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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2114) (ore 9,40).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2114)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ronconi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il testo in esame ci troviamo di fronte ad un raro esempio di testo peggiorativo rispetto a quello emendato in Commissione.
Ha ragione il presidente Violante: si avverte una delicata questione anche di natura politica, perché su molti emendamenti presentati dai colleghi di maggioranza, in alcuni casi approvati dalla Commissione, è calata la scure della inammissibilità, con evidente giudizio negativo nei confronti del lavoro della stessa Commissione.
Noi dell'UDC continuiamo ad esprimere un giudizio critico sul decreto-legge in materia di proroghe, ed è una valutazione non sullo specifico provvedimento, ma in generale su uno strumento teso a correggere ritardi, inefficienze ed incapacità della macchina burocratica dello Stato. Anche il precedente Governo ha fatto uso di tale strumento, ma ciò che oggi meraviglia non è tanto l'eterogeneità delle materie trattate e riunite soltanto dalla finalità di prorogare il differimento dei termini legislativamente previsti, quanto la circostanza che alcuni articoli e commi del decreto-legge non sono riconducibili a tale finalità, oppure si tratta di ripetizione di norme già esistenti, che incidono su fonti normative di rango non legislativo. Non solo, da quanto risulta dai pareri allegati, il provvedimento non è corredato dalle relazioni sull'analisi tecnico-normativa, sull'impatto della regolamentazione e presenta carenze sotto il profilo della chiarezza e della proprietà di formulazione.
Da quanto emerge, l'unica certezza è che si tratta di un provvedimento che rispecchia fedelmente la coalizione governativa, che ha partorito un testo pasticcione e confuso.
Tra i contenuti critici del decreto-legge non si può non sottolineare il grave precedente che costituisce la misura prevista dal comma 5 dell'articolo 1, di cui l'UDC aveva chiesto la soppressione, con un emendamento presentato dal collega Giovanardi. Si tratta di un'inedita quanto preoccupante modalità di uso della decretazione d'urgenza. Contrariamente all'oggetto del decreto-legge «mille proroghe», la norma non proroga termini stabiliti da disposizioni legislative, bensì da provvedimenti interni ad un ente di ricerca con un'autonomia scientifica, organizzativa e regolamentare, protetta dall'articolo 33 della Costituzione. Sono soppresse le procedure di selezione attraverso i bandi internazionali per la direzione degli istituti del più grande ente di ricerca nazionale, il CNR. Si fa riferimento ad una ristrutturazione Pag. 3dell'ente, ma nei fatti nessuna decisione è stata presa dal Parlamento e non è nemmeno iniziato un iter parlamentare per l'esame del disegno di legge governativo, presentato al Senato nel mese di dicembre scorso, che prevede una delega legislativa per il riordino di tutti gli enti di ricerca.
Ci chiediamo come si possa bloccare un intero sistema, in attesa di un'ipotetica riforma, e quale coerenza ci possa essere nel sospendere le selezioni per le direzioni e prorogare gli attuali direttori scaduti fino al 30 giugno 2007. È pertanto lecito chiedersi per quale motivo il Parlamento dovrebbe convertire in legge una disposizione che interferisce in selezioni regolarmente bandite dall'ente, da anni in fase di riordino, nel momento in cui la Corte dei conti rileva risultati positivi nella gestione e sottolinea l'esigenza di dare stabilità al sistema.
Siamo lontani non solo dalla straordinarietà ed urgenza, ma anche dalla ragionevolezza. Colpiscono, a tal proposito, alcuni dati riportati dalla stampa sull'impatto di questa disposizione, che consentirebbe fino al 30 giugno 2007 il mantenimento ope legis di incarichi di direzione che, in numerosi casi, sono in essere da oltre venti anni, che in molti casi riguardano persone che hanno superato i sessantasette anni, e non sono nemmeno pochi coloro che, in base a questo provvedimento, potranno mantenere l'incarico di direzione a tempo pieno in una struttura del CNR, pur essendo contestualmente professori ordinari a tempo pieno (Commenti). Signor Presidente, desidererei una maggiore attenzione da parte dei colleghi...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di prestare un po' più di attenzione ma, soprattutto, di fare silenzio, per consentire a coloro che hanno chiesto di parlare di svolgere il loro intervento con tranquillità.
MAURIZIO RONCONI. Signor Presidente, tutto quanto detto evidenzia una grave contraddizione e forti dubbi di legittimità. Si vorrebbe, dunque, «ingessare» un sistema che faticosamente si sta rinnovando, anche grazie all'impegno profuso con interventi di riforma che iniziavano a produrre risultati.
Non possiamo, poi, fare a meno di richiamare l'attenzione anche sul tema del conflitto di interessi, un tema che ha animato il dibattito nella scorsa legislatura, quando riguardava il Presidente Berlusconi e che, a nostro avviso, dovrebbe essere considerato anche oggi. Al di là dei meriti personali sul piano scientifico, che non sono certamente in discussione, appare discutibile l'adozione di un provvedimento che interessa direttamente, tra gli altri - e, sottolineo, tra gli altri - il fratello del Presidente del Consiglio dei ministri, il quale Presidente ha anche presieduto la seduta del Consiglio dei ministri in cui è stato adottato il testo del provvedimento.
Il nostro ordinamento costituzionale consente il ricorso a leggi-provvedimento solo in via eccezionale in presenza di un interesse generale, rispetto ai contenuti normativi che la funzione legislativa deve esprimere, mentre in questo caso la norma appare rivolta al consolidamento di posizioni personali e per questo non è accettabile.
Onorevoli colleghi, in conclusione, la maggioranza non può essere sorda ai rilievi su un provvedimento omnibus in cui è stato inserito di tutto e in cui sono in discussione i principi costituzionali fondanti il nostro sistema democratico, che dovrebbero trovare in questa Assemblea adeguato riscontro!
Per tali motivi, il gruppo UDC esprimerà voto contrario sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Colleghi, naturalmente non è vietato dal regolamento conversare in aula: sarebbe bene, però, che non si svolgessero così tante «riunioni» tali da impedire a chi parla di poterlo fare con la tranquillità necessaria.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, come sempre, quando ci si trova di fronte ad un provvedimento così «assortito», disomogeneo e pieno di argomenti diversi, diventa abbastanza difficile, in qualche caso perfino imbarazzante, dover esprimere un voto di sintesi e manifestare con un semplice «sì» o un semplice «no» il proprio atteggiamento, tanto più in quanto, nel corso della trattazione, ci siamo impegnati, noi come opposizione abbastanza intensamente, sia in Commissione che in Assemblea, per ottenere «abbattimenti» di norme che assolutamente non potevamo condividere o modifiche sostanziali anche ai termini di talune proroghe che erano concepite nell'ambito del provvedimento; e tuttavia, pur avendo ottenuto alcuni di questi passaggi migliorativi, diventerebbe in qualche modo incongruo dimenticare ciò che si è verificato. Pertanto, pur non sottovalutando la portata di questi miglioramenti, non possiamo avere un atteggiamento favorevole, complessivamente inteso, al provvedimento in esame.
Certo, alcune delle istanze hanno trovato un loro spazio, come ad esempio quella degli adeguamenti alle misure antincendio alle strutture ricettive, per le quali naturalmente un'intera industria del nostro paese ha fatto legittime pressioni al fine di vedere ragionevolmente protratti determinati termini: a tale riguardo, è stato approvato un mio emendamento ed anche un altro emendamento, omogeneo e conforme, presentato da altri colleghi dell'opposizione.
In buona sostanza, si sono potute ottenere alcune modifiche, ma troppi sono gli aspetti non accettabili, come anche taluni passi indietro. Ieri abbiamo discusso lungamente di una scadenza che era assolutamente risibile, il famoso termine del 1o febbraio, poi slittato al 28 febbraio, in materia di intermediazione di assicurazioni e riassicurazioni. Vi sono stati alcuni ravvedimenti assolutamente parziali da parte della maggioranza, come vi sono anche altri aspetti che suscitano forti perplessità: che dire, in ordine all'articolo 3, di una norma che, pur nata per venire incontro ad interessi generali, ci sembra tutta finalizzata a rivolgere attenzione specifica verso interessi di filiere cooperative politicamente colorate? Che dire dei rinvii di termini relativamente alle valutazioni di impatto ambientale ed altre norme in materia ambientale, che non possono vedere francamente il nostro consenso? Che dire delle norme relative alle costruzioni ed alle opere infrastrutturali o dell'attribuzione di determinati benefici a favore di alcuni soggetti per i quali si fa, come si suol dire, di tutta l'erba un fascio?
Certo, anche noi abbiamo dato il nostro consenso a determinate particolari situazioni, come quella in favore dei soggetti danneggiati dagli eventi alluvionali del novembre 1994, ma ciò non basta a correggere l'impostazione complessiva del provvedimento.
Una notazione a parte merita il discusso emendamento, sul quale si è radicato un dibattito sia di procedura che di merito, dichiarato ammissibile dalla Presidenza della Camera: si tratta dell'emendamento 6.0501 del Governo, che ha introdotto non tanto una proroga di termini quanto una vera e propria riapertura degli stessi, il cui titolo appare suggestivo (concessione di benefici antiracket e antiusura), ma il cui meccanismo suscita fortissime perplessità.
A tale riguardo, vorrei sottolineare che ieri l'onorevole Boato, prendendo la parola, quasi voleva coglierci in contraddizione, dicendo che «si meravigliava della meraviglia» che noi avevamo manifestato per la declaratoria di ammissibilità di quell'emendamento, quasi che noi non fossimo favorevoli ad una finalità di ordine sociale, giuridica ed umana che, invece, è fortemente nei nostri intenti! Naturalmente, non è così!
Si tratta, invece, di una questione piuttosto delicata: il Presidente della Camera ha inteso ribadire, giustamente e con solennità, i problemi che nascono dalla differenza regolamentare tra Camera e Senato (i nostri colleghi del Senato possono emendare incisivamente ed aggiungere materie al testo dei decreti-legge, mentre Pag. 5noi, per regolamento, abbiamo una rigorosissima autolimitazione e, pertanto, non possono farlo), denunziando la situazione di una bicameralismo non perfetto. Considerato che, ormai, i decreti-legge costituiscono parte qualitativamente e quantitativamente essenziale della produzione legislativa, la previsione di potestà differenti in capo alla Camera e al Senato determina una limitazione della nostra sovranità legislativa!
Di fronte ad una situazione di questo genere, che il Presidente stesso ha inteso sottolineare con un suo invito rivolto alla Camera, si è abbattuto il maglio della inammissibilità su importanti emendamenti, per la loro portata sociale e economica, rivolti alle categorie del lavoro, della produzione e della cultura, mentre è stata pronunciata l'ammissibilità e l'ammissione di un emendamento tortuoso e quasi illeggibile. Al riguardo, tutti preconizzano che al Senato questo provvedimento rappresenterà il «vagone» sul quale si faranno salire, come passeggeri, molti altri argomenti, cosa che alla Camera non si potrebbe fare!
Quindi, vi sono aspetti che sono anche di caratura un po' istituzionale, oltre che politica, che suscitano le nostre forti perplessità! Pertanto, pur non disconoscendo i significativi, ma marginali, risultati in termini di autentiche proroghe di termine nell'interesse delle categorie del lavoro, della produzione, della cultura e anche della pubblica amministrazione, non possiamo complessivamente che dichiararci insoddisfatti per questo modo di legiferare sia nella forma sia nel merito e, quindi, preannunzio complessivamente l'espressione del voto negativo su tale provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Adenti. Ne ha facoltà.
FRANCESCO ADENTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo a votare la conversione in legge di un decreto-legge contenente norme afferenti a materie tra loro eterogenee, ma tendenzialmente accomunate da finalità simili, volte a modificare gli effetti che il decorso del tempo produce su disposizioni che il legislatore ha ritenuto di dover sottoporre a termini perentori.
In questo senso, è stato rilevato, nell'ambito dell'esame in sede referente da colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione, come, rispetto ad altri provvedimenti analoghi adottati in precedenza, il Governo abbia compiuto un encomiabile sforzo di omogeneizzazione, soprattutto, in considerazione delle difficoltà di razionalizzare una materia così articolata, quale la proroga di termini.
È anche per questo motivo, ma non solo, che preannuncio fin d'ora, a nome del gruppo dei Popolari-Udeur, che il nostro voto al disegno di legge di conversione sarà favorevole.
Vorrei peraltro cogliere l'occasione per formulare alcune riflessioni circa il metodo seguìto durante l'iter parlamentare di questo provvedimento. Ho ascoltato con molta attenzione ed interesse le osservazioni svolte dal Presidente Bertinotti in primis, nonché dal presidente Violante e dai colleghi che sono intervenuti durante la discussione generale.
Il Presidente Bertinotti, in particolare, ha assunto un atteggiamento di imparzialità ineccepibile, dimostrando di aver preso molto seriamente il proprio ruolo di garante del rispetto del regolamento della Camera, attenendosi scrupolosamente all'interpretazione risultante dalla prassi consolidata e dalle indicazioni fornite dalla Giunta per il regolamento.
Il presidente Violante e gli altri colleghi hanno poi posto in evidenza che la diversità dei criteri seguiti alla Camera e al Senato circa l'ammissibilità degli emendamenti comporta gravi distorsioni delle funzioni assegnate dalla Costituzione a deputati e senatori.
A questo proposito, non ritengo di dover aggiungere nulla a quanto già detto dai colleghi, salvo unirmi a loro nella richiesta che si avvii al più presto una procedura volta alla omogeneizzazione dei regolamenti delle due Camere.Pag. 6
Certamente, avremmo preferito, dal punto di vista metodologico e politico, che la inammissibilità fosse stata valutata con maggiore attenzione in Commissione, affinché i lavori svolti in quella sede risultassero più efficaci, pur tenendo in considerazione che il lavoro condotto è stato fortemente condizionato dai ristretti tempi imposti dall'iter.
È una valutazione che ci permettiamo di sottolineare anche a tutela della credibilità della Commissione stessa, nella convinzione tuttavia che finora la Commissione affari costituzionali ha sempre agito in piena correttezza.
Indubbiamente, l'attinenza alla materia del decreto-legge in casi come questo risulta essere inevitabilmente elastica, in quanto già il testo originario presentato dal Governo, nonostante - come ho accennato l'inizio - il suo encomiabile sforzo di omogeneizzazione, conteneva in realtà alcune norme di natura sostanziale non afferenti a proroghe di termini, né aventi finalità analoghe, che pertanto non dovrebbero ritenersi collocate correttamente nel corpo del provvedimento.
Cito, solo per fare alcuni esempi: il comma 3 dell'articolo 3, che prevede che i verbali di concordato dell'indennità di espropriazione e di rinuncia a qualsiasi pretesa connessa alla procedura di esproprio di beni relativi alla realizzazione di interventi statali per l'edilizia a Napoli conservino la loro efficacia indipendentemente dalla emanazione del decreto di esproprio; il comma 4 dell'articolo 6, che si limita ad estendere ai cittadini dell'Unione europea il programma di assistenza e integrazione previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, senza alcun legame con il decorso del tempo.
Cito ancora il comma 6 dell'articolo 6, che autorizza l'Ente nazionale per l'aviazione civile ad utilizzare le risorse di parte corrente derivanti da trasferimenti statali relativi all'anno 2006, e disponibili in bilancio, senza alcuna disposizione di proroga di termini legislativi.
Come si può quindi stabilire l'estraneità alla materia di un provvedimento di proroga di termini che, seppure in maniera residuale, contiene esso stesso anche disposizioni squisitamente sostanziali? Perché non ritenere pertinenti emendamenti che, pur non strettamente inquadrabili nella proroga, svolgono comunque finalità analoghe, come riconosciuto dal Presidente Bertinotti? Oltrettutto si tratta di proposte emendative che la Commissione ha prima approvato e sulle quali successivamente a presentato emendamenti soppressivi. E che dire del comma 8-octies dell'articolo 6, espunto dal Presidente Bertinotti, che mirava a consentire il completamento degli investimenti effettuati da coloro che hanno usufruito del credito di imposta di cui all'articolo 8 della legge finanziaria per il 2001?
Onorevoli colleghi, al di là di queste considerazioni, concludo il mio intervento ringraziando innanzitutto la relatrice Amici, per l'ottimo lavoro svolto in una materia così complessa e delicata e, nonostante queste riflessioni, come ho già detto prima, dichiaro a nome dei Popolari-Udeur il nostro voto favorevole su questo provvedimento che riteniamo comunque positivo, utile e necessario per dare risposta concreta ed immediata ad alcune concrete esigenze avvertite nel paese.
Per tutte queste ragioni voteremo a favore del provvedimento.
PRESIDENTE. Constato che il deputato Barani, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, non è presente in Aula.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Angelo Piazza. Ne ha facoltà.
ANGELO PIAZZA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo La Rosa nel Pugno sul provvedimento in esame, il cui contenuto è da noi condiviso, anche se non possiamo esimerci dal condividere anche alcune delle perplessità che sono state espresse da colleghi di altri gruppi in ordine al metodo e all'istituto del decreto-legge nelle forme in cui è stato adottato, specie nell'ultima e qualche volta anche nell'attuale legislatura.Pag. 7
Il provvedimento contiene infatti una serie di norme attinenti a contenuti e materie differenti, ma coordinate da un unico principio, quello dell'urgenza e della necessità, che rende la norma costituzionalmente legittima. È chiaro che simili provvedimenti, per la loro complessità e per la loro articolazione spesso incomprensibile all'opinione pubblica, richiedono un'attenta valutazione. Da questo punto vista, anche noi auspichiamo per il futuro che l'azione del Governo e del Parlamento si possano meglio coordinare, al fine di rendere un servizio migliore alla collettività.
È particolarmente importante il dibattito che si è svolto in quest'aula, con le parole del Presidente della Camera in ordine alla necessità di coordinare anche l'operato e le modalità di azione dei due rami del Parlamento. Per evitare che queste professioni di intenti, nobili e condivise, rimangano solo tali e per dare all'opinione pubblica il segnale forte ed evidente che si va verso un'azione migliore, vorremmo che dalle parole che sono state espresse in quest'aula si passasse effettivamente ai fatti.
Con queste precisazioni, confermo il voto favorevole al provvedimento da parte del gruppo La Rosa nel Pugno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire su un singolo articolo - precisamente l'articolo 3, comma 3, del decreto-legge in esame - per segnalare una vicenda assai grave, che è stata sottaciuta nell'esame del provvedimento e che è importante ribadire in quest'aula anche perché sono certo che molti parlamentari dell'attuale maggioranza e, magari, anche del Governo sono in buona fede e non sanno che cosa sia stato inserito - in maniera politicamente e, forse, anche giuridicamente truffaldina - all'interno di questa norma.
In particolare l'articolo 3, comma 3, di fatto, non stabilendo nessuna proroga di termini, si limita a conservare l'efficacia dei concordamenti delle indennità di espropriazione, di cui alla famosa legge n. 219 del 1981 per la ricostruzione post terremoto, anche quando non sia stato emanato nei termini il decreto di espropriazione di pubblica utilità.
La relazione governativa afferma falsamente che da questa estensione di validità di un concordato, che non è certamente la scadenza di un termine, deriverebbe un minor onere per oltre 10 milioni di euro per lo Stato e i comuni. Il falso è che non è vero che questa norma tenda ad agevolare la riduzione dei costi per gli enti pubblici. Infatti in realtà, come è noto, le ordinanze commissariali hanno statuito che, per le opere affidate in concessione mediante apposite convenzioni di cui alla legge n. 219 del 1981, fosse demandato all'ente concessionario il compimento in nome proprio di tutte le operazioni, anche quelle di carattere pubblicistico, compreso l'espletamento delle procedure di espropriazione. Quindi, non è vero - mi farebbe piacere che il sottosegretario mi ascoltasse, anche perché dovrebbe rispondermi su questo falso che il Governo sta attuando - che i comuni o lo Stato hanno effettuato queste espropriazioni.
Guarda caso, se si va a vedere, le centottanta cause che il Governo richiama nella sua relazione fanno capo quasi tutte a cooperative cosiddette rosse e, in maniera particolare, al Consorzio cooperative costruzioni! Badate, noi stiamo facendo un abuso clamoroso. Infatti, ci sono centinaia di cittadini che magari non hanno avuto nemmeno l'indennità di espropriazione, che hanno affrontato lunghi processi e spese legali paurose magari pagando anche i CTU e che si trovano in fase definitiva in Corte d'appello o in Cassazione: ebbene, noi andiamo a togliere loro la possibilità di una giusta vittoria con un decreto-legge.
Il Governo dichiara - falsamente, lo ripeto - che questa è una norma che serve a ridurre gli oneri per lo Stato e comuni, mentre con decreto-legge noi ci sostituiamo al potere dei giudici. Mi dispiace che questa maggioranza, che per tanti Pag. 8anni ha difeso l'autonomia della magistratura, oggi con un decreto-legge si vada a sostituire ad essa, come se emanasse una sentenza, peraltro in maniera anche incostituzionale. Infatti, l'articolo 3, comma 3 non contiene proroghe di termini, ma estende solo l'efficacia di un atto di fatto posto in essere da due privati: da una parte il Consorzio delle cooperative di costruzione, dall'altra privati cittadini. Questo norma, infilata in un decreto-legge, ancorché riguardi un atto di natura pubblica, non prevede tuttavia alcuna proroga di termini. Potremmo definirla come una legge «ad cooperativam», visto che l'uso iniquo del brocardo latino è piaciuto molto all'attuale maggioranza.
Mi meraviglio per il fatto che il sottosegretario, pur essendo lucano, non conosca gli imbrogli che si nascondono dietro la ricostruzione avvenuta dopo il terremoto. Spesso, i lavori venivano affidati con concessione a grandi cooperative, tra cui il Consorzio cooperative costruzioni, che è già tristemente famoso e che la fa da padrone.
Voglio solo aggiungere che di fatto questo decreto-legge si sostituisce alle sentenze che stanno per essere state emanate a favore non tanto di diritti di proprietari capitalisti, quanto di piccoli proprietari ingiustamente espropriati, addirittura senza un decreto di espropriazione. Guardate, noi stiamo costituendo per legge, per la prima volta, un nuovo modo di acquisto di fatto della proprietà da parte di privati per il tramite dello Stato, senza emanare non soltanto il decreto di espropriazione ma neanche il decreto di pubblica utilità, che fa diventare una determinata proprietà funzionale all'interesse pubblico.
Si assiste ad una grave interferenza nei poteri giudiziari, ad una norma anticostituzionale che viola il diritto di proprietà contro i piccoli proprietari e ad un abuso di potere che di fatto espone a gravi conseguenze patrimoniali persone che hanno avuto la proprietà espropriata da un consorzio di cooperative. Si tratta di persone che, lo ripeto, hanno affrontato una lunga causa giudiziaria, pagando avvocati e CTU.
Da questo punto di vista, ha fatto bene il mio collega a preannunciare, a nome del gruppo, che il voto non potrà che essere contrario. Penso che ci troviamo davanti alla vergogna di una legge «ad cooperativam», ad un decreto-legge portato avanti da una maggioranza soltanto per far conseguire risparmi a propri amici, probabilmente anche a finanziatori. La norma che stiamo per votare rappresenta una vergogna per questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, il gruppo dei Verdi - che qui rappresento - annuncia il proprio voto favorevole sul provvedimento di conversione in legge di questo decreto-legge. È un voto favorevole motivato dall'ovvia e necessaria solidarietà di maggioranza politica, ma anche dal riconoscimento del lavoro da noi svolto nell'ambito della Commissione e dell'Assemblea, nonché dalla disponibilità del Governo ad una positiva interlocuzione che ha consentito di apportare alcuni notevoli miglioramenti al testo del decreto-legge in esame.
È un voto favorevole che confermo, seppure con il rammarico che alcune delle proposte emendative da noi presentate, che pure erano state approvate in Commissione o condivise in sede di Comitato dei nove, sono state dichiarate dal Presidente della Camera inammissibili dal punto di vista procedurale. Ciò, ovviamente, ci ha impedito di apportare, come era nelle nostre intenzioni, ulteriori modifiche migliorative al merito del provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, la moltiplicazione di anno in anno, in presenza di qualunque maggioranza politica, di centrodestra o di centrosinistra, di decreti-legge di proroga termini lascia comunque e sempre una certa insoddisfazione in chi abbia a cuore la credibilità dello Stato, il buon funzionamento dell'amministrazione, Pag. 9la correttezza dei procedimenti legislativi, l'efficacia delle leggi che, di volta in volta, il Parlamento approva. Questa osservazione, lo ripeto, vale con riferimento a qualunque maggioranza politica governi il paese.
Il provvedimento in esame ha avuto una portata assai più contenuta rispetto a quanto avvenuto in passato con altri provvedimenti dello stesso tipo. Ciò è un fatto positivo, di cui diamo atto, in particolare, al Governo. La relatrice Amici, io ed altri colleghi, componenti della Commissione affari costituzionali nel corso delle precedenti legislature, abbiamo infatti memoria di decreti-legge, cosiddetti «mille proroghe», infarciti, in un modo francamente inaccettabile e scandaloso, di tutto e di più. È un fatto di lealtà intellettuale e politica dare atto al Governo, da una parte, di avere contenuto, più dei Governi precedenti, la portata del provvedimento, dall'altra, di aver collaborato con il Parlamento al fine di ottenere un miglioramento del testo dello stesso.
Dobbiamo altresì riconoscere che, forse per la prima volta, hanno avuto una certa efficacia, ai fini dello svolgimento del nostro lavoro, anche le osservazioni, le condizioni, le valutazioni formulate dal Comitato per la legislazione, cui spesso giustamente ci richiamiamo sia noi sia il collega Franco Russo. Dico ciò perché in passato le valutazioni del Comitato per la legislazione, che erano sempre molto rigorose e stringenti con riguardo ai provvedimenti dei Governi precedenti, non trovavano riscontro nell'effettivo lavoro svolto sia dalla Commissione di merito sia dall'Assemblea. In parole povere, la maggioranza precedente disattendeva totalmente le osservazioni e le valutazioni formulate dal Comitato per la legislazione. Cosa questa che non è avvenuta in questo caso, almeno con riferimento ad alcuni rilevanti aspetti che ci hanno visto intervenire tempestivamente, sia in Commissione affari costituzionali sia in Assemblea, al fine di recepire, se non interamente quantomeno nella sostanza, alcune giuste osservazioni.
Rimane, tuttavia, un'obiezione particolarmente delicata, che rivolgo sia al Governo sia all'Assemblea, che riguarda la presenza, anche in passato, in questo tipo di decreti-legge, di disposizioni che, in via diretta o indiretta, incidono su fonti normative di rango non legislativo. In altre parole, con norme legislative si vanno a modificare regolamenti. In particolare, con una norma contenuta nel presente provvedimento si è andati ad incidere sul regolamento di un'autorità indipendente; l'opposizione pretendeva addirittura, salvo il collega Consolo che ieri ha posto correttamente la questione ma è stato vox clamantis in deserto nell'ambito del centrodestra, che si intervenisse in modo più esteso. Il tema, com'è a tutti evidente, riveste particolare delicatezza.
In termini generali, signor Presidente, vorrei rivolgere, prima di tutto al Governo, perché i decreti-legge vengono emanati dal Governo e presentati per la loro conversione al Parlamento, e in secondo luogo al Parlamento, come legislatore - lo faccio oggi perché l'ho già fatto più volte in passato, con rapporti politici diversi -, un invito per il futuro, perché è inutile piangere sul latte versato: invito a valutare, in modo più adeguato, l'inserimento di termini nelle disposizioni legislative, sia che si tratti di leggi ordinarie, sia che si tratti di decreti-legge, in modo che tali termini risultino effettivamente congrui alle finalità e alle necessità della norma.
È poco accettabile, sul piano istituzionale, che di volta in volta il Governo, ma anche il Parlamento, inseriscano nelle disposizioni legislative dei termini e che già pochi giorni o pochi mesi dopo risulti evidente che gli stessi non saranno rispettati e richiederanno successive proroghe.
Questo è un modo non corretto di intervenire con norme legislative (rilievo che - lo ripeto - vale per qualunque maggioranza politica), sia da parte del Governo, quando le propone o le inserisce in decreti-legge, sia, in particolare, da parte del Parlamento, che è il potere legislativo.
Questa situazione dura da molti anni, per non dire da decenni; in questo modo ci si trova di fronte - uso una parola forte, che ho già usato in passato - ad una sorta Pag. 10di dichiarazione di «bancarotta» dello Stato. Si tratta di una bancarotta non sotto il profilo economico-finanziario, ma sotto il profilo della credibilità legislativa dello Stato, del potere legislativo e del potere esecutivo.
In questo modo, infatti, viene sempre meno e viene sempre più messa in discussione la certezza del diritto, che costituisce un elemento fondamentale sotto il profilo costituzionale e istituzionale. Viene sempre più messo in discussione un corretto rapporto tra cittadini, imprese e Stato, dove il responsabile non è sempre e solo lo Stato: spesso i responsabili sono proprio i cittadini, le imprese e i gruppi di pressione e di interesse, che arrivano fino a sollecitare in quest'aula il dilazionamento e il rinvio dei termini di legge. Tutto ciò, però, fa venire meno la credibilità del rapporto fra cittadini, imprese e soggetti sociali, in generale, e lo Stato e fa venire meno - lo ripeto - la certezza del diritto.
In questa materia regna sovrana l'incertezza del diritto e ciò è assai negativo non solo per la credibilità delle istituzioni, ma anche per il funzionamento del nostro «sistema paese», come si usa dire.
Da ultimo, in conclusione, credo resti aperto - ne abbiamo già parlato e, per questo, ne parlo alla fine del mio intervento - il problema di un corretto rapporto non solo tra Governo e Parlamento, ma anche tra le due Camere, tra i due rami del Parlamento. Abbiamo già detto e lo ripeto che, sotto il profilo costituzionale, siamo in un sistema di bicameralismo perfetto e, quindi, perfettamente paritario. Ma ciò che è vero sotto il profilo costituzionale non lo è sotto il profilo regolamentare e delle prassi invalse nell'ambito della Camera dei deputati, da una parte, e del Senato della Repubblica, dall'altra.
Pertanto, mi auguro che la Presidenza - in questo momento non è presente il Presidente Bertinotti, ma il Presidente Leoni rappresenta perfettamente la Presidenza della Camera - dia seguito a quell'auspicio proclamato alla fine delle comunicazioni del Presidente della Camera, in limine a questo decreto-legge, cioè ad un'armonizzazione delle norme e delle prassi che presiedono al procedimento legislativo nell'ambito della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Confermo, comunque, il voto favorevole del gruppo dei Verdi e la ringrazio per l'attenzione, signor Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Il deputato Barani è giunto in questo momento in aula. Poco fa lo avevamo chiamato perché aveva chiesto di parlare, ma era assente.
Secondo la nostra prassi, non dovremmo concedergli la parola, ma la Presidenza lo farà per due ragioni: innanzitutto, perché il deputato Barani era impegnato in Commissione; in secondo luogo, perché lo svolgimento dei lavori sta facendo riscontrare che qualche collega ha parlato meno del tempo massimo consentito.
Quindi, possiamo derogare alla regola e alla prassi e dare la parola al collega Barani, che ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto. Prego, onorevole Barani, ha facoltà di parlare.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, la ringrazio anche dell'eccezione fatta a mio favore e la avverto che cercherò di non approfittarne ulteriormente usando la massima sinteticità.
Utilizzerò solamente due o tre minuti per illustrare i tre motivi per i quali il gruppo della Democrazia Cristiana-Partito Socialista non voterà la conversione del decreto-legge n. 300 del 2006, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
Innanzitutto, durante la discussione di questo provvedimento abbiamo avuto - questo, tra l'altro, è il motivo meno importante - la dimostrazione, anche se non ce n'era bisogno, della sovranità limitata di questa Camera rispetto al Senato.
Ovviamente, il nostro Presidente ha eccepito l'inammissibilità di molte proposte emendative sulla base dei criteri previsti dal regolamento; sappiamo perfettamente che esse saranno riproposte nell'altro ramo del Parlamento e quindi le ritroveremo in seconda lettura alla Camera. Pag. 11Tutto ciò ci fa riflettere su quello che stiamo facendo.
Inoltre, quando si tratta di così tante proroghe o riaperture di termini, significa che l'esecutivo non è in grado di legiferare; se si chiede al Parlamento di prorogare dei termini, ciò vuol dire che non si è riusciti ad approvare delle leggi ad hoc per sopperire al vuoto legislativo. L'esecutivo è impegnato, distratto da altri interessi che non corrispondono a quelli del Parlamento e del paese, quindi non riesce a legiferare. È sotto gli occhi di tutti il disaccordo che regna all'interno del Governo: ciò fa sorridere se si pensa al patto dell'Unione. D'altronde, chi è cagion dei suoi mali pianga se stesso: si volevano far piangere i ricchi, invece io che li incontro per strada noto che piangono dal ridere, infatti gli unici che hanno di che lamentarsi sono i poveri. Le buste paga del 27 gennaio sono lapalissiane, sono chiare in questo senso: nonostante i 37,1 miliardi di euro in più incassati durante lo scorso anno, la mannaia del Governo si è abbattuta sul ceto medio e sulle classi più povere, che non hanno avuto riscontri positivi in busta paga.
Il provvedimento in esame ci fa notare l'insufficienza del personale medico, paramedico ed infermieristico, così si prorogano i termini per tenerlo in servizio, ma non si fa nulla per aumentarlo e andare così incontro alle necessità sanitarie. Riguardo ai vigili del fuoco, per porre rimedio alla loro insufficienza numerica si prorogano solamente le graduatorie, ma non si fa nulla affinché si possa contare su di un organico serio e all'altezza dei propri compiti, in modo da far fronte alle varie emergenze.
Il Governo si è dimostrato confuso anche riguardo alla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Il dibattito ha anche messo in evidenza la mancanza di reciprocità - negli altri Stati questo non succede - frutto della burocrazia delle leggi italiane. Si devono inoltre prorogare i termini per le importanti opere infrastrutturali necessarie a facilitare la viabilità tra Italia e Francia, ovviamente bypassando la costruzione della TAV.
Quindi, ci siamo trovati di fronte ad un mucchio di misure e balzelli su cui questo Governo non è riuscito a legiferare, vedendosi quindi costretto a prorogare i termini fissati dalle leggi vigenti.
Qualche giorno fa, si è celebrato il Giorno della memoria; ebbene, abbiamo costretto le amministrazioni comunali a costruire una sorta di reticolati. Infatti, i comuni cercano di costruire reticolati come ve ne erano ad Auschwitz per impedire che sul loro suolo si stabiliscano comunità di zingari e di rom, altrimenti dovranno sobbarcarsi compiti di assistenza e di integrazione sociale e quindi ulteriori spese. Lo Stato, infatti, non provvede, sicché noi amministratori cerchiamo di spostare i campi rom nel comune o nella frazione del comune vicino. È in corso una vera e propria battaglia tra le amministrazioni, che proprio non riescono più a chiudere i bilanci e ad attuare i relativi programmi istituzionali amministrativi. Il Governo centrale ed il Parlamento non danno assolutamente alcun soccorso agli enti locali; ci avete costretto ad aumentare l'ICI e l'addizionale IRPEF dovunque: non vi è comune italiano che non abbia stabilito un aumento. Davvero ciò non è giusto!
Non si è stati in grado di portare avanti la riforma dell'autotrasporto di merci e lo sviluppo della logistica; non siamo riusciti a fissare un termine significativo per l'intermediazione assicurativa e riassicurativa in quanto non viene varato il codice delle assicurazioni private. Gli unici che invece sono soddisfatti dell'azione di questo Parlamento sono le cooperative rosse: siamo il Parlamento che deve favorire questo tipo di cooperazione e sfavorire gli interessi veri del paese, del ceto medio, degli indigenti e dei percettori dei redditi più bassi. Chi pensava di far piangere i ricchi si è sbagliato: li fa piangere dalle risate, non certamente per gli interventi seri. Gli unici beneficiari di tutta l'azione svolta dal Parlamento negli ultimi mesi sono le cooperative rosse: perché continuiamo in questi vergognosi favoritismi, senza pensare, invece, alle vere necessità del paese?Pag. 12
Vi avevamo segnalato che i ticket sul pronto soccorso e sulle visite specialistiche erano un errore; provate a recarvi negli ambulatori, fate le file e sentirete i giusti insulti che meritiamo (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Cristiana-Partito Socialista)!
PRESIDENTE. Colgo l'occasione per rivolgere agli studenti e agli insegnanti della classe III B della scuola media Luigi Settembrini di Roma e dell'ultimo anno di liceo dell'istituto Sacro Cuore Trinità dei Monti di Roma, un saluto ed un ringraziamento per essere presenti ed assistere, dalle tribune, alla nostra seduta (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, il gruppo della Lega esprimerà un voto contrario su questo provvedimento per una serie di ragioni.
Le prime che vorrei evidenziare sono certamente di carattere politico in quanto questo provvedimento è figlio di una precisa linea politica seguita dal Governo. Anzi, e meglio, è figlio della mancanza di una linea politica del Governo. Infatti, quando si vara un provvedimento, cosiddetto «mille proroghe», che reca norme su materie così eterogenee quali quelle contenute in questo decreto-legge - con disposizioni che oltretutto spostano termini anche con riferimento ad altri capitoli (ad esempio, la riapertura dei termini in tema di misure contro l'usura e antiracket) -, significa che il Governo non ha elaborato su tali materie una linea politica e non ha fatto proposte chiare ed univoche.
Qualcuno potrebbe obiettare che i provvedimenti «mille proroghe» sono sempre esistiti; è vero, ma non si ricorda un Governo che come questo abbia, per così dire, navigato nell'incertezza più assoluta.
Questa incertezza assoluta l'abbiamo vista in molte materie importanti, ad esempio in politica economica. Oggi, vi sarebbe bisogno di una linea chiara per ridurre la spesa pubblica e favorire lo sviluppo. Invece, la legge finanziaria ed anche altri provvedimenti vanno esattamente nella direzione contraria. La manovra non riduce la spesa pubblica, ma l'aumenta e, nel caso di specie, aumenta la spesa inutile (quella dello Stato e dell'assistenzialismo), senza varare alcuna misura concreta per lo sviluppo. Anzi, mette in campo una politica di inasprimento della pressione fiscale senza precedenti.
Anche in riferimento alla politica estera sono emerse contraddizioni all'interno della maggioranza. Sulla base militare di Vicenza, il Presidente del Consiglio si affretta a garantire il rispetto degli accordi internazionali, mentre altri ministri sconfessano la politica del premier, affermando che invece bisognerebbe tenere in proposito un referendum. Insomma, questo è un Governo che dice tutto e il contrario di tutto.
Su un altro argomento presente nel dibattito politico di questi giorni, ovvero quello dei Pacs, assistiamo a litigi sui giornali ed in televisione (oltretutto si mette al centro dell'attenzione una materia che non mi sembra così importante rispetto a tutte le altre priorità del Paese). Proprio per questo il provvedimento di proroga termini viene visto come un altro tassello, non da inserire in un puzzle, bensì da buttare in un quadro assolutamente indefinito.
Inoltre, questo provvedimento ha anche altri aspetti da noi ritenuti assolutamente negativi, basti pensare agli aspetti collegati all'iter parlamentare di questo disegno di legge. Vi è stata in proposito una decisione senza precedenti, presa dal Presidente della Camera, che ha strozzato il dibattito parlamentare ed ha impedito di correggere, anche in senso migliorativo, il provvedimento stesso. Infatti, sono stati dichiarati inammissibili una serie di emendamenti e tale decisione ha comportato il fatto che talune disposizioni correttive non siano state inserite nel dibattito parlamentare.
Si trattava di disposizioni giuste, come ad esempio quella che avevamo proposto per prorogare il termine volto a consentire la messa in regola rispetto alle norme Pag. 13relative alle quote latte. Le esigenze dei nostri agricoltori sicuramente avrebbero meritato attenzione da parte del Parlamento. Tuttavia, tale emendamento non ha trovato accoglimento, al contrario di altre, sicuramente più discutibili, che puntualmente sono state dichiarate ammissibili nonostante la ghigliottina del vaglio di ammissibilità calata dal Presidente della Camera.
Pertanto, siamo contrari anche alle modalità con cui si è svolto il dibattito parlamentare. Lo affermiamo anche nella prospettiva che la Camera venga sempre maggiormente esautorata del suo ruolo e delle sue funzioni: nei confronti di un Governo che presenta tutti i propri provvedimenti blindati a colpi di fiducia ed anche di fronte al fatto che al Senato alcune cose sono consentite, come ha ricordato in aula il presidente della I Commissione (Affari costituzionali) in quanto il regolamento viene interpretato in modo estensivo, mentre alla Camera le stesse cose non possono essere fatte. In tal modo, la Camera dei deputati, che dovrebbe essere la camera politica, si trasforma in una camera di ratifica. Al contrario, il Senato, che dovrebbe essere in un sistema bicamerale una camera a carattere di riflessione, diventa il ramo del Parlamento dove si formano i provvedimenti.
Come terzo aspetto per entrare ulteriormente nel merito, siamo fermamente contrari al fatto che la decisione del Governo ed anche del Presidente contribuisca a dare un'ulteriore mazzata alla costituzione delle nuove province.
La Lega si è sempre battuta per la costituzione della provincia di Monza, ritenendo che la realizzazione di questa entità territoriale al Nord fosse rappresentativa di istanze vere e concrete di autonomia, provenienti dal territorio, che hanno portato finalmente all'approvazione della relativa legge istitutiva. Si tratta di istanze di carattere socio-culturale, legate alla identità di un territorio ed istanze anche di carattere socio-economico. L'istituzione della provincia di Monza è stata quindi deliberata con un voto libero da parte del Parlamento, dopo che era stata attivata tutta la procedura a livello di enti locali. Invece questo Governo vuole impedire l'attuazione di una legge approvata dal Parlamento. Questo è infatti il senso di non voler prorogare le disposizioni che consentono l'attuazione concreta e l'insediamento degli organismi di quella provincia.
Vorrei anche evidenziare come vi sia una sostanziale differenza tra il modo di operare dei commissari e quello degli enti locali. Questi ultimi, quando non riescono a spendere entro la fine dell'anno i fondi, adottano una delibera generica di impegno e trovano il modo per poter impegnare tali fondi. Un commissario invece questo non lo può fare. Allora è doppiamente insensata la decisione che è stata assunta di non consentire la proroga per l'attuazione di questi adempimenti. Questa decisione, lungi dall'essere di carattere tecnico, è una decisione di carattere politico.
Voi siete contro l'istituzione della provincia di Monza e volete in ogni modo impedirne l'istituzione! Quindi voi, per l'ennesima volta, date la dimostrazione di voler soffocare l'identità dei territori e di voler portare avanti una politica che è l'esatto contrario del federalismo! Ogni spazio che voi trovate per poter riaffermare il centralismo, lo utilizzate sistematicamente, e lo abbiamo visto anche con questo decreto-legge al nostro esame. Per questi motivi, la Lega Nord voterà contro la sua conversione in legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Preannuncio intanto il voto favorevole del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea su questo disegno di legge di conversione di un decreto-legge recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative. Non vorrei rubare molti minuti, perché già in sede di discussione sulle linee generali abbiamo esposto dettagliatamente le nostre posizioni, però, signor Presidente, sarei molto invogliato ad entrare in polemica aperta Pag. 14con alcuni interventi che adesso ho ascoltato. Per esempio, l'onorevole Cota ha dedicato una parte del suo intervento a temi veramente non attinenti all'oggetto in discussione. Probabilmente l'onorevole Cota, senza volerlo, ha riproposto un vecchio vizio, che noi della sinistra abbiamo sperimentato: quando c'erano dei problemi molto precisi e concreti, parlavamo di altre cose, cioè dicevamo che i problemi erano molti più generali e che erano altri. Era il vizio che appunto chiamavamo del «benaltrismo». L'onorevole Cota ne ha dato una dimostrazione, perché è passato dal tema della base di Vicenza a quello dei Pacs, mentre non sono questi gli oggetti in discussione.
Capisco che la verve polemica può trascinare, però, onorevole Cota, io penso che questa volta, anche se la materia di cui stiamo discutendo è abbastanza ostica e noiosa, trattandosi di proroga di termini (dallo spessore molto spesso amministrativo), pure noi abbiamo assistito in occasione dell'esame di questo provvedimento legislativo ad alcune svolte della vita, non dico del paese, ma sicuramente di quella istituzionale.
Innanzitutto, signor Presidente, mi consenta di dire che le considerazioni fatte dall'onorevole Cota rispetto al bicameralismo le trovo molto peregrine, perché dire che il Senato dovrebbe essere la Camera della riflessione, in un sistema di bicameralismo perfetto, com'è quello previsto dalla nostra Costituzione, lo trovo stravagante. È come se il Senato non avesse la legittimità e le competenze per poter incidere sui provvedimenti legislativi, modificandoli.
Quando discuteremo delle modalità con le quali superare il bicameralismo perfetto potremo svolgere una riflessione sulle funzioni che la cosiddetta seconda Camera dovrà svolgere. Lo affermo, signor Presidente, perché ho ascoltato alcuni colleghi affermare, anche un po' corrivamente, che al Senato si seguirebbe una prassi, per così dire, un po' più lasca per quanto riguarda l'ammissibilità di una serie di proposte emendative. A me non sembra che il regolamento del Senato contenga siffatte previsioni; del resto, non conosco le prassi costantemente seguite nell'altra Camera. Intendo, però, richiamare l'attenzione su due punti effettivamente rilevanti, che imprimono una svolta, a mio avviso, alla discussione relativa alle decisioni assunte dalla Presidenza circa l'ammissibilità delle proposte emendative presentate. La decisione della Presidenza di dichiarare inammissibili, con declaratorie specifiche e articolate, circa 90 proposte emendative segna, a mio avviso, una svolta. Infatti, dobbiamo ricordare che, molto spesso, i disegni di legge di conversione dei decreti-legge finalizzati a prevedere proroghe di termini sono stati utilizzati dai singoli parlamentari in maniera non congruente e consona, a mio avviso, alla loro finalità tipica. Come ha ricordato l'onorevole Zaccaria, erano utilizzati un po' come grandi veicoli, al pari dei disegni di legge finanziaria o dei disegni di legge comunitaria, per adottare una serie di provvedimenti parziali, decisi all'ultimo momento.
Oltre a questo, signor Presidente, vorrei anche chiarire la questione relativa a chi rappresenta che cosa. Indubbiamente, il parlamentare deve rappresentare interessi anche di parte, territoriali e di categoria ma - vivaddio! - sappiamo che, in base al nostro ordinamento costituzionale, e a tutte le costituzioni delle democrazie occidentali, deve rispondere alla propria coscienza e non ha vincolo di mandato. Questo non significa che non debba sentire l'impegno di rappresentare concretamente alcuni interessi sociali; ma il Parlamento è un luogo di discussione, un forum deliberativo, e la deliberazione richiede un confronto delle diverse ragioni ed opinioni. Non si tratta di affermare semplicemente alcune volontà ed alcuni interessi ma di commisurare queste volontà e interessi con quelle di cui sono portatrici le altre parti politiche, che rappresentano altri interessi sociali.
Questo è quanto abbiamo fatto ed è ciò che ha spinto la Presidenza a dichiarare inammissibili una serie di proposte emendative, sia per estraneità della materia, sia perché contenevano interventi sostanziali, perché cercavano, cioè, di utilizzare surrettiziamente Pag. 15questo veicolo per affermare interessi di parte senza passare attraverso il filtro di una discussione di carattere generale. In tal modo, quelle proposte risultavano incapaci di informare effettivamente la volontà generale, intesa quale espressione dell'interesse generale del paese. In tal senso, la discussione che si è svolta stamane è stata di estrema importanza e di grande interesse. Tuttavia, ci sono state alcune confusioni e con questo intervento voglio riportare su assi e direzioni più chiari il dibattito relativo all'interesse generale, alla rappresentanza e all'uso di veicoli come il decreto-legge sulla proroga di termini per affermare, in maniera lobbistica, gli interessi di parte.
Ad esempio, questa Assemblea ha rilevato che, effettivamente, c'erano alcune difficoltà relativamente all'espletamento degli esami di Stato per accedere all'esercizio di professioni in base agli ordinamenti scolastici precedentemente in vigore. Perciò, ha giustamente recepito un interesse e, per rispondere ad un criterio di equità, ha approvato una norma volta a consentire a coloro che hanno seguito un corso di studi in base al precedente ordinamento di accedere ugualmente all'esame di Stato. Il Parlamento, insomma, se ne è fatto carico. Quando è stata approvata la proroga del termine per la messa in sicurezza degli impianti degli alberghi, è stato presentato, giustamente, dal presidente Realacci anche un ordine del giorno per stabilire che questa proroga fosse l'ultima.
Quando ci siamo accorti che, per quanto riguarda gli assicuratori, vi era il problema di concedere più tempo, in maniera da riuscire a regolarizzare alcune posizioni e non escludere, così, circa 4-5 mila persone dall'accesso a questa professione, questa Camera lo ha risolto. Vorrei sottolineare come, attraverso la discussione e il confronto, gli interessi di parte sono diventati espressivi di una volontà generale della Camera, che ha filtrato le spinte inizialmente settoriali, le ha vagliate e le ha approvate. Mi sembra che, da questo punto di vista, abbiamo svolto un ottimo lavoro.
Voglio spendere una parola anche a favore del Governo, non solo per il fatto che il nostro gruppo politico è parte della maggioranza, ma soprattutto perché il Governo non ha utilizzato questo provvedimento di proroga per far passare altri provvedimenti sostanziali. Vi ricordo, ancora una volta, che il Governo Berlusconi, con l'ultimo disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge riguardante proroga di termini, addirittura, ha fatto passare decisioni relative a missioni militari all'estero. Un provvedimento, che, semplicemente, era di proroga termini, è stato utilizzato, grazie anche alla fiducia, per far approvare in Parlamento delle norme, oltre che sostanziali, di grande impegno, come sono le missioni militari all'estero. Il Governo di centrosinistra, il Governo Prodi, non ha fatto questo, anzi, si è mostrato sensibile, si è rimesso all'Assemblea, quando aveva un'altra posizione politica, e ha rispettato la volontà del Parlamento.
Inoltre, come ha ricordato il collega Boato, questa Camera, per la prima volta, ha accettato, in pieno, le condizioni poste dal Comitato per la legislazione e sta, quindi, procedendo per migliorare la qualità della legislazione che, in questo caso, a mio avviso, attiene anche alla sostanza.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, ribadendo la nostra convinta adesione all'opera della Presidenza e sostenendo questo Governo, con le sue ragioni ed il suo atteggiamento in aula, che ci hanno consentito di discutere ed approvare una serie di emendamenti, ribadisco ancora una volta il nostro atteggiamento positivo ed il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).