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Svolgimento di interrogazioni (ore 11,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Situazione della casa circondariale di Padova - n. 3-00304)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Elia n. 3-00304 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, in risposta all'interrogazione, si fa presente che in data 5 febbraio 2007 è stata attivata a Padova la nuova struttura denominata «Ex femminile», con la chiusura dei vecchi reparti di detenzione. I nuovi locali hanno consentito un netto miglioramento delle condizioni di vita della popolazione detenuta e del personale di Polizia penitenziaria, che invero erano già migliorate a seguito del provvedimento di indulto dello scorso anno, che ha ridotto la popolazione detenuta.
Tutte le stanze, oltre a garantire luminosità e possibilità di ricambio d'aria, impensabili nelle vecchie celle, sono dotate di un angolo cucina con mobili in acciaio inox e di altre strutture. Anche il personale può svolgere il proprio lavoro in condizioni diverse da prima. In ogni sezione gli agenti hanno un vero e proprio ufficio, dotato di servizi igienici. I carichi di lavoro sono diminuiti perché non vi è più, ad esempio, la necessità di aprire le celle per permettere ai detenuti di utilizzare le docce. Inoltre, la maggior parte delle attività culturali e ricreative si svolge sul piano, dotato anche di sala giochi e aule scolastiche.
I tempi degli spostamenti dei detenuti da una zona all'altra dell'istituto - per raggiungere la matricola o l'infermeria oPag. 2altri luoghi - sono più che dimezzati, avendo l'intera struttura, nel complesso, una superficie inferiore di circa il 50 per cento rispetto alle vecchie sezioni.
Tutto ciò ha portato anche ad un miglioramento del clima generale che si percepisce nelle sezioni. L'intero edificio, inoltre, garantisce condizioni di salubrità e idoneità a cui quello vecchio, da molti anni, non era neppure in grado di avvicinarsi. Nella struttura preesistente, infatti, vi erano infiltrazioni d'acqua continue, con una temperatura sempre molto bassa, nonostante l'enorme spesa sostenuta per il riscaldamento, a causa dell'inesistente tenuta degli infissi.
Peraltro, nel programma di edilizia penitenziaria 2007-2009 sono stati inseriti, compatibilmente con le risorse finanziarie che saranno assegnate, i seguenti interventi: ristrutturazione delle sezioni detentive attualmente inutilizzate (primo lotto), con adeguamento al decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 e recupero di 150 posti detentivi; lavori di sistemazione delle aree esterne; lavori di realizzazione della sala regia, ristrutturazione del muro di cinta e delle garitte e adeguamento degli impianti di sicurezza; completamento dei lavori di ristrutturazione delle sezioni di detenzione (secondo lotto).
È possibile altresì precisare che, alla data del 25 giugno 2007, i detenuti ristretti presso la casa circondariale erano 161, a fronte di una capienza regolamentare di 210 posti e di una capienza tollerabile stimata in 259.
Più in generale, per limitare gli effetti negativi di un eventuale stato di sovraffollamento, il competente ufficio del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria è costantemente impegnato nell'elaborazione di specifici progetti. Uno di questi, denominato PEA n. 23, vede la direzione generale dei detenuti e del trattamento, unitamente alla direzione generale delle risorse materiali, dei beni e dei servizi, impegnata ad espletare un'attività di programmazione per la razionalizzazione delle capienze negli istituti penitenziari ed il recupero delle strutture disponibili.
L'istituto di Padova, malgrado le prime difficoltà affrontate nel passaggio dei detenuti dalla vecchia alla nuova struttura, risulta particolarmente attivo nell'organizzazione delle attività trattamentali, scolastiche, ricreative e culturali.
Per quanto riguarda, in particolare, le attività trattamentali, si fa presente che, mediamente, è pari a trenta il numero dei detenuti addetti alle attività lavorative, quali addetti alle pulizie, portavitto ed altro.
Nell'istituto esiste la scuola media inferiore e vengono organizzati vari corsi professionali. I detenuti tossicodipendenti, che sono ottantasette, sono seguiti dagli operatori del locale SERT.
Per quanto concerne, invece, il personale, si fa presente che la carenza d'organico del Corpo di polizia penitenziaria di Padova è una manifestazione del più generale problema che si presenta a carattere nazionale.
È necessario precisare che i provvedimenti di distacco in sedi extra-regionali adottati dal competente ufficio del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, alla data del 21 giugno 2007, sono diminuiti a otto unità.
Invero, pur essendo stati emessi, successivamente al marzo 2007, quattro nuovi provvedimenti di distacco per legittime esigenze di carattere familiare o di servizio, delle originarie ventuno unità diciassette hanno fatto rientro presso la casa di Padova a seguito di decorrenza del termine finale del provvedimento o di revoca del medesimo.
PRESIDENTE. Il deputato Mellano, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta e ringrazio il sottosegretario e il Governo per averla fornita.
La nostra interrogazione risaliva alla fine del 2006, quindi era auspicabile chePag. 3nel lasso di tempo intercorso si fosse effettivamente portato a compimento uno dei processi significativi di ristrutturazione e, nel caso in esame, di apertura di un nuovo padiglione.
Il carcere di Padova, come ha giustamente ricordato il sottosegretario Li Gotti, è molto importante nella storia carceraria italiana e ha anche saputo, nelle difficoltà in cui si dibatte da anni la popolazione carceraria in Italia, trovare le forme e i modi per una progettualità davvero innovativa e significativa, che ha fatto scuola in tutto il Paese. Pertanto, confermiamo e condividiamo il giudizio positivo del sottosegretario. Inoltre da anni apprezziamo la disponibilità e l'abnegazione degli operatori, in particolare dei due educatori che operano da anni in modo significativo nel carcere.
L'attenzione che i radicali e i socialisti del gruppo della Rosa nel Pugno pongono sulla situazione delle strutture carcerarie è nota al Governo. Abbiamo presentato più volte interrogazioni per attivare in modo significativo la cassa delle ammende e per tentare di impostare una politica delle infrastrutture carcerarie che tenga conto del ruolo centrale che un carcere può svolgere all'interno di una città e di una comunità, anziché costruire carceri nuove nel deserto di una periferia, lontano dagli occhi, dagli amministratori e dai servizi. Il carcere di Padova, con tale ristrutturazione, avrà la possibilità di procedere con i tanti progetti e le tante iniziative di reinserimento lavorativo e sociale dei detenuti, tuttavia deve essere inserito in un contesto, che sempre di più ci vede porre un'attenzione costante rispetto alle realtà carceraria.
L'indulto, citato dal sottosegretario, ha sgravato - per una fase temporanea, purtroppo - le strutture carcerarie dal sovraffollamento. In questa fase molte strutture e direzioni hanno provveduto a effettuare lavori straordinari di manutenzione ed è importante che anche su Padova siano già in previsione altri interventi e lotti di ristrutturazione. Ciò rappresenta un dato significativo e ringrazio il Governo e il sottosegretario. Tuttavia, continueremo a prestare attenzione a tutte le strutture e alle politiche di inserimento sociale e lavorativo.
(Presunto suicidio del signor Mauro Bronchi nel carcere di Rebibbia e fenomeno dei suicidi di detenuti nelle carceri italiane - n. 3-00354)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Luigi Li Gotti, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Daniele Farina n. 3-00354 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la delicatezza della materia oggetto dell'interrogazione merita delle precise puntualizzazioni.
Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha fatto presente che il detenuto Mauro Bronchi era stato tratto in arresto il 3 luglio 2006 ed era in attesa di giudizio per il reato di omicidio di una bimba di cinque anni.
Il dipartimento ha comunicato che, secondo quanto emerge dalla certificazione medica inviata dall'istituto di Rebibbia, il Bronchi, sin dal momento del suo ingresso in carcere, era stato sottoposto a visita psichiatrica, la quale testualmente evidenziava «tono dell'umore instabile, ansia reattiva, ritmo sonno-veglia compromesso». Veniva conseguentemente instaurata terapia farmacologica e disposta «grandissima sorveglianza custodiale».
Le successive visite psichiatriche confermavano il quadro ansioso-depressivo del detenuto, il quale, dal 29 luglio 2006 al 30 agosto 2006, veniva allocato, su disposizione dell'autorità giudiziaria, presso il reparto psichiatrico dell'istituto e veniva trattato farmacologicamente.
Concluso il periodo di osservazione, il Bronchi veniva dimesso con proposta di allocazione in reparto comune, per favorire un maggiore controllo e un sufficiente adattamento, con proseguimento di un adeguato sostegno psicologico. Successivamente, il detenuto è stato sottoposto aPag. 4numerose e frequenti visite psichiatriche che, nel confermarne la condizione depressiva, disponevano grande sorveglianza custodiale.
Malgrado tutte le cautele adottate nei suoi confronti, il 20 ottobre 2006 Mauro Bronchi si toglieva la vita nella sua cella presso la casa circondariale «Nuovo complesso» di Roma Rebibbia. Dall'acquisizione della cartella clinica del carcere - contrariamente a quanto dedotto nell'interrogazione - è, altresì, risultato che il detenuto non era stato privato dell'assistenza psichiatrica, che aveva frequenza bisettimanale.
In relazione alla morte del Bronchi, la procura della Repubblica di Roma ha iscritto, a carico di ignoti, il procedimento penale n. 43082/06. Il procuratore della Repubblica di Roma ha comunicato che, a seguito di autopsia e di indagini svolte in relazione ad eventuali ipotesi di reato di cui all'articolo 571 del codice penale (abuso dei mezzi di correzione e di disciplina), non è emersa responsabilità penale a carico di alcuno per il decesso del detenuto e, pertanto, in data 23 marzo 2007, è stata richiesta l'archiviazione del procedimento penale, sulla quale il GIP non si è ancora pronunziato.
Tanto chiarito in relazione alla specifica vicenda oggetto dell'interrogazione, è opportuno fare presente, in linea più generale, che il problema dei suicidi all'interno degli istituti penitenziari italiani è costantemente all'attenzione del Ministero della giustizia, il quale, soprattutto negli ultimi anni, ha cercato di intraprendere ogni iniziativa utile a ridurre tale drammatico fenomeno.
Com'è noto, lo stato di detenzione può costituire una delle cause dell'autolesionismo e del suicidio. Anche se la sola detenzione non può ritenersi la causa di un disturbo psichiatrico, la stessa ne può comunque rappresentare un fattore scatenante, soprattutto in quei soggetti già affetti da un equilibrio mentale fragile prima dell'ingresso in carcere.
Sulla base di tali premesse, il DAP fa presente che rilevare tempestivamente una possibile sindrome presuicidiaria non è semplice e che gli errori nella valutazione possono dipendere anche dalle ansie dello stesso valutatore. Spesso, la cosiddetta «sindrome da ingresso in carcere» - che può comportare perdita dell'identità e abbattimento dell'autostima - compare tanto più frequentemente quanto più è elevato il livello di educazione, di sensibilità e di cultura del detenuto e si accentua quanto maggiore è il divario tra la vita fuori dalle mura del carcere e quella al suo interno.
Secondo quanto emerge da indagini statistiche, il compimento di gesti autolesivi si verifica di frequente nell'ambito dei nuovi ingressi, come nel caso del Bronchi, a seguito dell'impatto con il contesto carcerario.
Per evitare che si verifichino situazioni come quella segnalata, l'amministrazione penitenziaria impartisce disposizioni affinché il carcere diventi un luogo dove, oltre alla sicurezza, siano assicurati in modo costante anche il trattamento e la cura. Nel quadro dell'azione rivolta alla prevenzione del rischio suicidiario, il dipartimento ha predisposto una bozza di testo unico delle disposizioni che regolano i criteri da seguire nei confronti dei detenuti. Tale bozza è in attesa di emanazione definitiva.
Si deve fare presente che il fenomeno dei suicidi all'interno delle nostre strutture penitenziarie è in diminuzione, poiché, alla data del 5 giugno 2007, il loro numero era pari a quattordici dall'inizio dell'anno mentre, alla stessa data dello scorso anno, era pari a venticinque.
Per assicurare il necessario supporto psicologico al momento dell'ingresso in carcere, con circolare n. 3233/5689 del 1987, è stato istituito il servizio psicologico «Nuovi giunti», all'interno del quale lo psicologo riveste un ruolo di estrema importanza.
Le linee guida previste dal presidio psicologico, atte a limitare il fenomeno del suicidio, sono state dettate inoltre con circolare n. 3524/5974 del 12 marzo 2000, con cui si ribadisce il contenuto della circolare istitutiva del servizio, ma vengono dettate ulteriori disposizioni in merito.Pag. 5
In particolare: i detenuti «nuovi giunti» di ciascun istituto penitenziario devono sostare nei reparti di accettazione solo per il tempo strettamente limitato all'effettuazione della visita medica di primo ingresso e all'espletamento del colloquio con lo psicologo del servizio; l'assegnazione nei reparti detentivi non deve essere casuale, ma effettuata in base a criteri oggettivi e soggettivi, secondo le indicazioni dell'autorità giudiziaria; l'intervento del servizio «Nuovi giunti» non deve risultare fine a se stesso, ma ad esso deve seguire un'effettiva presa in carico dei detenuti classificati a rischio non solo da parte degli specialisti in psichiatria e di altro personale appartenente all'area sanitaria, ma anche di altri operatori penitenziari; a tal fine, i provvedimenti con cui viene disposta la «grande sorveglianza» o la «sorveglianza a vista» non devono essere emanati in forma generica, ma devono specificare in modo dettagliato il motivo per cui viene disposta una tale misura cautelativa.
Le suindicate disposizioni ministeriali sono applicabili anche ai detenuti che manifestino il proprio disagio successivamente alla data di ingresso in istituto.
Particolare importanza assume la figura dello specialista in psichiatria. Tale attività è disciplinata con circolare n. 577373/2 del 30 giugno 1999, con la quale si è provveduto a rimodulare il rapporto libero-professionale degli specialisti in psichiatria, prevedendo per gli stessi una retribuzione oraria in modo da svincolarli da un'attività di mera consulenza, come avviene per le altre branche specialistiche. Stabilendo, infatti, una tariffa oraria e non a visita, lo psichiatra, diversamente da altri specialisti, non è subordinato, per l'effettuazione delle visite, alla richiesta del medico incaricato, ma decide nell'ambito della propria autonomia divenendo, in tal modo, parte integrante non solo dell'area sanitaria, ma di tutta l'istituzione penitenziaria.
Una volta attivato il servizio, lo specialista in psichiatria, assicurando una presenza oraria, non solo è in grado di instaurare e di gestire un vero e proprio rapporto terapeutico con il paziente, ma viene posto nella situazione di monitorare costantemente la condizione di disagio psichico dei detenuti.
Particolare attenzione all'assistenza psichiatrica è stata dedicata anche nei documenti di programmazione, organizzazione e funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico penitenziario, predisposti per gli ultimi quattro anni dal DAP.
Relativamente alla tutela della salute mentale, l'amministrazione si è, inoltre, posta l'obiettivo di coinvolgere in modo effettivo i servizi sanitari territoriali nella gestione dei detenuti affetti da patologie psichiatriche, anche al fine di un futuro reinserimento degli stessi, una volta rimessi in libertà.
Per l'anno in corso, la competente direzione generale del DAP, per realizzare l'effettivo coinvolgimento dei servizi territoriali, ha predisposto un programma esecutivo dal titolo «Servizio psichiatrico: buone prassi per carcere e territorio».
Il legislatore, infatti, all'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000, pone un vero e proprio obbligo di presa in carico dei detenuti affetti da patologie mentali da parte del Servizio sanitario nazionale, ritenuto necessario per il loro futuro reinserimento sociale.
PRESIDENTE. L'onorevole Daniele Farina ha facoltà di replicare.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, credo che in questo caso la parola «soddisfatto» sia ovviamente rituale, ma non totalmente appropriata, vista la delicatezza del caso e del tema più generale che, attraverso il caso in esame, tentiamo di sollevare. Non ho, quindi, intenzione di replicare.
(Gestione commissariale della società cooperativa «Progresso sociale» di Boville Ernica (Frosinone) - n. 3-00506)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, AlfonsoPag. 6Gianni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Lumia n. 3-00506 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 3).
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in relazione all'interrogazione in esame, in via preliminare occorre precisare che, essendo intervenuta la scadenza della gestione commissariale della cooperativa Progresso Sociale, con decreto ministeriale del 10 maggio 2007 è stato disposto quanto segue: in primo luogo, la proroga della gestione commissariale per un ulteriore periodo di otto mesi a decorrere dalla scadenza precedente, che terminava il 24 marzo 2007; in secondo luogo, la sostituzione del commissario governativo con un altro professionista.
I motivi di tale decisione sono fondati, da un lato, sull'esigenza di proseguimento della gestione commissariale, non essendo ancora maturi i tempi per un ritorno alla gestione ordinaria; dall'altro, sull'esigenza di incaricare della cura della gestione un commissario che sia più vicino territorialmente alla sede della cooperativa, stante la particolare situazione dell'ente, e al fine di un'incisiva e tempestiva azione dell'organo commissariale, tesa al salvataggio della cooperativa.
Premesso questo, in relazione all'operato del commissario governativo pro tempore, dott. Carmelo Verdiglione, si fa presente che lo stesso, a seguito di apposita richiesta avanzata dai competenti uffici del Ministero dello sviluppo economico, con nota del 25 gennaio 2007, ha relazionato sugli sviluppi della gestione comunicando, in particolare, i seguenti punti: in primo luogo, in data 3 gennaio 2007, al sodalizio in argomento è stato notificato atto di precetto, basato sul decreto ingiuntivo emesso dal tribunale di Perugia e già notificato in data 12 settembre 2006 contro il quale era già stata proposta opposizione e attualmente vi è il giudizio pendente, promosso dalla Ravanelli Spa, con il quale si intima la restituzione di alcuni beni di fondamentale importanza per l'attività della cooperativa; in secondo luogo, il comune di Boville Ernica, secondo quanto riferito anche al Ministero dello sviluppo economico dallo stesso sindaco, è interessato all'acquisto di parte dell'immobile di proprietà della citata cooperativa, che, comunque, verrebbe lasciato nella disponibilità della stessa a titolo di comodato gratuito.
Inoltre, in merito alla situazione debitoria della cooperativa in argomento, il predetto commissario ha precisato che il risanamento è necessario per ripristinare il regolare funzionamento dell'ente ed ha illustrato l'attività svolta a tale fine (trattative con i creditori per raggiungere accordi, ottenere riduzioni o dilazione dei debiti), allo scopo di riconsegnare il sodalizio suddetto ai regolari organi sociali da nominare con assemblea. Lo stesso commissario ha chiarito, altresì, che anche la citata operazione di cessione di parte dell'immobile al comune di Boville Ernica si inserisce nel quadro di contenimento dell'esposizione debitoria.
Per quanto concerne, poi, la richiesta dei soci di avere copia del libro soci, occorre precisare che - ferma restando l'inapplicabilità dell'articolo 2545-bis del codice civile e degli articoli 2421 e 2422, atteso che la cooperativa è posta in gestione commissariale e non in gestione ordinaria - le richiamate disposizioni si riferiscono ad una facoltà di ispezione e non già all'obbligo di consegnare copia del libro soci. Tuttavia, per l'ipotesi che siano o vengano accertate specifiche responsabilità, questo Ministero non mancherà di prendere tutte le iniziative congrue all'evidenziarsi di una simile situazione.
Sulla base, per ora, delle considerazioni esposte, si conferma che nella fattispecie trovano applicazione le disposizioni della legge 7 agosto 1990, n. 241, in tema di diritto d'accesso ai documenti amministrativi. In tale senso, il Ministero dello sviluppo economico impartirà una specifica direttiva al nuovo commissario governativo.
PRESIDENTE. Il deputato Lumia ha facoltà di replicare.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto dellaPag. 7risposta data dal rappresentante del Governo.
Sono soddisfatto perché abbiamo finalmente un nuovo commissario: in data 10 maggio 2007 il Governo ha preso questa importante decisione.
Sono altresì soddisfatto perché il sottosegretario Gianni ha manifestato la disponibilità del Ministero a verificare realmente quello che è avvenuto.
Mi dichiaro peraltro parzialmente soddisfatto perché si fa ancora riferimento alla proroga del commissariamento, adducendo che non sono ancora maturi i tempi per un ripristino delle condizioni di autonomia della cooperativa. Sarebbe forse stato meglio dire che dal commissario precedente sono stati sprecati due anni; conseguentemente, si è dovuto fare ricorso ad un altro periodo di commissariamento, ad un altro commissario non solo più vicino al territorio ma forse anche più adatto, più competente a gestire questa nuova fase.
Ricordo al sottosegretario Gianni, affinché possa riferire agli uffici del suo Ministero, che la cooperativa Progresso sociale è nata nel 1975 mettendo insieme diversi produttori agricoli allo scopo di compiere un salto di qualità sia nella produzione, sia nella commercializzazione dei prodotti agricoli. La cooperativa si era dotata di mezzi tecnici adeguati per compiere tale salto di qualità e soprattutto era riuscita a fare un passo in avanti notevolissimo nel campo della commercializzazione, creando dei marchi quali «Olio dell'Angelo» e «Vino dell'Angelo», ottenendo per essi anche l'indicazione geografica tipica (IGT). Successivamente, sono stati realizzati degli impianti moderni e, infine, c'è stata una valorizzazione del prodotto attraverso il conferimento dei soci, facendo registrare un prezzo quadruplicato rispetto all'offerta di mercato. Ci sono state anche grandi sponsorizzazioni da parte di artisti famosi e lo stesso mondo religioso ha apprezzato l'identificazione con quei marchi; insomma, era stato fatto un vero e proprio salto in avanti. Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato il commissariamento; il sottosegretario Galati - di origine calabrese - con un decreto a sua firma e non con uno a firma dirigenziale, ha nominato un commissario lontano, guarda caso, di provenienza calabrese, di Gioiosa Jonica. Niente di male - potremmo dire - ma i fatti hanno poi fatto sì che su tale decisione si esprimesse un giudizio estremamente negativo.
I danni causati dal commissario Carmelo Verdiglione hanno riguardato sia lo sviluppo della cooperativa, sia anche i requisiti di legalità necessari a portare avanti il processo di valorizzazione della qualità dei prodotti agricoli e la partecipazione dei produttori. La cooperativa ha subito danni e sono stati creati grossi disagi ai produttori locali. Ad esempio, non è stata più effettuata una moderna raccolta né dell'uva, né dell'olio, e gli stessi impianti moderni non sono stati utilizzati nel pieno delle proprie potenzialità e il fatturato ha registrato il minimo storico.
In ordine al ripristino delle condizioni di governo sociale della cooperativa, si fa riferimento alla richiesta, fatta da diversi soci della cooperativa, di ottenere copia del libro dei soci.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE LUMIA. Il riferimento a tale richiesta può anche apparire sul piano formale ineccepibile, ma sul piano sostanziale quella richiesta di accesso agli atti amministrativi, che gli stessi dirigenti del Ministero ritengono legittima, la dice lunga sull'incapacità del commissario di ricreare un rapporto di fiducia, di partecipazione, di controllo democratico intorno alla sua gestione. Si fa, infine, rilevare che il commissario straordinario non ha ottemperato ad almeno due delle prescrizioni contenute nel decreto di nomina: la regolarizzazione della situazione sociale e il ripristino dell'organi sociali.
C'è ancora spazio e tempo per un'ulteriore attività di controllo da parte del Ministero per fare in modo che si faccia finalmente giustizia su una gestione che ha causato solo danni alla legalità e allo sviluppo della cooperativa.
(Piano energetico ambientale della regione Marche - n. 3-00775)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Alfonso Gianni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Andrea Ricci n. 3-00775 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 4).
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, per quanto concerne la realizzazione dell'impianto a ciclo combinato da localizzarsi nel comune di Falconara Marittima, all'interno della locale raffineria petrolifera, si fa presente che la società API, ai sensi del decreto-legge 7 febbraio del 2002, n. 7, convertito nella legge 9 aprile 2002, n. 55, ha presentato istanza al fine di ottenere l'autorizzazione unica alla realizzazione e all'esercizio del sopraddetto impianto.
L'autorizzazione in questione viene rilasciata, secondo quanto stabilito dal comma 2 dell'articolo 1 della citata legge n. 55 del 2002, dal Ministero dello sviluppo economico d'intesa con la regione interessata a seguito di un procedimento unico al quale partecipano le amministrazioni statali e locali interessate. Tale procedimento si svolge tramite la Conferenza di servizi prevista dalla legge 7 agosto del 1990, n. 241 e successive modificazioni e integrazioni.
In data 6 settembre 2006 si è svolta la prima riunione della Conferenza dei servizi, che ha lo scopo di esprimere delle valutazioni di carattere generale sul progetto, di verificare la necessità di acquisire ulteriore documentazione, nonché di coinvolgere eventuali altre amministrazioni ed enti locali, la cui partecipazione dovesse essere ritenuta indispensabile per il prosieguo del procedimento. A seguito di tale riunione il procedimento è stato sospeso in attesa dell'esito della valutazione di impatto ambientale (VIA) svolta presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in quanto la medesima legge n. 55 del 2002 stabilisce che l'esito positivo della VIA costituisce parte integrante e condizione necessaria del procedimento autorizzatorio. Pertanto, se il giudizio di compatibilità ambientale sarà positivo, verrà riattivato il procedimento autorizzatorio tramite convocazione della Conferenza di servizi; se lo stesso giudizio sarà negativo, il procedimento verrà concluso negativamente, senza ricorrere all'espressione dell'intesa da parte della regione Marche.
Per quanto riguarda invece la realizzazione della centrale a ciclo combinato da ubicarsi a San Severino Marche, per la quale è stata presentata, ai sensi della più volte citata legge n. 55 del 2002, istanza di autorizzazione, si fa presente che per tale domanda è stata espletata dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la procedura di compatibilità ambientale, che si è conclusa con esito positivo il 7 novembre del 2005.
La società AGEM in data 15 marzo 2006 ha presentato al predetto Ministero istanza per ottenere l'autorizzazione integrata ambientale, che risulta in istruttoria; nel frattempo il Ministero dello sviluppo economico, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 2001, e dunque nell'ambito delle sue competenze, ha attivato la fase procedimentale di eventuale esproprio e di servitù per pubblica utilità inerenti la realizzazione di opere connesse.
Si precisa in proposito, però, che solo all'ottenimento della citata autorizzazione integrata ambientale verrà indetta la riunione conclusiva della Conferenza di servizi, avente tra l'altro per oggetto la richiesta dell'intesa della regione Marche, come prevista dalla citata legge n. 55 del 2002.
PRESIDENTE. Il deputato Andrea Ricci ha facoltà di replicare.
ANDREA RICCI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto della risposta.
Soddisfatto, perché prendo atto che il Ministero dello sviluppo economico, di fatto, ha sospeso i procedimenti autorizzatori per le due centrali in attesa dellePag. 9valutazioni di impatto ambientale. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto perché ritengo che già da oggi sarebbe possibile chiedere il parere della regione Marche, in quanto tale regione è già in grado di esprimerlo. Infatti, la regione Marche è una delle prime regioni in Italia ad essersi dotata di uno strumento di programmazione energetica. Il piano energetico ambientale regionale, approvato nel 2005, è stato redatto con un metodo ed un indirizzo innovativo, perché incorpora stringenti vincoli di carattere ambientale conformi al Protocollo di Kyoto, pur garantendo lo sviluppo qualitativo e quantitativo della produzione energetica nel territorio regionale. Tale Piano energetico ambientale regionale (PEAR) è stato portato ad esempio dalla Commissione europea come strumento di programmazione energetica regionale.
Il piano energetico ambientale regionale delle Marche prevede l'uso intenso di fonti rinnovabili e di impianti di taglia piccola e media per centrali di cogenerazione di distretto. In esso, dunque, risulta centrale il criterio della produzione distribuita e non prevede il ricorso a poche grosse centrali. In questo quadro, le centrali in oggetto appaiono manifestamente incompatibili con lo strumento di programmazione energetica in vigore nella regione Marche: in primo luogo, perché utilizzano combustibili fossili; in secondo luogo, perché sono centrali di grandi dimensioni. La centrale di Falconara Marittima dovrebbe essere realizzata con una potenza elettrica di ben 580 megawatt, quella di San Severino Marche con 370 megawatt.
L'incompatibilità con lo strumento di programmazione regionale e con la volontà degli enti locali interessati, è già stata ripetutamente manifestata con atti formali. In modo particolare, mi riferisco alla lettera dei sindaci dei comuni di Ancona e Falconara Marittima inviata al Ministero dello sviluppo economico, in cui si ribadisce l'incompatibilità della centrale con il territorio, ed anche ad una recente risoluzione del Consiglio regionale, approvata due settimane fa, in cui si esprime un parere contrario alla realizzazione di entrambe le centrali.
Inoltre, per quanto riguarda la centrale di Falconara Marittima, risulta esserci un'aggravante che dovrebbe essere tenuta in seria considerazione fin d'ora dal Ministero dello sviluppo economico. Quella di Falconara Marittima è una zona ad elevato rischio ambientale, perché su quel territorio, ristretto per dimensioni, si innestano un impianto di raffinazione petrolifera consistente come quello dell'API e, in più, una serie di infrastrutture strategiche di trasporto: l'asse ferroviario che passa all'interno della raffineria, l'aeroporto di Ancona, lo snodo autostradale di rilevanza interregionale. Aggiungo, altresì, che già dentro l'impianto di raffinazione dell'API esiste una centrale elettrica di potenza elettrica superiore a 200 megawatt, alimentata attraverso l'AZT, cioè da un residuo di scarto della produzione petrolifera. Questo comporta, come è stato formalmente deliberato dalla regione Marche e anche dallo Stato, che quella di cui si discute è un'area ad elevato rischio di sicurezza e ciò è dimostrato anche da numerosi incidenti, avvenuti anche molto recentemente, che hanno messo in crisi l'intero territorio.
Concludo dicendo che alla luce di queste considerazioni, auspico che il Governo possa chiedere rapidamente il parere previsto alla regione, anche prima della conclusione dell'iter di valutazione di impatto ambientale, in quanto la regione ha già formalmente deliberato in tal senso. Auspico, quindi, che il Governo e, in particolare, il Ministero dello sviluppo economico, possa prendere atto della mancata intesa con la regione per decidere l'esito finale dell'iter autorizzatorio in senso negativo.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15, con votazioni.
La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI