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DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI GIUSEPPE OSSORIO, CAMILLO PIAZZA, ANGELO PIAZZA, GINO CAPOTOSTI E FRANCESCO TOLOTTI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 1750
GIUSEPPE OSSORIO. Grazie, signor Presidente della Camera, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, Italia dei valori dà un giudizio sostanzialmente positivo sul provvedimento recante Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria per l'approvazione in Aula e ritiene che l'attività svolta in Commissione bilancio sia stata utile e necessaria. Sono stati riscontrati molti punti di convergenza, ed importante è stato il lavoro dalla maggioranza e dell'opposizione e del presidente Duilio.
Come sempre, si poteva fare di più e meglio, come in ogni provvedimento legislativo. Noi possiamo affermare, però, che il testo di cui si è discusso in Aula e che troverà il sostegno del mio gruppo è un punto di equilibrio sostanziale fra le necessità della finanza pubblica e le risorse finanziarie da non distogliere al mercato e alla ripresa dell'economia del paese.
Si è detto largamente dei veri e seri problemi dell'economia italiana: il declino della competitività; l'inefficienza delloPag. 88Stato; lo squilibrio dei conti pubblici. Questo solo per dire alcuni dei problemi che sono all'attenzione delle forze politiche di maggioranza e di opposizione, ma anche dei ceti produttivi e della società italiana nel suo complesso.
Il mio gruppo ritiene che il Governo Prodi stia facendo un serio tentativo con il decreto legge n. 262, verso l'equilibrio dei conti dello Stato. Si può prevedere, infatti, che il rapporto deficit-PIL nel 2007 raggiungerà il 2,8; il rapporto debito-Pil tornerà a diminuire; l'avanzo primario salirà.
Siamo, nonostante tutto, consapevoli che la spesa primaria non diminuisce e che il minore deficit è direttamente commisurato alla forza di dissuasione che si porrà verso l'evasione fiscale e l'elusione.
In questo senso, riteniamo che il fulcro del «decreto fiscale» sia nel deliminare un insieme di interventi finalizzati al contrasto di una piaga antica che è rappresentata dall'evasione fiscale.
La Banca d'Italia, in un recente studio condotto nel tentativo di capire se vi sia un'inversione di tendenza rispetto al passato e se si possa incidere sul fenomeno dell'evasione fiscale, ritiene che esso abbia assunto un carattere sociale, nel senso di una sempre più diffusa tolleranza collettiva al fenomeno. Questo, colleghi deputati, è un fatto molto grave per un paese moderno. Esso dovrebbe farci riflettere su tutti gli strumenti necessari da mettere in campo per attenuarne l'incidenza negativa sull'economia del paese, ben sapendo che sarà molto difficile nel breve periodo un abbattimento sostanziale della pressione fiscale.
Tuttavia, prima di passare al richiamo di alcune osservazioni specifiche, vorrei muoverne una di carattere generale: intendo riferirmi al principio per cui l'inasprimento sanzionatorio e dei controlli sarebbe il mezzo che dovrebbe realizzare il fine del contrasto all'evasione, addirittura preminente sugli interventi della forma dei controlli. Il vero deterrente rimane, a mio avviso, e qui esiste un'ampia letteratura tecnica economica a supporto, la effettiva probabilità di avere la sanzione veramente applicata: insomma, nessuna sanzione, per quanto elevata, sarà efficace se non sarà l'esito di un efficiente sistema dei controlli. Il che richiederà un deciso, forte e significativo intervento sul sistema dell'Amministrazione finanziaria dopo il tramonto peraltro non recente degli ispettorati e del Secit. Noi non crediamo che gli interventi di incentivo in forma di benefici economici siano una forma di vero contrasto all'evasione.
Invitiamo, quindi, alla prudenza per quanto riguarda la previsione delle entrate. È il caso di osservare che sulla base dei contenuti della relazione tecnica al provvedimento, dal contrasto all'evasione si attenderebbe un incremento della maggiore imposta accertata per circa 4 miliardi di euro: 1.800 milioni di euro provenienti dall'IVA; 1.950 milioni di euro provenienti dall'Irpef; 250 milioni di euro provenienti dall'Irap; 90 milioni di euro da altre imposte dirette.
Qualora tale risultato fosse conseguito, se ne avrebbero effetti sul piano distributivo certamente in grado di riequilibrare il sistema in positivo, recuperando base imponibile da categorie di contribuenti che attualmente sfuggono all'imposizione: il che riequilibrerebbe, sul piano della giustizia fiscale, gli effetti dell' inasprimento delle aliquote previsto nella legge finanziaria.
Con specifico riferimento al saldo netto da finanziare, le entrate in questione, pari circa a 4 miliardi di euro, concorrono alla copertura complessiva degli oneri correnti del disegno di legge finanziaria.
Con riferimento alla maggiore imposta accertata iscritta a ruolo, l'ipotesi di effetti di cassa già dal 2007 comporterebbe che negli ultimi mesi del 2006 l'amministrazione raggiunga gli obiettivi di maggiore imposta accertata ed iscritta a ruolo. In termini quantitativi, bisogna raggiungere l'obiettivo che la quota di riscosso raggiunga la misura del 10 per cento dell'imposta accertata ed iscritta a ruolo. In rapida rassegna, voglio anche dire che per quanto attiene alle successioni, Italia dei Valori ritiene che il milione di euro di franchigia rapportato ai valori catastali sia un provvedimento corrispondente all'ideaPag. 89che i grandi patrimoni vadano colpiti da tale imposizione. E riteniamo quindi che si possa e si debba applicare un'aliquota sulla parte eccedente il milione di euro. In relazione al bollo auto si è affrontato bene il problema non nella logica di reperire fondi ma in quella di dare maggiore incentivi al trasporto locale pubblico.
Sul fronte delle infrastrutture c'è sembrato importante che, con riferimento al sistema della circolazione ordinaria, alla Calabria e alla Sicilia si restituiscano disponibilità finanziarie per la realizzazione di opere come quella del Ponte sullo stretto.
Concludo la mia dichiarazione di voto favorevole alla conversione in legge del decreto ricordando che bisognerà affrontare con vigore e con forte volontà i problemi aperti della privatizzazione e della liberalizzazione di un sistema economico tuttora ingessato e poco incline ad affrontare una competitività internazionale. Un tema questo sul quale, signor Presidente, Italia dei Valori ritornerà nei prossimi tempi e che vorrà porre al centro del suo impegno parlamentare.
CAMILLO PIAZZA. I Verdi esprimono il loro voto favorevole, non solo per «dovere» di fiducia al Governo, ma esprimono il loro voto favorevole soprattutto nella convinzione che questo decreto fiscale è uno strumento importante e valido per il paese. Credo che sia giusto, anche da parte nostra, dichiarare il riconoscimento del buon lavoro svolto dai relatori, dalle Commissioni e dai rappresentanti del Governo, che ha permesso di raggiungere un giusto equilibrio tra le diverse sensibilità.
In particolare riteniamo utile ricordare la modifica degli articoli 6 e 7 in materia di misure a favore dello sviluppo, dell'efficienza energetica e sull'imposta su successione e donazioni, dove sono inseriti 101 milioni di euro volti ad elevare il livello di sicurezza nei trasporti pubblici locali e il loro sviluppo sul territorio, oltre a confermare, nell'articolo 7, comma 16, tutti gli interventi per favorire l'acquisto di autovetture a doppia alimentazione (GPL e metano).
Un discorso a parte merita la nostra richiesta di togliere l'articolo 13; da più parti è pervenuta l'accusa che i Verdi siano contro lo sviluppo delle autostrade del mare e della sistemazione dei porti. Nulla è più falso.
I Verdi non sono contro lo sviluppo, i Verdi sono contro le cose fatte in fretta e male.
Abbiamo già espresso qualche preoccupazione nel veder inseriti, dopo l'articolo 7, moltissimi argomenti che poco c'entrano con le questioni fiscali, anche se capiamo alcune esigenze connesse all'urgenza; ma se poi le questioni vengono poste con fretta, si rischia di commettere dei piccoli errori.
Abbiamo già espresso la nostra volontà di ragionare fin da subito, anche nella finanziaria, sulla possibilità di dare delle certezze circa i tempi e le procedure, ma permettetemi di dire che si può fare qualunque cosa, meno che rinviare alle regole previste dalle normative europee in tema di VIA.
In altri termini, noi non siamo contro nulla, ma siamo per garantire delle procedure certe e chiare.
Altro argomento di grande interesse è la modifica dell'ordinamento dell'Apat. Finalmente si ritorna ad avere una agenzia per la protezione dell'Ambiente autonoma anche rispetto al Ministero dell'ambiente. Alla scadenza del quindicesimo anno dopo il referendum con il quale più del 90 per cento ha chiesto la creazione dell'Agenzia per l'ambiente, finalmente con questo decreto si ritorna allo spirito referendario.
Per questo motivo votiamo a favore della conversione in legge del decreto.
ANGELO PIAZZA. Annuncio il voto favorevole della Rosa nel Pugno al provvedimento ora in esame, che è parte integrante di una complessa manovra finanziaria, la quale nel suo insieme raccoglie il nostro consenso, trattandosi di una sintesi di misure sulla spesa e sulle entrate idonee a contribuire ad un incisivo risanamento dei conti pubblici e a porre le prime premesse per un rilancio dello sviluppo economico del paese.Pag. 90
Non abbiamo mancato di evidenziare - sul provvedimento odierno - sin dall'inizio alcuni nostri rilievi, che riguardavano gli aspetti fiscali, ed in particolare la disciplina legata al tema della imposta di successione, nonché l'articolo 12 del decreto-legge, recente la nuova disciplina delle concessioni autostradali.
Il testo originario, e la previsione di una surrettizia imposta di registro sul trasferimento in cui il dante causa fosse persona deceduta, a nostro avviso non corrispondevano alla trasparenza dovuta nella attuazione degli impegni elettorali che l'Unione ha preso nei confronti dei cittadini e del paese.
La previsione di una imposta di successione, chiaramente disciplinata e limitata come ora veramente ai grandi patrimoni, anche in considerazione del valore di calcolo della base imponibile per gli immobili legata alla rendita catastale, corrisponde maggiormente a quanto previsto nel patto da noi sottoscritto con il corpo elettorale.
Restano intatte invece le nostre perplessità sul testo dell'articolo 12 del decreto, in tema di concessioni autostradali.
Le nuove regole muovono dalla esigenza di rivedere meccanismi tariffari e disciplina degli investimenti, particolarmente relativi agli interventi infrastrutturali che le società concessionarie devono realizzare sulla base delle convenzioni.
Noi riteniamo che occorra di certo una verifica rigorosa degli adempimenti da parte dei concessionari, e delle cause degli inadempimenti che venissero accertati, alla luce delle complesse normative, con procedure farraginose, nonché duplicazione e sovrapposizione di competenze tra organi istituzionali centrali e locali.
Ma deve valere per tutti il principio «pacta sunt servanda»: alle concessioni accedono convenzioni, che regolano i rapporti tra lo Stato e i concessionari, prevedendo rispettivi diritti e obblighi: e lo Stato per primo deve mantenere gli impegni che prende.
L'articolo 12, stabilendo che le nuove regole operano anche per le concessioni in essere, e che se il concessionario non si adegua decade, applica le norme retroattivamente, incide su diritti quesiti, pone dubbi sul rispetto della Costituzione (in particolare gli articoli 41 e 43), mette l'Italia a rischio di rilievi e procedure di infrazione da parte della Commissione dell'Unione europea per lesione del principio di libera circolazione dei capitali.
Non ci interessa in questa sede l'incidenza delle disposizioni su operazioni societarie in corso che riguardano concessionari autostradali: ci interessa l'immagine del nostro paese, che di fronte ai mercati e agli investitori internazionali non può apparire come un soggetto del quale non ci si può fidare perché non rispetta la parola data, assume impegni con atti negoziali, e poi con decreto-legge li annulla unilateralmente e in via autoritativa.
Nel confermare il nostro voto favorevole, ribadendo le nostre perplessità sul punto, abbiamo presentato anche un ordine del giorno, volto a impegnare il Governo a valutare l'impatto della norma e le sue eventuali modifiche.
Auspichiamo anche che la manovra ritorni nei successivi passaggi con maggior rigore sul tema della equità fiscale e della lotta alla evasione, oggi incontrollata e - sembra - incontrollabile, causa prima del carico fiscale su chi già le imposte correttamente e regolarmente paga, oltre che di gravi effetti sui conti pubblici.
Terminata la fase del risanamento, auspichiamo che almeno la metà del gettito recuperato dalla lotta alla evasione sia destinato a diminuire le tasse per tutti i cittadini, anche per coloro a cui ora chiediamo sacrifici. Con queste osservazioni, annuncio il voto favorevole della Rosa nel Pugno.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo ascoltato con pazienza e rispetto i molteplici interventi che si sono susseguiti in questa aula nell'arco delle ultime ore e a nome del mio gruppo, i Popolari-Udeur, mi limiterò a svolgere solo alcune considerazioni sulPag. 91provvedimento che ci apprestiamo a votare, in quanto ritengo sia opportuno concludere presto questo intervento.
Il decreto-legge di cui abbiamo discusso in questi giorni è arrivato in aula dopo un lavoro lungo e faticoso delle Commissioni di merito.
Un lavoro positivo che ha portato - come tutti sappiamo - non solo all'approvazione di un testo profondamente modificato, in alcuni sui punti, rispetto alla stesura iniziale, ma anche ad una serie di riflessioni sul modo in cui si è proceduto sino a questo momento e, più in particolare, sul ruolo che nell'ambito di questo contesto ha svolto il Parlamento.
È stato svolto un lavoro. Un lavoro che senza alcun dubbio poteva essere migliorato. Un lavoro che avremmo potuto proseguire in aula se parte dell'opposizione non avesse fatto un ostruzionismo deplorevole. Un lavoro che, pur tuttavia, rappresenta nei fatti - a dispetto di quanto si dica - un grosso lavoro e sicuramente il primo passo per affrontare un serio dibattito finalizzato all'approvazione della prossima legge finanziaria.
Vorrei ricordare in questa aula che in Italia esistono due milioni e mezzo di famiglie povere e sette milioni e mezzo di persone che «campano» fra stenti e sacrifici. Sono convinto che il nostro lavoro migliorerà questa situazione con un serio intervento di politica fiscale a favore dei ceti più deboli, come poi dirò.
Tuttavia, preliminarmente, si deve ricordare in questa aula quanto è accaduto negli anni precedenti: il modo in cui è stata presa in giro la gente e sono state poste sistematicamente diverse questioni di fiducia - e non soltanto sui decreti di accompagnamento, ma anche sulle leggi finanziarie -; l'esistenza nella precedente legislatura di un rapporto di forza tra maggioranza e opposizione forse mai verificatosi nella storia della Repubblica italiana, con ben 100 parlamentari in più alla Camera e 50 parlamentari in più al Senato.
Si deve ricordare come le leggi finanziarie varate da voi, cari colleghi dell'opposizione, tentassero di diminuire il debito pubblico agendo sui fattori strutturali più importanti e strategici della nostra economia e, tra questi, sulla spesa sanitaria a danno di decine di migliaia di cittadini italiani; ancora, nel nostro paese si registrano 200 miliardi di euro di evasione ed elusione, 200 miliardi di euro che di certo non si sono potuti accumulare nei quattro mesi di questa legislatura.
Soprattutto vorrei ricordare che sono passati soltanto quattro mesi dalla vostra gestione e che questa cosa la gente non potrà dimenticarsela molto facilmente.
Inoltre, prima del merito del decreto, la verità, miei cari colleghi, è che questo Governo fa molto comodo anche a voi.
Sì, proprio a voi.
Vi fa comodo pensare almeno questo: che se questo Governo dovesse durare gli anni che durerà, ovvero cinque anni, un possibile successore di Berlusconi potrebbe trovare la possibilità di fare capolino nella vostra coalizione ed è questa la vostra grande ipocrisia e la vostra pochezza.
Anche per questo motivo, noi, i Popolari-Udeur, voteremo a favore e con convinzione questo provvedimento.
Anche per farvi un favore.
Come è noto, il decreto fiscale interviene significativamente su diversi temi: sul tema delle successioni e delle donazioni, dove l'impegno dimostrato dal nostro gruppo parlamentare affinché vi fosse un equo contemperamento degli interessi in gioco e non ci fosse un surrettizio aumento delle vigenti imposte ipotecaria, catastale e di registro è stato sin da subito chiaro e decisivo; sul tema delle infrastrutture dove una parte delle risorse destinate alla costruzione dell'apocalittico Ponte sullo stretto di Messina, circa 50 milioni di euro, saranno destinate per il 70 per cento alla realizzazione di strade in Sicilia e finalmente per il 30 per cento alla costruzione di strade in Calabria; sul tema del trasporto pubblico locale, dove si prevede la costituzione di un fondo di 100 milioni di euro per il prossimo triennio con l'obiettivo di potenziare un settore ormai da troppo tempo lasciato alla deriva; sul tema dell'agricoltura, dove si prevede l'istiPag. 92tuzione di una sorta di 'no tax area' per gli agricoltori che hanno un volume d'affari inferiore ai 7 mila euro l'anno e saranno esonerati dal «versamento dell'imposta e da tutti gli obblighi documentali e contabili compresa la dichiarazione annuale».
Stando sempre al decreto oggi al nostro esame, sul quale esprimiamo un giudizio generale assolutamente positivo, vorrei soffermarmi in particolare su un punto.
Mi riferisco alla norma che contiene le disposizioni relative al contrasto, all'evasione e all'elusione fiscale.
Noi, i Popolari-Udeur, consideriamo positiva la conclusione che si è trovata sul tema delle sanzioni da irrogare per l'infrazione di mancata emissione dello scontrino fiscale.
Questo è stato uno dei punti sul quale si è sviluppato un dibattito acceso ed anche un confronto; non sono mancate polemiche e sono intervenute le categorie.
Se la norma originariamente proposta poteva apparire eccessiva, se non addirittura punitiva come alcuni hanno detto, la soluzione trovata, e rispetto alla quale i Popolari-Udeur hanno da subito assunto una posizione radicale, appare a nostro avviso equilibrata, in quanto contempera esigenze di rigore e di ragionevolezza.
In buona sostanza ciò che mi preme ribadire in questa Assemblea è che il nostro giudizio sul complesso del provvedimento è positivo.
Concludo, quindi, ribadendo il sostegno e il voto favorevole che noi, i Popolari-Udeur, daremo con convinzione a questo provvedimento, che a nostro avviso si pone nella giusta direzione di tracciare un equilibrato bilanciamento tra esigenze di risanamento di cui necessita il nostro paese e quelle di una più equa distribuzione della ricchezza.
L'auspicio che noi facciamo a questo Governo è che si prosegua dunque per questa strada e che il nostro lavoro possa essere ancora migliorato nel tempo.
FRANCESCO TOLOTTI. Il decreto-legge che ci accingiamo a convertire è arrivato in aula dopo un lavoro lungo e difficoltoso nelle Commissioni di merito riunite in seduta congiunta; un lavoro non infruttuoso, che ha portato all'approvazione di un testo profondamente modificato, in alcuni punti, rispetto alla stesura iniziale. Purtroppo il passaggio in aula ha evidenziato invece, da parte di alcuni gruppi dell'opposizione, un atteggiamento ostruzionistico e pregiudiziale, che ha vanificato il tentativo del Governo e della maggioranza di garantire al provvedimento un «normale» percorso in aula.
Abbiamo sentito molti colleghi del centrodestra lamentare, di fronte al ricorso alla fiducia, la mortificazione del ruolo del Parlamento. Sono osservazioni di cui tenere conto, ma non sarà inutile ricordare che il mancato rispetto delle prerogative del Parlamento è stato il segno distintivo di cinque anni di Governo di centrodestra, caratterizzati da un diluvio di leggi delega e da ripetuti passaggi blindati della legge finanziaria, nonostante che i numeri, in entrambe le Assemblee del Parlamento, rendessero possibile un iter normale dal punto di vista istituzionale. Comunque, riteniamo vada accolto l'invito del Presidente della Repubblica a valorizzare il confronto fra maggioranza e opposizione. Per questo motivo, personalmente, auspico che la discussione del disegno di legge finanziaria alla Camera, che seguirà l'approvazione di questo provvedimento, sia sottratta alla blindatura della fiducia.
Il decreto-legge in approvazione è parte integrante, con il disegno di legge finanziaria, della manovra di risanamento e di sviluppo. Una manovra che sconta un'eredità pesante, l'eredità Tremonti, che non può essere semplicemente rimossa o messa nel dimenticatoio. La riassumerei così: il centrodestra ci ha lasciato un paese fuori linea, in maniera molto grave, rispetto ai parametri europei. Ma anche a prescindere dai parametri europei, i conti che abbiamo ereditato rappresentano una pesante zavorra per il paese: un tendenziale deficit/PIL ben al di là del 3 per cento; un avanzo primario vicino allo zero, cosa particolarmente grave nel momento in cui si assiste ad una ripresa del costo del denaro (e con lo stock di debito pubblico che grava sul paese è uno scenario particolarmentePag. 93difficile e pesante per noi); un debito pubblico che, nel quinquennio 2001-2006, ha ripreso a salire, invertendo la tendenza alla diminuzione che si era affermata con i Governi del centrosinistra.
In merito al complesso della manovra di bilancio c'è stato chi non ha esitato a parlare di odio di classe e di vendetta sociale. Con tutta la buona volontà, non riesco a vedere odio di classe o vendetta sociale in una manovra di ridisegno delle aliquote fiscali e delle detrazioni che semplicemente avvia una ridistribuzione di risorse di segno inverso rispetto a quella perseguita nel quinquennio precedente. Ricordo che, con il secondo modulo della cosiddetta riforma fiscale Tremonti, furono restituiti 6 miliardi di euro ai redditi superiori ai 70 mila euro, e cioè a una quota assolutamente minoritaria della platea dei contribuenti. Ora, con una rimodulazione delle aliquote e con il riconoscimento di detrazioni decrescenti per carichi di famiglia e di lavoro dipendente - ed autonomo - parte di quelle risorse vengono trasferite sui redditi medio-bassi. Credo sia semplicemente un atto di equità e di riequilibrio a favore dei ceti medio-bassi, coerente non solo con il nostro programma elettorale, ma anche con l'esigenza di rilanciare i consumi, che possono ripartire se si sostiene il reddito della grande maggioranza della popolazione. Piuttosto, a questo riguardo, nel prosieguo dell'iter parlamentare e del confronto con le parti sociali e le autonomie locali, credo sia utile continuare a perseguire tale impegno, introducendo aggiustamenti del meccanismo aliquote-detrazioni per scongiurare effetti distorsivi indesiderati. In particolare si deve scongiurare il rischio che un'applicazione del patto di stabilità penalizzante per le autonomie locali - cosa che il centrodestra ha fatto in questi anni - determini un aumento del prelievo fiscale locale o un aumento delle tariffe dei servizi, o peggio ancora un taglio dei servizi a livello locale. Per questo, considero molto positivo il lavoro svolto dalle Commissioni in sede consultiva, che nei loro pareri hanno introdotto osservazioni sull'opportunità, tra l'altro, di inserire una clausola di salvaguardia per i redditi al di sotto di un certo livello (40.000-45.000 euro annui) e sulla necessità di assicurare una effettiva progressività della tassazione, per evitare il determinarsi di «scalini» per i redditi intorno ai 30.000 euro. Le modifiche già annunciate dal Governo, che ha presentato a questo proposito un emendamento che aggiusta il nuovo profilo delle detrazioni, anche tenendo conto degli effetti che il passaggio dalle deduzioni alle detrazioni potrebbe avere sulle addizionali IRPEF regionali, ed emendamenti presentati in sede parlamentare, autorizzano a prevedere che nel passaggio parlamentare contribuiranno a migliorare e a rendere ancora più coerente il profilo redistributivo dell'intervento sull'IRPEF.
Ci sarà modo di approfondire queste ed altre tematiche - cuneo fiscale, provvedimenti per la competitività e lo sviluppo, TFR e molti altri «titoli» che il Presidente del gruppo dell'Ulivo Franceschini ha opportunamente richiamato nella sua dichiarazione sul maxiemendamento - nel corso della discussione sulla finanziaria.
Stando al decreto oggi al nostro esame, sul quale ribadiamo un giudizio positivo, vorrei soffermarmi in particolare su tre punti.
Innanzitutto, sull'articolo 1, che contiene le norme relative al contrasto all'evasione e all'elusione. Considero decisamente positiva la conclusione che si è trovata sul tema delle sanzioni da irrogare per l'infrazione di mancata emissione dello scontrino fiscale. Questo è stato uno dei punti sul quale si è sviluppato un dibattito acceso ed anche un confronto; non sono mancate polemiche e sono intervenute le categorie. Se la norma originariamente proposta poteva apparire eccessiva, la soluzione trovata appare a mio avviso equilibrata, in quanto contempera esigenze di rigore e di ragionevolezza. Ricordo che si prevede che la sanzione scatti nel caso di tre infrazioni commesse nell'arco massimo di cinque anni. Se l'importo complessivo della somma non certificata dallo scontrino fiscale è inferiore ai 50 mila euro, si ha la sospensione immediata e la chiusura dell'attività da trePag. 94giorni a un mese. Se invece l'importo è superiore - ma lì entriamo in un campo che oggettivamente è difficile ascrivere alla dimenticanza, alla svista o all'errore materiale -, allora scattano sanzioni più pesanti, con la sospensione per un periodo da un mese a sei mesi. Vale sempre la pena di ricordare, peraltro, che il contrasto dell'evasione non si iscrive dentro la volontà di punire ideologicamente il ceto medio, ma è al contrario la garanzia di condizioni corrette di concorrenza tra operatori economici, commerciali e professionali, come del resto è riconosciuto in primo luogo da tutte le associazioni di categoria economiche e professionali.
Un secondo punto riguarda l'introduzione dell'imposta di successione sulle eredità e le donazioni. La soluzione trovata appare convincente, anche perché è chiara dal punto di vista nominale. Ma convincenti mi sembrano soprattutto i contenuti. Infatti, la franchigia di un milione di euro - riferito al valore catastale - per erede, per quanto riguarda la successione diretta - cioè il coniuge e i parenti in linea retta -, esclude la stragrande maggioranza delle eredità e certamente esenta dall'imposizione le donazioni di tutte le famiglie normali, ivi compreso il ceto medio, evocato ripetutamente e anche un po' a sproposito, a meno che non si ritenga che il ceto medio sia costituito da quella percentuale assolutamente minoritaria della popolazione con redditi che la collocano nel decile più alto della platea dei contribuenti. Per definizione, il ceto medio rappresenta un'area di cittadini e contribuenti che costituisce la maggioranza del paese. Se è così, la soluzione trovata mette al riparo dal pericolo che la successione o la donazione dei risparmi di una vita sia sottoposta ad imposizioni non equilibrate.
Infine, vorrei soffermarmi brevemente sull'articolo 12, relativamente al quale devo dare atto di un atteggiamento aperto e costruttivo del ministro Di Pietro nel rapporto con il Parlamento. La versione sottoposta oggi ad approvazione è decisamente migliorativa del testo originario; è ribadito l'impianto, largamente condivisibile, che ispira l'articolo 12 cioè la necessità di garantire il rispetto di criteri di chiarezza, di trasparenza e di rigore, perseguendo l'eliminazione di conflitti di interessi che in questi anni si sono evidenziati con grande nettezza, soprattutto in ordine ai rapporti tra società madri e società controllate, nell'ambito delle attività di progettazione e di realizzazione di grandi infrastrutture, quali sono le autostrade. Anche qui, dunque, né rigore ideologico né atteggiamento vincolistico, ma esigenza di chiarezza e trasparenza, prerequisiti affinché si possa perseguire con successo un piano di rilancio delle opere pubbliche necessarie per il nostro paese. Va peraltro ribadito che, nel corso della discussione in Commissione, il ministro ha opportunamente chiarito che le nuove disposizioni non riguardano quelle convenzioni in essere, che sono costruite su delicati equilibri di project financing (penso per esempio alla nuova autostrada Brescia-Bergamo-Milano, una infrastruttura di grande importanza per il Nord).
Per queste e per altre ragioni, il decreto-legge rappresenta un primo essenziale passo dentro una manovra che si propone di perseguire equità, risanamento e sviluppo. Per tale motivo, ribadisco il voto favorevole del gruppo de L'Ulivo al provvedimento.