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Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (2201-A) (ore 9,05).
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Lulli.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Lulli.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, anche perché la discussione di merito si svolgerà nei prossimi giorni, in relazione ai singoli emendamenti. In ogni caso, una discussione molto approfondita è stata sviluppata in Commissione. Di ciò il relatore, onorevole Lulli, ha dato ampio conto all'Assemblea e di ciò, ovviamente, lo ringrazio, anche per il contributo complessivo che la Commissione ha saputo dare, migliorando il testo in più parti e, quindi, conferendo al decreto-legge presentato dal Governo ulteriori elementi di specificazione, che vanno nella direzione di accelerare un processo di riforma atteso da molto tempo nel nostro paese.
Trovo molto interessanti gli interventi che ho avuto la possibilità e la fortuna di ascoltare oggi e credo ve ne siano alcuni che meritano una sottolineatura.
L'onorevole Lazzari coglie un problema vero quando rileva che nel paese esiste una resistenza al cambiamento. È vero, il nostro è un paese strano; è difficile trovare una maggioranza che non si dichiari liberale, e ciò non accade solo in questa precisa circostanza, ma è accaduto nel corso degli ultimi anni. Questo è, tuttavia, un paese nel quale gli interessi corporativi risultano ridondanti rispetto ad altri paesi europei; questo è il paese nel quale vengonoPag. 60premiate le rendite anziché le capacità competitive; questo è un paese nel quale vengono premiate le consuetudini anziché le capacità; questo è un paese che chiude opportunità, che costruisce barriere all'ingresso di nuovi operatori e di nuovi talenti nello scenario produttivo ed è un paese che complessivamente, nel corso degli ultimi anni, ha perso capacità competitiva.
Le ragioni della decretazione d'urgenza risiedono in questi motivi; peraltro, gli stessi interventi, anche critici, hanno posto in evidenza quanto lavoro sia necessario produrre ancora per rendere più dinamico e più competitivo il nostro paese, di quanti settori occorra occuparsi affinché gli stessi siano liberati da condizioni che impediscono a straordinarie potenzialità di mettersi in evidenza. Si è parlato dei servizi pubblici locali, si è parlato dei temi dell'energia, si è parlato delle questioni che riguardano componenti significative della nostra economia. Vi è molto ritardo da recuperare; lo dico non per ragioni polemiche, ma perché credo sia indiscutibilmente certificato che tutto ciò è di fronte a noi. Tutti apprezziamo la capacità di generare nuove opportunità, derivanti da una profonda innovazione che è possibile realizzare nel nostro paese.
Io credo che anche l'onorevole Giudice abbia detto delle cose molto importanti. Bisogna liberare i cittadini da un sistema vessatorio, da una pubblica amministrazione invasiva, affinché il cittadino risulti titolare di diritti e non destinatario di favori: questo ha detto in buona sostanza. Ma i provvedimenti di cui stiamo discutendo non vanno esattamente in quella direzione? Il fatto cioè che un professionista, che abbia tutte le caratteristiche per esercitare una determinata attività, venga messo oggi nelle condizioni di poterlo fare, senza dover superare percorsi ad ostacoli per mettere in campo le proprie capacità, per provare, per misurarsi in una dimensione competitiva, non costituisce esattamente un superamento di quella limitazione delle libertà individuali e collettive?
Credo che su ciò dobbiamo interrogarci, così come dobbiamo liberarci da una sindrome che ci porta ad assumere come riferimento l'Unione europea ma in termini di subalternità, quasi che l'Unione europea debba costituire il luogo che dà gli indirizzi indiscutibili o quello dal quale arrivano indicazioni vessatorie. L'Unione europea è una realtà della quale facciamo parte a pieno titolo, che elabora delle decisioni alle quali dobbiamo saper portare il nostro contributo e rispetto alla quale dobbiamo saper far valere le nostre prerogative.
Questo perché i difetti della pubblica amministrazione, purtroppo, sono rilevabili dappertutto, se è vero, come è vero, che il Commissario dell'Unione europea ha smentito quanto scritto, con un zelo quantomeno sospetto, da un funzionario che presume di poter dare indicazioni in ordine a materie sulle quali il Parlamento ha la titolarità esclusiva, discutendo sulla questione della eliminazione del costo di ricarica in una logica impropria: è questo quanto emerge dalla nota citata da Lazzari.
Credo che il provvedimento all'esame, contrariamente a quanto è stato sostenuto da molti, non punti a favorire o a danneggiare: a tale proposito le osservazioni sono piuttosto controverse. Si dice: non vengono toccati i poteri forti, e poi vengono messe in campo esattamente le ragioni di quei poteri che si vorrebbe affermare non siano toccati dal provvedimento all'esame.
Non è un provvedimento che è contro qualcuno, ma è un provvedimento che mira semplicemente a liberare energie per la crescita, per lo sviluppo, per il recupero di capacità contributiva del nostro paese, e ciò anche quando tratta di materie sensibili, riferibili in una qualche misura al capo dell'opposizione, il Presidente Berlusconi. Credo che anche in questo caso dobbiamo liberarci da un riflesso condizionato, quasi che tutto venga fatto per favorire o per danneggiare l'onorevole Berlusconi! Le sue aziende o comunque quelle riferibili alla sua famiglia hanno saputo e sapranno sicuramente dimostrare di vincere anche le sfide più audaci sul terreno della competizione e nel confrontoPag. 61con altri operatori europei o internazionali. Questo provvedimento non mira a favorire o a danneggiare qualcuno, mira semplicemente a fare quello che è necessario fare per costruire una nuova prospettiva di futuro per le tante nuove generazioni che risultano costrette ed ingabbiate in una dimensione conservatrice, che limita potenzialità, che costringe talenti e che vanifica risorse ed opportunità.
Per questo motivo noi siamo pronti a discutere nel merito le proposte emendative, con una chiara limitazione, tuttavia, in questa nostra disponibilità, che è costituita dal fatto che si proceda in questo processo di apertura alla competizione. Siamo anche pronti ad assumere impegni affinché rapidamente si passi ad affrontare gli altri automatismi, con riferimento ai quali occorre peraltro ricordare che già sono stati presentati dei progetti di legge, giacenti presso questa Camera o presso il Senato. Penso, ad esempio, a quello relativo ai servizi pubblici locali o all'energia.
Con riferimento ai servizi pubblici locali, credo siano state dette cose molto interessanti questa mattina; ne ha parlato l'onorevole Pignataro, poi anche l'onorevole Turci, mentre il relatore ci ha dimostrato il suo impegno con il lavoro intenso che si sta effettuando in queste settimane. Noi dobbiamo evitare che si passi da un monopolio pubblico ad un monopolio privato. Vedo l'accentuazione di una polemica, quasi di un astio, nei confronti di realtà che devono essere indotte ad evolversi in una dimensione di mercato, sebbene attraverso la creazione delle condizioni di contendibilità di mercati talora inesistenti, che oggi grazie al lavoro fatto da quelle aziende è possibile mettere in campo ed è possibile inserire in un circuito di generazione di nuove opportunità e di nuovo valore. Tutto questo deve essere fatto appunto per animare una dinamica competitiva, una concorrenza vera e non lo spostamento di posizioni dominanti da una componente pubblica ad una componente privata, realizzando una condizione di rendita che non aiuterebbe sicuramente il nostro paese a crescere.
Poiché vedo che su questi temi l'accentuazione polemica è piuttosto smisurata, non proporzionata alle questioni di cui si discute, segnalo che sarebbe interessante leggere le dinamiche di crescita di quelle tipologie di aziende negli ultimi cinque anni, per vedere quanto quelle attività abbiano potuto contare su principi ordinatori che sono mancati o che hanno alimentato la nascita e il consolidamento di quelle realtà. Così come sarebbe interessante leggere l'elenco delle società in house costruite negli ultimi cinque anni, anche per attività che francamente sarebbe complicato giustificare, non dico in una condizione di mercato compiuto, ma in una condizione di discreta attenzione alle dinamiche della competizione e della concorrenza.
Siamo convinti che questo provvedimento non esaurisca il complesso delle questioni da affrontare, ma che con esso si compia un ulteriore passo in avanti, lungo un percorso che sicuramente porterà il nostro paese a migliorare la propria capacità competitiva e offrirà all'intera società, nelle sue componenti economiche e sociali, ulteriori opportunità per la crescita e lo sviluppo.
Per questo e per il contributo che ci viene offerto, ringraziamo tutti gli intervenuti e tutti i protagonisti di un impegno che ci vedrà ancora occupati nelle prossime giornate Grazie.
PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.