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Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 10,09).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.
In assenza del rappresentante del Governo, competente per materia a rispondere all'interpellanza all'ordine del giorno, sospendo la seduta per alcuni minuti.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,15.
(Gestione dell'Ordine Mauriziano - n. 2-00388)
PRESIDENTE. L'onorevole Violante ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00388 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 1).
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, la ringrazio. Illustrerò brevemente questa interpellanza e successivamente replicherà il collega Calgaro. Innanzitutto, mi scuso con i colleghi, il sottosegretario D'Andrea, il collega Calgaro e gli altri, perché non potrò assistere al seguito dello svolgimento dell'interpellanza in quanto la mia Commissione è convocata per le ore 10,30.
Noi abbiamo ripresentato questa interpellanza dopo che lo stesso testo era stato presentato con un altro atto parlamentare e la cui risposta da parte del Governo ci era sembrata del tutto insoddisfacente. Il punto è cogliere la ragione per la quale vi è stato un deficit rilevante nella gestione dell'Ordine Mauriziano. Il deficit c'è stato e gli ispettori del Ministero dell'economia sono andati a verificarne i motivi. Allo scopo, fu nominato un commissario che delineò la ragione di tale deficit nella cattiva gestione del precedente consiglio di amministrazione che avrebbe aperto questo «buco» nelle finanze dell'Ordine Mauriziano.
Attorno a questa questione si sono impiantate varie vertenze. Le più importanti Pag. 2sono state decise con due diverse sentenze della Corte dei conti. Il punto di fondo, emerso in entrambe le sentenze, è che la responsabilità del deficit non era del consiglio di amministrazione, ma della regione Piemonte - allora di centrodestra - che aveva assunto alcuni impegni con l'Ordine Mauriziano, il più grande proprietario terriero d'Europa (lo dico per inciso), il quale aveva eseguito la parte degli impegni che spettava a se stesso, ma che poi non aveva ricevuto i contributi che la regione si era impegnata a versare.
Leggo solo brevemente i due passaggi delle due diverse sentenze. La sentenza n. 223 del 2005 dice che: «Non è ininfluente sottolineare che l'istituzione delle nuove attività è avvenuta nell'ambito della programmazione sanitaria regionale, in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o della quale essa stessa era parte». La seconda sentenza, n. 320 del 2006, afferma che: «Il collegio è passato all'analisi dei comportamenti dei convenuti - cioè del vecchio consiglio di amministrazione precedente all'ottobre del 1989 -, esaminando la situazione del contesto nel quale l'Ordine mauriziano abbia deciso l'apertura delle nuove strutture di attività, rilevando che le stesse erano state istituite nell'ambito della programmazione sanitaria regionale ed in seguito a specifici accordi promossi dalla regione Piemonte o dei quali essa stessa era parte». Mi pare dunque che il quadro sia sufficientemente chiaro.
Qual è dunque il punto? La commissaria ha assunto un atteggiamento diverso, anche di dileggio nei confronti del consiglio di amministrazione. In un'occasione pubblica disse addirittura, con un'espressione forse non consona ad un alto funzionario dello Stato, che il consiglio di amministrazione si era «mangiato» l'Ordine Mauriziano. Usò proprio questa espressione ed è tuttora in corso un procedimento penale a suo carico per diffamazione, attivato da coloro che si sono sentiti offesi da quest'espressione. Sta di fatto che - mi pare - all'inizio della gestione commissariale il deficit era di 564 miliardi di lire e, secondo una delibera commissariale del 10 ottobre 2006, il deficit adesso è di 412 milioni di euro: cioè che è salito. Tanto per capirci, siamo a 800 miliardi di lire. Comunque, anche su questo, ci sarà qualcuno che intenderà e deciderà.
Insomma, ferma questa situazione e le decisioni della Corte dei conti, noi ci attendiamo adesso da parte del Governo una risposta che sia un risarcimento politico e morale per i componenti del consiglio di amministrazione precedente, che si sono comportati correttamente, ma che sono stati scorrettamente esposti - per così dire - al pubblico ludibrio dal commissario D'Ascenzo, il quale ha scaricato sul consiglio di amministrazione responsabilità che invece erano della regione Piemonte, allora presieduta dal presidente Ghigo.
Infine, si è proceduto alla nuova nomina del consiglio di amministrazione. Francamente, a molti di noi è spiaciuto che nel nuovo consiglio di amministrazione non fosse inserito nessuno dei vecchi componenti, perché probabilmente questo avrebbe sancito la possibilità del nuovo consiglio di avere una visione più completa e approfondita dei temi. Invece, ci si è trovati a iniziare nuovamente tutto daccapo.
Qualcuno in particolare si è battuto molto, per la verità, riuscendo ad ottenere: penso all'ingegner Franchi. Avremmo però preferito forse qualcosa che segnasse una linea di continuità tra la buona gestione del vecchio consiglio di amministrazione e quella - che speriamo buona - di quello attuale, per poter avere oggi un quadro più tranquillizzante.
Ci aspettiamo comunque che il Governo ristabilisca la verità ed anche una «restituzione» morale, che dobbiamo, a quel consiglio di amministrazione.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Giampaolo Vittorio D'Andrea, ha facoltà di rispondere.
GIAMPAOLO VITTORIO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, Pag. 3onorevoli deputati, ritengo in primo luogo doveroso rassicurare gli interpellanti in merito alla particolare attenzione che il Governo presta alle complesse vicende che hanno portato alla creazione della fondazione Ordine Mauriziano, in ossequio al decreto-legge 19 novembre 2004, n. 277, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 4 del 2005, ente chiamato a subentrare nei rapporti patrimoniali attivi e passivi del disciolto Ordine Mauriziano e nella titolarità del patrimonio immobiliare di quest'ultimo, ed alle stesse vicende dell'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) costituita con legge regionale n. 39 del 2004.
Sono ben note le vicende che hanno portato all'adozione del decreto-legge n. 277 del 2004, attraverso il quale l'Ordine Mauriziano, ente di diritto pubblico esplicitamente considerato dal comma terzo della XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione, è stato costituito in azienda sanitaria ospedaliera mediante il rinvio alla legge regionale e, contestualmente, è stata istituita la fondazione Ordine Mauriziano con il trasferimento del patrimonio mobiliare e immobiliare dell'ente e sulla cui gestione vigila un Comitato (previsto dall'articolo 2, comma 2, del decreto-legge n. 277 del 2004), il cui presidente è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Nel settembre del 2002, a seguito dello scioglimento degli organi di amministrazione determinato da una grave situazione patrimoniale e finanziaria dell'ente, la gestione ordinaria delle attività dell'Ordine Mauriziano venne affidata ad un commissario chiamato ad accertarne la reale situazione.
È parimenti ben noto, anche agli onorevoli interroganti, come, da ultimo, la legge finanziaria per il 2007, ai commi 1349 e 1350, abbia regolato i rapporti tra i due enti per quanto riguarda la successione delle obbligazioni e per quanto attiene alla definizione della titolarità dei beni, tutti attribuiti alla fondazione, con esclusione dei beni immobili e mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali del presidio ospedaliero Umberto I di Torino, nonché dei beni mobili funzionalmente connessi allo svolgimento delle attività istituzionali dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo, attribuiti all'ASO-Ordine mauriziano.
Proprio in questi giorni, il Presidente del Consiglio dei ministri, a seguito dell'approvazione da parte del ministro dell'interno, di concerto con il ministro dell'economia e delle finanze e con il ministro per i beni e le attività culturali, del nuovo statuto della fondazione, ha nominato il consiglio di amministrazione e il collegio dei revisori della fondazione stessa.
Proprio attraverso tali provvedimenti il Governo ha inteso dare un segnale di forte interesse per il risanamento della fondazione, comprovato dall'alto profilo dei componenti chiamati a far parte dell'organo di amministrazione, di estrazione prevalentemente universitaria con competenze in materia di diritto fallimentare, estimo e storia dell'arte. In particolare, l'incarico di presidente è stato conferito al dottor Francesco Staderini, presidente emerito della Corte dei conti, il quale, grazie all'esperienza e alla competenza dallo stesso maturate, assicurerà ogni contributo necessario per le esigenze e le prospettive della fondazione.
Sarà prioritario impegno dei neocostituiti organi ordinari di amministrazione della fondazione dedicare ogni sforzo all'attività di risanamento di un ente la cui situazione finanziaria è assolutamente delicata e che, allo stato, in mancanza dell'approvazione del bilancio relativo all'esercizio del 2006, può con il crisma dell'ufficialità essere ricondotta ai dati contenuti nella relazione del 3 ottobre 2006 al Presidente del Consiglio dei ministri da parte del Comitato di vigilanza della fondazione sulla gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare per l'anno 2005, relazione che è stata trasmessa al Parlamento in data 16 ottobre 2006.
Per riferirne i dati essenziali, la gestione commissariale aveva, nella relazione, Pag. 4censito debiti per 392.582.449,21 euro e crediti ancora da riscuotere per 35.842.006 euro.
Il documento di bilancio è definito preconsuntivo, in quanto non può rappresentare dati definitivi ma solo provvisori, in relazione ad una situazione di incertezza circa la titolarità di alcune poste finanziarie in capo all'uno o all'altro ente.
In proposito, è da considerare che, con il comma 1349 della legge finanziaria per il 2007, è stato stabilito che la gestione finanziaria relativa all'ente Ordine Mauriziano transita all'azienda sanitaria ospedaliera (ASO) solo successivamente alla istituzione di quest'ultima. Ne consegue che le spese di gestione relative al periodo intercorrente tra l'entrata in vigore del decreto-legge n. 277 del 2004 e la istituzione dell'ASO-Ordine Mauriziano, avvenuta il 31 gennaio 2005, sono poste a carico dell'ex ente Ordine Mauriziano e, quindi, i relativi oneri acquisiti nello stato passivo della fondazione mauriziana.
In proposito, è da considerare che i dati della gestione del periodo considerato non sono nella disponibilità della fondazione vigilata ma dell'ASO, alla quale sono stati richiesti; ma non risultano ancora forniti. Solo all'esito dell'accertamento dell'ulteriore massa passiva, fino ad oggi non considerata, il comitato di vigilanza potrà riferire compiutamente al Parlamento. Pur disponendosi, in definitiva, di dati soltanto provvisori è da dire che il risultato di gestione della fondazione ha registrato un utile di esercizio di euro 19.146.945. Dal confronto di questo risultato presunto con quello del 2005 si rileva una differenza negativa pari ad euro 145.206, presumibilmente da ricondurre ai costi di avviamento della farmacia esterna intervenuti nell'esercizio finanziario 2006. Risultati, questi, che sono riferiti alla gestione di esercizio della fondazione e che vanno letti congiuntamente a quelli patrimoniali, strettamente connessi alle operazioni di risanamento economico in corso.
Circa quest'ultimo aspetto, si portano all'evidenza i dati sull'accertamento della massa passiva dei debiti dell'Ordine Mauriziano che si evincono dalla determinazione commissariale n. 449 del 10 ottobre 2006. A tale data, la massa passiva accertata è di euro 306.987.112 e quella attiva ammonta ad euro 38.395.988. Su tale situazione deficitaria, indubbiamente, incidono i costi di una vicenda, quella relativa all'ampliamento della pianta organica dell'ente Ordine Mauriziano da destinare alle strutture sanitarie disposto negli anni 1998-2000. Vicende sulle quali la Corte dei conti, con due pronunce, del 2005 e nel 2006, ha fatto definitiva chiarezza, ritenendo, in buona sostanza, esenti da responsabilità gli amministratori dell'ente che tali attività disposero, in quanto da ricondurre a fatto della regione Piemonte o, comunque, disposte per il raggiungimento di fini istituzionali e per finalità sociali e comunque nell'interesse della comunità.
Se sul lato della regolazione normativa e di quello dell'attività politico-amministrativa sono di recente intervenuti elementi di chiarezza, cui ho fatto sopra pur sommario cenno, è di tutta evidenza come l'opera di risanamento della fondazione sconti una serie di criticità, prima fra tutte quella della vendita del patrimonio immobiliare, da cui solo può derivare la massa attiva dell'ente, che richiede tempi e procedure lunghi e complessi.
Infatti, a fronte della vendita di un grande patrimonio dell'ente, i beni rimasti sono quelli di più difficile alienazione. È comunque preciso impegno del Governo seguire con la massima attenzione le attività degli organi della fondazione, intervenendo, ove necessario, con i provvedimenti di volta in volta più appropriati.
PRESIDENTE. L'onorevole Calgaro, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
MARCO CALGARO. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto e spiegherò perché. Vi sono tre aspetti in questa vicenda da considerare. Il primo è di carattere storico. Si tratta di una storia indubbiamente inquietante e la sua risposta in tal senso è abbastanza completa. Certamente, è difficile spiegarsi perché, e Pag. 5sulla base di quale criterio, l'Ordine è stato commissariato a suo tempo ed è altrettanto difficile spiegarsi tutto questo a fronte di due sentenze della Corte costituzionale che, con tutta chiarezza, assolvono gli amministratori dell'ente a fronte di accuse molto pesanti loro rivolte, che hanno comportato, in una prima fase, anche la requisizione del loro patrimonio personale.
Ciò, a fronte di alcune certezze fornite dalle due sentenze della Corte dei conti, secondo cui non vi è stata alcuna irregolarità da parte degli amministratori e l'organismo vigilante - il Ministero dell'interno - è stato, sostanzialmente, sempre e correttamente informato degli atti compiuti dall'amministrazione dell'Ordine: nonostante questo si è giunti al commissariamento. Tra l'altro, la Corte dei conti ha chiarito che le responsabilità per il deficit sono, per la maggior parte, individuabili nel mancato pagamento da parte della regione di quanto dovuto, visto che gli ospedali mauriziani sono da sempre stati riconosciuti come totalmente pubblici.
A fronte dell'accertamento di queste verità, chi provvederà al risanamento dell'Ordine? È corretto che al risanamento dello stesso si provveda soltanto con la vendita di tutto il suo patrimonio, o vi è qualcuno che deve ancora rifondergli dei soldi?
I cittadini sono sostanzialmente interessati all'attività sanitaria svolta dall'Ordine, che per anni si è rivelata una delle più qualificate d'Italia. Vorrei ricordare che l'Ordine è conservato - come afferma la XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione - come ente ospedaliero e funziona nei modi stabiliti dalla legge.
Nel 2002 l'attività sanitaria ospedaliera mauriziana era considerata al secondo posto in Italia per qualità e complessità di cure e nel periodo della gestione commissariale è, evidentemente, decaduta per mancanza di fondi e di finanziamenti, dovuta alla situazione le cui cause ormai sono note. Quale sarà l'evoluzione dell'ordine mauriziano? Se è possibile bisognerebbe continuare a farlo esistere anche senza la sua caratteristica di ente ospedaliero garantita dalla Costituzione. Si attendono ancora risposte; credo, tra l'altro, che il funzionamento sanitario dell'Ordine stia molto a cuore ai nostri cittadini.
(Misure a favore dei territori della regione Abruzzo colpiti da una violenta grandinata il 13 agosto 2006 - n. 3-00248)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Paolo Naccarato, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Buontempo n. 3-00248 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 2).
PAOLO NACCARATO, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, in riferimento all'atto di sindacato ispettivo presentato dall'onorevole Buontempo si fa presente che, in effetti, il giorno 13 agosto 2006 il territorio della fascia costiera della regione Abruzzo è stato colpito da eccezionali precipitazioni e forti grandinate che hanno interessato, in particolare, quattordici comuni nelle province di Chieti e di Pescara.
L'evento atmosferico era stato preannunciato dall'avviso di condizioni meteorologiche avverse, emesso il 12 agosto 2006 dalla Veglia meteo del Dipartimento della protezione civile, che aveva previsto per il giorno successivo sulla regione Abruzzo precipitazioni diffuse, a prevalente carattere di rovescio, e temporali, anche di forte intensità, accompagnati da grandine e forti raffiche di vento e da una frequente attività elettrica.
Lo stesso giorno, secondo le procedure previste dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, recante indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale, regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile, il Centro funzionale centrale aveva emesso l'avviso di criticità regionale, che prevedeva per il 13 Pag. 6agosto moderato rischio idrogeologico localizzato per le zone di allerta bacino alto del Pescara, Marsica e bacino del Sangro.
Inoltre, nel bollettino di criticità era stato previsto un livello ordinario di quest'ultima per rischio idrogeologico localizzato sulle zone di allerta del bacino del Vomano e del bacino basso del Pescara.
Sulla base degli esiti del monitoraggio si è riscontrato che l'evento atmosferico ha avuto uno sviluppo limitato nel tempo, dalle ore 15 alle ore 16,30 del medesimo giorno 13 agosto, ed è stato caratterizzato da grandinate, accompagnate da forte vento, di brevissima durata e molto localizzate.
Dalle segnalazioni pervenute al Dipartimento della protezione civile è emerso che sono state danneggiate, in particolare, le coperture degli edifici pubblici e privati, la rete di pubblica illuminazione e le strutture per attività agricole e produttive; si sono verificati, inoltre, numerosi danni alle autovetture.
Successivamente, con delibera n. 965 del 21 agosto 2006, la giunta regionale dell'Abruzzo ha chiesto al Dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri la dichiarazione dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, sulle aree della regione Abruzzo interessate dagli avversi eventi meteorologici del 13 agosto, richiesta reiterata con successiva nota del 19 ottobre 2006.
Con una nota del 27 novembre 2006, il predetto dipartimento, nel prendere atto del contesto critico determinatosi e della necessità di avviare tutte le iniziative di carattere urgente per il ripristino e la messa in sicurezza dei luoghi, non ha ravvisato nell'evento quei caratteri di eccezionalità che giustificano, ai sensi della citata legge n. 225 del 1992, il ricorso alla decretazione d'urgenza, suscettibile, invece, di essere fronteggiato con il ricorso alla normativa ordinaria.
Peraltro, con la medesima nota, tuttora in attesa di riscontro, è stata rappresentata la disponibilità a predisporre un'ordinanza non derogatoria dell'ordinamento giuridico vigente, ai sensi del comma 3 dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, per la realizzazione degli interventi necessari al risarcimento dei danni, in un regime di urgenza ordinario, invitando, nel contempo, l'amministrazione regionale, in considerazione della contingente carenza di risorse finanziarie sul Fondo di protezione civile, ad indicare eventuali disponibilità presenti sul bilancio regionale da destinare allo scopo.
PRESIDENTE. L'onorevole Buontempo ha facoltà di replicare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, mi pare ovvio che io non sia soddisfatto della risposta che è stata data dal Governo, anche perché mi sembra che manchi la frase finale: i componenti della giunta regionale sono tutti matti.
In data 17 agosto, come risulta dall'atto adottato dalla giunta, è stata effettuata una serie di rilievi circa i danni causati in una decina di comuni, descrivendo, in particolare, il tipo di danni subiti dall'agricoltura. C'è stata una grandinata, in cui i chicchi di grandine erano grandi come pietre, una cosa mai vista in quella regione. La giunta regionale ha deliberato, quindi, di dichiarare l'esistenza dei caratteri di eccezionalità degli eventi calamitosi accaduti in data 13 agosto e della conseguente pubblica calamità sul territorio della regione Abruzzo. Sono stati così autorizzati gli interventi della Protezione civile, disponendo la quantificazione dei danni causati dagli eventi, che sono stati oggetto di apposita ricognizione, dalla quale è emerso che i danni erano ingenti e rilevanti.
Quindi, sarebbero tutti matti i componenti della giunta regionale d'Abruzzo, compreso il presidente Del Turco, il quale, tra l'altro, era assente nella riunione dei sindaci con la Protezione civile e nell'incontro presso la regione Abruzzo con il prefetto.
Sarebbero matti anche i soggetti intervenuti della Protezione civile, perché Bertolaso ha fatto una relazione abbastanza precisa e chiara sui danni. Pazzo e matto sarebbe anche l'ex presidente della giunta Pag. 7regionale, onorevole Pace, il quale ha scritto una lettera al sottosegretario Letta e al responsabile della Protezione civile.
Non solo matti, ma anche visionari sarebbero i giornalisti che, su tutti i quotidiani, nazionali e locali, hanno illustrato i tetti sfondati, l'agricoltura danneggiata, la disperazione delle persone - si trattava, lo ricordo, del mese di agosto - che avevano il terrore che, con la stagione autunnale, tutta la loro produzione agricola potesse essere irreparabilmente danneggiata.
Quindi, prendiamo atto con rammarico ed amarezza che il Governo non ha inteso spendere un solo euro per quanto riguarda il risarcimento dei danni. Signor sottosegretario, tenga anche conto che, nonostante i fondi stanziati, i soldi non sono stati ancora consegnati alle persone che furono danneggiate nel 2004. Dunque, il Governo non ha stanziato un euro, né ci ha saputo dire questa mattina quale seguito abbia avuto la citata determinazione della giunta regionale.
Il fatto che il Governo, nel rispondere ad un'interrogazione, inviti la regione a predisporre interventi di ordinaria amministrazione a me pare abbia dell'incredibile. Infatti, o si doveva dire che l'evento non si è verificato, che era inventato, che il prefetto, i Carabinieri, la Polizia, la Guardia di finanza, la Protezione civile, l'assessore regionale, la giunta regionale ed il consiglio regionale sono una banda di pazzi perché il 13 agosto non è caduta la grandine, ma un virus che ha fatto impazzire l'intera regione Abruzzo, oppure si deve ritenere, come io credo, che abbiano problemi di squilibrio proprio i ministri responsabili della tutela del territorio e di un intervento d'urgenza, perché non è assolutamente corretto far pagare ai privati cittadini un danno che deriva da una calamità naturale.
Dunque, non solo mi dichiaro insoddisfatto, ma esprimo tutto il mio sdegno a causa di questo comportamento, che vede la regione Abruzzo penalizzata. Pensi solo, signor sottosegretario, che per percorrere duecento chilometri, ossia la distanza ferroviaria Roma-Pescara, nel terzo millennio occorrono tre ore e mezza con il treno rapido! Quindi, ancora una volta, la giunta di centrosinistra disprezza i diritti dei cittadini abruzzesi, ma spero che gli stessi cittadini facciano sentire con forza la propria voce.
(Iniziative per impedire la produzione e la commercializzazione di videogiochi contenenti immagini offensive o violente - n. 3-00390)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche per la famiglia, Maria Chiara Acciarini, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Germontani n. 3-00390 (Vedi l'allegato A - Interpellanza e interrogazioni sezione 3).
MARIA CHIARA ACCIARINI, Sottosegretario di Stato per le politiche per la famiglia. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, in relazione all'interrogazione in oggetto, si osserva quanto segue. Si può partire da un dato quantitativo: i videogiochi e, in generale, i video di divertimento, sono strumenti di straordinaria diffusione. I videogiocatori sono circa 24 milioni, con un cospicuo giro di affari.
Gli esperti affermano che si tratta di strumenti con molteplici potenzialità che, accanto alla funzione ludica, hanno quelle di sviluppo della coordinazione, della memoria, della creatività e dei processi cognitivi.
Accanto a queste funzioni positive, alcuni videogiochi hanno caratteristiche effettivamente diseducative: possono incitare a modelli comportamentali aggressivi, diminuire le capacità di cooperazione, favorendo le condotte solitarie, trasmettere scene ed immagini volgari, violente ed orrorifiche. Riguardo a ciò va detto che alcuni messaggi sono nocivi in sé (il linguaggio volgare, ad esempio, se rivolto a personalità in fase di crescita), mentre altri aspetti (la violenza, ad esempio) acquistano significati diversi per il delicato rapporto tra realtà e fantasia che, negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza, costituisce un aspetto decisivo della personalità.Pag. 8
Da queste considerazioni passa il messaggio che vorremmo trasmettere: se c'è un adulto accanto, i videogiochi non sono diseducativi. Infatti, come per altri mezzi, si tratta di un uso che deve poter integrare positivamente i fattori di quantità e di qualità.
Di fronte all'impossibilità di impedire o limitare la produzione e la distribuzione di prodotti videoludici, e consapevoli dell'inefficacia di misure semplicemente interdittive, l'idea che ci muove è quella di fornire sostegno agli adulti ed alle famiglie, perché sappiano valorizzare il carattere positivo di videogiochi quali strumenti di sviluppo delle capacità cognitive e creative dei ragazzi e nel contempo siano in grado di vigilare rispetto alle situazioni potenzialmente pericolose, senza abdicare al loro ruolo educativo e di controllo.
La consistenza del fenomeno ha indotto già da alcuni anni a ricercare in ambito europeo un sistema di classificazione dei contenuti dei prodotti di divertimento al fine di tutelare i minori, che sono certamente tra i principali fruitori dei citati prodotti, rispetto alla trasmissione di messaggi violenti o comunque diseducativi.
A tale scopo, nell'aprile 2003, dopo alcuni anni di ricerche, è stato creato il Pan European Game Information, in seguito indicato per semplicità come PEGI, un sistema paneuropeo armonizzato di classificazione dei contenuti audiovisivi, supportato dalle istituzioni europee, aperto all'adesione delle imprese produttrici di software videoludici e gestito dal Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media, in seguito indicato per semplicità come NICAM.
Esso comporta un sistema di controllo uniforme, rigoroso e indipendente dei prodotti videoludici, esteso agli ambiente on line e mobile. Il controllo si basa su un'autovalutazione da parte del produttore del videogioco e sull'analisi compiuta dal NICAM, e sfocia in una classificazione che utilizza cinque indicatori di età (tre più, sette più, dodici più, sedici più, diciotto più) e sei descrittori di contenuto, rappresentati da altrettante icone (violenza, linguaggio volgare, paura, contenuto sessuale, droga, discriminazione).
Il PEGI prevede un Complaints Board, formato da esperti in protezione dei minori, psicologi infantili e rappresentanti a campione della società, che effettua le valutazioni, risolve le eventuali controversie e può imporre sanzioni ai produttori (anche il ritiro del prodotto o la modificazione del packaging). Esiste anche un Advisory Board, che raggruppa i delegati di ogni associazione aderente al sistema, nonché rappresentanti di diretta espressione degli Stati membri, che ha il compito di sviluppare proposte migliorative del PEGI (il rappresentante italiano è nominato dal Ministero delle comunicazioni).
Il PEGI coinvolge e vincola gli editori di software videoludico che scelgono di aderirvi (firmando un accordo quadro con l'ente di gestione e sottoscrivendo un codice di condotta). La sua diffusione è peraltro assicurata dal fatto che i produttori generalmente impongono agli editori di videogiochi di aderire al PEGI come condizione per lanciare i videogiochi attraverso le proprie piattaforme.
Il PEGI è una struttura che ha dimostrato di funzionare correttamente. È nato e si è rafforzato in ambito europeo, circostanza importante perché l'industria di videogiochi si sviluppa su scala europea e mondiale (non avrebbe senso, quindi, disporre interventi su scala nazionale, in quanto si creerebbero sistemi di classificazione non omogenei con il rischio di generare confusione nel mercato e presso i consumatori).
Al fine di implementare, soprattutto presso gli utenti, la conoscenza e l'utilizzo del sistema di classificazione PEGI, il Governo ha promosso, nelle scorse settimane, un incontro finalizzato a coinvolgere tutte le realtà impegnate nella produzione, distribuzione e vendita di videogame con lo scopo di individuare misure condivise per promuovere un consumo consapevole e informato dei videogiochi.
A tale proposito, i nostri uffici stanno predisponendo la realizzazione di un progetto che, in forma capillare su tutto il Pag. 9territorio nazionale, porti un reale sostegno ai genitori, informandoli e mettendoli in grado di poter intervenire positivamente accanto ai propri figli. Tale progetto intende raggiungere le famiglie per ridurre il divario socioculturale intergenerazionale che esclude molti genitori dalla concreta possibilità di controllo dell'azione dei propri figli. Il potenziamento dei meccanismi di controllo parentale presenti nelle console, in modo da impedire l'accesso dei minori ai videogiochi non adatti alla loro età, avrà così una maggiore possibilità di applicazione.
Si prevedono, inoltre, strumenti di informazione (locandine, totem presso i punti vendita, brochure esplicative) perché gli adulti e le famiglie conoscano gli indicatori di età ed i descrittori di contenuto utilizzati dal sistema PEGI e sappiano orientare il controllo nei confronti dei minori.
Si intende arrivare anche alla redazione di un codice di intenti che preveda pratiche condivise di autoregolamentazione e campagne di comunicazione finalizzate ad una piena assunzione di responsabilità con riferimento alla tutela dei minori, con l'impegno, ad esempio, verso la sensibilizzazione dei rivenditori a praticare una vendita informata e adeguata all'età, verso lo sviluppo della versione italiana del sito PEGI.
PRESIDENTE. L'onorevole Germontani ha facoltà di replicare.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, mi dichiaro solo parzialmente soddisfatta per la risposta fornita, anche se ringrazio il rappresentante del Governo. È vero che esistono l'attuale codice di regolamentazione ed il PEGI, ma è anche vero che questi strumenti si rivelano purtroppo insufficienti, soprattutto perché non si prevedono sanzioni effettive e realmente dissuasive a carico dei produttori che, ad esempio, mettono in commercio videogiochi con indicazioni di fasce di età non corrispondenti a quelle che potrebbero usufruirne.
Accolgo con soddisfazione le notizie del sottosegretario riguardo agli incontri e alle iniziative che si intendono intraprendere in futuro. Tuttavia, credo che il problema sollevato dalla mia interrogazione, che intende porre l'attenzione sulla diffusione dei videogiochi violenti, sia complesso e di grande portata poiché coinvolge tanti altri temi menzionati anche dal sottosegretario: mi riferisco alla famiglia e alla scuola.
Per questo motivo, la mia interrogazione è stata rivolta al ministro delle politiche per la famiglia; peraltro, qualche giorno dopo averla presentata, in occasione di un intervento in Assemblea alla presenza del ministro Mastella sui fenomeni di bullismo verificatisi nelle scuole, avevo chiesto anche il coinvolgimento di altri ministri, come quello delle comunicazioni. Vorrei ricordare che, nell'ambito del Ministero delle comunicazioni, con il precedente Governo, sono stati istituiti un comitato «TV e minori» e un comitato «Internet e minori», e credo sia importante far funzionare questi organismi.
Inoltre, avevo chiesto l'intervento del ministro per i diritti e le pari opportunità e della Commissione bicamerale per l'infanzia competente sull'argomento. È evidente che rispetto a questo tema sia necessaria una collaborazione. Non si possono creare fronti contrapposti in quanto i bambini non sono di destra né di sinistra ed effettueranno in seguito le loro scelte. Si tratta di temi sui quali occorre cercare un dialogo e una collaborazione.
Vorrei anche ricordare che non basta il PEGI. Infatti, dagli Stati Uniti sta arrivando anche un altro fenomeno preoccupante, mai adeguatamente studiato: mi riferisco ai massively, giochi in cui è possibile crearsi una vita alternativa virtuale in modi fantastici, che migliaia di minori vivono quotidianamente, per intere porzioni della giornata, con dirompenti effetti sulla loro crescita morale e fisica. Per questo motivo, è importante l'assistenza delle famiglie. Vorrei ricordare che lo stesso Bill Gates ha imposto alla figlia di dieci anni il divieto di passare più di tre quarti d'ora al giorno davanti al video gioco. Evidentemente, ciò dovrebbe farci riflettere.Pag. 10
Secondo uno studio dell'università di Udine - lo dico per fornire un contributo a questo dibattito - su un campione multiregionale di 1.212 bambini l'80 per cento tra gli otto e gli undici anni possiede videogiochi e un ragazzo su quattro ci gioca tre ore al giorno: si tratta di ore che per il 50 per cento dei ragazzi sono trascorse in assoluta solitudine.
Il dibattito è complesso ed il problema è di grande portata e coinvolge una questione morale. Anche il Santo Padre Benedetto XVI ha richiamato l'attenzione su questo fenomeno. Noi di Alleanza Nazionale abbiamo lanciato da tempo un allarme sociale in merito a trasmissioni che inviano messaggi di trasgressione.
Non sono soddisfatta della risposta del sottosegretario per la linea generale seguita, in tale ambito, dal Governo. Esso, purtroppo, invece di riaffermare i valori riconosciuti dallo stesso sottosegretario, ha, ad esempio, proposto un disegno di legge sui Dico, sul quale non possiamo essere d'accordo.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani, la invito a concludere.
MARIA IDA GERMONTANI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Il Governo, inoltre, ha proposto una finanziaria che ha colpito la famiglia naturale e legittima, fondata sul matrimonio, in maniera direttamente proporzionale al numero dei suoi componenti, per cui più figli si hanno e più tasse si pagano.
La questione affrontata nella mia interrogazione, in relazione ai videogiochi, è solo la punta di un iceberg che, purtroppo, in questo modo, la maggioranza contribuisce a far diventare sempre più grande e che va ad indebolire ulteriormente la famiglia.
Voglio, infine, citare un ricordo personale. Chi ha frequentato il liceo classico certamente ricorderà che, nel tradurre alcuni testi, considerati scabrosi, di autori latini, si incontravano spesso degli omissis, ovvero il testo veniva censurato e, nella nota a piè di pagina, immancabilmente, era scritta una fase di Marziale: maxima reverentia pueris debetur. E ciò è quanto chiediamo al Governo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Segnalo che assiste ai nostri lavori un gruppo della Federazione nazionale pensionati CISL di Arco di Trento, cui la Presidenza e l'Assemblea rivolgono un saluto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12 con il seguito dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge recante misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche.
La seduta, sospesa alle 10,55, è ripresa alle 12,05.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI