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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2114 (ore 16,39).
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 2114.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi sul complesso degli emendamenti.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare...
GIORGIO JANNONE. Presidente, le faccio notare l'assenza del Governo!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Jannone.
In attesa che giunga in aula il rappresentante del Governo, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 16,55.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Grazie, signor Presidente. Do il benvenuto al sottosegretario D'Andrea: spero che, riposato e rilassato, possa ascoltare quello che devo dire al Governo...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Giovanardi, ma la volevo informare che il sottosegretario D'Andrea stava partecipando alla Conferenza dei presidenti di gruppo che era in corso e che è terminata proprio adesso...
CARLO GIOVANARDI. Vi sono altri 106 membri del Governo che avrebbero potuto essere presenti, ma questo è un altro discorso! Prendo comunque atto della sua presenza e desidero rivolgermi a lui ed ai colleghi perché vi è un aspetto di questo provvedimento particolarmente Pag. 70grave, sul quale dovremo pronunciarci, che riguarda proprio il Parlamento ed il Governo.
Succede, talvolta, che in sede di Commissione la maggioranza e l'opposizione si trovino d'accordo ed alcune proposte emendative vengano approvate all'unanimità. Mi riferisco a due emendamenti, presentati uno dall'onorevole Zaccaria, per la maggioranza, e l'altro, per l'opposizione, dal sottoscritto.
Tali emendamenti, che hanno ricevuto il consenso del qui presente sottosegretario D'Andrea, proponevano di differire dal 1o febbraio al 30 giugno i termini degli adempimenti cui tutte le agenzie assicurative italiane devono assolvere per non rischiare di essere cancellate dall'albo, oppure di subire gravissimi sanzioni.
Come sapete, circa 20 mila agenti assicurativi sono venuti a Roma per manifestare, poiché ritengono (ma si tratta di una loro opinione) che il regolamento dell'ISVAP non corrisponda al codice entrato in vigore il 1o gennaio e che esso sia andato oltre quanto previsto dallo stesso codice. Ricordo che, nel mese di marzo, il TAR interverrà nel merito per valutare se essi abbiano ragione o torto. Sottolineo che il regolamento in questione è stato impugnato dagli agenti assicurativi, dalle compagnie di assicurazione e dai broker: in altri termini, l'intero settore assicurativo è insoddisfatto di tale regolamento.
Ciò che ritengo più grave, tuttavia, è che ad oggi, su 150 mila persone che dovrebbero mettersi in regola, solo 35 mila lo hanno già fatto. Ci troviamo ad una settimana dalla scadenza del termine del 1o febbraio e tale situazione è stata determinata dalla complessità degli adempimenti che devono essere posti in essere.
Ricordo che, in sede di Commissione, abbiamo approfondito tale tema. Come già detto, sono stati presentati due emendamenti dello stesso tenore, firmati rispettivamente dal sottoscritto e dall'onorevole Zaccaria, e la Commissione affari costituzionali ha approvato, all'unanimità, tali proposte emendative.
Quindi, poiché i resoconti delle sedute sono pubblici e vengono diffusi su internet, quella sera tutte le agenzie assicuratrici d'Italia sapevano - e lo hanno fatto circolare tra sia tramite internet, sia attraverso i telefonini - che il termine per gli adempimenti era stato prorogato al 30 giugno. Ciò è avvenuto perché hanno fatto affidamento su un voto unanime della Commissione, con il consenso del Governo!
Ieri, con grande sorpresa, l'Esecutivo ha invece presentato un emendamento con il quale il termine fissato dalla Commissione al 30 giugno viene riportato al 1o febbraio. Oggi, quindi, tutti gli agenti assicurativi d'Italia hanno saputo che l'aspettativa di una proroga fino al 30 giugno è destinata a cadere e che devono mettersi in regola entro sette giorni.
Ciò è accaduto perché l'ISVAP, attraverso il suo presidente, è pesantemente intervenuta dall'esterno sul Governo. Non credo di rivelare un segreto, ma se qualcuno mi vuole smentire, lo faccia! Spero che il ministro dello sviluppo economico, che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e che lo stesso sottosegretario D'Andrea - il quale, l'altro giorno, ha espresso parere favorevole alla proroga - non avessero preso un colpo di sole! Credo si rendessero conto che si tratta del possibile licenziamento di migliaia di lavoratori che operano nel comparto assicurativo, nonché del rischio della chiusura di centinaia di agenzie.
Il sindacato di settore - che non è né di destra, né di sinistra, poiché vi sono rappresentate tutte le forze politiche - ha lanciato questo allarme, ma l'ISVAP ha scritto al Governo una lettera, dai toni che oserei definire «intimidatori», nella quale sostiene che non tollera che il Parlamento possa modificare un termine contenuto del decreto-legge, poiché ritiene di essere un'autorità sovraordinata al Parlamento stesso!
In altri termini, l'ISVAP afferma di aver ben operato, che a suo avviso i termini vigenti vanno bene e che anche se gli agenti assicurativi e i loro sindacati si lamentano, si tratta di lamentele che lasciano completamente indifferenti!Pag. 71
Allora, di fronte a simili episodi mi domando quale rapporto possa esservi tra Parlamento e cittadini, tra Parlamento e operatori economici. Una settimana fa, otto giorni fa, in una sede istituzionale, il Governo e tutti i gruppi parlamentari hanno preso all'unanimità la decisione di differire la decorrenza di determinati effetti. A seguito di tale intervento, è giunto all'esame dell'Assemblea un testo dal quale risulta che i predetti effetti decorreranno dal 30 giugno 2007. Ciò nonostante, tra un'ora, fra due ore o domattina dovremo esaminare e votare un emendamento del Governo che, riproponendo la data del 1o febbraio 2007, accorcia di alcuni mesi il tempo che era stato concesso a tutti gli operatori economici per mettersi in regola!
Signor sottosegretario, so che non sto facendo il mio mestiere di opposizione; per farlo bene, dovrei invitarvi ad andare avanti, ad approvare l'emendamento 6.501 del Governo e a dare uno schiaffo in faccia a tutti gli agenti di assicurazione italiani: sarebbe una cosa incredibile ma, come opposizione, camperei di rendita, per così dire, per i prossimi sei mesi! Oltre alla polemica dell'opposizione, però, c'è anche la realtà di un Parlamento che deve avere una sua credibilità: le decisioni che abbiamo preso all'unanimità, e che già sono state portate a conoscenza dei cittadini e degli operatori economici, non possono essere cancellate in maniera così disinvolta perché un ministro, in disaccordo con altri ministri, ritiene che una lettera dell'ISVAP sia abbastanza per vanificare l'attività dell'intero Parlamento!
Allora, sottosegretario D'Andrea, chiedo che vi sia un'ulteriore riflessione, all'interno del Governo, prima che si passi all'esame del menzionato emendamento. Non creiamo un precedente devastante! Non umiliamo il Parlamento! Non si costringano alcuni gruppi parlamentari a cambiare l'opinione che avevano già espresso motivatamente in Commissione! Che nessuno si renda responsabile della crisi di un intero settore per non dare qualche mese di tempo in più!
Certo, anch'io, realisticamente, so che, a marzo, il TAR si pronuncerà e che, se avranno ragione le compagnie, i broker e gli agenti di assicurazione, non ci sarà più materia del contendere (perché tutti quegli adempimenti complicati spariranno). Evidentemente, se il TAR stabilirà che il regolamento non ha applicato la legge ed ha oltrepassato i limiti ad esso connaturati, il problema sarà risolto. Se, al contrario, il TAR confermerà la legittimità del regolamento, con la disposizione attuale le compagnie potranno mettersi in regola fino al 30 giugno.
Evitiamo la crisi del settore e, soprattutto, evitiamo una crisi di credibilità del Parlamento! Invito il Governo a ripensarci: prima che sia messo in votazione il suo emendamento 6.501, che si potrebbe definire traumatizzante, lo ritiri e lasci ferma la decorrenza del 30 giugno 2007, risultante dal voto espresso in Commissione (che spero sia confermato da questa Assemblea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, non posso evitare di far notare che, al di là dell'assenza motivata del sottosegretario D'Andrea, il Governo Prodi non ha certo risparmiato, per così dire, quando ha proceduto alla nomina dei sottosegretari, che sono oltre cento; pertanto, uno di essi poteva assicurare una presenza più puntuale in quest'aula!
Signor Presidente, il provvedimento reca un titolo molto chiaro: proroga di termini previsti da disposizioni legislative. In realtà, leggendo il testo del provvedimento si trovano ben poche materie attinenti. Si tratta del classico provvedimento omnibus che ingloba tutte le materie dell'universo, peraltro in maniera estremamente confusa. Si tratta di un provvedimento omnibus composito e, spesso, contraddittorio. In particolare, il testo contiene disposizioni perfettibili, che potevano essere migliorate dagli emendamenti presentati, in buona parte dichiarati, però, inammissibili.Pag. 72
Stamani abbiamo assistito ad una lunga discussione, al termine della quale il Presidente Bertinotti ha evidenziato la nota «disarmonia» tra Camera e Senato: la rende palese il provvedimento in esame, in maniera abbastanza evidente, ma mi permetto di far rilevare che essa si ripropone costantemente se si ha riguardo a ciò che avviene al Senato. La «disarmonia» concerne gli emendamenti, gli ordini del giorno e persino gli atti di sindacato ispettivo, che vengano accettati tranquillamente al Senato e che, con il medesimo testo, sono dichiarati inammissibili alla Camera.
Diventa, quindi, assolutamente urgente agire. A tale proposito, ribadisco a lei, Presidente Castagnetti, ciò che è già stato detto, stamani, al Presidente Bertinotti: l'Ufficio di Presidenza prenda atto della rilevata «disarmonia» e cerchi di trovare un rimedio ad una situazione che crea nocumento alla nostra azione ed alla nostra rappresentatività nei confronti degli elettori.
Questo provvedimento, oltretutto, è disorganico e contraddittorio e, trattando non esclusivamente di una materia, ma di tutto lo scibile umano, non consente nemmeno alle Commissioni competenti - come giustamente rilevato dall'onorevole Giudice, questa mattina - di esaminare adeguatamente gli argomenti che affronta. È chiaro, infatti, che se un provvedimento, estremamente confusionario, come questo, tratta un po' di tutto, le singole Commissioni non possono approfondire le tematiche affrontate.
Sempre l'onorevole Giudice, questa mattina, faceva rilevare come il disegno di legge sia contra legem. Infatti, la legge n. 400 del 1988 afferma chiaramente che le norme legislative devono avere carattere di omogeneità. Vorrei che qualcuno avesse la pazienza di leggere il testo di questo provvedimento, per capire che certamente tale requisito manca, in maniera del tutto palese. Se si ricorre con tanta frequenza alla decretazione d'urgenza, anche quando difettano i presupposti di necessità e urgenza richiesti dalla Costituzione, se si agisce, non certo per mancanza di autorevolezza, con una disarmonia evidenziata, non da un singolo deputato, ma addirittura dal Presidente della Camera e se c'è una palese mancanza di rispetto, da parte del Governo, delle prerogative specifiche del Parlamento, allora mi chiedo, signor Presidente, se non sia il caso di sospendere l'esame di questo provvedimento, anche alla luce di alcuni avvenimenti verificatisi quest'oggi, tra cui l'intervento di una componente della maggioranza che, in questa Assemblea, ha gridato al suo stesso Governo: «vergogna!». Questo è un episodio senza precedenti nella storia del Parlamento. Mi chiedo anche, signor Presidente, se non sia il caso, comunque, di prendere atto che l'attuale maggioranza versa in uno stato di profonda crisi e di grande confusione e che questa profonda crisi non può non nuocere alla vita del paese.
Certamente, non è questo il modo di affrontare i problemi concreti del paese e, certamente, un provvedimento così confuso non può risolvere neppure le questioni che si vorrebbero e si dovrebbero affrontare con urgenza. Nemmeno si può accettare, signor Presidente, che un provvedimento di questo tipo diventi una sorta di legge finanziaria sui generis. Affrontando i problemi in modo molto confuso con questo decreto «mille proroghe» e non consentendo all'opposizione di addentrarsi nei singoli e importanti temi si sta ripetendo, in misura ridotta, esattamente quanto è stato fatto, con risultati ben più gravi, in occasione dell'esame della legge finanziaria testé approvata. Noi tutti sappiamo che questo modo di legiferare, ricorrendo alla decretazione d'urgenza, inserendo in un unico provvedimento argomenti di ogni natura e impedendo all'opposizione di intervenire sulle singole specificità di una norma, sta ledendo, gradualmente ma inesorabilmente, le prerogative del Parlamento. La disarmonia che si sta creando tra Camera e Senato sta ulteriormente aggravando questa situazione che non può essere ignorata, neppure dall'attuale maggioranza. Se questo andamento si consolidasse nel tempo, nuocerebbe certamente a noi, che siamo all'opposizione, e se questa opposizione, in Pag. 73futuro, quando certamente diverrà maggioranza, si comportasse allo stesso modo, finirebbe per recare gravi danni, non all'uno o all'altro Governo, ma al sistema democratico del paese. Accogliendo con favore la presa di posizione del Presidente Bertinotti, credo che tutti noi dobbiamo compiere una riflessione che vada oltre questo specifico provvedimento. La questione deve essere affrontata con la massima serietà e la massima urgenza.
Concludo, signor Presidente, non intendendo approfittare di tutto il tempo a mia disposizione, ma sottolineando che con la presenza dei rappresentanti del Governo, alla ripresa della seduta, se ne sarebbe guadagnato molto di più. Poco fa, come ho ricordato, una componente della maggioranza ha gridato al suo stesso Governo: «vergogna!». Ritengo sia il caso che la stessa maggioranza prenda atto che con questo clima e con queste metodologie davvero non si può andare avanti.
Credo che con questa norma non solo non si risolva nessuno dei problemi all'ordine del giorno, ma soprattutto si crei un gravissimo vulnus a questa istituzione democratica e a tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, già questa mattina sono intervenuto sulla questione relativa al numero di emendamenti inammissibili, a nostro avviso assolutamente eccessivo.
Abbiamo sempre sostenuto un principio fondamentale, che parte dalla consapevolezza che un decreto che si occupa di proroghe di termini abbia quale filo conduttore essenzialmente non l'unicità della materia, ma la necessità di occuparsi di una serie di questioni urgenti in scadenza che, non potendo essere affrontate attraverso una legge ordinaria, possono trovare ristoro in questa sorta di provvedimenti.
A nostro avviso, questa è la ratio del testo in esame e, in quest'ottica, il contributo dei parlamentari dell'opposizione - ma, a dir la verità, anche della maggioranza - è stato teso a presentare una serie proposte emendative.
La vicenda che ha caratterizzato i lavori antimeridiani dell'Assemblea è degna di sottolineatura; infatti, corriamo il rischio non soltanto di realizzare un bicameralismo assolutamente imperfetto...
PRESIDENTE. Invito i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale a consentire all'onorevole Marinello di proseguire il suo intervento.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ... ma anche di delegittimare i lavori di questo ramo del Parlamento e dei deputati che ne fanno parte.
Tra l'altro, tutti abbiamo la consapevolezza che gran parte delle questioni da noi poste e dichiarate inammissibili saranno affrontate nell'altro ramo del Parlamento e lì, vigendo un diverso meccanismo, entreranno a far parte del provvedimento.
Entrando nel merito delle proposte emendative presentate, intendo sottolineare che alcuni argomenti da noi posti meritano l'attenzione di tutta la Camera dei deputati. Mi riferisco, in particolare, alle questioni riguardanti i settori dell'agricoltura e della pesca, cioè intere filiere e categorie.
Su una questione estremamente importante è già intervenuto l'onorevole Misuraca; mi riferisco al tema dei contributi previdenziali in agricoltura, sul quale dobbiamo registrare, ahimé, l'inadempienza del Governo. Da diversi mesi, infatti, avevamo ripetutamente segnalato con forza il pericolo che avrebbero corso centinaia di migliaia di aziende agricole del settore (l'intera categoria) allorquando, alla data del 17 ottobre, fosse scaduto il termine sospensivo relativo all'esecutività dell'azione Pag. 74riscossoria; avevamo ravvisato la necessità di prorogare questo termine, ma la sicumera del Governo e - sono costretto a sottolineare - la sicumera del ministro De Castro hanno fatto sì che la vicenda, per così dire, si incancrenisse. Oggi, a tale riguardo, si levano grida di dolore, non - badate bene! - da parte di alcuni parlamentari dell'opposizione o di taluni parlamentari che si occupano del comparto agricolo, ma dell'intero mondo dell'agricoltura e delle organizzazioni di categoria (anche di quelle vicine alla vostra parte politica).
Vi invito a leggere tutti i comunicati e le dichiarazioni in proposito e ad avere altresì contezza delle assemblee tumultuose che si susseguono, settimana dopo settimana, in intere regioni italiane, dal Lazio alla Puglia, alla Calabria, alla Sicilia e ad altre regioni, anche sotto l'egida della Confederazione italiana agricoltori, organizzazione notoriamente vicina alla vostra parte politica.
Inoltre, abbiamo presentato proposte emendative che, intervenendo sul settore della pesca, spostano una serie di termini a mio avviso meritevoli di attenzione e che pertanto andrebbero differiti. Mi riferisco ad esempio alla questione delle blue box: si tratta di meccanismi che, consentendo l'identificazione delle imbarcazioni in qualsiasi situazione, a qualsiasi latitudine o longitudine del mare Mediterraneo, risultano estremamente utili alla navigazione. Noi abbiamo presentato proposte emendative che spostano dal gennaio 2007 al gennaio 2008 il termine per l'assunzione degli oneri relativi da parte degli armatori; lo abbiamo fatto perché siamo convinti che oggi l'intero comparto sia meritevole di attenzione e di rispetto.
È questo un momento in cui il settore versa in gravissime difficoltà poiché attraversa una crisi che è sotto gli occhi di tutti. Ci troviamo in un comparto, quello ittico e armatoriale, che ha grande storia e importanza su tutto il territorio nazionale - dalla Liguria al mare Adriatico, fino al canale di Sicilia - e che a nostro avviso oggi rischia fortemente. Infatti, vi è una forte competizione perché le leggi quadro comunitarie impongono scelte rigorose alle nostre marinerie mentre, evidentemente, in un'area ristretta come il mare Mediterraneo interagiscono marinerie extracomunitarie. Ciò pone la necessità di talune riflessioni.
Voglio segnalare all'attenzione dell'Assemblea, in particolare dei parlamentari della maggioranza e del Comitato dei nove, due proposte emendative che riguardano anche la questione delle compensazioni IVA per il comparto ittico. Voglio ricordare che con il decreto n. 2 del 10 gennaio 2006 dell'allora Governo Berlusconi, convertito poi in legge nel marzo dello stesso anno, proprio per dare una risposta a questo delicato comparto si adottò una misura sperimentale importantissima, che allora venne votata all'unanimità da questo ramo del Parlamento, sia in Commissione sia in Assemblea, e che trovò ampio consenso in tutte le categorie interessate. Essa consentiva, per quanto riguarda il comparto ittico, una sostanziale equiparazione con quello agricolo, attraverso un meccanismo di compensazione delle aliquote diverso rispetto al regime precedente. Si identificò un quadro normativo e si pose in essere una precisa posta in bilancio; evidentemente eravamo sul finire della legislatura e nel marzo 2006 bisognava adottare una serie di atti amministrativi che consentissero poi l'attuazione della norma così introdotta, anche in considerazione della circostanza che la denunzia annuale dell'IVA ha evidentemente una scadenza ben precisa, quella del gennaio dell'anno successivo (ovvero, nel caso di specie, la scadenza del gennaio 2007).
Abbiamo denunziato i ritardi dei ministeri delle politiche agricole e dell'economia, che, di concerto tra loro, avrebbero dovuto attuare una serie atti amministrativi. A dir la verità, lo abbiamo segnalato allorquando sono state audite le categorie interessate nelle commissioni competenti, lo abbiamo denunziato e segnalato al ministro De Castro. Ci è stato risposto con sufficienza, ci è stato detto di aspettare, perché il Governo stava provvedendo. Abbiamo proposto un atto di sindacato ispettivo nel corso del question time in Commissione Pag. 75e il Governo, nella giornata del 4 ottobre 2006, ha affermato che stava provvedendo in maniera alacre, che il problema, comunque, sarebbe stato affrontato e risolto: questo problema invece non è stato né affrontato né risolto. Noi, settimana dopo settimana, mese dopo mese, abbiamo richiesto puntualmente l'intervento dei ministri interessati sulla questione, ma ci è stato detto solo di avere pazienza e di aspettare. Ci è stato detto che si stava provvedendo, poi ci è stato assicurato che in sede di finanziaria si sarebbe trovato riscontro e si sarebbe data una risposta a tale questione.
Invece, non è successo nulla. Abbiamo continuato ad «inseguire» la problematica presentando interrogazioni e proponendo specifici emendamenti alla legge finanziaria, ma non è successo assolutamente nulla. L'ultima osservazione posta alle argomentazioni era una sorta di difficoltà e di improcedibilità: questa norma veniva ritenuta di difficile attuazione perché incompatibile con il quadro normativo europeo. Ebbene, anche questa obiezione oggi cade perché è notizia di questa settimana che l'Unione europea si è espressa positivamente nel merito: questa norma è assolutamente logica, comprensibile e compatibile con il quadro normativo europeo. Allora, ci chiediamo quali siano le motivazioni che spingono il Governo a non dare piena risposta e attuazione ad una legge precedente. C'è un atteggiamento ostativo nei confronti del comparto ittico, delle categorie armatoriali, degli imprenditori ittici e dell'intero settore? C'è un pregiudizio perché questa norma è «targata» Berlusconi e fortemente voluta dall'allora sottosegretario delegato, competente per materia, l'onorevole Paolo Scarpa?
Non credo che questioni pregiudiziali di questo genere possano trovare una dignità politica nel nostro paese e nel nostro Parlamento. Per quanto riguarda il nostro emendamento, non ne rivendichiamo la paternità perché siamo pronti a chiedere a tutti i gruppi parlamentari di farlo proprio, di sottoscriverlo e far sì che l'unanimità, che si trovò l'anno scorso in quest'aula su questa tematica, diventi ancora una volta unanimità nel corso dell'esame di questo Parlamento. Sono rimasti pochi emendamenti, una serie di questioni sono state stralciate ed altre, urgentissime e importanti, non hanno trovato risposta. Questa è una tematica che affronteremo in un altro momento, ma di cui si deve far carico il Governo per la responsabilità che ad esso compete, ammesso che sia ancora in grado, fra le contraddizioni e le divisioni che lo stanno attanagliando, di dare risposte serie e concrete al paese, ma alcune proposte emendative che hanno una loro dignità e completezza sono ancora sul tavolo. Sta al Parlamento assumersi, nella pienezza delle proprie responsabilità, la consapevolezza di dare una risposta positiva ad un comparto in difficoltà, che sta aspettando delle risposte.
Questo è l'esempio concreto di come il Parlamento possa assumere ancora una volta autorevolezza ed è proprio questo l'appello che rivolgo a tutti i parlamentari di quest'aula, sia a quelli della mia parte politica, sia specialmente a quelli della maggioranza: è maggiore il carico e la responsabilità che spettano a loro. Su queste tematiche cercate di superare i pregiudizi, entriamo nel merito delle problematiche, confrontiamoci perché il paese ci guarda e aspetta risposte (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Gamba, che aveva chiesto di parlare; si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Desidero sottolineare innanzitutto che, rispetto ad analoghi provvedimenti emanati nel passato, il decreto-legge in esame si presenta sicuramente meno disomogeneo e disarticolato. Questo è sicuramente un dato oggettivo positivo.
Apprezziamo quindi lo sforzo di omogeneizzazione che si compie nei confronti Pag. 76di una materia difficile da razionalizzare e molto articolata. Osserviamo anche con un certo compiacimento che nel decreto-legge non è prevista alcuna proroga che afferisca a deleghe legislative.
Detto ciò, comunque, esprimiamo la nostra perplessità e anche qualche contrarietà su alcune disposizioni di proroga. Se era giustificabile una qualche maggiore tolleranza rispetto a norme ancora inattuabili e vessatorie, su altre questioni rileviamo la nostra netta contrarietà per la difficoltà con la quale si va ad intervenire in determinate materie.
In particolare voglio fare riferimento, ad esempio, al comma 1 dell'articolo 1, in materia di personale universitario in regime convenzionale con il Servizio sanitario nazionale: seppure tale comma, affronti una situazione di emergenza, non prevede però alcuna ipotesi di soluzione stabile, non dà alcuna prospettiva di stabilità rispetto ad un problema emergenziale che oggi che oggettivamente condividiamo. Il decreto-legge in altri termini lascia il vuoto rispetto a prospettive concrete di stabilità futura.
La stessa considerazione si può fare per la proroga al 31 maggio del corrente anno, per fronteggiare la carenza di infermieri e tecnici sanitari di radiologia.
In assenza di provvedimenti strutturali, omogenei e organici, si tratta della riammissione in servizio di pensionati, di stipula di contratti a tempo determinato, senza che anche in questo caso sia preannunciato il benché minimo tentativo di dare stabilità a un settore altamente precarizzato.
Esprimiamo perplessità anche in merito all'estensione al 2007 del tetto di incremento al 20 per 100 del diritto annuale dovuto alle camere di commercio da parte delle imprese iscritte o associate, annotate nel registro delle imprese.
Non possiamo nel contempo assolutamente condividere la proroga al 31 luglio per l'entrata in vigore della seconda parte del decreto legislativo noto come «Codice ambientale».
Le disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, di valutazione ambientale strategica (la nota VAS) e di autorizzazione ambientale integrata (AIA) a nostro avviso non sono più differibili.
Sui temi ambientali poi si verifica un vero paradosso: a parole non avete mai fatto sconti a nessuno, anzi in materia ambientale fate molto spesso i primi della classe, ma in questo caso dimostrate in maniera evidente e palese che si predica bene ma, quando si tratta di passare ai fatti con provvedimenti concreti, esordite con una deroga che è tanto odiosa sul piano politico (perché rinvia ad un provvedimento del Governo precedente) quanto vuota sul piano dei contenuti e delle prospettive future.
Inoltre, una disposizione che non presenta a nostro avviso profili di necessità e urgenza è contenuta al comma 5 dell'articolo 1, che sospende fino al 30 giugno 2007 le procedure concorsuali per il rinnovo degli incarichi dei direttori degli istituti del CNR. Più che di profili di necessità e urgenza, mi sembra che questo comma presenti profili di dubbia costituzionalità, perché interferisce in maniera evidente sull'attività di un ente autonomo.
Sono questi i rilievi con i quali sosteniamo in questa sede un'attività emendativa volta a migliorare ed a correggere un provvedimento incolore ed insapore, che non appassiona nessuno, ma che sistema situazioni particolari piuttosto che interessi generali. Nel corso del dibattito valuteremo, sulla scorta delle valutazioni che Governo e maggioranza daranno sugli emendamenti, come annunciare il nostro voto finale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo di fronte ad un altro decreto-legge di proroga di termini e ritengo sia opportuno affrontarlo esaminando sia le questioni di merito sia quelle di metodo. Il metodo ancora una volta mortifica il Parlamento e la sua potestà legislativa. Quanto al merito, prendiamo atto del fatto che il provvedimento Pag. 77è più leggero rispetto a quelli precedenti, tanto che qualcuno, invece di definirlo «mille proroghe», lo ha definito «cento proroghe».
Alcuni dei termini prorogati potrebbero anche rispondere ad esigenze reali. Tuttavia, il problema è molto più complesso e riguarda ancora una volta l'incapacità del Governo di dar vita a determinati atti entro una certa data, nonché il rapporto tra Parlamento e Governo. L'atteggiamento della maggioranza somiglia molto a quello del debitore insolvente che chiede al suo creditore una proroga del pagamento dovuto al buio e senza garanzie. Trovandoci dinanzi a questo Governo e a questa maggioranza, sappiamo che siete pessimi debitori, abituati come siete a non rispettare gli impegni presi con l'elettorato e, di conseguenza, quelli presi con il Paese relativamente ai termini di cui stiamo parlando.
Inoltre, mentre - come affermavo prima - alcuni dei termini prorogati potrebbero anche rispondere ad esigenze reali, non si può non evidenziare come la maggior parte delle disposizioni del decreto-legge in esame rechino norme di natura sostanziale in luogo della proroga di termini e come numerosi emendamenti dell'opposizione avessero proprio lo scopo di modificare quei termini di proroga che in maniera evidente risultano essere incongrui rispetto agli obiettivi che si prefiggono di realizzare.
Passando alle questioni di metodo, intendiamo censurare per l'ennesima volta l'atteggiamento di un Governo che intende cancellare il percorso della legge ordinaria con la quale tali questioni potevano benissimo essere affrontate, con maggiore velocità e per alcune vicende anche con una maggioranza più ampia. Invece, con l'arroganza tipica di questa vostra esperienza di Governo, imponete al Parlamento un vostro decreto-legge che serve a sanare vostre incapacità, inserendo addirittura proroghe di termini che avevano formato oggetto di una o più precedenti proroghe, anche esse disposte per decreto-legge. In sostanza, per utilizzare un'espressione leggera e gergale, «ve la cantate e ve la suonate da soli», mortificando però il Parlamento e determinando ulteriori incertezze all'interno del Paese.
Oltretutto la discussione di questa mattina ha evidenziato la grave situazione nella quale versa il Parlamento. Non siamo in grado di modificare un decreto e magari saremo costretti ad assistere a modifiche recate dal Senato simili a quelle che noi avremmo potuto apportare e che non ci sono state consentite. Mi auguro che l'auspicio espresso questa mattina dal Presidente della Camera possa tradursi al più presto in fatti concreti.
Ci chiediamo poi perché non avete pensato ad una legge ordinaria, ricercando il consenso dell'opposizione. Ci sorge il dubbio - che purtroppo diventa sempre di più certezza - che «l'armata Brancaleone», che costituisce la vostra rissosa ed eterogenea maggioranza, non sia in grado - e questo è evidente - di procedere compatta nell'attività legislativa ordinaria, con la conseguenza che al posto del «dittatore Prodi», così vagheggiato da Eugenio Scalfari, abbiamo un «dittatorello» in affanno, a capo di una pseudomaggioranza che espropria ripetutamente il Parlamento delle sue funzioni.
Detto questo, concludo facendovi notare che nel corso dell'esame in Commissione avete addirittura ampliato il contenuto del decreto, inserendovi una serie di previsioni che aumentano la vostra e la nostra confusione legislativa. Mi riferisco in particolare a due questioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 17,35)
MARIA ROSARIA CARFAGNA. La prima riguarda il comma 6-bis dell'articolo 1 con il quale date ai politici che hanno dimenticato di versare contributi figurativi per la pensione la possibilità di farlo entro il prossimo 31 marzo. Ma ci chiediamo e vi chiediamo: non dovevate ridurre i costi e i privilegi della politica? Non doveva con voi inaugurarsi la stagione della virtù e della moralità? Cosa penseranno quei cittadini che, non avendo esercitato Pag. 78in tempo un proprio diritto, l'hanno perso e vedono invece i politici pronti a prorogarsi i propri privilegi?
La seconda questione riguarda il problema dell'immigrazione, che avete affrontato con la solita leggerezza e con una norma che, ancora una volta, indulge ad un apparente buonismo, ma nella sostanza impedisce all'Italia di avere una seria politica di flussi migratori.
Concludo, dicendo che in campagna elettorale avevate promesso di portare all'attenzione del Parlamento durante il primo anno di legislatura le grandi riforme, quelle grandi riforme che sarebbero state in grado di cambiare il Paese; invece venite qui e vi presentate con queste leggine degne di un governicchio e di una maggioranza che, pur di restare a galla, evita di affrontare temi seri, quei temi sui quali il Paese aspetta ed esige una risposta. Noi purtroppo lo sapevamo già; il rammarico è per quella parte degli italiani che ancora una volta ha creduto alle vostre menzogne (Commenti di deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, intervengo per la medesima questione per la quale è intervenuto poco l'onorevole Giovanardi, e cioè il regolamento degli agenti assicurativi. Non ripeterò quello che ha detto il collega, che è stato molto chiaro, ma desidero manifestare non solo la mia meraviglia, ma anche la mia indignazione come parlamentare, perché dai molti anni (tredici), in cui siedo in questo Parlamento è la prima volta che il Governo interviene a modificare una posizione, una deliberazione assunta rispetto ad un emendamento approvato in Commissione. Mi sembra veramente inaudito ed io considero questa una grande offesa alla dignità del Parlamento.
Chiedo a questo Parlamento un atto di orgoglio perché, posti di fronte ad un emendamento di questo genere, dovremmo respingerlo; anzi dovremmo prima invitare il Governo a ritirarlo e poi respingerlo, qualora venga presentato. Un precedente di questo genere crea un grave vulnus in questo Parlamento, che non deve esistere. Non entro nel merito, ma mi appare inaudito che il Governo intervenga per una semplice proroga che in nulla modifica la sostanza del provvedimento, in definitiva non cambia niente. È un atto di imperio, una provocazione, un abuso, cui il Parlamento non deve sottostare!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento, uno dei tanti che abbiamo visto negli anni scorsi, relativamente al tema delle cosiddette «proroghe», provvedimento che dimostra un'attività da parte del Governo e di questa maggioranza quantomeno slegata, non coerente e che, complessivamente, determina grave imbarazzo anche nell'opinione pubblica e riguardo alle linee di azione che il Governo ha più volte cercato di portare avanti in quest'aula.
È evidente che nel provvedimento in esame alcuni aspetti vanno a confliggere con scelte che sono state adottate, ad esempio, nella legge finanziaria appena approvata, nella quale sono trattati alcuni argomenti estremamente rilevanti, come il tentativo di controllare la spesa pubblica o di affrontare questioni importanti nel campo della scuola, della sanità e più in generale legate allo sviluppo dell'economia che è nell'interesse di tutti i cittadini.
Il decreto-legge va a toccare - come ha sottolineato il mio collega Conte, sottoponendo la sua valutazione all'attenzione dell'Assemblea - alcuni aspetti rilevanti, ma noi riteniamo che vi sia una approssimazione da parte del Governo sugli obiettivi.
Si affronta il tema delle spese del personale docente e non docente dell'università, derogando sostanzialmente ai principi della legge finanziaria che penalizzano pesantemente l'università e prorogando per alcune categorie condizioni Pag. 79complessive legate al trattamento degli stessi docenti universitari che confliggono con le scelte adottate finora dal Governo in materia di restrizioni di spesa pubblica.
Così accade anche per quanto riguarda le misure volte a fronteggiare l'emergenza infermieristica. Da una parte, si dà una risposta emergenziale, dall'altra, manca una visione strategica attorno al tema del risparmio della sanità pubblica e delle prestazioni nei confronti dei cittadini.
Alcuni di questi temi presentano elementi di urgenza, ma comunque risentono di un problema di fondo: la mancanza di un coordinamento, di scelte rilevanti da parte della maggioranza. Questa è in difficoltà nell'adottare queste scelte e, quindi, è costretta a ricorrere, ancora una volta, alla decretazione d'urgenza, laddove molti di questi argomenti potevano essere tranquillamente affrontati in sede di legge finanziaria.
Altrettanto particolare appare, a mio modo di vedere, la presa di posizione della Presidenza della Camera di questa mattina relativamente allo stralcio di alcuni interventi normativi all'interno di questo decreto-legge, nonché la presa di posizione su alcuni emendamenti. È evidente che, ormai, l'esistenza di regolamenti che consentono ai due rami del Parlamento di muoversi in modo diverso in misura significativa pone un problema di agibilità politica e parlamentare della Camera, che deve essere affrontato.
Peraltro, credo che una serie di norme predisposte e poi espunte per una scelta della Presidenza della Camera, con buona probabilità, come è accaduto con la legge finanziaria, verranno reintrodotte all'interno del testo proprio al Senato.
È una situazione di imbarazzo che mette l'opposizione nella condizione di porre in essere un'azione costruttiva e propositiva (cosa che abbiamo fatto presentando una serie di emendamenti che riteniamo significativi); d'altra parte, ciò induce l'opposizione stessa a richiamare fortemente la maggioranza e la Presidenza della Camera alla tutela di questo ramo del Parlamento, al fine di porre i cittadini nella condizione di esercitare la sovranità attraverso l'espressione dei vari gruppi parlamentari in Assemblea.
Il testo in esame, per quanto riguarda la copertura finanziaria, presenta profili assolutamente discutibili. Anche da questo punto di vista, nei mesi scorsi, abbiamo visto una serie di precedenti: leggi sostanzialmente prive di copertura finanziaria; provvedimenti di proroga rispetto ai quali il Governo ha fornito chiarimenti, considerandoli come non determinanti effetti dal punto di vista degli oneri finanziari (mentre noi siamo convinti che determinino effetti assolutamente rilevanti).
L'onorevole Conte ha richiamato il tema del prelievo nei confronti delle imprese da parte delle camere di commercio, che determina comunque effetti complessivi sul gettito. Poi, vi sono le scelte di proroga relativamente ai temi dell'ambiente e dello sviluppo, e in materia di codice ambientale. È un intervento che, ovviamente, determina anche effetti e costi per quanto riguarda le risorse pubbliche.
Complessivamente, il decreto-legge presenta, a nostro giudizio, significativi profili di mancata copertura finanziaria e, quindi, incide anche sul perimetro complessivo di spesa della pubblica amministrazione: tema tanto dibattuto tra maggioranza e opposizione negli ultimi tempi ed elemento determinante per immaginare iniziative di sviluppo nei prossimi mesi.
Per non parlare dei temi di reale emergenza: penso alle questioni legate alla proroga dei termini per gli adempimenti fiscali nei confronti dei soggetti danneggiati dal terremoto del Belice. Si tratta, sicuramente, di una realtà che presenta aspetti emergenziali e tuttavia siamo consapevoli del fatto che continuiamo a portare avanti situazioni di straordinarietà, laddove l'intervento di successivi Governi negli anni avrebbe dovuto determinare definitivamente un superamento delle stesse.
Inoltre, se si tiene questo atteggiamento nei confronti del Belice, non si capisce perché eventi come quelli alluvionali che hanno coinvolto non solo il Piemonte, ma anche altre realtà territoriali, ed altri Pag. 80ancora che sono stati oggetto di forte dibattito durante l'esame della legge finanziaria (penso al sisma del 1990 nella Sicilia occidentale e ad altre calamità particolarmente rilevanti) non vengano presi assolutamente in considerazione. Infatti, si considerano oggetto di decretazione d'urgenza solo gli eventi - per quanto importanti e sottoposti alla nostra attenzione - del Belice.
Quindi, si tratta di un'attività di Governo assolutamente scoordinata. Pensate all'istituzione delle province di Monza, Fermo, Barletta-Andria-Trani! Questa vicenda, cari colleghi, nella scorsa legislatura ha alimentato un dibattito parlamentare molto acceso. Da una parte, le province storiche e, dall'altra, l'istituzione di nuove province volute dal territorio che avrebbe potuto determinare effetti significativi dal punto di vista della presenza dello Stato, della capacità della pubblica amministrazione di fornire risposte degne di questo nome!
Come avevamo già segnalato a suo tempo, è evidente che è necessaria una normativa coordinata ed organica in ordine a tali argomenti. Ci troviamo di fronte ad un paradosso: adesso il Governo è costretto a decretare d'urgenza, ma negli oltre 1.400 commi della legge finanziaria lo stesso non ha affrontato in maniera adeguata un aspetto fondamentale della vita di queste nuove province, con commissari straordinari senza risorse che non possono applicare i programmi adottati dal Ministero dell'interno per la presenza delle istituzioni pubbliche. Dovrà essere varato un decreto apposito o comunque vi dovrà essere un'iniziativa di legge parlamentare in Commissione affari costituzionali per dare seguito alle aspettative legittime dei cittadini, alla luce delle norme istitutive di queste province.
Contestualmente, il Governo vara un provvedimento di riordino degli enti locali, immaginando un percorso di soppressione delle province, mentre si avvia un iter parlamentare legato all'istituzione di aree metropolitane. Si tratta di iniziative che sono in perfetta contraddizione dal punto di vista delle scelte politiche; vi è assenza di coerenza complessiva da parte della maggioranza. Non vi è un disegno chiaro sul tema delicatissimo degli enti locali: da una parte, si decurtano le risorse con un patto di stabilità particolarmente rigido e, dall'altra, non si consente, con riferimento agli impegni ufficiali dello Stato italiano, a queste nuove province di avere un percorso regolare.
Non si vara una normativa complessiva che metta a regime definitivamente le province istituite negli ultimi anni (mi riferisco in particolare a quelle che ho prima indicato).
Siamo, pertanto, di fronte ad una deroga ulteriore ai principi di contabilità e, quindi, di bilancio pubblico cui dovremmo prioritariamente attenerci.
Quindi, si tratta di norme - lo dimostra questa vicenda specifica - da cui si evince una certa inappropriatezza, una capacità assolutamente limitata del Governo, il quale ha bisogno di confrontarsi all'interno della propria maggioranza per ripresentarsi in Parlamento con una maggioranza degna di questo nome e coerente rispetto alle scelte adottate.
Per quanto riguarda le risorse che vengono riassegnate all'Istituto del commercio estero in ordine alle attività di promozione e di sostegno alle nostre imprese nel contesto dei mercati globali, vorrei esprimere alcune considerazioni. Nella legge finanziaria si decurtano le risorse con riferimento al tema dell'internazionalizzazione, mentre vengono assunti impegni da parte dei ministri competenti relativamente al sostegno alle nostre imprese nell'epoca del mercato globale, della competizione internazionale. Queste risorse in legge finanziaria non sono presenti, mentre si interviene rispetto ai 20 milioni di euro che andrebbero in economia e che verrebbero persi dall'ICE, il quale non riuscirebbe nemmeno a mantenere gli impegni in sede estera che sono l'elemento vitale affinché venga mantenuta una minima capacità di stare sul mercato da parte delle nostre imprese.
Quindi, il nostro è un atteggiamento propositivo (abbiamo presentato una serie di emendamenti qualificati, con l'obiettivo Pag. 81di migliorare il testo; un testo che sicuramente fa compiere dei passi in avanti), anche in base a come si svolgerà il dibattito, alla capacità del Governo di accogliere le valutazioni responsabilmente espresse dall'opposizione su alcuni grandi temi.
Ribadiamo, comunque, con grande chiarezza che si tratta di una maggioranza spaccata, le cui linee guida, legate alla spesa pubblica, sono assolutamente disomogenee e le cui scelte sono contraddittorie. Vi è una sorta di respiro corto! Ci auguriamo che in quest'aula si riesca a verificare fino in fondo se vi sono le condizioni per condurre, da parte di questa maggioranza, il Paese. Noi siamo convinti che non ci siano! Manteniamo, comunque, il nostro senso di responsabilità in ordine a proposte concrete che possono migliorare questo testo e che speriamo vengano accolte dal Governo.
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.