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Seguito della discussione del disegno di legge: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007) (A.C. 1746-bis) (ore 15,36).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 16.500 del Governo - A.C. 1746-bis)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Neri. Ne ha facoltà.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, noi siamo chiamati oggi ad esprimere il voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sul nuovo testo del disegno di legge finanziaria. La tentazione di pensare ad un'astensione critica è stata forte: anche alla luce del dibattito sollevato - da ultimo - dalle Pag. 2osservazioni del Presidente della Camera e del Presidente della Repubblica, poi riprese anche dal presidente della Commissione affari costituzionali. Probabilmente la sottoposizione alle Camere di una manovra finanziaria che imputa al Governo l'intera responsabilità di ciò che si intende fare nel paese per l'esercizio finanziario 2007 sarebbe la prospettazione più corretta. Infatti, nel momento in cui non è consentito al Parlamento in alcun modo di intervenire in modifica al testo che gli viene sottoposto, non c'è dubbio che il principio di responsabilità secondo cui il Governo risponde direttamente al paese delle scelte fatte viene compiutamente osservato.
Tuttavia, ancorché questa Camera sia chiamata oggi non a discutere e ad approvare la manovra finanziaria del Governo ma soltanto a ratificarla, l'astensione critica non avrebbe senso, perché di fronte al paese si deve sapere chi è d'accordo con questa manovra finanziaria e chi non lo è. Per quanto riguarda le scelte fondamentali operate in questa manovra finanziaria - il tempo mi è tiranno, quindi una disamina complessiva mi è preclusa -, guardo soprattutto agli interessi del Mezzogiorno e della Sicilia.
A questo proposito, sono state inserite piccole misure che vorrebbero essere vendute ai siciliani e ai meridionali come interventi a favore dello sviluppo di quel territorio. Credo che ciò non possa essere accettato quando si guarda oggettivamente al contenuto degli interventi. Si deve prendere atto che non ci sono investimenti per opere infrastrutturali nuove, di rilancio e rafforzamento delle potenzialità del territorio; ci sono soltanto interventi per la manutenzione ordinaria di quelle esistenti.
Evidentemente, si ritiene che questo intervento sia a favore del Mezzogiorno poiché, forse, non avremmo avuto diritto alla normale asfaltatura delle strade! Dobbiamo salutare con soddisfazione che la manutenzione ordinaria delle nostre strade venga presa in considerazione da questo disegno di legge finanziaria.
Non sono previsti interventi strutturali per l'agricoltura meridionale e per l'agrumicoltura che, per anni, è stata (e lo sarebbe ancora) economia portante per tutta la Sicilia sudorientale. Infatti, un settore che versa in una crisi irreversibile avrebbe bisogno di interventi strutturali che ne rilancino la concorrenzialità o che ne consentano una competitiva conversione verso altre forme di agricoltura che possano, in qualche modo, sostituire quella ormai asfittica ed in crisi irreversibile.
Non sono previsti, infine, interventi strutturali per quanto riguarda l'ordine e la sicurezza del territorio - che sono le precondizioni per un'azione di investimento economico -, né misure infrastrutturali per la lotta alla criminalità organizzata.
Per queste ragioni, non possiamo accettare questo disegno di legge finanziaria come un provvedimento positivo per il paese e per il Mezzogiorno. Saremo costretti, quindi, a votare criticamente contro, esprimendo il nostro voto di sfiducia all'attuale Governo, non senza ringraziarlo, peraltro, per quello che ha realizzato di concerto con la Presidenza della Camera. Con questo disegno di legge finanziaria, di fatto, abbiamo acquisito la connotazione di Parlamento più moderno di tutta l'Europa occidentale, perché questo è diventato a tutti gli effetti un Parlamento virtuale. Per giorni, siamo stati chiamati a discutere e a votare su un disegno di legge finanziaria che non c'era, su un provvedimento virtuale. Oggi, siamo chiamati a ratificare la finanziaria che il Governo ha confezionato nelle segrete stanze; ma il Governo avrebbe potuto risparmiarci questo patetico esercizio di dialettica parlamentare, che è costato parecchi soldi, anche soltanto per la stampa degli atti che abbiamo dovuto esaminare, che non serviva ad alcuno e che, soprattutto, non serve al paese.
Signor Presidente, rappresentanti del Governo, queste sono le ragioni per le quali ci sentiamo risentiti, come parlamentari, mortificati nell'esercizio delle nostre funzioni, ci sentiamo mortificati, come meridionali, per il tentativo di presa in giro che avete voluto elargire attraverso Pag. 3questo testo blindato. Pertanto noi esprimeremo un voto contrario oltre che sulla questione di fiducia anche nella votazione finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Del Bue. Ne ha facoltà
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, innanzitutto sento di dover esprimere condivisione ed apprezzamento per l'esigenza manifestata da lei, Presidente Bertinotti, e fatta propria dal Presidente della Repubblica, Napolitano, relativa al cambiamento delle norme che concernono l'approntamento della manovra di bilancio e la sua approvazione.
È già stato più volte rilevato in quest'aula che esistono paesi europei (e si è citato, a tale proposito, l'Inghilterra) in cui la legge finanziaria è un documento assai sintetico e la sua approvazione avviene con procedure assolutamente semplici.
Vede, signor Presidente, oltre alla maratona cui sono sottoposti i parlamentari e alla sequela degli emendamenti governativi, e di quelli presentati dalle minoranze, che rendono la legge sempre più astrusa ed indecifrabile, esistono i legittimi diritti dei deputati a votare dopo aver conosciuto e possibilmente approfondito il testo legislativo. Così non è stato in passato, così non è certamente oggi e così non sarà probabilmente in futuro se tali norme non verranno profondamente mutate.
Non è un caso che, da diversi anni e in presenza di Governi diversi, la manovra di bilancio venga approvata ricorrendo al voto di fiducia. Non siamo qui a demonizzare l'istituto della fiducia, previsto dalla Costituzione e normato dai regolamenti della Camera. Resta il fatto che nel nostro anomalo bipolarismo la coerenza è come un quadrifoglio e le critiche da un polo all'altro ritornano sempre indietro come un boomerang; come fossimo in un teatrino e stessimo recitando una parte in commedia, le accuse sono poi le medesime a seconda del ruolo di opposizione e di maggioranza.
Che l'attuale maggioranza, ad esempio, difenda e giustifichi il ricorso alla fiducia che aveva invece demonizzato quando a tale voto ricorreva il Governo Berlusconi ci appare una di quelle dimostrazioni di scarsa coerenza che caratterizzano, purtroppo, la politica bipolare italiana.
È vero: la critica o l'accusa potrebbero valere anche al contrario, ma non possiamo esimerci dal rilevare che, mai come quest'anno, la legge finanziaria si è presentata come un lungo e misterioso viaggio verso l'ignoto. Non sapevamo a quanto ammontasse (40 miliardi secondo gli Uffici della Camera, 34,7 secondo il Ministero dell'economia), né conoscevamo il suo reale e definitivo contenuto, sempre variato dagli autoemendamenti del Governo, giunti a centinaia quando il dibattito era in corso. Sino alla girandola finale di questi continui fuochi artificiali, costituita dal maxiemendamento sostitutivo degli articoli da 16 a 217, ancora non esaminati e votati dalla Camera dei deputati: un maxiemendamento di oltre 800 commi!
La coerenza è virtù rara nell'attuale teatrino politico bipolare, signor Presidente. Sette partiti politici di maggioranza, in cerca d'autore, hanno recitato in quest'aula una parte senza conoscere né il testo, né il finale, e hanno accusato le minoranze di ostruzionismo, sapendo che, se anche le minoranze avessero rinunciato a tutti gli emendamenti, si sarebbe comunque arrivati al voto di fiducia, perché era il Governo il più interessato agli emendamenti.
Signor Presidente, a proposito di coerenza, mi sia consentito ricordare che si era detto, in campagna elettorale, che l'Unione si impegnava a non aumentare le tasse e, invece, si è costruita la «finanziaria delle tasse»; si era detto questa estate che la finanziaria sarebbe stata di 32 miliardi e l'obiezione della sinistra radicale era volta a porre il limite dei 30, invece si è varata una manovra che, se non li supera, si avvicina certamente ai 40 miliardi, per giustificare la quale si alimenta la continua ossessione del «buco», che si rimprovera al Governo precedente; si era detto e si era ribadito con il DPEF che il Governo non proponeva la politica dei due tempi (prima il risanamento e poi Pag. 4lo sviluppo) e invece, ora, il Presidente del Consiglio, dopo averla negata, parla di una fase 2, dopo i sacrifici e i prelievi imposti agli italiani, che sarà di soddisfazione, se non di felicità, per tutti.
Si era obiettato, rispetto alla finanziaria di Berlusconi, che l'Italia spendeva poco per la ricerca e l'università e voi proponete, nonostante i recenti ritocchi, un ulteriore taglio, costringendo docenti universitari e studenti alla protesta di piazza, condivisa, peraltro, dallo stesso ministro Mussi, che più volte ha minacciato di dimettersi, e, in particolare, dal gruppo della Rosa nel Pugno, che, in quest'aula, ha assunto un atteggiamento critico di astensione su tutti i capitoli e gli emendamenti concernenti la finanziaria se non fossero stati reintegrati i fondi alla ricerca e all'università.
Non siete riusciti a compiere una scelta politica, signor Presidente, ministri del Governo, e questa manovra finanziaria, che non è massimalista né riformista, non è di classe né liberista, manca di un'anima e di un progetto. Essa si presenta semplicemente come il frutto di una maggioranza composita e contraddittoria, forse come il solo frutto possibile di questa maggioranza, che vive di veti contrapposti.
Abbiamo tentato di entrare nel merito del confronto, mettendo in piedi un tavolo, definito dei «volenterosi», composto da esponenti della maggioranza e dell'opposizione. Volevamo verificare se davvero non vi fosse la possibilità di approntare un'altra finanziaria. Siamo stati sciolti d'imperio, su decreto del Governo.
L'attuale maggioranza eterogenea non può dialogare con l'opposizione, altrimenti decade, e l'unico possibile dialogo è quello che si sviluppa nel recinto dei suoi confini: fuori, come dicevano i latini, hic sunt leones.
Signor Presidente, il gruppo della Democrazia Cristiana-Nuovo PSI voterà contro la fiducia richiesta dal Governo. Il Nuovo PSI non parteciperà alla manifestazione del 2 dicembre promossa da una parte delle opposizioni, ma, ugualmente, ritiene tale manovra finanziaria inaccettabile e da contestare: non sarà utile allo sviluppo, non faciliterà la lotta all'evasione fiscale, non renderà più equa la società italiana e, come afferma il Fondo monetario internazionale, essa rinvia il grande tema delle riforme strutturali.
Solo un rinvio per il confronto sulla previdenza, signori ministri del Governo? Un rinvio alle calende greche o alla retromarcia della sinistra radicale!
Vi aspettiamo al varco, perché le vostre divisioni non possono aggravare i problemi del paese. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Movimento per l'Autonomia).
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge finanziaria è e resta un documento fondamentale per la vita dei cittadini, perché ha il dovere di tracciare, ogni anno, il sentiero virtuoso nel quale incanalare le attività economiche della nazione, cercando di eliminare ostacoli e vincoli esistenti o prevedibili, al fine di consentire ai cittadini di conquistare traguardi di maggiore serenità e benessere. Per questi motivi, essa deve poggiare su solidi pilastri di certezze e realizzarsi in un'articolazione armonica dei diversi fattori fondamentali dell'economia nazionale.
Oggi ci accingiamo ad approvare il disegno di legge finanziaria ponendo la questione di fiducia. Su questo argomento, io che ho partecipato ai lavori della Commissione devo dire che un rallentamento lo abbiamo subito, forse, perché abbiamo seguito le agenzie, i comunicati e gli articoli che i giornali sfornavano di ora in ora piuttosto che gli emendamenti. Anche qui, in Assemblea, non vi è stata, forse, un'opposizione netta ed evidente (ma è legittimo: quando intervengono venti deputati dello stesso gruppo per esprimere il dissenso su un emendamento, si rimarca qualcosa che, forse, avevamo già capito da tempo).
Comunque, questo è un Governo serio, che si pone il problema della crescita Pag. 5economica e sociale dell'intero territorio nazionale ed impone un'azione forte e convinta di riequilibrio economico, adeguando strutturalmente le aree depresse, in generale, ed il Mezzogiorno, in particolare, potenziandone lo sviluppo. Infatti, la nostra è una manovra di sviluppo, che porterà ad una vera ed equa redistribuzione delle risorse.
Ma per capire meglio noi, e per far capire agli italiani gli sforzi che abbiamo dovuto affrontare, occorre ricordare ciò che ci è stato lasciato in eredità dal precedente Governo. L'Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi ha attuato, per cinque anni, una politica dei condoni e delle una tantum che ha portato ad una vera e propria rivoluzione dei conti pubblici. Lo stesso Governo Berlusconi, nel suo ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria, riconosce che l'indebitamento viaggia verso il 5 per cento (per la precisione, individua un tendenziale al 4,7), prevede che il debito riprenderà a crescere (dal 106,6 al 108,2 per cento) ed ipotizza un avanzo primario allo 0,6 per cento.
Per quanto attiene all'avanzo primario, l'Italia aveva assunto un impegno informale a mantenerlo al di sopra del 5 per cento. Nel 2000, il centrosinistra aveva lasciato in eredità alla nuova legislatura un avanzo primario al 5,7 per cento. L'andamento degli anni successivi è emblematico: 3,4 per cento nel 2001; 3 per cento nel 2002; 2,1 per cento nel 2003; 1,8 per cento nel 2004 (ed ho già detto che la previsione per il 2005 era dello 0,6 per cento).
La valutazione della competitività del «sistema Italia» tocca, nel 2005, il punto più basso nella storia recente. Difatti, nel periodo 2001-2005, l'Italia precipita al trentunesimo posto nella classifica mondiale, perdendo otto posizioni.
Le infrastrutture erano uno dei punti forti del programma del centrodestra nella manovra dello scorso anno. Ci sono: la riduzione dei trasferimenti in conto capitale alle Ferrovie dello Stato, per un importo di un miliardo 200 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006, 2007 e 2008, e all'ANAS, per un importo di 300 milioni di euro nel 2006. Le riduzioni apportate ai trasferimenti in conto capitale sono aggravate, inoltre, dal forte taglio ai trasferimenti correnti, che, per le Ferrovie dello Stato, raggiungono la cifra di 555 milioni di euro e, per l'ANAS, di 118 milioni di euro. Per quanto attiene all'ANAS, gli effetti complessivi dei tagli hanno generato gravi ripercussioni non soltanto sulle nuove opere, ma anche sui lavori stradali già appaltati ed in corso di realizzazione e sulla manutenzione straordinaria (come abbiamo potuto verificare nei mesi scorsi, quando siamo dovuti intervenire con risorse aggiuntive). Qui non mi dilungo, perché altrimenti dovremmo aggiungere a questo elenco numerosi altri settori penalizzati da una politica che, negli ultimi cinque anni, non ha prodotto alcun risultato in termini di sviluppo e di crescita economica.
I tagli della precedente legge finanziaria alla spesa sociale dei comuni si traducono in una riduzione di 544 euro l'anno per ogni famiglia povera, pari a 45 euro al mese (fermo restando che il taglio al fondo destinato alla spesa sociale era intervenuto già nel 2005). Si è trattato di una riduzione del 50 per cento, che equivale a 502 milioni di euro. Dunque, il Governo Berlusconi le mani in tasca agli italiani le ha messe, ed anche in maniera pesante!
Ho sentito affermare, nel corso del dibattito, che questa manovra finanziaria è stata un vero e proprio «assalto alla diligenza»! Ebbene, vorrei precisare che, di solito, le diligenze si assaltano per impossessarsi di un eventuale tesoro, ma la diligenza impazzita veniva dal far west del Governo Berlusconi: nessun tesoro veniva rinvenuto a bordo; gli occupanti erano fuggiti, portando via anche le tendine ed i sedili, ed i cavalli erano morti, a causa di una legge elettorale infausta, che aveva avvelenato i pozzi! Allora, qui a noi tocca oggi il difficile e faticoso compito di spingere la diligenza, per farla ripartire in maniera tale da poter continuare ad assicurare un servizio fondamentale ed essenziale per tutto il paese!Pag. 6
La verità - e mi sembra un dato ormai evidente a tutti - è che la pesante eredità lasciata dal precedente Governo non la si può pagare ricorrendo a misure-tampone o provvisorie. La nostra è una manovra finanziaria severa e responsabile, che magari inizialmente incontra la resistenza di diverse categorie interessate. Mi domando, tuttavia: chi, di fronte ad un eventuale sacrificio, è felice di farlo?
Avremmo potuto anche noi continuare con una gestione allegra e «creativa», che non disturbava i cittadini, a patto che i cittadini stessi non disturbassero il manovratore in altre manovre personali impegnato. Abbiamo ritenuto, tuttavia, che ai cittadini è sempre meglio raccontare tutta la verità, e subito, perché a loro qualcuno oggi deve spiegare che, se negli ultimi cinque anni, nessuno ha chiesto un impegno supplementare, il conto è arrivato, inesorabilmente, adesso e tutto d'un colpo, in una sola rata!
Allora, non è forse meglio fare i conti quotidianamente con le proprie disponibilità e non cullarsi nell'illusione creata dal precedente Governo, il quale voleva convincerci che, tanto, gli italiani stavano tutti quanti bene, salvo successivamente accorgersi che il nostro debito personale era notevolmente cresciuto con l'aumentare del debito pubblico?
Ma cosa abbiamo voluto realizzare con il disegno di legge finanziaria in esame, che persegue il risanamento, l'equità e lo sviluppo? Le misure previste sono tante, e mi limiterò ad elencarle per sommi capi.
Siamo intervenuti per stimolare la modernizzazione e l'efficienza delle pubbliche amministrazioni. Nella politica estera e nell'ambito del multilateralismo, l'Italia è tornata protagonista. Stiamo uscendo fuori dalla crisi, sostenendo le imprese e promuovendo il recupero della competitività attraverso la riduzione del cuneo fiscale, il fondo per l'innovazione e l'istituzione di un credito d'imposta per gli investimenti nella ricerca.
Per quanto concerne le politiche per favorire il cittadino-consumatore, abbiamo previsto liberalizzazioni e nuove regolazioni, norme sul risparmio e politiche per lo sviluppo della concorrenza, attraverso il cosiddetto «pacchetto Bersani».
Abbiamo condotto una lotta alla precarietà nel mercato del lavoro e siamo intervenuti in materia previdenziale; abbiamo proposto, altresì, la realizzazione di infrastrutture per favorire lo sviluppo, nonché una nuova alleanza tra la natura, l'ambiente e l'energia.
Abbiamo offerto nuove opportunità per il Mezzogiorno, attraverso una riduzione più ampia del cosiddetto cuneo fiscale e l'introduzione di un credito di imposta per gli investimenti. Abbiamo previsto un'immigrazione governata ed integrata, nonché la predisposizione di un piano per la giustizia e la sicurezza; la scuola, l'università e la ricerca, inoltre, usufruiranno di incentivi, anche economici.
Stiamo tutelando il diritto alla salute, consentendo l'impiego di farmaci per la terapia del dolore anche al di fuori delle patologie oncologiche. Sono previste nuove politiche a favore della famiglia e delle donne, attraverso incentivi all'occupazione femminile e la tutela dei diritti della donna partoriente.
Stiamo guardando al futuro con le politiche per i giovani, grazie agli interventi del fondo nazionale per le politiche giovanili. Vi è, infine, la ripresa della concertazione, la costituzione di un apposito tavolo sul Mezzogiorno e l'istituzione di una cabina di regia nel settore dei trasporti.
È proprio perché sono state avviate tutte queste iniziative che, ieri, il Presidente Prodi ha potuto affermare che abbiamo invertito la rotta, nonostante l'eredità micidiale ricevuta dal Governo Berlusconi!
Abbiamo compiuto un lavoro serio e responsabile. Vorrei ringraziare, anche in questa sede, gli Uffici della Camera dei deputati, la Commissione bilancio ed il relatore. Desidero inoltre ringraziare, anche personalmente, gli uffici del nostro gruppo Popolari-Udeur, il nostro ufficio legislativo e l'avvocato a capo dello stesso per averci posto nelle condizioni di svolgere il nostro lavoro con impegno.Pag. 7
È un impegno che si è constatato nei fatti e che ha prodotto risultati, con l'accoglimento di molti nostri emendamenti, molte nostre richieste e molti nostri suggerimenti. Con questa manovra finanziaria si annunciava una «spallata». Avevo già avuto modo di dire, in un mio precedente intervento, che la «spallata» che si appresta a dare a questo Governo l'ex Presidente del Consiglio assomiglia sempre più alla scena di chi, in certi film comici, parte da una lunga rincorsa per il corridoio, passa direttamente dalla porta, che era aperta, per poi precipitare giù dalla finestra, che era ugualmente aperta...
PRESIDENTE. Deputato D'Elpidio...
DANTE D'ELPIDIO. Concludo, signor Presidente, dicendo che alla nostra soddisfazione, che si esprimerà anche nel voto di fiducia su questa finanziaria, si può aggiungere quella del Fondo monetario internazionale e della Banca d'Italia, che hanno espresso giudizi positivi sulla manovra. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, preannunzio che il gruppo dei Verdi voterà a favore della questione di fiducia posta dal Governo sulla manovra finanziaria. Dopo settimane di confronto serrato ed aspro, constatata l'impossibilità oggettiva di procedere, a causa delle centinaia e centinaia di emendamenti presentati, sia pur legittimamente, a causa di un ritmo di lavoro che ci avrebbe portato necessariamente, se non interrotto, all'esercizio provvisorio di bilancio (il che è assolutamente inaccettabile), il maxiemendamento che voteremo sicuramente migliora, nel complesso, il provvedimento iniziale, accogliendo osservazioni e proposte modificative avanzate nel corso del dibattito, da parte non soltanto della maggioranza, ma anche dell'opposizione. Allo stesso modo, sono state tenute in considerazione e conto istanze espresse dalle categorie e dalle forze economiche e sociali del paese. Sono state espunte dalla manovra misure quali la cosiddetta tassa di soggiorno, scelta che noi Verdi non abbiamo pienamente condiviso, e forse dovremmo pretendere da noi stessi un'attenzione ancora più solida e lungimirante circa le profonde trasformazioni che hanno cambiato la nostra società, nelle sue stesse caratteristiche occupazionali, nella composizione delle classi sociali, nelle forme attuali del lavoro e dell'impresa. La politica economica e finanziaria deve misurarsi con tutto ciò.
Questa è la prima manovra finanziaria del Governo dell'Unione ed affronta, anzitutto, una dura eredità lasciata dal Governo precedente. Tralascio le critiche, puntuali ed argomentate, che abbiamo più e più volte avanzato circa, appunto, la politica del Governo Berlusconi, con la disapprovazione netta delle deleterie invenzioni di «finanza creativa» dell'ex ministro Tremonti. Mi limito alla valutazione, sotto il profilo meramente contabile, del risultato finale. Abbiamo ereditato una spesa pubblica in forte espansione e l'incidenza della spesa strutturale è aumentata di 2,6 punti percentuali di PIL nel periodo 2001-2005. L'avanzo primario è prossimo allo zero, lo sfondamento dei parametri di Maastricht si è verificato, il rapporto tra debito e PIL ha ricominciato a galoppare, non abbiamo trovato risorse sufficienti per il finanziamento delle infrastrutture, delle ferrovie, dell'ANAS, per non parlare delle risorse per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Vi sono dati incerti, inoltre, in relazione a cartolarizzazioni discutibili ed alle tante una tantum. Si è riscontrata, ancora, la tendenza all'aumento dell'evasione e dell'elusione fiscale come pratiche diffuse, grazie alla politica dei condoni, dei concordati, ed altro.
È evidente che una manovra che deve tenere insieme il risanamento di conti fuori controllo, l'equità nella distribuzione delle risorse e dei sacrifici e misure energiche per stimolare la crescita, non può Pag. 8che essere poderosa, complessa, non esente da difetti, ma anche di grande respiro e vigore.
Devo dire che concordo con il Presidente della Camera Bertinotti e con il Presidente Napolitano circa la necessità, ormai non prorogabile, di riformare la legge finanziaria. Già nel corso della passata legislatura mi espressi in questo senso e credo che, adesso, si tratti davvero di mettere mano alle norme che regolano le procedure, che si rivelano sempre più inadeguate all'obiettivo della giusta dialettica, nella divisione delle funzioni e dei ruoli tra Parlamento e Governo.
Non mi soffermo sui contenuti della manovra, già illustrati nel corso della discussione sulle linee generali dai colleghi del mio gruppo e che saranno, sicuramente, ripresi domani, nell'ambito della dichiarazione di voto finale.
Voglio, tuttavia, esprimere la nostra soddisfazione per il recepimento, all'interno del maxiemendamento, di alcune rilevanti proposte dei Verdi, di grande importanza, a partire dalla modifica del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, in materia edilizia, che dispone l'obbligo, da inserire nei regolamenti edilizi comunali, di pannelli fotovoltaici per le nuove costruzioni. È questa una misura di importanza strategica, che inaugura una politica di sviluppo delle fonti di energia rinnovabili, di riduzione dell'emissione di gas «climalteranti», di impulso all'innovazione tecnologica ed alla ricerca. Così come la costituzione del fondo per la mobilità sostenibile, di ben 270 milioni di euro nei prossimi tre anni, dà una risposta concreta e verificabile alla necessità di intervento nelle aree ad alta intensità di traffico, contribuendo, tra l'altro, al rientro all'interno dei parametri stabiliti dal Protocollo di Kyoto.
Voglio ricordare anche le norme che limitano la durata delle concessioni su aree demaniali marittime ed il libero accesso alla battigia attraverso gli stabilimenti balneari ed altre ancora sulla possibilità di spesa non vincolata ai tetti generalmente stabiliti per gli enti parco e le agenzie regionali e nazionali per l'ambiente.
Dispiace, tuttavia, che non siano stati accolti altri emendamenti. È ingiusto che i «contrattisti» italiani all'estero non abbiano diritto alla detrazione per i figli a carico, come i loro colleghi residenti in Italia, ed il gruppo dei Verdi auspica che al Senato si possa sanare tale ingiustizia.
Ma, signor Presidente, rimane irrisolto un nodo cruciale che, in sede di lettura al Senato, come ci è stato garantito dai rappresentanti del Governo, dovrà trovare soluzione. Si tratta delle somme versate dai soggetti sottoscrittori di transazioni, a seguito del contenzioso giudiziario promosso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal magistrato alle acque, con l'assistenza dell'avvocatura dello Stato di Venezia, destinate alla bonifica delle aree inquinate di Porto Marghera e, precisamente, al marginamento dei canali industriali ed alla esportazione di 7 milioni di metri cubi di fanghi avvelenati. Oggi, a fronte di un onere di bonifica di oltre un miliardo di euro, sono state sottoscritte transazioni per 540 milioni, di cui 372 già versati su apposito capitolo di entrata.
Lo Stato si è contrattualmente impegnato a realizzare le opere di marginamento, senza tuttavia garantire la riattribuzione degli importi versati nel biennio 2005-2006, che ammontano a 185 milioni di euro, grazie ad un'interpretazione - non solo a mio giudizio - restrittiva dei commi 46 e 47 della legge finanziaria per l'anno 2006: dopo il danno ed il risarcimento, seppur parziale, la grande beffa! Ma, il Governo Prodi deve assolutamente porre rimedio, pena la chiusura dei cantieri, al blocco del processo di rilancio e di riqualificazione dell'area, con il rischio di esporre l'amministrazione a rivalse da parte di soggetti privati ed a denunce con possibili risvolti anche di ordine penale. Noi, con l'espressione di questo voto di fiducia, confidiamo che il Governo possa porre fine a questa situazione paradossale, dovuta - ricordo - a scelte dell'Esecutivo precedente, restituendo la disponibilità dei Pag. 9finanziamenti per le politiche di Porto Marghera (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e La Rosa nel Pugno - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Napoletano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NAPOLETANO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il primo percorso parlamentare del disegno di legge finanziaria è ormai in dirittura d'arrivo. La questione di fiducia, che l'Esecutivo ha dovuto porre, non senza eccessivi indugi, avrà il voto favorevole dei Comunisti Italiani.
Giungere alla questione di fiducia non è mai un fatto piacevole, perché i tempi del dibattito e del confronto parlamentare ne risultano oggettivamente compressi. Infatti, il Governo ha cercato in tutti i modi di evitarla, ma i lavori parlamentari non potevano essere bloccati all'infinito, ed una corretta gestione del bilancio dello Stato non doveva condurre all'esercizio provvisorio.
L'opposizione si accalora contro l'utilizzo di uno strumento legittimo e regolamentare, ma evita accuratamente di ricordare come il precedente Governo di centrodestra abbia posto la questione di fiducia sulla legge finanziaria per ben tre anni consecutivi, sia alla Camera sia al Senato, pur disponendo di un margine maggiore di parlamentari rispetto all'attuale Governo.
Le considerazioni sono duplici, sotto l'aspetto sia procedurale sia politico. È ormai ineludibile - come lei, signor Presidente, ha ben detto - una riflessione più complessiva sul modo di essere della legge finanziaria e sui passaggi istituzionali che la caratterizzano. Non è più accettabile uno strumento che possa contenere centinaia di articoli e disposizioni, con migliaia di emendamenti e subemendamenti che inondano il lavoro delle Commissioni, prima, e dell'Assemblea, dopo, nell'assoluta certezza dell'impossibilità di un esame puntuale ed approfondito. Bisognerà pensare a procedure più snelle che, senza mortificare il ruolo del Parlamento, consentano di licenziare il provvedimento in tempi ragionevoli.
Tuttavia, le lungaggini procedurali non basterebbero, da sole, a spiegare il ricorso necessario al voto di fiducia. Il comportamento dell'opposizione, per quanto differenziato nel centrodestra, non può dirsi estraneo rispetto alla scelta del Governo; altrimenti, non si comprenderebbe il voto dell'Assemblea su appena 15 dei 217 articoli.
La verità è che, ancora una volta, il dibattito ha evidenziato il ricorso a forme ostruzionistiche di gran parte dell'opposizione, con numerosissimi interventi finalizzati, più che al miglioramento del testo, alla perdita di tempo: un ostruzionismo, quando non formale, certamente sostanziale. Il tutto in un clima spesso contrassegnato dall'invettiva, dai toni offensivi ed esasperati, che sono l'esatto contrario, colleghi, di un confronto anche aspro, ma che sappia guardare non agli interessi di parte, bensì a quelli più generali del paese.
È un film a cui assistiamo fin dall'inizio della legislatura: si pratica l'ostruzionismo per costringere il Governo a porre la questione di fiducia, per poi accusarlo di strozzare il dibattito e perfino di coprire, con la questione di fiducia, possibili divisioni all'interno della maggioranza o dello stesso Governo.
Al contrario, le divisioni sono assai marcate, proprio all'interno di quella che, un tempo, fu la Casa delle libertà, diventata ormai un maniero diroccato, in crisi di strategia politica ed in preda a maldestri tentativi di spallate. Nessuno si illuda, con azioni di logoramento e con alchimie referendarie, di eliminare partiti ritenuti scomodi o di tagliare le ali di questa maggioranza. Perché, senza le ali, non si vola, e l'Italia ha bisogno di farlo!
Questo non significa che il Governo non abbia commesso qualche errore nelle modalità di gestione dell'iter del disegno di legge finanziaria, di cui dovrà tener conto, per evitare gli inconvenienti dei progressivi aggiustamenti in corso d'opera. Pur in Pag. 10presenza di una legge complessa e difficile, il Governo farebbe bene a coinvolgere la propria base parlamentare e politica prima, e non dopo, l'adozione dei provvedimenti più significativi.
Gli italiani non devono dimenticare che questa legge finanziaria è la conseguenza della situazione molto difficile del paese, che ci è stata consegnata dal precedente Governo.
Il vero problema è far ripartire questo paese senza scaricarne i costi, com'è avvenuto sempre in passato, sulla parte più debole dello stesso. Lo sforzo è quello di coniugare il necessario risanamento dei conti pubblici con lo sviluppo economico e l'equità sociale.
Abbiamo parlato di luci ed ombre in questa legge finanziaria, che è certamente migliorata rispetto al testo presentato in un primo momento. L'impegno dei Comunisti italiani è sempre stato quello di mettere al centro delle politiche di sviluppo i problemi del lavoro e le esigenze dei ceti più deboli.
Sin dall'inizio la legge finanziaria ha guardato, anche attraverso il cuneo fiscale, al lavoro a tempo indeterminato come al rapporto cui ricorrere di norma, ma di certo questo non poteva bastare. Pertanto, registriamo con soddisfazione, tra le altre modifiche, come il Governo e l'intera maggioranza abbiano valutato con favore e fatto proprio l'emendamento sul lavoro precario, che vedeva come primo firmatario il compagno onorevole Diliberto.
Questo provvedimento darà la possibilità di stabilizzare il lavoro di moltissimi precari. Vogliamo dare solidarietà a coloro che, da parte delle università, ieri hanno manifestamente dimostrato la loro contrarietà a certe norme: hanno ragione! Nel maxiemendamento avremmo voluto trovare anche la stabilizzazione degli LSU e degli LPU anche nei comuni sopra i 5 mila abitanti, perché il discrimine non può essere dato dalla dimensione dell'ente. Qualche dubbio lo abbiamo anche sulle modalità di erogazione del TFR.
Riteniamo che al Senato, dove il provvedimento non arriverà blindato, pur nel rispetto dei saldi e dell'impianto complessivo, vi siano ancora dei margini di miglioramento. Guardiamo con fiducia al futuro che si prepara, consapevoli delle difficoltà, ma anche delle battaglie che dovremo ancora sostenere, nella certezza che questo paese potrà riprendere con forza il cammino che gli spetta facendo leva sui valori del lavoro e per la pace. Ai lavoratori, ai giovani, alle donne e ai ceti produttivi il compito di essere protagonisti dell'Italia che riparte (Applausi dei deputati dei gruppi Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Rosa nel Pugno voterà la fiducia al Governo che si è apprestato a varare la sua prima legge finanziaria. Tuttavia, la voterà sapendo che si poteva fare di più.
LUCA VOLONTÈ. Vi siete astenuti, finora!
LELLO DI GIOIA. Si poteva fare di più su alcuni questioni importanti che la Rosa nel Pugno aveva posto alla vostra attenzione. Abbiamo sempre rivendicato con forza che lo sviluppo passi attraverso due direttrici importanti: la ricerca e la formazione professionale. Abbiamo puntato su questo: una ricerca che ha bisogno di finanziamenti e di espandersi nel nostro paese. Abbiamo verificato con grande malumore che proprio in questo campo erano stati tagliati fondi importanti. È stata necessaria una battaglia forte della Rosa nel Pugno affinché alcune somme rientrassero in quelli che erano i canoni normali della ricerca in questo paese.
Ritenevamo che si potesse fare di più su alcune questioni che abbiamo posto, come il pagamento in relazione alle cosiddette attività commerciali - discusso qualche giorno fa - perché si trovassero in quest'aula una serie di indicatori positivi, il che tuttavia non è avvenuto.Pag. 11
Ciononostante, noi riteniamo che questa legge finanziaria abbia portato in quest'aula alcuni aspetti importanti, perché essa interviene sulle brutture e sulle questioni che hanno portato questo paese ad essere uno degli ultimi all'interno dell'Unione europea.
Le precedenti leggi finanziarie producevano, per la politica dissennata che è stata portata avanti dal Governo Berlusconi e da Tremonti, una dilatazione enorme della spesa corrente. Basta considerare che negli ultimi anni la stessa è aumentata circa del 2 per cento. Vi è stata una politica economica e finanziaria che ha ridotto questo paese in una situazione di grande difficoltà. Come giustamente si è sottolineato, è aumentato il debito, è aumentato il rapporto deficit-PIL, è praticamente scomparso l'avanzo primario del nostro paese.
Noi invece abbiamo determinato, con le scelte operate con questa legge finanziaria e con il Documento di programmazione economico-finanziaria, le direttrici che questo Governo si è posto, per fare in modo che il nostro paese esca dalle sacche in cui il Governo Berlusconi lo ha fatto entrare. Vogliamo rilanciare la competitività delle imprese. In questa legge finanziaria vi sono elementi importanti, come il cuneo fiscale, che incide per il 60 per cento sulle imprese (quindi sulla diminuzione del costo del lavoro) e per il 40 per cento sui lavoratori dipendenti. Abbiamo ritenuto di inserire in questa finanziaria quegli elementi di equità già stabiliti all'interno del Documento di programmazione economico-finanziaria. Ebbene, sono elementi di equità quelli che riguardano la modifica delle aliquote IRPEF; e, colleghi, tali modifiche non sono dettate dalle scelte della cosiddetta ala radicale della sinistra. Sono invece scelte che riequilibrano il sistema e danno ai redditi più bassi la possibilità di costruire una condizione, affinché si possano anche alimentare i consumi all'interno di questo paese. A ciò si devono aggiungere le detrazioni per le famiglie.
Abbiamo indicato una strada per recuperare in buona sostanza le grandi storture che il Governo Berlusconi aveva determinato non soltanto sull'equità, ma anche sulla questione sociale. Basti guardare all'aumento della povertà nel nostro paese, e soprattutto nel Mezzogiorno. Noi abbiamo reintrodotto le politiche sociali, per esempio aumentando lo stanziamento per la legge n. 328 già dallo scorso giugno, quando tale legge era di fatto stata soppressa dal Governo Berlusconi, perché erano stati ridotti i relativi fondi per 500 milioni di euro.
Siamo intervenuti sulle fasce più deboli, sugli anziani all'interno della nostra società. In buona sostanza, abbiamo rilanciato le nostre opzioni per dare maggiore certezza e sicurezza alle fasce sociali deboli, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia. Abbiamo rilanciato la politica infrastrutturale, certamente non disegnando quelle che erano definite come le cosiddette linee di sviluppo del Governo Berlusconi, bensì definendo in modo certo opere che saranno finanziate e che quindi saranno iniziate e completate nel Mezzogiorno d'Italia, per ridare competitività al paese attraverso le grandi reti infrastrutturali, di cui questo paese ha una grandissima carenza.
In buona sostanza, signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo imboccato la strada giusta. Certo, c'è ancora molto da fare e noi, come Rosa nel Pugno, saremo qui, vigili, a discutere della crescita di questo paese.
Dovremo affrontare, nei prossimi mesi, i temi delle riforme strutturali, da quella della pubblica amministrazione fino a quella dello stato sociale; dovremo intervenire con equità, ma anche con grande equilibrio, sul problema delle pensioni. Vogliamo che si intervenga in queste direzioni perché siamo convinti, come d'altronde hanno sottolineato l'Unione europea e il Fondo monetario internazionale, che questo disegno di legge finanziaria determinerà le condizioni utili per ridurre il debito consolidato, per riportare il deficit in linea con i parametri di Maastricht e per far ricominciare a crescere l'avanzo primario. Nello stesso tempo, le stesse organizzazioni internazionali hanno ammonito Pag. 12il nostro paese affinché, al fine di rilanciare l'economia del paese, esso continui nella politica di forte ristrutturazione degli importanti settori a cui mi riferivo, cioè la pubblica amministrazione e le pensioni.
Siamo convinti che questo Governo sarà in grado di affrontare tali problemi. Siamo convinti, altresì, che, a differenza di quanto il Governo Berlusconi ha sempre affermato senza mai dare un seguito con i fatti, noi riusciremo ad affrontare una politica finanziaria, che consentirà al nostro paese di uscire dalle secche in cui per molti anni si è trovato e di rilanciarsi a livello nazionale, europeo ed internazionale.
Per questo motivo, la Rosa nel Pugno voterà a favore sulla questione di fiducia, anche se, certamente, esprimendo alcune considerazioni, che già ho ricordato, per quanto riguarda la ricerca, la scuola e l'università. In questa logica e in questa ottica, siamo fortemente convinti di votare la fiducia al Governo Prodi e, nello stesso tempo, siamo fortemente convinti che nei prossimi anni lo stesso affronterà queste problematiche e darà risposte alla società italiana.
Questo Governo, al di là di quello che si dice, avrà vita lunga...
PRESIDENTE. Deputato Di Gioia...
LELLO DI GIOIA. ...perché vi è bisogno di una vita lunga per dare risposte al paese e, soprattutto, per creare le condizioni affinché vi possano essere più equità, più competitività e più certezza per il futuro (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raiti. Ne ha facoltà.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, onorevoli componenti del Governo, onorevoli colleghi, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori esprimo un giudizio positivo sul disegno di legge finanziaria, che ci accingiamo ad approvare.
Come abbiamo detto nei precedenti interventi riguardanti la manovra economica che, come Unione, abbiamo sottoposto all'attenzione del Parlamento ed abbiamo approvato, questo è l'ultimo tassello di un quadro più complesso. Se ben ricordate, ci siamo resi conto subito, all'indomani della vittoria elettorale, che il paese rischiava di deragliare dal binario europeo. Infatti, il disavanzo primario correva verso il 4,6 per cento e il rapporto tra deficit e PIL era in grave situazione di pericolo. In altri termini, i parametri di Maastricht non erano rispettati e tutti eravamo in una condizione di assoluta responsabilità.
Abbiamo già approvato alcuni provvedimenti, cioè il Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2007-2011 e il successivo decreto Bersani-Visco. Oggi, con questo disegno di legge finanziaria, completiamo un percorso aspro, duro e difficile. Tuttavia, siamo certi che, grazie a quest'ultimo provvedimento, il «vagone» Italia si aggancerà nuovamente alla «locomotiva» Europa e, certamente, nei prossimi anni, non soltanto guideremo l'allargamento dell'Unione europea e le riforme democratiche di cui l'Unione avrà bisogno, ma torneremo anche ad essere protagonisti, con una economia salda e con un paese che diventerà più equo, più giusto e più solidale.
Il disegno di legge finanziaria va in questa direzione e per tale motivo lo approviamo. Certamente, il lavoro non è stato facile. In Commissione bilancio abbiamo svolto un lavoro complicatissimo, che, a volte, è stato reso più difficile dal comportamento dei componenti della Casa delle libertà, che in alcuni casi ha sfiorato l'ostruzionismo. Abbiamo discusso molto, molti aspetti sono stati migliorati grazie agli articoli che sono stati approvati in Commissione e in aula, ma non abbiamo potuto completare il percorso e, per tale motivo, esprimiamo un forte rammarico. Pensavamo e pensiamo ancora oggi che discutere, dibattere e confrontarsi su una legge così importante come la finanziaria sia un elemento fondamentale di democrazia Pag. 13e di crescita, ma per fare questo occorre che ci sia un sentimento di unità e la coscienza della forte responsabilità che soprattutto la maggioranza, ma anche la minoranza, debbono avere nei confronti del paese.
Purtroppo, non abbiamo potuto riscontrare questo fino in fondo e ce ne rammarichiamo; nello stesso tempo, non possiamo non prendere atto dell'atteggiamento positivo e, a volte, costruttivo degli amici dell'UDC in relazione ad alcune posizioni espresse e possibilità di miglioramento. Come non dimentichiamo il ragionamento del Presidente Casini, quando l'altro giorno in aula ha sottoposto alcune questioni in maniera assolutamente propositiva, affermando che, in casi di questo genere, occorre assumersi delle responsabilità nei confronti del paese e di parti del paese che, a volte, soffrono maggiormente. Noi riteniamo che questo sia un atteggiamento propositivo e che, se fosse stato messo in atto da tutta l'opposizione, alcune discrasie, tortuosità e inadeguatezze del percorso - che, tra l'altro, sono state sottolineate egregiamente da lei, Presidente Bertinotti - si sarebbero potute evitare. Tuttavia, ritornerò su questo argomento nella fase finale del dibattito.
Il disegno di legge finanziaria, comunque, persegue quel cammino che avevamo tracciato nel DPEF e si muove lungo la via del risanamento, dello sviluppo e dell'equità. Noi di Italia dei Valori apprezziamo quello che è stato fatto con riguardo al risanamento delle finanze del nostro paese. Come ha affermato ultimamente il presidente degli industriali italiani, negli scorsi cinque anni questo paese si era abbandonato a non rispettare più i valori, a non avere più punti di riferimento, a far saltare l'etica della politica e delle istituzioni. Oggi abbiamo compiuto uno sforzo ed abbiamo indicato una via da perseguire per recuperare quelle discrasie, che si erano insinuate nel corpo dell'Italia come un virus che avrebbe potuto anche diventare letale. Per questo, abbiamo dato un'indicazione soprattutto a livello più alto. Abbiamo ridotto le spese ed avremmo potuto ridurle maggiormente, ma è stato fatto sicuramente un passo in avanti (basti pensare che sono state ridotte del 5 per cento le spese degli uffici dirigenziali e del 10 per cento quelle degli uffici generali); sono stati effettuati dei tagli netti alle consulenze (tutte operazioni che entro il 2009 porteranno ad un risparmio di 60 miliardi di euro); abbiamo tagliato gli stipendi d'oro. Grazie anche ad un'azione propositiva di Italia dei Valori, condivisa però dall'Unione, abbiamo stabilito un tetto di 500 mila euro per i manager pubblici e un tetto relativo al trattamento di fine rapporto, che non può superare un'annualità, anche se è stata data al Ministero dell'economia la discrezionalità di provvedere diversamente.
Noi non siamo assolutamente favorevoli ad appiattire il sistema economico, però vogliamo introdurre un sistema di responsabilità soprattutto nei confronti di chi gestisce il denaro pubblico. Non si può gestire il denaro pubblico, portare le aziende allo sfascio e poi, alla fine, chiedere liquidazioni d'oro a danno degli utenti e dei cittadini.
Saremmo disposti anche ad accettare liquidazioni «pesanti», però solo qualora si sia rispettato il piano industriale e l'azienda che si è stati chiamati a dirigere abbia prodotto profitti, efficienza, equità, trasparenza e giustizia. Tali iniziative vanno nella direzione da noi auspicata e sono un grande segnale di moralità: quando si chiedono sacrifici a tutti i cittadini, la classe dirigente di questo paese deve infatti dare l'esempio e noi vogliamo che ciò accada.
Per tale ragione abbiamo sollevato la questione di Sviluppo Italia; abbiamo firmato e presenteremo un ordine del giorno con il quale si chiede la messa in liquidazione di tale agenzia, creata per dare sviluppo ed attenzione al meridione d'Italia e che nel corso degli anni ha invece trasformato il proprio DNA, degenerando e trasformandosi in una fabbrica, sforna consigli di amministrazione e risorse che non vanno certo nella direzione auspicata. Abbiamo chiesto ed ottenuto la riduzione dei compensi dei componenti dei consigli di amministrazione e del numero degli Pag. 14stessi ad un massimo di tre o cinque in relazione all'entità delle società partecipate; abbiamo ottenuto la riduzione - tutti noi dell'Unione - dei compensi ai consiglieri circoscrizionali, abbattendo le doppie o triple cariche che permettevano di raddoppiare o triplicare i gettoni di presenza. Tutto ciò porterà ad un risparmio di 100 milioni di euro. Inoltre, abbiamo razionalizzato e cercato di risanare la spesa sanitaria: molte regioni in questa materia hanno scialacquato ed hanno creato sprechi a danno del cittadino utente e, soprattutto, di un bene fondamentale quale la salute; ebbene, abbiamo cercato di porre regole più rigide per riportare tutto ciò nell'alveo di una maggiore efficienza ed efficacia (ad esempio, abbiamo ridotto i limiti per la sanità convenzionata).
Tutte queste iniziative vanno nella direzione del risanamento. Ripeto, si sarebbe potuto probabilmente fare di più ma, a volte, l'ottimo è nemico del buono, quindi ci accontentiamo di ciò che è stato fatto sapendo che si tratta di un primo passo per rendere ancora più snello ed efficiente il nostro Stato.
Si è intervenuti anche sull'altro fattore di sviluppo, l'equità. Per quanto riguarda tale aspetto, le nuove aliquote IRPEF permettono di far risparmiare tutti i cittadini che hanno un reddito inferiore ai 40 mila euro. Si tratta di una scelta di redistribuzione, che l'Unione aveva presentato durante la campagna elettorale perché ci si era resi conto di come, negli scorsi cinque anni, i ricchi fossero diventati sempre più ricchi ed il ceto medio stesse invece andando sempre più verso una situazione di semipovertà.
PRESIDENTE. Deputato Raiti, la prego di concludere.
SALVATORE RAITI. Signor Presidente, mi accingo a concludere. Si tratta di un impegno complessivo: non ci si è limitati a quanto ho appena detto, ma sono stati previsti fondi per la tutela della maternità, per le famiglie numerose, per le politiche giovanili, per le pari opportunità. Tutto questo è stato fatto ed ancora meglio si farà prossimamente.
Certamente, signor Presidente, accogliamo il suo appello affinché le procedure regolamentari e la legge finanziaria possano nei prossimi anni tornare in un alveo più snello ed efficiente, perché le distorsioni che abbiamo registrato nel corso di questa sessione di bilancio possano essere evitate (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, ovviamente la Lega Nord Padania non voterà la fiducia a questo Governo.
Come siamo arrivati a questo ennesimo voto di fiducia, con un unico articolo che ne sostituisce più di duecento? In realtà in Assemblea abbiamo svolto anche un buon lavoro, esaminando però solo quindici articoli. Ebbene, anche basandoci solo su questi, abbiamo visto che sono state apportate grandi modifiche rispetto al testo proposto dal Governo, frutto di proposte dell'opposizione, in particolare della Lega Nord. Ne rammentiamo alcune: la modifica relativa alla grande semplificazione in materia di scontrini fiscali, che non ci saranno più per chi si doterà di un registratore di cassa telematico, oppure, importantissima, l'eliminazione della tassa di soggiorno; inoltre, il grande ridimensionamento della tassa di scopo, cioè della tassa che i comuni possono mettere per realizzare le opere pubbliche aumentando l'ICI: tale tassa è stata notevolmente ridotta grazie ai nostri emendamenti a favore soprattutto delle fasce più deboli.
Ci domandiamo quindi cosa sarebbe successo al testo del disegno di legge finanziaria presentato dal Governo se ci fosse stata la possibilità di proseguire la discussione e di affrontare i temi più scottanti presenti in questa manovra economica. Quale sorte sarebbe spettata, ad esempio, ai ticket sul pronto soccorso? Che fine avrebbero fatto i contributi per gli apprendisti? Purtroppo in aula non Pag. 15abbiamo visto questo, ma nemmeno in Commissione abbiamo avuto la possibilità di esaminare approfonditamente il testo: abbiamo esaminato solo una dozzina di articoli, la parte sugli enti locali, quella meno problematica. La Lega Nord, in Commissione, ha chiesto tante volte (è agli atti, per quello che può servire) di affrontare ed iniziare ad esaminare qualche articolo che non fosse problematico per la maggioranza: il presidente Duilio ne è testimone. Purtroppo non siamo riusciti neanche in questo, perché non vi erano mai articoli sui quali il Governo fosse pronto: ogni giorno giungevano nuove proposte, che il giorno dopo venivano sostituite. Questa è la verità, al di là delle solite dichiarazioni d'ufficio e del solito teatrino: «l'opposizione ha costretto alla fiducia»; «l'opposizione fa ostruzionismo».
Bisogna quindi dare atto al Governo di una certa abilità, un'abilità bizantina. D'altronde non poteva che concludersi così. Con un disegno di legge finanziaria di 217 articoli, dove i temi scottanti sono appositamente inseriti in fondo, non poteva che finire così. I temi scottanti così non vengono discussi e si giunge al voto di fiducia: si vota un solo articolo che contiene tutte le misure: prendere o lasciare!
Attenzione, però, che la vera questione di fiducia per voi si pone nel paese, non tanto in quest'aula, dove per ovvi motivi di compattezza e di contenimento della maggioranza che sfugge la fiducia non può mancare, almeno alla Camera. Anzi, oseremmo dire che voi non avete fiducia nel paese. Siete voi, è la vostra maggioranza di sinistra-centro a non avere fiducia nel paese e soprattutto nel nord. Voi non vi fidate del cittadino contribuente. Addirittura siete giunti all'assurdo di eliminare per legge la carta moneta - questa le batte tutte - prevedendo un tetto di 100 euro al di sopra del quale le transazioni, tra un paio d'anni, dovranno essere realizzate per forza di cose con assegni o carte di credito. Dunque, per legge eliminate la carta moneta.
Anche al riguardo avevamo avanzato una proposta di puro buonsenso: elevare l'importo limite a 500 euro. Oggi come oggi 100 euro sono davvero pochi (penso soprattutto ai pensionati). Non c'è stato niente da fare anche su una proposta di puro buonsenso.
Questo Governo poi non si fida nemmeno dei comuni, ai quali sottrae la riscossione dell'ICI. Tale imposta ora dovrà essere pagata alla Banca d'Italia che poi, bontà sua, restituirà ai comuni quanto è di loro competenza, con modalità e termini tutti ancora da definire. Possiamo sostenere dunque che l'imposta comunale sugli immobili non c'è più. Adesso abbiamo un imposta statale sugli immobili, che lo Stato, bontà sua, deciderà di restituire ai comuni. Questo, ovviamente, è l'esatto opposto del federalismo fiscale.
Per assurdo, questo Governo non si fida neanche dei suoi ministri. E qui siamo davvero al paradosso. Faccio un esempio: al ministro Ferrero vengono concessi circa 200 milioni di euro per interventi a favore dell'immigrazione e altre misure nel campo del sociale. Peccato che con il cosiddetto provvedimento «taglia spese» gli vengono sottratti circa 200 milioni. Quindi, sostanzialmente, non gli si dà un «tubo di ferro»! Lo stesso dicasi per il ministro Amato, che si vede tagliati i fondi per circa 220 milioni di euro. Altro che soldi per l'emergenza Napoli, quando sottraiamo 220 milioni di euro al Ministero dell'interno!
Su questo articolo «taglia spese» bisogna far chiarezza. Delle due l'una: o ogni ministro pensa che i tagli non riguarderanno il suo dicastero ma verranno accollati agli altri (però sembra una ipotesi francamente impossibile); oppure quei quattro-cinque miliardi di euro posti in bilancio come tagli di spesa sono un falso in bilancio, sono scritti nel ghiaccio («marcá in sul gias», come diciamo a Milano).
Staremo a vedere! In ogni caso, voi non vi fidate soprattutto della parte più attiva e produttiva del paese (commercianti, artigiani, piccole e medie imprese), il vero nervo portante di questo malsano paese, concentrato, per la stragrande maggioranza, al nord.Pag. 16
Per loro non c'è niente di buono, ci sono solo notizie negative: aumento dei contributi anche per i parasubordinati, per gli apprendisti, scippo del TFR - almeno quello, fortunatamente, sopra i cinquanta dipendenti - studi di settore inaspriti, schedatura di clienti e fornitori, tracciatura di tutte le transazioni. Si tratta di un vero fuoco di fila, avete considerato le appena citate categorie come vostro nemico sociale, ma questo è un grande errore che pagherete caro. Intanto, dopo Alitalia, anche le Ferrovie iniziano a traballare. Il problema è sempre il solito e riguarda l'esubero del personale che si trascina negli anni, dovuto sostanzialmente ad assunzioni clientelari operate negli anni passati.
In finanziaria cosa fate per il rigore ed il contenimento della spesa pubblica? Se facciamo un veloce conto, in finanziaria sono previsti quasi 200 mila unità di personale in più nella pubblica amministrazione: per la precisione, 180 mila persone. Facendo il conto della serva, ciò vale circa 6 miliardi di euro l'anno e, se andiamo ad aggiungervi anche l'incremento per il finanziamento dei nuovi contratti per il pubblico impiego, arriviamo a 7-8 miliardi di euro in più all'anno. A questo punto non rimane altro da aggiungere, poiché la situazione si spiega da sola: colpite il settore produttivo - piccole e medie imprese, commercianti, artigiani - e favorite la pubblica amministrazione, che non rappresenta - come si sa - il massimo dell'efficienza in questo paese.
Prodi disse che il paese era impazzito, ma il nord ha già deciso chi è andato fuori di testa e non vede l'ora che costui vada anche fuori da Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Volonté. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole ministro dell'economia - la rivediamo dopo venti giorni da quando sono stati avviati i nostri lavori - non voteremo questa fiducia per molte ragioni.
Noi siamo un partito saldamente ancorato al centrodestra, come abbiamo dimostrato anche in queste giornate, alternativo al centrosinistra, anche se non vi è bisogno di ribadirlo tutti i giorni. Peraltro, questa collocazione non fa venire meno il dovere di lavorare per cambiare questo sistema politico e noi a questo non vogliamo rinunciare...
Signor Presidente, già mi interrompe?
PRESIDENTE. Non interrompevo lei, ma coloro che rendono faticoso il suo ascolto.
LUCA VOLONTÈ. Grazie, signor Presidente.
Abbiamo proposto misure a favore delle liberalizzazioni, delle piccole e medie imprese, dell'innovazione e della ricerca e, soprattutto, della famiglia, della sussidiarietà, del capitale umano e della scuola, ma esse non trovano riscontro in questa legge finanziaria. Basti pensare che nemmeno la riformulazione dell'articolo 3, operata dal viceministro Visco un paio di volte, contiene misure significative nei confronti delle famiglie con figli e degli incapienti. Addirittura, si è esclusa la possibilità della cosiddetta clausola di salvaguardia, che si è preferito cancellare per non consentire ai singoli cittadini la libertà di scelta.
Sul capitale umano e la ricerca il commento appare quasi superfluo viste la manifestazioni di ieri e l'astensione della Rosa nel Pugno per la gran parte delle votazioni.
Le piccole e medie imprese sono state penalizzate grandemente dalla manovra alla nostra attenzione, diversamente non si spiegherebbero tutte le obiezioni e le contrarietà dell'intera categoria di artigiani e commercianti.
Quanto alle liberalizzazioni, gli effetti effimeri del decreto Bersani già lasciano il passo al dibattito, tutto interno all'Unione, tra le diverse ipotesi di vere liberalizzazioni a partire dal prossimo gennaio.Pag. 17
La scuola, investimento nel capitale umano rappresentato dai giovani, è stata completamente stravolta e dimenticata nei capitoli della finanziaria. Tutto ciò è aggravato dal momento drammatico che vivono i nostri giovani e dall'assoluta assenza di certezze, che vengono a loro date.
Colleghi, sono lontane le parole della campagna elettorale, sia quelle sul merito degli intendimenti, sia quelle sul metodo e sulle accuse reciproche riguardo all'uso dello strumento legittimo della questione di fiducia. Con questa manovra - definita suk dalla maggioranza - e dopo le parole di ieri del Presidente del Consiglio sull'irresponsabilità nell'introduzione dell'euro, grazie all'eurotassa mai più rimborsata dal primo Governo Prodi, rimangono ben poche cose positive.
I miglioramenti che sono stati introdotti sono ben merito dell'UDC e di altre forze dell'opposizione: l'abolizione della tassa di soggiorno, che avrebbe penalizzato il turismo e le famiglie; l'introduzione della soglia di reddito per gli aumenti dell'ICI e dell'IRPEF degli enti locali; gli aiuti all'eliminazione delle barriere architettoniche negli esercizi commerciali; la maggiore attenzione alle casalinghe, solo per citarne alcuni. Ieri il ministro Chiti, con un intervento legittimo ma - mi consenta - irrituale, ha ricordato che su 15 articoli sono stati accolti, in tutto o in parte, 39 emendamenti delle opposizioni. Significa che, se avessimo avuto la possibilità di affrontare tutti i circa 250 articoli iniziali, forse avremmo approvato 650 emendamenti dell'opposizione. Avremmo desiderato ancor più convincervi delle nostre ragioni, correggere i vostri gravi errori, limitare i danni che state facendo al paese. Questa è la cifra che vuole rappresentare l'UDC in questo Parlamento. Non ce lo avete consentito appieno. Sia ben chiaro, c'erano tutti i tempi per discutere la legge finanziaria: il calendario dei lavori dell'Assemblea già prevedeva la possibilità di lavorare fino all'una di notte e c'erano ancora i tempi assegnati ai gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione.
La scelta del Governo ha impedito il miglioramento della finanziaria, quindi oggi ci troviamo davanti una manovra di 15 articoli più uno contenente 800 commi. Lì, in quest'unico articolo, sono rimaste le stangate sui ticket, dopo una girandola di aumenti e diminuzioni; gli aumenti per le auto; quelli sulla casa; i nodi del TFR e del cuneo fiscale; l'inadeguatezza degli investimenti per la ricerca e per la scuola; i fondi tagliati alla sicurezza e alle forze di polizia; la presa in giro di Napoli; il miliardo tagliato alla sanità siciliana, solo per ragioni politiche. Certo è stato ripristinato il 5 per mille, ma ne è stata ridotta la portata. Sono aumentate le detrazioni per le badanti; nel contempo però è stato abolito il bonus bebè. E si è rimasti sordi alle sollecitazioni del 95 per cento del mondo produttivo italiano e delle famiglie italiane. Si è pensato più ai televisori al plasma che ai figli, più alle spiagge libere sul modello cubano che alle famiglie sotto l'ombrellone. Si tassano i risparmi al 20 per cento, ma si aiutano gli amici produttori di frigoriferi. La nuova curva dell'IRPEF non aiuta le famiglie, sulle quali graveranno anche gli aumenti dei tributi locali, visti i tagli.
Allora, perché si è deciso di porre la questione di fiducia? Era dunque possibile non usare tale strumento. Certo, il nostro gruppo parlamentare, anche nella scorsa legislatura, ha contribuito positivamente alle iniziative e alle riflessioni della Commissione bilancio per arrivare presto alla riforma della sessione di bilancio e della stessa legislazione e regolamentazione della finanziaria. Rimane un obiettivo mancato allora, che deve essere colto con il consenso di tutti nei prossimi anni. Ora però ci troviamo di fronte ad un Governo che ha presentato 108 emendamenti in otto giorni, con una media di tredici, quattordici al giorno; ad un totale di dieci ore e mezzo di sospensione, richieste esplicitamente dal relatore e dal presidente Duilio; a molte decine di ore - come già detto - ancora a disposizione dei gruppi parlamentari. Che quindi il Governo, che non si oppone ai tempi previsti dalla Presidenza, corra il rischio dell'esercizio provvisorio appare alquanto improprio, oltre che offensivo nei confronti della Pag. 18Conferenza dei capigruppo e della Presidenza Bertinotti. Quarantotto ore fa il nostro gruppo ha deciso di ritirare tutte le proposte emendative tranne un esiguo numero. Lo abbiamo fatto ben prima della decisione di convocare il Consiglio dei ministri e siamo stati seguiti da altre forze di opposizione. Allora avevamo invitato il Governo a seguire il nostro esempio. Invece, ci siamo ritrovati un maxiemendamento di 800 commi e qualche chilo di peso.
Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, è legittimo scegliere di porre la questione di fiducia. È una scelta che, anche nella scorsa legislatura, è stata frequentemente compiuta. Costituisce però una grave scorrettezza affermare, in questo caso, che tale decisione sia dovuta all'atteggiamento ostruzionistico. Nel vocabolario politico dell'UDC questa parola non esiste.
Signori del Governo, vi assumete una responsabilità doppia: di votare una manovra iniqua e di farlo per evidenti ed esclusivi problemi interni. Nell'interesse del paese è bene che vi assumiate appieno tutte le responsabilità della vostra scelta.
Avete proposto per la legge finanziaria una nuova procedura all'inglese, alla Gordon Brown, però il Gordon Brown italiano avrebbe dovuto fare da spola, da passacarte, invece che depositare un bilancio a scatola chiusa, visto l'andamento dei nostri lavori negli ultimi dieci giorni.
Avete chiesto la fiducia per porre fine al suk della maggioranza. Le vostre contraddizioni ed i vostri scontri sono sotto la luce del sole. Non sono gli italiani ad essere impazziti, purtroppo è la «maionese» della vostra coalizione; diversamente, non si spiegherebbero le continue fiducie alla Camera su ogni argomento del vostro programma, vista l'ampia maggioranza di cui disponete.
Con il nostro voto contrario sappiamo di contribuire ad avvicinare la fine del Governo dell'Unione. Lo facciamo dall'alto della nostra opposizione responsabile e senza darvi alibi. Lo dimostriamo anche oggi con il nostro voto contrario.
Il Governo sta scoppiando. Il paese è tartassato e Prodi sorride. I problemi del paese sono acuiti dalla vostra manovra. Nemmeno uno di essi viene risolto con i circa 35 miliardi della finanziaria: né lo scontro generazionale sulle pensioni, né le liberalizzazioni, né la libertà e la qualità della scuola, né l'equità familiare vengono minimamente scalfite dalla vostra manovra.
Di questo fallimento, signori del Governo, ministro dell'economia, porterete la responsabilità, oggi e anche per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Migliore. Ne ha facoltà.
GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, vorrei, non formalmente, partire da alcuni ringraziamenti che ritengo indispensabili, innanzitutto alle compagne, ai compagni, ai colleghi del mio gruppo, che hanno consentito di esaminare, dal nostro punto di vista, con la lettura specifica del partito della Rifondazione comunista-Sinistra europea, un documento complesso, quale quello che è stato qui presentato.
Vorrei dire, altresì, che i contributi che sono venuti dal nostro gruppo non hanno mai avuto il carattere della rivendicazione spicciola, della protezione di un interesse, ma si sono sempre configurati, nel quadro di una relazione complessiva, con l'impegno di mantenere unita questa maggioranza, come proposte che tendevano a mettere l'accento sul tratto di equità di questa manovra.
Ringrazio, pertanto, anche il relatore, i presidenti di gruppo di maggioranza, i sottosegretari ed il ministro per i rapporti con il Parlamento che, nel corso di questa vicenda, hanno conseguito una chiara funzione di rafforzamento di quell'unità della maggioranza che, in quest'aula, si era già misurata sul decreto fiscale.
Siamo una maggioranza plurale, che discute, e siamo convinti che sia importante Pag. 19mantenere aperta la dialettica che esiste, che non è, come dice il presidente Volontè, un suk...
LUCA VOLONTÈ. D'Alema!
GENNARO MIGLIORE. ...ma è la rappresentazione di un'articolazione di questa maggioranza che si ispira e viene proposta da differenti culture politiche.
È per questo che - per parlarci con chiarezza - vi dirò subito quali sono i punti su cui non abbiamo conseguito un accordo, nonostante avessimo sottolineato l'importanza degli argomenti.
Non siamo stati d'accordo (e crediamo che vi sbagliate) sull'introduzione dei ticket, perché pensiamo che si debba privilegiare l'aspetto della riorganizzazione territoriale della sanità, così come non siamo stati d'accordo - ma su questo interverremo con uno specifico ordine del giorno - a non ridurre le spese di investimento per nuovi armamenti. Per noi, questa è una battaglia fondamentale. Vogliamo discutere su quali e quanti investimenti sia necessario il nostro impegno come paese. Non siamo stati d'accordo - lo dico anche al ministro Chiti - sulla proposta che è stata avanzata relativamente alla regione Lombardia, non tanto sulla costruzione di quella infrastruttura, che, peraltro, già ieri è stata contestata al ministro competente, quanto sulla possibilità di devolvere poteri ad una regione nel momento in cui si sta costruendo una difficile partita, come quella del federalismo.
In una dimensione così imponente della legge finanziaria (40 miliardi di euro), ne abbiamo mantenuto i muri maestri. Lo voglio dire al ministro Tommaso Padoa Schioppa, rispetto al quale abbiamo certamente espresso un'opinione diversa quando si è configurata la vastità di questa manovra, ma abbiamo perseguito coerentemente il mantenimento di quell'impegno.
La fiducia è certamente stata determinata dall'atteggiamento dell'opposizione, e ciò è chiaro ed è sotto gli occhi di tutti. Per questo, non spenderò molte parole su tale aspetto, anche perché siete passati dalle «spallate padane» alla rincorsa di qualche voto al Senato. Mi dispiace: questa maggioranza, in quest'aula, ha rappresentato un punto forte e saldo, così come quella al Senato, e questi sotterfugi e queste ricerche non porteranno certo ad un nostro indebolimento.
Ribadire la fiducia a questo Esecutivo è un'occasione importante, e credo che qui si debba dire con chiarezza che, per noi, la centralità del Parlamento è fondamentale. Nella centralità del Parlamento, uno dei muri maestri dell'intera coalizione è costituito dall'intensa condivisione da parte di tutto il Governo, a partire dall'impegno, qui assunto solennemente da tanti esponenti della maggioranza, di ridefinire lo strumento della legge finanziaria.
Come hanno ribadito il Presidente Bertinotti e il Presidente Napolitano oggi, non possiamo avere una finanziaria ipertrofica, che riassuma al suo interno centinaia di provvedimenti che, invece, dovrebbero essere liberamente discussi, uno ad uno, all'interno del dibattito parlamentare.
Per questo motivo, e non solo per ragioni di merito, non siamo stati d'accordo nell'introdurre all'interno della finanziaria la riforma del sistema delle pensioni, perché pensiamo che prima si debbano aumentare le pensioni minime e si debba eliminare rapidamente lo scalone, e, poi, si debba andare nella direzione di costruire una riforma che parta dalle esigenze dei più deboli.
Dobbiamo rispondere a questa vera e propria crisi della politica attraverso una forma - voglio ringraziare, a questo proposito, il Presidente della Camera, che ha garantito l'autonomia e l'indipendenza del Parlamento - che privilegi ed evidenzi la forza della discussione parlamentare. La maggioranza ha dato una prova in questo senso e siamo convinti, così come emerge anche dalle dichiarazioni sui giornali, che tutti gli accordi sottoscritti da questa maggioranza in questo ramo del Parlamento verranno riproposti, scritti e condivisi all'interno della legge finanziaria durante l'esame al Senato.
Dobbiamo essere chiari su tale aspetto. Penso che ci debba essere un rispetto Pag. 20molto forte tra di noi, anche perché, in questa crisi della politica, leggiamo un'opportunità, data dall'aver scoperchiato il vaso di Pandora tenuto chiuso dal lungo quinquennio oscuro del Governo Berlusconi, che comprimeva la domanda sociale.
Quindi, vorrei far notare ai colleghi del Governo che dobbiamo essere soprattutto noi a tenere aperte le orecchie della società italiana e che dobbiamo saper distinguere le richieste che difendono privilegi e che hanno un senso reazionario e regressivo da quelle che, invece, indicano la prospettiva della riforma. Tra queste, noi consideriamo certamente quelle della scuola e dell'università, ed è stato importantissimo aver aggiunto risorse in quel settore. Per questo riteniamo che, tra gli impegni qui assunti, si debba sanare ciò che ha impedito di rimuovere il blocco al 2010 per i precari della scuola.
Pensiamo che nei precari, alla cui manifestazione del 4 novembre abbiano partecipato per affermare che queste domande andavano ascoltate, c'è la possibilità e l'investimento di una futura riforma complessiva del nostro paese, perché da lì dobbiamo ripartire. Il Governo, nei cinque anni precedenti, infatti, ha segnato una definizione delle classi sociali attraverso la chiusura e l'impermeabilità. È di questo che ci parla l'investimento sulla formazione: della promozione e della possibilità di migliorare la propria condizione. È di questo che ci parla la precarietà. È di questo che ci parla la stabilizzazione di tanti precari nel pubblico impiego.
Dobbiamo dire «no» alla politica di destra, che ha chiuso lo spazio della società, e «sì», invece, ad una politica che sappia interrogarsi, proprio per sconfiggere questa crisi della politica. Altro che questioni di difficoltà di rapporto o di comunicazione del Governo con il paese!
Noi dobbiamo essere determinati su quello che è, per noi, il punto di partenza sul quale costruire le basi dell'allargamento del consenso ed un programma condiviso, che rappresenti, in maniera plastica, le altre culture politiche che, all'interno di questo paese, hanno deciso di sconfiggere quelle che si annidavano dentro la coalizione di Berlusconi.
Allora, senza rivendicare tante cose, ma ribadendo che alcuni impegni sono stati mantenuti, noi diciamo che il disegno di legge finanziaria in esame può essere una leva per il cambiamento, una leva per l'apertura di una nuova fase per il nostro paese: non quella breve dei sei mesi (la «seconda fase» di questo Governo, di cui qualcuno ha parlato), ma la fase delle riforme vere, quelle che non costituiscono una minaccia per la povera gente, quelle che possono indicare un sistema più equo all'interno della nostra società. Dobbiamo essere così: convinti che questa possibilità si possa inverare, da quando attuiamo la riforma delle aliquote IRPEF a quando realizziamo una misura per contenere i danni del lavoro nero e per dare più diritti alle madri precarie ed a quanti si trovano a vivere simili condizioni lavorative.
Abbiamo un paese che è partito con lo svantaggio del Governo Berlusconi, ma non possiamo consegnare ad esso l'ipoteca del risanamento senza l'equità. Contro la politica dei due tempi noi ci batteremo sempre, perché questo è il senso della nostra presenza all'interno della coalizione: penso che questa sia la missione che ci hanno affidato gli elettori alle scorse elezioni (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alemanno. Ne ha facoltà.
GIOVANNI ALEMANNO. Signor Presidente, signor ministro, rappresentanti del Governo, colleghi, è la prima volta, forse, che la questione di fiducia viene vissuta dalla Camera dei deputati come una liberazione! Ciò non perché la posizione della questione di fiducia non sia fortemente pretestuosa, un elemento assolutamente negativo, una violenza al Parlamento: il problema è che la violenza fatta a questa Assemblea è stata costruita nei cinquanta giorni precedenti, nelle lunghe giornate in Pag. 21Commissione e in aula, quando tutto il dibattito parlamentare si è risolto in una sconfinata palude.
Signor Presidente, lei sa bene che ciò è avvenuto non a causa degli emendamenti presentati dall'opposizione, ma perché proprio la maggioranza, proprio il Governo, hanno presentato complessivamente, in Commissione ed in Assemblea, ben 224 emendamenti, che hanno appesantito il dibattito parlamentare e che hanno creato una sorta di finanziaria plastica, una finanziaria in progress, continuamente modificata. Ancora oggi sono numerose le promesse di modifiche sostanziali (rinviate al Senato), che ancora non danno un contorno netto e chiaro al disegno di legge finanziaria.
Certo, i gruppi dell'opposizione hanno presentato i loro emendamenti (non potevano fare diversamente), ma noi abbiamo sempre ribadito - per primo, il presidente Fini, in occasione della votazione sulla questione di fiducia posta sul provvedimento in materia fiscale - la nostra disponibilità a ridurre il numero degli emendamenti, a non appesantire il dibattito, qualora vi fosse stato un confronto chiaro tra maggioranza ed opposizione, un tavolo di confronto per cercare di correggere quello che poteva essere corretto per migliorare una manovra sicuramente negativa.
La realtà è che ciò non è accaduto perché non poteva accadere. Non poteva accadere perché il Governo aveva già il problema di mediare al proprio interno. La mediazione avviene non tra maggioranza ed opposizione, ma all'interno delle diverse componenti di questo Governo, che, tra l'altro, presenta una caratteristica molto particolare, forse unica nella storia della Repubblica: molti ministri sono capi di partito, il che comporta che, quando nascono contraddizioni, possono minacciare non soltanto le loro dimissioni, ma anche la crisi di Governo. È evidente che una maggioranza e un Governo così configurati non potevano aprire ad un confronto reale con l'opposizione. Questo è il problema di fondo a causa del quale abbiamo vissuto cinquanta giorni di palude in questa Camera dei deputati: un'offesa al Parlamento!
Venendo al merito, ricordiamo (come è stato già fatto nel corso di altri interventi) che l'ultimo Documento di programmazione economico-finanziaria indicava quattro voci sulle quali operare riforme strutturali, al fine di ridurre le spese e correggere l'andamento della finanza pubblica. Vorrei tuttavia osservare che un errore era contenuto già nello stesso DPEF, poiché si riteneva che gli interventi in quelle quattro realtà sostanziali potessero essere «calati» all'interno del disegno di legge finanziaria come riforme strutturali.
Pensare di intervenire su settori come la previdenza, gli enti locali, la sanità ed il pubblico impiego attraverso la manovra finanziaria è un'idea vecchia: con la manovra finanziaria, infatti, si possono effettuare tagli alla spesa, ma non si possono realizzare riforme strutturali!
Noi non eravamo e non potevamo essere favorevoli ad affrontare il tema della previdenza nell'ambito del disegno di legge finanziaria in esame, poiché ciò avrebbe significato ridurre un grande tema, concernente i diritti e le risorse dei lavoratori, ad una questione di fiscalità generale di competenza dello Stato.
Dopo l'approvazione di tale DPEF, tuttavia, il disegno di legge finanziaria che ne è scaturito recava un segno completamente diverso, e l'alibi che è stato addotto - vale a dire, i conti pubblici in disequilibrio e le difficoltà in ordine al rispetto del Patto di stabilità dell'Unione europea - è una spiegazione che non regge. È sempre stato evidente, infatti, che, per correggere l'andamento dei conti pubblici, al fine di rispettare i parametri europei, sarebbero stati sufficienti 15, 14 o forse anche solo 13 miliardi di euro.
La realtà è che abbiamo di fronte un disegno di legge finanziaria del valore di quasi 35 miliardi di euro; se aggiungiamo la manovra sull'IVA relativa alle auto aziendali, esso arriva fino a 40 miliardi di euro! Ciò si giustifica non con l'adozione di interventi necessari per correggere l'andamento Pag. 22dei conti pubblici, ma con scelte politiche grazie alle quali la spesa pubblica è stata dilatata ulteriormente. È questo il dato di base che riteniamo inaccettabile!
Tale ulteriore aumento della spesa pubblica si è tradotto, inevitabilmente, in nuove tasse per i cittadini, per le imprese e per la società civile. Oggi constatiamo con chiarezza che due terzi della manovra finanziaria sono rappresentati da nuove forme di imposizione fiscale e di prelievo tributario, mentre i tagli alla spesa pubblica costituiscono solo un terzo di essa.
Il disegno di legge finanziaria in esame rappresenta solamente la premessa di una manovra finanziaria successiva, che verrà posta in essere dagli enti locali: infatti, emergerà la necessità di apportare aggiustamenti ai bilanci che, sostanzialmente, scaricheranno nuovi pesi sui contribuenti, al fine di garantire l'equilibrio nella fornitura dei servizi locali.
Noi contestiamo profondamente, inoltre, anche l'idea che questa manovra finanziaria produca effetti redistributivi. Infatti, nonostante l'operazione finalizzata alla rimodulazione dell'IRPEF - la quale, badate bene, è costata una riduzione da 1,4 miliardi di euro a 930 milioni di euro degli assegni familiari! -, sappiamo che anche i ceti più bassi vedranno compensati i modesti tagli alle imposte con un aumento dei pagamenti relativi a tutte le diverse tasse (ricordo che ne sono state contate addirittura 69) che ogni famiglia, in maniera indifferenziata, dovrà compiere.
Pertanto, le famiglie povere, i poveri di questo paese e coloro che dispongono dei redditi più bassi non otterranno alcun risultato concreto con il disegno di legge finanziaria in esame: questo è un altro elemento che intendevo sottolineare.
A fronte di ciò, ricordo che abbiamo presentato un pacchetto di proposte emendative che è caduto nel vuoto, poiché non ha trovato alcun riscontro nel corso del dibattito svolto con il Governo.
Abbiamo dichiarato che, a fronte delle migliaia di emendamenti presentati, le questioni per noi rilevanti erano solo nove, due delle quali legate al trattamento di fine rapporto (TFR). Proponevamo, infatti, sia l'eliminazione di quella che riteniamo essere la norma più negativa prevista dal disegno di legge finanziaria, sia la trasformazione della soglia dei 50 dipendenti per le imprese in una franchigia, per evitare che si inneschi un meccanismo che impedisca la crescita delle aziende al di sopra di tale limite.
Ricordo, altresì, che abbiamo presentato proposte emendative a favore della sicurezza del paese, la quale rappresenta un problema così urgente che lo stesso Governo ha affermato che dovrà intervenire nuovamente al riguardo nel corso dell'esame del provvedimento che si svolgerà presso il Senato della Repubblica.
Abbiamo presentato, inoltre, proposte emendative a favore delle famiglie e per il sostegno del reddito dei cittadini incapienti, andando anche a «violare» uno dei grandi templi intoccabili di questo paese, vale a dire le fondazioni bancarie, al fine di garantire una copertura finanziaria credibile. Ma anche queste proposte emendative sono cadute nel vuoto!
Rammento che abbiamo avanzato anche proposte a favore dell'introduzione di una fiscalità di vantaggio per il sud, poiché un altro aspetto che intendiamo sottolineare è il grave danno che questa manovra finanziaria arreca al Mezzogiorno. Infatti, al taglio netto di un miliardo di euro per quanto riguarda il fondo per le aree sottoutilizzate si aggiunge una serie di accantonamenti e di blocchi di risorse a valere sullo stesso fondo, al fine di assegnare risorse finanziarie ai singoli ministeri. Oggi, pertanto, il fondo per le aree sottoutilizzate è stato completamente congelato!
Nella realtà vera, il Mezzogiorno d'Italia oggi si trova con minori risorse, con minori possibilità, e siamo in presenza di una situazione in cui sarebbe necessario dare ad esso un segnale.
Questi sono gli elementi che abbiamo di fronte e queste sono state le proposte con cui abbiamo cercato di correggere questa legge finanziaria, con un atteggiamento che abbiamo tentato di mantenere concreto. La realtà è che voi ponete la questione Pag. 23di fiducia non contro l'opposizione, ma contro voi stessi e contro le vostre contraddizioni. Ponete tale questione di fiducia contro la protesta montante che viene dal paese. Lo fate per cercare di sottrarvi ad uno stillicidio che non reggete più!
Ecco perché il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro la fiducia, ma soprattutto voterà, orgogliosamente, contro questa legge finanziaria e porterà nel paese questo voto negativo per dare un punto di riferimento a tutte le categorie ed a tutti i cittadini che oggi si sentono terribilmente contrari a questo Governo ed alla sua politica economica e sociale (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zorzato. Ne ha facoltà.
MARINO ZORZATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, finalmente ci siamo! Il primo atto della «commedia Prodi» domani si chiude. Potrebbe sembrare il solito rituale gioco delle parti, se non fosse che al di fuori di quest'aula i cittadini pensano di vivere una tragedia, non una commedia. Il Governo pone la questione di fiducia pur disponendo, in quest'aula, di un'ampia maggioranza, dopo aver garantito più volte, in Commissione ed in Assemblea, che voleva il confronto parlamentare, dimostrando a tutti noi in quest'aula, ma soprattutto ai cittadini al di fuori di essa, che la fiducia è utile per venire a capo dei vostri dissidi interni, onorevoli colleghi della maggioranza, tra la maggioranza che si dice riformista e la maggioranza radicale e massimalista. È esaurita la fase mediatica, in cui tutto ed il contrario di tutto si poteva dire. Ora valgono solo i documenti al nostro esame!
Sono contento che sia presente il ministro dell'economia e delle finanze, così almeno vi ricordo, e mi ricordo, quanto egli, in Commissione, ci disse circa la bontà - sostenne il medesimo - dell'ultima finanziaria di Tremonti, definendola, in tale occasione, un utile, buon punto di partenza per il nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Grazie ministro, tali sue dichiarazioni sono agli atti!
Ricordo, inoltre, che nei documenti di bilancio scritti negli anni del Governo Berlusconi - e tutti ricordiamo quale fosse, allora, la congiuntura economica italiana, europea e mondiale: pessima - risulta evidente come la spesa sociale sia aumentata, al pari della spesa sanitaria - spesa buona - e che la spesa per l'istruzione e l'università sia stata, nei nostri anni di governo, in media con quella europea. Ricordo, ancora, che il tasso di investimento nel comparto sicurezza è il più alto d'Europa, che gli investimenti al sud (quelli veri) sono costantemente aumentati e che, come detto, per la ricerca e l'università siamo in media con i paesi europei. Inoltre, signor ministro, sarebbe bastata una manovra correttiva di 15 miliardi di euro per rispettare i parametri europei. Qualcuno, poi, ci spiegherà gli altri 25 miliardi dove li avete spesi, ma lo spiegherà non a noi, bensì ai cittadini, che non sanno trovare tale risposta.
Ecco, dunque, la vostra proposta. L'avete sintetizzata in tre parole: crescita, risanamento, equità. Non ci vuole un osservatore particolarmente attento per constatare che avete sbagliato le dosi e confuso gli ingredienti, e che il risultato è indigesto per tutti gli italiani. Entro nel merito.
Per quanto riguarda la crescita, nei documenti di bilancio è scritto che la stretta fiscale produrrà una sua contrazione nei prossimi anni. Ed allora, se scrivete che non vi sarà crescita, come fate a porla come obiettivo? D'altra parte, noi vi abbiamo lasciato la crescita ad un tasso del 2,7 per cento. La ritroveremo - lo scrivete voi nel DPEF - tra quattro anni, ancora al 2,7 per cento. Questa non è crescita, questo è «encefalogramma piatto»! L'avete scritto voi. Per cortesia, non cercate giri di parole.
Per quanto riguarda il risanamento, la proposta consisteva nell'intervento in quattro settori - massiccio, diceva il ministro -: Pag. 24pubblica amministrazione, sistema pensionistico, sistema sanitario ed enti locali. Iniziamo con il pubblico impiego. Basta ed avanza la polemica sulla copertura del rinnovo di contratto; non sappiamo se parta dal 2007 o dal 2008: a noi dite dal 2008, poi dite dal 2007. Qualcuno lo capirà, in seguito. Circa il sistema pensionistico, signor ministro, mi pare che dopo le polemiche e le baruffe che avete fatto tra di voi siamo già al rinvio a data da destinarsi. In merito al servizio sanitario, l'unica cosa che troviamo in questa legge finanziaria è il ticket. Mi pare che come riforma e risparmio sia una cosa buona! Quanto agli enti locali, vi sono tagli, solo tagli, e l'obbligo, di fatto, di introdurre addizionali e tasse di scopo. Lascio perdere la tassa di scopo, la cui applicazione sarà quanto meno improbabile.
Poi, avete parlato di equità. Sembra uno slogan, ma è la realtà: più tasse per tutti. Come possiamo sintetizzare la vostra finanziaria? Direi con l'aumento delle tasse, con l'aumento della burocrazia, con l'aumento della centralizzazione e con l'abolizione delle nostre riforme (come la cosiddetta legge Moratti e la legge Biagi), con il ritorno a trattare il sud come area assistita e non come risorsa per il paese e, inoltre, con l'aggravio dell'esproprio delle risorse per il Mezzogiorno e con l'utilizzazione impropria del fondo per le aree sottoutilizzate.
Inoltre, per noi la parte più interessante è come avete classificato gli italiani, in particolare gli autonomi: evasori fiscali da colpire e, come direbbe Totò, «a prescindere». La vostra finanziaria si può sintetizzare con la reintroduzione che avete fatto - direi quasi per legge - della lotta di classe, con l'introduzione del voto, se non di scambio, «in cambio» (ne sappiamo qualcosa per le polemiche in Commissione; non cito il senatore interessato), con il premio per l'area ambientalista, cedendo sulla modernizzazione del paese e rinunciando di fatto alla creazione di impianti che guardino al futuro (gli inceneritori, le centrali, i rigassificatori) e, soprattutto, rendendo incerte le grandi opere come la TAV, con la cancellazione del ruolo del Parlamento, espropriandolo delle sue funzioni.
Le parole di questi giorni del Capo dello Stato e del Presidente Bertinotti, che sono condivisibili, sono tuttavia tardive, soprattutto mancano di un vero destinatario che è la maggioranza ed il Governo che stanno gestendo in questo modo la legge finanziaria. È di oggi il deposito da parte nostra, a prima firma del collega Leone, di una proposta di legge in questo senso, che ricalca quanto da noi già proposto nei passati cinque anni.
Ricordo a me stesso, ma soprattutto perché rimanga agli atti, l'«autostruzionismo» in Commissione ed in Assemblea della maggioranza che, non pronta a votare, ha contribuito alla «melina parlamentare», per arrivare alla presentazione del maxiemendamento, di fatto una nuova finanziaria.
Allora, qualcosa non va. Certo, la traccia della vostra linea politica si legge - è evidente - nella vostra componente estrema e massimalista. Avete aumentato del 2 per cento la pressione fiscale; volevate colpire professionisti, artigiani e commercianti e, in realtà, colpite il 90 per cento degli italiani.
Il balletto delle cifre, l'incertezza del Governo, le liti tra i ministri, i distinguo della maggioranza: tutto ciò ha certamente influito sullo stato d'animo degli italiani. Non c'è rilancio, non c'è crescita, non ci sono tagli, c'è solo centralizzazione. Il federalismo, per voi, è aumento di tasse locali. Dopo anni di ripresa dell'occupazione, non vorremmo assistere ad un'inversione di tendenza: alla faccia della «triplice»!
Non è una percezione per cattiva comunicazione, ma è la realtà. Ciò che traspare sono solo nuove tasse, tasse, tasse.
Ricordate le vostre promesse elettorali? Motivo ricorrente era: non aumenteremo le tasse; non metteremo le mani nelle nostre tasche. Ricordate quando evocavate lo spettro della quarta settimana? L'avete forse cancellata dal calendario perché non fosse più un problema? Avete aumentato Pag. 25le imposte ipotecarie, le imposte di registro, gli estimi catastali, l'ICI, la tassa dei rifiuti, le tariffe autostradali, la tassa di successione e donazione, le tasse sugli immobili, l'imposta di bollo, la tassa di scopo (benzina e gasolio sono più cari), l'IRPEF, l'IRES, le tasse per le piccole imprese.
Le poche cose buone realizzate in questa finanziaria - poche - riguardano i nostri emendamenti approvati. Avete reintrodotto, su nostra spinta, il cinque per mille. Avete eliminato, su nostra spinta, la tassa di soggiorno. Ci rimane un rammarico, di avervi visti ciechi e sordi alla nostra richiesta di eliminazione, almeno per le fasce più deboli, dell'odiosa tassa dell'ICI sulla prima casa. È stata una vergogna!
Che dire, poi, dell'otto per mille? Dopo le polemiche che avete fatto nei nostri confronti, destinate 200 milioni di euro dell'otto per mille a copertura delle vostre spese di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Cari colleghi, colleghi della maggioranza, vi invito ad una riflessione. Sono scesi in piazza migliaia di professionisti, che mai avevano manifestato in questo modo. Le categorie produttive, operai ed imprenditori, sono in agitazione. Gli enti locali minacciano di portarvi le chiavi dei municipi. Il Governatore della Banca d'Italia dice che non vi è nulla di strutturale in questa manovra.
Le agenzie di rating vi hanno declassato e la stampa estera ci mette agli ultimi posti. I cittadini non sono più con voi. Vi prego: sotterrate l'ascia di guerra! Visto che vi definite pacifisti, cercate la pace sociale. Abbiate l'onestà di ammettere che non siete in grado di governare e traetene le conseguenze.
Questo disegno di legge finanziaria è la dimostrazione sostanziale di quanto il Governo sia dannoso per il paese. Per tali ragioni - non ultima la voglia di dar conto al sentire popolare -, voteremo convintamente contro il disegno di legge in esame e, come l'attuale maggioranza degli italiani, non daremo fiducia a questo Governo, nell'auspicio che il quadro politico cambi quanto prima.
Governare è un dovere per la maggioranza. Governare contro la maggioranza degli italiani è un atto contrario alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, cari colleghi, il gruppo dell'Ulivo voterà a favore della questione di fiducia, perché ha fiducia in questo Governo e perché vuole bene a questo paese. Lo sanno tutte le persone responsabili che l'Italia, soprattutto oggi, ha bisogno di un Governo capace di guardare almeno un po' avanti, perché di quotidianismo e di convenientismo elettorale si rischia di soffocare.
Ieri, il Presidente Prodi ha ricordato il nuovo protagonismo dell'Italia sulla scena internazionale. Non si tratta di volontà di esibizionismo, ma di un'esigenza strategica ineludibile; ineludibile persino per gli Stati Uniti - e non solo dopo le elezioni di mid term - per uscire da una fase di «ubriacatura» neoideologica, che ha aggravato l'insicurezza e le condizioni di tensione e di conflitto un po' su tutti i lati dello scacchiere mondiale.
Se ognuno si occupa di tenere ordinato lo spazio davanti al proprio portone di casa, tutta la città sarà ordinata, dice la sapienza popolare. Ebbene, l'iniziativa italiana in Libano, a Gaza, nell'area immediatamente più a oriente, risponde a questa logica: non stare con le mani in mano, in attesa che altri provvedano anche per noi.
Ma ho poco tempo e non voglio dare l'impressione di divagare. Approfittando del fatto che non siamo ripresi dalla televisione, cercherò di evitare comizi e di svolgere, seppur rapidamente, una riflessione, con spirito costruttivo.
L'opposizione ha mosso a questa legge finanziaria sostanzialmente due critiche. Pag. 26La prima: si tratta di una manovra eccessiva; bastavano 15 miliardi, ci è stato detto. La seconda: il Governo ha mortificato il Parlamento, perché ha imposto di approvare la manovra finanziaria con la questione di fiducia.
Quanto alla prima critica, è davvero una manovra smisurata? Sgombriamo il terreno dall'insinuazione che questo paese sia governato da una compagine di uomini sadici, che si compiacciono di far soffrire i propri concittadini, perché sarebbe un'offesa all'intelligenza di tutti. Dunque, la manovra è eccessiva e smisurata? Potremmo discutere a lungo sui numeri, sulla necessità di dover fare rientrare il deficit di quasi due punti, anziché dello 0,8 per cento previsto. Ma non ne vale la pena, onorevole Zorzato: perderemmo tempo in cifre.
Osservo, invece, che questo vostro ragionamento - sarebbero bastati 15 miliardi - è rivelatore di quella filosofia di governo che ha segnato l'intera precedente legislatura e che potremmo definire la filosofia del galleggiamento, del fare il minimo indispensabile, in modo tale da non abbassare l'indice di gradimento nei sondaggi. La filosofia, potremmo dire, del «sei meno meno», del «quanto basta per sfangare la giornata, tanto sulle altre materie non saremo interrogati».
Vedete, cari colleghi, in particolare dell'opposizione, l'eredità ricevuta in dote in questa legislatura, al di là delle polemiche sul «buco» nei conti pubblici che ci scambiamo reciprocamente, con grande fastidio di chi ci ascolta, è proprio la filosofia del «sei meno meno», che è diventata costume, substrato culturale e psicologico collettivo, prima ancora che politico.
Così, in passato, si è fatto strettamente ciò che ci era imposto dall'Europa, lasciando al loro destino il bilancio dello Stato, il bilancio delle ferrovie, quello dell'ANAS, quello dell'Alitalia, quello della spesa sanitaria delle regioni: tanto, per ognuno di questi settori, c'era un responsabile, un altro su cui scaricare le responsabilità. Ciò ben sapendo che un giorno i nodi sarebbero arrivati al pettine, nella speranza che non arrivassero tutti contemporaneamente; e, per riprendere l'atteggiamento dello scolaro del «sei meno meno», nella speranza di riuscire in qualche modo a «sfangarla». I nodi, purtroppo, stanno arrivando al pettine ora, tutti; e, come non era difficile prevedere, contemporaneamente.
Per questo alcuni di voi, più responsabili e corretti, pur tra legittime riserve e critiche, riconoscono - per la verità più in privato che in pubblico -, che in questo disegno di legge finanziaria ci sono i segni del cambiamento, della volontà di fare di più e di non accontentarsi; la volontà di rimediare a tanti, troppi guasti che il paese si trascina da anni: tra tutti l'intollerabile tasso di evasione fiscale. Vi è finalmente la volontà di pensare al domani. Così, ad esempio, si riconosce - più in privato e meno in pubblico - che quell'abbattimento di cinque punti del cuneo fiscale ha in sé il segno di una svolta strutturale; è un embrione robusto di strategie industriali che questo paese non ha più da diversi anni. È una strategia dilatata anche nel Mezzogiorno, su cui si riverseranno anche i benefici del credito d'imposta, del bonus per l'occupazione, degli investimenti delle risorse prima destinate al ponte sullo stretto.
Colleghi dell'opposizione, che state a «quisquiliare» sull'entità di un bollo: sono stati stanziati 7 miliardi di euro per il sistema industriale in un anno, 15 in due anni, quasi 30 mila miliardi di vecchie lire! Da quanti anni non accadeva? Poco importa se una parte più «fragorosa» degli stessi beneficiari incassa e passa ad altro, nella migliore tradizione, non solo in italica. Tuttavia, il Governo ha cercato non la gratitudine di alcuno, ma l'interesse del paese e del suo sistema produttivo, perché sa che se non ci sarà crescita non ci sarà futuro.
È vero, c'è stata la polemica del TFR, onorevole Alemanno, ma se la si guarda dall'altro versante, perché negare che finalmente si apre per milioni di occupati di età inferiore a trent'anni la possibilità, che sinora non avevano, di guardare con minore apprensione al proprio futuro? Infatti, essi sanno di poter contare su una Pag. 27pensione quando saranno anziani. Io preferisco parlare di questo e non di TFR. Certo, si utilizza quest'ultimo strumento, ma si avviano finalmente i fondi integrativi.
Poi, quei 3 miliardi di euro alle famiglie e, in particolare, a quelle con figli a carico. Vi sono tanti modi, cari colleghi dell'opposizione, di aiutare le famiglie: si può «ideologizzarne» il discorso, farne una bandiera ideologica, caro onorevole Volontè, oppure aiutarle concretamente. Il Governo ha scelto la seconda strada e crediamo che le famiglie ne saranno più felici.
Ancora, onorevole Zorzato, il contratto del pubblico impiego, sul quale lei si è soffermato: nella vecchia legge finanziaria - lei questo lo dimentica - non c'era un euro di copertura. Ci avete lasciato anche questa eredità! È inutile che continuiamo a discutere solo di quegli 0,8 punti che, secondo voi, c'erano da recuperare nel rapporto deficit-PIL perché l'Europa ce lo imponeva.
Vi sono queste diverse realtà. Venendo all'altra polemica sollevata dall'opposizione, quella relativa al voto di fiducia, si potrebbero addurre diverse ragioni: la dimensione della manovra o l'oggettiva difficoltà nel reperire risorse dopo che per anni si è raschiato il barile, con le conseguenti polemiche in sede parlamentare. Si deve comunque constatare che, dopo due settimane di lavoro qui dentro, allo scadere del termine che l'articolo 119 del regolamento prevede per l'esame parlamentare, eravamo fermi ancora all'articolo 15 del disegno di legge finanziaria. Oppure si potrebbe dire che, dopo tutto, il Governo, così come ha fatto per tre volte il Governo Berlusconi, si è avvalso di una prerogativa costituzionale, dunque per nulla illegittima, di fronte alla quale è possibile sollevare soltanto un'eccezione di opportunità politica, non quella «caciara» che state montando su questo tema.
Io vado oltre e affermo che tutto si può dire, tranne che il Governo abbia inteso mortificare il Parlamento. È vero che è stato un percorso faticoso.
Mai si era visto peraltro l'assemblaggio - fermi restando i saldi, cioè i muri portanti, per riprendere la metafora del ministro dell'economia e delle finanze - del tessuto della finanziaria direttamente in Parlamento, fin troppo, si potrebbe osservare, alla luce del sole, al punto che in quei soli 15 articoli (giustamente se ne vantavano ieri i colleghi Galletti dell'UDC e Alessandri della Lega, ripresi poi da qualche compagno di partito) ci sono i segni del contributo dell'opposizione, non già per un incidente parlamentare, ma per la convergenza parlamentare. A questo riguardo, mi sia consentito ringraziare - ancora non è stato fatto - il relatore Michele Ventura, per l'intelligenza, la pazienza e lo spirito di apertura (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e di deputati del gruppo Forza Italia) e tutti i colleghi della Commissione Bilancio e il suo presidente, Lino Duilio.
Trovo rispettosa del Parlamento anche l'apertura, che ieri ha fatto il ministro Chiti, sulla possibilità di ulteriori modifiche nel passaggio al Senato. Cari colleghi, il Presidente della Repubblica, ieri, il Presidente della Camera, gli stessi onorevoli Casini e Violante, predecessori di Bertinotti, per la loro esperienza e per il loro senso delle istituzioni hanno convenuto sull'esigenza di procedere ad una revisione ordinamentale e regolamentare. Nessuna democrazia può funzionare bene se la sessione di bilancio, di fatto dal DPEF all'ultima lettura della finanziaria, si prolunga per sei mesi ogni anno.
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato Castagnetti.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Concludo, Presidente, anche perché devo dare l'esempio. Nessuna democrazia può funzionare se la sessione di bilancio resta aperta sei mesi. Quindi, dobbiamo mettere mano ad una riforma ordinamentale e regolamentare...
Pag. 28PRESIDENTE. La prego, deputato Castagnetti, deve proprio concludere.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. ...nella direzione che ha proposto qui il Presidente Bertinotti.
Noi proponiamo di farlo insieme (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi e Popolari-Udeur - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto in rappresentanza dei gruppi. Ora avranno luogo le dichiarazioni di voto a titolo personale, per un minuto ciascuna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, prenderò pochissimo tempo, perché il regolamento della Camera impedisce di dare un tempo ragionevole ad un esponente di un partito solo in ragione dei numeri che ha, e mi limito quindi a dalle brevissime osservazioni, dato che ho avuto modo di motivare il giudizio negativo su questa manovra finanziaria durante i lavori del Parlamento. Io non polemizzo certo sull'uso della questione di fiducia: è un diritto del Governo porla, l'ha posta, ne prendiamo atto. Naturalmente è una prova di debolezza, perché ogni volta che un Governo pone la questione di fiducia dimostra di avere un po' di paura e un po' di debolezza.
Da cosa viene questa necessità della fiducia? A mio avviso, viene dal fatto che nella finanziaria c'è stata una carenza di guida politica, di cui abbiamo avuto l'evidenza in queste settimane di confusione nella maggioranza, di emendamenti, di risse, di suk. Carenza di guida politica del ministro dell'economia e delle finanze, carenza di guida politica del Presidente del Consiglio? Vedete voi, onorevoli colleghi.
Le conseguenze di tutto questo sono che voi chiedete la fiducia, ma ieri, venerdì...
PRESIDENTE. La invito a concludere, deputato La Malfa.
GIORGIO LA MALFA. ...un sondaggio di la Repubblica ha rivelato la fiducia degli italiani: era al 58 per cento nel mese di luglio, è del 46 per cento oggi. Cioè siete sotto il livello della fiducia. L'avrete in Parlamento, ma non l'avete più nel paese (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, è con rammarico che esprimo il mio dissenso sulla manovra finanziaria, un dissenso che nulla ha a che vedere con quello espresso dalle destre, ancora desiderose di durissime politiche antisociali. Il mio dissenso è del tutto opposto. Oltre ad essere sacrificata alla logica del risanamento e del Patto di stabilità, la finanziaria si distingue per un ingente trasferimento di risorse alle imprese, in ossequio ad una consolidata logica liberista. Il riequilibrio fiscale viene vanificato da misure come l'addizionale IRPEF, l'aumento dei contributi, l'introduzione dei ticket e i tagli ai comuni. Inoltre, registriamo un aumento delle spese militari, che in un contesto di duro risanamento francamente ci sembra scandaloso! Viene riproposta, così, la logica dei due tempi che si voleva debellare.
Non voterò a favore di questo disegno di legge finanziaria e non voterò la fiducia, non partecipando alla votazione. Spero che questo campanello di allarme sia recepito in vista della discussione al Senato. Nel popolo della sinistra c'è un sentimento diffuso di delusione e disincanto, come si è visto ieri o lo scorso 4 novembre. Ritengo un mio dovere rappresentare in quest'Assemblea, per quanto insufficientemente, almeno una parte di queste istanze. Anche questo è un modo per limitare i danni di una politica economica che resta distante dalle attese e dalle speranze di chi ha mandato a casa Berlusconi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mario Pepe. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE. Signor Presidente, negherò la fiducia al Governo su questo disegno di legge finanziaria, il peggiore nella storia del nostro paese.
Nella Roma pagana, nel mese di dicembre, si celebravano feste in onore di Saturno, i cosiddetti saturnali. Caratteristica di quelle feste è che la gente si abbandonava ad ogni genere di sregolatezza. Ebbene, nel corso dell'esame di questo disegno di legge finanziaria, che somiglia molto a quella festa pagana, abbiamo assistito a tutto: abbiamo assistito al cambiamento degli emendamenti, minuto dopo minuto, al fine di spiazzare l'opposizione, e abbiamo visto i ministri che salivano e scendevano le scale del Ministero dell'economia per difendere il loro feudo.
Signor Presidente, l'iter del disegno di legge finanziaria non deve essere cambiato, ma va abolito, per ridare rispettabilità al Parlamento, che non è un suk ma è il simbolo della libertà e della democrazia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Ricordo che la votazione sulla questione di fiducia avrà inizio alle 18,20.