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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Vicende giudiziarie del signor Abou Elkassim Britel - n. 2-00259)
PRESIDENTE. L'onorevole Locatelli ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00259 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 3).
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, il caso che sottoponiamo all'attenzione del Governo è molto grave e per esso ci aspettiamo risposte molto chiare nonché l'adozione di alcune iniziative in tempi celeri.
Il caso in questione riguarda il signor Abou Elkassim Britel, cittadino italiano, residente a Bergamo, vittima di quella pratica aberrante che va sotto il nome di rendition straordinaria, una pratica perseguita dalla Cia con la complicità attiva di servizi di intelligence di altri paesi in base alla quale qualsiasi cittadino, semplicemente sospettato di terrorismo, può essere rapito e arrestato in qualsiasi momento, al di fuori di qualsiasi pratica giudiziale per poi essere tradotto in prigioni segrete e lì essere interrogato, anche mediante ricorso alla tortura: questo è ciò che è capitato al signor Britel in questi anni.
Tutto comincia nel 2001 quando, nei confronti di questo cittadino, così come nei confronti di altre persone, viene aperta un'indagine, senza - lo sottolineo - che ad essa corrisponda alcuna misura cautelare, circa la sua presunta appartenenza all'organizzazione terroristica Al Qaeda.
Ora, a distanza di cinque anni, sappiamo che quell'ipotesi era destituita di qualsiasi fondamento, stante il fatto che la magistratura, proprio nelle settimane scorse, ha deciso di archiviare il caso, con ciò attestando la completa estraneità a qualsiasi attività eversiva degli indagati.
Questa attestazione arriva dopo cinque anni interminabili, in cui è successo di tutto. Sono stati anni che hanno stravolto e rovinato la vita di Britel, bollata e perseguita come quella di un pericoloso soggetto eversivo. Tutta questa vicenda comincia nel marzo del 2002, quando Britel viene fermato in Pakistan, dove si trovava per ragioni di lavoro, con regolare passaporto italiano e regolare visto. Lì viene sequestrato, picchiato e torturato dai servizi pachistani e statunitensi, probabilmente fermi ai primi titoli allarmistici di alcuni organi di stampa italiani e alle prime illazioni dei servizi di intelligence, rivelatesi, alla prova dei fatti, infondati.
Dopo due mesi di questo inferno, Britel viene brutalmente tradotto in Marocco, con un volo organizzato dalla CIA. LaPag. 9destinazione di tale viaggio è una prigione che non esiste sulla carta (si tratta del carcere di Temara), dove Britel rimarrà per altri otto mesi, all'insaputa dei suoi familiari, sarà lasciato in balia di sé stesso, verrà privato di qualsiasi diritto e sarà sottoposto a torture e vessazioni di ogni genere.
Dopo questo periodo, Britel, che versa in un grave stato di debilitazione, viene rilasciato senza che sia formulata alcuna accusa formale nei suoi confronti. Il suo rilascio avviene, tuttavia, senza la riconsegna dei documenti.
Britel vuole legittimamente rientrare nel suo paese, l'Italia; tuttavia, stando alle denunce presentate dalla moglie e dal suo avvocato, la blanda assistenza delle nostre autorità consolari, che rifiutano di accompagnare lui e la moglie in aeroporto, per garantirne la partenza, provoca un nuovo arresto.
Britel si fa altri quattro mesi di prigionia segreta, per poi ricomparire nella prigione di Salé, con l'accusa di associazione sovversiva e svolgimento di riunioni non autorizzate, peraltro senza che gli venga contestato alcun fatto specifico. Ne segue un processo celebrato in mezz'ora - sottolineo: in mezz'ora! -, che si conclude con una condanna a quindici anni, ridotti successivamente a nove in sede di appello, che Britel sta attualmente scontando.
Vorrei evidenziare che, anche in tale frangente, l'assistenza dell'ambasciata italiana lascia a desiderare, malgrado le sollecitazioni della moglie e dell'avvocato, le quali denunciano le gravissime violazioni dei diritti di difesa e delle regole del giusto processo, nonché l'utilizzo di prove estorte sotto tortura ed il fatto che non siano mai state depositate le relazioni dei servizi di intelligence.
Dovremmo aggiungere ancora tantissimi elementi: desidero sottolineare, in particolare, che tutto ciò è avvenuto - e riteniamo si tratti di un fatto gravissimo - interagendo con i nostri servizi di intelligence e di sicurezza e, comunque, in presenza di una colpevole disattenzione del precedente Governo italiano.
Desidero tuttavia concludere l'illustrazione dell'interpellanza di cui sono primo firmatario, signor Presidente, stante i tempi ristretti a disposizione. Di tale vicenda, grazie all'iniziativa della moglie di Britel e dell'avvocata Francesca Longhi, si è occupata la Commissione del Parlamento europeo appositamente costituita in merito al trasporto ed alla detenzione illegale di prigionieri.
Nella sua bozza di rapporto, tale Commissione - cito testualmente - condanna la rendition straordinaria del cittadino italiano Abou Elkassim Britel e sollecita, altresì, il Governo italiano a fare passi concreti per ottenere la liberazione immediata di Abou Elkassim Britel.
Si tratta di quanto chiediamo anche noi. Da parte nostra, infatti, esigiamo che si compiano passi concreti, anche attraverso la proposizione di una domanda di grazia al sovrano del Marocco, affinché il cittadino Britel venga liberato e possa rientrare nel suo paese; insieme ciò, inoltre, chiediamo che si accertino le responsabilità connesse a questi fatti gravissimi.
Ritengo, in conclusione, che il nostro paese abbia un grande debito nei confronti di questo suo cittadino, al quale vanno restituiti libertà, dignità, salute ed affetti familiari, nonché la possibilità di ricostituirsi un'esistenza minimamente dignitosa.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la situazione descritta nell'interpellanza in oggetto desta sicuramente grave allarme e grande interesse, trattandosi, oltretutto, di un cittadino italiano (anche se in possesso di doppia cittadinanza).
Segnalo innanzitutto che, da informazioni assunte dagli uffici competenti, il caso del signor Britel è seguito con attenzione sia dal Ministero degli affari esteri, sia dalla nostra ambasciata a Rabat. Sin dall'inizio della detenzione, infatti, la rappresentanza a Rabat della nostra ambasciata ha fornito al cittadino italiano inPag. 10questione l'assistenza possibile, attraverso visite consolari ed interventi volti ad ottenere un miglioramento delle condizioni detentive.
A questa attività consolare di assistenza in carcere si è affiancata l'attività dell'Ambasciata di Rabat, che è intervenuta presso le autorità locali al fine di ricevere chiarimenti circa le accuse di costituzione di banda armata finalizzata al compimento di atti terroristici che gli vengono mosse nell'ambito di quel processo che si sarebbe concluso in circa 30 minuti.
La nostra Ambasciata, oggi, è altresì impegnata per appoggiare la richiesta di grazia presentata dai legali del nostro connazionale. E un ulteriore appoggio verrà assicurato con il massimo impegno in occasione della prossima concessione del provvedimento di clemenza, prevista per il prossimo 31 dicembre. Speriamo che per quella data questo caso così drammatico ed allarmante possa ricevere una prima risposta idonea ad alleggerire la sofferenza del cittadino e della sua famiglia.
PRESIDENTE. Il deputato Locatelli ha facoltà di replicare.
EZIO LOCATELLI. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e dell'impegno che, in questa sede, viene assunto formalmente da parte del nostro Governo e della nostra Ambasciata in Marocco, compreso l'inoltro formale della domanda di grazia nei confronti del cittadino Britel.
Ritengo che, rispetto a questi passaggi formali, occorra fare in fretta. Infatti, come hanno più volte sottolineato i familiari ed il legale, dopo anni di carcerazione illegale, di indicibili sofferenze e di profonde ingiustizie - visto che la magistratura italiana ha dichiarato la completa estraneità del cittadino a qualsiasi attività eversiva -, non vorremmo che la vicenda personale di questo cittadino possa addivenire ad una conclusione drammatica. Quindi, chiediamo che si faccia in fretta!
Peraltro, credo che il problema non sia rappresentato soltanto - e insisto su questo punto - dalle gravissime violazioni dei diritti di difesa o dei diritti umani, non sia solo la pratica aberrante della extraordinary rendition, ma anche l'atteggiamento inadeguato - su tale aspetto si dovrebbero svolgere alcuni approfondimenti - delle nostre autorità, soprattutto in considerazione della documentazione prodotta in sede di Commissione europea. Si tratta di atti formali; il problema è che i nostri servizi di intelligence addirittura (cito testualmente): «erano in cooperazione continua con l'intelligence marocchina».
Mi domando come sia stato possibile tutto ciò! Mi rifaccio a quegli atti formali e a quelle denunce formali! Si tratta di fatti che mi sembrano molto gravi e dei quali occorre accertare la responsabilità.
Infatti, senza la collaborazione deviata tra forze di polizia, frutto del fideistico utilizzo dei nominativi inseriti nelle cosiddette black list da parte della CIA e inoltre senza la colpevole disattenzione del Governo italiano precedente e dei suoi organi - quantomeno in alcuni passaggi -, certamente Britel non sarebbe stato vittima dei gravissimi fatti occorsigli.
Queste sono le risultanze dell'inchiesta svolta a livello di Commissione europea, non si tratta di un nostro giudizio! Ritengo non vi sia alcuna giustificazione di quanto accaduto in questi anni a maggior ragione nel caso specifico, che riguarda un cittadino italiano che, come tale, doveva essere tutelato e garantito pienamente dallo Stato italiano nei suoi diritti inalienabili.
Siamo di fronte non soltanto a fatti gravi in sé, come i sequestri legali, l'attacco ai valori umani e la tortura (proprio ieri, la Camera ha messo al bando la tortura), che l'intero corso della storia ha dimostrato non essere serviti a nulla. Semmai, come è scritto nel rapporto del Consiglio d'Europa, tali abusi sono serviti a conferire un senso, un'apparenza di legittimazione a coloro che attaccano le istituzioni. Una sconfitta nella sconfitta. Siamo convinti che il terrorismo vada contrastato, combattuto, ma senza derogare ai valori della democrazia, ai valori fondamentali dei diritti umani ed ai valori di uno Stato di diritto.Pag. 11
Oltre a tutto ciò, siamo di fronte - cito ancora il rapporto del Consiglio d'Europa - «a reati che comprendono la complicità ed il fiancheggiamento di tali azioni illegali, così come gli atti di omissione, reati che dovrebbero essi stessi prevedere sanzioni penali». Questo è un passaggio della relazione del Consiglio d'Europa.
Anche il Governo in carica è chiamato in causa sia per quanto riguarda il rispetto dei diritti fondamentali delle persone, indipendentemente dalla loro posizione giudiziaria, che deve essere naturalmente accertata (ma il rispetto del diritto fondamentale non può essere condizionato dalla posizione giudiziaria delle persone), sia per quanto riguarda la responsabilità del Governo in merito al controllo politico sui servizi di intelligence e di sicurezza, punto sul quale la risposta del Governo non ha detto molto, e su cui invito ad un approfondimento delle responsabilità.
Concludo, prendendo atto della risposta del rappresentante del Governo. Si accertino le responsabilità a tutti i livelli che sono stati coinvolti in questo inammissibile caso di detenzione illegale. È importante che il Governo italiano, fin dai prossimi giorni, muova i passi necessari per sostenere la domanda di grazia presentata tramite la nostra ambasciata. Bisogna rispondere positivamente (e mi sembra che si vada in questa direzione) alla sollecitazione rivolta dalla Commissione europea (cito testualmente) «di fare passi concreti per ottenere la liberazione immediata di Abou Elkassim Britel».
Ringrazio ancora il rappresentante del Governo per la risposta e la disponibilità. Da parte nostra seguiremo fino in fondo il caso.