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Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 16,17).
(Misure per contrastare la diffusione della devianza minorile - n. 3-00033)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Buontempo n. 3-00033 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 6).
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il tema del disagio minorile e giovanile, ed in particolare di quelle forme di devianza che sfociano in atti di teppismo, vandalismo e microcriminalità, è ben presente all'attenzione del Governo nella consapevolezza, peraltro, che la risposta a questi fenomeni non può avvenire soltanto attraverso azioni repressive e di polizia, ma richiede anche un intervento sulle loro origini remote, e quindi sul piano sociale; in questo senso, l'istituzione di un Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive e di un Ministero per le politiche della famiglia è certamente da leggere come un segnale di attenzione e di sensibilità al problema sollevato, così come la volontà di offrire maggiori certezze ai giovani combattendo la cultura della precarizzazione e rilanciando la centralità della scuola.
Gli episodi richiamati dall'interrogante si collocano in un contesto che presenta dei segnali di trasformazione. La devianza minorile, tradizionalmente collegata a fattori socio-economici e culturali, si manifesta oggi in nuove forme di disagio che interessano trasversalmente tutta la popolazione. Alla devianza tradizionale, legata a situazioni di grave emarginazione sociale, vanno ad aggiungersi manifestazioni finora poco diffuse in Italia, quali il bullismo ed altre forme di violenza immotivata, espressione di un nuovo tipo di disadattamento, che talvolta coinvolge anche giovani provenienti da famiglie economicamente agiate ma turbate da problemi di conflittualità, disgregazione o caduta dei valori.
In questo complesso contesto si inquadrano i fenomeni di devianza di gruppo, che sono presenti anche in Italia ma che tuttavia, salvo rare eccezioni, non presentano ancora le caratteristiche strutturali e aggregative tipiche delle gang diffuse di altri paesi. I reati perpetrati da minori sono generalmente poco strutturati e corrispondono a tipologie che non richiedono una specifica competenza criminale, come furti, danneggiamenti, reati inerenti gli stupefacenti, percosse, lesioni personali, violenza privata e rapine. Le vittime sono soprattutto coetanei, spesso quelli ritenuti più deboli; meno frequenti le azioni rivoltePag. 29contro attività commerciali, strutture scolastiche, occasionalmente persone adulte. L'aspetto utilitaristico è sempre presente, ma in genere il «bottino» è di valore economico relativamente modesto (piccole somme di denaro portato via ad adolescenti, telefonini, gadgets elettronici, capi di abbigliamento firmati). Si tratta di attività delinquenziali presenti su tutto il territorio nazionale, senza grosse differenze tra nord, centro e sud, anche se, ovviamente, più accentuate nelle aree metropolitane e, in particolare, a Milano, Genova, Palermo, Napoli, Roma, Bari e Foggia. A Genova e sul territorio milanese, peraltro, si è effettivamente rilevata la presenza di alcune gang formate principalmente da giovani ecuadoriani e peruviani, che sono state recentemente colpite da incisive operazioni di polizia che hanno portato a numerosi arresti.
L'attenzione verso queste nuove manifestazioni di devianza, come detto, è massima e si concretizza in articolate iniziative di contrasto e di prevenzione, che cercano di coniugare il momento repressivo e dissuasivo con un'azione più capillare, che mira ad anticiparne l'insorgenza intervenendo alle radici del problema. Sotto il primo profilo, gli indicatori statistici relativi ai reati commessi da tre o più minori presentano un andamento sostanzialmente omogeneo nel 2004 e nel 2005, con un incremento del 4,84 per cento nel primo trimestre del 2006. Sul piano dell'attività di pubblica sicurezza, il principale strumento di deterrenza contro queste forme di criminalità è ovviamente costituito dalle attività di controllo del territorio, che - pur essendo state intensificate ed avendo dato luogo anche a positivi risultati - trarrebbero certamente maggiori benefici da un sempre più efficace coinvolgimento a livello sociale, scolastico e familiare.
Da qui l'importanza di incentivare e potenziare le strategie di prevenzione remota, per le quali il Governo ha già organicamente attivato la competenza di più dicasteri ed amministrazioni. Il Dipartimento per le politiche giovanili, ad esempio, è impegnato a favorire ed incentivare tutte quelle iniziative volte all'inclusione e allo sviluppo della cittadinanza attiva da parte delle giovani generazioni. In tal senso sta lavorando, tra l'altro, alla formulazione di un piano operativo nazionale giovani, per sostenere le iniziative volte a migliorare la situazione socio-economica dei giovani, a favorire la loro integrazione sociale, a prevenire comportamenti che portano all'emarginazione e alla precarietà, a sviluppare pratiche - come, ad esempio, lo sport - che educano ai valori di rispetto e di lealtà, a cooperare con le associazioni giovanili che svolgono sul territorio un'efficace opera di sensibilizzazione dei giovani e di contrasto dei comportamenti devianti. Il Ministero dell'interno, da parte sua, fra i principali obiettivi si è posto quello di mettere in collegamento tutti i soggetti, pubblici e privati, che, con competenze, ruoli ed approcci differenti, operano a contatto con il mondo giovanile e minorile.
In questo senso si muovono numerose iniziative intraprese sul territorio, anche attraverso le prefetture e le questure, per innalzare il livello di cooperazione e comunicazione fra Forze di polizia, enti locali, servizi socioassistenziali e volontariato sociale: protocolli di intesa, osservatori, tavoli di coordinamento sono alcuni degli strumenti attraverso i quali si vuole perseguire l'obiettivo della massima integrazione fra tutti gli attori della rete sociale che si occupano del problema giovani nelle sue varie sfaccettature.
Si tratta di attività che in qualche caso nascono come risposta a fenomeni emergenti, come quelli del bullismo o della devianza di gruppo, in altri mirano ad obiettivi di prevenzione più generali e consolidati, ad esempio il riassorbimento del fenomeno dell'abbandono, dispersione ed elusione scolastica, l'integrazione dei minori stranieri e figli di stranieri o gli interventi in favore dei minori a rischio, particolarmente nelle regioni ove opera la criminalità organizzata.
Nello stesso solco di cooperazione e raccordo interistituzionale si collocano anche gli impegni assunti in via pattizia, attraverso la sottoscrizione dei protocolliPag. 30di legalità relativi ad alcune aree del Mezzogiorno e dei protocolli di intesa in materia di sicurezza urbana stipulati in varie città e regioni d'Italia.
Si tratta di accordi ed impegni che, in molti casi, hanno fatto esplicito riferimento alla prevenzione della devianza minorile quale necessario strumento di innalzamento della qualità della convivenza civile, dando luogo alla realizzazione di specifici progetti di prevenzione, formazione ed approfondimento.
Il denominatore comune di queste iniziative è il riconoscimento del lavoro di rete come metodo in grado di valorizzare le diverse competenze e professionalità senza, tuttavia, incorrere nel rischio di una frammentazione o settorializzazione degli interventi. Un metodo che si pone coerentemente al servizio di quell'obiettivo di coesione sociale che, come sottolineato anche dal Presidente del Consiglio nelle dichiarazioni programmatiche del 18 maggio scorso, è allo stesso tempo elemento fondante della qualità civile di una società ma anche fattore di crescita e sviluppo civile, sociale ed economico.
PRESIDENTE. Il deputato Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, nonostante sia a me noto l'impegno del sottosegretario Lucidi verso questi problemi, devo dire che neppure lei si è sottratta ad una risposta ormai di maniera, burocratica: una rassegna stampa.
Io non ho rivolto un'interrogazione ad un istituto di raccolta dati: ho rivolto un'interrogazione al Governo della Repubblica italiana. Nella risposta non c'è una sola riga che riguardi l'oggetto specifico, cioè quello di una delinquenza minorile che cresce molto forte alle porte di Roma (babygang). Ho parlato di un quartiere della città dove tuttavia risiedono 220 mila abitanti. Mi pare inquietante che si dia una risposta senza interpellare le autorità preposte all'ordine pubblico della zona individuata nell'interrogazione. A meno che io non mi sia distratto, nella risposta non si fa alcun riferimento all'episodio che l'interrogazione ripropone - anche per fare chiarezza -, né alcuna risposta è stata data per quanto riguarda l'allarme da me denunciato su quel territorio, dove c'è un grande pericolo, una delinquenza minorile che ormai sfugge ad ogni tipo di controllo.
Nella sua risposta all'interrogazione, mi deve dare atto di ciò, signor sottosegretario, non c'è alcun accenno riguardo a quanto evidenziato. Sul problema più in generale, ritorna quel linguaggio ermetico, «burocratese» che ormai abbiamo sentito e risentito nelle varie Commissioni.
Sta di fatto che, nell'ultimo anno di censimento sui minori - parlo del 2003 -, abbiamo: 820 casi di omicidi volontari (ma sono cresciuti); violenze private e minacce sessuali, sempre con minori come protagonisti, per un totale di 9528. Inoltre: violenze specificamente sessuali 1.339, furti 34.000, rapine 6.900, danni a cose ed animali 8.332, truffe 3.574, ricettazione 18.543, spaccio di stupefacenti 21.042, contrabbando 3.970, violenza e resistenza a pubblico ufficiale 10.101, altri reati 93 mila.
Da questi ultimi dati ufficiali, rilevati su minori protagonisti di atti criminali, si rileva l'entità, la gravità della situazione. Quindi, contro questa situazione ben vengano convegni, pubblicazioni, tavole rotonde, contributi alle varie associazioni che spesso si occupano di questi temi più per avere i contributi che per incidere realmente sul problema. Sono dati allarmanti - da Bronx - che ci debbono preoccupare poiché questi minori, nel diventare adulti, porteranno con loro una tale carica di violenza da far crescere anche la delinquenza comune.
Il centrosinistra (e in parte anche il centrodestra) non si può stupire molto di questa situazione poiché quando ha previsto di applicare l'indulto anche a reati con condanne fino a tre anni evidentemente voleva che il delinquente fosse più «fuori» che «dentro»; in ogni caso, vi deve essere quanto meno attenzione verso i minori.
Noi possiamo contare su strumenti quali la Commissione bicamerale per l'infanzia,Pag. 31mentre in Senato ha operato una commissione di lavoro per i minori; tra l'altro, vi è un Osservatorio presso la Presidenza del consiglio dei ministri, anche se tutto ciò non incide minimamente sul fenomeno.
Vi è una carenza legislativa. Evidentemente non vi deve essere solo repressione ma anche prevenzione: è così che il problema va affrontato.
Per ciò che mi concerne, ripresenterò un'interrogazione più puntuale poiché il redattore della risposta del Governo ha ignorato completamente le mie richieste. Inoltre, intendo conoscere le iniziative - anche legislative - che l'Esecutivo vorrà adottare affinché venga fatto il possibile per risolvere il problema.
Se nella cattolica e civile Italia vi è una tale diffusione di criminalità minorile accompagnata da efferati delitti, evidentemente si è rotto qualcosa all'interno della società, qualcosa che ci sfugge e che dobbiamo individuare facendolo divenire un'emergenza.