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Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,46).
(Ipotesi di riordino della Commissione pari opportunità e del Comitato nazionale di parità e di pari opportunità - n. 2-00279)
PRESIDENTE. L'onorevole Rossi Gasparini ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00279 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, in Italia esistono strutture storiche, come la commissione nazionale di parità, la commissione n. 125 presso il Ministero del lavoro e la n. 215, che hanno il compito di riequilibrare i diritti delle donne e che hanno lavorato molto bene, fino al momento in cui tutto si è fermato. Risulta infatti che la commissione per le pari opportunità, presieduta dal ministro Pollastrini, abbia svolto l'ultima riunione il giorno 30 marzo 2006 e da allora non sia stato convocato nemmeno l'ufficio di presidenza. Analoga situazione vale per il comitato n. 125, che ha bloccato ogni attività, non esaminando le centinaia di progetti e di azioni positive, presentate secondo regolare bando, né rispondendo alle richieste di rimodulazione avanzate nel corso del 2006. È vero che è intervenuto l'articolo 29 del decreto-legge n. 223 del 2006, cosiddetto decreto Bersani, che tende a ridurre il costo della spesa pubblica. Su questo tema tutto il paese è d'accordo, ma l'articolo 29 ha bloccato in modo irrazionale commissione e comitati. Reputiamo che esistano delle iniziative, che non sono purtroppo state avviate, per il contenimento del 30 per cento delle spese, per esempio, convocando i membri delle commissioni nazionali e dei comitati per individuare insieme a loro molto democraticamente eventuali modalità di riduzione dei costi.
Ciò che è assurdo, dato che si tratta di strumenti di democrazia e di rappresentatività, è che non si sia più interloquito con i membri delle commissioni e che non si sia data azione corrente al compito di tali commissioni e comitati.
Domandiamo al Governo, anche in vista del fatto che il 2007 è stato proclamato dalla Commissione dell'Unione europea l'anno delle pari opportunità, quali iniziative intenda adottare affinché tali organismi di parità - gli unici -, nella loro piena funzionalità, possano e debbano dare il loro contributo per il miglioramento delle condizioni delle donne italiane, come previsto dalla direttiva europea 2006/54/CE del 5 luglio 2006.
Chiediamo al Governo anche quali iniziative intenda assumere per immediatamente affrontare e sbloccare la situazione e, soprattutto, se sia vero - noi saremmo contrari e parlo anche a nome di tutte le associazioni che hanno firmato il documento indirizzato al Presidente Prodi - che si intende ridurre il numero delle associazioni presenti nelle commissioni e nei comitati per favorire solo alcune strutture sindacali. Sarebbe un atto non apprezzato, non gradito e fortemente contestato.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Ricardo Franco Levi, ha facoltà di rispondere.
RICARDO FRANCO LEVI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, rispondo con piacere all'onorevole Rossi Gasparrini. La vicenda della Commissione pari opportunità, originariamente paralizzata per un contenzioso giudiziario, è stata oggettivamente resa più complessa dal decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223 (cosiddetto decreto Bersani-Visco), poi convertito in legge, che ha previsto il riordino di tutti gli organismi collegiali e monocratici, comunque denominati, operanti presso le pubbliche amministrazioni, entro centoventi giorni, poi prorogati a centottanta, dalla sua entrata in vigore, anche mediantePag. 19soppressione o accorpamento delle strutture.
La ratio della norma è quella di invitare le amministrazioni ad operare al loro interno un monitoraggio di tutti gli organismi esistenti. All'esito di tale monitoraggio, le amministrazioni avranno tre opzioni tra le quali scegliere la propria condotta: esse potranno procedere alla soppressione del comitato o della commissione non più utile (è evidente che non è questo il caso della Commissione per le pari opportunità); procedere all'accorpamento del comitato o della commissione con altri organismi che svolgano funzioni omogenee, con una razionalizzazione delle competenze e una riduzione delle spese pari almeno al 30 per cento (ma anche questo caso, quello dell'accorpamento con altre commissioni o comitati, mal si presta rispetto alla Commissione per le pari opportunità); riorganizzare il comitato o la commissione, limitando il numero delle strutture di supporto, oppure diminuendo il numero dei componenti e, comunque, assicurando una compressione della spesa nella misura di un terzo.
Se l'amministrazione non procede ad alcuna di queste attività, il comma 4 dell'articolo 29 decreta la soppressione automatica dei comitati e delle commissioni per i quali non sono stati adottati i criteri di riordino.
La riduzione delle spese nella misura del 30 per cento, comunque richiesta in relazione all'attività di queste commissioni, consegue al riordino che le amministrazioni provvederanno a svolgere e può essere realizzata in vario modo, ad esempio con la soppressione di parte della struttura di supporto della commissione, con la riduzione dei compensi ai componenti o del numero dei componenti stessi, oppure attraverso la riduzione dello stanziamento per l'attività della commissione.
Tale riduzione non è procrastinabile, anzi, il decreto Bersani prevede addirittura un'anticipazione degli effetti, nel senso che le amministrazioni dovranno farsi carico della riduzione delle spese già per il corrente anno 2006, in misura proporzionale al numero dei mesi mancanti dall'entrata in vigore del decreto sino alla fine dell'anno. L'entrata in vigore del nuovo decreto, poi, coincide con la trasformazione dell'organismo, contenuta nel regolamento medesimo. Non era, pertanto, ipotizzabile una rinnovazione della procedura di nomina dei componenti mancanti della commissione, in assenza del decreto di riordino, perché la ricostituzione della commissione presuppone che l'amministrazione tenga presente i vincoli imposti dal decreto-legge n. 223 del 2006.
Detto in altri termini e per essere ancora più esplicito, qualora si fosse proceduto alla ricostituzione della commissione, ai sensi della previgente disciplina, si sarebbe poi dovuto procedere, di lì a poco, ad una rinnovazione della procedura in seguito all'entrata in vigore del regolamento di riordino e ciò al fine di adeguarsi ai criteri organizzativi ordinamentali e finanziari ivi imposti, con grave detrimento per la funzionalità del servizio.
Peraltro - questo è un altro profilo che tengo a sottolineare - la ricostituzione della commissione non avrebbe comunque potuto aver luogo con altro atto del ministro Pollastrini, poiché, con provvedimento depositato lo scorso 10 luglio, il tribunale amministrativo regionale di Catania ha disposto la sospensione del decreto del 13 marzo 2006 del ministro per le pari opportunità allora in carica, onorevole Stefania Prestigiacomo, decreto di nomina degli undici componenti rappresentativi di associazioni e movimenti di donne della Commissione nazionale per le pari opportunità tra uomo e donna, relativo al biennio 2006-2008.
La sospensione del decreto di nomina decretata dal TAR di Catania è stata determinata dalla mancata predeterminazione, da parte del Ministero per le pari opportunità, dei criteri di valutazione delle associazioni e dei movimenti di donne maggiormente rappresentativi. Le stesse motivazioni avevano indotto il Consiglio di Stato, il 14 marzo 2006, ad annullare pure il decreto ministeriale di nomina della commissione per il biennio precedente 2004-2006.Pag. 20
Per due volte, pertanto, il giudice amministrativo si è pronunciato nel senso dell'illegittimità della costituzione della Commissione per le pari opportunità tra uomo e donna a causa della mancata rideterminazione dei criteri di scelta nei relativi componenti. È per questo, dunque, che la sospensione del decreto di nomina di undici componenti su venticinque non consentiva alla commissione di operare. Le ragioni della sospensione operata dal giudice amministrativo imponevano, pertanto, una previa identificazione dei criteri di scelta delle associazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale.
L'ufficio legislativo del ministero sta, proprio per questo, predisponendo un nuovo regolamento della commissione, che conterrà i criteri di valutazione in base ai quali verrà operata la scelta delle componenti della Commissione pari opportunità, così come richiesto dai giudici amministrativi. La proposta, a quel punto, dovrà passare, naturalmente sulla base delle procedure di legge, al pre-Consiglio dei ministri, quindi al Consiglio medesimo, poi andare al Consiglio di Stato, tornare al Consiglio dei ministri, per essere, infine, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e giungere, in poche settimane, all'effettiva operatività.
La questione relativa alla commissione incardinata presso il Ministero del lavoro pone, invece, problemi molto più delicati che, almeno in tal caso, dovrebbero sconsigliare un'applicazione burocratica ed affrettata dell'articolo 29 del decreto Visco-Bersani. Appare pertanto opportuna una proroga di alcune settimane, che stiamo sottoponendo alla valutazione collegiale del Governo.
Per quanto riguarda, infine, il 2007, «Anno europeo delle pari opportunità» per tutte, richiamato nell'interpellanza, il giorno 15 dicembre (tra pochi giorni, dunque), così come previsto dall'Unione europea, sarà presentato il Piano nazionale d'azione, che sarà redatto con la partecipazione dei ministeri, delle regioni, delle città, delle associazioni, delle organizzazioni non governative e delle organizzazioni.
Peraltro, il ministro per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini, per il coordinamento dell'anno europeo, prosegue il confronto con tutti gli attori sociali interessati a contribuire, con il loro apporto di idee e progetti, al superamento di ogni discriminazione, per accogliere le diversità e, in tal modo, promuovere le parità.
L'«Anno europeo delle pari opportunità» sarà dedicato, infatti, ad un vero e proprio processo di partecipazione: processo partecipativo e deliberativo di una molteplicità di attori, pubblici e privati, per realizzare diritti, rappresentatività, riconoscimento e rispetto della persona. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
La deputata Rossi Gasparrini ha facoltà di replicare.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per la risposta articolata.
Concordo sulla necessità di riorganizzare in modo democratico la Commissione sulle pari opportunità, essendo stata testimone diretta della non correttezza politica del precedente Governo.
Per quanto riguarda il fatto che il 15 sarà presentato il Piano nazionale d'azione, auspico davvero che vi sia il coinvolgimento delle parti sociali: in quanto più libere, più ancorate al tessuto sociale, più direttamente vicine alle persone, esse possono far salire la voce e le richieste di queste ultime e possono rilevare le mancate occasioni di pari opportunità, che riguardano tanta parte dei cittadini italiani e non soltanto piccole categorie o piccoli gruppi.
Da ultimo, per quanto riguarda il Comitato nazionale nato a seguito della legge n. 125 del 1991, ringrazio per l'attenzione e per la volontà del Governo di considerarlo in modo diverso: effettivamente, esso ha competenze particolari, riguardanti la valutazione di progetti già approvati che sono giunti alla fase dei bandi. La situazione di stallo del Comitato potrebbe dare adito, ove non si trovi rapidamente unaPag. 21soluzione, anche a momenti di contestazione forte.
Quindi, ringrazio e sono soddisfatta, in particolare perché non si presume di procedere alla soppressione delle commissioni di parità, né di procedere ad accorpamenti, in quanto si tratta di strutture diverse, bensì di migliorare. Pongo una condizione: che tutte le associazioni femminili presenti siano convocate ed ascoltate.