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Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 16,17).
(Partecipazione del procuratore della Repubblica di Bologna ad un comitato per il no al referendum confermativo che si è tenuto il 25 e 26 giugno 2006 - n. 2-00016)
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00016 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 2).
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, la mia interpellanza riguarda la partecipazione di un magistrato di Bologna, più precisamente, il procuratore della Repubblica di Bologna - da lui stesso dichiarata con un comunicato - ad un comitato che, in occasione del referendum, proponeva l'abrogazione della legge di riforma della Carta costituzionale nella parte relativa alle competenze legislative di Stato e regioni. L'interpellanza, inoltre, fa riferimento ad una precedente iniziativa del sottoscritto che richiamava l'attenzione del precedente Governo su affermazioni del suddetto magistrato in occasione di un atto di violenza commesso ai giardini pubblici di Bologna, che lo stesso addebitava - ricordo che se ne sono occupati tutti i giornali che cito testualmente - al clima creato dall'allora Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, con la sua politica e le sue iniziative. Lascio all'uditorioPag. 10immaginare la gravità e l'incongruità di una simile affermazione. Traggo spunto quindi da questo precedente per ribadire la gravità dell'atto compiuto.
Ho sempre ritenuto che la magistratura - al di là delle politicizzazioni e della sentenza assurda della Cassazione che definisce reato considerare politica la sentenza di un magistrato (lo dico molto chiaramente ai signori giudici della Corte di cassazione: a volte ci sono sentenze politiche) - eserciti la sua funzione nell'interesse supremo del popolo. Caratteristica dell'azione del magistrato deve essere la sobrietà e l'apparire, oltre che essere, imparziale per non ingenerare nell'opinione pubblica sconforto o quel sentimento di disaffezione dalle istituzioni che, purtroppo, caratterizza da tempo la nostra Repubblica.
Ora, il fatto che questo magistrato si sia permesso di criticare e di far parte di un comitato che proponeva l'abrogazione di una legge legittimamente votata dal Parlamento della Repubblica, a mio modo di vedere, e non solo, è un atto gravissimo. Si tratta, anzitutto, di un'invasione in un settore che spetta alla politica e soprattutto di un'alterazione degli equilibri istituzionali che sono l'asse fondante di una democrazia. Ci sono tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, indipendenti e sovrani nell'esercizio delle loro funzioni. In questo caso, si è verificata non solo l'invasione della competenza di uno dei poteri riconosciuti dalla Costituzione, ma anche un'alterazione di quell'equilibrio tra organi garantito dalla nostra Carta alla quale tutti aderiamo.
Questo non è il primo atto compiuto dal suddetto procuratore, in quanto reiterate sono le iniziative e le manifestazioni politiche dello stesso che, peraltro - nulla di personale contro di lui - dichiara di appartenere esplicitamente a Magistratura democratica, una corrente politica all'interno della magistratura finalizzata, in questi anni, molto spesso ad obiettivi politici determinati da settori della sinistra o dell'estrema sinistra.
Credo che occorra un atto significativo del Governo per manifestare, nei fatti e non solo a parole, la sua cosiddetta terzietà, il riconoscimento che ogni organo dello Stato deve avere una sua autonomia, un suo comportamento sobrio, corretto e rispettoso di sé stesso, delle altre istituzioni e della collettività, la quale, in un settore così delicato come quello dell'amministrazione della giustizia, che tocca direttamente la vita delle persone, ha diritto di avere di fronte a sé un giudice che dia garanzia di obiettività.
Ora, un magistrato che, in termini politici, si espone reiteratamente a favore di una parte o di un'altra, a mio avviso non dà garanzie all'opinione pubblica, al di là delle sue intenzioni, circa una corretta applicazione della legge. Vorrei segnalare, tra l'altro, che tale giudice interviene spesso a favore della giunta comunale di Bologna e del sindaco Cofferati; sbaglierebbe comunque anche un magistrato che si esprimesse in senso contrario (vale a dire, a favore del centrodestra) e vorrei sia ben chiaro che sosterrò questo principio in ogni occasione!
Ricordo che, anche se il termine può apparire «pesante», ho definito detto atteggiamento (leggo testualmente dalla mia interpellanza, sottoscritta anche dall'onorevole Bondi, coordinatore di Forza Italia) un comportamento «obiettivamente eversivo dell'attuale ordinamento repubblicano e dei principi fondamentali della Carta costituzionale», vale a dire quelli precedentemente menzionati.
Ebbene, alla luce di queste considerazioni - che non sono mie impressioni, ma fatti acclarati, riportati dalla stampa e mai smentiti dal diretto interessato -, chiedo se sussistano i presupposti per promuovere sollecitamente un'azione disciplinare presso il Consiglio superiore della magistratura, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che l'imparzialità e l'obiettività nell'amministrazione della giustizia sono un principio fondamentale della nostra legislazione e che il magistrato è tenuto, in ogni circostanza - ribadisco quanto ho precedentemente affermato - ad un particolare dovere di sobrietà e riservatezza, proprio per tutelare la delicatezza della sua alta funzione.Pag. 11
Di fronte a ciò, auspico una risposta univoca da parte della maggioranza, della minoranza e, soprattutto, del Governo, al fine di fare chiarezza in ordine ad una serie di episodi incresciosi che ha veramente allarmato l'opinione pubblica della mia città e della mia regione. Sono queste le motivazioni che hanno reso necessaria la presentazione della mia interpellanza, che mi permetto di sottoporre all'attenzione dell'Esecutivo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, gli interpellanti hanno censurato il comportamento del procuratore della Repubblica di Bologna, il dottor Enrico Di Nicola, il quale, in un comunicato apparso sui quotidiani locali in data 3 giugno 2006, avrebbe dichiarato di aver fatto parte di un comitato per il «no» al referendum confermativo del 25 e 26 giugno.
Il fatto, così come è stato prospettato dagli onorevoli interpellanti, è stato sicuramente accertato dal mio ministero ed è stato confermato dallo stesso magistrato, il quale ha dichiarato di essere stato invitato dai «comitati Dossetti per la Costituzione» a partecipare all'assemblea costitutiva del comitato provinciale di Bologna per il «no» al referendum costituzionale e di avere aderito all'invito sia a titolo personale, sia in qualità di delegato della corrente dell'Associazione nazionale magistrati «Movimento per la giustizia» dell'Emilia-Romagna. Il dottor Di Nicola ha precisato, inoltre, di aver redatto ed inviato un proprio intervento scritto, non potendo partecipare personalmente.
In punto di ricostruzione e di valutazione degli interpellanti vi è comunque da rilevare che non è del tutto «ortodossa» l'affermazione, contenuta nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, secondo cui il magistrato, nel caso specifico, ha il dovere di applicare la legge e non di contestarla. Ricordo, inoltre, che lo stesso concetto è stato ribadito anche in questa sede, parlandosi di una partecipazione del magistrato ad una campagna per l'abrogazione di una legge.
Faccio presente, invero, che il referendum del 25 e 26 giugno aveva carattere confermativo e che la legge in questione era stata sì approvata legittimamente dal Parlamento, ma non era stata ancora promulgata. Infatti, come recita l'articolo 138 della nostra Carta costituzionale, quella legge di revisione costituzionale, fino a quando non avesse ricevuto il voto confermativo dei cittadini italiani, non poteva essere - così come è accaduto - promulgata.
Pertanto, si trattava non di una campagna per l'abrogazione di un provvedimento legislativo, e quindi di un atto di ribellione ad una legge esistente, bensì esclusivamente di partecipare ad un dibattito, cui erano invitati tutti i cittadini italiani, sulla conferma o meno di un provvedimento approvato dal Parlamento ma non ancora promulgato, ai sensi della nostra Carta costituzionale.
Le opinioni espresse dal magistrato, nel citato intervento scritto, in ordine allo specifico punto - vale a dire, in merito alla sua adesione al comitato per il «no» - non sono e non appaiono in alcun aspetto offensive nei riguardi di alcuno. Sono, piuttosto, il frutto di convincimenti manifestati a titolo personale e nella qualità, rivestita dallo stesso magistrato, di delegato del gruppo Movimento per la giustizia.
La circostanza della manifesta adesione ad una delle due opzioni proposte dal referendum costituzionale, nel rispetto dei principi della Costituzione, non appare idonea a fornire una connotazione politica alle idee del dottor Di Nicola e, tanto meno, a condizionare la sua attività giurisdizionale. È altro da essa, infatti, l'esprimere legittimamente la propria opinione in ordine ad una legge sulla quale il popolo italiano era stato chiamato a pronunciarsi. Sicché non si può parlare di una violazione della norma, peraltro non ancora in vigore; invero, il riferimento alla legge sull'ordinamento giudiziario non apparePag. 12pertinente in quanto i fatti attribuiti al dottor Di Nicola sono precedenti all'entrata in vigore della nuova legge.
In ogni caso, anche nell'ipotesi di applicazione retroattiva - e sappiamo che ciò non è possibile - della legge sull'ordinamento giudiziario, non si ritiene che il dottor Di Nicola abbia svolto un'attività tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'immagine.
Per questo motivo, la posizione del Governo e del dicastero di cui faccio parte è nel senso che deve escludersi la necessità di iniziative da parte del ministro.
PRESIDENTE. L'onorevole Garagnani ha facoltà di replicare.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, devo dire che non avevo dubbi circa la risposta del Governo; ma devo altresì aggiungere che sono semplicemente disgustato per la mancanza di senso dello Stato che caratterizza il Governo nella persona del suo rappresentante. Le parole che egli ha pronunciato, le circonlocuzioni, questo fingere di non capire non possono provocare in me - lo ribadisco - che disgusto; se il nostro Stato è in mano ad un Governo che ha questo senso della distinzione dei poteri, ahimé, Dio ci scampi da quanto potrà accadere!
Detto ciò, le stesse affermazioni del sottosegretario confermano la giustezza e la validità delle riflessioni espresse nell'interpellanza: ma come si può sostenere che il magistrato ha partecipato all'iniziativa a titolo personale? Un magistrato che partecipa con un comunicato ad una iniziativa che si propone di confermare o meno una legge votata dal Parlamento si espone pubblicamente, viene meno al suo dovere di sobrietà; ribadisco a tale riguardo quanto ho detto poc'anzi.
Evidentemente, il sottosegretario, il Governo e la maggioranza devono in qualche modo rispondere a quella parte della magistratura che li ha aiutati in campagna elettorale o nelle fasi precedenti. Preferisco interpretare in tal modo la vicenda; in altri termini, dimostrano la loro sudditanza evidente nei confronti di una parte della magistratura - certo, non di tutta, in quanto vi sono magistrati che applicano correttamente la legge - estremamente politicizzata che è in grado, come è dimostrato, di condizionare gli orientamenti del Governo in varie sedi e che è altresì in grado anche di dare una risposta per interposta persona in questa sede.
Proprio la risposta del sottosegretario è la conferma di quanto avvenuto in questi ultimi anni e di quanto alcuni di noi vanno sostenendo circa la profonda necessità di una riforma della giustizia e del ruolo e della funzione dei magistrati.
Non a caso, come ho sostenuto nell'interpellanza - ma su ciò il Governo non ha risposto -, è in vigore una legge che, pur mancando dei decreti attuativi, pone certe norme e va applicata. Ora, questa legge è di fatto disapplicata per effetto di una manifestazione esplicita di un parere che entra nel merito di un dibattito politico; chiunque di noi ha vissuto quei momenti di aspro confronto tra una parte politica e l'altra in occasione del referendum confermativo. Non è ammissibile che un magistrato prenda posizione a favore di una parte in questi termini.
Allora, viene meno il senso dello Stato e in una sede come questa abbiamo il diritto-dovere di ribadirlo; dovreste vergognarvi, come Governo e come maggioranza, ad avallare in continuazione questi atteggiamenti, di cui, poi, un domani, sarete voi le prime vittime, e non solamente noi. Infatti, in questo modo non si fa altro che aumentare la disaffezione del cittadino nei confronti dell'amministrazione della giustizia, e criticherò sempre più spesso le sentenze, laddove un magistrato viene meno al suo ruolo di deontologia, di compostezza, di sobrietà e di garanzia in questo modo. Lo ripeto, signor sottosegretario, dovrebbe vergognarsi di dare questa risposta in questa sede perché ha semplicemente finto di non capire, dilungandosi in una elucubrazione giuridica senza entrare nel merito del problema in medias res.
Come si può parlare di legge non promulgata? È una legge che è stataPag. 13votata dal Parlamento, al di là del fatto che sia promulgata o meno, come altre iniziative. Il problema di fondo non è la legge promulgata o meno, ma se un magistrato possa intervenire così pesantemente in un ruolo assegnato alla politica, scegliendo una sua funzione di parte, o se, invece, debba astenersi dall'entrare in medias res in modo così violento e deciso a favore di qualcuno.
Ecco perché, ribadisco, ha aggravato ulteriormente la sua posizione dicendo che questo magistrato ha partecipato all'iniziativa in nome del Movimento per la giustizia, cioè di una corrente della magistratura: ciò è ancora più grave. Il procuratore generale della Repubblica di Bologna partecipa a tale iniziativa pubblica ed io trasecolo di fronte alla vostra indifferenza e alla vostra cecità. I termini sono pesanti, ma rispettosi, per la mia indignazione. Immaginavo il senso della risposta, ma ne aspettavo una molto più articolata, una presa di distanza da certi atteggiamenti che stanno rovinando il rapporto fra gli organi dello Stato. Purtroppo, questo non c'è stato perché c'è modo e modo di rispondere ad una interpellanza: glissando, cercando di interloquire con colui che la propone, riconoscendo alcuni aspetti, disattendendone altri. Tuttavia, rispondere giustificando in toto - fra l'altro, in modo sbagliato - e fingendo di non capire credo sia il massimo che si possa concepire, oltretutto di fronte a fatti obiettivi - e non a mie valutazioni -, cioè di fronte a dichiarazioni del medesimo magistrato che lei ci ha letto in questa sede.
Vorrei vedere cosa accadrebbe se ciò succedesse in tutta Italia. Se in un'amministrazione del centrodestra un procuratore della Repubblica prendesse posizione a favore del centrodestra, a favore di una legge di un certo tipo contro la sinistra, voi, colleghi del centrosinistra, giustamente avreste il diritto di insorgere e di ribellarvi: in questo caso, e non è la prima volta, è successa la stessa cosa e ciò è veramente inammissibile.
In questo senso, confermo la mia totale insoddisfazione. Per quanto mi concerne, non mi fermerò, ma raccoglierò firme contro l'atteggiamento di questo magistrato, che, a mio modo di vedere, con il suo atteggiamento - forse, al di là delle sue intenzioni -, di fatto, disonora la magistratura. Tutte le affermazioni del Governo - non è un fatto personale fra me e il sottosegretario, che non conosco nemmeno - in materia di riforma della giustizia e di una sua corretta amministrazione sono state vanificate da questo atteggiamento non «ponziopilatesco» - che, tutto sommato, sarebbe anche comprensibile nella logica politica - ma di connivenza. Infatti, la sua risposta è un atteggiamento di connivenza con le manifestazioni più politiche, più esasperate e meno corrette di parte della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).