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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Misure a favore della popolazione di Vibo Valentia colpita dall'alluvione del 3 luglio 2006 - n. 2-00083)
PRESIDENTE. L'onorevole Misiti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00083 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, il recente evento alluvionale di Vibo Valentia ha provocato quattro morti, tra cui una bambina di 16 mesi, e danni che sono stati valutati, in una prima fase, in 50 milioni di euro. Questo avvenimento è dovuto, secondo la Protezione civile, ad un dissesto idrogeologico causato anche da attività costruttive non autorizzate e ad un degrado delle condizioni dei torrenti, dei fiumi e dei fossi che percorrono le zone dell'evento alluvionale.
La regione Calabria è dotata di un piano di assetto idrogeologico tra i più avanzati e dettagliati, in cui tutto il territorio è suddiviso in zone a rischio. Quelle zone erano considerate a rischio maggiore (cosiddetto R4). Naturalmente, tutte le zone ritenute a rischio devono essere prese in considerazione dai piani regolatori, nonché dai comuni, prima di concedere qualunque licenza edilizia.
Evidentemente, tali zone considerate a rischio possono essere trattate con interventi particolari per ridurre il rischio da R4 a R3 o a R2; dopodiché, si possono svolgere anche attività abitative dell'uomo. Per ridurre tale rischio, però, è necessario procedere ad interventi di sistemazione idrogeologica abbastanza costosi, e per questa regione erano stati previsti investimenti per circa 3 mila miliardi di lire (allora, c'erano ancora le lire). I progetti presentati dai comuni che non sono stati finanziati hanno provocato un ritardo nell'attuazione del piano di assetto idrogeologico.
Nella mia interpellanza urgente si vuole mettere in rilievo che non è il caso di intervenire soltanto a posteriori, con un'attività di risanamento, e non è assolutamente il caso di procedere ancora per emergenze, ma è necessario intervenire in via preventiva.
Quindi, ritengo - e il Parlamento dovrebbe essere d'accordo con me - che in tutti questi casi si debba suggerire al Governo una politica della prevenzione piuttosto che una politica dell'emergenza. Credo che non debba sempre essere la Protezione civile ad intervenire, ma debbano essere gli organi dello Stato, della regione, della provincia e dei comuni a farsi carico degli interventi di prevenzione, sempre che le risorse economiche siano adeguate.
Con l'interpellanza in esame vorrei sapere dal Governo se sono previste iniziative non solo per fare fronte all'emergenza dovuta ai danni immediati che sono stati arrecati a quel territorio, tenendo presente che in questi giorni vi sono state manifestazioni che hanno bloccato le stazioni ferroviarie.
Occorrono non solo, quindi, interventi per superare l'emergenza, ma interventi di prevenzione duraturi per finanziare di fatto il piano di assetto idrogeologico vigente, che la regione Calabria può realizzare solo se viene aiutata dallo Stato.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali, Pietro Colonnella, ha facoltà di rispondere.
PIETRO COLONNELLA, Sottosegretario di Stato per gli affari regionali e le autonomie locali. Signor Presidente, onorevoli interpellanti, la risposta del Governo è articolata, complessa e penso anche completa, in relazione alle questioni poste.
Il 2 luglio, il centro funzionale centrale del Dipartimento della protezione civile ha previsto per il giorno successivo, nella regione Calabria, la possibile manifestazione di un livello di criticità idrogeologica ed idraulica, generata da eventuali precipitazioni piovose, almeno ordinaria, intendendo per ordinaria criticità, ai sensi della direttiva PCM 27 febbraio 2004, una realtà di accadimento che preveda anche effetti significativi, quali l'eventuale manifestarsi di improvvise alluvioni istantanee di brevissimaPag. 89durata, l'innesco di locali smottamenti superficiali, la caduta di massi ed alberi, con una occasionale pericolosità per l'incolumità delle persone.
Infatti, il 3 luglio, il territorio del comune di Vibo è stato interessato da fenomeni piovosi di eccezionale intensità, che in particolare hanno riguardato i comuni di Brognaturo, Gerocarne, Pizzoni, San Nicola da Crissa, Serra San Bruno, Simbario, Spadola, Vazzano e Vibo Valentia.
Da un attento esame dell'evoluzione degli eventi e della situazione in cui versa il territorio interessato, emerge che, nel territorio comunale, le frazioni di Longobardi e delle Marinate sono state le zone maggiormente colpite dall'evento. In proposito, va evidenziato che il piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico adottato dalla regione Calabria, a cui gli interpellanti fanno riferimento, definisce queste località come aree a rischio elevato o molto elevato. In particolare, nella frazione delle Marinate, il piano di assetto idrogeologico ha identificato gran parte delle frazioni di Porto Salvo e di Bivona, separate dal torrente Sant'Anna, quali zone a rischio idraulico anche molto elevato, a causa di uno sviluppo urbanistico ed abitativo in parte non autorizzato e di una carente regimazione dei tratti terminali di torrenti e fossi, della loro interazione con la linea ferroviaria secondaria e con la viabilità statale e provinciale, ma soprattutto derivante dalla mancanza di adeguati ed affidabili sistemi fognanti e di una adeguata regimazione delle acque di prima pioggia.
Una simile situazione si è verificata nella frazione di Vibo Marina, zona non individuata a rischio idraulico dal PAI.
In tale zona, già prima del luglio 2006, si sono verificati con frequenza meno che annuale vasti allagamenti conseguenti ad eventi piovosi ordinari. Ciò è stato determinato sia dalle già richiamate carenze infrastrutturali, sia dalla concomitante presenza di un insediamento abitativo non autorizzato, peraltro di oltre 1.200 abitanti, su un terreno demaniale nel quartiere Pennello e della sussistenza nel nucleo industriale di strutture impiantistiche e produttive soggette al rischio di incidente rilevante.
Diverso sviluppo ha assunto l'evento nella frazione Longobardi, dove i fattori di vulnerabilità esistenti e prevedibili sono stati rappresentati da uno sviluppo edilizio che, seppure non particolarmente intenso, non ha tenuto conto del fragile equilibrio idrogeologico dei versanti, caratterizzato da una presenza ben identificata dal PAI di frane quiescenti e frane attive. È, infatti, in questa frazione che si è registrato il maggior numero di vittime ed è su questo versante che l'evento del 3 luglio ha inciso più profondamente.
Pertanto, i fattori responsabili della gravità dell'evento non sono stati costituiti esclusivamente dalle abbondanti piogge, ma anche dallo stato in cui versa il territorio, caratterizzato da una particolare vulnerabilità e da un'assenza di regolamentazione. L'insieme dei fattori sopra richiamati è stato dunque responsabile della perdita di vite umane, oltre che di esondazioni, allagamenti, smottamenti, frane e danni significativi alle infrastrutture, nonché alle strutture abitative e produttive.
Al riguardo, preme evidenziare che al verificarsi di avvenimenti simili gli strumenti disponibili per prevenire e fronteggiare tale situazione in tempo reale, attraverso un'azione di protezione civile, sono decisamente esigui. Infatti, ben altro impatto ha una sistematica azione di promozione dell'attività di prevenzione e di previsione, che rientra nell'ambito delle attività ordinarie del governo del territorio e delle risorse ambientali.
L'evento del 3 luglio, quindi, sovrapponendosi ad una già inaccettabile situazione di disequilibrio territoriale, di mancata regimazione quantitativa e qualitativa delle acque e di pericolosità idrogeologica ed idraulica, ha determinato ulteriori e più critiche condizioni di disagio e di esposizione al rischio delle popolazioni e dei beni, nonché dell'intero ambiente.
Si reputa opportuno, a questo punto, fornire alcuni cenni relativi all'evoluzione ed alla gestione dell'evento. FenomeniPag. 90temporaleschi hanno avuto inizio alle ore 9, interessando sia la costa ionica, sia quella tirrenica, con precipitazioni insistenti che hanno raggiunto valori cumulati in quattro-sei ore superiori ai 200 millimetri e hanno manifestato la massima intensità oraria, pari a 130 millimetri, dalle ore 11,30 alle ore 12,30 sul centro abitato di Vibo Valentia. La precipitazione in questione ha costituito l'evento più intenso registrato dal 1928, anno in cui è iniziata nella zona una sistematica e continua rilevazione delle precipitazioni.
In esito all'attività di vigilanza, alle ore 9,30, il prefetto di Vibo ha attivato il pattugliamento del territorio da parte delle Forze dell'ordine contribuendo, così, in maniera determinante alla salvaguardia delle vite umane.
Altresì, la regione ha emesso alle ore 12 un avviso di criticità per l'evento in atto trasmesso a ben 32 comuni regionali, di cui 18 appartenenti alla sola provincia di Vibo Valentia. È appena il caso di rappresentare che la procedura adottata nell'emissione dell'avviso, basata sul superamento di soglie pluviometriche adeguatamente calibrate e convenute, pur essendo l'unica attuabile, risulta decisamente insufficiente nel caso di tale tipologia di eventi.
L'evoluzione della situazione sul territorio, monitorata dall'unità di crisi del Dipartimento della protezione civile in contatto costante con la regione e l'ufficio territoriale del governo di Vibo Valentia, tempestivamente attivata per fronteggiare l'emergenza e dare il supporto necessario alle attività presidiate anche dalle autorità locali, si è presentata immediatamente nella sua drammaticità. Quattro vittime, di cui due guardie giurate, una bambina, a causa di una frana sulla strada statale 18, ed un pastore folgorato da un fulmine. Settantasette feriti, di cui tredici ricoverati presso l'ospedale di Vibo Valentia, ed uno in prognosi riservata; un ferito transitato all'ospedale di Tropea e due all'ospedale di Lamezia Terme. Trecentosei evacuati, di cui 183 dal residence Lido degli aranci e 123 da residenze private, alloggiati presso strutture alberghiere e strutture scolastiche di Vibo Marina e Bivona.
Data la gravità della situazione, il capo del Dipartimento della protezione civile, nel pomeriggio del 3 luglio, si è recato sui luoghi colpiti dall'alluvione, accompagnato dagli esperti e dai tecnici del dipartimento, ed è stato raggiunto nella giornata di martedì 4 luglio, oltre che dal sottosegretario agli interni Marco Minniti e dal presidente della regione Agazio Loiero, dal Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi e dal ministro dei trasporti Bianchi.
Per far fronte ad un'emergenza nella quale, in un territorio limitato, le persone coinvolte sono state più di 4 mila e dove l'interruzione dell'erogazione dell'energia elettrica ha causato conseguenze devastanti anche sul funzionamento del sistema fognario e delle acque afferenti agli acquedotti serventi le frazioni di Vibo Marina, Bivona e Porto divenute non potabili, sono intervenute le strutture operative e le componenti del servizio nazionale della protezione civile, con in media oltre mille uomini e trecento mezzi coordinati dal centro coordinamento dei soccorsi, istituito dal prefetto con il supporto del Dipartimento della protezione civile nazionale presso la scuola di polizia di Vibo Valentia. L'area delle operazioni è stata suddivisa in quattro macrozone operative, in ognuna delle quali il coordinamento operativo è stato affidato ad un funzionario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In virtù della nuova concezione promossa dal Dipartimento della protezione civile, fondata sul convincimento che, privilegiando un'adeguata attività di prevenzione, si giunga alla riduzione del fattore di rischio e, di conseguenza, del verificarsi di eventi, già durante la prima fase dei soccorsi sono state avviate altre azioni assolutamente necessarie.
In primo luogo, il censimento ed il monitoraggio degli effetti idraulici ed idrogeologici conseguenti all'evento. In secondo luogo, il censimento dei danni svolto, anche a seguito di oltre seicento richieste, da circa dieci squadre impegnatePag. 91giornalmente sul territorio, formate da tecnici della regione Calabria, della regione Sicilia, dell'autorità di bacino regionale, del Dipartimento della protezione civile nazionale e da professionisti del luogo, indicati dagli ordini degli ingegneri, architetti e geologi. In terzo luogo, la promozione di un'attività di pronto intervento idraulico ed idrogeologico a ripristino, ancorché parziale, e a difesa degli argini e dell'officiosità idraulica del torrente Sant'Anna e degli altri fossi che attraversano gli abitati della marina di Vibo.
Notevole impegno, inoltre, è stato profuso nel contenere i danni e gli impatti ambientali, ma certamente soprattutto la tipologia degli effetti. In proposito, preme evidenziare che, fin dall'inizio delle azioni di protezione civile nel tratto costiero antistante le marinate di Vibo, è stato garantito un presidio continuativo della guardia costiera e del Ministero dell'ambiente. Tra le varie problematiche emerse, la rimozione dei fanghi e dei materiali alluvionali, conseguenti alla pulizia delle strade e delle abitazioni, che inizialmente ha incontrato notevoli difficoltà, successivamente è stata attuata grazie alle tempestive analisi condotte dall'Agenzia regionale protezione ambiente della Calabria (ARPACAL), che ha identificato i siti resi poi temporaneamente disponibili con ordinanze del commissario delegato per l'emergenza ambientale. Altresì, particolare attenzione è stata riposta nel ripristino del funzionamento degli impianti di depurazione delle aree industriali e nella successiva rimozione dei fanghi, che, peraltro, avevano la sospetta presenza di idrocarburi.
È, tuttavia, evidente che quanto trasportato a mare, nella fase alluvionale parossistica, da torrenti e fossi, nonché dal sistema della viabilità e successivamente, per alcuni eventi minori e per l'insufficiente funzionamento dei sistemi fognari e drenanti, pone un problema di bonifica ambientale che va direttamente ad impattare sulle condizioni igienico-sanitarie della popolazione residente in loco e sul settore produttivo, il turismo balneare e costiero.
Il 13 luglio, è stato indetto presso la sede dell'amministrazione provinciale, alla presenza del presidente della medesima, dell'assessore regionale all'ambiente, dei sindaci di Pizzo e Vibo Valentia, del Ministero dell'ambiente e per la tutela del territorio, dei commissari dell'ARPACAL, dell'Istituto centrale per la ricerca in ambiente marino (ICRAM) e della prefettura di Vibo Valentia, un incontro per promuovere, coordinare e reperire i finanziamenti necessari: alla identificazione e all'allontanamento di relitti ingombranti presenti sui fondali prospicienti le marinate di Vibo, a cura della regione e sotto il coordinamento operativo della guardia costiera; alla caratterizzazione dello stato delle coste, del mare e dei fondali, sempre di fronte alle marinate di Vibo, nonché al piano degli interventi necessari alla bonifica, a cura dell'ICRAM-MATT; alla redazione di un piano di riattivazione e adeguamento dei sistemi fognari e depurativi presenti e che insistano sulle aree colpite; alla revisione e all'adeguamento del sistema di approvvigionamento idrico del comune di Vibo.
In linea di massima, i progetti indicati, per essere realizzati efficientemente, devono superare due ordini di problemi: il reperimento dei fondi necessari, anche al di fuori del Fondo nazionale di protezione civile, e l'immediato raccordo e coordinamento tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione Calabria, il commissario delegato per l'emergenza ambientale in Calabria ed il commissario delegato per gli eventi del 3 luglio 2006 nella provincia di Vibo Valentia e negli altri comuni colpiti.
È bene richiamare il fatto che i comuni già riconosciuti come colpiti dall'evento in forma più o meno grave sono almeno 9 e che l'attività di censimento dei danni, già effettuata in dettaglio sul territorio del comune di Vibo, è stata estesa anche ad altri 25 comuni, comprese le province di Catanzaro e di Reggio Calabria.Pag. 92
Infine, quanto alle necessarie misure di protezione civile che il Governo intende assumere, si rappresenta che, data l'eccezionalità dell'evento calamitoso in argomento, il 7 luglio 2006, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stato dichiarato lo stato di emergenza nel territorio della provincia di Vibo Valentia e, contemporaneamente, è stata emanata l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3531, recante interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni di Vibo del giorno 3 luglio 2006.
Il presidente della regione Calabria, inoltre, è stato nominato commissario delegato per provvedere alla individuazione dei comuni colpiti dall'alluvione, alla realizzazione dei primi interventi urgenti diretti al soccorso della popolazione ed alla rimozione delle situazioni di pericolo. Ulteriori interventi di sostegno alla popolazione sono stati previsti nell'ordinanza che autorizza l'erogazione di un contributo per l'autonoma sistemazione dei nuclei familiari.
Altri primi finanziamenti sono stati previsti per avviare la ripresa delle attività produttive danneggiate come, ad esempio, quelle turistiche, agricole ed artigiane.
Inoltre, è stata disposta la sospensione dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari che scadevano il 3 luglio, differiti al 15 dicembre 2006.
Per ulteriori informazioni si rappresenta che, a seguito della pubblicazione in data 13 luglio sulla Gazzetta ufficiale, considerate attuate le operazioni di soccorso alla popolazione, nonché gli interventi tecnici urgenti, il prefetto di Vibo Valentia ha disposto per il giorno successivo, con proprio decreto, la cessazione delle attività e delle relative funzioni di coordinamento del centro coordinamento soccorsi.
Inoltre, il commissario delegato-presidente della regione Calabria, con propria ordinanza n. 1 del 14 luglio 2006, ha previsto l'organizzazione del sistema locale di gestione degli adempimenti previsti dall'ordinanza della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3531, definendo ruoli e attribuzioni dei soggetti attuatori di cui all'articolo 2 della predetta ordinanza, individuando nei sindaci dei comuni interessati, coordinati dal sindaco di Vibo, per le materie di comune interesse, nonché nel presidente dell'amministrazione provinciale di Vibo Valentia, nella camera di commercio, industria e artigianato di Vibo Valentia e nell'ANAS. È stata stabilita, altresì, la costituzione di una struttura tecnica di supporto all'operato del commissario delegato.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, nell'ambito dell'indagine condotta sul fabbisogno finanziario necessario per la sistemazione dei bacini, ha verificato un fabbisogno finanziario per il territorio nazionale di 40 miliardi di euro. Per il territorio della regione Calabria, il fabbisogno complessivo è di 1.537 milioni di euro per la realizzazione di 662 interventi necessari.
In relazione a tale fabbisogno, nella regione Calabria, con le risorse di cui alla legge n. 183 del 1989, sono stati finanziati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal 1991 ad oggi, interventi per un importo complessivo di 155 milioni di euro, a fronte di una media nazionale di 157 milioni di euro. Nella provincia di Vibo sono stati finanziati, nello stesso periodo, 16 interventi, per 6 milioni di euro.
Con le risorse di cui al decreto-legge n. 180 del 1998 sono stati finanziati nella regione Calabria, dal 1998 ad oggi, 164 interventi urgenti, per un importo complessivo di 96 milioni di euro, a fronte di una media nazionale di 71 milioni di euro. Nella provincia di Vibo Valentia sono stati finanziati, nello stesso periodo 23 interventi, per 12,5 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli interventi tesi a reperire stanziamenti e più generale le iniziative di prevenzione, in primo luogo il ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare chiederà, in sede di Consiglio dei ministri, un adeguato finanziamento dell'ordinanza di emergenza emanata dopo la tragedia di Vibo. Con specifico riferimento alla difesa del suolo, lo stesso ministro Pecoraro Scanio ha stanziato 3,9 milioni di euro per la regionePag. 93Calabria da destinare a progetti che la regione stessa presenterà e per i quali il ministro dell'ambiente ha assicurato una corsia preferenziale per l'approvazione, anche alla luce degli oltre 600 punti critici già censiti dalla regione Calabria.
Il ministro Pecoraro Scanio, ricordando l'impegno assunto dal Presidente Prodi nel corso della visita nei luoghi dell'alluvione, si è anche impegnato a reperire altri 2 milioni di euro da destinare ad interventi strutturali di difesa del suolo per la zona di Vibo Valentia e si attiverà nei confronti di altri ministeri, quali quelli delle infrastrutture e dello sviluppo economico, affinché vi siano altri impegni economici.
Inoltre, nel corso della riunione tenuta il 26 luglio 2006 presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si è fatto il punto sulle altre iniziative da assumere a seguito della tragedia di Vibo Valentia. All'incontro erano presenti il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, il presidente della regione Calabria Agazio Loiero, il vicepresidente Nicola Adamo, il viceministro dell'interno Marco Minniti, dirigenti del Ministero dell'ambiente, della regione e del Dipartimento della protezione civile.
Dall'incontro di ieri è nato l'impegno di collaborazione tra le strutture tecniche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la regione Calabria, per identificare e attuare una serie di interventi per la prevenzione e la mitigazione del rischio idrogeologico, con particolare riferimento alle azioni di manutenzione del territorio e di mitigazione del rischio da erosione costiera.
Tali interventi possono attuarsi attraverso le seguenti fonti di finanziamento: in primo luogo, fondi nazionali o regionali che si renderanno disponibili, anche sulla base della dotazione finanziaria che sarà inserita nelle prossime leggi di bilancio e finanziaria.
In secondo luogo, il Quadro strategico nazionale (QSN) 2007-2013, che sarà approvato nell'articolazione definitiva in programmi nazionali e regionali entro il mese di settembre 2006, costituirà certamente il quadro di riferimento fondamentale per la programmazione dei fondi comunitari nel periodo 2007-2013 (il Parlamento europeo ha stabilito, di recente, che verranno assegnate all'Italia risorse complessive pari a 25,7 miliardi di euro).
Una terza fonte di finanziamento, infine, è rappresentata dall'Accordo di programma quadro sulla difesa del suolo e l'erosione delle coste, che prevede risorse del CIPE già disponibili, pari a 45 milioni di euro. Tale Accordo, attualmente in fase di discussione con i competenti uffici della regione Calabria, verrà siglato entro il 30 settembre 2006.
Per quanto riguarda, più in generale, la definizione degli interventi di difesa del suolo a livello nazionale, il ministro Pecoraro Scanio, nel corso della riunione tenutasi con le regioni lo scorso 28 giugno, ha già attivato fondi pari a 90 milioni di euro sul territorio nazionale, che verranno erogati sulla base delle effettive priorità delle regioni per interventi di prevenzione e di mitigazione del rischio idrogeologico. Tali interventi verranno sottoposti ad un'istruttoria tecnica tesa, tra l'altro, a verificare il rispetto dei criteri dettati dalle norme in vigore, la coerenza con i piani di assetto idrogeologico e la pronta cantierabilità degli interventi medesimi.
Inoltre, è stato concordato, con il parere favorevole del ministro Pecoraro Scanio, di procedere celermente all'attuazione del piano straordinario di telerilevamento per le aree ad elevato rischio idrogeologico disseminate sull'intero territorio nazionale.
L'attuazione di tale piano consente: la verifica ed il monitoraggio dei movimenti franosi e dei fenomeni di subsidenza mediante tecniche di telerilevamento ad alta precisione; la verifica degli effetti e dell'estensione territoriali delle piene di corsi d'acqua, con particolare attenzione per le aree densamente antropizzate; la mappatura integrativa da telerilevamento (aereo e/o satellitare) ad alta risoluzione spaziale delle caratteristiche geomorfologiche, vegetazionali ed infrastrutturali delle aree suddette; la realizzazione, infine, di un sistema di conoscenze condiviso e centralizzato.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor sottosegretario, per aver fornito una risposta così dettagliata.
Le ricordo, tuttavia, che dovrà rispondere anche ad un'altra interpellanza, e pertanto le saremmo grati se riuscisse a produrre un ulteriore sforzo di sintesi, date le caratteristiche delle interpellanze a risposta orale, che non sono le stesse delle interrogazioni a risposta scritta.
Comunque, signor sottosegretario, vorrei dirle che abbiamo sicuramente apprezzato la precisione con cui lei ha risposto all'interpellanza.
Il deputato Misiti ha facoltà di replicare.
AURELIO SALVATORE MISITI. Signor Presidente, interverrò brevemente, poiché la risposta fornita è stata molto esauriente. Si è trattato dell'occasione per affrontare un tema molto importante non solo per la Calabria, ma anche per l'intero paese.
Ringrazio il sottosegretario di Stato Colonnella, il ministro Pecoraro Scanio ed il presidente della Calabria, poiché hanno affrontato e stanno tuttora affrontando, assieme al viceministro dell'interno Minniti, con molta determinazione tale questione. Vorrei altresì ringraziare la Protezione civile, la quale si è sempre prodigata nell'aiutare le popolazioni colpite da questi avvenimenti rischiosi.
Mi congratulo, quindi, con il Governo, anche se vorrei rilevare che si tratta di un metodo che dovrebbe essere adottato con continuità, e non soltanto in queste occasioni, poiché sia il territorio della Calabria, sia quello nazionale sono molto fragili; pertanto, abbiamo bisogno di svolgere un'azione preventiva in tutto il paese.