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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,02).
(Delibera della giunta del comune di Reggio Emilia relativa alla sostituzione di un campo nomadi con alcune micro aree nell'ambito di programmi finanziati dal Ministero dell'interno - n. 2-00760)
PRESIDENTE. L'onorevole Barbieri ha facoltà di illustrare l'interpellanza Alessandri n. 2-00760, concernente la delibera della giunta del comune di Reggio Emilia relativa alla sostituzione di un campo nomadi con alcune micro aree nell'ambito di programmi finanziati dal Ministero dell'interno (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 16), di cui è cofirmatario.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, sottosegretaria Lucidi, il 20 giugno 2007 la giunta comunale di Reggio Emilia (dirle che si tratta di una giunta di sinistra è superfluo) ha approvato una delibera recante «approvazione di un progetto da presentare alla prefettura per l'accesso ai contributi di cui alla gestione 2007 della riserva lire UNRRA, nell'ambito degli interventi finalizzati alla realizzazione di attività di sostegno a favore di persone in stato di indigenza e delle fasce sociali più deboli, ivi compresi stranieri e nomadi». Vorrei che non le sfuggisse un'equazione interessante: gli stranieri e i nomadi, a giudizio della giunta di Reggio Emilia, appartengono alla categoria delle fasce più deboli. Ciò è molto opinabile, come lei sa, anche alla luce dei dati pubblicati oggi dall'Istat: ci sono molti italiani che appartengono alle fasce deboli, quanto e forse più degli stranieri.
La circolare del Ministero di cui lei è sottosegretario, divulgata il 26 marzo 2007 dal dipartimento competente, disciplina le modalità e i requisiti di accesso ai finanziamenti ed è, a giudizio mio e del collega Alessandri, di una chiarezza cristallina. In primo luogo, i programmi devono essere ben articolati ed ampiamente descritti nei contenuti, nei costi e negli obiettivi. In secondo luogo, le spese ammesse a finanziamento sono destinate a potenziare centri socio-assistenziali e riabilitativi e/o per il funzionamento di centri e servizi socio-Pag. 98assistenziali. In terzo luogo, la domanda, a pena di esclusione, deve contenere tra l'altro una relazione analitica sul singolo progetto - resa pubblica dagli interpellanti nella conferenza stampa dell'11 settembre 2007 - che presumo le sia stata inviata dal comune di Reggio Emilia, supportata obbligatoriamente da idonea documentazione. Inoltre - si tratta di un aspetto importante - non è ammessa documentazione integrativa. Infine, la commissione esaminatrice, ove necessario, potrà disporre specifici accertamenti prima di decidere sulle istanze.
La delibera di giunta citata è stata trasmessa il 26 giugno 2007 al dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione per le valutazioni di competenza ed era corredata di tutti gli allegati richiesti, tra cui la proposta di progetto denominato «Tra il campo e la città», con tutta una serie di espressioni, quali, ad esempio, «azioni innovative per il miglioramento della qualità della vita e il sostegno all'inclusione», in cui, come lei sa, onorevole Lucidi, le amministrazioni di sinistra sono maestre e in cui non si capisce dove cominci la grammatica, finisca la sintassi, cominci la sociologia... Voi, da questo punto di vista, siete un'università! Il progetto è finalizzato, come si legge nel testo della delibera a «migliorare l'habitat (si usa un termine latino... nessun termine italiano può tradurre il latino habitat!) della comunità sinta anche attraverso il superamento dei campi sosta nella loro concezione originaria».
Devo dire che questo è veramente un capolavoro: perché un campo sosta deve essere tale nella sua concezione originaria e non in quella attuale? Un campo sosta è un campo sosta, lo dice il termine stesso!
Da ciò emerge con chiarezza l'intendimento della giunta comunale di Reggio Emilia di chiudere un campo nomadi pubblico per realizzarne diversi di dimensioni minori. Infatti, nella delibera di cui stiamo discutendo è scritto in più punti che per l'attuale campo nomadi sito in via Gramsci 132 non si prevede alcun intervento di ristrutturazione. Sottosegretaria Lucidi, le vorrei segnalare, anche se immagino che lei risponderà sulla base del testo scritto dell'interpellanza, che via Gramsci 132 si trova in una circoscrizione nella quale il vecchio PCI, per il quale nutro un grandissimo rispetto e dal quale lei proviene, otteneva percentuali di voti che superavano il 60 per cento; se lei oggi andasse ad interpellare i residenti per sapere cosa pensino del campo nomadi, scoprirebbe che l'80 per cento dei voti lo prendiamo noi, perché tutti sostengono che è opportuno che il campo nomadi sia collocato da qualche altra parte.
In tale quadro si inserisce anche il trasferimento di una famiglia sinta dal campo nomadi comunale di via Antonio da Genova, in località Roncina (che per una stranissima combinazione dista 300 metri da casa mia), in via Spagni, nella frazione del comune di Reggio Emilia denominata Pratofontana, nota, signor sottosegretario, per avere un prete che si colloca più a sinistra delle sue ex colleghe di Rifondazione Comunista! Tale trasferimento ha comportato persino il trasporto eccezionale di una baracca, con un costo complessivo di 2.520 euro. Vi è stato, inoltre, all'insaputa degli amministratori comunali interessati, il trasferimento di un'altra famiglia nomade dal campo di via Gramsci in un terreno di proprietà del comune di Cadelbosco di Sopra.
Nella relazione illustrativa allegata al progetto s'individuano quattordici siti demaniali suscettibili di poter ospitare sei nuovi microcampi (che da noi adesso si chiamano «campine»), tra cui il primo, sperimentale. Nella stessa delibera si afferma che il campo nomadi di via Gramsci sarà ridimensionato; inoltre, si esprime con grande forza la convinzione che molti nuclei familiari di cittadini di origine sinta risiedano in terreni agricoli ove sono stati accertati innumerevoli casi di abusi edilizi. La giunta comunale di Reggio Emilia non ha inteso rendere pubblico il progetto e solo l'azione istituzionale di alcuni gruppi consiliari ha potuto far luce su un argomento, la cui delicatezza e sensibilità ha coinvolto tutta la città. A tal proposito, pur appartenendo al gruppo dell'UDC, devoPag. 99dare atto dell'azione svolta dal gruppo della Lega Nord e preciso che questa interpellanza urgente è stata sottoscritta congiuntamente dai due gruppi. Successivamente si è reso pubblico il fatto che l'amministrazione comunale aveva inviato al Ministero la rassegna completa e la valutazione dell'insieme delle aree adeguate ad una progettazione di questo tipo, ovvero i quattordici siti demaniali.
A questo punto, la giunta ha diramato un comunicato ufficiale... la lascio telefonare... (Commenti del sottosegretario Lucidi)... sottosegretaria, ci mancherebbe altro, ho grande rispetto dei problemi sia familiari che politici... dunque le lascio finire la telefonata, perché ho la presunzione che lei mi ascolti, quindi s'immagini...
PRESIDENTE. Prosegua, onorevole Barbieri.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente, quando un deputato parla in un'aula deserta e neanche chi lo dovrebbe ascoltare lo fa, lei capisce che subentra un problema di carattere psicologico!
La giunta dirama un comunicato ufficiale recante il titolo «Materiali istruttori di giugno su aree già escluse», nel quale è scritto (questo è l'aspetto interessante): «Come già affermato dal sindaco più volte e dagli assessori competenti, le aree non sono state scelte per la destinazione della microarea come nessun altro territorio», lasciando intendere alla cittadinanza che si tratterebbe di atti istruttori. Il problema, al di là dell'interpellanza, è che a Reggio Emilia le «campine» non le vuole nessuno. Abbiamo avanzato la proposta - che spero lei, sottosegretario, approverà - di collocarle vicino alla casa del sindaco e degli assessori: a mio avviso, il modo migliore per dimostrare che il sindaco e gli assessori sono solidali con i rom e con gli zingari è quello di collocare le «campine» a 200 metri dalle loro case, in modo tale che il problema non ricada sulle spalle del cittadino - che lavora e che ha il timore che gli vengano a rubare in casa - ma sulle spalle di chi ha compiuto tali scelte.
La nostra proposta non ha trovato grande attenzione da parte della giunta. A questo punto, ci interessa sapere cosa lei e il Governo pensiate di questa vicenda, anche alla luce di ciò che sta accadendo nel resto d'Italia. Vorrei che non le sfuggisse che non sono passate molte ore da quando il futuro segretario del Partito democratico, nonché sindaco di Roma, ha affermato che a Roma la situazione dei rom rumeni è drammatica e che è necessario mandarli a casa. Quindi, voglio capire perché le amministrazioni di sinistra continuino a coltivare la cultura dell'accoglienza quando il loro futuro segretario sostiene che i rom devono essere mandati in Romania, possibilmente anche in tempi rapidi. È questa l'ipocrisia che regge il vostro Governo. Dovete prendere atto che la cultura dell'accoglienza - come voi l'avete chiamata - agli italiani non va bene. Spero che la sua risposta all'interpellanza si collochi lungo tale linea.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, mi scuso se prima ero al telefono, ma ritenevo di conoscere già e bene gli argomenti che l'onorevole Barbieri stava esponendo, anche perché si limitava a leggere un testo già depositato agli atti. Quindi, la mia non era una distrazione, ma il mio comportamento derivava da una previa conoscenza di ciò che lei, onorevole Barbieri, stava esponendo.
Premetto alcune considerazioni, in quanto la sua interpellanza mi sollecita in ordine ad un tema sul quale mi trovo spesso a intervenire in Assemblea e che, come lei ha ricordato, è ricorrente nel Paese. È un tema, dunque, che mi interessa, soprattutto rispetto alla complessità e alla difficoltà di governarlo. Mi piacerebbe avere un confronto leale e sereno con l'opposizione, anche perché dalle sue considerazioni non emerge una possibile indicazione su come gestire tale problematica.
Non vi è dubbio che nella maggioranza tali questioni suscitino discussione, e benPag. 100venga che sia così, in quanto esse sono emergenti e attuali, ed esistono oggi come esistevano negli anni precedenti. Se ne discute perché vi è interesse ad affrontare e governare il fenomeno e a non voltare le spalle: oggi questo tema ci mette a confronto con una delle componenti delle comunità rom, sinti e camminanti presenti in Italia, ovvero i rom rumeni.
Tuttavia, onorevole Barbieri, quando parliamo di rom non ci riferiamo solo a questo, ma ad un mondo molto più ampio e complesso. Vorrei che vi fossero risposte complesse, che non possono essere «non nel mio giardino», così come, mi permetto di dire, non possono essere nemmeno «vadano nel giardino del sindaco».
Come forza di Governo mi pongo la responsabilità di come affrontare e gestire un problema che, ripeto, ha molti profili di complessità, sui quali preferirei un dialogo sereno: dobbiamo capire cosa possiamo fare, ad esempio, rispetto a quei rom provenienti dalla ex Jugoslavia, che si trovano nel nostro Paese privi di documenti e di una patria di riferimento, o che non hanno più documenti, né riescono ad averli, e magari hanno figli nati sul territorio del nostro Stato. Dobbiamo anche capire come intervenire rispetto ai rom rumeni da lei stesso citati, considerato che alcune soluzioni adottate in altri Paesi europei - invocate in questi giorni - si sono dimostrate fallaci: in Francia, ad esempio, dove si è pagato affinché i rom uscissero dal territorio, quegli stessi rom sono successivamente rientrati.
È necessario porsi il problema anche nel momento in cui, in ambito europeo, ci si sollecita con forza a tener conto del fatto che queste popolazioni e queste comunità non debbano essere discriminate. Lo affermo pensando al fatto che il lavoro di accoglienza svolto dai nostri enti locali non va certo in direzione della discriminazione - sento di dirlo - ed anzi, probabilmente, merita di essere posto in rete, per le entità di risorse che vengono investite. Il tema esiste: non affrontiamolo, pertanto, nell'ottica del contenzioso politico tra centrodestra e centrosinistra. Cerchiamo anche di deideologizzarlo e di guardarlo per quello che è. Con riferimento a ciò, il Ministero dell'interno sarebbe molto interessato a un confronto e a un dialogo che aiutassero a individuare azioni concrete e positive tali da agevolare la comprensione delle realtà delle comunità, che spesso comprende al suo interno fenomeni di devianza e di delinquenza. Non è, però, solo questo: ho svolto un breve excursus, affinché ordinassimo gli argomenti e comprendessimo quali azioni concrete intraprendere, in un'ottica di non discriminazione e di attenzione alle esigenze, ai diritti e ai doveri di tutti.
A proposito della questione di merito affrontata nell'interpellanza - della quale, tra l'altro, l'onorevole Alessandri mi aveva anticipato il contenuto - sono utili alcune osservazioni in ordine al Fondo UNRRA, che è una riserva di fondo istituita dall'articolo 5 dell' accordo del 12 novembre 1947 sottoscritto dal Governo italiano e dall'Amministrazione delle Nazioni Unite per l'assistenza e la riabilitazione, reso esecutivo in Italia con decreto legislativo n. 1019 del 1948. Si tratta di proventi che costituiscono una riserva derivante dalla gestione dei Fondi UNRRA (rendimento del patrimonio mobiliare ed immobiliare), la quale viene impiegata per programmi socio-assistenziali di recupero e di integrazione, propri delle funzioni storicamente svolte dal Ministero dell'interno in tema di amministrazione generale. La titolarità dell'amministrazione del patrimonio, in seguito a una serie di interventi normativi, è stata attribuita al dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno, al quale spetta il compito di curare l'esecuzione dell'accordo nella sua globalità.
In data 13 febbraio 2007 il Ministro dell'interno ha emanato la direttiva contenente gli obiettivi, i programmi da attuare e l'individuazione delle priorità e delle specifiche modalità per la concessione, nell'anno 2007, dei contributi a valere sulla riserva. Con tale provvedimento è stata istituita presso il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione una commissione con il compito di valutare i progetti che possano essere destinatariPag. 101dei contributi sulla base di criteri predeterminati e di formulare la graduatoria dei progetti ritenuti sovvenzionabili. Voglio evidenziare - credo che ciò possa essere apprezzato e condiviso - che in questo modo si cerca di dare organicità non solo alla destinazione, ma anche alla distribuzione delle somme del fondo su tutto il territorio nazionale, valorizzando in tal senso anche le prefetture e i consigli territoriali per l'immigrazione. La successiva circolare del dipartimento del 26 marzo 2007 ha dato tutti i chiarimenti in ordine alla partecipazione e alla valutazione dei progetti.
Lei ricordava il progetto presentato dal comune di Reggio Emilia, con una denominazione che a me piace, anche se non provengo dal partito comunista, onorevole Barbieri. Mi piace perché suona bene: «Tra il campo e la città - Azioni innovative per il miglioramento della qualità della vita e il sostegno all'inclusione sociale della comunità nomade sinta a Reggio Emilia». È immediatamente comprensibile, tant'è che voi avete subito presentato un'interrogazione parlamentare. Per tale progetto l'ente ha chiesto di conseguire il cofinanziamento da parte del Ministero dell'interno con i fondi UNRRA. In data 25 luglio 2007, la prefettura di Reggio Emilia ha inviato la documentazione presentata dal comune capoluogo al dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, dopo aver ritenuto che il progetto rientrasse tra i «programmi prioritari» indicati al punto n. 2 della direttiva del 13 febbraio 2007, che fa specifico riferimento a «progetti che si concretino in attività di sostegno a favore delle persone in stato di indigenza e delle fasce sociali più deboli, ivi compresi stranieri e nomadi». Gli obiettivi del progetto sono: implementare l'attuale linea di intervento dell'amministrazione comunale, che prevede, come priorità, il miglioramento dell'habitat della comunità sinta, anche attraverso il superamento dei campi sosta nella loro concezione originaria; proporre nuove forme abitative (in particolare per le famiglie dell'area di via Gramsci 132, per la quale non si prevede alcun intervento di ristrutturazione), attraverso l'individuazione e la sistemazione di nuovi spazi destinati a piccoli nuclei familiari e sperimentando, altresì, una nuova forma di collaborazione tra uffici tecnici ed équipe di progettazione sociale; operare per l'accompagnamento concreto di un nucleo specifico verso un percorso di autonomia, responsabilizzazione, inclusione, che preveda l'ingresso nella nuova area, la sua gestione e manutenzione, il sostegno alla scolarizzazione, alla formazione, all'insegnamento lavorativo; intervenire sul territorio a tutti i livelli per stimolare percorsi di conoscenza-accoglienza reciproca, condivisione dei diritti e dei doveri, così da superare stigmatizzazioni da entrambe le parti e favorire un'effettiva convivenza.
La proposta di realizzare una «micro-area» per un gruppo familiare della comunità sinta, presentata dal comune di Reggio Emilia, a giudizio della locale prefettura potrebbe rientrare nei requisiti prescritti dal bando, poiché la progettazione proposta si configura come l'implementazione di un servizio finalizzato all'integrazione, alla responsabilizzazione e all'autonomia delle famiglie nomadi, già da alcuni anni attuato dall'amministrazione comunale attraverso una successione di azioni mirate e specifiche.
In tale prospettiva, la microarea si configura come un luogo in cui una famiglia può vivere in modo stabile. Si prevede, in prospettiva, il superamento di uno dei tre campi sosta comunali, quello di via Gramsci, con lo spostamento delle famiglie ivi residenti in piccoli appezzamenti. L'attuale campo di via Gramsci, oggi in degrado e soprattutto sovraffollato, potrebbe eventualmente diventare a sua volta microarea, destinata ad uno o due gruppi familiari. L'amministrazione comunale, nei propri atti deliberativi e nei vari comunicati, ha sempre precisato che si tratta di una progettazione sperimentale e di un percorso per il superamento, nel tempo, del campo nomadi, operazione che, a giudizio dell'amministrazione stessa, va condivisa con il territorio, con le famiglie sinti e con le altre strutture pubbliche e private coinvolte nel progetto. Le ipotetiPag. 102che aree di intervento di proprietà comunale sono state individuate sulla base della presenza di servizi, mezzi di trasporto e sistemi di elettrificazione. Solo al termine del percorso sociale, da compiere con una famiglia con la quale poter avviare il percorso di autonomia lavorativa, economica e di gestione, si individuerà l'area in cui avviare la sperimentazione, in accordo con i nuclei abitati e la circoscrizione interessata.
Per quanto riguarda la situazione della provincia, la stampa locale, nello scorso mese di agosto, si è puntualmente interessata al problema. La decisione dell'amministrazione ha suscitato valutazioni negative da parte delle forze politiche di opposizione, che hanno anche iniziato una raccolta di firme contro il programma di trasferimento dei nomadi, ipotizzando anche un referendum comunale sull'argomento. Il sindaco, in relazione ai forti dissensi espressi, ha ritenuto di dover ribadire, tramite un articolo di stampa, che inizialmente verrà coinvolta una sola famiglia nomade, per poi proseguire con un graduale ridimensionamento del campo nomadi da delocalizzare.
In merito alla questione sollevata, circa il trasferimento di una famiglia di nomadi sinti dal campo nomadi comunale di via Antonio Da Genova, l'amministrazione comunale ha rappresentato che la recente ristrutturazione del campo sosta per i sinti residenti in via Da Genova ha comportato, oltre al costo delle opere primarie (urbanizzazione e realizzazione dei servizi igienici) anche spese secondarie per l'allestimento, a seguito dei predetti lavori, di un'area provvisoria, dove sono state collocate roulotte, caravan e case mobili, abituali residenze dei sinti. Alcune di tali strutture mobili, peraltro molto vecchie, dovevano essere spostate solo con mezzi adeguati ed attrezzati per trasporti speciali, perché il traino ne avrebbe messo a rischio la tenuta strutturale. Sono stati realizzati due trasporti speciali: il primo per trasferire una casetta mobile dall'area definitiva a quella provvisoria e viceversa; il secondo per trasportare una struttura mobile dall'area provvisoria, anziché nel campo ristrutturato, in un'area di proprietà privata. Nel periodo di permanenza nel campo provvisorio, infatti, un nucleo familiare di dieci persone ha maturato la scelta di trasferirsi in un terreno di proprietà di un parente, ubicato in via Spagni (località Pratofontana di Reggio Emilia). Si è ritenuta molto positiva la scelta di questa famiglia, poiché consentiva un ridimensionamento del numero delle persone presenti nell'area, ed era in linea con le scelte dell'amministrazione di favorire l'uscita dai campi sosta. Infatti, le famiglie che escono dai campi comunali e vivono nelle aree di loro proprietà avviano percorsi di autonomia e responsabilizzazione, che l'ente intende promuovere.
Per queste ragioni è stata richiesta, dall'ufficio politiche per l'integrazione del comune di Reggio Emilia, la collaborazione del competente ufficio tecnico per il trasferimento della casetta mobile nel terreno di proprietà. La spesa per il trasferimento è stata sostenuta dal servizio tecnico del comune e ammonta complessivamente a 2.520 euro. Spese analoghe non sono state sostenute in nessun altro campo sosta. Inoltre, risulta all'amministrazione comunale la decisione di una famiglia di sinti, residente in via Gramsci, di trasferirsi in un terreno di proprietà collocato nel comune di Cadelbosco Sopra.
Nessun contributo è stato erogato nei confronti di questa famiglia che effettivamente ha provveduto a proprie spese al trasporto di un prefabbricato mobile, appoggiandolo su alcuni plinti di cemento.
Per quanto sopra l'amministrazione comunale di Cadelbosco di Sopra, ritenendo l'intervento in parola e la posa della casetta prefabbricata contraria alla normativa urbanistica vigente, in data 6 settembre 2007 ha emesso ordinanza di sospensione dei lavori con l'obbligo di ripristinare lo stato dei luoghi, rimuovendo la casetta prefabbricata dal lotto e riportando il terreno interessato dall'intervento abusivo alla condizione precedente. Contro tale ordinanza gli interessati, che risultano tuttora dimoranti nel citato lotto di terra, hanno proposto ricorso al TAR.Pag. 103
Per quanto riguarda la valutazione del progetto presentato, riferisco che esso ora è al vaglio dell'apposita commissione operante presso il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, che provvederà ad esaminare l'intera documentazione pervenuta alla luce dei criteri fissati negli atti ministeriali. Sulla base della graduatoria formulata dalla commissione e nel limite delle somme disponibili si procederà ad attribuire i relativi finanziamenti.
Per quanto di competenza, mi preme comunque far presente che le spese finanziate sono soggette all'ordinario controllo contabile e, a tal fine, i beneficiari dei contributi sono tenuti a trasmettere la relativa documentazione giustificativa.
Nel caso pertanto se ne dovesse ravvisare la necessità, il dipartimento competente provvederà a disporre i necessari accertamenti, volti a verificare l'effettivo e corretto impiego del contributo per le attività programmate, adottando, qualora gli esiti di tali accertamenti dovessero richiederlo, i provvedimenti di revoca o di ripetizione degli emolumenti stessi a norma di legge.
PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, cosa si può dire di peggio che non soddisfatto? Non mi viene in mente niente di più cattivo.
PRESIDENTE. Qualunque cosa sia, non la dica. Grazie.
ANGELO ALESSANDRI. Però la sto pensando intensamente! Replico a tutte le argomentazioni portate dal sottosegretario Lucidi, che sono state molte. Lo farò in maniera sintetica, altrimenti occorrerebbero molte ore, che vi risparmio.
Non sono assolutamente soddisfatto perché il sottosegretario ha letto una relazione scritta in cui sono riportati fatti contenuti nella nostra interpellanza, di cui già eravamo a conoscenza, altrimenti non li avremmo citati in maniera così dettagliata.
Io ed il collega Barbieri ci siamo proposti di presentare l'interpellanza in esame proprio perché a Reggio Emilia, ancorché vi abbiano raccontato magari cose diverse, i cittadini sono completamente contrari a quella delibera della giunta comunale. La provocazione di raccogliere circa 4 mila firme - i cittadini facevano la fila per firmare - per collocare le cosiddette campine sotto la casa del sindaco Delrio non è stata un'invenzione della stampa. La gente ha dichiarato: «se questo qui vuol andare avanti con delle pazzie, se le faccia a casa sua»!
Il problema vero non è che ciò sia realizzato nel giardino di chicchessia, ma che da tale situazione derivano problematiche sociali. È bello fare demagogia, signor sottosegretario! Una sua collega - moglie di un altro suo collega parlamentare, l'altro giorno in televisione affermava che sugli zingari la colpa è nostra perché noi occidentali, gente progredita e ricca, abbiamo i neuroni all'incontrario. È vero che il termine «zingari» non dovrebbe essere usato perché etimologicamente deriva da «essere ladri», ma è altrettanto vero che per molti di loro il termine vale, forse non per tutti, sinti, rom, caminanti, chiamateli come volete. Quella appena esplicitata è una teoria scientifica, provata anni fa - così sembra - da un luminare. Secondo tale teoria noi, guardando i cosiddetti zingari, abbiamo l'impressione di sentirci in colpa: mentre loro vivono in queste condizioni, noi invece siamo il popolo benestante e, conseguentemente, dobbiamo sentirci in colpa perché non interveniamo. Personalmente, credo che siate voi del centrosinistra ad avere i neuroni all'incontrario: voi, forse, vi sentite in colpa per motivi per i quali non dovreste.
Questa terra è stata «costruita» dai nostri padri, dai nostri nonni, sulla base di valori e principi basati sul lavoro, sullo stare insieme e sul rispetto delle regole. Se sui temi dell'immigrazione voi riuscite ancora a raccontarci favole - e qualcuno ancora ci crede - sugli zingari, i sinti, i rom e i caminanti nessuno ci crede più.Pag. 104
A Reggio Emilia le prime comunità sinti sono residenti dal Quattrocento, per cui si tratta di gente che conosciamo. Gente che ha dichiarato più volte che è inutile che i ragazzi vadano a scuola, anche se risultano regolarmente iscritti. Voi, a tale riguardo, avete dichiarato - in libri, convegni e seminari - che avete scolarizzato un certo numero di sinti e rom, ma ciò non è affatto vero.
Essi dichiarano apertamente che vanno a scuola: alle nove e trenta escono e vanno a rubare perché si sta molto meglio e si guadagna molto di più così anziché andando a scuola. Vivono all'interno di una comunità dove il furto, purtroppo, è legittimato. Quelle poche volte che si riesce a entrare e a eseguire dei controlli, nelle baracche o nelle roulotte si trovano i gioielli di casa nostra, i nostri averi, il rame rubato nelle nostre aziende.
Ritengo che un Paese civile - e lei, signor sottosegretario, nell'avallare la situazione esistente e nel non entrare nel merito di tutto ciò, testimonia un Governo che è incivile, di cui lei fa parte e che lei legittima - non possa tollerare questo. Il collega Barbieri si interrogava in precedenza su quale fosse la soluzione possibile. Io ritengo che la soluzione sia molto semplice: in casa nostra esistono diritti e doveri - lei li ha citati - e sono soprattutto le persone di centrosinistra ad essere adirate, ancor più di quelle di centrodestra. I diritti si devono conquistare, mentre i doveri ricadono su tutti: perché in questo Paese vi è gente che ha soltanto diritti e non ha anche doveri? Perché si continua - e questa è in particolare la posizione del centrosinistra - a lasciare loro tutti i diritti, mentre i doveri restano a noi? Vorrei fare riferimento al sindaco di Verona, Tosi, famoso perché con riferimento ai nomadi ha portato avanti diverse battaglie. Egli, appena divenuto sindaco, ha fatto una cosa fondamentale: ha «tagliato» tutte le delibere che destinavano fondi ai rom, ai sinti e ai caminati. E loro cosa hanno fatto di contro? Hanno semplicemente preso la loro bella roulotte sono andati a Reggio Emilia, a Modena e ora stanno andando a Mantova; vanno dove continuate a dargli i soldi, senza rispetto delle regole.
Lei dice bene, signor sottosegretario, ma non so se, a questo punto, vi siano anche gli estremi per ricorrere alla magistratura: viene, infatti, avallato - anche da parte di un Governo che si ritiene serio - il fatto che un comune, a spese nostre, prenda una casa mobile e la trasporti senza allacciamenti, senza condizioni igieniche, senza controlli; viene avallato istituzionalmente l'abusivismo - e lei, di fatto, lo avallava, signor sottosegretario, perché non ha stigmatizzato in alcun modo il comportamento del comune - e il fatto che a Cadelbosco i rom siano ancora residenti (fanno ricorso al TAR, così passano gli anni e rimangono lì fermi) in condizioni igieniche precarie, con figli e bambini. Ma di quale Paese facciamo parte? Quali sono le regole che vogliamo insegnare ai nostri figli e di cui vogliamo parlare alla gente?
Capisco che il titolo di questo progetto le piaccia, perché non dice niente: è come il Governo di centrosinistra da un anno e mezzo a questa parte, non dice nulla ma fa finta di dire tutto! Credo che sia un po' lo specchio di questo Paese. Ritengo che le persone, dall'indulto in poi, si siano rese conto di non voler più gente che sia aiutata nel non rispettare le regole e che sia sempre, in qualche modo, giustificata.
Ai rumeni che stanno arrivando, ai rom, ai sinti, ai caminati, è necessario fare un discorso molto semplice: all'entrata di casa nostra ci sono delle regole da rispettare, esse riguardano tutti: se si ruba, si va in galera e ci si resta! E non si può, grazie alla nostra legislazione, uscirne mandando a rubare donne incinte e bambini minorenni. No! Variamo una legislazione durissima! Facciamoglielo capire! Non è possibile vivere in baracche: i campi sosta vanno benissimo se si sosta, appunto, e poi si va via. Vi sono campi sosta che durano da quarant'anni. Ma che sosta è? Non sono campi nomadi, sono un'altra cosa: sono semplicemente isole che restano fuori dagli schemi, dalle regole e per i quali, purtroppo, le amministrazioni di centroPag. 105sinistra hanno una gravissima colpa, che è quella di voler essere buonisti. O, forse, seguono altri calcoli; spero che non vi siano, ma il dubbio che viene - e, a pensare male, si fa peccato, però, molte volte, ci si azzecca! - è che vi siano altre complicità alle spalle. Questi campi nomadi, allora, diventano davvero ingestibili, diventano qualcosa fuori dalle regole. Non scandalizzatevi se le persone che sentono parlare di quattordici campine (com'è nel progetto del comune di Reggio Emilia) - addirittura di sessantacinque - di fronte alla localizzazione inveiscono, iniziano a raccogliere le firme e a protestare.
Esiste, inoltre, un aspetto sociale. Nessuno nasconde - e penso che neanche lei possa farlo - che spesso li abbiamo visti fare da palo, l'uno con l'altro, i campi nomadi: servono per far arrivare i nomadi da fuori, a rubare. Chi se li trova sotto casa per forza è preoccupato. Ma voi non dovreste preoccuparvi di cosa pensano i sinti, i rom e i caminati; dovreste preoccuparvi di cosa pensano i reggiani, i vostri concittadini. Spesso vi dimenticate che sono loro che dovreste amministrare. Di loro dovreste preoccuparvi! Le case iniziano a calare di prezzo e iniziano a crearsi tensioni sociali. Se qualcuno ha perso la testa - come è accaduto a Reggio in questi giorni -, ciò va ascritto ad una colpa grave che voi dovreste assumervi. Se voi esasperate gli animi dei cittadini, alla fine qualcuno reagisce anche in maniera scomposta. Si tratta di una responsabilità che dovreste assumervi completamente e, invece, evitate ogni volta di farlo.
Allo stesso modo, lei stessa un mese fa ha risposto ad un'interrogazione relativa alle truffe accertate, che vengono compiute dagli zingari - lo dico all'onorevole Barbieri - i quali si fanno tamponare con le macchine, appositamente per lucrare sull'assicurazione, addirittura 25 mila euro per volta, collocando i bambini dentro i van, al fine di ottenere il risarcimento del danno biologico per tutti gli occupanti. Se li tamponi, sono cavoli tuoi!
Le ho rivolto una domanda che avrebbe potuto essere utile per i cittadini, i quali avrebbero ricevuto con piacere una risposta, chiedendole se il Governo si impegna a risarcire i cittadini truffati e ad andare a chiedere conto a questi ultimi. Lei ha affermato che non è necessario ed ha svolto un panegirico di filosofia sugli zingari e sui nomadi. Credo che lei stia dando, esattamente, la risposta peggiore che un Governo può dare ai cittadini. Inoltre, onestamente, non ha risposto neanche all'interpellanza urgente in esame. L'onorevole Barbieri è stato molto chiaro. Nell'interpellanza si afferma che è stata fatta una richiesta con un progetto specifico, formale e dettagliato su quattordici campine, rivolta al Ministero dell'interno per ottenere finanziamenti. Il sindaco di Reggio Emilia, a febbraio, ha dichiarato che avrebbe realizzato tale progetto e che tutta la città avrebbe dovuto dargli seguito. Lo ha realizzato, ha chiesto il finanziamento a giugno. Tutta la città non lo ha seguito, anzi sta firmando contro il sindaco Delrio. Ritengo che, essendovi pervenuta, in qualità di Ministero, una richiesta di finanziamento relativa ad un progetto specifico, sconfessato a luglio dalla stessa amministrazione, di fronte alla ribellione di cittadini, oggi, avreste dovuto rispondermi che se tutto è cambiato, il progetto è da cestinare, perché non si tratta più di quattordici aree, ma solo di una sperimentale. Non si tratta di ciò che è previsto nel progetto ricordato e nella relativa richiesta di finanziamento (mi riferisco ad un atto pubblico). Si tratta di qualcosa che il Ministero dovrebbe esaminare, punto per punto, mediante una commissione appositamente nominata e non concedere il finanziamento se si cambi idea, non essendo consentito fare varianti - lei stessa lo ha ammesso - come è previsto nella delibera dell'UNRRA.
Pertanto, lei avrebbe dovuto sostenere che il progetto del sindaco di Reggio Emilia - così come è testimoniato in base a quanto detto da egli stesso - vertendo sulla sperimentazione di una sola famiglia, non rientra più all'interno del progetto originario che prevedeva quattordici campine. Pertanto, mi chiedo, lei signor sottosegretario, che mestiere sta svolgendo? La filosofa - ritengo - possiamo trovarlaPag. 106anche al di fuori del Parlamento. Se lei sta facendo il sottosegretario al Ministero dell'interno, mi chiedo se si tratti del Ministero dell'interno italiano, padano o dei rom rumeni. In quest'ultima ipotesi ritengo che stia svolgendo malamente il proprio compito e che stia anche portando via lo stipendio indebitamente.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Presidente, un pò di rispetto per il Governo!
ANGELO ALESSANDRI. Concludendo, vorrei far presente che se continuate così - forse non ve ne siete resi conto - i cittadini italiani faranno propria la massima di Churchill: chi non è di sinistra fino a trent'anni, magari non ha cuore, ma chi lo rimane ancora dopo i trent'anni, forse non ha testa. A Reggio Emilia cominciano a pensarci.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.