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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3431-A.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3431-A)
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, lei ha parlato di articolo unico...
PRESIDENTE. Sì, di articolo unico del disegno di legge di conversione.
TEODORO BUONTEMPO. Ho qui un testo del provvedimento, probabilmente ve ne è un altro, in cui vi sono più articoli...
PRESIDENTE. Quelli sono gli articoli del decreto-legge. Quello che esaminiamo è il disegno di legge di conversione di un decreto-legge. Tale disegno di legge di conversione consta di un unico articolo. Poi ci sono gli articoli del decreto-legge, come accade sempre quando convertiamo i decreti-legge.
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo unico e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ed il Governo ad esprimere il parere della Commissione.
SESA AMICI. Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Brugger 1.10.Pag. 4Il parere è contrario sull'emendamento Franco Russo 4.1, mentre è favorevole sull'emendamento Cannavò 4.2. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti D'Alia 4.3, Angelo Piazza 4.4 e Boscetto 4.5.
PRESIDENTE. Il Governo?
GIOVANNI LORENZO FORCIERI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, accolgo l'invito della relatrice e ritiro il mio emendamento 4.5.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Brugger 1.10. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, desidero sottolineare che il decreto-legge che determina l'election day è stato pubblicizzato come un provvedimento per il risparmio: si vuole fare tutto in uno stesso giorno per ridurre i costi della campagna elettorale e per ridurre i costi dello Stato per allestire i vari seggi. In realtà con questo provvedimento - ritengo che l'intento principale sia stato quello di modificare la data delle dimissioni dei sindaci e dei presidenti delle province - si è voluto dare al sindaco di Roma il tempo necessario per approvare, grazie alla complicità delle opposizioni, il piano regolatore di Roma. Credo che non ci sia alcun precedente nella storia della Repubblica: a quarantotto ore dallo scioglimento del consiglio comunale e dalle dimissioni del sindaco, in sei ore si è approvato il piano regolatore, non di un paesino sperduto, ma di Roma! L'opposizione del centrodestra al consiglio comunale di Roma è colpevole al pari del centrosinistra, perché ha consentito di far calendarizzare il piano regolatore quarantotto ore prima dello scioglimento e lo ha fatto licenziare; a quel piano regolatore credo che fosse legata gran parte delle coperture per la campagna elettorale.
Cogliendo l'occasione di questo emendamento del collega Brugger, rilevo come le leggi da un po' di tempo sono una specie di self service, di bancomat: cosa serve? Si fa la legge e si copre tutto. Ritengo indecente, signor Presidente, che si faccia tale uso delle leggi, e trovo vergognoso e indecente che le opposizioni - Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC - si siano piegate al volere di personaggi che certo non erano rappresentati nel consiglio comunale di Roma. Ancora una volta i proprietari dei terreni, i grandi costruttori - non il cittadino che si deve costruire la casa, ma i grandi costruttori - hanno dimostrato di essere i veri padroni della politica romana, dove non c'è distinzione tra centrodestra e centrosinistra perché tutti rispondono agli stessi padroni quando si tratta di edilizia e di speculazione.
Concludo. Fare una legge per consentire ed agevolare tutto ciò, per procrastinare la data delle dimissioni del sindaco, rappresenta un «inciucio» tra maggioranza e opposizione, sempre in omaggio a quelle speculazioni di cui parlavo prima. Su Roma si vedono calare milioni di metri cubi di cemento, con varianti incredibili, e l'opposizione ha consentito anche di approvare quel provvedimento.
Come ha detto giustamente il Capo dello Stato - anche l'onorevole Chiti ha fatto una dichiarazione dello stesso tenore - senza l'accordo dell'opposizione non si può svolgere l'election day. L'election day si è fatta in omaggio al piano regolatore di Roma, con le opposizioni in Campidoglio che hanno ceduto.
Non so se i colleghi sanno che a Roma bisogna cercare i candidati mettendo insieme provincia, comune, Camera e Senato; tali candidati sono oltre 600, perché si vota anche nei 19 municipi.
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, la invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Si vota con l'elezione diretta dei presidenti, non è una votazione qualsiasi: vi è l'elezione diretta dei presidenti.
A Roma, far votare nello stesso giorno significa determinare una situazione per cui vi saranno ben seicento candidati alla ricerca della preferenza: e, come i colleghi di Roma sanno, vi è una pubblicità da parte di chi si candida al municipio che è pari a quella di chi si candida al comune. Sarà dunque una baraonda.
PRESIDENTE. Deve concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Ha ragione: concludo. La capitale avrebbe meritato una distinzione di date per le elezioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione il collega che mi ha preceduto, che ha parlato di tutto fuorché dell'emendamento che stiamo esaminando, cioè l'emendamento Brugger 1.10, al quale chiedo di aggiungere la mia firma poiché lo condivido.
Desidero ricordare che questa proposta emendativa è infatti volta alla riapertura dei termini per permettere agli italiani all'estero di esercitare il diritto di opzione per votare in Italia, ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 27 dicembre 2001, n. 459. Tale legge prevede infatti che, in caso di scioglimento anticipato delle Camere o di indizione di referendum popolare, l'elettore può esercitare l'opzione per il voto in Italia entro il decimo giorno successivo all'indizione delle elezioni. Ora poiché le elezioni anticipate sono state indette il 6 febbraio, questo termine sarebbe già scaduto il 16 febbraio scorso, con la conseguenza di creare molta incertezza a causa della mancata conoscenza di questo diritto da parte dei diretti interessati.
L'emendamento in esame, cui ho chiesto di aggiungere la mia firma, prevede dunque di spostare questo termine alla data di entrata in vigore della presente legge di conversione del decreto-legge, in modo da riaprire un termine che altrimenti sarebbe già scaduto e dare effettivamente ai cittadini interessati la possibilità di esercitare il diritto di opzione se votare in Italia o votare all'estero (ovviamente, se opteranno per il voto in Italia, voteranno nell'ambito delle circoscrizioni del nostro territorio, mentre se opteranno per quello all'estero, voteranno per i candidati della circoscrizione Estero).
Mi pare che si tratti di un emendamento opportuno per consentire effettivamente a chi lo volesse di esercitare un diritto che la legge prevede ma che in teoria sarebbe già scaduto lo scorso 16 febbraio. Per queste ragioni, oltre a sottoscrivere l'emendamento, annuncio il voto favorevole su di esso da parte del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, utilizzo i pochi minuti che ci separano dal momento del voto per replicare all'onorevole Buontempo.
Quello che stiamo esaminando è un provvedimento che attiene al cosiddetto election day. Ora, se ogni tanto maggioranza ed opposizione fanno cose di buonsenso, questo non guasta. Il buonsenso, in questo caso, sta nel fatto di rispondere ad un'esigenza che tante persone in questo Paese pongono da tempo: che cioè, quando è possibile, le elezioni siano concentrate in un'unica tornata elettorale, senza che si porti la gente a votare cinque, sei o sette volte nel giro di qualche mese.
Vorrei anche osservare che l'onorevole Buontempo è chiaramente in campagna elettorale: lo siamo un po' tutti, però lasciamo agli atti di quest'Aula che è intervenuto con affermazioni un po' demagogiche e anche non del tutto vere. Il comune di Roma ha ratificato il pianoPag. 6regolatore sul quale, in questa città, il dibattito si è svolto per anni, è stato discusso in tutto il territorio di Roma, in tutti i quartieri, in tutti i municipi. Come prevede la legge, il piano regolatore è stato esaminato dalla regione al fine della formulazione delle controdeduzioni; la regione ha presentato le sue osservazioni e sarebbe stato abbastanza singolare se non si fosse voluto procedere a una semplice ratifica del piano regolatore, un atto formale che è intervenuto in questi giorni. Il piano regolatore, dunque, in questi giorni non è stato discusso o approvato, bensì solo ratificato dopo la trasmissione delle controdeduzioni svolte dalla regione Lazio. Onorevole Buontempo, come lei sa, questa è cosa un po' diversa da quello scempio che lei ha voluto descrivere in questo momento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, il gruppo di Forza Italia, si asterrà dal voto sull'emendamento Brugger 1.10 sul presupposto che con esso si interviene su una norma consolidata attraverso uno spostamento alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame del termine per l'esercizio dell'opzione per il voto in Italia da parte dei cittadini italiani residenti all'estero, senza che tale data possa essere prevista con esattezza; non sappiamo, infatti, quando vi sarà l'approvazione definitiva e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della legge di conversione di questo decreto-legge. Riteniamo pertanto che, a fronte di una norma stabilizzata e consolidata, le ragioni espresse nell'emendamento non siano tali da consentirci di superare la nostra posizione di astensione.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,50.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Brugger 1.10, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 194
Astenuti 171
Maggioranza 98
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 3).
Prendo atto che la deputata Nicchi ha segnalato che non è riuscita a votare e che i deputati Cioffi, Misiti e Porfidia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Franco Russo 4.1, su cui la Commissione e il Governo hanno espresso parere contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, con l'emendamento Franco Russo 4.1 soppressivo dell'intero articolo del decreto-legge in esame, miriamo ad uno scopo molto preciso. Penso che l'Aula, anzi spero che l'Aula possa valutarlo positivamente e, quindi, restaurare delle condizioni di democrazia nello svolgimento della prossima campagna elettorale.
Signor Presidente, come lei sa l'articolo 4 disciplina la raccolta delle firme, o meglio disciplina l'esenzione dalla raccolta delle firme per alcuni soggetti già presenti nel Parlamento con dei gruppi parlamentari o con una presenza molto piccola, di due parlamentari o alla Camera o al Senato. Tutte le altre forze che volessero presentarsi nelle prossime elezioni - dalla lista di Giuliano Ferrara a quella di Marco Ferrando - sarebbero costrette a raccoglierePag. 7le firme a meno che non trovassero due o tre (senatori o deputati) a sostegno della loro lista.
Signor Presidente, come si può constatare qualsiasi esenzione introduce delle scappatoie per usufruire di questo privilegio. In verità, come ha sempre ricordato l'onorevole Boato, la raccolta delle firme introdotta nel 1993 è stata un modo per porre su un piede di parità - e quindi garantire l'eguaglianza nella competizione elettorale - le forze già organizzate e le forze che volessero entrare nella competizione elettorale stessa.
Per questo motivo, Rifondazione Comunista, privilegiando il principio di uguaglianza e di equità sancito dall'articolo 51 della nostra Carta costituzionale (che prescrive l'eguaglianza nell'accesso alle cariche pubbliche e alle cariche elettive e disciplina l'elettorato passivo), propone che tutte le forze politiche che vogliano concorrere e competere alle prossime elezioni debbano necessariamente raccogliere le firme, così com'è predisposto dalla legge n. 361 del 1957 e dalle modifiche successive.
Devo dare atto alla Camera, oggi che siamo molto più numerosi per via delle votazioni, che quando abbiamo presentato questo emendamento l'onorevole Boato ha richiamato l'attenzione di Rifondazione Comunista sulle eccezioni già previste dalla cosiddetta legge Calderoli, vale a dire che i gruppi già costituiti all'inizio della legislatura erano esentati dal presentare la raccolta delle firme.
Per questo motivo, onorevoli colleghi, in nome del principio di democrazia, di uguaglianza, di parità di condizione e di opportunità nella competizione elettorale vi chiediamo di sopprimere l'articolo 4 in maniera che le forze già presenti in Parlamento, quelle già organizzate come partiti e quelle che vogliono concorrere alla prossima scadenza elettorale siano poste sullo stesso piede di parità. Daremmo, dunque, anche un segnale contro i privilegi, ma soprattutto un segnale che non esistono oligarchia, perpetuazione di potere e privilegio che le forze già organizzate e presenti in Parlamento debbano esercitare.
Dunque, legittimeremmo ancor di più la prossima scadenza elettorale. Tale scadenza - e concludo signor Presidente - non è stata messa in discussione dalla sentenza della Corte costituzionale che ha dato via libera al referendum, ma certamente la Corte ha richiamato il Parlamento ad una riflessione sulla cosiddetta legge Calderoli per quanto riguarda i meccanismi del premio di maggioranza. Non sommiamo sospetti di illegittimità con altri sospetti di illegittimità.
Per questo motivo, Rifondazione Comunista vi invita a votare a favore su questo nostro emendamento per stabilire delle condizioni di parità nella prossima campagna elettorale.
PRESIDENTE. Avverto che è disponibile lo stampato del provvedimento in materia di proroga dei termini e che il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per le ore 13.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Franco Russo 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 412
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato sì 36
Hanno votato no 376).
Prendo atto che i deputati Samperi e Maran hanno segnalato di aver erroneamente votato a favore mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che i deputati Falomi, Acerbo e Burgio hanno segnalato di aver erroneamente votato contrario mentre avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Pag. 8Passiamo alla votazione dell'emendamento Cannavò 4.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, certamente l'emendamento Cannavò 4.2 razionalizza e rende anche maggiormente compatibile sul piano costituzionale il contesto normativo; infatti, riguardo alla raccolta delle firme, avere la possibilità di non effettuarla in presenza di due senatori o di due deputati e invece prevederla come obbligatoria se vi sono un senatore e un deputato risulta poco comprensibile sul piano razionale e quindi, teoricamente, ciò viola l'articolo 3 della Costituzione in termini di ragionevolezza. Se, per l'esenzione dalla raccolta delle firme, vi è bisogno della presenza di due parlamentari, la situazione è la medesima comunque questi ultimi siano distribuiti fra Camera e Senato rispetto all'ipotesi che vede la presenza di due senatori, di due deputati o di due parlamentari europei.
Purtuttavia, si è giunti al consenso del relatore attraverso una partita politica eminentemente giocata a sinistra che non abbiamo perfettamente capito. Queste logiche razionali sarebbero dovute essere già contenute nel testo originario del decreto-legge; poiché, invece, esse non vi erano contenute e, in seguito, vi è stato un lungo patteggiamento a sinistra, sul piano politico noi riteniamo di dover esprimere un voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea voterà a favore sull'emendamento Cannavò 4.2, proprio perché - mi rivolgo all'onorevole Boscetto - non vi è stato alcun patteggiamento a sinistra e nessun «oscuro passeggio» né nei corridoi della Camera, né in quelli di altri palazzi importanti.
Il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si è ispirato al principio che poc'anzi ho richiamato, ossia a quello della parità di accesso alla competizione elettorale. Pur non condividendo la sostanza dell'emendamento Cannavò 4.2 per i motivi ai quali prima facevo riferimento (non riteniamo, infatti, che occorra estendere le esenzioni e allargare i privilegi, perché, a nostro avviso, doveva essere instaurato un regime di parità nella competizione elettorale fra chi è presente e chi non è presente in Parlamento), ci siamo resi conto immediatamente, però, leggendo il testo del decreto-legge all'articolo 4, che vi era una discriminazione intollerabile a danno del gruppo di Sinistra Critica. Non riteniamo giusto che tale vulnus sussista (su tale aspetto sono d'accordo con l'onorevole Boscetto): non si capisce perché la presenza di due deputati o due senatori possa esentare dalla presentazione e dalla raccolta delle firme e perché, invece, Sinistra Critica - rapperesentata in questa Camera dall'onorevole Cannavò -, pur avendo un deputato e un senatore, rimanga esclusa da tale previsione. Sarebbe sicuramente un vulnus ai principi di parità fra i gruppi parlamentari. L'emendamento in esame, anche se non sana la ferita tra chi è presente e chi non è presente in Parlamento, almeno allevia la ferita di parità nella considerazione dei gruppi parlamentari.
Per questo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea vota a favore sull'emendamento Cannavò, su cui peraltro anche il Comitato dei nove ha già espresso un parere favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io con gli altri colleghi del gruppo La Destra voteremo a favore sull'emendamento Cannavò 4.2.
Intanto, vorrei rilevare che i due parlamentari cui poc'anzi si è fato riferimento, quello della Camera e quello del Senato, sono stati eletti nella stessa lista: ciò ha unPag. 9suo valore, perché non sono due parlamentari «raccogliticci» che, un bel giorno, si fanno avanti per trasformismo politico.
Mi separa un oceano, dal punto di vista politico e ideologico, dai colleghi Cannavò e Turigliatto; però, in sede di Ufficio di Presidenza votai a favore della formazione del gruppo di Rifondazione Comunista, nella scorsa legislatura, quando non lo si voleva far costituire, proprio sulla base del principio secondo cui quel partito si era presentato col proprio simbolo in tutta Italia e non poteva essere assimilato a una formazione improvvisata, realizzatasi per trasformismo politico.
Quindi, i due colleghi a cui si fa riferimento con l'emendamento in esame - infatti si tratta di un caso unico - si sono presentati con lo stesso simbolo; non solo, ma all'interno di quel partito e di quel simbolo - sia quando sono stati messi in lista, sia durante la legislatura - quei due parlamentari hanno rappresentato una posizione politica (che poi si può non condividere, come non la condivido io), cioè non sono due che hanno fatto i furbi e si sono messi insieme: hanno rappresentato una precisa connotazione politica.
Data questa considerazione, unita al fatto che in Italia abbiamo un bicameralismo perfetto, non sì può operare una distinzione tra un gruppo che vanta due deputati o due senatori, e ha pertanto diritto a non raccogliere le firme, ed un gruppo che vanta un deputato e un senatore, che invece deve raccoglierle.
Vedete colleghi, questa è una grande ingiustizia, perché in un sistema di bicameralismo perfetto vi sono i parlamentari, non si distingue tra il deputato e il senatore. Dunque, è irragionevole prevedere che il gruppo non deve raccogliere le firme se dispone di due senatori o due deputati mentre, se uno è deputato e l'altro è senatore, deve raccogliere le firme.
Quindi, credo che tale anomalia del provvedimento sottoposto alla nostra attenzione debba essere affrontata e risolta positivamente: questo è il motivo per il quale voterò convintamente a favore sull'emendamento Cannavò 4.2. E formulo un invito ai colleghi: vedete, quando si tratta di regole...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, signor Presidente. Stiamo assistendo in questi giorni alle esclusioni dalle coalizioni, al «tritacarne» di storie politiche, poi arriverà qualcuno che dirà che l'opposizione rallenta il processo di governabilità, quindi si può fare a meno di essa: continuando di questo passo si arriverà a ciò.
Quindi, concludo: invito i colleghi, a prescindere dalle idee politiche di Cannavò e di Turigliatto, a votare a favore sull'emendamento in esame, per il loro diritto a partecipare, con una posizione precisa e distinta, alla competizione elettorale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, ci diceva poco fa l'ottimo onorevole Franco Russo che non vi è stata alcuna oscura trattativa per la norma in esame. In effetti, non è che vi sia stata trattativa oscura: vi è stata trattativa palese, nel senso che praticamente si sono piegate le regole al contingente.
È chiaro che vi è stata una trattativa palese, evidente all'interno della sinistra, per le sue logiche più o meno antagonistiche e competitive, e alla fine si addiverrebbe a questa conclusione. Quindi, di trattativa pur sempre dobbiamo parlare.
In realtà, è vero che si creerebbe una discriminazione tra chi ha i due parlamentari nei due rami del Parlamento e chi ne ha due nello stesso ramo; ciò in effetti, introduce una disparità di trattamento rispetto alla quale è giusto apportare una correzione.
Tuttavia stiamo apportando una correzione ad un errore. Stiamo rimediando ad errori che si affastellano perché volutamente stiamo stravolgendo un principio. Si parla molto in questi giorni del principioPag. 10secondo il quale le regole devono garantire chi vince e chi perde, chi è in predicato di vincere o di perdere, devono rappresentare la garanzia per tutti e per ciascuno. Stiamo facendo, tuttavia, da lungo tempo e con atti concreti, esattamente il contrario, ovvero stiamo praticamente garantendo in maniera contingente ed episodica questo e quello, sia all'arrivo che ai nastri di partenza. Per questa ragione, non si va nella direzione né della trasparenza, né della sacralità e dell'oggettività dei regolamenti, che dovrebbero costituire le regole volte a disciplinare le potenzialità, le chance e le opportunità di ciascuno e che, invece, stiamo piegando alle esigenze contingenti. Come Alleanza Nazionale, dunque, non possiamo riconoscerci nel complesso di questa normativa ad usum di più delfini, neppure di un solo delfino.
Di conseguenza, ci asterremo perché se il rimedio al contingente è corretto, non lo è l'insieme delle norme contingenti che soccorrono ai principi non di regolamentazione generale, ma di attenzione a particolarismi che non dovrebbero trovarvi spazio. Il nostro voto, quindi, è di motivata astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, per ragioni di brevità mi limito ad annunciare il voto favorevole dei Verdi sull'emendamento Cannavò 4.2. E al riguardo richiamo ciò che ho detto precedentemente in Commissione in sede referente prima ancora che si valutassero le possibili proposte emendative. In quella sede avevo prospettato l'irragionevolezza di questo aspetto della norma varata e la necessità di una sua modifica, del resto pienamente condivisa dalla relatrice Amici, dal presidente Violante e dallo stesso Governo.
Mi richiamo, inoltre, a quello che ho affermato nella discussione generale svoltasi ieri sera ed esprimo condivisione per ciò che ho ascoltato in quest'Aula, in modo particolare l'intervento del collega Franco Russo. Ripeto che per ragioni di brevità svolgo questi richiami, non ripeto le motivazioni e confermo il voto favorevole sull'emendamento Cannavò 4.2.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, condivido molta parte delle argomentazioni addotte dal collega Benedetti Valentini circa l'emendamento Cannavò 4.2. Evidentemente, attraverso una proposta emendativa, si cerca di migliorare un errore che era stato inserito nel testo originario del decreto-legge e di prevenire effetti ulteriormente negativi.
Questo emendamento limita un po' la portata del danno, però crea anche un precedente. È vero che all'articolo 4 è previsto che questa disposizione vale esclusivamente per le elezioni politiche dell'anno 2008, ma comunque questo precedente viene scritto e rimane in un testo normativo, che potrà essere sempre richiamato in futuro.
È vero che si tratta di elezioni anticipate, ma mi chiedo se, visto che in sostanza di elezioni anticipate, pur a scadenza quasi naturale, si parla anche all'articolo 5 (che anticipa il termine seppur di pochi giorni per lo svolgimento delle elezioni amministrative), facendo un ragionamento analogo per quanto riguarda la sottoscrizione delle firme non si potesse prevedere l'obbligo dell'esenzione della sottoscrizione delle liste per coloro che hanno dei gruppi consiliari presenti all'interno dei consigli degli enti locali che si va a rinnovare. Spesso, infatti, anche questa operazione, che forse si pensava di svolgere avendo a disposizione un lasso di tempo più lungo, diventa un problema da affrontare in tempi rapidi e, magari, in una situazione politica e amministrativa abbastanza complessa.
Anche tale questione, quindi, a mio parere, doveva essere affrontata nell'ambito dell'articolo 5. Dunque, preannuncio il nostro voto di astensione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, a nome del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo annuncio il voto favorevole sull'emendamento in esame, che, pur essendo sintetizzato in poche parole, pone un problema di principio molto importante: il principio di uguaglianza in materia di accesso alle cariche pubbliche.
La norma contenuta nell'articolo 4 del provvedimento in esame - che noi abbiamo apprezzato e che costituisce una deroga alle regole sulla raccolta delle firme - attraverso questo emendamento risulta ancora più completa, perché, tenuto conto delle condizioni particolari nelle quali si svolgerà la tornata elettorale (scioglimento delle Camere e accorpamento dei vari tipi di elezione), consente a coloro che hanno una rappresentanza in Parlamento - in questo caso anche due parlamentari distribuiti nei due rami del Parlamento - di non raccogliere le firme. Quindi, si tratta di una deroga, che acquista però una ragionevolezza ancora più chiara.
Lo abbiamo detto ieri in Commissione - quando l'emendamento è stato presentato - insieme ad altri presenti alla seduta, e lo ribadiamo oggi in Aula. Ci pare dunque un emendamento che intende favorire un criterio di eguaglianza sostanziale più marcato. Sono questi i motivi per cui votiamo a favore dell'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cannavò 4.2, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 254
Astenuti 186
Maggioranza 128
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 4).
Passiamo all'emendamento D'Alia 4.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Ci troviamo di fronte - chiederei, signor Presidente, un attimo di silenzio, se fosse possibile - ad un decreto-legge che è stato approvato dal Consiglio dei Ministri a Camere sciolte, ovvero ci troviamo in una questione assolutamente particolare, rispetto alla quale (in merito a questo decreto) lo stesso Presidente della Repubblica si appellò a tutti partiti affinché fosse definito un accordo complessivo al di là delle parti politiche.
Di questo decreto-legge condividiamo la disciplina sulle questioni organizzative, ma continuiamo a mantenere una fortissima perplessità sull'articolo 4, perché tale disposizione detta norme emergenziali che in realtà determinano - a Camere sciolte! - un cambiamento della legge elettorale.
Rivolgo un appello a tutti colleghi, poiché si tratta di un problema di assoluta delicatezza, che investe anche la più alta carica istituzionale del nostro Paese. Con l'emendamento 4.3, presentato dal sottoscritto e dall'onorevole D'Alia, chiediamo che la possibilità di essere esentati da procedimenti burocratici valga per tutte quelle parti che si sono formate prima dello scioglimento delle Camere e non nel momento in cui entra in vigore un decreto applicativo per favorire la votazione in occasione di queste elezioni anticipate.
In tal modo noi elimineremmo la possibilità di un vero e proprio mercato di parlamentari. Dallo scioglimento delle CamerePag. 12ad oggi (ossia alla presentazione di questo decreto-legge), undici parlamentari hanno cambiato le insegne. Per esemplificare, undici parlamentari, se non dovesse essere approvato questo emendamento, sono abilitati a presentare un nuovo simbolo al di là della presentazione delle firme.
Ritengo che ciò vada in assoluto contrasto con la semplificazione del dibattito politico e dell'offerta politica nei confronti degli elettori. Ritengo che l'emendamento D'Alia 4.3 sia dettato esclusivamente, al di là delle parti, da buon senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, se non viene accettato l'invito al ritiro formulato dalla collega Amici, il gruppo dei Verdi voterà contro l'emendamento D'Alia 4.3, perché non credo che si possa introdurre in un decreto-legge una data antecedente alla norma dello stesso decreto-legge.
Mi sembra che correttamente sotto questo profilo - mi rivolgo anche al sottosegretario Pajno - il Governo, nell'introdurre l'articolo 4 di cui stiamo discutendo, abbia posto una data di sbarramento, rispetto alla rappresentanza in Parlamento, che consti alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge: la norma (l'articolo 4) entra in vigore e in quello stesso momento vi è la data di sbarramento.
Se, invece, fosse accolto l'emendamento D'Alia 4.3, la data di sbarramento sarebbe retrodatata a quella di convocazione dei comizi elettorali. Non si può fissare un termine che il cittadino - o, in questo caso, i parlamentari - non conosce perché questa norma non era ancora in vigore.
Per tale motivo, l'emendamento in discussione è del tutto irragionevole e sinceramente - detto con pacatezza - mi auguro che i colleghi che lo hanno presentato lo ritirino. Se non fosse ritirato, come ho affermato, voteremo contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo solo per svolgere una brevissima replica all'intervento del collega Boato. Altrettanto pacatamente, infatti, condivido l'apprezzamento sull'irragionevolezza che, per la verità, riguarda la norma in oggetto: non si può intervenire, a procedimento elettorale avviato, cambiando le regole del gioco.
Capisco che siamo in un clima preelettorale e di semi-intesa, ma questo la dice lunga sulla cultura che ciascuno di noi ha sulle regole e su come esse si possano modificare in corso d'opera. Qual era e qual è il senso di questo emendamento? Il senso è almeno quello di fissare il termine alla data di inizio del procedimento elettorale, che avviene con il decreto di indizione dei comizi elettorali, per evitare che, avviato il procedimento elettorale, si possano creare microgruppi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIANPIERO D'ALIA. ...in modo assolutamente strumentale - ho concluso, signor Presidente - per condizionare in qualche modo l'esito elettorale. Questo è il senso e ritengo che dovrebbe indurci ad approvare l'emendamento D'Alia 4.3.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ad adiuvandum del ragionamento che stava svolgendo l'onorevole D'Alia, vale il fatto che gli undici parlamentari che non aderiscono ad alcuna componente del gruppo Misto in questo momento saranno chiamati ad autocertificare la nascita della loro formazione politica, del loro grande partito, del loro simbolo, dall'ufficio elettorale centrale. Si tratta di un'autocertificazione che dovrà avere una data evidentemente postdatata tra lo scioglimento delle Camere e il 16 febbraio, su cuiPag. 13nessuno del Parlamento può, in qualche modo, dare un assenso di un tipo o di un altro.
Pertanto, si mettono cinque formazioni politiche, al massimo, nelle condizioni di autocertificare la propria nascita ed esentarsi dalla raccolta delle firme...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. ...solamente comunicandolo all'ufficio elettorale centrale, perché si lascia aperta una finestra a procedimento avviato, cioè quello del 5 febbraio. Non si capisce per quale ragione. Se questo non è un cambiamento delle regole elettorali in corso, spiegatemi voi cosa sia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Alia 4.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 433
Astenuti 8
Maggioranza 217
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 395).
Prendo atto che la deputata Dato ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che gli emendamenti Angelo Piazza 4.4 e Boscetto 4.5 sono stati ritirati.