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Si riprende la discussione del disegno di legge n. 3431-A.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole dei Verdi, richiamandomi all'intervento svolto durante la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, ci troviamo ad esprimere il voto finale per l'approvazione definitiva del disegno di legge di conversione del decreto-legge, il cui esame è stato abbastanza tribolato, nel senso che è stato abbastanza discusso, non vorrei dire riformulato o, per meglio dire, tenuto in standby per almeno uno o due giorni, in modo da trovare una condivisione più ampia sul contenuto di alcuni articoli.
Ritengo che questo decreto-legge abbia comunque delle falle, non solo per quanto si diceva prima in relazione all'articolo 4 (nonostante si tratti di una previsione legata esclusivamente alle elezioni politiche del 2008, in deroga alle disposizioni vigenti, che, naturalmente, torneranno in vigore alle prossime consultazioni elettorali), ma anche - come dicevo prima - per quanto riguarda l'articolo 5, dove si parla di elezioni amministrative. In questo caso, non viene concessa ai comuni la stessa facoltà che, invece, viene attribuita in modo ampio (una parte già prevista dalle norme in vigore, una parte grazie a questo decreto-legge) alle forze politiche rappresentate in Parlamento, ossia l'esonero dalla sottoscrizione delle firme, con il risultato che tutti conosciamo. Sappiamo tutti, infatti, cosa sta accadendo: nelle città, nei comuni e nelle province che andranno al rinnovo elettorale, si stanno raccogliendo le firme per presentare le varie liste, i vari candidati sindaci e consiglieri, senza indicarne nemmeno i nominativi. Questo è un malcostume.
Comprendo la fiducia dei militanti, comprendo che si riponga la fiducia nelle mani dei dirigenti dei propri partiti e dei propri movimenti politici di riferimento, tuttavia la legge dice qualcos'altro e laPag. 14legge dovrebbe essere sempre rispettata, anzi va sempre rispettata.
Pertanto, avremmo almeno potuto evitare questi malcostumi, dal momento che a metterci in queste condizioni è stata la decisione assunta con questo decreto-legge di anticipare i tempi che tutti prevedevano, come amministratori locali, per lo svolgimento delle elezioni amministrative.
La legge prevedeva una data compresa tra il 15 aprile e il 15 giugno, mentre non solo si voterà all'inizio di questo periodo, ma lo si anticipa, anche se solo di due giorni. In questo modo, magari all'interno di discussioni politico-amministrative che si stavano ancora compiendo o il cui percorso non era concluso, ci si è trovati ad operare con questa «spada di Damocle» e, quindi, a dover accelerare tutta una serie di accordi, scelte e decisioni che, invece, dovevano essere assunte o, perlomeno, si prevedeva di assumere con un lasso di tempo più ampio a disposizione.
Ritengo che anche l'articolo 6, relativo alle commissioni elettorali circondariali, avrebbe dovuto affrontare un'altra questione. Non si vuole fare un discorso legato ai costi della politica, tuttavia bisogna essere realisti. Con la finanziaria per il 2008 abbiamo eliminato tutti i compensi per i componenti delle commissioni elettorali circondariali. Il risultato qual è? Le persone che non sono funzionari statali, né dipendenti delle prefetture, non possono più fare parte delle commissioni elettorali circondariali e non si raggiunge nemmeno il numero legale.
Vorrei chiedere a voi come si possa costringere o, perlomeno, spronare determinate persone a trascorrere dei venerdì, dei sabati e delle domeniche, magari per 36-48 ore di fila, a valutare liste e a verificare il rispetto delle regole, dicendo loro: venite a lavorare per 48 ore e non dormite per due giorni, però date un contributo alla patria, perché di contributi economici non ve ne sono nemmeno per il caffè; vi paghiamo la benzina, ma nemmeno un euro per il caffè: quello non ve lo diamo!
Forse, si tratta anche di rispettare il lavoro che queste persone svolgono. Il rimedio individuato all'interno dell'articolo contenuto in questo decreto-legge, quello di sopperire attraverso altri funzionari pubblici, non è gratuito per la pubblica amministrazione perché questi funzionari si faranno pagare gli straordinari quando, convocati il sabato e la domenica, protrarranno il loro orario ordinario di lavoro. Pertanto, è un risparmio fittizio quello ottenuto sottraendo a queste persone il gettone di presenza di poche decine di euro che, invece, a nostro avviso, aveva una funzione importante. Ma non vogliamo andare oltre. Ritengo che, come dicevo all'inizio, tale decreto-legge fosse necessario perché comunque andavano regolamentati alcuni aspetti emersi in questo inizio di campagna elettorale. È un decreto-legge incompleto che avrebbe dovuto prevedere più oggetti e, soprattutto, poteva prevederli meglio. Pertanto, ci asterremo sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boscetto. Ne ha facoltà.
GABRIELE BOSCETTO. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento. Le posizioni che hanno suggerito un distacco in termini di astensione le abbiamo evidenziate illustrando i singoli articoli; pur tuttavia, il nostro voto sul complesso del provvedimento, come dicevo, sarà favorevole perché è un provvedimento utile, sensibilmente migliorativo rispetto a tutta la problematica dei voti all'estero che sappiamo quanto sia delicata e quante manchevolezze abbia dimostrato nelle precedenti elezioni.
Nel contempo, vi sono alcune norme rese indispensabili o, comunque, estremamente utili a causa della precoce caduta del Governo Prodi che ha reso necessario andare al voto dopo due anni dalle precedenti elezioni, rendendo di conseguenza manifesta l'utilità di procedimenti definibili come semplificati e abbreviati. È importante sottolineare il contenuto del decreto-legge: tutto il regime semplificatorio ha una validità limitata soltanto alle prossimePag. 15elezioni in considerazione di quanto è fattualmente accaduto; mentre, per il futuro, sarà bene mettere in piedi una normativa che, se non dovrà necessariamente essere uguale a quella preesistente, potrà essere modificata in meglio, ma non dovrà necessariamente essere semplificata come quella che stiamo per approvare.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,30)
GABRIELE BOSCETTO. Tuttavia, a mio avviso, la semplificazione dei termini e delle procedure per la consultazione elettorale, sia quella politica, sia quella amministrativa, è un problema che dovremmo porci appena si riuniranno le nuove Camere. Il sistema secondo il quale i sindaci e i presidenti di provincia debbano dimettersi sei mesi prima del termine di scadenza naturale delle Camere aveva un significato quando presidenti di provincia e sindaci, rimasti ancora in carica nel loro ente in quei sei mesi, potevano influenzare il voto di coloro che facevano parte del territorio da loro amministrato. Ho l'impressione che oggi i termini del consenso siano poco legati a questi aspetti, essendo del tutto diversi gli elementi che comportano la raccolta del consenso politico. Di conseguenza, ritengo che questo sia il primo problema che dovremmo affrontare nel modificare la legge del 1957.
Anche per quanto riguarda i termini entro i quali i sindaci ed i presidenti di provincia possono presentare le dimissioni in caso di elezioni anticipate - e cioè quei sette giorni dalla indizione dei comizi - si può lasciare immutata la norma che è del tutto razionale. Tuttavia, il fatto di collegare le elezioni, in quel comune o in quella provincia, al decorrere di venti giorni dalle dimissioni con una norma che lega al termine del 24 febbraio la possibilità di andare a votare nell'immediata primavera (mentre oltre tale data occorrerebbe tenere l'ente commissariato per un anno) è qualcosa di assolutamente irrazionale.
Quindi, direi che dal provvedimento che stiamo esaminando, intervenuto in via eccezionale per le ragioni che abbiamo esposto, potranno scaturire norme stabili, per situazioni di normalità, attraverso un congruo esame della legislazione vigente e con un intervento volto a sveltirla e a renderla adeguata. Ciò sia in termini di principi, che come dicevo sono da aggiornare ad oggi, sia nei termini di non favorire il commissariamento, addirittura per un anno. Si tratta, infatti, di un istituto che blocca, in qualche modo, la vita normale del consiglio e dell'amministrazione comunale attraverso l'intervento di una singola persona che dovrebbe poter intervenire soltanto in casi eccezionali.
Abbiamo già parlato anche dell'esonero dalle sottoscrizioni delle liste e abbiamo detto come la soluzione raggiunta - soprattutto la soluzione raggiunta in Aula attraverso la votazione dell'emendamento Cannavò 4.2 - sia quella più razionale e più conforme all'articolo 72 della Costituzione che afferma che non si possono approvare leggi elettorali attraverso decreti-legge anche se con una deroga, sul piano giurisprudenziale, quando si tratta di fissare modalità latamente organizzative per le quali il ricorso al decreto-legge è, invece, concepibile.
Tuttavia, quando si tratta di situazioni strutturali che incidono sul voto, allora la norma si evidenzia in tutta la sua portata. Nel caso al nostro esame avremmo avuto una situazione border line nel senso che si sarebbe andati ad incidere, non sulla struttura del voto, ma sugli adempimenti volti a permettere di andare al voto senza raccogliere le firme. Si tratta, dunque, di qualcosa che poteva rendersi compatibile sul piano costituzionale e che, per come è stato risolto, diventa ovviamente costituzionalmente indiscutibile e anche politicamente più chiaro e più giusto.
Noi ci siamo astenuti per le ragioni che ho già esposto: il contesto sembrava così chiaro che non si capisce per quale ragione Turigliatto e Cannavò si siano tenuti fuori, se non per ragioni politiche che non abbiamo compreso; così come non abbiamo capito perché, poi, il gruppo di Rifondazione Comunista abbia votato a favore dell'emendamento Cannavò 4.2 che,Pag. 16a nostro parere, aveva contrastato, attraverso trattative che non abbiamo mai conosciuto.
Pertanto, il nostro voto politico è stato di astensione a fronte di questa situazione che non ci è apparsa e non ci è ancora chiara.
Ribadisco, dunque, il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e ringrazio la relatrice Amici per il solito buon lavoro. Auguriamoci che con questo provvedimento le elezioni siano migliori di quanto non si possa pensare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, per motivare il voto del gruppo di Alleanza Nazionale prendo le mosse forse da uno degli ultimi temi toccati dal collega Boscetto, argomento non privo di delicatezza. Si tratta di stabilire se, in materia elettorale, si possa o meno procedere con decreto-legge, tenuto presente che, nel caso specifico (siamo la patria del diritto, dei distinguo e delle sofisticatezze), andiamo a distinguere sul meccanismo del voto e su ciò che porta al voto, cioè la presentazione delle liste delle candidature, ritenendo che tale ultimo aspetto sia di per sé disciplinabile con decreto-legge perché non incide direttamente sul cuore dell'espressione del voto da parte del cittadino.
Francamente, in questo momento ne verrebbe fuori una discussione un po' pedante e molto accademica, anche se non priva di interesse, perché si stabiliscono dei precedenti sui quali ci si potrà accapigliare in futuro o sui quali si possono sollevare polemiche - allorché vi siano concrete ragioni per spingere nell'una o nell'altra direzione - discutendo, appunto, se sia corretto o meno l'uso di tale strumento normativo.
Al momento, non possiamo nascondere che vi fossero delle ragioni di oggettiva urgenza che consigliavano e imponevano di disciplinare tali aspetti, alcuni dei quali si risolvono in zone d'ombra. Non ho mancato di sottolineare qualche incertezza anche durante il dibattito e, soprattutto, in occasione dei nostri brevi interventi sugli emendamenti che sono stati posti in votazione. In particolare, ribadisco anche in sede di dichiarazioni di voto finale che stabilire le regole quando la partita è già aperta e con norme che non disciplinano in via generale le varie ipotesi che si possono configurare, ma piegano le regole alle esigenze del particulare, mi sembra un metodo non corretto. Oltretutto, anche in questo caso, si stabilisce una prassi poi fatalmente condannata a riprodursi, che non è affatto commendevole, anzi direi decisamente condannabile. Non siamo, dunque, nel regno delle regole, ma in quello delle «regoluzze», che va ad adagiarsi sulle situazioni particolari che si sono poste in questo scorcio di fine legislatura e nel periodo preelettorale.
Tuttavia, il provvedimento - devo ammettere lealmente - è stato oggetto di confronti e anche di convergenze di volontà o, perlomeno, di constatazioni di necessità e non sarà Alleanza Nazionale, da sempre leale e corretta in questi percorsi, ad incrinare tale tipo di consenso.
Certamente, vi sono aspetti di grande importanza da migliorare e ancora non perfezionati: mi riferisco alla disciplina del voto espresso dagli italiani residenti ed operanti all'estero e al voto dei nostri concittadini, specie in divisa, che si trovano all'estero per rendere servizio alla patria e alle sue esigenze internazionali e, pertanto, alla possibilità di consentire loro di esprimere congruamente il loro voto.
Inoltre, vi sono anche esigenze di economicità complessiva di cui molto si è discusso nelle passate settimane. Faccio presente che i cittadini sono molto sensibili anche a tale aspetto perché non vogliono che, per ragioni politiche o partitiche, si vadano a dilapidare risorse economiche invero ormai preziose fino all'ultimo euro.
Per l'insieme di tali ragioni auspichiamo che nella ventura legislatura, senza la fretta e l'angoscia delle scadenze, si possano stabilire metodiche più razionali. Tra di esse segnalo, una per tutte, l'esigenzaPag. 17(che dilazionerà anche nel tempo le procedure preelettorali) di depositare con congruo e più lungo anticipo le candidature. Mi riferisco ai livelli politici, ma anche alle elezioni di carattere regionale, provinciale e comunale (anche locali, dunque). È necessario depositare prima, in modo ben chiaro e univoco, le indicazioni di candidature di liste; poi, deve essere concesso un tempo sufficiente ai cittadini, con parità di condizione, per sottoscriverle e legittimarle in termini di consenso democratico e di presentazione. Segnalo solo questo punto per indicare un aspetto che ritengo fondamentale. Naturalmente, ve ne sono anche altri.
Dopo aver ribadito tale auspicio, per le ragioni che ho menzionato di cooperazione e lealtà istituzionale, nonché per facilitare la regolarità del voto e la sua economicità, anche il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà un voto favorevole sul complesso del provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, sul decreto-legge in conversione che, inizialmente, interessava la questione del cosiddetto election day, vi è stato un accordo complessivo da parte dei partiti anche perché richiesto al Governo da parte del Presidente della Repubblica.
L'UDC non ha mancato di sottolineare la sua disponibilità a patto che l'election day sia organizzato in modo chiaro per dare la possibilità agli elettori di esprimere con estrema chiarezza il loro voto. In alcune zone d'Italia vi saranno elettori che voteranno per il rinnovo delle amministrazioni da quella comunale a quella provinciale, fino al Senato e alla Camera dei deputati. Dunque, vi è la necessità di assoluta chiarezza per evitare confusioni sicuramente facilitate da metodi elettorali e da leggi elettorali diverse a seconda del tipo di elezione.
Pertanto, abbiamo fornito la nostra disponibilità sul decreto-legge, emanato, lo ricordo ancora una volta, in una situazione assolutamente particolare, ovvero a Camere sciolte, in un momento in cui non esiste più una maggioranza politica e neppure un'opposizione politica. Tuttavia, la nostra preoccupazione, oggi, è che nel decreto-legge sono state inserite, in modo surrettizio - mi si consenta di dirlo - con trattative notturne (vi sono state, infatti, trattative notturne!), modifiche vere e proprie della legge elettorale. Un simile procedimento non è corretto e va al di là degli accordi complessivamente assunti tra le forze politiche rispetto ad un'alta garanzia.
Come UDC continuiamo a ritenere opportuno l'election day, a ritenere necessario concentrare nello stesso giorno l'espressione del voto dei cittadini italiani; continuiamo, tuttavia, ad essere preoccupati e contrari all'introduzione di norme che cambiano la legge elettorale.
Per questo motivo, non voteremo a favore del provvedimento in esame, ma ci asterremo [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto manifestare apprezzamento per la parte del decreto-legge che recepisce, in parte consistente, le osservazioni che, come presidente della Giunta delle elezioni del Senato, ebbi occasione di formulare e presentare alla delegazione dell'OSCE due anni fa quando venne presso il Senato ad informarsi sulla legge elettorale applicata nel nostro Paese.
Mi riferisco, in modo particolare, alla parte della normativa riguardante il voto degli italiani residenti all'estero, prevista dal decreto-legge che approveremo quest'oggi, che offre una maggiore garanzia di trasparenza ed una minore incidenza di errori materiali nel conteggio dei voti dello scrutinio e nella proclamazione degli eletti.
Ciò renderà di gran lunga più agevole il lavoro delle Giunte della Camera e del Senato e, probabilmente, vi saranno minoriPag. 18speculazioni politiche da parte di chi è sempre stato prevenuto e, nel momento in cui perde le elezioni, ha il mal vezzo di contestarle.
Ritengo, però, che sia doveroso per parte mia, in quest'Aula, ricordare al Presidente della Camera dei deputati e al Governo che il decreto-legge non contiene un chiarimento e non colma la lacuna relativa all'applicazione dello sbarramento del 3 per cento al Senato della Repubblica nelle regioni in cui una lista riesca ad ottenere almeno il 51 per cento dei voti.
Tale applicazione della norma è stata pessima, ha causato l'esclusione di otto senatori nella legislatura testè scaduta, è stata motivo di dura polemiche e ha privato La Rosa nel Pugno della presenza di quattro candidature, diventate per noi legittimi senatori della Repubblica nella XV legislatura.
Mi auguro, signor Presidente, che il Governo - e in modo particolare il Ministro Giuliano Amato - voglia recepire ciò nella circolare esplicativa ed applicativa delle norme elettorali, che inevitabilmente dovrà emanare a correggere, in questa parte totalmente, la circolare emanata dal Ministro Pisanu due anni fa. Mi auguro, inoltre, che il Ministro Giuliano Amato voglia inserire nella prossima circolare le parole che pronunciò a risposta della mia interrogazione all'inizio dell'attuale legislatura. Infatti, nel corso di un questione time sottoposi al Ministro Giuliano Amato non solo le nostre perplessità, ma la nostra denunzia di inesattezze operate nelle circoscrizioni elettorali del Senato nel conteggio dell'applicazione del 3 per cento. In quella occasione, egli ebbe a dichiarare: «Se allora fossi stato Ministro dell'interno, avrei operato nella maniera che lei ora mi sta indicando».
Siccome ritengo l'onorevole Giuliano Amato soprattutto una persona per bene, mi auguro che sia altrettanto coerente nella stesura della prossima circolare, inserendo nel testo e facendo diventare circolare del Ministero dell'interno le parole che, in maniera così autorevole, ha utilizzato nel rispondermi nel corso del question time di quasi due anni fa.
Detto ciò, dichiaro il voto favorevole del gruppo Socialisti e Radicali-RNP (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Forgia. Ne ha facoltà.
ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare esplicitamente il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo. Gli interventi svolti in Aula questa mattina hanno rimosso - se non in tutto almeno in buona parte - alcune perplessità o incertezze manifestatesi nel corso della discussione. Tali interventi, quindi, hanno rafforzato le considerazioni di consenso basate già sulla relazione della relatrice Amici e che in qualche modo io stesso avevo potuto svolgere nel corso della discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.