Questo incremento dell'età, a cui tutti aspiriamo, comporta, a volte, il peggioramento delle condizioni di salute, per una serie di patologie degenerative invalidanti per cui, a un certo punto, si diventa dipendenti dagli altri.
Le famiglie di contro, in questo periodo, le avete rese sempre più fragili, sia economicamente che psicologicamente. Su queste famiglie grava il peso, il carico - non soltanto psicologico, ma anche economico, perché vi è una notevole necessità di assistenza - per quello che lo Stato non fa. In tale prospettiva, devono essere considerate a buon diritto, accanto alle strutture formali di assistenza, quali gli ospedali e i presidi territoriali, non adatte a risolvere questo tipo di problema, anche le strutture informali, come quelle assicurate dall'ottimo volontariato, che in Italia è una perla che voi sottovalutate, nonché le stesse famiglie dei malati, opportunamente sostenute.
Ebbene, signor Presidente, se non riusciamo a spezzare, a invertire questa spirale di emarginazione delle persone anziane non autosufficienti, favorendo la crescita e la diffusione dell'accoglienza e della solidarietà, veramente saremo un Paese non del terzo, ma del quarto mondo. Si pensi, inoltre, alla platea dei disabili, che superano il 5 per cento della popolazione italiana e che dipendono strettamente da una persona o, quando questa fortunatamente c'è, dalla propria famiglia.
A queste esigenze voi rispondete aumentando il Fondo per la non autosufficienza di 100 milioni per il 2008 e di 200 milioni per il 2009. Signori del Governo, è ridicolo, è una presa in giro degli italiani: cosa volete dare, con 13 euro in più, alla platea attuale di circa due milioni e mezzo di non autosufficienti? Dividendo lo stanziamento per questo numero, si tratta di 13,3 euro al mese per queste persone e le famiglie che le sostengono: è ridicolo, è veramente assurdo, e i cittadini devono saperlo. Cosa volete dare, quando nei LEA non sono previste, ad esempio, le protesi dentarie? Quando questi anziani, se disgraziatamente vanno nelle residenze sanitario-assistenziali perché non possono essere tenuti in famiglia, devono pagare una parte della quota? Cosa volete che acquistino con gli altri titoli che non sono previsti dai livelli essenziali di assistenza? Come volete attuare l'assistenza domiciliare integrale (perché questi anziani devono poter restare quando possibile, speriamo il più possibile, all'interno delle proprie famiglie)?
Con questo ordine del giorno chiediamo un aumento notevole di questo Fondo attraverso un piano triennale - comprendiamo le difficoltà economiche - in modo che si possa raggiungere un livello minimo per attuare effettivamente il Fondo stesso, che si aggira intorno ai 3 miliardi di euro. Cosa volete che ci facciamo con 200 milioni di euro, che vanno ad incrementare l'attuale possibilità e l'attuale prestazione? È assurdo, è ridicolo, è impensabile, e noi vogliamo veramente che si dia una risposta concreta. Non potete illudere queste famiglie, non potete illudere questi milioni di cittadini, dandogli soltanto un contentino. Dovete dire loro: guardate, noi vi diamo 13 euro al mese, vedete voi cosa potete farci. E allora vedrete che la risposta, ancora una volta, sarà negativa nei vostri confronti, che parlate bene ma razzolate malissimo.
Nella legge presentata dall'attuale maggioranza era previsto un incremento di questa cifra ricorrendo alla tassa di scopo. Avete avuto paura di mettere un'ulteriore tassa; il nostro progetto di legge prevede invece un'assicurazione obbligatoria, che corrisponde alla rinuncia ad una pizza al mese, ma assicurandoci in un futuro, se fossimo in quelle condizioni, un'assistenza adeguata, che vada incontro veramente alle attese delle famiglie e dei cittadini.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/103.
LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/3256/103 parte da una considerazione della realtà, non della fantasia, cui invece purtroppo siamo abituati,Pag. 11 soprattutto negli ultimi due anni. La realtà ci dice che lo Stato spende rispettivamente 6.116 euro per ogni bambino alle materne, 7.366 euro per ogni alunno alle primarie, 7.688 euro per ogni alunno alle medie e 8.108 euro per ogni studente delle superiori, mentre per gli studenti che frequentano le scuole paritarie si spendono 584 euro per le materne, 866 euro per le primarie, 106 euro per le medie e 51 euro per le superiori. Un differenziale sconcertante, se lo consideriamo nelle singole voci. Dunque, 8.108 euro per ogni studente delle superiori nelle scuole pubbliche statali, 51 euro nelle scuole pubbliche non statali.
Tutti abbiamo letto i risultati delle indagini internazionali e abbiamo appreso come venga valutata l'istruzione e la competenza degli alunni delle nostre scuole. Sappiamo che la qualità dell'istruzione non consente agli studenti italiani di primeggiare in tutta Europa. Preso atto della mancanza d'istruzione, e del differenziale, incivile in una nazione democratica, come quello cui mi sono riferito, degli investimenti pubblici nelle scuole pubbliche, invitiamo il Governo a intervenire pesantemente in questa direzione, e quindi, da un lato, a mantenere la libertà di educazione e di espressione, garantita dalle norme costituzionali, e, dall'altro, a prendere atto dell'attuale situazione, senza battute ironiche né nascondimenti.
Inoltre, in ultima analisi invitiamo l'Esecutivo ad applicare il criterio indicato sia dal Governo precedente sia da quello attuale per liberalizzare, in altre parole ad attribuire alle famiglie la facoltà di poter scegliere liberamente, cosicché sia possibile mettere in competizione lo stesso prodotto fornito da categorie ed enti diversi, in modo tale da poter anche diminuire i costi e aumentare la qualità generale dell'istruzione.
Ritornare al merito anche nell'istruzione non solo rappresenta la strada per evitare le indegne statistiche internazionali nei confronti dell'istituzione scolastica nazionale - ciò rappresenterebbe comunque un risultato già positivo - ma anche per conferire piena libertà di scelta alle famiglie e, nello stesso tempo, per far emergere le capacità dei nostri studenti.
Posso capire che tutto ciò non interessi alla maggioranza, ma mi preoccupa molto il fatto che tutto ciò non interessi per nulla al Governo. Infatti, tale atteggiamento non solo entra in contraddizione con il principio di libertà e con i molti, troppi discorsi sul merito dei nostri studenti e dei nostri talenti, non solo rappresenta una grave disattenzione nei confronti della spesa pubblica, ma fa anche aumentare il divario straordinario tra la legislazione italiana, in questa materia, e quella dei Paesi europei.
Inoltre, se si discute di merito, ma non si vogliono introdurre strumenti che lo facciano emergere, almeno nella scuola italiana, evidentemente non ci resta che prendere atto che è un altro l'interesse che ci sta a cuore. Non si tratta di quello degli studenti, soprattutto di quelli meno abbienti, che potrebbero avere dei vantaggi da queste misure, come accade in tutto il mondo, bensì dell'interesse esclusivo di alcuni sindacati che, da questo punto di vista, non hanno alcuna volontà e passione per far sì che nel nostro Paese la qualità dell'insegnamento, oltre che il merito degli studenti, possa emergere.
Davanti a questa grave emergenza educativa, di primaria grandezza, di cui tutti abbiamo parlato sui quotidiani, e ancora oggi parliamo ogni volta che accade un episodio di bullismo, il nostro atteggiamento è quello del sarto davanti a un vestito completamente liso: mettiamo una toppa all'ultimo momento, ma non cerchiamo affatto di risolvere il problema.
Su questa vicenda si chiede di guardare all'Europa, ma invece di guardare in quella direzione, purtroppo, guardiamo esclusivamente al consiglio di gabinetto che sta a Palazzo Chigi.
PRESIDENTE. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/3256/406.
NICOLA BONO. Signor Presidente, l'ordine del giorno a mia firma n. 9/3256/406 tentaPag. 12 di porre riparo ad un'annosa questione, più volte trattata all'interno del Parlamento, ma che finora ha trovato solo parziale soluzione. Mi riferisco al tema dei tributi sospesi in seguito al terremoto del 13 dicembre 1990 che colpì le province di Siracusa, Ragusa e Catania, determinando una conseguente condizione socio-economica che a suo tempo impose la sospensione della riscossione dei tributi per tre esercizi.
Successivamente, nel 2002, venne varata una norma - la legge 27 dicembre 2002, n. 289, articolo 9, comma 17 - che consentì di definire i tributi sospesi con il pagamento di un'imposta pari al 10 per cento di quella originaria. Quella norma di sanatoria è stata riaperta con il cosiddetto decreto «milleproroghe» (decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, convertito dalla legge 26 febbraio 2007, n. 17), ma con una piccola differenza: è stato stabilito che si dovevano definire i tributi sospesi pagando, invece del 10 per cento, il 30 per cento. I colleghi comprenderanno che si creava una distorsione costituzionalmente rilevante tra contribuenti che avevano la medesima fattispecie tributaria e la medesima obbligazione tributaria.
A fronte di tale anomala posizione della legge, da oltre un anno stiamo tentando di definire la questione riconducendo alla percentuale originaria l'entità dell'imposta da versare per definire gli anni sospesi. In Commissione Bilancio, nel corso dell'esame della legge finanziaria, eravamo riusciti a definire un emendamento - che il relatore di maggioranza aveva proposto, e che era stato approvato all'unanimità - con cui si individuava un percorso, rinviando la scadenza, ormai imminente, del 31 dicembre 2007 al 31 marzo 2008 e, contemporaneamente, stabilendo la riduzione dell'imposta da versare dal 30 al 10 per cento, uniformandola alla norma originaria.
Il Governo, contravvenendo a tutte le prassi consolidate in materia, violando le più elementari regole del rispetto del Parlamento, stravolgendo il normale rapporto di collegamento tra Camera e Governo (ricordo ogni tanto in quest'Assemblea che, direi purtroppo, ma siamo ancora una Repubblica parlamentare, non una Repubblica presidenziale e, quindi, il Governo deve seguire le indicazioni del Parlamento), per la prima volta da quando io abbia possibilità di ricordare, nel predisporre gli emendamenti su cui ha posto la fiducia, ha omesso di inserire questa misura, che avrebbe dato una soluzione definitiva ad un'annosa questione.
Vorrei ricordare, ad ulteriore conferma della validità della tesi di procedere all'accoglimento di tale proposta, che, nel frattempo, il 27 giugno 2007 è stata emanata dalla Corte di cassazione una sentenza, la n. 20641, con la quale si stabilisce il principio in base al quale tutti i contribuenti delle province di Siracusa, Ragusa e Catania, in ordine ai tributi degli esercizi relativi agli anni 1990, 1991 e 1992, devono essere obbligati al versamento del 10 per cento. Pertanto, chi ha versato in misura maggiore ha diritto al rimborso. Il paradosso dell'attuale normativa...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA BONO. Sto concludendo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
NICOLA BONO. Le chiedo solo pochi secondi per completare la riflessione. Come dicevo, il paradosso dell'attuale normativa è che, se non si modifica il 30 per cento con il 10 per cento, si avrà il versamento del 30 per cento e il diritto al rimborso pari alla differenza tra il 30 e il 10 per cento. Ciò creerebbe soltanto un'enorme ed ingiustificata proliferazione del contenzioso tributario.
Pertanto, prego il Governo di accogliere il mio ordine del giorno n. 9/3256/406 e di inserire questo tema nel prossimo provvedimento in corso di elaborazione, il cosiddetto decreto «mille proroghe» di fine anno.