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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 3257-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, di solito si inizia un intervento cercando di convincere chi ascolta che chi parla, naturalmente,Pag. 152 ha ragione. Tuttavia, oggi chi ci ascolta da casa, signor Presidente, è già convinto. Infatti, moltissimi di costoro domani saranno a Milano per manifestare contro questo Governo.
Quindi, vorrei iniziare con un invito, signor Presidente. Ieri, il mio collega della Lega Nord Garavaglia aveva invitato a Milano proprio il premier Prodi - un po' assonnato, signor Presidente - a venire a Milano a manifestare. Oggi, invitiamo lei, signor Presidente Bertinotti. Si unisca anche lei domani in corteo con noi e venga manifestare contro il suo Governo, la sua maggioranza e contro se stesso, per il bene di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
La Lega Nord Padania e il nord, signor Presidente, non possono che essere contrari al disegno di legge di bilancio al nostro esame. Quindi, entriamo nel merito e forniamo alcune spiegazioni su tale nostra importante contrarietà.
Il nord è contrario perché il provvedimento in esame, composto di tre articoli, che non hanno nemmeno filo logico tra loro, rappresenta la confusione, il caos illogico, unico comune denominatore alla base della vostra unione.
Il nord, signor Presidente, è contrario perché per la venticinquesima volta arriva alle Camere la fiducia. È una fiducia cieca data al Governo, che inevitabilmente rappresenta una sfiducia palese nell'istituzione che qui tutti noi rappresentiamo.
Il nord, signor Presidente, è contrario perché questo è il provvedimento con il quale dovrebbe essere disegnata ed attuata la strategia economica del nostro Paese. Invece, rappresenta un elenco delle singole tattiche, che in gergo chiamiamo «marchette», delle troppe anime che compongono la vostra maggioranza.
Il nord è contrario, signor Presidente, perché il testo aggiunto dalla Camera a quello approvato dal Senato non prevede tagli, come tanto auspicato, ma spese per ben 3,3 miliardi di euro.
Il nord è contrario perché invece di avvicinarvi al federalismo fiscale, andate sempre in direzione opposta, togliendo risorse agli enti locali. Verranno meno infatti l'8,58 per cento dei trasferimenti fino ad oggi dovuti ai comuni, ben 609 milioni di euro.
Il nord è contrario perché i componenti della maggioranza in Commissione hanno offerto uno spettacolo indegno: file interminabili e continue di deputati come se fossero al self service della finanziaria, diventata quasi un fast food da cui approvvigionarsi. Peccato però poi che alla cassa, a pagare ci debba passare sempre il contribuente: proprio così, il contribuente. Sempre più palesemente si crea, anche con questo provvedimento, un concetto di contribuente di serie «A» e di contribuente di serie B. Infatti, il mondo delle partite IVA ancora una volta è discriminato e perseguitato. Fin dal primo comma dell'articolo 1, per voi il lavoro è esclusivamente dipendente. Ma che fine hanno fatto gli artigiani, gli imprenditori, il mondo delle partite IVA, l'esercito dei professionisti? Non rappresentano forse anch'essi il mondo del lavoro?
Nel seguito del provvedimento la discriminazione continua: crescono infatti le tasse per le partite IVA, aumentando la base imponibile; del resto, limitate la deduzione degli interessi passivi. C'è un continuo allontanamento del bilancio fiscale da quello civile; la teoria del doppio binario, che dovrebbe essere quanto più contenuta possibile, sta invece esasperando la propria dimensione. Ancora, mentre passa il concetto - lodevole del resto - della detrazione ICI sulla prima casa per le persone fisiche, per le persone giuridiche vale invece sempre il contrario. Mentre fino ad oggi l'ICI poteva essere dedotta dalla base imponibile IRAP, da domani non sarà più possibile. In tal modo non solo non ci sarà uno sgravio, ma addirittura una doppia imposizione.
Gli studi di settore, inoltre, da voi continuano ad essere interpretati ed usati non come uno strumento, come sempre dite, di accertamento fiscale, ma come una vera e propria minimum tax. Il problema è che all'inizio dell'anno chi poi dovrà rispettarli non avrà nemmeno il «piacere», se così si può dire, di sapere quanto valgono. Ciò, contro ogni regola di equitàPag. 153e di giustizia della norma tributaria, contro quello Statuto del contribuente che continuamente, e colposamente, da voi è derogato.
Vorrei anche spiegare come usate questo strumento degli studi di settore. Si inizia l'anno e poi, in base alle esigenze di raccolta fiscale, si tarano gli studi di settore e gli indici di normalizzazione. Si ampliano, in base alle esigenze di cosiddetti «tesoretti», che poi andate a scoprire nel corso dell'esercizio, come se le attività economiche dalle quali prelevare fossero un pozzo illimitato dal quale attingere. Questo è scandaloso e ingiusto, Presidente. Almeno - e questa è una piccola consolazione - è «passato» in Commissione l'emendamento della Lega Nord, a firma mia, dell'onorevole Garavaglia e dell'onorevole Fugatti, che prevede un aiuto di tremila euro per le partite IVA che decidono di dotarsi di strumenti di videosorveglianza, considerato il grado di insicurezza ormai raggiunto dal nostro Paese. La Lega Nord ci ha messo, per così dire, una pezza, a questa finanziaria, e il problema è che il Paese, le pezze, però, dovrà abituarsi, come diciamo dalle mie parti, a portarle al fondoschiena.
Il nord è contrario a questa finanziaria anche perché, in mezzo al massacro delle piccole e medie imprese, dell'artigianato e dei giovani professionisti, voi aiuterete i top manager della pubblica amministrazione, con stipendi che arrivano al quadruplo di quelli di noi parlamentari. Il nord è dunque contrario a questo provvedimento, ma soprattutto è fortemente preoccupato. Anche oggi le pagine dei giornali riportano la situazione delle conseguenze economiche della vostra politica fiscale attuata nel 2007. Nel 2006 si era da tutti registrato un inizio di crescita e l'inizio di una fase espansiva dell'economia. Oggi, a un anno e mezzo di distanza, si registra il paradosso keynesiano per cui rallentano i consumi, rallenta la produzione e sale l'inflazione. Il PIL nel 2008, per il quale si era previsto una crescita dell'1,3 per cento, non oltrepasserà l'1 per cento.
In questo anno e mezzo di Governo della sinistra si è dimezzata la crescita del fatturato nazionale e questo è un dato, non è un'opinione! La questione è ancora più preoccupante se paragonata alla crescita del PIL degli altri Paesi; chi ci osserva da fuori, che sia in Europa (come il Commissario dell'Unione europea Almunia), o che sia negli Stati Uniti (come il Presidente Bush), è preoccupato e ci bacchetta. Il New York Times scrive che l'Italia, non solo è sempre più povera e meno competitiva, ma che addirittura è infelice.
Oscar Wilde diceva: «la felicità (...) è desiderare quello che si ha». Ecco perché il Paese è infelice: non desidera avere ciò che ha; il Paese, il Nord, anche domani a Milano, vi farà capire che non vuole avere più voi al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e della deputata Gardini)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, intervengo per esprimere la nostra disapprovazione e per preannunciare il nostro voto contrario sul provvedimento sul bilancio in esame e, in generale, a tutto ciò che è accaduto nella giornata odierna, con un intervento che riguarda sia il metodo sia il merito.
Per quel che riguarda il metodo, bisogna riscontrare che se è vero che ...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputata Capitanio Santolini, vorrei invitare l'Aula ad avere, in questa fase conclusiva dei nostri lavori, un'attenzione che consenta a tutti di fruire dei lavori medesimi.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, per quel che riguarda il metodo, dobbiamo registrare una sorta di inflazione del voto di fiducia - aumenta l'inflazione nel Paese, ma anche in quest'Aula - che in qualche modo preclude al Parlamento ogni possibilità di intervento e cancella la sua sovranità. Dato che ilPag. 154Presidente Napolitano l'anno scorso ha affermato che non avrebbe firmato una legge finanziaria composta di un solo articolo con centinaia di emendamenti, il testo è stato spacchettato in tre «pacchetti» comunque molto corposi e complicati; ci troviamo, dunque, in una situazione che va comunque sottolineata e denunciata.
Vengo ora rapidamente al merito. Era stato annunciato che il disegno di legge finanziaria e di bilancio che stiamo per votare, avrebbero costituito una manovra finanziaria leggera; mi pare, invece, che sia una manovra finanziaria in linea con tutte le leggi finanziarie degli ultimi anni, dal momento che vi è un bilancio con 16 miliardi di euro di extragettito, vi sono 8 miliardi di euro stanziati per il provvedimento sul welfare e non si sa di quanto aumenterà la spesa perché sui lavori usuranti ancora non è stata fatta chiarezza da parte di questo Governo.
Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Letta, quando era stato varato il disegno di legge finanziaria, aveva dichiarato che vi sarebbero state cento belle notizie per le famiglie italiane. Mi sono chiesta dove siano queste cento belle notizie. Certamente non si può sostenere che vi siano cento belle notizie per molti soggetti del Paese, per i cittadini, per le famiglie, per i lavoratori, per gli artigiani e certamente non ve ne sono per le famiglie! Vorrei davvero che domani vi fosse una pagina di giornale con cento belle notizie per il Paese e per le famiglie, ma non vi saranno, almeno per le famiglie normali, che noi riteniamo di dovere in qualche modo tutelare e difendere; non ce n'è neppure una di belle notizie! Considerato l'extragettito di 20 miliardi di euro, il family day, che è stata una straordinaria presentazione di famiglie che hanno semplicemente voluto proporsi in maniera positiva, e la conferenza di Firenze, che il Ministro Bindi ha fortemente voluto, credo che sia stata persa veramente una grande occasione.
Il famoso «tesoretto» è stato dilapidato e ciò è notorio ed è opinione diffusa anche di esperti, non solamente dell'opposizione. È stato dilapidato il tesoretto per aumentare la spesa, ma a Firenze, il Ministro Padoa Schioppa - lo ricordiamo tutti - aveva affermato che sarebbe stato meglio abbattere il debito perché ciò avrebbe aiutato i nostri figli in futuro, in quanto si sarebbero ritrovati con un debito inferiore e, quindi, avrebbe fatto indirettamente una politica familiare. A parte il fatto che non si tratta di una politica familiare, non si è realizzato neanche questo, perché non si è neanche abbattuto il debito!
Quindi, le promesse sono state tutte completamente disattese e il Presidente del Consiglio - che in questo momento sta chiacchierando felicemente, in quanto evidentemente questi aspetti non lo riguardano - aveva affermato che i due terzi del tesoretto sarebbero stati destinati alle famiglie e l'ha affermato quando il tesoretto non aveva l'entità che poi si è andata via via accumulando.
Mi domando, dunque, dove sia il senso di responsabilità del Governo. Il crollo demografico, il suicidio collettivo di questa società evidentemente non interessa l'Esecutivo. I nostri figli (quelli che nascono ora) tra qualche anno avranno sulle loro spalle otto adulti e non so come faranno a pagare le pensioni, la sanità e lo stato sociale, e in più avranno sulle spalle il famoso debito pubblico, che non è stato certamente abbassato con questa finanziaria. Si tratta di una grande occasione sprecata.
Sono state aumentate le spese, ma non per le famiglie. Le spese, infatti, sono state aumentate in mille rivoli, ma le famiglie non hanno avuto ciò che meritavano. So che il Ministro Bindi afferma che è stato adottato un provvedimento per le famiglie numerose e che dobbiamo riconoscerglielo. Tuttavia, voglio ricordare all'Esecutivo che le famiglie numerose sono lo 0,8 per cento dell'universo delle famiglie; ciò significa che il 99,2 per cento dell'universo delle famiglie è stato assolutamente tradito. Pertanto, non si può parlare di politiche familiari quando accanto alla parola «famiglie» si pone un aggettivo: povere, bisognose, numerose. Vi è sempre un aggettivo!Pag. 155
Noi vogliamo delle politiche per le famiglie, senza aggettivi che qualifichino e giustifichino gli interventi del Governo.
Non ci sono i soldi per gli autosufficienti, per i non autosufficienti, né per gli incapienti. Le famiglie italiane pagano un prezzo molto alto, ma anche dai banchi della maggioranza proviene una grande disapprovazione, sebbene abbiano votato la fiducia e voteranno questo bilancio. La lista delle mancanze del Governo, infatti, è stata assolutamente notevolissima e si potrebbe redigere in un lunghissimo elenco.
Chi mette al mondo i figli oggi investe nel futuro, contrariamente a quelli che non mettono al mondo i figli, che hanno a disposizione immediatamente dei soldi per soddisfare le loro aspettative di vita, mentre un padre di famiglia sostiene dei sacrifici e investe nel futuro. Non è possibile che si continui con questa disuguaglianza, iniquità ed ingiustizia, mentre si va avanti con pannicelli caldi.
La verità è che la finanziaria premia esclusivamente dei settori che hanno una capacità di pressione sul Governo: penso a Confindustria, ai sindacati e alla sinistra massimalista. Dunque, la finanziaria è stata misurata su queste forze e le famiglie che non hanno voce e capacità di interdizione, che non occupano le strade, i binari e non fanno nulla (perché svolgono il loro mestiere di famiglia) non siedono neppure ai tavoli della concertazione.
Per la prima volta, il Governo e lei, Presidente Prodi, non avete convocato il forum delle famiglie per parlare di finanziaria e del DPEF. Il Ministro D'Alema (che era in Aula fino a poco tempo fa) e il viceministro Visco sono stati i primi ad aprire una trattativa con il forum delle famiglie che da questo Esecutivo, invece, è stato completamente ignorato, in quanto non ha voluto nel modo più assoluto ricevere una forza che rappresenta milioni di famiglie.
Questa è una delle tante ragioni per cui noi siamo contrari ai disegni di legge bilancio e finanziaria ed esprimiamo il nostro totale dissenso (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Andrea Ricci. Ne ha facoltà.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, svolgo la dichiarazione di voto a nome di tutta l'Unione.
Il bilancio che ci accingiamo ad approvare presenta innanzitutto un'importante novità nel modo in cui esso è composto. Con il bilancio per il 2008 si è avviato un processo di ristrutturazione del bilancio che oggi può essere letto attraverso un esame delle funzioni della spesa e non più soltanto attraverso un esame dei centri di spesa.
In questo modo, si determina una maggiore trasparenza e una maggiore facilità di lettura, che ha consentito di migliorare la capacità di controllo parlamentare. Questo è un primo e significativo pezzo di un percorso di riforma delle procedure di formazione del bilancio dello Stato che il Governo ha voluto avviare e che dovrà proseguire nel prossimo futuro, anche attraverso la riconduzione della legge finanziaria alle sue originarie funzioni, evitando le storture e le distorsioni che anche in questa sessione di bilancio hanno caratterizzato il suo iter.
Passando al contenuto, il bilancio traduce in termini contabili il complesso della manovra di finanza pubblica per il 2008. Il primo risultato della manovra di finanza pubblica è il pieno rispetto degli impegni di rientro del deficit pubblico, concordati con l'Unione Europea.
Viene confermato, così, un percorso di risanamento, dopo gli anni pesanti e bui del precedente Governo, che avevano condotto le casse dello Stato a una situazione di disordine e di impennata del deficit e del debito pubblico.
La manovra di finanza pubblica che viene tradotta nel bilancio porterà a conseguire la riduzione dell'indebitamento netto per il 2008 al 2,2 per cento. Questo risultato positivo, in termini di risanamento finanziario, avviene nel quadro di una manovra che, per la prima volta dopo tanti anni, assume un carattere espansivo. Per la prima volta dopo tanti anni, laPag. 156manovra di finanza pubblica non toglie dalle tasche dei cittadini, ma finalmente dà qualcosa.
Se questo è stato possibile, il merito maggiore risiede nell'aumento delle entrate fiscali che si è verificato nel corso del 2007 e che, stando alle previsioni, si verificherà ancora nel corso del 2008. L'aumento delle entrate fiscali ha sicuramente una componente congiunturale di carattere ciclico, derivante dal fatto che il processo di crescita economica è ripreso ad aumentare, ma, accanto a ciò, vi è anche una componente di carattere strutturale, ascrivibile interamente all'azione efficace, svolta dalla maggioranza e dal Governo, per ampliare la base imponibile, attraverso la lotta all'evasione e all'elusione fiscale.
Questa azione ha consentito, nel corso di questa manovra finanziaria, di ridefinire anche aspetti importanti del nostro sistema fiscale. Voglio brevemente ricordare ciò che è contenuto nella manovra di finanza pubblica che abbiamo approvato: si prevede la riduzione della tassazione per il lavoro dipendente, destinando a uno specifico fondo le future maggiori entrate che si produrranno nel corso del 2008; si riduce, sin da subito, la tassazione sul TFR dei lavoratori dipendenti; si introduce un bonus di 1.200 euro annui per le famiglie numerose, con più di quattro figli a carico; si ampliano in maniera significativa le detrazioni dell'ICI per la prima casa; si avvia un processo di riforma della tassazione delle imprese, con la revisione dell'IRES e dell'IRAP, che produrrà benefici, in modo particolare, per le tante piccole e piccolissime imprese del nostro Paese.
Anche dal lato della spesa pubblica, grazie ai positivi risultati raggiunti dal lato della lotta all'evasione fiscale, riusciamo a produrre significativi incrementi, in particolare, dal lato delle spese in conto capitale.
Con questa manovra di finanza pubblica si rilancia un processo di investimenti pubblici, che nel corso degli anni precedenti si era bloccato e che era una delle cause del declino del nostro Paese:
investimenti in infrastrutture ferroviarie e stradali; investimenti di carattere ambientale, la riforma del trasporto pubblico locale, l'istituzione di un fondo per la manutenzione della rete idrica del Paese. Contemporaneamente, si trovano anche risorse per le spese correnti in campo sociale, per la sicurezza e la protezione civile, per il sistema formativo e per le politiche previdenziali e del lavoro.
Certo, la legge finanziaria in esame non risolve tutti i problemi aperti nel Paese. Nel 2007, come ho affermato, i conti pubblici sono tornati in ordine e l'economia ha ripreso a crescere. Tuttavia, i bisogni sociali del Paese, in particolare quelli della sua parte più debole (dei pensionati, dei giovani precari, delle donne, dei lavoratori e degli anziani) - lo sappiamo - rimangono in gran parte ancora da soddisfare.
È per questo motivo che l'auspicio e l'impegno di tutta la maggioranza e del Governo, per il 2008, devono indirizzarsi verso la costruzione di risposte efficaci, pronte e rapide per affrontare la crisi sociale e la sofferenza in cui versa una parte rilevante del Paese, quella più debole. Tuttavia, tale manovra e il bilancio che la certifica dal punto di vista contabile muovono alcuni primi e significativi passi in questa direzione ed è per tale ragione che essa avrà il consenso di tutta la maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, credo che nelle considerazioni dell'onorevole Andrea Ricci sia contenuta la sintesi di tutte le contraddizioni della maggioranza e l'inefficienza e l'inefficacia della legge finanziaria in esame: mi permetto di dire con simpatia all'onorevolePag. 157Andrea Ricci - avendo vissuto, insieme a lui e a molti altri colleghi della Commissione bilancio, anche l'esame di questa legge finanziaria - che probabilmente ha visto un film diverso rispetto alla realtà.
Parto dalle considerazioni di metodo: si è affermato che il centrosinistra ha mantenuto l'impegno per riformare gli strumenti della manovra di bilancio e ha condotto passaggi significativi per migliorare e razionalizzare la spesa. Il problema è che non abbiamo visto tali passaggi. Se guardiamo alla riqualificazione attorno alle missioni e agli obiettivi - questo deve essere l'elemento di maggiore trasparenza del bilancio -, affermiamo con chiarezza che non siete riusciti a raggiungere l'obiettivo.
La legge finanziaria in esame, nella sostanza, è composta da 1.199 commi (in assoluto, per estensione, la seconda della Repubblica dal punto di vista del testo normativo) e comporta significativi aumenti della spesa pubblica: onorevole Ricci, lo ha ammesso lo stesso Ministro Padoa Schioppa, affermando, qualche giorno fa, che si tratta di una legge finanziaria «di tregua». Non so per chi sia la tregua, cari colleghi: certamente non per le famiglie (alle quali faceva riferimento prima l'onorevole Capitanio Santolini), né per i dipendenti pubblici (che hanno annunciato una serie di scioperi a raffica), né per le forze dell'ordine (che hanno manifestato contro il Governo per diritti legittimi che riguardano gli aspetti contrattuali e l'attività sul territorio), né per tutti quei cittadini nei confronti dei quali, grazie a un intervento tardivo e inadeguato del Ministro dei trasporti - in merito alla famosa controversia con gli autotrasportatori - di fatto si è creato un grave danno in termini di crescita, di prodotto intero lordo e di disagi per il Paese, che provocherà effetti largamente superiori rispetto alla spesa di 50 milioni di euro ipotizzati per chiudere la vertenza.
È evidente, cari colleghi, che tale effetto determinerà un'ulteriore crescita delle bollette, delle tariffe e dei prezzi al consumo che le famiglie italiane devono quotidianamente pagare.
Il fatto che sia uscito dall'agenda del Governo - ciò è assolutamente evidente - il tema non più della quarta settimana, ma della terza settimana del mese, è sotto gli occhi di tutti.
Quello in esame è un disegno di legge finanziaria assolutamente inutile, che non determina le scelte strutturali di cui il Paese ha bisogno e che riguardano ovviamente i giovani, il mercato del lavoro, la capacità di formare in maniera adeguata la nuova classe dirigente, di incentivare i giovani sul tema della capacità di intraprendere, del rafforzamento delle potenzialità delle nuove generazioni, per poter realmente inserirsi nel mercato del lavoro e costruire una famiglia.
Alleanza Nazionale ha avanzato una serie di proposte, signor Presidente, e lo ha annunciato dall'inizio, prima ancora che voi ricorreste alla posizione della questione di fiducia.
Alleanza nazionale ha affermato di essere disponibile a ritirare tutti gli emendamenti proposti, mantenendo però quattro proposte, sulle quali si sono evidenziate tutte le contraddizioni del Governo: una di esse è una proposta forte, che attiene al tema delle politiche a sostegno della famiglia, ed è costituita dall'introduzione del quoziente familiare.
Abbiamo registrato due prese di posizione che dimostrano le contraddizioni dell'Esecutivo: la prima in sede di Commissione, dove il Governo si è pronunciato in modo contrario, ritenendo che si trattasse di un passo indietro, in termini complessivi e di crescita sociale, per la nostra comunità nazionale; l'onorevole Andrea Ricci stesso si è schierato in maniera molto chiara in quella sede, per sostenere che il quoziente familiare è una realtà che comunque non appartiene alla nostra cultura e che crea ulteriori discriminazioni nei confronti delle donne.
Noi rigettiamo questa idea e riteniamo che il quoziente familiare proposto dall'onorevole Meloni sia uno degli elementi cardine su cui costruire una nuova civiltà del rapporto e della presenza della famiglia all'interno della nostra comunità nazionale.Pag. 158
In questa stessa Aula, signor Presidente, abbiamo registrato le contraddizioni del Governo: il sottosegretario Grandi ha accettato un ordine del giorno dell'onorevole Meloni - di cui siamo certi che anche l'onorevole Bindi sia particolarmente soddisfatta, perché risponde alla logica delle mille questioni da lei più volte enunciate - in cui si afferma l'impegno del Governo, nel 2008, per realizzare l'introduzione del quoziente familiare.
È una contraddizione evidente, colleghi, all'interno di una maggioranza che dimostra tutta la sua debolezza, per la necessità di stare insieme grazie alla politica della spesa pubblica, non al controllo della spesa.
Il Ministro Padoa Schioppa - che mi auguro e ci auguriamo come gruppo parlamentare di Alleanza Nazionale sia dimissionario, dopo le vicende di oggi - ha affermato nei giorni scorsi che il disegno di legge finanziaria per il 2008 rallenta il controllo della spesa pubblica - noi affermiamo invece che lo aumenta in modo significativo - ma bisognerà agire nei prossimi due anni per raccogliere oltre e risparmiare 30 miliardi di euro sulla spesa pubblica; prima l'onorevole Andrea Ricci faceva riferimento al controllo della spesa.
Forse ci dimentichiamo il vecchio comma 507 della scorsa legge finanziaria, relativo agli accantonamenti dei vari Ministeri, che avrebbe dovuto rappresentare una fase significativa in termini di avanzamento, per il controllo della spesa, attorno alla «mitica» spending review (abbiamo imparato questo termine e lo ha imparato il Governo in sede anglosassone).
La spending review è stata immediatamente accantonata: si sono spartiti più tesoretti, in buona parte inesistenti, con gli oltre 12 miliardi di euro che sono stati destinati a microspese, per la necessità di pagare vari fondi - in particolar modo, alla sinistra massimalista, sempre determinante nell'attuale quadro politico - per pagare la necessità di evidenziazione all'interno delle statistiche ISTAT delle logiche legate al genere umano e quindi per portare avanti percorsi ideologici che hanno disperso quantità di risorse determinando una confusione applicativa e normativa che renderà la manovra finanziaria per il 2008 in buona misura inapplicabile.
È una «legge finanziaria manifesto», da cui gli italiani non avranno alcun vantaggio operativo e concreto per arrivare a fine mese, per pensare a un rilancio delle imprese, per pensare a una logica di sostegno anche ai settori più deboli della nostro territorio.
Due questioni abbiamo posto durante il dibattito: consideriamo indecente la disattenzione nei confronti delle aree svantaggiate, in particolar modo del Mezzogiorno, e il fatto che siano state sottratte ulteriori risorse destinate a quello che doveva essere il prestito d'onore e al credito di imposta. Questa legge finanziaria andrà a penalizzare ulteriormente il Mezzogiorno: altro che investimenti nelle infrastrutture e sulle potenzialità di sviluppo per una crescita significativa del nostro Paese! Le previsioni dell'OCSE dei giorni scorsi, cari colleghi, ci segnalano una revisione, una riduzione ulteriore della crescita per il nostro Paese. Difficilmente saranno realizzabili gli obiettivi di bilancio, dato che anche in questi avete operato una scelta di carattere ideologico.
Per quello che riguarda le entrate aggiuntive (articolo 1 del bilancio dello Stato), si prevede che dovranno essere destinate esclusivamente alle detrazione per i lavoratori dipendenti. Noi ovviamente siamo ben felici che i lavoratori dipendenti possano godere di detrazioni in più, ma riteniamo non accettabile la logica della discriminazione nei confronti di tutto il mondo del lavoro, delle libere professioni, delle piccole imprese, dell'industria, dell'artigianato e di tutti coloro che rappresentano a tutti gli effetti lo sviluppo e la crescita del prodotto interno lordo nazionale.
In questa logica, avevamo proposto una formulazione diversa che prevedeva di destinare risorse aggiuntive - questa è la scommessa - nei confronti della famiglia, intesa come sistema unico in grado ovviamente di rappresentare la cellula fondamentalePag. 159 della società, ma anche l'unità base valida per le nostre imprese e per crescere.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALBERTO GIORGETTI. Per tutte queste motivazioni di carattere metodologico e di merito e soprattutto pensando ovviamente a un Paese che ha bisogno di una scossa e di un energia diversa, annuncio il voto fortemente contrario di Alleanza Nazionale a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, siamo ormai arrivati agli sgoccioli di questa farsa, di questa finta legge finanziaria. «Tre questioni di fiducia al prezzo di una» è lo slogan che può vantare questo Governo. Abbiamo avuto tre questioni di fiducia che sono servite a tacere non l'opposizione, ma i mille rivoli che compongono questa maggioranza litigiosa e sgangherata. Abbiamo avuto tre questioni di fiducia per far continuare a sorridere il Presidente del Consiglio e per far continuare ad essere sempre più arrogante il Ministro dell'economia e delle finanze: un Ministro che, chiamato dal Parlamento, è venuto oggi in quest'Aula per parlarci della sua ulteriore brutta figura riguardo alla sconfitta sul caso del generale Speciale. Con la solita arroganza è venuto a dire: ma chi siete? Cosa volete? Non ho nulla da dirvi. Egli ha impiegato 30 secondi per illustrare un'informativa su un caso così delicato e grave che vede sconfitto il Ministro dell'economia e delle finanze, il Viceministro delle finanze e l'intero Governo; ma tant'è, ormai siamo abituati anche a questo. Abbiamo avuto tre questioni di fiducia che ci hanno inchiodato in quest'Aula a non fare nulla, a non fare niente, a non discutere di un solo emendamento, né delle questioni politiche più pregnanti che potevano esserci in questo disegno di legge finanziaria.
Però abbiamo discusso di errori tecnici, di somme sballate, di coperture sbagliate, di tabelle sconclusionate e scombinate. Siamo stati chiamati, attraverso la Commissione bilancio, a correggere tutta una serie di errori che sono stati commessi in una legge finanziaria - lei, Presidente, lo sa benissimo - che ha assunto un contorno da comiche finali. Per correggere gli errori nelle tabelle, dovuti alla fretta e a quell'insipienza che ha contraddistinto la manovra di bilancio, e a supporto di questa legge finanziaria siamo dovuti ricorrere persino al Ragioniere dello Stato.
La manovra è aumentata, nel passaggio tra Camera e Senato, di 5 miliardi di euro anche per accontentare il buon senatore Dini sulle stabilizzazioni, per poi vederlo scontentato, in questo ramo del Parlamento, proprio sullo stesso argomento. Quella somma, che era stata ideata al Senato, è salita a dismisura, con buona pace per le aspettative dello stesso Dini.
Questa manovra finanziaria contiene interventi che si distribuiscono tra fondi istituiti presso i vari Ministeri, senza avere una strategia complessiva. Osservando bene l'impianto, suddiviso in missioni, si rileva come siano state ridotte le risorse destinate alla sicurezza e all'università.
Naturalmente attraverso l'esaurimento delle risorse della tabella A - stiamo discutendo di bilancio - e attraverso il taglio dell'1 per cento di quelle in tabella C, si palesa la rinuncia di questo Governo a procedere a riforme che abbiano contenuto finanziario per il prossimo anno, senza dimenticare che risultano scoperture, per il prossimo anno, valutabili in circa 8 miliardi di euro, le quali, qualora fosse confermato il raffreddamento del PIL, porterebbero addirittura ad una manovra correttiva che, vista l'incapacità dell'attuale Governo a procedere a tagli della spesa, comporterà a sua volta l'aumento della tassazione. Non vi è altra conseguenza se non quella di aumentare la tassazione.
È fallito il tentativo del sostegno al reddito per le classi meno abbienti. È statoPag. 160sottovalutato l'impatto dell'inflazione. È aumentata la pressione fiscale sulle imprese. Gli unici che ringrazieranno questo Governo saranno i banchieri.
Guardate, colleghi, quello che è venuto fuori con questa legge finanziaria e con questo modo di operare del Governo e - mi dispiace - anche della maggioranza e di questo Parlamento, è il fatto che oramai la nostra funzione, parlamentare e legislativa, è completamente esautorata: non serve a nulla!
Hanno ragione alcuni blog e ha ragione chi attacca la politica, perché il Parlamento è stato svuotato, è stato esautorato delle sue prerogative, per cui non siamo più in grado di legiferare, perché il «piatto» ci viene fornito all'esterno, dal Governo, e la maggioranza, prima dell'opposizione, deve sottostare a quelli che sono i desiderata di questo Esecutivo.
Se è questo il modo di legiferare, caro Presidente Bertinotti, lei dovrebbe essere il primo - lo ripeto: il primo - a tutelare le prerogative di questo Parlamento e dei parlamentari e a tutelare la democrazia, perché non vi è più democrazia nel momento in cui non si è in grado, attraverso i nostri interventi e il nostro dibattito democratico all'interno del Parlamento, di apportare nessuna, «nessunissima» variazione ai desiderata del Governo.
Lo dico perché vi è stato anche un tentativo subdolo che qualche collega della stessa maggioranza ha stigmatizzato, nel momento in cui il recepimento della formulazione del testo prodotto dalla V Commissione è stato cambiato nottetempo dal Governo per inserire in uno dei tre maxiemendamenti delle misure che non erano state votate e non erano state accolte dalla V Commissione, a dispetto di quelle che erano state votate e accolte dalla stessa Commissione.
Si è addirittura usato un marchingegno truffaldino, da parte di questo Governo, quando nel maxiemendamento destinato al recepimento del testo prodotto dalla Commissione, lo si è addirittura cambiato. Ma tant'è. Sapete come si cambieranno quegli errori? Si cambieranno attraverso gli ordini del giorno, che sono stati recepiti per accontentare i colleghi della maggioranza che si sono visti scippare anche di quelle poche misure che erano riusciti a inserire nel testo.
Poi ci penserà un altro mezzo, un altro decreto-legge, il cosiddetto mille-proroghe, il decreto di fine anno, che dovrà correggere tutti gli errori fatti in questa legge finanziaria.
Vedrà, Presidente, se non vi saranno almeno cinquanta cambiamenti con quel decreto relativi a questa manovra finanziaria, perché fatta frettolosamente, perché fatta nottetempo, perché fatta non nell'interesse del Parlamento e, quindi, dei cittadini, ma nell'interesse del Governo.
Allora, signor Presidente, noi come è sotto gli occhi di tutti, non parteciperemo al voto finale, però (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PRESIDENTE. Colleghi per favore! Prego, deputato Leone, prosegua pure.
ANTONIO LEONE. Anche molti esponenti della maggioranza non parteciperanno al voto finale, perché su una maggioranza di 328 unità sapete in quanti avete votato, con i doppi voti, il disegno di legge finanziaria? In 293: 293 persone hanno votato il disegno di legge finanziaria, signor Presidente! I membri del Parlamento che supportano questa maggioranza sono 328 e voi - basta guardarvi - state votando in modo doppio per approvare una legge finanziaria che non volete (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
ANTONIO LEONE. Sa quale sarà l'effetto di questo voto, signor Presidente? (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Per favore, colleghi, lasciate concludere il deputato Leone.
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ANTONIO LEONE. Vi fischiate da soli! Siete ridicoli (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
Un effetto si avrà, signor Presidente (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
ANTONIO LEONE. Un effetto si avrà, signor Presidente, con il voto su questo disegno di legge finanziaria: Prodi continuerà a ridere fino a quando non gli staccheranno le pile o forse qualcos'altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
LINO DUILIO, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Per favore, colleghi, evitiamo le contestazioni!
LINO DUILIO, Presidente V Commissione. Signor Presidente, farò un intervento brevissimo come presidente della Commissione bilancio, perché, giunti alla conclusione di questo faticoso percorso che ci vede approvare il disegno di legge finanziaria, vorrei svolgere brevissime considerazioni.
La prima considerazione riguarda la necessità, credo non più rinviabile, di rivedere tempi, contenuti e procedure della sessione di bilancio. Si tratta di una conclusione cui siamo già arrivati negli anni scorsi e che ogni anno viene sempre più confermata dai fatti che ci vedono protagonisti.
Pertanto, con l'ottimismo della volontà, confido che il prossimo anno - anno di riforme, si dice - sarà un anno buono anche per un'incisiva riforma della materia, che parta dalla consapevolezza che il Parlamento, con la legge finanziaria, dispone di uno strumento di primaria ed assoluta importanza per la gestione dei processi economici del Paese.
La seconda riflessione - la penultima, che vorrei fare - riguarda i lavori che quest'anno abbiamo svolto, in particolare in Commissione bilancio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur, Misto-Minoranze linguistiche e Misto-Movimento per l'Autonomia), dove abbiamo modificato, credo migliorandolo, buona parte del testo pervenutoci dal Senato.
Sull'attività, spesso frenetica, della Commissione bilancio, mi preme ringraziare tutti i deputati, della Commissione e non, che vi hanno preso parte e vorrei dare atto anche ai colleghi dell'opposizione della Commissione bilancio, al di là delle cose che ho sentito poco fa, di un comportamento responsabile che ha consentito la conclusione dei nostri lavori.
Da ultimo, non certo per importanza, vorrei ringraziare il relatore, onorevole Michele Ventura (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur) per il fondamentale, paziente e prezioso lavoro che ha svolto in Commissione bilancio.
Vorrei ringraziare i rappresentanti del Governo che hanno lavorato con noi in Commissione, nonché tutti i funzionari e i collaboratori della Commissione stessa e della Camera, i quali con abnegazione encomiabile (credo di non essere retorico nel dire ciò) e con eccellenza professionale ed imparziale spirito di servizio hanno ancora una volta onorato le nostre istituzioni.
Un ringraziamento infine va a lei, signor Presidente, e, con l'occasione, mi permetto di rivolgere a tutti i colleghi i miei personali auguri per le prossime festività (Applausi).