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Discussione del disegno di legge: S. 379 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri (Approvato dal Senato) (A.C. 1287) (ore 17,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-leggePag. 8518 maggio 2006, n. 181, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri. Delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri.
(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 1287)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le questioni pregiudiziali Maroni n. 1, Elio Vito n. 2 , D'Alia ed altri n. 3 e Bocchino e Migliori n. 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 1287 sezione 1).
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi) per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
Al termine della discussione si procederà ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
NICOLA BONO. Per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, già la settimana scorsa ho avuto modo di intervenire per il corretto rispetto dell'articolo 30 del regolamento. Tale articolo, al quinto comma, recita: «Salvo autorizzazione espressa del Presidente della Camera, le Commissioni non possono riunirsi nelle stesse ore nelle quali vi è seduta dell'Assemblea. In relazione alle esigenze dei lavori di questa, il Presidente della Camera può sempre revocare le convocazioni delle Commissioni».
A me risulta che la VII Commissione, di cui faccio parte, ma probabilmente anche altre Commissioni, hanno convocato riunioni al termine delle votazioni pomeridiane dell'Assemblea. Però «al termine delle votazioni pomeridiane» non significa a fine della seduta. Al contrario, la seduta continua, si svolge il dibattito, ci sono gli interventi, c'è il diritto di ogni parlamentare di intervenire o di ascoltare perché non siamo pagati per votare (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Allora, io chiedo ancora una volta in maniera educata - e non assicuro che in futuro continuerò su questa linea - che si informino i presidenti delle Commissioni di non continuare in questo atteggiamento di non considerazione delle esigenze di lavoro dei parlamentari in aula. Bisogna procedere immediatamente alla sconvocazione della VII Commissione, anche per evitare che si possa andare in quella sede a contestare personalmente la violazione del regolamento, e dare disposizioni perché siano rispettate le prerogative dei parlamentari.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, lei sa che, secondo la prassi, le Commissioni possono essere convocate durante la discussione sulle linee generali e non durante le votazioni. Comunque, verificheremo con la Presidenza l'episodio specifico del quale lei parla e, se così è stato, faremo...
PIETRO FOLENA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, parlo come presidente della VII Commissione. Il deputato Bono solleva una questione destituita di ogni fondamento. La VII Commissione - lui lo sa benissimo, come lo sanno tutti i membri della Commissione stessa - è convocata al termine della seduta pomeridiana...
Pag. 86NICOLA BONO. No, al termine delle votazioni!
PIETRO FOLENA. La Commissione è convocata al termine della seduta: lo si è deciso all'unanimità in ufficio di presidenza. Quindi, la sua risposta, Presidente, trova già un immediato accertamento in tempo reale.
Altro conto sono gli indirizzi generali, che l'Ufficio di Presidenza e la Presidenza della Camera confermano, secondo cui le Commissioni in concomitanza con sedute dell'Assemblea in cui non sono previste votazioni si possono riunire, mentre in sedute in cui sono previste votazioni non possono farlo. La VII Commissione non si riunisce in concomitanza di sedute dell'Assemblea in cui sono previste votazioni. Quindi, la questione non esiste.
NICOLA BONO. Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Bono, evitiamo di aprire un dibattito sulla vicenda.
VINCENZO NESPOLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, io appartengo ad un'altra Commissione, quindi non posso contestare le affermazioni del deputato Folena, perché in queste sede siamo tutti quanti deputati o onorevoli e non siamo presidenti od altro. A me è giunta sul telefonino una convocazione, per la fine della seduta dell'Assemblea, della XIV Commissione, che è stata convocata oggi per ascoltare il ministro Bonino nell'ora che era stata comunicata ai componenti della Commissione.
Al termine di questa audizione, era stato comunicato dal presidente che la seduta sarebbe stata aggiornata a domani. Poi, ci siamo visti recapitare questo messaggio: non so se questo sta nel regolamento, non so se le convocazioni per sms abbiano sostituito altro tipo di convocazione. Credo che queste comunicazioni vadano date in aula, perché altrimenti per il parlamentare diventa difficile capire. Che cosa significa che la Commissione è riunita alla fine dei lavori dell'Assemblea, nel pomeriggio? Non sappiamo fino a quando andremo avanti e non sappiamo se poi, al termine dei lavori dell'aula, troveremo una Commissione disponibile a lavorare.
In passato, queste cose non sono mai state consentite e mi sembra che questa modifica regolamentare - non so da chi voluta - sia dovuta unicamente ad una metodologia arrogante che si sta mettendo in atto in Parlamento da parte di una maggioranza che, non essendo tale nel paese, vuole dimostrare di esserlo nei numeri in quest'aula (Commenti dei deputati del gruppo de L'Ulivo). Non siete maggioranza nel paese, non vi lamentate!
FRANCA BIMBI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, sempre sullo stesso tema?
FRANCA BIMBI. Sì, Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, le concederò la parola, però vorrei evitare che si aprisse un dibattito su questa vicenda. Sottoporrò all'attenzione della Presidenza il problema sollevato e svolgeremo le verifiche del caso. Laddove necessario, interverremo sulle presidenze delle Commissioni che dovessero essere convocate contestualmente ai lavori dell'Assemblea, in particolare durante le ore di votazione.
Evitiamo però - lo ripeto - di aprire un dibattito che potrebbe andare avanti per ore. Se ogni Commissione ponesse un proprio specifico problema, non ne usciremmo più.
Prego, onorevole Bimbi, ha facoltà di parlare.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, non ho mai fatto polemiche per il solo gusto di farle. Il collega Nespoli non è stato preciso. Poiché la questione mi riPag. 87guarda personalmente, in qualità di presidente della XIV Commissione sono costretta a rispondere.
In Commissione ho detto molto precisamente che le convocazioni sarebbero state comunicate in relazione ai tempi dell'Assemblea: non ho precisato né stasera, né domani.
Secondariamente, avendo lavorato nella precedente legislatura in questa stessa aula, molto spesso ho ricevuto degli sms con i quali si comunicava che le Commissioni si sarebbero riunite, ovviamente al termine dei lavori dell'Assemblea. Semmai, c'è da riflettere insieme sulla razionalità dell'organizzazione del lavoro delle Commissioni, ma mi sembra che l'arroganza politica della maggioranza non c'entri per niente.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, non riproporrò la questione sollevata dall'onorevole Santelli, che - come lei correttamente ha dichiarato - non può essere svolta in questo momento. La questione è quella relativa alle intercettazioni, con riferimento alle quali il ministro dell'interno, Amato, si dice esterrefatto dei legami esistenti fra le procure e i cronisti (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani). Vi innervosisce?
IGNAZIO LA RUSSA. Bene, meno male!
Presidente, le chiedo di confermarmi che questo argomento - da parte dell'onorevole Santelli, se vorrà, e sicuramente da parte mia - potrà essere trattato, così come è prassi costante di questo Parlamento, al termine della seduta (Commenti dei deputati dei gruppi de L'Ulivo, di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e dei Comunisti Italiani). A tale proposito, avviso i colleghi «muggenti» che noi, al termine della seduta, affronteremo il suddetto argomento con voi o senza di voi!
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, ovviamente confermo, all'onorevole Santelli ed a chiunque altro voglia svolgere un intervento su tale questione, che potranno farlo a fine seduta, come previsto dal regolamento. Mi scuso per non averlo specificato in precedenza.
L'onorevole Cota ha facoltà di illustrare la pregiudiziale Maroni n. 1, di cui è cofirmatario.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, colleghi, oggi l'Assemblea esamina il provvedimento riguardante il cosiddetto «spacchettamento» dei ministeri, che tra l'altro prevede una moltiplicazione delle poltrone di ministro e sottosegretario. Ormai, non vi è più spazio per contenere i membri del Governo, che si vedono costretti a «fare i turni» se intendono recarsi in Parlamento.
Su tale provvedimento intendiamo svolgere una forte opposizione, intervenendo in sede di discussione generale e presentando emendamenti che contestano puntualmente, oltre alla forma, anche il merito delle scelte adottate.
In sede di discussione delle questioni pregiudiziali, occorre evidenziare alcuni aspetti che dovrebbero promuovere una deliberazione dell'Assemblea per non procedere all'esame del disegno di legge di conversione.
La prima questione riguarda la violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Infatti, appare evidente che si è proceduto all'istituzione di nuovi ministeri e ad una redistribuzione delle competenze degli stessi, al fine di soddisfare gli appetiti e gli equilibri politici attraverso uno strumento improprio, il decreto-legge. Non vedo come si possa sostenere la sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza. La soddisfazione di equilibri politici e di esigenze di poltrona non può coincidere con i «casi straordinari di necessità e d'urgenza» che dovrebbero costituire il presupposto per l'adozione di un decreto-legge.
Lo stesso iter del provvedimento evidenzia aspetti di una certa gravità inPag. 88ordine al rapporto tra il Governo e il Parlamento e con riferimento al rispetto delle prerogative di un'Assemblea elettiva. In particolare, mi riferisco al fatto che i ministri sono stati nominati per ruoli che in realtà ancora non avevano. Infatti, l'attribuzione della denominazione di alcuni ministri e la redistribuzione delle deleghe sono avvenute nel primo Consiglio dei ministri, vale a dire successivamente al giuramento degli stessi ministri.
Avrebbero dovuto nominare semplicemente i ministri e, successivamente, provvedere alla riorganizzazione dei ministeri ed all'attribuzione delle stesse deleghe. Qualcuno potrà dire che si tratta di una questione di forma, ma non si tratta di ciò; in questo caso, siamo di fronte ad un'importante questione di sostanza.
L'altro aspetto che mettiamo in luce è il contrasto con l'articolo 81 della Costituzione, in base al quale ogni legge che comporti nuove o maggiori spese deve indicare i mezzi per farvi fronte. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla «favoletta» che la moltiplicazione dei posti da sottosegretario, da viceministro e lo «spacchettamento» dei ministeri non comportino nuovi e maggiori spese non crede nessuno, assolutamente nessuno! I maggiori oneri non possono essere quelli indicati in ordine allo stipendio di sottosegretari e ministri. Infatti, se si legge il provvedimento, l'inganno lo si trova subito, ad esempio quando con riferimento ai viceministri - ho trovato molto singolare tale norma -, si dice che costoro (anche riguardo al loro numero vi è stata una moltiplicazione) avranno la stessa dotazione dei sottosegretari, salvo deroghe concesse dal ministro. Dunque, quando il ministro concede una deroga - se lo farà, ma immagino che saranno concesse deroghe a piene mani - il viceministro potrà assumere il capo della segreteria, l'addetto stampa, il consigliere diplomatico e tutta una lista di persone predeterminata con questo stesso provvedimento. Quindi, vi sarà sicuramente una moltiplicazione della spesa e, proprio per tale motivo, vi è un contrasto con una norma ben precisa, ossia l'articolo 81 della Costituzione.
Indichiamo come terzo motivo di perplessità la violazione dell'articolo 97 della Costituzione, con riferimento al buon andamento della pubblica amministrazione. Questo provvedimento è sciagurato anche dal punto di vista del merito. Infatti, per soddisfare appetiti di poltrone si compromette la funzionalità dell'azione amministrativa. Faccio solo alcuni esempi.
Per quanto riguarda lo «spacchettamento» del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, durante tutta la scorsa legislatura si è sostenuta l'esigenza di accorpare le competenze di tale ministero, per meglio razionalizzarle e per avere una visione organica nell'affrontare tali determinati e delicati aspetti. Oggi, invece, si «spacchettano» le competenze del ministero. Inoltre, dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, per «gemmazione», si ricavano - in maniera incomprensibile - altri incarichi; penso, ad esempio, al ministro per la solidarietà sociale e, con allarme, rilevo come tale ministro abbia assunto una competenza in materia di flussi migratori. Oltre ad esservi un'anarchia su chi fa cosa, vi è anche un problema politico molto importante, ossia l'immigrazione è vista da questa maggioranza come un problema che attiene alla solidarietà, come qualcosa di ineluttabile, come qualcosa che deve essere considerato solo dal punto di vista dell'assistenza, in una filosofia di immigrazione libera, e non come qualcosa che deve essere valutato in maniera saldamente ancorata ad un posto di lavoro. È questa la filosofia che sta dietro lo «spacchettamento»!
Per non parlare, poi, dell'istituzione del Ministero della famiglia, un ministero senza portafoglio. È tanta l'attenzione di questo Governo alla famiglia che ne ha affidato le competenze ad un ministro che non ha facoltà di spesa!
Vi sono, dunque, motivazioni che riteniamo assolutamente importanti e che preciseremo nell'ulteriore corso del dibattito parlamentare. Faccio un ultimo esempio su questo punto - che, anche se cito per ultimo, ritengo ugualmente importante - richiamando lo «spacchettamento» del Ministero del turismo o, meglio delle deleghePag. 89in tema di turismo, perché il Ministero del turismo è stato abolito con referendum e le relative competenze dovrebbero essere regionali.
Purtroppo, vi sono difficoltà ad esercitare tali competenze a causa del gran guazzabuglio che è stato creato con la riforma del Titolo V della Costituzione.
Oggi, il turismo dovrebbe essere considerato dal punto di vista industriale. Il vero modo per sviluppare le nostre regioni a vocazione turistica è proprio quello di considerare il turismo in un'ottica imprenditoriale ed industriale. Ed è proprio questo che ci chiedono le categorie produttive. Infatti, nell'ultimo decreto sulla competitività, il principio è stato sancito nero su bianco; inoltre, il precedente Governo ha stanziato fondi appositi per procedere ad una riforma dell'ENIT che rendesse la nostra offerta turistica competitiva sotto il profilo industriale ed imprenditoriale.
Ora, invece, si ritorna al vecchio sistema! Le competenze in materia di turismo vengono trasferite dal Ministero delle attività produttive - scelta che era giusta - a quello dei beni culturali ed ambientali: quasi che la gestione di questa attività di promozione debba essere sottratta ad una logica di tipo industriale e imprenditoriale. Questo è un ulteriore schiaffo alle nostre categorie produttive, che speravano, invece, in un atteggiamento di disponibilità da parte del Governo.
Ad ogni modo, noi chiediamo che l'Assemblea voti a favore della questione pregiudiziale Maroni n. 1...
PRESIDENTE. Onorevole Cota...
ROBERTO COTA. ... per i motivi che ho succintamente esposto.
PRESIDENTE. L'onorevole La Loggia ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Elio Vito n. 2, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, ancora una volta ci troviamo di fronte ad una palese violazione dell'articolo 77 della Costituzione. Mi soffermerò su un aspetto che ha suscitato le critiche anche del Comitato per la legislazione, espresse in un articolato parere che, in gran parte, riteniamo condivisibile.
Si tratta dell'utilizzazione di uno strumento come il decreto-legge, che può essere adottato in presenza di precisi presupposti. Premesso che tale provvedimento può essere adottato soltanto in casi di straordinaria necessità ed urgenza, va rilevato che in questo caso, in realtà, vi era una sola urgenza, una sola necessità: quella di formare un Governo mettendo d'accordo dodici partiti, portatori di dodici mucchi di richieste (spesso, tra loro non compatibili)! Se questa viene considerata dal Governo come una situazione che legittima l'adozione di uno strumento come il decreto-legge, l'argomento non può che essere politico, oltre che giuridico-costituzionale.
C'è un aspetto sul quale desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea, la sua, signor Presidente, ed anche quella dei membri del Governo, che, peraltro, vedo distratti (uno parla al telefono e l'altro sta chiacchierando con un collega)... Se ascoltassero, potrebbero avere anche loro, forse, un'idea più precisa degli atti che loro stessi hanno compiuto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Viene anche il dubbio... Signor Presidente (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, vada avanti, per cortesia!
MARCO BOATO. La pregiudiziale riguarda l'Assemblea, non il Governo!
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, l'onorevole Boato non ricorda, forse, che la presenza del Governo alle sedute dell'Assemblea (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia la invito a proseguire. Onorevole Boato, per cortesia, potrà intervenire quando prenderà la parola!
ENRICO LA LOGGIA. Vorrei concentrare l'attenzione su due punti strettamentePag. 90connessi tra loro. Il decreto-legge in questo caso trova una sua giustificazione sotto il profilo della necessità e dell'urgenza solo rispetto alla formazione del Governo e non ad una fattispecie che richiede un immediato intervento e può essere, quindi, giudicata dal punto di vista politico-istituzionale, oltre che giuridico-costituzionale.
Esso, come peraltro avevo avuto modo di indicare e come viene ben precisato nello stesso parere del Comitato per la legislazione, contiene un punto che vorrei valutare distintamente, scindendo in due parti tra loro connesse, ma successive.
Primo punto: ancora una volta, viene prevista una delega legislativa. Sappiamo che non sarebbe possibile fare questo, ma è l'oggetto della delega legislativa che desta una particolare attenzione negativa da parte nostra. Credo che prima o poi ciò non potrà non essere rilevato dalla Corte costituzionale, che, al riguardo, rappresenta una garanzia assoluta.
Il decreto-legge contiene una delega legislativa per il riordino delle funzioni e dell'organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, ponendosi già di per sé - non è la prima volta in questa legislatura - in contrasto con la legge n. 400 del 1988, che vieta espressamente che i decreti-legge e le leggi di conversione contengano deleghe legislative.
Il secondo punto è veramente singolare: il Governo si autoassegna questa delega, non per la riorganizzazione complessiva, come è annunciato, della Presidenza del Consiglio dei ministri e di alcuni altri Ministeri, bensì - perlomeno è questa l'interpretazione che ne diamo - per darsi qualche mese di vita in più. La mia è non una illazione, ma sostanzialmente una constatazione. Quando mai il Governo si è autoassegnato con la delega legislativa un periodo di 24 mesi per attuare decreti legislativi con le procedure consequenziali e connesse? Qual era l'urgenza e la necessità di questo decreto-legge? Quella dell'immediata entrata in vigore per la formazione del Governo e non per l'oggetto contenuto all'interno del decreto-legge per il quale si chiede la conversione in legge! Perché il contenuto del decreto-legge, che viene poi trasfuso in un disegno di legge di conversione ha come oggetto proprio la riorganizzazione della Presidenza del Consiglio e di alcuni Ministeri. Se fosse stato realmente urgente e necessario fare quanto viene prospettato in questo decreto-legge, il periodo per porre in essere l'organizzazione, che viene ritenuta talmente urgente da richiedere l'adozione di un decreto-legge, sarebbe stata stato pressoché immediato e allora il Governo avrebbe chiesto una delega per 2 mesi, 4 mesi, 6 mesi, ma non certo un periodo di 2 anni!
Tutto ciò la dice lunga sull'incoerenza tra l'annunciata iniziativa del Governo, l'esigenza di autoorganizzarsi che lo stesso si autopone ed il periodo di tempo che poi si prevede per dare attuazione a questa sua necessità.
Io credo che questo aspetto vada realmente stigmatizzato. Non è immaginabile che si possano rendere conciliabili cose che tra di loro obiettivamente non lo sono. Ma potrei entrare nel merito di ogni articolo, oserei dire di ogni comma. Abbiamo anche predisposto ad uso dei colleghi una scheda articolata, affinché ciascuno abbia contezza di ciò che viene proposto attraverso il disegno di legge di conversione del decreto-legge del quale sto parlando.
Vi sono talune scelte stupefacenti. Per anni si era parlato, discusso, approfondito, in ordine alla necessità di accorpare ministeri, competenze, direzioni generali, al fine di giungere ad una razionalizzazione del lavoro, ad una semplificazione delle procedure, ad una delegificazione che portasse ad un contatto più diretto tra il Governo e i cittadini amministrati, al fine di avere una comprensione maggiore di ciò che accade e di dove accade.
Qual è l'organo preposto alla soluzione di un problema, a rispondere ad un'esigenza, a riconoscere un diritto? Questa è la via verso la quale si muove quella che vuole essere una democrazia che si avvia ad essere compiuta. Ci fu un ampio dibattito, nel corso della XIII legislatura, che sfociò nella cosiddetta riforma Bassanini.Pag. 91Comprendo che vi possa essere qualunque tipo di ripensamento in ordine all'amministrazione, alla burocrazia e alla legificazione, anche alla semplice scelta delle persone.
Può darsi che, prevedendo di dover smentire radicalmente l'operato dell'allora ministro Bassanini, si sia deciso di farlo uscire fuori dal Parlamento, forse per toglierlo dall'imbarazzo di dover approvare lui stesso un decreto-legge che smentisce se stesso e tutta la sua impostazione, che peraltro era stata condivisa dalla maggioranza che governava questo paese nella XIII legislatura.
Io lo trovo francamente riprovevole. Trovo questo atteggiamento contraddittorio e assolutamente esecrabile, così come trovo assolutamente sbagliato scorporare le competenze del commercio internazionale dal Ministero delle attività produttive...
PRESIDENTE. Onorevole La Loggia, la invito a concludere.
ENRICO LA LOGGIA. Concludo entro trenta secondi. Allo stesso modo trovo sbagliata la suddivisione in due tronconi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, come credo sia assolutamente sbagliato lo «spacchettamento» di quello che doveva essere il Ministero del welfare.
Ci sono mille ragioni, signor Presidente e colleghi, per dire che la questione pregiudiziale è estremamente fondata e per invitare l'aula a votare in maniera tale da interrompere la procedura di approvazione di questo decreto-legge.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Alia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n.3.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, perché l'UDC vi chiede di non esaminare questo provvedimento? Ci sono cinque considerazioni che, per ragioni di brevità sintetizzeremo e la prima, la più evidente, consiste nel contrasto di questo provvedimento con l'articolo 77 della Costituzione. Non vi è infatti alcuna ragione di necessità e nemmeno di urgenza per procedere ad una manovra così complessa e così vasta di riordino e di organizzazione dell'apparato dell'amministrazione, dello stato del Governo.
Accade, ed è giusto che sia così, che ciascun Governo in carica, appena nominato, per realizzare gli obiettivi del suo programma, organizzi la macchina amministrativa e statale come meglio ritiene, ma è assolutamente evidente che, per le ragioni che sono state già spiegate dai colleghi che mi hanno preceduto, non si può utilizzare la decretazione d'urgenza per mettere mano alla riorganizzazione del Governo e poi prendersela comoda nella definizione dell'assetto normativo che dovrebbe regolare questa materia.
Una ragione c'è, ed è quella legata alla circostanza che il decreto-legge in oggetto è una sanatoria paracostituzionale. È infatti evidente che il numero dei ministri nominati, funzionali all'esercizio di delega, preposti a rami dell'amministrazione o a dipartimenti della Presidenza del Consiglio inesistenti, sono stati sanati nella loro posizione politica ed istituzionale dall'adozione del decreto-legge medesimo, che ha dato loro la poltrona su cui sedersi: e tutto questo prima ancora che il Governo nominato ottenesse la fiducia da parte delle Camere.
Oggi abbiamo avuto quaranta minuti di tempo in Commissione affari costituzionali per esaminare gli emendamenti presentati al decreto-legge: è la seconda volta che questo accade - già era avvenuto per il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe». Altro che premierato assoluto, cari colleghi di maggioranza, qui siamo al premierato esclusivo, cioè al premierato che esclude il Parlamento; qui siamo ad una sorta di «esproprio proletario» delle competenze legislative del Parlamento su materie assolutamente delicate e che afferiscono anche all'esercizio della funzione costituzionale di indirizzo politico!
Vorrei anche aggiungere che la delega che il Governo si dà attraverso il Parlamento, che opera a funzione ridotta, non ha senso nel merito. Mi volete spiegarePag. 92cosa significa definire un principio e un criterio direttivo per l'esercizio della delega così scritto: «puntuale individuazione del testo vigente delle norme»? Ma cosa significa? Significa che neanche voi avete la certezza di quale sia il complesso normativo ed ordinamentale da applicare e che quindi è necessario intervenire per capire come si applicano le norme che regolano il funzionamento delle attività di governo? E cosa significa «coordinamento del testo delle disposizioni vigenti» e «apportando le modifiche necessarie per garantire la razionale applicazione»? Delle due l'una: o si tratta di una delega ampia, che quindi viola l'articolo 77 della Costituzione poiché si riferisce a modifiche necessarie senza indicare quali e in che termini esse debbano essere fatte, oppure, viceversa, vi è anche qui il riconoscimento e la conferma di ciò che dicevo prima rispetto alla lettera a), e cioé l'incapacità di costruire un sistema normativo in grado di regolare l'attività del Governo e dei suoi Ministeri nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
La questione grave non è solo la circostanza che in sede di esame del disegno di legge di conversione sia intervenuta la delega, perché ciò basterebbe già di per sé a far pensare che sarebbe meglio abrogare la legge n. 400 del 1988, ma il fatto che qui, attraverso il richiamo e il rinvio ricettizio che viene fatto al comma 23 dell'articolo 1 del disegno di legge di conversione, che è stato modificato in sede di approvazione del maxiemendamento al Senato, si è modificato anche un criterio direttivo della delega, che non è stato oggetto di esame da parte del Parlamento.
Si è detto che poiché è stato modificato l'assetto attraverso cui i singoli Ministeri adottano i regolamenti di organizzazione, disponendo gli assetti del personale, delle risorse e di altro ancora (regolamenti che peraltro non sono sottoposti a termine né a controllo parlamentare), si rinvia per la definizione del principio e del criterio direttivo ad una norma che è stata modificata senza che il Senato, che ha votato la fiducia, né la Camera possano in alcun modo cambiare. Ciò basterebbe, ma vorrei aggiungere ancora un'altra considerazione.
Non è mai accaduto che gli schemi di decreti legislativi venissero sottoposti al parere delle competenti Commissioni parlamentari, a prescindere dal parere espresso dal Consiglio di Stato. Qui è prevista, per la prima volta, la trasmissione contestuale della richiesta di parere al Consiglio di Stato e alle Camere. Così facendo, però, le Commissioni parlamentari competenti per materia si troveranno nella condizione di esaminare ed esprimere un parere su uno schema di decreto legislativo senza conoscere il parere espresso dal Consiglio di Stato. Questa rappresenta un'altra anomalia sotto il profilo costituzionale che ritengo non abbia bisogno di particolari spiegazioni.
È assolutamente evidente che il richiamo che noi facciamo alla violazione dell'articolo 81 della Costituzione nasce non dalla circostanza che non vi sia sotto il profilo formale una copertura finanziaria in linea con l'applicazione di tale articolo, ma dalla clausola della invarianza della spesa la quale è sì in linea, sotto il profilo stilistico, con l'articolo 81, ma tuttavia non è sufficiente a dimostrare che tutto ciò, cioè il movimento di personale da questo a quel dipartimento o dicastero a seguito dell'abrogazione di alcune strutture ministeriali e la costituzione di altre, possa realmente verificarsi nei fatti in linea con quanto sancito da quell'articolo. Credo che ciò dovrebbe farvi riflettere proprio perché voi, sia nel decreto-legge sia nel disegno di legge di conversione dello stesso, avete chiesto che i decreti presidenziali, adottati dal Presidente del Consiglio dei ministri per l'assegnazione del personale e quant'altro, siano sottoposti all'esame delle competenti Commissioni parlamentari. Ciò avviene perché voi non vi fidate - e fate bene - del fatto che il principio formale della invarianza della spesa possa essere rispettato in una megaoperazione di questo tipo che oggettivamente bloccherà, almeno per sei mesi, l'attività dell'esecutivo nella sua articolazione amministrativa.Pag. 93
Da ultimo, non mi soffermo ad esaminare i singoli «spacchettamenti» previsti dal provvedimento in esame, ma desidero porre in rilievo che l'obiettivo, in base al quale avete proposto la riorganizzazione dei ministeri, non riuscirete a raggiungerlo. Dovrete, infatti, spiegarci quale logica risieda nel fatto che, ad esempio, si scorpori dal Ministero delle attività produttive il dipartimento per il turismo, il quale viene così ad essere assorbito dal Ministero per i beni e le attività culturali, mentre le relative competenze e l'esercizio della funzione sono incardinati presso la Presidenza del Consiglio dei ministri che, a sua volta, deve delegare il ministro. A tale riguardo, proprio oggi in Commissione dicevo che l'onorevole Rutelli rappresenta il primo caso di ministro con «semiportafoglio» perché titolare del Ministero per i beni e le attività culturali e del dipartimento per il turismo. Tale dipartimento, come detto, dal punto di vista dell'articolazione è incardinato in quel dicastero, ma il ministro non può esercitare la relativa funzione se essa non le viene delegata dal Presidente del Consiglio dei ministri.
Ancora, voi avete soppresso il dipartimento per le politiche antidroga e avete previsto che le relative competenze siano assegnate al Ministero per la solidarietà sociale che, però, deve organizzarsi al suo interno con una propria struttura al fine di esercitare tale funzione. Avete, inoltre, attribuito, sempre al Ministero per la solidarietà sociale, anche le competenze relative alla lotta al disagio giovanile incardinate presso la Presidenza del Consiglio dei ministri. Da ciò ne consegue che il dipartimento per le politiche giovanili finisce per non occuparsi di nulla. Ed ancora, avete ridotto il Ministero per la famiglia a semplice erogatore di alcuni fondi, di cui fra l'altro si chiede l'ampliamento nella cosiddetta manovrina, perché avete assegnato a tale ministero solo ed esclusivamente alcune funzioni che erano proprie del Ministero del welfare.
In conclusione, siccome esiste, come l'onorevole Zaccaria sa, un vizio di incostituzionalità che si definisce eccesso di potere legislativo, che nasce dalla illogicità con cui il legislatore risolve o tenta di risolvere un problema, ritengo che anche per questa ragione noi oggi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, a nostro avviso, non può essere oggettivamente esaminato da questa Camera.
PRESIDENTE. L'onorevole Bocchino ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 4.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità su un provvedimento che, a nostro giudizio, presenta molti problemi. Infatti, non solo è in contrasto con molti articoli della Costituzione, ma è carente in maniera evidente di quei requisiti di necessità ed urgenza che sono la base fondamentale per l'emanazione di un decreto-legge. Innanzitutto, Presidente, poniamo un problema di fondo. Questo decreto-legge è stato approvato dal Governo il giorno stesso in cui giurò al Quirinale, ancor prima di ottenere in Parlamento la fiducia da parte delle due Camere. Allora, la prima questione che noi poniamo è di carattere costituzionale, cioè se un Governo possa emanare un decreto-legge ancor prima di ottenere l'ultimo atto necessario al perfezionamento di questo organo costituzionale. Vedo il collega Zaccaria che annuisce, dice che questo è possibile, ma non so se lo dice in qualità di costituzionalista o di membro della maggioranza.
Anche il centrodestra nel 2001 approvò un decreto-legge ancor prima di ottenere la fiducia alle Camere, ma era un provvedimento completamente diverso. Innanzitutto, era un provvedimento fatto da una coalizione che non aveva voluto la riforma Bassanini, ampliava di soli due ministri la compagine governativa e creava due dicasteri perché riteneva che politicamente e istituzionalmente ci fosse bisogno di occuparsi di due temi delicatissimi: la salute da una parte e le comunicazioni dall'altra. Questo provvedimento, invece, non ha ragioni politiche ma partitiche, se non addirittura correntizie all'interno dei partiti della maggioranza. L'esigenza primaria diPag. 94questo provvedimento è quella di accontentare gli appetiti delle tante componenti della maggioranza, al fine di far nascere un Governo che aveva delle difficoltà oggettive a mettere insieme i «cocci» della maggioranza. Allora, mi chiedo innanzitutto che cosa pensa il Governo del fatto che tre ministri hanno giurato al Quirinale senza essere ancora ministri. Sirchia e Gasparri nel 2001 giurarono il giorno dopo al Quirinale, non andarono a giurare con l'intero Governo come i ministri senza portafoglio: c'è una vera e propria truffa ai danni dell'elettorato, un comportamento di gravissima scorrettezza istituzionale.
Invece, voi avete fatto giurare dei ministri e Prodi li ha annunciati come ministri con portafoglio di ministeri che ancora non esistevano per legge. Quell'atto, quel giuramento al Quirinale è stato un po' come i matrimoni che si fanno a Las Vegas, quelle cose fasulle con un celebrante fasullo e persone che giurano sapendo di giurare dinanzi ad organismi non deputati ad accogliere quel giuramento...
Presidente, mi scusi, l'onorevole Gasparri dà fastidio; per cortesia, lo può richiamare?
PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, per cortesia...
ITALO BOCCHINO. Quindi, quel giuramento al Quirinale è stato - dicevo - come i falsi matrimoni di Las Vegas.
Pongo un altro problema costituzionale al Governo ed anche al collega Zaccaria, che da giurista prima annuiva. Può un organo costituzionale modificare se stesso? Possono la Corte costituzionale e il CSM modificare se stessi? Può il Governo con un decreto-legge modificare se stesso? Se il Parlamento decidesse di modificare se stesso, avrebbe una procedura rigidissima da rispettare: dovrebbe approvare un provvedimento nei due rami del Parlamento in doppia lettura, con tre mesi di distanza tra la prima e la seconda lettura, secondo quanto previsto dall'articolo 138 della Costituzione, e rischierebbe, poi, di dover andare al referendum confermativo. Ecco le ragioni per cui abbiamo presentato questa pregiudiziale.
Avete rispettato poco la Costituzione, ma dobbiamo ammettere che, se la necessità di fare questo provvedimento non c'era, l'urgenza da parte vostra c'era tutta perché senza la moltiplicazione delle poltrone non sareste stati in grado neanche di avviare questa avventura (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.
SESA AMICI. Signor Presidente, il mio intervento sarà svolto in nome di tutta l'Unione. Quindi, colleghi, spenderete meno tempo nell'ascoltare. Dico questo in senso molto ironico, perché i colleghi dell'opposizione hanno illustrato le loro pregiudiziali di costituzionalità alla luce di un elemento prevalente che è di merito ed essenzialmente politico. Ciò è del tutto legittimo per chi svolga un ruolo di opposizione. Credo, però, che dovremmo rimettere al centro della nostra riflessione i profili relativi alla costituzionalità. I colleghi hanno già avuto occasione, nel corso di questo inizio di legislatura, di assistere, come questa sera, alla illustrazione di pregiudiziali di costituzionalità e credo che tale elemento debba aiutarci a riflettere.
Un primo aspetto rilevante consiste nel valutare attentamente una capacità che dovremmo porre in essere, quella di ascoltare. Un secondo elemento è costituito da un dovere politico e di cultura istituzionale che noi dobbiamo osservare e che ci deve indurre ad aprire una riflessione che, salvaguardando il ruolo del Parlamento e dei suoi componenti, al contempo salvaguardi il ruolo del Governo e il suo diritto-dovere di governare. Credo che questi due elementi debbano aiutarci anche in questo momento, un momento di avvio complesso e abbastanza problematico.
Non c'è dubbio che sia già avvenuto nelle precedenti legislature, e in modo molto marcato proprio nella scorsa legislatura, uno spostamento della funzionePag. 95legislativa parlamentare a favore dell'esecutivo. Lo afferma una parlamentare che, cinque anni fa, ha svolto gran parte delle illustrazioni di pregiudiziali di costituzionalità, insieme ad altri colleghi. Si ricordava, in sede di dichiarazioni di voto sul disegno di legge di conversione del cosiddetto decreto-legge mille proroghe, quanti siano stati i decreti d'urgenza emanati dal Governo di centrodestra e quante siano state le norme con le quali abbiamo dovuto fare i conti sotto il profilo della qualità della legislazione. Sono state forzate le norme di rango primario attraverso questioni regolamentari. Tutti questi rilievi emergevano nei pareri del Comitato per la legislazione.
Credo che tutto ciò, oggi, ci debba indurre ad assumere un impegno doveroso proprio riguardo alla qualità della nostra legislazione e del nostro procedimento legislativo. Noi lo abbiamo già fatto con una sensibilità del tutto nuova e lo vorrei ricordare proprio ai colleghi dell'opposizione. Noi siamo stati capaci di ascoltarci anche su un tema così delicato, quello che riguarda la qualità d'insieme del nostro procedimento legislativo. Il procedimento attualmente in vigore evidenzia tutti i suoi elementi di farraginosità. C'è un meccanismo che devia continuamente dai processi parlamentari a quelli propri dell'esecutivo. A volte, gli elementi della decretazione d'urgenza sono assunti per esigenze più di natura politica che di natura legislativa. Ecco, al riguardo, il primo dovere di questa Camera e dei suoi componenti nel guardare a questi aspetti, distinguendoli dagli elementi del dibattito e della polemica politica. Altrimenti, verremmo meno proprio ad uno degli aspetti che riguarda la funzione legislativa propria del Parlamento.
Nell'approvare il decreto cosiddetto mille proroghe, questa nostra sensibilità si è manifestata attraverso quell'ordine del giorno con il quale ci siamo resi disponibili a trovare le sedi, in collaborazione con il Governo, perché questi elementi possano essere collocati, nel corso di questa legislatura, all'interno di una visione, questa sì, di vera e propria riforma del procedimento legislativo.
Sul merito della questione, ho ascoltato attentamente l'illustrazione dei nostri colleghi. Debbo dire che anche per loro questa è stata un'occasione per illustrare gli elementi di opposizione, di qualità politica e di discussione nel merito delle scelte che sono proprie del Governo. Credo sia giusto e anche doveroso che, nel momento in cui nasce, l'esecutivo faccia quello che ha affermato nella premessa al decreto-legge per il quale si invoca la necessità e l'urgenza. In tale premessa si afferma che il riordino delle attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri è necessario in relazione al nuovo assetto strutturale del Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Amici...
SESA AMICI. L'assetto strutturale del Governo corrisponde esattamente alla possibilità e al dovere politico di intervenire sui suoi aspetti programmatici, dotandosi dell'insieme della struttura e della regolamentazione, ed infatti - vorrei ricordarlo soprattutto al collega La Loggia - uno dei criteri direttivi per l'esercizio della delega che è stato inserito, proprio al comma 23 dell'articolo 1 prevede che limitatamente alle amministrazioni interessate al riordino intervengano regolamenti di organizzazione per definire gli assetti organizzativi e il numero massimo delle strutture di primo livello. Vale a dire che proprio nella richiesta del Governo, nell'attivare uno dei suoi criteri direttivi della delega, si invoca un atto parlamentare pari a quello di rango legislativo, laddove nella qualità della legislazione della passata legislatura per troppo tempo abbiamo assistito ad una confusione delle fonti, che ha peggiorato di molto la capacità legislativa di questo Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi de L'Ulivo e dei Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. La collega Amici ha già anticipato che le questioni pregiudizialiPag. 96presentate attengono certamente più al merito che ad elementi di costituzionalità veri e propri. Naturalmente si è fatto riferimento alle relazioni fra Parlamento e Governo, in particolare per quanto attiene alla delega che il Governo chiede per l'adozione di uno o più decreti legislativi per il coordinamento delle disposizioni in materia di funzioni e di organizzazione della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei ministeri. In Commissione si è lavorato su questo aspetto; al riguardo si è espresso il presidente della Commissione Affari costituzionali e c'è stato addirittura un auspicio del Presidente della Camera relativamente all'uso dei decreti-legge ed al raccordo necessario, affinché questo Parlamento possa svolgere fino in fondo il proprio compito e i decreti-legge diventino finalmente espressione di casi effettivi di necessità ed urgenza, diversamente da quanto avvenuto nella scorsa legislatura.
In questo caso non siamo però di fronte ad una contestazione che abbia una fondatezza dal punto di vista costituzionale. Siamo di fronte ad una contestazione di carattere politico. Naturalmente ognuno può esprimere le proprie valutazioni rispetto all'opportunità di accorpare o scorporare dei ministeri, ma è evidente la legittimità e la libertà di questo Governo di adeguare la propria struttura sulla base delle esigenze programmatiche e sulla base della necessità di rispondere con quella struttura e con quella organizzazione alle finalità che si è dato nel proprio programma, che ci ha illustrato in quest'aula.
In questo senso abbiamo avuto anche l'espressione di consensi da parte delle Commissioni competenti. Penso che non possiamo che ribadire queste valutazioni, che sono comprese e che tendono a soddisfare esigenze di merito relativamente all'attuazione del programma. Per quanto riguarda la contestazione, che è stata sollevata anche in sede di discussione in Commissione, relativamente ai costi che possono essere determinati da una tale ristrutturazione, si tratta anche in questo caso di elementi che possono essere affidati soltanto all'organismo competente, che è il Governo, che ha espresso tutte le valutazioni del caso e non mi pare che in una sede di questo tipo vi possano essere argomenti atti a contestare tali elementi.
Quindi è evidente il carattere tutto politico, legittimo ma tutto politico, delle ragioni che hanno portato esponenti della minoranza a presentare le questioni pregiudiziali. Naturalmente, da parte nostra, da parte di questa maggioranza, non si possono che respingere queste valutazioni e quindi il nostro voto su di esse sarà necessariamente contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo e colleghi - compresi quelli del centrodestra, che sono usciti dall'aula - ...
ILARIO FLORESTA. Tu sei uscito l'altra volta!
MARCO BOATO. ... la collega Amici poco fa e, da ultimo, la collega Mascia hanno spiegato con grande equilibrio, con grande rigore ed anche con grande pacatezza - a differenza di quanto hanno fatto, nell'illustrare le questioni pregiudiziali da loro presentate, i colleghi dell'opposizione - le motivazioni per le quali noi, deputate e deputati appartenenti ai diversi gruppi dell'Unione, voteremo, nell'unica votazione che l'Assemblea sarà chiamata ad effettuare, contro tali strumenti.
Come le colleghe ed i colleghi sanno, la Casa delle libertà non ha presentato un'unica questione pregiudiziale ma, come è del tutto legittimo, quattro diversi strumenti, proposti rispettivamente dal gruppo della Lega Nord Padania, dal gruppo di Forza Italia, da quello dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e, da ultimo, dal gruppo di Alleanza Nazionale.
Le colleghe Mascia ed Amici hanno ricordato, con grande rispetto delle posizioni politiche assunte dall'opposizione, che le motivazioni che abbiamo testè ascoltato in sede di illustrazione dellePag. 97questioni pregiudiziali presentate, nonché quelle che possiamo puntualmente leggere nel fascicolo che le contiene, sono valutazioni di carattere politico, in larghissima parte opinabili, ma del tutto legittime e rispettabili.
Vorrei citare la più estesa di tali questioni pregiudiziali, vale a dire quella presentata dai colleghi Bocchino e Migliori, del gruppo di Alleanza Nazionale. Rilevo che ad un certo punto, a pagina 7 del fascicolo, tale questione pregiudiziale parla di «perplessità»; in un altro paragrafo, si torna a manifestare, ancora una volta, «perplessità»; a pagina 8, invece, si parla di «forti dubbi», mentre a pagina 9 dello stesso fascicolo si ritrova il termine «ambiguità» e si afferma, altresì, che «non è chiaro a quale logica risponda l'impianto dell'intero provvedimento».
Da una parte, devo esprimere il mio rispetto, nonché la mia ammirazione, nei confronti di colleghi (come quelli appartenenti al gruppo di Alleanza Nazionale) che, nell'ambito di una questione pregiudiziale, anziché usare i toni stentorei che abbiamo ascoltato in sede di illustrazione di tali strumenti, evidenziano una notevole problematicità nel motivare il loro atto; tuttavia, non v'è chi non veda - come direbbe qualcuno - che una pregiudiziale di costituzionalità non può basarsi su perplessità, su dubbi, su ambiguità e sulla mancanza di chiarezza.
Si tratta, infatti, di motivazioni che possono ispirare, ad esempio, il Comitato per la legislazione (il quale ha già formulato alcuni rilievi critici), oppure il dibattito politico che svolgeremo tra pochi minuti in questa stessa Assemblea. Desidero tuttavia osservare che, sotto il profilo della costituzionalità del provvedimento in esame, si devono rigorosamente richiamare gli articoli della Costituzione, e non quelli delle leggi ordinarie, che si ritengano violati!
Rilevo, invece, che in tutte e quattro le questioni pregiudiziali presentate vengono ripetutamente richiamati il decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 300, e la legge n. 400 del 1988 sull'ordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri. Si tratta di valutazioni che possono essere rispettabilissime, ma riguardano profili critici nei confronti della legislazione ordinaria, non della Costituzione.
Vorrei altresì evidenziare che quando, nell'ambito delle quattro questioni pregiudiziali presentate, si vogliono chiamare in causa articoli della Costituzione, si fa sostanzialmente riferimento all'articolo 77 (riguardante la decretazione d'urgenza), in qualche caso all'articolo 76 (concernente le leggi delega ed i conseguenti decreti legislativi), all'articolo 81 (sulla copertura finanziaria) e all'articolo 97 (relativo al buon andamento della pubblica amministrazione); qualcuno - mi sembra l'onorevole Maroni - si azzarda a richiamare perfino l'articolo 117 della Costituzione, che mi pare non c'entri assolutamente nulla con il provvedimento in esame!
Però, debbo ricordare, come hanno già fatto i colleghi Amici e Mascia, che, al di là del dibattito politico sul merito (tra pochi minuti comincerà e sarà sicuramente ampio e anche fortemente critico)...
PRESIDENTE. Onorevole...
MARCO BOATO. Concludo subito, signor Presidente.
Ebbene, aldilà di ciò, dobbiamo capire che la natura costituzionale e istituzionale di questo decreto-legge è esattamente identica al precedente decreto-legge del Governo Berlusconi adottato all'inizio della scorsa legislatura
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Boato.
MARCO BOATO. Ho concluso.
Quindi, se il centrodestra ha respinto pregiudiziali presentate all'inizio della scorsa legislatura, non può cambiare opinione a distanza di cinque anni solo perché oggi si trova all'opposizione. Pertanto, invito ad esprimere un voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati dei gruppi dei Verdi e de L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessuno altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.Pag. 98
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, la pregherei di disporre la verifica delle tessere di votazione.
PRESIDENTE. Invito i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Se gli onorevoli Aprea e Bafile hanno terminato i controlli, possiamo procedere...
FRANCESCO GIORDANO. Controlliamo le schede anche di là!
RICCARDO MILANA. Anche le schede di là! Sono tutti vuoti i banchi!
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Maroni n. 1, Elio Vito n. 2, D'Alia ed altri n. 3 e Bocchino n. 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico che il numero legale è stato raggiunto (Applausi).
Comunico quindi il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 291
Maggioranza 146
Hanno votato sì 6
Hanno votato no 285
Sono in missione 20 deputati).
Prendo atto che il deputato Crosetto non è riuscito ad esprimere il proprio voto; prendo atto altresì che i deputati Sposetti e Balducci non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.