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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,08).
(Iniziative per evitare la chiusura del centro paraplegici di Ostia - n. 2-00420)
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00420 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, quella dell'ospedale paraplegici di Ostia è una storia che ha dell'incredibile. Si tratta di uno dei migliori centri dell'Italia centrale e, nonostante gli impegni che in precedenza furono assunti, sia con un ordine del giorno presentato alla Camera, sia con l'intervento della regione, è stato progressivamente spogliato di tecnici, di personale qualificato e anche delle attrezzature; insomma, di tutto. Addirittura, una piscina per la riabilitazione, costruita vent'anni fa, non ha mai visto l'acqua, non è stata mai riempita; addirittura, è stata chiusa, pavimentata, e al suo posto si vorrebbero realizzare alcuni uffici.
Credo che si debba intervenire al più presto perché quell'ospedale, oltre a svolgere una funzione importante per i pazienti ricoverati, serve la altissima percentuale di persone che, nel corso dei decenni, dopo essere state ricoverate al CPO sono rimaste a risiedere nella zona di Ostia, che è una sorta di quartiere di Roma, e continuano a curarsi entrando e uscendo dalla struttura.
Bisogna risolvere questo problema e la ASL locale deve dire con molta chiarezza quali siano i suoi intendimenti, il suo programma e i suoi progetti al riguardo. Non è possibile che persone obbligate alla carrozzina debbano organizzare manifestazioni ogni giorno. Quattro anni fa, la struttura si era trasformata in un cumulo di macerie e ben quattro imprese vincitrici di appalti sono fuggite. Partiti, uomini politici e istituzioni si sono rimboccati le maniche e l'ospedale è stato rimesso in funzione. Come risulta dalla mia interpellanza, in una località denominata Casal Bernocchi è stata costruita un'altra sala operatoria - credo che neppure lo 0,01 per cento dei romani sappia dove si trova e, per raggiungerla, vi sono difficoltà incredibili dal punto di vista dei trasporti - mentre quella del centro paraplegici di Ostia, al centro della città, è stata chiusa. Si tenga conto anche del fatto che quest'ultima sala operatoria era stata ristrutturata, spendendo denaro pubblico. Adesso, come ripeto, è stata chiusa e ne è stata aperta un'altra in quella località, all'interno dello stesso municipio.
Vengono, quindi, spesi altri soldi, invece di provvedere a mettere a posto quelle strutture che, da tempo, hanno questa necessità. I medici, ogni giorno, recandosi nella suddetta struttura sanitaria, trovano note di trasferimenti o di spostamenti. La situazione è davvero inaccettabile, per cui vorrei sapere, al riguardo, qualcosa in più, ricordando anche che è stato accolto qui alla Camera un ordine del giorno, con il quale si richiedeva l'impegno a far diventare questo ospedale sempre più di qualità.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Serafino Zucchelli, ha facoltà di rispondere.
SERAFINO ZUCCHELLI, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, come l'onorevole Buontempo sa, la gestione e l'organizzazione dei servizi sanitari, dato l'assetto istituzionale attuale, compete alle aziende e alle regioni. Il Ministero, quindi, ha desunto le notizie che ora darò dopo aver interrogato, allo scopo della richiesta che ci è stata fatta, l'azienda di Ostia e la regione Lazio.
Con riferimento a quanto lamentato dagli onorevoli interroganti, devono essere rappresentate le necessarie precisazioni fornite a questo Ministero dalla direzione generale della ASL Roma D.
L'Ospedale Centro Paraplegici di Ostia ha iniziato la propria attività nel 1957 su un corpo di fabbrica preesistente, con una dotazione di 104 posti letto. Nel corso degli anni, ha subito numerose modifiche strutturali che lo hanno condotto all'attuale assetto organizzativo di 48 posti letto.
La sala operatoria presente nel CPO è una sola e, attualmente, è in funzione per i degenti in regime di ricovero ordinario e di day hospital.
Relativamente alla piscina coperta, l'attuale amministrazione, in considerazione della inagibilità e dell'impossibilità di utilizzazione della stessa, per la mancanza dell'impianto di riempimento e smaltimento delle acque e dell'elevato costo da affrontare per la relativa messa a norma, ha ritenuto più utile procedere a recuperare una superficie di circa 300 metri quadrati, dalla quale ricavare spazi ritenuti necessari (spogliatoi per il personale, locali lavanderia ed archivio), programmando, contestualmente, la costruzione di una piscina nell'area esterna al perimetro ospedaliero.
Per quanto concerne il potenziamento della pianta organica, l'ASL ha di recente assunto tre terapisti occupazionali, 12 infermieri professionali e 2 unità amministrative. Sono state inoltre stipulate convenzioni di collaborazione clinico-scientifica con un ospedale di alta specializzazione per la riabilitazione neuromotoria, quale l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico - Fondazione Santa Lucia di Roma.
Dopo le dimissioni volontarie del precedente responsabile del servizio di chirurgia plastica, dipendente dell'Università degli studi «La Sapienza» di Roma, è stata stipulata una convenzione con la ASL Roma C, con la quale viene garantito, senza oneri aggiuntivi, il suddetto servizio, avvalendosi dell'attività professionale del primario di chirurgia plastica che opera presso tale azienda.
Nel piano di riorganizzazione, inoltre, sono state mantenute inalterate tutte le attività assistenziali relative alla mielolesione, e si è provveduto a migliorare e a razionalizzare l'utilizzazione delle risorse.
Deve essere sottolineato che il presupposto della riorganizzazione realizzata è stato il mandato attribuito dall'attuale assessore alla sanità ad una commissione regionale per la definizione di obiettivi condivisi circa la nuova progettualità operativa dell'ospedale CPO.
Tra la regione Lazio, la ASL Roma D e le associazioni è stato firmato, nella scorsa estate, un protocollo di intesa che ha evidenziato l'unanime convinzione dell'importanza delle funzioni del CPO, all'interno della rete per le mielolesioni presente nella regione Lazio, e della necessità di mantenere adeguato alla domanda sanitaria il livello delle prestazioni assistenziali erogate dalla struttura.
Nel documento è riportato testualmente che «all'interno del CPO, esistono servizi collegati al reparto di riabilitazione assolutamente assenti in gran parte delle strutture di riabilitazione del circuito convenzionato accreditato. In particolare, ci riferiamo alla possibilità di utilizzare all'interno del CPO la sala operatoria, sia per la chirurgia plastica che per interventi di neuro-urologia per i pazienti mielolesi. I servizi sopra menzionati collegati alla riabilitazione e interni al CPO sono da considerarsi elementi essenziali, insieme al DEA di II livello e ai connessi servizi di neurochirurgia e di rianimazione per ilPag. 10trattamento delle lesioni midollari in fase acuta, per poter qualificare una parte dei posti letto in Unità Spinale Unipolare».
In considerazione di quanto sopra precisato e dell'attenzione degli organi regionali relativamente alla situazione strutturale ed organizzativa dell'Ospedale di Ostia, non sembrano pertanto condivisibili i timori espressi nell'interpellanza in esame in merito alla paventata chiusura del suddetto presidio di alta specialità e ad un possibile dispendio di risorse finanziarie pubbliche.
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, occorre precisare che la nota preparata per la risposta del Governo è un'altra cosa rispetto alla realtà.
Infatti, qualcuno mi deve spiegare come sia possibile che prima si costruisce una piscina e la si collauda e poi ci si viene a dire che non c'è lo scarico. La ASL dovrebbe quantomeno chiedere il risarcimento dei danni a qualcuno, al progettista, all'ingegnere, al direttore sanitario! Allora, si pensa di realizzare un'altra piscina a 200 metri di distanza, sottraendo spazio ai paraplegici per praticare sport, arte ed altre attività. Quindi, si utilizza spazio di proprietà pubblica - il territorio è infatti di proprietà comunale - per realizzare un'altra piscina che, tuttavia, non si sa se disporrà dello scarico per le acque o dei filtri per la pulizia.
Inoltre, al momento, è stata trasferita una sala operatoria a Casal Bernocchi, due tecnici del reparto radiologia sono stati trasferiti in altri presidi (uno all'ospedale G.B. Grassi e un altro al centro di via Paolini) e un terzo tecnico è in ferie. Quindi, questo reparto è assolutamente inattivo.
Questo centro, oltretutto, è stato richiesto dai paraplegici anche per consentire interventi nei confronti di chi non è ricoverato. Infatti, si tratta di persone che non è facile trasportare e che, risiedendo in quel territorio, si vanno a curare presso il Centro paraplegici di Ostia. Evidentemente, per queste persone recarsi a Casal Bernocchi è come andare sulla luna, perché non vi sono servizi di trasporto pubblico adeguati e anche con l'autovettura è facile perdersi.
Signor sottosegretario, le devo dire con molta onestà che chi ha scritto quella nota non conosce assolutamente la situazione esistente, che vede questa struttura ogni giorno privata di qualcosa. Perché quanto contenuto nella nota circa il futuro non viene riferito direttamente al centro, quantomeno per rassicurare i pazienti? Siccome sono stati siglati anche dei protocolli di intesa tra le associazioni, i medici e le famiglie, perché non si va lì a dire una parola chiara sul percorso futuro?
Potrei citare tantissime inadempienze, ma credo che il problema non riguardi solo la regione. È ovvio che questa ha la competenza organizzativa, ma se c'è un centro per la ricerca sui mielolesi, se c'è un centro di ricerca per il midollo spinale, questo non riguarda solo la regione: sono centri di altissima specializzazione e, quindi, la questione attiene al quadro generale della sanità. Di conseguenza, la riorganizzazione di questi settori non rientra solo nella competenza organizzativa della regione, ma - credo - è anche parte del quadro generale della sanità del nostro paese.
Spero che questa risposta costituisca una fase interlocutoria. In un successivo atto di sindacato ispettivo sarò più preciso su ciò che è stato tolto, sul personale che è stato trasferito, sui reparti che sono chiusi, sul fatto che lo specialista sparisca dopo aver compiuto l'intervento chirurgico - quindi, la persona che è stata curata non ha più il riferimento del medico -, su operazioni che vengono fatte senza che le specializzazioni di assistenza siano presenti ventiquattr'ore (quindi, una volta concluso l'intervento, i pazienti restano abbandonati nei letti).
Credo che occorra discutere nuovamente la questione ed invito il sottosegretario ad acquisire anche qualche dato in più. Mi rendo conto che la nota è stata preparata da altri e, quindi, non posso prendermela con chi correttamente è venutoPag. 11in questa sede. In ogni caso, ritengo che anche la sua serietà politica e personale gli imponga - trattandosi di malattie particolari, di persone che soffrono e che hanno bisogno di aiuto - di non lasciare questi soggetti in balia di una burocrazia fredda, cinica e insensibile. Tali persone non possono non avere interlocutori, non possono non avere una speranza che la loro malattia venga curata sul serio da una struttura pubblica.