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Informativa urgente del Governo sulla situazione determinatasi a seguito della vicenda delle dimissioni del Ministro della giustizia (ore 14,37).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei esprimere, a nome del mio gruppo, apprezzamento e condivisione per le valutazioni politiche ora espresse dal Presidente del Consiglio Prodi...
RICCARDO PEDRIZZI. Quali? Cosa ha detto?
ANTONELLO SORO. ...e per le scelte ed i comportamenti di assoluta correttezza istituzionale attraverso i quali ha saputo seguire e guidare gli sviluppi di una vicenda assolutamente delicata e complessa.
Abbiamo espresso ieri con chiarezza, senza incertezze, la nostra posizione sulle questioni che si sono aperte in questi giorni. Abbiamo ritenuto e confermiamo il giudizioPag. 7secondo il quale la relazione consegnata ieri dal Ministro Mastella alle Camere costituisce un riferimento condiviso ed apprezzato per le politiche di giustizia nel nostro Paese. Così come voglio rinnovare il giudizio positivo del nostro gruppo sull'operato del Ministro Mastella nei diciotto mesi nei quali ha guidato, con intelligenza, con moderazione e con grande capacità di dialogo, il Dicastero della giustizia.
Il senatore Mastella, qualche ora fa, ha reso evidente quanto fosse sbagliata l'interpretazione del suo intervento svolto ieri in quest'Aula come attacco generalizzato e denigratorio della magistratura, ma fosse, invece, una chiara e legittima critica ad un singolo provvedimento per i modi, il contenuto e i tempi di quel provvedimento, come abbiamo sentito in quest'Aula e come abbiamo sentito questa mattina (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Critica evidentemente espressa sulla base di ragionate convinzioni, ma anche nel quadro di uno specialissimo contesto emotivo di amarezza e sofferenza personale, per le quali ci sentiamo di rinnovargli anche oggi, con affetto, la nostra solidarietà.
Tuttavia, vorrei segnalare, senza inutili esasperazioni polemiche, che il dibattito in quest'Assemblea non deve assumere toni schizofrenici. In ventiquattro ore abbiamo visto la tentazione di fini garantisti a trasformarsi in spavaldi giustizialisti. Abbiamo letto e seguito nelle agenzie di stampa e in alcune considerazioni politiche svolte nell'altro ramo del Parlamento espressioni di più o meno sincera solidarietà torcersi in spregiudicati e perentori giudizi di condanna. No, noi pensiamo che non si debba fare così!
Abbiamo visto e sentito ancora in queste ore discorsi sovrapporsi in modo contraddittorio, oscillando tra autoreferenzialità e riscossa dell'emotività delle piazze. Vorrei dire, sommessamente, che condivido l'idea secondo la quale, al di là del contenuto e del merito dell'inchiesta campana, tale vicenda rappresenta un altro elemento di crisi del nostro sistema istituzionale. Proprio per tali motivi la risposta non può che essere all'altezza della gravità di questa crisi. Questa risposta è una responsabilità che ci riguarda tutti, maggioranza e opposizione.
Oggi siamo di fronte ad un bivio: o inseguire la convenienza di parte o lavorare insieme, nel rispetto ognuno delle sue responsabilità e del suo ruolo, per far uscire il Paese tutto intero dalla crisi di sistema, di cui tante volte abbiamo discusso in questi mesi, per ridare forza alla democrazia e stabilità alle istituzioni.
Tale vicenda si verifica in un contesto decisamente critico della vita politica italiana, della legislatura in corso, dello sforzo serio e generoso con il quale Romano Prodi guida il Governo del nostro Paese. Occorre mettere in campo un impegno supplementare per restituire credibilità alle istituzioni e fiducia ai cittadini, anche attraverso comportamenti che siano e che appaiano corretti e imparziali. Ciò riguarda tutti, politici e magistrati, come riguarda ogni cittadino che avverta la responsabilità alta di una funzione pubblica.
Sappiamo che esiste in Italia una questione di fiducia fra i cittadini e la politica e sappiamo anche che i cittadini hanno maturato più di una ragione di sfiducia nel funzionamento complessivo della giustizia nel nostro Paese. Sono molti anni che l'Italia si colloca nelle ultime posizioni per efficienza del sistema giudiziario tra i Paesi con cui amiamo confrontarci. Da ciò nasce un'insoddisfazione crescente tra gli stessi protagonisti della vita giudiziaria.
Non abbiamo mai sposato - lo voglio dire con chiarezza - i teoremi e non cominceremo a farlo ora. Non accettiamo il teorema del complotto della magistratura, così come non accettiamo la rappresentazione dei partiti politici in Italia come un'associazione a delinquere.
Per queste ragioni pensiamo che non serva e che sia, invece, pericoloso, aprire una nuova stagione di conflitto fra politica e magistratura, un conflitto fra i poteri dello Stato che, invece, immaginiamo articolarsi in un rapporto corretto, plurale, rispettoso e reciproco, come prevede la nostra Costituzione.
Pensiamo che sia indispensabile farsi carico dei problemi e delle domande diPag. 8riforma, di cambiamento del funzionamento dello Stato per attivare tutte le energie positive, per esaltare la capacità del nostro sistema politico e del sistema civile del nostro Paese, attraverso il dialogo e l'ascolto tra lo Stato, i cittadini e le istituzioni.
Il destino della magistratura e il destino della politica vanno centrati su un comune orizzonte, quel complesso di riforme per le quali questo Parlamento ha avviato un confronto serio e alto, un confronto che non vogliamo considerare concluso perché lo abbiamo pensato come indispensabile e non eludibile per il futuro della democrazia italiana.
La vera sfida, che abbiamo davanti noi della maggioranza di questo Governo e che ha davanti anche questa opposizione, è di guardare un po' al di là del contingente e pensare al futuro dell'Italia, un'Italia che ha bisogno di istituzioni efficienti e ha bisogno di rinnovare quel patto di fiducia fra i cittadini e la nostra democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e Verdi - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, oggi come da ormai sedici anni in questo Paese cambiano i Governi, ma con una cadenza preoccupante si ripropone il problema di sempre: quell'emergenza democratica - come l'ha chiamata in quest'aula il Ministro della giustizia del vostro Governo - rappresentata anche da pezzi della magistratura che pretendono di dettare i tempi e gli equilibri della politica.
A Mastella, al quale abbiamo già espresso la nostra solidarietà e il rispetto per la sua scelta di rassegnare le dimissioni, vogliamo però ricordare che le cose da lui denunciate in quest'aula noi le denunciamo da quattordici anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Armani)!
L'indipendenza della magistratura, intesa come totale assenza di qualsiasi condizionamento esterno, è sacra, ma allo stesso tempo è proprio una frangia sicuramente minoritaria di magistrati che con i suoi atti, i suoi proclami, i suoi interventi a gamba tesa e ad orologeria contro la politica, assume un arbitrario e illegittimo ruolo politico.
Il Ministro Mastella è oggi al centro di questo attacco perché Ministro della giustizia, nonostante abbia cercato l'accordo con la magistratura associata per controriformare, come volevano i magistrati, l'ordinamento che noi avevamo approvato. Era necessaria una retata nei confronti del partito del Ministro guardasigilli per rendersi conto della degenerazione in cui certa magistratura ed i loro sostenitori politici hanno portato il Paese?
Non è solo la giustizia al collasso oggi, signor Presidente, ma è l'intero paese ad essere in ginocchio, umiliato nel mondo e lacerato al suo interno, tutto questo per responsabilità esclusivamente sua e del suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e del deputato Armani).
L'Italia, sotto la sua cura, è sommersa da montagne di rifiuti che stanno provocando danni ambientali, sanitari, di ordine pubblico, una vera Chernobyl che sta compromettendo le più elementari norme del vivere civile e che sta recando danni irreparabili non solo all'economia di quella regione, ma di tutta l'Italia.
Tutto questo avviene nella totale assenza di assunzioni di responsabilità da parte della sinistra, la cui classe politica ha sprecato enormi risorse pubbliche destinandole a fini clientelari e cedendo ai ricatti dell'estremismo ambientalista, che ha impedito la costruzione dei termovalorizzatori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ricordiamo che l'attuale Ministro dell'ambiente, che ora nega ogni responsabilità, fu in prima fila nella protesta di Acerra per impedire la costruzione di quel termovalorizzatore.
L'impotenza sua e di questo Governo, onorevole Presidente del Consiglio, è ben testimoniata dalla promessa che lei, conPag. 9insolito piglio decisionista, fece l'8 gennaio, dichiarando che avrebbe riaperto le scuole nel giro di ventiquattr'ore.
Sono passati dieci giorni e 100 mila studenti restano a casa, rischiando di perdere l'anno scolastico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Il Paese che produce ricchezza è strangolato dall'accanimento fiscale del suo Governo, che ha sperperato risorse nella spesa clientelare ed elettorale per pagare politicamente ogni singolo membro della sua maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
La libertà di espressione - anche delle più alte autorità morali del mondo - è minacciata senza che lei e il suo Governo abbiate fatto qualcosa per impedirlo. La sicurezza dei cittadini è costantemente minacciata e l'immigrazione illegale è tra le poche attività veramente liberalizzate dal vostro Esecutivo. Bastano poche decine di cittadini che protestano e innalzano blocchi stradali per paralizzare l'Italia, senza che il suo Governo sia minimamente in grado di difendere la legalità e riportare l'ordine.
Gli italiani sono sfiduciati e stremati, mentre lei si preoccupa esclusivamente del mantenimento del suo personale potere, ottenuto attraverso una lottizzazione scientifica e sistematica dello Stato e della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Questa misura è assai più preoccupante di quella che oggi viene contestata dalla magistratura al Ministro della giustizia Mastella. In appena diciotto mesi lei si è messo contro quattro italiani su cinque e chi governa contro il popolo è contrario alla democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
Siamo in presenza di una sorta di dittatura della minoranza, che sa di avere un Paese che ormai le ha voltato le spalle e che per questo motivo cerca di sopravvivere con ogni mezzo per allontanare il più possibile una fine inevitabile. In voi manca un'assunzione di responsabilità perché, per conservare il potere, state producendo danni incalcolabili all'Italia, ma soprattutto agli italiani.
Vi è bisogno di un nuovo inizio, di una fase nuova, di un nuovo clima, ma per ottenerli non possiamo affidarci a chi tanti danni sta provocando al Paese e alla sua immagine nel mondo, a chi alimenta lo scontro tra maggioranza e opposizione, a chi all'indomani delle elezioni rifiutò la proposta del presidente Berlusconi di sedersi intorno al tavolo per assicurare il bene del Paese e da allora ha governato come se avesse quella maggioranza che, invece, gli elettori - non la legge elettorale - gli hanno negato.
Oggi le condizioni sono cambiate, il Paese non è più spaccato in due come allora, ma è unito contro di voi. Signor Presidente del Consiglio, prenda atto con onestà che l'esperienza di questo Governo è finita, non solo per le sue responsabilità personali, ma anche per il fallimento di un'alleanza politica divisa da contraddizioni insanabili. Non cerchi di resistere ad ogni costo, non cerchi di conservare ancora il suo Governo da ogni costo e smetta di ignorare la crisi politica e le condizioni del Paese.
Lei, con la sua ostinazione, sta portando l'Italia nel caos, ci sta gettando tutti in una crisi politico-istituzionale pericolosissima. Lei, con il suo Governo, trasmette a tutti la sensazione di essere in un vicolo cieco. È proprio in questo vuoto di idee e di azioni, come all'inizio degli anni Novanta, che segmenti della magistratura si arrogano un compito di supplenza, interferendo e condizionando le naturali dinamiche politiche. Compia un gesto di quella responsabilità che in campagna elettorale aveva evocato così spesso e che in questi diciotto mesi le è mancata clamorosamente.
Siamo disponibili a lavorare in Parlamento per trovare una soluzione alta che rilanci la politica attraverso l'accordo sulla legge elettorale. Tuttavia, nessuno creda che creare le condizioni per la rinascita del Paese sia possibile senza passare per una chiara manifestazione della volontà dei cittadini. Signor Presidente del Consiglio, il tempo è scaduto e voi avete fallito: ne prenda atto per il bene dell'Italia [Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione deiPag. 10Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania - Congratulazioni].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se al termine del precedente Governo, nella precedente legislatura, quando si parlava di declino, ci avessero rappresentato - come in un libro di fantascienza, magari con una illustrazione di Karel Thole, che era il famoso disegnatore autore delle copertine della collana «Urania» - la situazione di oggi, avremmo pensato ad un'opera di fantasia. Non ci avremmo potuto credere mai!
C'era in quel momento - l'Italia era piena di manifesti - una campagna forte della sinistra unita che sosteneva che doveva tornare a governare perché l'Italia era in declino e la doveva risollevare. È passato un periodo di tempo non lunghissimo e non ho bisogno di ricordare i disastri sul piano della sicurezza, sul piano dell'instabilità, sull'attesa di una crescita economica che non c'è (le ultime notizie lo confermano), sul disagio crescente delle famiglie, sul problema montante dell'immigrazione clandestina, sui disastri nel mondo della sanità; sulle categorie lei ha fatto un miracolo, onorevole Prodi: tutte - tutte! - si sono rivoltate conto il Governo, nessuna esclusa, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi.
Non ho bisogno di ricordare i contrasti profondi all'interno del Governo, mi basta guardare ciò che è successo in questi ultimissimi giorni: l'immagine, che non è quella di un luna park, né fantascienza, ma è drammaticamente vera, di una delle più belle città del mondo, Napoli, ridotta in una cloaca, in un luogo di rifiuti permanenti; l'esercito e i soldati, quelli che voi volevate ritirare dalle missioni di pace, costretti nobilmente a fare gli spazzini per evitare quello che voi avete regalato a Napoli [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]; l'indomani, il Papa, il Sommo Pontefice, che parla al cuore dei credenti e alla ragione dei laici quando vuole e come vuole, costretto al silenzio nella città eterna, nel tempio della ragione, all'università: nel cuore della città eterna, costretto al silenzio [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]!
Nel giorno in cui, per legge, il Ministro della giustizia deve riferire sullo stato della giustizia arriva in Aula indagato, con la moglie arrestata, con il consuocero arrestato, con gli amici indagati, con il partito in rotta, con una conferenza stampa che abbiamo guardato attoniti perché, accanto all'umana solidarietà, quanto avviene in Italia sembra la riedizione di un film para-comico. E poi anche le sceneggiate qui all'interno! Ma è possibile che oggi sento una solidarietà così forte per un Ministro, al quale pure noi ieri con Fini abbiamo espresso solidarietà umana, non certo interamente politica? È possibile che quello che ha detto in quest'Aula sia considerato niente e quello che è avvenuto sia un fatto assolutamente marginale [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]?
Il Presidente Prodi ha detto: «tranquilli, ghe pensi mi - si dice a Milano e lo dice un siciliano - adesso faccio io il Ministro della giustizia e siccome voi siete testimoni di come io sia bravo, allora i problemi non ci saranno più, anzi - ha aggiunto - sto lì solo il tempo necessario a fare ritornare Prodi - scusate, volevo dire a fare ritornare Mastella -, il quale appena avrà sistemato i suoi "affarucci" tornerà a fare il Ministro». Presidente Prodi, noi abbiamo rispetto per lei, ma lei abbia rispetto per il Parlamento [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania]!
VALENTINA APREA. E per l'Italia!
IGNAZIO LA RUSSA. Per l'Italia e per i cittadini italiani!Pag. 11
A Mastella - che capisco, gli arrestano la moglie: chi di noi non sarebbe in una condizione emotiva difficile - rinnovo la solidarietà umana. Però, calma e sangue freddo! Quando noi siamo per il bipolarismo e sosteniamo che i partiti devono combattere la frammentazione e avere una visione addirittura di coalizione, senza andare sul caso specifico, intendiamo dire che non è possibile che in un sistema politico quale quello italiano si continui a consentire e a mantenere, non l'esistenza dell'UDEUR, per carità, ma un'impostazione politica che permette ai partitini, ai partitelli e ai partiti familisti di lavorare con l'unico evidente obiettivo di rimanere in vita, con tutto quello che ciò comporta [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
Allora, onorevole Presidente del Consiglio, mi viene la voglia di non chiederle di dimettersi, perché non è servito finora: tocca a noi aiutarla a liberare gli italiani dalla sua ingombrante presenza e dalla presenza ancora più ingombrante della sua coalizione assolutamente sbrindellata. Certo, oggi le avremmo potuto dare un segnale importante al Senato. Mi spiace che ci fossero delle assenze nell'ambito del centrodestra, che non riguardano Alleanza Nazionale; ma ci sarà modo e occasione (Commenti dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
Soprattutto, Presidente, lei ha il dovere non di venire in Aula a dirci che «va bene tutto, madama la marchesa», bensì un dovere molto più grande: quello di convincere gli italiani che, dopo aver cancellato dal suo vocabolario la parola «dimissioni», sia lecito cancellare anche la parola «dignità». Credo che questo non sia consentito a nessuno, neanche a un Presidente del Consiglio abbarbicato al potere con i suoi Ministri.
C'è, da qui a pochi giorni, un'occasione importante: lei tornerà - ce l'ha detto - per parlare di giustizia, per parlare di qualcosa che riguarda la vita dei cittadini così come di altri argomenti che ho toccato. Fate un esame di coscienza, fatelo veramente. Non lo avete fatto per la vicenda del Papa, non lo avete fatto per la vicenda dei rifiuti, non lo avete fatto per la vicenda del declino economico, non fate un esame di coscienza per le vostre strampalate proposte sulla sicurezza e sull'immigrazione che, grazie a Dio, non avete neanche la forza di tradurre in provvedimenti cogenti, altrimenti peggiorerebbero ulteriormente la situazione. Fate un esame di coscienza generale sul danno che al sistema Italia state procurando; non solo Mastella, voi, uno per uno; voi, complici dei sessantasette scienziati che non fanno parlare il Papa...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
IGNAZIO LA RUSSA. ...voi, complici di Bassolino e del Ministro dell'ambiente, che riducono Napoli in un colabrodo; voi, complici del dissesto della giustizia; voi, complici di un sistema che ha bisogno di aria pulita: ridate agli italiani il diritto di poter scegliere liberamente il loro futuro [Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania]!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Dopo le dimissioni irrevocabili del Ministro Mastella, signor Presidente del Consiglio, l'assunzione dell'interim pare anche a noi la soluzione più giusta (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) e anche la più chiara: in questi momenti c'è bisogno di gesti semplici e di gesti chiari. C'è troppa confusione ed una grande difficoltà a comprendere il senso della politica fuori da questi palazzi. Non possiamo lasciare nessun margine di ambiguità.
Proviamo ad immaginare solo per un attimo, signor Presidente del Consiglio, la percezione della politica in queste ore di un giovane precario, di un operaio, di un pensionato (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania), di un lavoratore e di una lavoratrice qualsiasi del Paese: la separazione dellaPag. 12politica dalla sua vita reale sembra essere radicale; e come sempre in questi contesti è più facile che prendano campo, come lei ha sentito qui, soluzioni demagogiche, plebiscitarie e, in alcuni casi, apertamente autoritarie.
L'evolversi della vicenda giudiziaria in Campania impone alla politica il pieno rispetto della distinzione dei ruoli e dei poteri sanciti dalla Costituzione. Bisogna essere rigorosi: non possono alimentarsi conflitti tra istituzioni. Per questo contrastiamo la campagna di avversione nei confronti della magistratura che le destre stanno mettendo in atto, anzi chiediamo che la giustizia faccia rapidamente il proprio corso come è nell'interesse di tutti e del Paese.
Il nostro atteggiamento sulla vicenda del Ministro Mastella - atteggiamento che ribadiamo - è espressione della nostra cultura garantista: non può essere in alcun modo confusa con una critica o un'interferenza nei confronti della magistratura o del suo operato. Né tanto meno, onorevole Vito, possiamo condividere una sorta di auto-assoluzione ex post di una classe dirigente su cui in passato ha espresso un giudizio definitivo la magistratura e su cui ha già maturato un secco giudizio politico la società italiana (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). È questa l'aria nuova di cui parla l'onorevole La Russa?
Il bisogno che noi avvertiamo è invece di una giustizia che funzioni e che risolva i problemi dei cittadini. Ne parleremo nei prossimi giorni. Da subito, va censurata la pioggia di fughe di notizie da uffici giudiziari, che avviene ormai ripetutamente in questo Paese.
Siamo d'accordo con il Presidente Scalfaro quando invita, da una parte, i magistrati a non invadere il terreno di altri poteri dello Stato e ad accettare eventuali accertamenti supplementari, ma, dall'altra parte, alla politica spetta di non lanciare accuse generalizzate, ma di concentrare le recriminazioni su atti e sentenze precise. Se passa la logica del «tutti colpevoli» - afferma ancora il Presidente Scalfaro -, non vi sarà alcun colpevole.
L'autonomia della magistratura è per noi un fatto irrinunciabile, prezioso: non solo non si possono alimentare conflitti istituzionali, ma va rispettata fino in fondo la distinzione dei ruoli e dei poteri sancita dalla Costituzione.
Signor Presidente, nel Paese, come lei sa, vi è una crisi sociale acuta, una difficoltà, un malessere. Non alimentiamo dunque una divaricazione. Da questa crisi si esce rompendo ogni forma di autoreferenzialità e di separatezza; da questa crisi si esce ricostruendo una cultura democratica e investendo nella partecipazione popolare. Guai se dovessimo inseguire nuovi posizionamenti o logiche trasformistiche! Fra di noi è in atto un confronto su temi dirimenti. Si tratta di grandi temi sociali: i salari, le pensioni, il fisco, la lotta alla precarietà, l'ambiente, i diritti civili, le politiche di disarmo e di pace. Guai a deragliare da questi obiettivi: senza di essi, non vi sarebbe lo spazio per una svolta reale nel Paese! Questa è la politica che costruisce una connessione sentimentale con il popolo e che determina la qualità della democrazia: senza di ciò, il rischio è la perdita di senso della politica e della democrazia.
Noi sentiamo che vi è un forte bisogno di rinnovamento, non del ritorno del vecchio: di rinnovamento, di una rinnovata fiducia, della ricostruzione di una credibilità della politica e del suo modo di gestire la cosa pubblica. Ed è questo che faremo a sinistra, signor Presidente: quello che un grande dirigente politico ed intellettuale italiano, Antonio Gramsci, chiamava «la riforma morale ed intellettuale» del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Partito Democratico-L'Ulivo, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente del Consiglio, credo che la sua relazione né faccia onore al Governo né contribuisca a restituire all'onorevole Mastella il suo onore politico.Pag. 13
Ieri, in quest'Aula, non abbiamo assistito - almeno così ci è parso - allo show mediatico di un uomo disperato o avvilito, o che ha fatto prevalere il solo sentimento verso la sua famiglia sulle analisi politiche: ieri, in quest'Aula - almeno noi - abbiamo ascoltato una seria denuncia politica ed istituzionale sullo stato della giustizia in Italia.
Signor Presidente del Consiglio, lei ha rimosso questo problema sollevato in Parlamento.
Lei ha perdonato Mastella, ma non tanto come uomo, lo ha perdonato come Ministro, perché ha di fatto derubricato a sfogo privato una denuncia politica. Non è vero che lei oggi ha fatto un discorso omissivo - come qualcuno a prima vista potrebbe ritenere - lei ha fatto un discorso chiaro. Lei ha scelto, come gli intimava in queste ore il Ministro Di Pietro, di far capire al Parlamento di non prendere sul serio quello che ieri ha detto Mastella, perché in fondo era uno sfogo [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale]. La relazione che abbiamo ascoltato in realtà è quella allegata.
L'assenza dell'Udeur in queste ore tra questi banchi è emblematica; è emblematica del fatto che probabilmente questa mia impressione è l'impressione di tutti coloro che, operatori del settore, uomini politici, hanno capito chiaramente cosa si sta sviluppando in queste ore. Ieri si è parlato di emergenza democratica ed è grottesco - mi rivolgo agli amici rappresentanti togati dei magistrati - che ieri abbiano voluto polemizzare anche con il sottoscritto, reo di aver detto che il CSM si sta riducendo ad organo di autotutela corporativa. Francamente lo stiamo pensando e dicendo a intermittenza tutti, perché è una realtà talmente chiara e sotto gli occhi di tutti che ha portato anche illustri Presidenti della Repubblica a porre il CSM davanti alla loro responsabilità per gli incarichi che non venivano assegnati in base ad una lottizzazione che è analoga a quella che la politica, a volte, nei suoi momenti più deteriori fa [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale, Lega Nord Padania e Misto-La Destra]!
Schizofrenia: ha ragione onorevole Soro, non dobbiamo essere schizofrenici; impegniamoci allora a non esserlo, impegniamoci allora a non utilizzare mai quei magistrati, che come ieri ha denunciato in Aula il Ministro Mastella, fanno del pregiudizio la ragione della loro vita professionale. Cose banali? Forse sì, nella «Repubblica delle banane» potrebbe essere una cosa banale; ma per me e per noi non lo è! Non è banale che un signore, Ministro della giustizia, abbia nell'Aula massima, tempio della democrazia del nostro Paese, denunciato tale degenerazione. Nessuno più usi la magistratura come sponda politica, ciò deve essere la conseguenza - onorevole Soro - del suo stesso nobile proposito tante volte rimasto sulla carta.
Dunque, questo pomeriggio si è assistito ad una sorta di rimozione di Mastella e delle sue denunce di ieri. Agli italiani voglio dire, però, che in quest'Aula non vi è solo la sordità del Presidente Prodi, evidentemente preoccupato per i tre voti dell'Udeur al Senato che gli assicurano la maggioranza; vi è anche chi capisce che il nostro Paese è allo sfascio e che l'antipolitica è destinata ad ingrossare le sue fila. D'altra parte - lo dico per inciso - un Paese in cui, in un'università libera, si impedisce al Santo Padre di parlare, è un Paese che ha in sé i germi della dittatura delle minoranze [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale].
La situazione della Campania e i rifiuti per la strada sono il simbolo della paralisi di una situazione e di un Governo a cui chiediamo una cosa semplice, lineare e chiara: le dimissioni, onorevole Prodi [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale]! Dimissioni che possono aprire una nuova fase politica, e ciascuno a quel punto si dovrà assumere le proprie responsabilità - tutti: maggioranza ePag. 14opposizione - a partire dalla legge elettorale, ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità.
Sulla cosiddetta bozza Bianco - lo dico, compiaciuto della sua valutazione, all'onorevole Elio Vito - è chiaro a tutti che si gioca molto di più che la prossima legge elettorale, in quanto si gioca la capacità della politica nel Paese di essere ancora una cosa seria, di vincere una deriva che ormai spinge il Paese stesso all'antipolitica e che spinge tanti nostri cittadini a ritenere che non serve più il lavoro che noi svolgiamo e che svolgono centinaia di amministratori come noi. Il gruppo dell'UDC per primo ha dichiarato, dall'inizio della legislatura, che le scorciatoie non servono più. Stiamo pagando, infatti, un peccato originale, ovvero la sindrome di autosufficienza di un Governo che può durare a prezzo di non fare e di mettere sempre d'accordo ciò che non è oggettivamente accordabile. È un Governo che tiene insieme una sinistra ideologica - che forse nel suo intimo plaude alle affermazioni dei giovani che hanno impedito al Santo Padre di recarsi alla Sapienza - e una parte di moderati che vedono il futuro del Paese non molto dissimilmente da noi. Solo un Governo che si assume una responsabilità nazionale seria può salvare il Paese da una deriva drammatica e, in mancanza di questo sussulto di dignità, ridare la parola agli elettori diventerà non solo una ineludibile necessità, ma anche forse la cosa migliore da fare [Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale - Congratulazioni].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maroni. Ne ha facoltà.
ROBERTO MARONI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il Governo che lei guida da quasi due anni ha ormai acquisito un profilo e una caratteristica ben precisi: il Governo delle emergenze non risolte. I rifiuti della Campania, l'attacco alla famiglia, la crisi dei mutui, il favore alla criminalità e all'immigrazione clandestina con la vergognosa legge sull'indulto, la svendita di Alitalia, il danno a Malpensa, lo strapotere della magistratura e di certe procure: sono emergenze non risolte e mai affrontate. Ora è un Governo anche senza maggioranza.
ANTONIO LEONE. Fai finire di parlare al telefono il Presidente del Consiglio! Una telefonata allunga la vita!
PRESIDENTE. Lasciate parlare l'onorevole Maroni.
ROBERTO MARONI. Il suo è il Governo che protegge gli interessi dei forti, che punisce le famiglie e le piccole e medie imprese padane, che chiude gli occhi di fronte alle violenze di piazza dei centri sociali e di coloro che inneggiano a Nassiriya e ai brigatisti assassini di Marco Biagi [Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Il suo è il Governo che sta dalla parte dei clandestini carnefici che massacro inermi cittadini, colpevoli solo di stare nelle loro case di notte a dormire.
Sul piano delle politiche economiche, il suo è il Governo che sta con Roma e contro il nord, costretto sempre a pagare i conti a piè di lista della Roma intollerante e violenta che toglie persino la parola al Papa. Il suo è un Governo che non è riuscito a risolvere nessuna delle emergenze che ho citato e che non sa affrontare alcuno dei problemi che affliggono i cittadini italiani, le imprese in generale e le piccole e medie imprese del nord in particolare; è un Governo che anzi stringe il cappio e il giogo sulla Padania, colpevole solo di non avervi votato. Onorevole Prodi, oggi ciò è chiaro a tutti, anche a chi non vuol vedere. La vera emergenza del Paese non sono tanto e solo i rifiuti di Napoli, in quanto la vera emergenza democratica è lei, signor Presidente, lei e il suo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)! In questa drammatica situazione non resta che una soluzione, la più chiara e la più democratica: ridare la parola al popolo sovrano con nuove elezioni politiche anticipate.Pag. 15
Onorevole Giordano, le elezioni non sono soluzioni autoritarie o demagogiche, ma sono il senso e il succo della democrazia! Fa davvero specie che lei dia giudizi sprezzanti nei confronti del popolo, dei lavoratori e dei precari - che lei pretende di rappresentare -, che chiedono una sola cosa a questo Governo, ossia che lo stesso rassegni le dimissioni e se ne vada a casa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
Signor Presidente, dia retta a me: se le rimane ancora un briciolo di dignità personale e di senso delle istituzioni, ascolti il grido di rabbia e di dolore che giunge da tutta l'Italia e da tutta la Padania e che aumenta giorno dopo giorno: un grido che esce dalla bocca dei cittadini onesti, che non ne possono più di lei, delle sue emergenze, dei «suoi rifiuti», delle sue furbizie e delle sue bugie. Un grido che dice: Caro Prodi, basta! Ora vattene! Elezioni subito! Elezioni subito (I deputati del gruppo Lega Nord Padania espongono cartelli recanti la scritta: «Elezioni». Voci dai banchi del gruppo Lega Nord Padania gridano: «Elezioni!»)!
PRESIDENTE. Invito i commessi ad intervenire immediatamente per rimuovere i cartelli. Mi rivolgo a lei, onorevole Maroni, presidente del gruppo della Lega Nord Padania: non mi costringa a sospendere la seduta (I commessi ottemperano all'invito del Presidente)!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.
TITTI DI SALVO. Signor Presidente, il gruppo Sinistra Democratica per il socialismo europeo apprezza la correttezza istituzionale del Presidente del Consiglio, la sua proposta di assumere, ad interim, la responsabilità di Ministro della giustizia e, altresì, la sensibilità che ha orientato il senatore Mastella nelle sue decisioni. Ieri, in quest'Aula, abbiamo manifestato nei suoi confronti la nostra sincera solidarietà umana. Ribadiamo la nostra fiducia - vogliamo farlo, con totale nettezza - nella magistratura e con la certezza che la sua autonomia e la sua indipendenza - come dichiara la nostra Costituzione - è il fondamento della democrazia italiana. Rifiutiamo lo scontro tra politica e magistratura, che non manderebbe in frantumi - ci rivolgiamo ai colleghi dell'opposizione - una maggioranza, ma farebbe polvere dei pilastri sui quali si fonda la democrazia italiana. Attenzione, onorevoli colleghi. Attenzione!
Signor Presidente, con la stessa determinazione vogliamo affermare che lei sa - come tutti sappiamo - che il Paese è attraversato da una profonda inquietudine. Gli ultimi avvenimenti che, dall'emergenza rifiuti in avanti, si sono succeduti in rapida sequenza, hanno alimentato quell'inquietudine che già era profonda. Vi è una domanda giusta di discontinuità, di etica pubblica, di politica alta al servizio dei cittadini, una domanda di giustizia sociale; vi è, altresì, signor Presidente, una domanda di uno Stato laico, in cui il Papa possa parlare all'università La Sapienza, ma anche una domanda in cui i laici non si sentano minacciati e in cui i diritti civili siano diritti di libertà (Commenti)...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di permettere all'onorevole Di Salvo di svolgere il suo intervento nelle stesse condizioni consentite a chi l'ha preceduta.
TITTI DI SALVO. La ringrazio, signor Presidente, ma proseguo il mio intervento con assoluta serenità. Vi è, quindi - lo ribadisco -, una domanda di Stato laico, in cui i diritti civili e le richieste di libertà siano diritti non scambiati, non mediati (ma assicurati) e in cui i laici - insisto - non si sentano minacciati. Signor Presidente del Consiglio, non vi sono scorciatoie: il gruppo Sinistra Democratica per il socialismo europeo ritiene che il suo Governo, il nostro Governo debba ascoltare quelle domande, che non vanno minimizzate. Il suo Governo può e deve farlo, oggi e non domani, perché domani sarebbe tardi: non può farlo l'opposizione. Colleghi dell'opposizione, ho ascoltato i vostri interventi e le vostre richieste di dimissioni. Non siete in grado, per la cultura politica che avetePag. 16espresso in Aula, di ascoltare quelle domande, né di formulare le risposte.
La vostra esperienza di governo e i problemi che avete lasciato al Paese (il debito pubblico, l'etica pubblica, il conflitto di interessi, ciò che è successo nel sistema radiotelevisivo e sul piano sociale sui conti delle famiglie) non vi dà le carte in regola. Avete alimentato uno scontro tra i poteri dello Stato e lasciato solo il cittadino nel suo rapporto con la giustizia, nei loro problemi con i processi e con i loro tempi e persino di fronte al dramma delle carceri. Signor Presidente del Consiglio, questo è vero, ma non può bastare né a lei né a noi. Alla domanda di etica pubblica rispondiamo noi, portando in Aula il conflitto di interessi e la riforma Gentiloni subito (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo), non restando a guardare, signor Presidente, nemmeno le difficoltà che attraversano governi di importanti regioni del sud, guidati anche dal centrosinistra.
Alla domanda di giustizia sociale rispondiamo andando avanti sul terreno della verifica di maggioranza, ridando potere d'acquisto alle retribuzioni e valore a quel lavoro insicuro, concludendo, signor Presidente, il rinnovo del contratto dei metalmeccanici, che deve essere portato a termine. È un diritto di quei lavoratori e un dovere morale di quelle imprese, di restituzione di quanto hanno ottenuto dalla collettività. È un terreno di impegno che so che il Governo e il Ministro stanno provando a seguire, ma ci vuole di più. Peraltro, colleghi e compagni della sinistra, quella domanda e quel senso profondo di inquietudine, sono rivolti anche a noi. La crisi della politica riguarda anche noi, che abbiamo il dovere di rispondere a quelle domande. Non lasciamo che le opinioni diverse sulla legge elettorale, che sono legittime, fermino un processo di cui l'Italia ha bisogno. L'Italia ha bisogno di una sinistra unita, larga, popolare, di governo e di una riforma morale e sociale. Sinistra Democratica la sente come responsabilità e per questo motivo lavorerà in questa direzione, come sono certa faremo tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Comunisti Italiani e di deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, siamo stati investiti da una bufera giudiziaria. È inutile sottovalutare la portata di ciò che è accaduto. Desidero dare atto e riconfermare la solidarietà nei confronti del senatore Mastella, che ha dimostrato una sensibilità istituzionale nel rassegnare le dimissioni. Il caso Mastella non riguarda solo lui e la sua famiglia, ma il rapporto tra politica e magistratura. Su questo tema bisogna sgombrare il campo da qualsiasi equivoco. Nessuno mette in discussione l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, tuttavia troppo spesso vediamo coincidere le iniziative giudiziarie con eventi importanti della politica: è accaduto per il senatore Mastella quando stava per presentare la relazione sullo stato della giustizia, ma è accaduto anche, nel passato non vicino, al Presidente Berlusconi in occasione di un importante evento internazionale. Del resto, basta leggere le interviste e le dichiarazioni che vengono rilasciate da una parte della magistratura, che è minoritaria, per capire che lì vi è una politicizzazione che va contrastata. La risposta da parte del Parlamento non può essere quella di una classe politica che si arrocca come una casta chiusa, che invoca privilegi e immunità. Questo allargherebbe il divario con i cittadini e con l'opinione pubblica. Dobbiamo invece puntare al nostro ruolo istituzionale, che è quello di fare le leggi, e dobbiamo approvare una riforma dell'ordinamento giudiziario.
Qual è il limite formidabile del sistema giudiziario italiano? A differenza di tutti gli altri principali Paesi democratici occidentali, in Italia non vi è una separazione delle carriere tra il giudice terzo e la pubblica accusa, cioè non si determina quella dialettica fondamentale, che serve a fornire le garanzie al cittadino.Pag. 17
Che cosa chiediamo sul caso Mastella? Non che non si facciano le inchieste giudiziarie, ma che si sia certamente più scrupolosi quando si adottano provvedimenti di restrizione della libertà, e, soprattutto, chiediamo un elemento fondamentale: un avviso di garanzia non equivale a una condanna e non equivale a una condanna per Mastella, così come anche per qualsiasi cittadino. Ho colto, nelle parole del Presidente Prodi, quando ha parlato di indipendenza della magistratura, tutela delle garanzie: questo è il punto, il discrimine fondamentale in una democrazia.
Come si deve comportare un cittadino a cui arriva un avviso di garanzia e sarà poi sottoposto ad un processo, poi ad un altro processo, e un altro processo ancora e, forse, dopo nove anni, quando la sua vita, individuale e familiare, sarà sconvolta, saprà se è colpevole o innocente? Non si tratta, quindi, di una classe politica che si rinchiude in se stessa. Penso sia fondamentale raggiungere questo obiettivo con un accordo tra maggioranza e opposizione, per varare una riforma della giustizia che non duri per una legislatura, ma duri molto più a lungo.
Il problema delle inchieste giudiziarie, poi, non sta solo in questo: sta nel fatto che né la maggioranza del momento, né l'opposizione del momento utilizzino la via giudiziaria per sconfiggere l'avversario, perché siamo poi noi i primi che introducono la politicizzazione degli atti giudiziari, quando utilizziamo e brandiamo l'arma degli avvisi di garanzia contro il nostro avversario politico.
Signor Presidente, noi certamente non andremo ad ingrossare l'esercito, già numeroso, di coloro che guardano all'Italia, vedono una serie di inefficienze e puntano sostanzialmente allo sfascio e vogliono allargare lo scontento e la sfiducia nei cittadini. No, noi non imboccheremo questa strada: non siamo né sfascisti, né crisaioli. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio, le diciamo una cosa: occorre un chiarimento di fondo nella maggioranza di centrosinistra. Non è possibile che ogni giorno si legga che vi è qualcuno che minaccia una crisi, che dice che non voterà i provvedimenti del Governo, che vi è un rapporto difficile con i sindacati, un imminente sciopero generale o una situazione come quella dei rifiuti in Campania. Tutto ciò non è, in qualche modo, una somma di episodi, signor Presidente del Consiglio: ciò rivela che vi è una debolezza nella maggioranza. Nella maggioranza, il partito maggiore, il Partito Democratico, si allea o cerca un'alleanza con Berlusconi, ma con quale scopo? Quello di mettere fuori gioco alleati del centrosinistra! Signor Presidente del Consiglio, ciò rafforza la sua maggioranza? Rafforza il suo Governo? O non lo indebolisce? Non è forse Veltroni con il Partito Democratico l'elemento che indebolisce di più il Governo, con le manovre che compie attraverso la legge elettorale, insieme con Berlusconi, e con uno sguardo benevolo di Rifondazione Comunista?
Signor Presidente del Consiglio, penso che tale chiarimento debba essere promosso da lei. Deve trattarsi di un chiarimento di fondo, perché soltanto con un chiarimento di fondo possiamo colmare la sfiducia che vi è tra la classe politica e i cittadini.
Non sono a favore di coloro che vogliono cavalcare l'antipolitica e spero che non lo facciano neanche i referendari (vedo il Ministro Parisi seduto accanto a lei). L'antipolitica non rafforza le istituzioni democratiche: è la buona politica, quella fondata sulla sobrietà, la trasparenza e l'onestà che può rafforzare le nostre istituzioni democratiche.
È questo un compito che spetta a tutti, signor Presidente del Consiglio e signor Presidente della Camera, spetta alla maggioranza, spetta all'opposizione, spetta a tutte le nostre istituzioni democratiche (Applausi dei deputati dei gruppi Socialisti e Radicali-RNP e Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, noi abbiamo, già ieri, apprezzato il gesto compiuto dal senatorePag. 18Mastella rimettendo qui in Parlamento le dimissioni dalla carica di Ministro della giustizia dopo aver appreso notizie di stampa circa il mandato di arresto della moglie. Lo abbiamo apprezzato e gli abbiamo anche dato la nostra solidarietà umana, ma abbiamo anche sostenuto ieri, e sosteniamo oggi, che ciò non può significare aprire un nuovo processo nei confronti della magistratura e del sistema giudiziario italiano.
Non è mettendo sotto processo uno dei poteri dello Stato che si ricreano quelle condizioni di vivibilità e di equilibrio istituzionale delle quali il nostro Paese ha necessariamente bisogno. È un passaggio difficile questo, non per il Governo, colleghi dell'opposizione, bensì per tutto il Paese. Ciò che è avvenuto oggi in questa aula ci convince ancora di più che il Paese, l'Italia e gli italiani hanno, soprattutto in questo momento, bisogno del Governo Prodi, del Governo di centrosinistra.
Signor Presidente del Consiglio, i consigli e i suggerimenti che le sono stati rivolti dai banchi dell'opposizione, certamente tutti di parte, e certamente non tesi a risolvere i problemi irrisolti della società italiana e i problemi che si sono aggiunti dopo i cinque anni di Governo di centrodestra, ci impongono di far sì che non solo ci sia un'unità tra le forze di sinistra ma impongono a tutta l'Unione di trovare una nuova unità, un nuovo punto di riferimento per dare quelle risposte che i cittadini italiani ci hanno delegato a dare con il voto delle elezioni politiche.
Non è, infatti, con i sondaggi che si formano i Governi e non è con i sondaggi che si eleggono i Parlamenti. Il Parlamento viene eletto secondo la Costituzione repubblicana, che vi piaccia o no. Secondo la Costituzione antifascista viene eletto ogni cinque anni dal popolo e finché ci sono maggioranze capaci di portare avanti il lavoro del Governo...
FEDERICO BRICOLO. Dove?
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. ...quel Governo non ha il diritto, ma ha il dovere di governare. Signor Presidente, da ogni lato della Camera, dal centro, dalla Lega, dalla destra, dall'estrema destra, da AN e da Forza Italia, si è accennato ai problemi del Paese. Il presidente Maroni parlava dei precari che chiederebbero al Governo di andare via. Presidente Maroni, i precari creati dalla legge n. 30 del 2003 chiedono al Governo di correggere profondamente quella legge, non di andare via!
Coloro i quali oggi sono in sofferenza, i cittadini italiani che non riescono a raggiungere la fine del mese e che non hanno le capacità economiche per mantenere le loro famiglie non chiedono al Governo di andare via. Ci chiedono, signor Presidente, di dare risposte ai loro bisogni, e quindi di attuare gli impegni e il programma con il quale l'Unione ha vinto le elezioni, e con il quale il Governo si è presentato alle Camere ottenendo la fiducia.
Abbiamo bisogno, quindi, di accelerare l'azione del Governo. Stiamo parlando di ciò che il Governo può fare dopo questo primo anno di risanamento, dopo gli indubbi successi ottenuti nel campo del recupero del credito, della spesa, della lotta all'evasione fiscale e di come impegnare queste nuove risorse. Si è deciso di dare risposte alle famiglie che vivono di lavoro dipendente e di abbassare le aliquote. Ebbene, il popolo italiano, gli italiani, ci chiedono di dare immediata soluzione a questi problemi. Ci chiedono di intervenire sul fronte sociale, per rendere più vivibile il nostro Paese, per migliorare i trasporti pubblici, per creare condizioni umane più sopportabili per i pendolari, per coloro che vivono una parte della propria vita sui mezzi di trasporto; ci chiedono di dare risposte sociali, di migliorare le condizioni della scuola italiana e della ricerca e di fare in modo che questo Paese possa continuare a crescere, migliorando però anche le condizioni di vita di tutti i lavoratori, soprattutto di quelli che non hanno un lavoro o che hanno un lavoro precario e mal pagato. Questo è ciò che chiedono gli italiani al nostro Governo; questo è ciò che chiede l'Italia al Governo Prodi.
È per questo motivo che i Comunisti Italiani sono impegnati non solo nel sostenerePag. 19il Governo, ma anche nel pungolarlo, nello stuzzicarlo, nel dargli quell'input, affinché si possano dare risposte immediate a coloro che hanno avuto fiducia in noi.
Gli amici di Forza Italia e dell'UDC addebitano oggi al Governo Prodi - potrei capire anche alla regione Campania - i problemi di Napoli e della Campania, ma vorrei ricordare loro che per cinque anni hanno gestito il potere e per cinque anni avrebbero potuto dare risposte e risolvere quei problemi! Non l'hanno fatto. Potrei, altresì, ricordare che le condizioni di vita degli italiani e l'emergenza sociale nel nostro Paese ha origine in quei cinque anni.
Signor Presidente, l'appello che rivolgiamo a tutto il centrosinistra è di impedire che tornino a governare coloro i quali hanno messo in ginocchio, economicamente e socialmente, il Paese e hanno reso difficile la vita degli italiani. Uno scatto di reni, dunque: dalle difficoltà è possibile raccogliere le forze per dare quelle risposte che gli italiani ci chiedono. Lo diciamo noi, signor Presidente, che siamo uno di quei piccoli partiti che, secondo la nuova legge elettorale, dovrebbe sparire.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Lo diciamo noi, signor Presidente, perché siamo convinti che all'interno dell'Unione si troveranno le risorse ideali e politiche per dare risposta non solo alla democrazia italiana con una legge elettorale che sia rappresentativa e, nello stesso tempo, garantisca la governabilità, ma, soprattutto, per dare le risposte che i lavoratori italiani attendono da tempo (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani, Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donadi. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo apprezzato il richiamo contenuto nel suo intervento all'autonomia e all'indipendenza della magistratura. Tuttavia, signor Presidente del Consiglio, noi crediamo che governare significhi, sempre e innanzitutto, assumersi fino in fondo la responsabilità di dare risposte concrete alle necessità e ai bisogni del Paese. Ebbene, noi riteniamo che oggi il Paese abbia bisogno di sapere dal Presidente del Consiglio se sia vero o non sia vero che in questo Paese vi sono frange di magistratura che tentano di abbattere i loro avversari politici (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Il Paese ha bisogno di sapere se è vero o non è vero che vi sono magistrati che esercitano la giurisdizione con azioni strumentali e ad orologeria; se è vero o non è vero che vi è un'emergenza democratica, in questo Paese, nei rapporti tra la politica e la magistratura. Lei, oggi, questo, non lo ha detto.
Noi comprendiamo il momento. Comprendiamo che il momento ancora così caratterizzato da forti aspetti di emotività, legati alle vicende personali, familiari, di protagonisti dell'azione del Governo, l'abbia indotto finora a questa cautela. Tuttavia, il Paese glielo chiede. Noi glielo chiediamo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Siamo convinti che nei prossimi giorni lei saprà e potrà trovare le occasioni per dare al Paese questa risposta. Il Paese deve sapere se la magistratura è un qualcosa a cui può guardare con fiducia, o della quale - come qualcuno ieri ha affermato in questo Parlamento - deve avere paura.
Signor Presidente del Consiglio dei ministri, il Paese ha anche bisogno di un governo immediato della giustizia. La giustizia in questo Paese ha troppi problemi, troppe difficoltà e troppe urgenze. Comprendiamo una soluzione temporanea, perché le crisi devono essere gestite e avere risposte adeguate, ma la temporaneità non può essere tale, non può rispondere alle esigenze di durata di un procedimento penale. Saremmo felici, per primi, se il Ministro Mastella avesse il tempo e il modo di dimostrare, nelle aule giudiziarie, la sua più piena estraneità alle imputazioni che gli sono state rivolte, ma i tempi della giustizia non coincidono con i tempi dell'indagine giudiziaria. Le chiediamo,Pag. 20quindi, di dare al Paese, al più presto, un governo della giustizia, un governo non temporaneo, ma forte e permanente. Altrettanto forti e permanenti siano anche le risposte ai grandi problemi della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Il Ministro Mastella ha avuto modo - lo abbiamo apprezzato tantissimo - di spiegare, oggi, che gran parte delle sue parole e dei suoi interventi erano legati all'emotività del momento. Tuttavia, ieri è successo qualcosa di importante e di grave. Il problema non è tanto in chi ha pronunciato ieri queste frasi, ma è, per noi, in un Parlamento - e ciò costituisce un problema enorme - che quasi all'unanimità ha applaudito quelle frasi gravissime (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Un Parlamento che è esploso in ovazioni, mentre in quest'Aula si affermava che vi è un'emergenza democratica nei rapporti tra la politica e la magistratura, senza nemmeno sapere, né domandarsi, cosa stesse accadendo, quali fossero i fatti, le prove e le circostanze delle indagini che erano state avviate. Mi dispiace dirlo, ma l'applauso di ieri in quest'Aula è apparso a tutto il Paese il riflesso condizionato della casta, di una casta che, ogni volta che si sente aggredita e che viene messa sul banco degli imputati, pensa sempre e soltanto a difendere se stessa (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
La politica, ieri, ha ripetuto ancora una volta, in quest'Aula, che il problema del Paese è la magistratura. Farebbe bene a ricordare che gli italiani sono convinti che il problema del Paese è questa politica! Smettiamola, allora, di parlare della giustizia solo quando amministratori pubblici sono coinvolti in indagini penali. Lavoriamo, piuttosto, per dare alla giustizia quegli organici di cui ha bisogno, quel personale amministrativo, quei beni di prima necessità che mancano all'amministrazione della giustizia. Incrementiamo le forze di polizia, rendiamo più celere ed efficiente la giustizia civile e penale. Questa è la giustizia di cui dobbiamo parlare nelle aule parlamentari, non la cieca autodifesa dei nostri interessi corporativi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
Il secondo tema che vorrei toccare, signor Presidente, trae solo incidentalmente spunto dalle vicende giudiziarie di questi giorni. Si tratta di una vicenda che racconta episodi che potrei definire di disinvolta gestione del bene pubblico, di pressioni politiche volte a incidere su scelte amministrative. Sono tutte cose sulle quali ritengo ben difficilmente potrà esserci una sentenza penale di condanna. Tuttavia, il fatto che queste cose possano non essere penalmente rilevanti, non significa che esse vadano bene, né che siano un bene per il Paese, né, soprattutto, che siano lecite. Non mi riferisco a nessuno in particolare.
Mi riferisco all'intero sistema politico perché questo sta diventando «l'andazzo» che, dal nord al sud, dalla destra alla sinistra, contamina sempre più ampi settori della politica e della vita pubblica italiana, con una politica sempre più invasiva, che cerca di supplire alla propria debolezza occupando spazi sempre più ampi nella gestione del bene pubblico, spazi che non le appartengono. Dalla RAI, alla sanità, all'università, a tutti i livelli dell'amministrazione locale o centrale, le logiche spartitorie, clientelari e lottizzatrici non solo stanno allontanando la politica dal Paese, ma soprattutto costituiscono un fardello sempre maggiore che appesantisce lo Stato e con esso la dinamicità, la competitività e la crescita del nostro Paese. È questo malaffare che sta creando un clima nel quale i criteri di merito, di competenza e di professionalità trovano sempre più occasioni nella concretezza per essere avviliti e con loro si avviliscono le speranze dei giovani, avviando il declino di un intero Paese.
Signor Presidente, la politica è ancora oggi una grande risorsa per il Paese, la politica è fatta dalle storie di tanti uomini e di tante donne che lottano quasi tutti con passione per i loro ideali. Rimettiamo al centro del nostro dibattito la questione dell'etica nella politica! Non è retorica, è il presupposto affinché questo Paese ritroviPag. 21fiducia in se stesso, nella sua classe dirigente e nella convinzione di poter sconfiggere il declino che abbiamo davanti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, il gruppo dei Verdi ieri è intervenuto, rappresentato dal deputato Boato, del quale condivido le considerazioni espresse.
Va detto che nell'intervento odierno in conferenza stampa del leader dell'Udeur, Mastella, al di là delle decisioni politiche da questi assunte a nome del suo partito, vanno apprezzate le parole di dialogo espresse nei confronti della magistratura. Sono parole importanti, di responsabilità, che apprezziamo anche per il momento molto delicato in cui sono state pronunciate.
In uno Stato di diritto l'autonomia e l'indipendenza della magistratura vanno tutelate e salvaguardate, ricordando che ciò comporta anche il principio di responsabilità che vale sia per il potere politico, sia per il potere giudiziario.
Per le informazioni di cui siamo a conoscenza rispetto a quanto accaduto in queste ore, non possiamo dire che nutriamo perplessità e dubbi, in quanto tutto ci appare basato su un impianto accusatorio terribilmente fragile, anche se è ovvio ricordare che i processi giudiziari non si svolgono in Parlamento, bensì nelle sedi adeguate. Proprio per questo motivo confidiamo nell'importante ruolo di autogoverno della magistratura, del CSM, come già accaduto in altre occasioni in cui ha avuto occasione di intervenire.
Diciamo questo, signor Presidente del Consiglio, a difesa di tutti i cittadini affinché siano garantiti i loro diritti e perché riteniamo che la verità vada accertata rapidamente. Vedete, non c'è difesa di «casta», ma la necessità di difendere il diritto di tutti i cittadini ad avere giustizia, nonché di evitare loro le ingiustizie. L'impianto accusatorio della procura di Santa Maria Capua Vetere mette sotto accusa un modello di gestione della pubblica amministrazione che riguarda tutta la politica e tutte le forze politiche. Tuttavia, i luoghi dove esercitare tale critica non possono essere le aule dei tribunali, bensì le assemblee elettive dove avviare le giuste riforme.
La politica deve trarre spunto da questa vicenda per effettuare un forte scatto in avanti, non difendersi dando la sensazione al Paese che si voglia autoconservare, ma avere uno scatto che consenta all'Italia di avviare una stagione di riforme non più evitabile. Non mi riferisco certamente alla legge elettorale, ma ad una pubblica amministrazione che metta al centro il rapporto con i cittadini, anche nel funzionamento di organismi importanti: dalle aziende sanitarie locali ai trasporti o, più in generale, all'erogazione dei servizi.
Una riforma della pubblica amministrazione è importante per il Paese e per i cittadini, ma dobbiamo evitare di produrre uno schema già visto nel passato di scontro tra politica e magistratura, al di là del legittimo esercizio della critica democratica dell'operato della giustizia. Le parole pronunciate oggi dal leader dell'Udeur Mastella, nonostante la delicatezza del momento, sono di grande aiuto per evitare quanto sopra richiamato; a differenza di quanto accaduto nel passato, le sue sono state parole di responsabilità.
Tuttavia vorrei dire al centrodestra: voi che vi trovate oggi, in quest'Aula, di fronte agli italiani, avete dimenticato che siete stati coloro i quali hanno creato leggi sulla giustizia ad personam. Siete quelli della legge cosiddetta ex Cirielli, della prescrizione dei reati, siete quelli della depenalizzazione dei reati, quelli della depenalizzazione del falso in bilancio e del cosiddetto lodo Schifani.
Gli italiani, pertanto, nonostante quest'anno e mezzo, non si sono dimenticati chi siete voi sulla giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Verdi).
La politica ha spesso perso il rapporto con il Paese, con i cittadini, e la responsabilità non è di altri, ma nostra. Il vero problema non sta e non può essere nelPag. 22conflitto tra politica e magistratura i quali, al contrario, sono organi che devono collaborare, nel rispetto delle reciproche funzioni, per l'interesse generale del Paese. Il vero problema sta nella sfiducia dei cittadini verso la politica! Dobbiamo recuperare questa fiducia! Questa è la vera emergenza democratica, non altro, onorevole Casini! È la crisi profonda della politica verso i cittadini, una politica che deve avere la capacità di autoriformarsi, anche nei comportamenti, e di correggersi: ma ciò - deve essere chiaro - riguarda l'intero sistema politico italiano. Questo deve avvenire senza ricorrere a facili demagogie e populismi del momento, come qualcuno è tentato di fare, ma facendolo con serietà e rigore. Se la politica non comprende questo, a governare il Paese non sarà più il Parlamento, bensì poteri finanziari e lobby di varia natura. Riteniamo che la riforma della pubblica amministrazione sia una prima risposta forte a questa profonda crisi della politica.
Mi rivolgo anche a chi ha introdotto in questa sede la questione relativa ad alcune emergenze che vi sono nel Paese, oppure a fatti che sembrano tutti ascrivibili come colpe al Governo Prodi, come se coloro i quali hanno parlato poc'anzi non avessero governato, circa due anni fa, questo Paese, come se il Ministro dell'ambiente Matteoli non avesse fatto per sette anni il Ministro dell'ambiente, né sapesse nulla dell'emergenza rifiuti di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Verdi), come se il centrodestra non sapesse nulla delle truffe relative ad un appalto per quanto riguarda la mancata gestione dei rifiuti di questo Paese, un appalto truffa dell'Impregilo che è la vera causa dell'emergenza dei rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)!
ANTONIO LEONE. Ma che dici?
ANGELO BONELLI. Voi avete una grande responsabilità. Non avete detto nulla della sottrazione di miliardi di euro relativi ad un appalto realizzato da grandi potentati che ancora oggi governano la comunicazione e non dicono la verità agli italiani: impianti di CDR, impianti di smaltimento che non funzionano e che, se fossero stati messi in funzione, avrebbero prodotto diossina danneggiando la salute.
Onorevole Elio Vito, il vostro partito viaggiava e protestava con le bandiere contro il termoinceneritore di Acerra! Non dite bugie agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Verdi)! E oggi cosa venite a dire? Il Governo Prodi sta cercando di risolvere l'emergenza...
ANTONIO LEONE. Si vede dalla «monnezza».
ANGELO BONELLI. ...che voi non vi siete assunti e non avete mai voluto affrontare e dovete avere più rigore e più rispetto nei confronti degli italiani!
Detto questo, nel concludere il mio intervento, voglio dire che apprezziamo e ci riconosciamo nelle parole del Presidente del Consiglio dei ministri ed apprezziamo, nonché rinnoviamo l'apprezzamento per le parole pronunciate da Mastella, confidando in una soluzione politica e nel fatto che la verità possa essere accertata rapidamente.
Vorrei ricordare, tuttavia, che questo Governo - il Governo Prodi - ha il grande merito, anche di fronte a tutti gli istituti finanziari internazionali, di aver risanato i conti di questo Paese e di avere evitato di portare nel baratro del dissesto finanziario l'Italia. Per tale motivo dobbiamo dire un grande grazie a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Socialisti e Radicali-RNP e Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirino Pomicino. Ne ha facoltà.
PAOLO CIRINO POMICINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, lo abbiamo detto ieri e ripetiamo oggi l'apprezzamento per il senso dello Stato che il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha avuto nel presentare dinanzi al Parlamento, in tempo reale, le proprie dimissioni, sgombrando così il campo da qualunque altra strumentalizzazione e testimoniando (vorrei segnalare questa considerazione al Ministro Pecoraro Scanio) chePag. 23l'autorevolezza della politica non si identifica - Franceschini, non distrarre il Presidente del Consiglio, grazie - nell'autorevolezza di una funzione ministeriale, ma ha ben altri orizzonti e ben altra possanza.
Dinnanzi alle sue comunicazioni - devo dire un po' troppo stringate - vanno, però, svolte due considerazioni politiche.
La prima è quella di carattere settoriale, che andremo a svolgere nella discussione sullo stato della giustizia secondo la relazione allegata.
Un concetto però va ribadito. Nessuno in quest'Aula, al di là della strumentalizzazioni, mette in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, che sono due valori costituzionali che - lo ripeto - nessuno mette in discussione. Ma, autonomia e indipendenza, come affermavo ieri, senza un'assunzione di responsabilità diretta rischiano di trasformarsi in una licenza non sempre assolutamente compresa nei canoni dei codici di procedura penale e nell'ambito del codice penale medesimo. In sostanza, non vi è nella società democratica un potere che possa essere autoreferenziale o privo di controllo, al di là dei controlli giurisprudenziali che altri gradi del giudizio andranno a verificare. Ma di tale argomento parleremo allorché discuteremo sullo stato della giustizia.
Signor Presidente del Consiglio, vogliamo richiamare la sua attenzione su un altro aspetto. Nel nostro Paese vi è una crisi grave della politica che determina la perdita del primato della stessa, in particolare negli ultimi quindici anni. Signor Presidente, la politica non è solo un programma e men che meno si identifica in un «leaderismo» spesso solitario. La politica è la capacità di ricomporre in un progetto interessi diversi all'interno di una società e, così facendo, limita le proprie asperità, consentendo al Paese di avere un progetto capace di fornire un orizzonte di ammodernamento, di sviluppo e di speranza, all'interno della quale vengono mobilitati milioni di persone. Questa è la politica! Senza di essa gli stessi interessi non ricomposti in un progetto complessivo finiscono per scomporsi, separarsi ed entrare in rotta di collisione l'uno con l'altro, determinando lo «sfarinamento» del Paese, cui da quindici anni assistiamo nella nostra Italia.
Naturalmente non ci sfugge che la crisi della politica nasce ed è intimamente legata a quella dei partiti. Credo fosse un inglese che affermava che i partiti sono i peggiori strumenti ma nessuno ne ha inventato di migliori, a meno di immaginare una democrazia lobbistica estranea alle nostre tradizioni. Lo affermo dinanzi all'opinione pubblica, ma anche di fronte alla vostra autorevolezza e agli amici degli altri partiti, in particolare delle grandi forze popolari, i partiti sono quei luoghi in cui donne, uomini, idee si confrontano, si selezionano e offrono quel tipo di progetto di politica cui mi riferivo.
Pertanto, la crisi dei partiti non si può risolvere con delle tecniche elettorali e con una riforma elettorale. Le riforme elettorali sono macchine fotografiche che rilevano il panorama politico. La modifica di questo non è data dalla macchina fotografica, ma dal lavoro politico che modifica il panorama che viene fotografato. Si tratta di un onere che è posto completamente sulle spalle della politica e tale onere non potrà essere onorato, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, se i partiti non recupereranno una cultura politica di riferimento che, nell'Europa continentale e comunitaria, governa i grandi Paesi e le grandi democrazie. La cultura di riferimento cui io stesso mi riferisco - scusate il bisticcio di parole - è il cemento, il soffio vitale, capace di trasformare il progetto di cui parlavo in una capacità di governo e di primato della politica. Senza di ciò la politica fugge.
Onorevole Presidente del Consiglio, onorevole Amato, uomo di lunghe stagioni, molte delle quali vissute insieme, a Napoli è fuggita la politica. Quando il dramma di quella città viene affidato ad un prefetto di polizia significa che la politica, nella sua complessità, è venuta meno ed ha lasciato da sola Napoli e la Campania. Questo è il tentativo che da giorni sto cercando di compiere insieme a tutti gli altri gruppi politici ma, ahimè, non sono ancora riuscito a far assumere alla politica responsabilitàPag. 24che non possono essere assunte da altri, se non in fasi emergenziali come quella cui stiamo assistendo.
Concludo il mio intervento ricordando che nei momenti gravi di un Paese - e noi siamo in un momento grave, signor Presidente del Consiglio, per quanto è accaduto sulla vicenda Mastella, che sarà seppellita da una tragicomica risata per quanto visto e sentito finora, e per quanto testimoniato anche dalla vicenda del Papa - le grandi forze popolari hanno sempre trovato i punti di intesa e di assunzione di responsabilità comune.
Lei e l'onorevole Amato che le siede accanto non potete dimenticare stagioni nelle quali avete ricoperto ruoli importanti; lei era Ministro dell'industria, se la memoria non mi tradisce, all'interno del Governo di solidarietà nazionale che sconfisse il tentativo brigatista di scardinare l'assetto democratico del nostro Paese.
È un momento totalmente diverso quello che viviamo adesso, ma è un momento grave; su questo terreno c'è bisogno di recuperare quella comune assunzione di responsabilità che toglie l'affanno quotidiano al governo del Paese e che consente, attraverso il rilancio dei partiti e la riassunzione delle culture politiche di riferimento, quel primato senza il quale non solo il vostro ma qualunque Governo, nel prossimo futuro, continuerà ad essere drammaticamente in affanno (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
PIETRO RAO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, i fatti che hanno segnato la giornata di ieri spingono ancora di più ad una profonda riflessione sul tema del rapporto tra politica e magistratura, un rapporto che appare sempre più lacerato e che rischia di comportare gravi conseguenze sul piano della tenuta democratica del nostro Paese.
A nostro avviso, in questa sede, occorre tenere distinta la questione personale che vede coinvolto Mastella come uomo politico e quella che, invece, riguarda il Ministro della giustizia e il suo rapporto con la magistratura. All'uomo e al politico Clemente Mastella esprimiamo piena solidarietà umana. Della validità delle accuse non sappiamo, ma speriamo che almeno in questo caso la giustizia faccia il suo corso celermente, accertando quanto prima i fatti.
Quello che è avvenuto ieri, ovvero la coincidenza temporale tra i provvedimenti giudiziari assunti nei confronti della moglie di Mastella e di numerosi esponenti dell'Udeur e le comunicazioni sull'amministrazione della giustizia da parte del Guardasigilli a Montecitorio, insinua un dubbio anche nei più convinti sostenitori dell'autonomia della magistratura. Il dubbio è che in Italia vi sia una giustizia ad orologeria ed il dubbio, colleghi, è di per sé pericoloso perché in grado di erodere la fiducia, innescando un processo di graduale allontanamento del cittadino dalla giustizia e del venir meno dell'autorevolezza di chi la dovrebbe amministrare e garantire.
Tutto ciò, in nessun caso, può giustificare gli attacchi rivolti alla magistratura nel suo complesso, perché siamo convinti della sua autonomia, la quale costituisce la condizione necessaria per l'amministrazione della giustizia in un Paese democratico.
Il problema dinanzi al quale, tuttavia, ci troviamo in queste ore è che, a fronte di rapporti così delicati tra politica e magistratura, il Paese si trova senza un Ministro della giustizia, o meglio, questo Parlamento è di fronte ad un Presidente del Consiglio che ha assunto anche le funzioni di Ministro della giustizia.
Riteniamo di farci interpreti di una parte consistente del Paese se avanziamo il dubbio che, il Premier di un Governo che ha dimostrato fin qui l'incapacità di affrontare seriamente e di portare a soluzione i problemi che affliggono l'Italia porterà, anche nel Ministero di cui ha assunto l'interim, tutta la sua inefficienza.
Il nostro Paese sta vivendo una situazione di grave difficoltà anche a causa dell'impotenza e della paralisi di questo Governo. Un esempio su tutti è l'emergenzaPag. 25rifiuti in Campania che, nonostante numerosi interventi del Governo, non solo non è stata ancora risolta, ma si è aggravata con ripercussioni gravissime per i cittadini campani e per l'immagine del nostro Paese all'estero.
Il signor Prodi, come Ministro della giustizia, dovrà poi fare i conti non solo con la frattura esistente tra politica e magistratura, ma anche con i problemi strutturali che affliggono la giustizia in Italia. Ciò preoccupa particolarmente noi del Movimento per l'Autonomia, perché se il problema della giustizia è drammatico in tutta Italia, nel sud assume un carattere di una vera e propria emergenza.
PRESIDENTE. Onorevole Rao, la prego di concludere.
PIETRO RAO. Signor Presidente del Consiglio, mentre ieri Mastella annunciava le sue dimissioni e la stampa era monopolizzata dai commenti sulla vicenda giudiziaria e politica, a Caltanissetta la procura denunciava la grave carenza di organico: mancano non solo il capo della procura, ma anche tre PM dall'organico e altri sei andranno via perché in scadenza, con il rischio concreto della paralisi della propria attività.
Al sud, come vede, il problema della giustizia non riguarda solo i tempi di svolgimento dei processi, ma la possibilità stessa di portarli a conclusione.
PRESIDENTE. Onorevole Rao, deve concludere.
PIETRO RAO. Sfortunatamente temiamo che da oggi questo Governo sia ancora meno capace di fornire risposte adeguate anche ai problemi della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo per i due minuti che ci sono consentiti. Quanta sensibilità e quanti distinguo sto ascoltando! Se la sinistra avesse avuto la stessa sensibilità quando a Silvio Berlusconi fu consegnato l'avviso di garanzia mentre presiedeva il G8 sulla malavita organizzata, oggi ci troveremmo in una situazione certamente migliore.
Questa notte ho presidiato l'aula con i colleghi Santanchè e Roberto Salerno e abbiamo avuto un trattamento da delinquenti dal vertice di questa Camera. Credo che stiano saltando i nervi agli uomini che ci rappresentano al vertice delle istituzioni.
Anche quello che è successo oggi, onorevole Presidente del Consiglio, con tutto il rispetto che si deve alla sua persona, anche alla fatica paziente, dimostra la situazione attuale: vicino a lei, alla sua destra, vi era il Ministro Di Pietro - ora è andato via - che ha dichiarato che Mastella si deve dimettere e che ha offeso la magistratura.
Nonostante le stampelle che spesso vengono dal Senato - e anche quelle di oggi sono vergognose e le assenze dei senatori del centrodestra rappresentano una pagina inquietante -, mi auguro che chi di dovere voglia finalmente punire in termini politici questi signori che le assicurano una maggioranza che lei non ha più.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la prego.
TEODORO BUONTEMPO. Credo che questo sia l'ultimo atto del Governo Prodi e che sarebbe meglio che lei si dimettesse prima di essere travolto da questa drammatica situazione nella quale versa il Paese.
Ieri vi è stato un momento che, secondo me, ha rappresentato uno scandalo politico. Infatti, questa Camera a maggioranza, cioè unendo deputati di centrodestra e di sinistra, ha applaudito Mastella, come se fosse il salvatore di quella cattiva coscienza, di quella politica che vuole dimenticare che Tangentopoli è stata un fatto vero, reale e drammatico in questo Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la pregherei di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, devo concludere, ma vorrei soltanto esprimere che ieri il senatore MastellaPag. 26non è stato corretto: è venuto in Aula ieri mattina come se fosse vittima di un complotto. Nel pomeriggio, ventitre arresti hanno dimostrato che l'Udeur in quella città - per accuse della magistratura ancora da verificare - era coinvolto in un sistema di scandali e in un modo di piegare la politica agli interessi di cassa. Questo non è stato corretto, quindi Mastella ha fatto bene a dimettersi, ma lei sta sbagliando oggi ad assumere l'interim e a dare solidarietà al Ministro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il suo Governo è nato nella primavera del 2006, è passato più di un anno e mezzo. Sono stati diciotto-venti mesi di travagli enormi, non solo per la risicata maggioranza di cui dispone al Senato, ma soprattutto per le divisioni evidenti nella sua coalizione: diversità di visione in politica estera profonde, diversità di visione di politica economica profondissime, diversità di visione sui temi etico-sociali. È una condizione di debolezza che ha pesato e pesa sulla situazione del Paese.
Parlo a nome di una forza politica che è collocata all'opposizione, ma che certo non gode dello sfascio del Paese, né lo alimenta, ma ha un linguaggio che credo possa essere apprezzato, di riflessione. Le condizioni, signor Presidente Prodi, le consentono di andare avanti? Ci sono le condizioni? Si tratta di una crisi che va aggravandosi. Dopo mesi di difficoltà la più grande città del Mezzogiorno è ingovernata e ingovernabile. Le condizioni dell'ordine pubblico sono tali che il Governo non è in grado di assicurare al Vaticano la sicurezza nel momento in cui il Papa va a parlare in una università, non per le obiezioni legittime e giustificate di professori che hanno un'opinione diversa da quella del Capo della Chiesa cattolica. Il Governo non è capace di assicurare le condizioni di agibilità della maggiore università italiana. E oggi c'è la crisi del Ministro della giustizia.
Mi sono domandato e le domando, signor Presidente del Consiglio: lei oggi non riferisce sulle vicende delle dimissioni del Ministro, ma riferisce sull'interim e questo dibattito dovrebbe essere concluso da un voto di fiducia.
La domanda che le pongo è la seguente: lei è nelle condizioni di prendere la fiducia nel momento in cui uno dei partiti che la sostengono...
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, la invito a concludere.
GIORGIO LA MALFA. ...il partito dell'onorevole Di Pietro, attacca con veemenza il partito dell'onorevole Mastella? Lei ha la fiducia della sua maggioranza? Io non lo credo ed è per questo motivo che lei conclude il dibattito senza un voto di fiducia, con un'informativa al Parlamento. Può bastare all'Italia?
Concludo, signor Presidente. Ci sono dei momenti, onorevole Prodi, in cui lasciare il Governo non è un atto di debolezza, ma un atto di responsabilità nazionale. Se lei avesse questa forza e questo senso di responsabilità nazionale, la storia gliene sarebbe grata, piuttosto che tirare avanti in questa condizione che danneggia, con il suo proseguire, la vita del nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Forza Italia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questo breve lasso di tempo vorrei richiamare un fatto che in fondo ci riguarda tutti: ieri sera dei sondaggi davano l'apprezzamento dei cittadini verso la politica sceso al 7 per cento. È a questo che dobbiamo reagire, pena una prospettiva gravissima di deterioramento delle istituzioni e che, magari, la colpa di ciò ricada anche su chi non ne ha la responsabilità. Questo è il grande problema, innanzitutto di sensibilità istituzionale.
Le drammatiche vicende di ieri ci hanno impedito di considerare fino in fondo un altro fatto che era contemporaneamentePag. 27emerso: la gravità del monito del Governatore della Banca d'Italia riguardante il basso tasso di crescita che attende il Paese nel 2008, circa l'1 per cento. Di fronte a questo dato non sono ammesse soluzioni deboli o transitorie.
Noi prendiamo atto dell'interim - non si poteva fare altrimenti - ma diciamo con franchezza che l'interim e gli appoggi esterni non possono che durare lo spazio di un mattino. Prendiamo quindi atto di quello che è avvenuto oggi e ribadiamo che l'Italia ha bisogno di un rilancio dell'azione di Governo e di un Governo che sia in grado di affrontare questa come le altre emergenze e di rilanciare il prestigio delle istituzioni nel nostro Paese; e quindi, certo, ha bisogno anche di una riforma elettorale, che non sia discussa però a colpi di piccoli contro grandi o grandi contro piccoli, ma che sia adottata all'insegna di un grande principio, la rappresentatività dei cittadini e la capacità del voto di ognuno di poter essere utile a determinare il corso della politica nazionale.
Se noi sapremo intervenire sul Governo, evitando di cullarci sul «tirare a campare», e creare un sistema elettorale ambizioso, rilanceremo con forza l'immagine e la capacità delle istituzioni di dialogare con il Paese e riusciremo ad avviarlo su un destino di maggiore crescita, di maggiore giustizia sociale e di capacità di risposta alle giovani generazioni.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.