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Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1092)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i parlamentari del gruppo Popolari-Udeur voteranno a favore della conversione in legge del decreto-legge contenente disposizioni urgenti in materia di pubblica istruzione: lo faranno consapevoli dell'importanza che la legge di conversione ha, dovendosi riconoscere al personale membro delle commissioni di esame quel giusto compenso che la legge finanziaria per l'anno 2002, approvata dalla maggioranza di centrodestra, non aveva previsto, facendo sì che non si avessero certezze circa il regolare svolgimento degli esami di Stato. Stiamo approvando il provvedimento, oggi, ad esami ormai in pieno svolgimento.
Esprimeremo un voto favorevole perché siamo certi delle carenze che l'attuale ministro ha ereditato dalla gestione precedente. Nel contempo, confermiamo che nutriamo molte perplessità sulla riforma Moratti, ma che, responsabilmente, non ne chiediamo la cancellazione: vogliamo la possibilità di discutere, di concerto con le parti sociali (e non solo), un complesso di riforme che riguardino la scuola, nonché importantissimi aspetti della vita sociale delle famiglie (quale l'età minima per l'ingresso nel mondo del lavoro in conseguenza dell'auspicato aumento dell'obbligo scolastico); vogliamo un dibattito aperto per apportare alla legge, con larghe intese, quelle modifiche che ne facciano una riforma condivisa nel modo più ampio possibile.
Quello che ci accingiamo ad approvare oggi è un provvedimento tecnico (come è stato da molti definito in quest'aula); ma proprio perché la disquisizione è stata, in questa sede, prevalentemente politica, non possiamo esimerci dal prendere in doverosa considerazione tale aspetto.
Concludendo, i Popolari-Udeur voteranno a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame e ringraziano il ministro Fioroni anche perché, dopo anni di assenza, si rimette l'aggettivo «pubblica» accanto al sostantivo «istruzione». Tanto perché la preminenza del pubblico servizio risulti confermata, pur nel rispetto e nella salvaguardia della libertà di scelta dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, per quanto riguarda la mia dichiarazione di voto, mi richiamo a quanto dichiarato nella fase degli interventi sul complesso degli emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tranfaglia. Ne ha facoltà.
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NICOLA TRANFAGLIA. Signor Presidente, è piuttosto strano che l'opposizione si meravigli del fatto che l'Unione muova alcune osservazioni rispetto alla politica scolastica posta in essere in questi anni dal Governo Berlusconi e dal ministro Moratti. Lo abbiamo detto e scritto in tutte le salse ed abbiamo anche spiegato le ragioni per cui non eravamo d'accordo. Non credo che dobbiamo ripeterle per la centesima volta in occasione di questo provvedimento! È comunque chiaro che abbiamo due visioni diverse circa il ruolo della scuola e della formazione nel nostro paese.
Tale provvedimento non affronta, se non per incidens, tali questioni, ma vi saranno dei momenti in questa legislatura in cui spiegheremo le ragioni per cui sosteniamo una diversa visione della formazione, legata ai principi della Costituzione ed alla concezione che riteniamo debba avere la formazione stessa in questo paese ed in questo momento.
Pertanto, per ora voteremo questo provvedimento, assolutamente necessario, ma il discorso non si chiude qui e, certo, non possiamo accettare i presupposti fondamentali da cui era partita la legge Moratti (Applausi dei deputati del gruppo dei Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA. Signor Presidente, confermo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame, perché - lo abbiamo spiegato e lo ribadiamo ancora una volta -, si tratta di una normativa di natura tecnica che apporta una modifica tecnica ad una nostra legge.
Pertanto, è giusto attribuire al Governo la possibilità di aumentare i tetti di spesa e, quindi, di pagare gli insegnanti che in questo momento sono impegnati nell'attività di commissari per gli esami di Stato nelle scuole superiori.
Detto ciò, rimane l'amarezza per quanto abbiamo ascoltato anche pochi istanti fa dai banchi della maggioranza con riferimento ad un modello di scuola che, onorevole Tranfaglia, è diverso e distante dal nostro (lo sappiamo benissimo). Peccato però che il nostro sia molto più coerente ed in sintonia con l'Europa e con il mondo, mentre il vostro non si sa!
Dobbiamo imparare - e lo dico anche per quanto riguarda altri settori della vita pubblica ed i settori strategici del nostro paese - a ragionare in termini dialogici e non più ideologici, perché è in questione il futuro delle giovani generazioni, il destino della formazione dei nostri giovani.
Anche con riferimento agli esami di Stato, non si tratta più di valutare uno studente rispetto al percorso di studi che ha effettuato in una scuola statale per mezzo di un altro insegnante statale. Si tratta di certificare le competenze che serviranno a questi giovani per introdursi nel mercato del lavoro, nazionale, europeo ed internazionale.
Come si arriva a certificare queste competenze? Qual è la strada migliore? Su questo possiamo discutere, ma sappiamo una cosa: che il vecchio modello, basato semplicemente sull'accertamento delle conoscenze possedute e non sulla certificazione delle competenze, non è più valido.
Rimane, quindi, l'amarezza per la volontà politica espressa dal Governo di non sperimentare quelle modifiche che, insieme a quella relativa alle commissioni, il Governo Berlusconi aveva previsto. Mi riferisco a quegli aspetti, a quelle innovazioni, contenute nel decreto legislativo n. 226, del 17 ottobre 2005, relative al secondo ciclo, congelate con il cosiddetto provvedimento «mille proroghe». Tale decreto legislativo prevede, ad esempio, che al termine del quinto anno siano ammessi agli esami di Stato gli studenti valutati positivamente nell'apposito scrutinio.
Praticamente, con l'articolo 13, comma 4, del decreto legislativo n. 226 del 2005 noi avevamo previsto la reintroduzione dello scrutinio di ammissione, malauguratamente cancellato dalla legge Berlinguer del 1997 che aveva comportato che dal 1998 la percentuale dei non ammessi agli esami, che oscillava intorno al 6-7 perPag. 26cento, fosse portata alla fase finale dell'esame. Dal 1999, dunque, i promossi sono passati dal 92 al 97 per cento dei candidati. Tale salto in quegli anni fu, quindi, grande e maggiore proprio perché bisognava aggiungere quel 6 per cento circa che l'anno prima veniva fermato dai consigli di classe. Una vera pacchia, dunque, per un esame che lo stesso ministro di allora, Berlinguer, aveva definito più rigoroso, più impegnativo e severo del precedente. Ricordo che fu una delusione per l'allora ministro dell'istruzione, Berlinguer, apprendere che con i nuovi esami in realtà vi era stato un aumento dei promossi. Che la percentuale dei promossi sia in assoluto alta non significa un fatto negativo, ma se vogliamo parlare di rigore e di esame credibile più che cambiare la commissione d'esame dovremmo cambiare i crediti e la formulazione stessa delle prove, visto che oggi è possibile superare l'esame ed essere promossi anche avendo riportato delle insufficienze alle prove scritte, perché si considera la somma dei crediti precedenti e di quelli conseguiti con l'esame orale.
Le prove scritte arrivano, come ai tempi di Mussolini, dal ministro. Ricordo che questo modello di prove è stato inventato dall'allora ministro dell'istruzione, Gentile, ed ha trovato la sua prima applicazione negli anni della dittatura fascista. Noi lo abbiamo mantenuto e siamo, pertanto, l'unico paese al mondo che prevede prove scelte dal ministro in persona. Noi questo lo abbiamo contestato: se a quei tempi esistevano delle ragioni per avere quel tipo di esame, in quanto erano pochi gli alunni che vi arrivavano (erano prevalentemente alunni del liceo classico) e tutte le prove scelte dal ministro erano fondamentalmente riferite ad un tipo di cultura che il ministro rappresentava (i ministri e i politici di allora avevano solo e soltanto quel tipo di studi, cioè studi liceali e, prevalentemente, studi classici), oggi non ha più senso che sia il ministro a scegliere le prove proprio perché parliamo di 670 indirizzi esistenti nella scuola superiore; prove, quindi, che fanno riferimento ad un centinaio, o forse di più, di materie. Noi, pertanto, non possiamo pensare di avere un ministro onnisciente.
Quindi, questo rito di passare dal tavolo del ministro per ottenere la sua firma sulle prove d'esame, prevedendo altresì una commissione esterna, è un modello statalista, arcaico e «gentiliano», ma che ha perso gli effetti dello stesso indirizzo impostato dal ministro Gentile. Gentile ebbe grandi intuizioni, fu un grande ministro e la sua figura rimane nella legislazione scolastica italiana: da settant'anni, infatti, nessun ministro riesce a modificare la scuola superiore.
Detto ciò, tuttavia, bisogna anche non forzare le intuizioni che il ministro Gentile ebbe nel 1923! Infatti, ci troviamo nel 2006, e siamo inseriti in un contesto, quello della società della conoscenza, che richiede ben altri tipi di valutazione e di selezione. Vorrei soprattutto osservare che, in questo senso, dobbiamo essere molto più laici ed europei e, forse - mi permetto di dirlo sottovoce -, molto più americani ed anglosassoni.
Dobbiamo restituire agli studenti il livello di competenze che hanno raggiunto. Oggi un serio esame di Stato è quello che dice allo studente che conclude gli studi, con onestà, che ha acquisito certe conoscenze e che non ne ha apprese altre. Saranno problemi dello studente giocarsi successivamente, nella vita e nel lavoro, il livello di competenze raggiunto. Non ha senso, a mio avviso, far concludere ai ragazzi gli studi con un esame che è un «minestrone», con una ammissione e con un voto per poi lasciare nel vago, nel generico e nel buio la certificazione delle competenze!
Noi abbiamo pensato ad affrontare la questione, e per tale motivo abbiamo spostato la predisposizione delle prove dal ministero e dal ministro competente all'Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione). È questa la ragione per cui abbiamo previsto, per lo svolgimento della prova finale, livelli e standard europei, nonché certificazioni di competenze che attengono ad Europass. Si tratta di provePag. 27d'esame che, a mio avviso, hanno più senso se sono in parte di istituto ed in parte nazionali...
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la avverto che ha esaurito il tempo a sua disposizione.
VALENTINA APREA. ... sulla base di tali criteri.
Ricordo, soprattutto, che avevamo introdotto - e mi appresto a concludere, signor Presidente - due innovazioni fondamentali. Di una ho già parlato, ma vorrei rilevare che anche...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Aprea: lei si «appresta» a concludere, ma in realtà dovrebbe terminare il suo intervento!
VALENTINA APREA. Sì, signor Presidente. Chiedo al Governo di riconsiderare la possibilità di far sostenere agli studenti prove di tipo «laboratoriale» (come avevamo già previsto), nonché di rivedere la scalata dei cosiddetti «ottisti», vale a dire di rivedere le norme che regolano la possibilità, per chi non ha frequentato l'ultimo anno, di accedere all'esame di Stato. Chiediamo, soprattutto, di riconsiderare la norma che stabilisce anche il numero dei privatisti...
PRESIDENTE. Concluda, per favore, onorevole Aprea!
VALENTINA APREA. ... che possono iscriversi alle scuole paritarie ed a quelle statali.
Signor Presidente, credo che abbiamo chiarito, in primo luogo, che...
PRESIDENTE. No, onorevole Aprea...
VALENTINA APREA. Giungo alle conclusioni, signor Presidente!
PRESIDENTE. Non mi faccia toglierle la parola...!
VALENTINA APREA. Va bene, ma si tratta di un decreto-legge...
PRESIDENTE. Ha oltrepassato di oltre due minuti il tempo a sua disposizione; non è che non abbia avuto tempo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
VALENTINA APREA. Sto svolgendo una dichiarazione di voto! Si tratta di un decreto-legge...
Una voce dai banchi del gruppo de L'Ulivo: Basta!
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego...!
VALENTINA APREA. ... sulla cui conversione in legge, peraltro, voteremo anche a favore!
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, la prego! Ha avuto il tempo per esporre...
VALENTINA APREA. Il Governo Berlusconi non ha solo...
PRESIDENTE. Secondo il regolamento, il tempo a sua disposizione è esaurito...
VALENTINA APREA. Il Governo Berlusconi non ha solo cambiato le norme in materia di commissioni esaminatrici!
Auspico, quindi, che l'attuale esecutivo non solo modifichi la composizione delle commissioni d'esame, ma presenti anche una proposta più europea e più moderna riguardo alla conclusione degli studi dei nostri ragazzi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Schietroma. Ne ha facoltà.
GIAN FRANCO SCHIETROMA. Signor Presidente, a nome del gruppo parlamentare della Rosa nel Pugno, dichiaro il voto favorevole sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie urgentiPag. 28in materia di pubblica istruzione, al fine di assicurare la corresponsione dei compensi ai docenti facenti parte delle commissioni d'esame.
Considerato l'oggetto del decreto-legge, credo sia questa l'occasione utile per ribadire la necessità primaria di una scuola pubblica davvero di livello, di una maggiore dignità professionale e di una migliore qualità per la vita dei docenti.
A questo riguardo, è necessario che la legge finanziaria preveda per la scuola pubblica non tagli, ma adeguati investimenti; destinare più risorse per la scuola pubblica e per le università costituisce, infatti, uno dei nodi fondamentali per dare prospettive di sicura crescita al nostro paese e certezze ai nostri giovani.
Modernizzare la scuola è ormai un obiettivo irrinunciabile. Per modernizzare davvero la scuola occorrono più risorse, ma soprattutto un personale che sia veramente motivato. Il nuovo Governo dovrà necessariamente porsi il problema urgente di una giusta retribuzione per gli insegnanti, per i dirigenti scolastici e per il personale ATA.
Un'altra vera emergenza per la scuola non più sopportabile per i lavoratori è la situazione del precariato. Il ministro Fioroni si è già attivato utilmente al riguardo, ma è evidente che la questione del precariato richiede un'attenzione adeguata all'ampiezza e alla complessità del problema. Inoltre, se vogliamo che la scuola possa esercitare una funzione primaria ed indispensabile nella nostra società, occorrono scelte rapide e chiare che ridiano prestigio al ruolo degli insegnanti e sicurezza a tutto il personale che opera nel settore.
Noi della Rosa nel Pugno auspichiamo la definizione di sistemi di formazione delle risorse umane che, oltre a rispondere ai grandi obiettivi dell'occupazione e della cittadinanza attiva, contribuiscano a facilitare lo sviluppo delle altre strutture portanti della società della conoscenza e cioè la ricerca scientifica, da un lato, e la cultura tecnologica, dall'altro.
Un paese moderno e civile necessita di una scuola laica atta a favorire integrazione, coesione e democrazia. I grandi mutamenti della nostra società conferiscono alla scuola un compito ancora più importante rispetto al passato, perché essa deve e dovrà essere sempre più il luogo di incontro delle differenti culture, delle varie etnie e delle diverse religioni.
Siamo contrari ai finanziamenti alle scuole private non soltanto perché la Costituzione li vieta; riteniamo, infatti, che ogni possibile risorsa disponibile debba essere destinata al potenziamento della scuola pubblica, perché una scuola pubblica di qualità costituisce, a nostro avviso, la vera priorità assoluta.
Per noi, l'approvazione del disegno di legge di conversione di questo decreto costituisce, quindi, soltanto un atto dovuto. La scuola italiana e coloro che operano in questo delicato settore con sacrificio ed impegno hanno bisogno di ben altri segnali di attenzione da parte delle istituzioni e delle forze politiche.
È con questo spirito che esprimeremo un voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo de La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barbieri. Ne ha facoltà.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, grazie da parte del deputato e dell'onorevole Barbieri. Il gruppo UDC esprimerà, ovviamente, un voto favorevole sul provvedimento in esame, che considera emergenziale e necessario.
Si tratta di un provvedimento condivisibile dal mero punto di vista tecnico. Come sono emerse in Commissione, vi sono parecchie perplessità rispetto alla copertura finanziaria utilizzata. Innanzitutto, dobbiamo sgombrare il campo dagli equivoci. Il precedente Governo - lo dico anche alla sottosegretaria presente - non ha lasciato un buco, visto che ormai l'attuale maggioranza li vede dappertutto, compreso il ministro della solidarietà sociale; il fatto è che le condizioni di allora non hanno permesso il varo di un provvedimento in tempo utile.Pag. 29
Piuttosto, non vorremmo che sulla decisione di utilizzare i fondi destinati alla figura del tutor abbiano pesato considerazioni diverse da quelle meramente contabili, viste le continue dichiarazioni e i provvedimenti messi in atto dal ministro Fioroni per smontare, pezzo per pezzo, la riforma Moratti. Quelle destinate al tutor erano veramente le uniche risorse disponibili e utilizzabili in questo frangente o hanno prevalso altre logiche (ferma restando la condivisione di una necessaria soluzione)?
Se non si condivide la riforma Moratti, si presenti allora un disegno organico, ma non si ricorra ad uno sfaldamento continuo dei tasselli che la compongono: ieri il blocco della sperimentazione; oggi il tutor o la composizione delle commissioni di esame; domani chissà cosa si inventerà il nostro ministro Fioroni, senza un confronto corretto con la commissione competente, con il corpo docente, con il sindacato, con gli studenti.
Ho ascoltato, illustre relatrice, nella discussione sulle linee generali, riferimenti ai «segnali di discontinuità». La discontinuità sta diventando per voi una ossessione. Dall'Iraq all'Afghanistan è tutto una ossessione! Voi siete prigionieri della discontinuità! Ho ascoltato frasi del tipo: «finalmente si vede il cambiamento», oppure «vi era il disinteresse della maggioranza nella scorsa legislatura nei confronti della scuola» - parole che, per quanto riguarda l'UDC, respingiamo al mittente - «che si è preoccupata e si preoccuperà solo di mantenere lo status quo di un corpo docente fortemente sindacalizzato e politicizzato, dove il criterio meritocratico» - che noi abbiamo fortemente voluto inserire nella passata legislatura! - «non ha e non troverà mai diritto di cittadinanza». Dimenticate che grazie al precedente Governo - cosa che non ricordate mai! - sono stati regolarizzati 117 mila insegnanti precari!
Sembrerebbe quasi che il decreto che ci accingiamo a votare sia caduto dal cielo e che solo grazie alla sinistra-centro sia stato possibile trovare la copertura finanziaria, una copertura a danno, ovviamente, di un capitolo di spesa, come detto in precedenza, che potrà certamente essere rifinanziato, ma che non lascia dubbi circa il reale obiettivo di questo Governo: la riforma Moratti, che voi volete colpire.
D'altronde, illustre sottosegretaria, questo disegno non è mai stato nascosto, visto che il motto preferito del Governo Prodi è il seguente: «abrogare più che riformare». Eppure dovreste, se non fare tesoro, almeno tenere in considerazione quanto detto dal Presidente Napolitano, che voi avete eletto, al fine di non distruggere pregiudizialmente tutto ciò che ha fatto il Governo precedente.
Tuttavia, una cosa è sicura: difenderemo la nostra riforma e i principi che ne hanno ispirato la realizzazione e stavolta, illustre sottosegretaria e illustre relatrice (che non c'è), non ci sarà la piazza ad aiutarvi, la piazza che avete scatenato con cadenza scientifica contro la ministra Moratti. Vi aspettiamo al varco per valutare le vostre proposte.
In merito al provvedimento, infine, penso sia giunto il momento di dare una continuità, una certezza di finanziamenti da destinare alla corresponsione dei compensi ai componenti le commissioni per gli esami di Stato.
Occorre trovare una soluzione definitiva ad un problema che ogni anno si presenta, individuando le risorse finanziare da destinare ai commissari di esame, senza trovarci ogni anno a licenziare provvedimenti emergenziali.
In questo spirito, con questi contenuti, il gruppo dell'UDC voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Barbieri; le preciso comunque che la relatrice era presente, appena quattro gradini lungo la scala...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, nel confermare il voto favorevolePag. 30del gruppo di Forza Italia, già preannunciato dalla collega Aprea, vorrei aggiungere alle considerazioni svolte prima alcune riflessioni che fanno riferimento agli interventi di colleghi della sinistra e che riguardano pienamente il provvedimento in esame.
Si è parlato della necessità di modificare l'esame di Stato per valutare al meglio le doti di preparazione e competenza dei giovani in riferimento ad un determinato modello educativo e agli obiettivi che intendono porsi.
RICCARDO MIGLIORI. Presidente! Ai banchi del Governo...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Garagnani. Chiedo ai membri del Governo di evitare la riunione, come stanno facendo...
FABIO GARAGNANI. Grazie, signor Presidente.
Occorre una seria analisi, una verifica nelle sedi parlamentari competenti sugli standard europei di apprendimento e sulle modalità di certificazione delle competenze elaborate a livello europeo. Tutto ciò servirebbe per valutare le correlazioni e l'incidenza degli esami di Stato sugli uni e sulle altre. Manca un'analisi sulla preparazione che hanno studenti di altre realtà europee e sul tipo di valutazione finale che si intende dare. Il Governo può e deve accogliere questa proposta, che presentiamo con l'obiettivo di elevare il livello di valutazione e di certificare al meglio le possibilità del giovane.
In secondo luogo, intendo sottolineare la necessità che negli esami di Stato vi sia una valutazione finale e che, nel momento in cui si verifica il livello di apprendimento del giovane, esso sia verificato a tutti gli effetti. Al riguardo, non posso non fare riferimento ad una carenza preoccupante che molti insegnanti mi hanno confessato. Non intendo generalizzare, ma in sede di esame di maturità questa carenza preoccupante riguarda proprio la conoscenza degli elementi basilari dell'identità della cultura e della tradizione del popolo italiano. Vi è una dimenticanza voluta, in molti casi.
Ne ho già parlato ed ora vi si è soffermato anche il collega Barbieri: esiste una voluta politicizzazione di parte del corpo docente che, in questi anni, sembra avere un desiderio inconscio (che a volte diviene conscio, esplicito e manifesto) di svellere dalle fondamenta ogni elemento costitutivo della nostra identità nazionale che si ispira alla tradizione giudeo-cristiana, come l'insegnamento della storia e delle materie letterarie. Sembra che tutto congiuri a far dimenticare alle giovani generazioni ciò che ci collega al passato e che è elemento costitutivo della nostra identità. Si parla solo di doveri, non di diritti, e non si parla affatto del filo che ci lega ad una storia e che deve renderci orgogliosi di essere italiani.
Nel momento in cui voteremo a favore del provvedimento, valutando tutti i pro ed i contro degli esami di Stato, è necessaria anche una valutazione d'insieme sul livello di conoscenza della nostra cultura e della nostra identità, perché il ragazzo potrà anche eccellere in matematica, latino ed inglese, ma, se non fosse a conoscenza della storia che accompagna lui e la sua collettività, riferimento preciso delle sue radici culturali, non avrebbe una maturità completa. Il problema che dobbiamo porci non deve fare riferimento solo ad una parte politica ma deve accomunarci, in quanto l'esame di Stato è un esame completo ma, soprattutto, non può prescindere dalla conoscenza delle radici culturali, soprattutto quando queste mancano non solo per la disinvoltura e per la mancata conoscenza voluta da parte dello studente, ma per un influsso ideologico ben preciso da parte del corpo docente.
Ora, proprio perché ci appelliamo ai principi della Costituzione, desidero precisare che quest'ultima non è un Talmud intoccabile: la Costituzione, da sessant'anni, necessariamente può e deve evolversi. Se ci vogliamo appellare ai principi della Costituzione, i principi ai qualiPag. 31mi riferivo - quelli della nostra storia ed identità - fanno parte integrante della Costituzione...
PRESIDENTE. Constato che vi sono troppe «riunioni», sia tra i banchi del Governo, sia tra quelli dei deputati. Prego tutti i colleghi, se devono riunirsi, di farlo altrove, per consentire lo svolgimento dei restanti interventi.
FABIO GARAGNANI. Grazie, signor Presidente.
Questo è un provvedimento di spesa significativo; si tratta infatti di finanziare gli esami di Stato in modo adeguato. Ricordo, però, proprio in materia di finanziamento, il problema del precariato, già posto in questa sede. Il Governo Berlusconi e il ministro Moratti hanno proceduto all'assunzione di oltre centomila precari. Desidero sottoporre all'attenzione dell'Assemblea questo dato, anche perché i ministri competenti nel settore, da Fioroni a Mussi, hanno enunciato, con la migliore volontà possibile, una serie di significative modifiche legislative che comporteranno impegni di spesa rilevanti, mentre - le ultime leggi finanziarie lo hanno dimostrato - la spesa del Ministero dell'istruzione, per il 96-97 per cento era ed è vincolata al pagamento degli insegnanti (fra insegnanti, ausiliari e tecnici, si tratta di circa un milione di dipendenti).
Si parla di ricerca scientifica e di qualità degli studi ma ritengo che, a fronte di ogni programmazione, non si possa non tenere conto del blocco totale che in un settore importante e significativo come questo è costituito dal numero di insegnanti, gran parte dei quali meritevoli, altri meno, i quali sono sottoproletarizzati per effetto di una politica che ha teso ad omologarli tutti eliminando ogni incentivo, anche dal punto di vista economico (a proposito anche degli esami di maturità), e penalizzando coloro che meritano e dedicano agli studi una parte significativa, preponderante, della loro attività professionale rispetto a quelli che, invece, si servono della loro cattedra per fare opera di propaganda politica.
A questo proposito, caro ministro, caro viceministro, caro sottosegretario, c'è un problema di rispetto della legalità nelle scuole di ogni ordine e grado, così come durante gli esami di maturità, quando certe domande vengono poste in un determinato modo agli studenti mettendoli obiettivamente in difficoltà. C'è un problema di fondo: serve rispetto della legalità. Soprattutto, bisogna avere ben presenti le priorità dal punto di vista economico.
Al riguardo, ritorna il discorso per cui uno Stato che definisce la propria politica scolastica solo in funzione del corpo docente, che pure è essenziale, alla lunga non può sperare di risolvere i problemi della formazione e quelli relativi alla qualità nel livello di apprendimento. Così facendo, lo Stato certifica la sua presenza sulla base di una preponderanza, di un monopolio dell'insegnamento pubblico statale, che non si giustifica assolutamente più, non solo in Italia ma in nessuna parte d'Europa.
Infatti, la dequalificazione degli studi - ne abbiamo un esempio anche nelle valutazioni d'insieme delle capacità di apprendimento dei giovani durante gli esami di Stato - deriva anche dalla mancanza di vari modelli competitivi in grado di elevare il livello degli studi, di qualificarli ulteriormente, di dare al cittadino la possibilità di scegliere per misurarsi su quel modello che lo rende più adatto a far fronte ai problemi posti dall'odierna società.
Questi sono problemi sui quali ritengo che dovremo discutere, ma lamento, purtroppo, una maggioranza chiusa e arroccata in se stessa e, più ancora, prigioniera di luoghi comuni, di singolari contraddizioni, dell'ideologia. Quando, in questa sede come in altre, si difende, senza alcun riscontro, senza alcuna verifica puntuale, in modo gretto e fazioso, lo statalismo in quanto tale della scuola, si dimostra di nascondere la testa sotto la sabbia, prescindendo da tutto ciò che avviene e si evolve nel resto d'Europa o del mondo.
Questa è la ragione per la quale, associandomi ai colleghi della Casa delle libertàPag. 32e in particolare del gruppo di Forza Italia, desidero ribadire queste valutazioni di fondo, che possono apparire estranee all'argomento di cui dibattiamo, ma che in realtà sono strettamente collegate allo stesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sul provvedimento in esame.
Il nostro è un atteggiamento che evidenzia un implicito senso di responsabilità nei confronti del mondo studentesco e dei docenti. Infatti, entrando nel merito del presente testo, in esso si ravvisa l'intento di smantellamento di una riforma. Si parla del tutor, figura importante per la formazione degli studenti, che è stata istituita proprio per alimentare l'educazione dei nostri giovani. Tuttavia, ritengo che questo tentativo di smantellamento incida soprattutto sul secondo ciclo, che nella riforma agevolava l'ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, attraverso strumenti innovativi quali il doppio canale, l'alternanza tra scuola e lavoro.
In questi primi provvedimenti governativi individuiamo una volontà che va oltre il semplice testo formale, tendendo a smantellare una riforma senza peraltro disporre di una progettualità alternativa. Tale situazione ci preoccupa fortemente, in quanto l'educazione dovrebbe costituire un argomento bipartisan, da trattare attraverso tavoli di concertazione e l'unione di un Parlamento che intende davvero rinnovare una scuola che ne ha bisogno.
Al contrario, si procede camuffando all'interno di provvedimenti formali una volontà distruttiva. Anche il ministro Fioroni, nella sua audizione in Commissione, non è riuscito a fornire l'idea di un progetto alternativo e costruttivo.
Ribadisco dunque che il nostro voto favorevole deriva solo da un senso di responsabilità, con la speranza che il Parlamento possa affrontare tali temi discutendo, senza camuffarli in provvedimenti d'urgenza (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il decreto in esame rientra nell'ambito dei provvedimenti aventi carattere d'urgenza.
La Lega Nord si è sempre interessata e non ha mai smesso di impegnarsi affinché in forma strutturale vi fossero stanziamenti di fondi adeguati e necessari al decollo di una politica scolastica responsabile. A titolo di esempio, la Lega Nord ha introdotto alcune novità nella legge finanziaria del 2002, in particolare l'incremento di stipendio per gli insegnanti, legato al tasso programmato dell'inflazione, ben conoscendo la condizione della classe docente, relegata fino ad allora agli ultimi posti in Europa per quanto concerne il riconoscimento economico.
Con riferimento al finanziamento della riforma Moratti, storicamente la Lega Nord ha presentato importanti iniziative, impegnando il precedente Governo a prevedere un controllo parlamentare sulla definizione del relativo piano finanziario.
A tale proposito, si ricorda che la precedente maggioranza, per non gravare sul bilancio dello Stato, ha disposto che ciascuno dei decreti legislativi attuativi della riforma Moratti sia corredato da una relazione tecnica e che quelli che determinano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica possano essere emanati solo dopo l'approvazione di un'apposita legge di spesa che stanzi le occorrenti risorse.
È stato, altresì, previsto che sui decreti legislativi sia espresso non solo il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia, ma anche quello relativo alle conseguenze di carattere finanziario.
Premesso tutto ciò, ci auguriamo che questo Governo continui nell'azione di riforma introdotta dalla legge Moratti e,Pag. 33uscendo dall'eccezionalità di un provvedimento che, comunque, ci vede favorevoli, nel merito avanziamo l'auspicio che alla scuola siano sempre riservati stanziamenti adeguati, ben consapevoli del valore intrinseco che riveste la funzione docente, che si relaziona non con macchine ma con persone, della cui formazione culturale ed umana il docente ha tanta parte e tanta responsabilità.
A questo proposito, vorrei aggiungere alcune considerazioni - associandomi a quanto detto dal collega Garagnani - in merito all'abbassamento pressoché costante del livello dell'istruzione e dell'educazione dei nostri ragazzi nelle nostre scuole. Consideriamo che ormai è diventato quasi obsoleto insegnare gli autori della letteratura italiana, la storia italiana, la storia dei nostri comuni, per privilegiare magari altre materie, come ho sentito nell'audizione del ministro per le politiche giovanili e le attività sportive, Melandri, che vuole inserire tre ore di ginnastica nelle scuole superiori, quando per la letteratura italiana sono previste tre ore di insegnamento: capirete bene quale sia il livello di cultura che vogliamo dare ai nostri studenti. Su questo piano non siamo assolutamente d'accordo.
Siamo sicuri che, per difendere la nostra cultura e la nostra società, dobbiamo prima di tutto difendere la nostra identità. Senza la difesa della nostra identità saremo costretti ad essere relegati negli ultimi posti. Fra poco avremo davanti a noi culture diverse, ormai già lo vediamo: parliamo di musulmani, di extracomunitari, che vengono ad imporre la loro storia, la loro cultura, la loro religione nelle nostre scuole.
Vorrei richiamare anche la questione degli esami di maturità. Ormai lo abbiamo capito tutti: i temi trattati in questi giorni sono i primi passi verso una riforma anche degli esami di maturità. Gli esami di maturità, oggi, sono stati portati ad un certo livello: gli insegnanti del corso di tre anni conoscono gli alunni, le loro capacità e le loro professionalità. Si vorrebbe riportare l'esame di maturità, con i commissari esterni, a quel sistema di turismo legalizzato che tanti insegnanti, magari presenti anche in quest'aula, potranno ricordare. Gli esami di maturità con la commissione esterna non erano altro che un modo per trascorrere vacanze pagate: consentiva a chi abitava al nord di andare in Sicilia ed a chi abitava in Sicilia di andare al nord. La debolezza degli esami di maturità e la nostra preoccupazione sono legate non tanto al fatto che i nostri ragazzi non studino, ma a ciò che viene proposto, al sistema di valutazione. Questo sistema, purtroppo, l'ho sperimentato: mi riferisco al sistema dei crediti e dei debiti, che hanno portato all'interno della scuola macroscopiche ingiustizie. Siamo arrivati al punto in cui studenti con tre o quattro debiti all'inizio dell'anno scolastico, nel corso dell'anno scolastico successivo si trovano con tre o quattro punti di accredito. Ciò penalizza quegli studenti che, invece, sono arrivati alla fine dell'anno magari con tutte le sufficienze.
Se si farà la riforma degli esami di maturità, spero che ci si confronti molto bene nell'ambito delle commissioni anche con coloro che lavorano ed operano all'interno delle scuole, proprio perché soltanto chi è dentro questo sistema ne conosce i meccanismi e le storture, che, purtroppo, ci siamo trovati di fronte ed a cui spero si riesca a rimediare.
Ribadisco il voto favorevole della Lega Nord su questo decreto, proprio perché esso è necessario e perché la Lega Nord, come tutta l'opposizione, ha un senso di responsabilità molto forte (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento d'urgenza, che, innanzitutto, costituisce un atto dovuto, con il quale facciamo cose che il centrodestra, anche in questo caso, non ha fatto.Pag. 34
Vorrei qui ricordarlo: questo è un provvedimento d'urgenza proprio perché i fondi stanziati dal precedente Governo e destinati al pagamento dei commissari d'esame non erano sufficienti per fare fronte alle esigenze degli esami di quest'anno. Quindi, si tratta di un atto dovuto, che restituisce serenità al mondo della scuola, in un momento così delicato quale è quello degli esami di maturità.
Penso che la discussione di oggi, però, abbia travalicato, anche nella discussione sulle linee generali, l'oggetto del provvedimento, dal momento che siamo entrati nei meccanismi di funzionamento delle commissioni di esame e della riforma degli esami di maturità. Penso che questo non sia il momento per discuterne: ce ne occuperemo quando la maggioranza e il Governo produrranno su questo punto gli atti che, fra l'altro, sono stati già annunciati dal ministro Fioroni nell'audizione di qualche giorno fa in Parlamento.
Mi sia permesso, tuttavia, di aprire almeno una parentesi, visti gli approfonditi interventi che sono stati svolti. È assolutamente necessario intervenire anche su questo aspetto della riforma degli esami di maturità. Dico «anche», perché è necessario intervenire su tutto il tema della riforma, per cercare di restituire alla scuola il mal tolto e anche un momento di innovazione e di qualità, elementi, questi, necessari e peraltro previsti nel programma dell'Unione.
Anche su questo specifico aspetto è necessario intervenire, perché è del tutto evidente che la riforma del centrodestra ha danneggiato la qualità della scuola, ha danneggiato il sistema in un momento particolarmente delicato.
Non vorrei perdere ulteriore tempo ricordando quanto il sistema delle commissioni interne abbia alimentato quel meccanismo di «diplomifici» che costituiscono un elemento estremamente negativo per la nostra scuola e che il provvedimento della Moratti, tutto teso a favorire le scuole private - perché di questo si tratta -, invece, ha esteso.
Quindi, è del tutto naturale che noi dovremo intervenire in questo ambito per cercare di restituire alla scuola, ma soprattutto agli studenti, che sono i primi ad essere colpiti da un sistema così negativo, quella serenità e quella certezza che è loro necessaria.
Sono contenta, altresì, che il Governo abbia accolto l'ordine del giorno presentato dalla sottoscritta e dalla collega Alba Sasso e vorrei su questo aprire una brevissima parentesi: noi siamo dovuti intervenire con questo decreto d'urgenza per le ragioni che abbiamo qui esposto, ma vi sono delle responsabilità ulteriori della ex maggioranza di centrodestra e della ministro Moratti.
Abbiamo ancora, purtroppo, alcune pendenze che riguardano gli esami di maturità degli ultimi due anni scolastici: una parte dei compensi dovuti ai commissari d'esame non sono stati pagati. Quindi, abbiamo una situazione debitoria da tale punto di vista a cui bisognerà porre rimedio. Abbiamo segnalato tale questione al Governo, che ha capito la situazione. Quindi, interverremo non solo per restituire certezza a coloro che stanno lavorando in questi giorni, ma anche a coloro che negli anni passati non hanno potuto vedere riconosciuto il servizio svolto perché il centrodestra non aveva onorato tale impegno.
Penso che questo primo passo sia, certo, un atto dovuto, ma dia anche il senso di una direzione di marcia, di un valore culturale profondo che è iscritto nella nostra azione di Governo, nel lavoro di questa maggioranza, del mio partito e del lavoro che abbiamo svolto in Commissione nei cinque anni precedenti nell'opposizione al centrodestra.
Vi è il grande tema della valorizzazione del riconoscimento del ruolo degli insegnanti nella scuola pubblica. Tale tema è stato sottratto alla discussione del Parlamento in questi anni ed è stato mortificato dagli interventi del precedente Governo, che ha anche istituzionalizzato una situazione di precarietà degli insegnanti non più sostenibile, che costituisce un danno enorme per la qualità della nostra scuola pubblica, su cui dovremo intervenire. Anche su questo il Governo, nella relazionePag. 35del ministro Fioroni, ha espresso intenzioni molto precise e molto nette che noi condividiamo profondamente. Penso che il tema del riconoscimento del servizio, del lavoro, della professionalità dei nostri insegnanti della scuola pubblica sia un tratto fondamentale della qualità della scuola pubblica che dobbiamo rimettere al centro dello sviluppo sociale del paese.
Anche per tali considerazioni, diamo un voto assolutamente favorevole al provvedimento in esame e ringraziamo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rusconi. Ne ha facoltà.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevole relatore, a nome del gruppo dell'Ulivo preannuncio il voto favorevole rispetto all'urgenza di un provvedimento di finanziamento delle risorse per gli esami di Stato 2006 che sarebbe opportuno approvare prima della fine degli esami stessi cercando, magari nei prossimi giorni, di trovare altre risorse per sanare gli anni precedenti il cui finanziamento non è stato adeguato.
Vorrei ricordare a tutta la Commissione di merito, in particolare all'opposizione, con un po' di rossore, che tutte queste risorse, come altre, avrebbe dovuto cercarle e trovarle il Governo precedente. In VII Commissione si è discusso sull'opportunità di trovare le risorse dei fondi previsti in finanziaria 2003 sulla funzione del tutor che - ripeto - non è in discussione con questo provvedimento. Tuttavia, dopo le polemiche emerse in questo dibattito vorrei chiedere perché il Governo precedente non abbia usato, in questi anni, tali risorse, che a dicembre sarebbero andate probabilmente in economia e, quindi, non abbia ritenuto così urgente affrontare in questi anni il tema del tutor. Vedo una preoccupazione educativa di cui si sono dimenticati in questi anni non usando tali risorse.
In realtà, il problema reale da parte del Governo e del ministro in particolare era come trovare risorse adeguate in pochi giorni se non all'interno del mondo della scuola, mentre i vari Ministeri stanno ancora verificando le risorse e, soprattutto, gli impegni economici assunti dal precedente Governo e, magari, non coperti.
Ho riscontrato un atteggiamento positivo in Commissione, teso all'approvazione di questo provvedimento. In ogni caso, come ricordato in precedenza dalla collega De Simone, rimane il problema legato alla ricerca di risorse anche per i due anni precedenti.
Il mondo della scuola, dei docenti, attende dal centrosinistra risposte concrete e, soprattutto, coerenza rispetto al nostro impegno di un programma enunciato dal Presidente del Consiglio Prodi e dall'Unione, in particolare quando in questo programma viene riaffermata la necessità di attribuire un ruolo centrale agli insegnanti - la cui professione riveste un'importanza strategica per il paese - per rendere l'insegnamento una scelta appetibile per i migliori talenti, donne e uomini, cosicché la qualità della scuola possa beneficiare della loro formazione e qualificazione.
Infine, nello spirito di restituire più serenità al mondo della scuola, a cinque anni di distanza dalla riforma degli esami di Stato, come preannunciato nel programma elettorale dell'Unione, si propone al Parlamento una riflessione sulla scelta effettuata nella legge finanziaria per il 2002.
Vorrei ricordare all'onorevole Aprea che in questi cinque anni è aumentata la percentuale dei promossi agli esami di Stato e la media dei voti finali: si è sicuri che far giudicare i maturandi dagli stessi docenti che sono stati loro insegnanti per tre anni migliori la qualità e la serietà della prova finale?
Il gruppo dell'Ulivo auspica una riforma condivisa e il voto - mi auguro unanime su questo provvedimento, il primo (voglio ricordarlo) della XV legislatura che riguarda la scuola - spero rappresenti un messaggio di saluto benevolo al mondo della scuola, ai docenti, allePag. 36famiglie e agli studenti, consapevoli che esso rappresenta una priorità per il futuro del paese, un investimento di speranza per le nuove generazioni.
Penso che questo sia il primo impegno importante per il Governo e - me lo auguro - per tutto il Parlamento, compresa l'opposizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Colleghi, per favore...
MARCO BOATO. Signor Presidente, questo affettuoso incoraggiamento mi aiuta a parlare per pochi secondi. Quindi, ringrazio i colleghi dai quali proviene e credo che, in questo momento, l'orizzonte, per alcuni di loro, non sia rappresentato dal provvedimento in questione, ma da qualche altra cosa (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Boato.
MARCO BOATO. Collega Leone, ho usato il termine «affettuoso»; spero che lei lo capisca.
Mi richiamo alla dichiarazioni del collega Rusconi e degli altri rappresentanti dei gruppi dell'Unione espresse in precedenza; non le ripeto, ma le faccio mie e le consegno spiritualmente al nostro comune lavoro.
Approfitto di questa circostanza per rivolgere gli auguri di buon lavoro al sottosegretario Letizia De Torre, che oggi ha tenuto a battesimo il suo impegno istituzionale in quest'aula e annuncio il voto favorevole del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
ALBA SASSO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO, Relatore. Signor Presidente, mi permetta di ringraziare tutti i componenti (Commenti)... . Il mio era solo un atto di gentilezza poiché - lo ripeto - intendo ringraziare tutti i componenti della Commissione per la discussione su questo provvedimento e per l'unanimità del voto.
Mi permetta Presidente di rivolgere da questa aula auguri di buon lavoro a tutti i docenti e un grande «in bocca al lupo» a tutti gli studenti che stanno sostenendo gli esami; esami che, ricordiamolo, rappresentano sempre una tappa importante nel loro percorso di vita (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dell'Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni voto finale.