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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, il Ministro della pubblica istruzione, il Ministro dei trasporti, il Ministro della salute, il Ministro della solidarietà sociale, il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Pag. 17(Riforma dell'organizzazione comune di mercato per il settore ortofrutticolo - n. 3-01021)
PRESIDENTE. Il deputato Zucchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01021 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1), per un minuto.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Signor Ministro, nelle scorse settimane i Ministri dell'agricoltura europei hanno trovato un accordo sulla riforma del settore ortofrutticolo che ha un impatto rilevante sugli interessi dell'agricoltura italiana, tanto che anche la nostra Commissione (la Commissione Agricoltura) ha approvato all'unanimità un documento che impegnava il Governo a conformarsi a una serie di linee delle quali le voglio ricordare le principali. Innanzitutto, la definizione di un periodo transitorio per l'applicazione del disaccoppiamento totale degli aiuti ai prodotti trasformati: tale problema è stato espresso con forti preoccupazioni soprattutto dai sindacati, perché un'applicazione immediata del disaccoppiamento metteva a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro.
In secondo luogo, le abbiamo chiesto di mantenere la possibilità per gli Stati membri di concedere aiuti ai produttori in deroga alla normativa comunitaria in materia di aiuti di Stato per sostenere i nostri produttori di patate esclusi dall'OCM ortofrutta.
PRESIDENTE. Deputato Zucchi, concluda.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. In terzo luogo, le chiediamo di inserire l'etichetta di origine dei prodotti freschi e trasformati.
PRESIDENTE. Deputato Zucchi, deve concludere.
ANGELO ALBERTO ZUCCHI. Le chiedo quale sia il suo giudizio complessivo sul negoziato e quali iniziative proponga per il settore ortofrutticolo.
PRESIDENTE. Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
PAOLO DE CASTRO, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, l'accordo raggiunto a Lussemburgo tra i Ministri agricoli dell'Unione europea coglie in pieno la strategia negoziale italiana concordata al tavolo agroalimentare del 15 marzo 2007. In particolare, per l'Italia, che è il primo Paese produttore di ortofrutticoli dell'Unione europea, la riforma conferma il volume di sostegno attuale, pari a 470 milioni di euro su un gettito complessivo di 1 miliardo e 500 milioni.
L'Italia, quindi, resta il primo beneficiario di questo importante comparto che ha visto non solo garantite le risorse finanziarie nel precedente bilancio, ma anche incrementato il massimale per i piani produttivi, che comporterà un incremento complessivo per l'Italia di circa il 12 per cento delle risorse.
Le organizzazioni di produttori sono chiamate a svolgere un ruolo importante anche per la prevenzione delle crisi di mercato, assai frequenti in questo comparto, particolarmente esposto a fenomeni di eccesso dell'offerta.
Verranno, infatti, finanziate anche le misure realizzate dalle organizzazioni di produttori per prevenire le crisi di mercato e per gestirne il decorso, nel caso in cui esse si verifichino in tale contesto.
In particolare, va sottolineato l'accoglimento della richiesta italiana, che ha consentito l'aumento delle risorse finanziarie per i programmi operativi realizzati dalle organizzazioni di produttori finalizzati alle misure di prevenzione e gestione delle crisi, con il passaggio dal 4,1 al 4,6 per cento della produzione commercializzata.
Tra gli obiettivi negoziali raggiunti dall'Italia, assume notevole importanza la possibilità concessa agli Stati membri di procedere al disaccoppiamento degli aiuti attraverso una fase transitoria, durante la quale gli Stati membri avranno la facoltàPag. 18di continuare ad erogare una parte del sostegno sotto forma di aiuto accoppiato per un periodo massimo di quattro anni per i pomodori e di cinque per le colture arboree.
Questa misura era stata chiesta al Governo italiano in sintonia con l'indicazione del Parlamento nazionale e di tutti gli assessori all'agricoltura italiani. Al riguardo, proprio oggi pomeriggio, nella riunione al tavolo agroalimentare, verranno definite, attraverso la concertazione, le scelte definitive per le varie colture.
Sottolineo, infine, che è stata accolta un'altra richiesta italiana, riguardante l'obbligatorietà dell'indicazione dell'origine dei prodotti ortofrutticoli freschi e la possibilità di estendere tale obbligo anche ai prodotti trasformati, qualora ciò si rendesse necessario per tutelare i consumatori. Si tratta di un fatto assolutamente nuovo nell'ordinamento comunitario: è una facoltà in più che è stata concessa sotto la pressione italiana, proprio per dare la possibilità di arrivare ad un'etichettatura obbligatoria dell'origine anche dei prodotti trasformati.
In conclusione, per rispondere all'interrogante sulla questione delle patate, sottolineo che, anche in quell'occasione, siamo riusciti a prorogare il termine per gli aiuti specifici al settore pataticolo, cogliendo un'opportunità non prevista dal testo originario della proposta.
Concludo, affermando che il negoziato ha risposto a quanto il Parlamento ci aveva chiesto. Ora si tratta di applicarlo nella maniera migliore per evitare i rischi che lei aveva sottolineato.
PRESIDENTE. Il deputato Brandolini, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.
SANDRO BRANDOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, i risultati raggiunti, che lei ha appena illustrato, sono in linea con l'impegno che abbiamo profuso e, quindi, non possiamo che ritenerci soddisfatti. È stato raggiunto un risultato più che buono e, voglio sottolinearlo, tutt'altro che scontato.
Abbiamo dimostrato che è possibile conseguire risultati favorevoli per un settore strategico della nostra agricoltura, quale l'ortofrutta, quando si è capaci di fare squadra. Insieme abbiamo lavorato in questa direzione e non possiamo che ritenerci soddisfatti di quanto ottenuto.
Vorrei però sottolineare l'importanza delle alleanze che lei, signor Ministro, ha saputo sapientemente costruire con gli altri Paesi produttori ortofrutticoli a livello europeo, decisive per raggiungere i risultati.
Adesso dobbiamo essere capaci di gestire questo importante risultato. La flessibilità, ossia la transitorietà, che abbiamo fortemente sostenuto nell'applicazione del disaccoppiamento definitivo degli aiuti, viene rimessa alle decisioni nazionali, come lei affermava.
Signor Ministro, le chiediamo lo stesso impegno e la stessa determinazione che hanno reso possibile l'accordo in sede europea. La flessibilità è condizione necessaria per sostenere la filiera ortofrutticola in un processo di innovazione finalizzato al sostegno...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SANDRO BRANDOLINI. ...e alla valorizzazione della qualità dei nostri prodotti. Decisiva sarà ancora una volta la capacità di fare squadra, coinvolgendo tutti gli attori della filiera, le istituzioni e le parti sociali, a partire dal tavolo agroalimentare convocato fra qualche ora. Signor Ministro proceda spedito...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
SANDRO BRANDOLINI. ...può contare sul nostro sostegno deciso e convinto, nell'interesse del mondo agricolo e dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
Pag. 19(Iniziative volte a tutelare i candidati privatisti agli esami di Stato - n. 3-01022)
PRESIDENTE. Il deputato Bono ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-01022 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), di cui è cofirmatario.
NICOLA BONO. Signor Ministro, centinaia di alunni privatisti qualche giorno fa, all'inizio della sessione per il conseguimento della maturità, hanno vissuto una vicenda kafkiana per esclusiva responsabilità sua e della sua amministrazione, che evidentemente ha posto le basi per rendere ancora più difficile e complicato l'espletamento dell'esame da parte delle persone coinvolte.
La successione degli eventi, che, in un minuto non mi è possibile ricostruire, è allucinante. Basti dire che il 20 giugno, il giorno di espletamento della prima prova d'esame, mentre i ragazzi stavano per sostenere la loro prova, alcuni ispettori scolastici hanno prima minacciato di interrompere l'esame e poi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA BONO. Concludo, signor Presidente, dicendo che il danno che è stato arrecato a tali ragazzi, che, in corso d'opera, sono stati sballottati per giorni da un istituto all'altro, è un fatto che impone un'immediata misura di risarcimento e che impone ...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
NICOLA BONO. ...da parte del Ministero di affrontare la questione con serietà.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, credo che l'onorevole interrogante, insieme con me, concordi che nessuno può confondere il diritto all'esame di Stato con il diritto alla violazione della legge, considerato che tutti noi abbiamo a cuore la cultura della legalità nel nostro Paese, e ancora di più l'abbiamo a cuore come trasmissione di un valore fondante per i ragazzi che studiano all'interno delle nostre scuole.
Con la sentenza n. 220 del 6 giugno scorso, la Corte costituzionale ha riconosciuto la costituzionalità della norma che prevede che il numero dei candidati esterni non possa superare il 50 per cento di quello dei candidati interni e che commissioni di soli candidati esterni possano essere costituite unicamente presso istituzioni scolastiche statali. Questa distinzione tra scuole statali e paritarie - recita la sentenza della Corte - si collega innanzitutto all'esigenza di evitare che le scuole paritarie diventino sede privilegiata di esami a scapito della serietà dell'esame di Stato, così prevenendo la loro trasformazione da luoghi di insegnamento in sedi di esami di Stato. Stiamo parlando di scuole che, a fronte di 66 alunni interni, ne avevano 131 esterni, di 165 interni 289 esterni, di 154 interni 243 esterni, di 164 interni 286 esterni, e via dicendo.
Invero, diversamente da quanto riportato nell'interrogazione, la circolare dell'8 giugno 2007, protocollo n. 5962, non dava alcuna disposizione di spostare i candidati privatisti in località diversa rispetto alla loro residenza anagrafica. La residenza anagrafica è invece oggetto sia della nuova legge sull'esame di Stato (legge 11 gennaio 2007, n. 1), sia dell'ordinanza applicativa n. 26 del 15 marzo 2007.
Con la stessa circolare sono state fornite puntuali indicazioni ai direttori scolastici regionali per l'attuazione delle misure cautelari previste nell'ordinanza con la quale il TAR del Lazio ha accolto le richieste di scuole paritarie di sospensione dell'esecuzione di provvedimenti di non autorizzazione della costituzione, presso le scuole medesime, di commissioni di soliPag. 20candidati esterni o di candidati esterni in esubero, ordinanza peraltro intervenuta precedentemente all'emanazione della sentenza da parte della Corte costituzionale, che fa giustizia di questo contenzioso.
La pronuncia cautelare monocratica del Consiglio di Stato del 19 giugno 2007 non mette in discussione la regola secondo cui le scuole paritarie non possono accogliere candidati esterni privatisti in misura superiore al 50 per cento di quella dei candidati interni, né possono - salve particolari eccezioni - prevedere commissioni con soli candidati esterni. Ciò è sostanzialmente ribadito nella pronuncia collegiale del 26 giugno scorso, che ha accolto l'appello, proposto da alcune scuole paritarie, per l'annullamento di provvedimenti cautelari del TAR del Lazio, concernenti i limiti di accettazione dei candidati esterni. Si è comunque confermato l'obbligo dell'amministrazione di provvedere con tempestività, al fine dell'integrale espletamento ...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione.. ..dell'esame di maturità presso gli istituti statali, secondo le previsioni di legge. Nessuna violazione di legge può quindi configurarsi nella destinazione agli istituti statali dei candidati privatisti...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Non sono mai mancate, da parte del Ministero, né la consapevolezza della portata dei fatti verificatisi, né la tempestività nel dare esecuzione alla decisione della magistratura amministrativa, né la ferma volontà di garantire a tutti gli studenti, senza distinzioni di sorta, il diritto di sostenere gli esami nel rispetto della legge che regolamenta la materia, confermata nella sua costituzionalità...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione.. ..dalla sentenza della Corte costituzionale, ricordando che è a carico degli istituti paritari, unici a conoscere l'elenco degli studenti, comunicare la sede della commissione, che già fra marzo e aprile era stata comunicata.
PRESIDENTE. Scusate, ma sono costretto a richiamare, per le ragioni che tutti conoscono, al rispetto dei tempi.
Il deputato Bono ha facoltà di replicare.
NICOLA BONO. Signor Presidente, ma come si fa a replicare ad una risposta che non è completa? Ce lo spiegherà in un'altra sede.
Signor Ministro, siamo convinti che bisogna rispettare la legge, ma il primo a rispettarla deve essere proprio il Ministro della pubblica istruzione, il quale non ha ottemperato alle ordinanze del TAR e del Consiglio di Stato, che intanto imponevano di far espletare gli esami presso le sedi scelte dagli studenti.
Quello che è accaduto è un fatto gravissimo: lei immagini se stesso, impegnato in una prova d'esame, costretto a sentire un ispettore scolastico che intanto le dice che l'esame non è valido e che il giorno dopo deve andare a sostenerlo presso un altro istituto (senza dirgli dove), che durante la notte riceve la comunicazione del luogo in cui presentarsi, che poi viene a sapere il giorno dopo, mentre sostiene la seconda prova scritta, che la prima prova è stata annullata, che in continuazione viene vessato da una serie di informazioni negative.
È chiaro che vi è stata la protesta (sono addirittura intervenute le forze dell'ordine).
Mi rivolgo a lei, signor Ministro, al Ministro di una scuola dove ci sono atti di bullismo, dove vengono aggrediti i professori dai genitori, dove vengono a registrarsi episodi di esibizionismo da parte di insegnanti che si presentano in classe travestiti da donna o di insegnanti che vengono insultati, o peggio, dagli alunni: era proprio il caso di mandare la poliziaPag. 21nei confronti degli studenti privatisti? Era proprio il caso di creare un casus belli, che oggi la magistratura ritorce nei confronti del Ministero? Le suggerisco, in via di autotutela, di guardare a questa vicenda con maggiore attenzione...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
NICOLA BONO.... e ad affrontare la questione in maniera molto più aderente alle esigenze degli alunni. Concludo, dicendo che l'unico a invidiarla è stato sicuramente lo sceneggiatore...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
NICOLA BONO. ...del film Notte prima degli esami, che non avrebbe mai pensato di creare una vicenda così kafkiana all'interno della sua fiction.
PRESIDENTE. Insisto nel chiedere il rispetto dei tempi da parte di coloro che intervengono.
(Misure per evitare discriminazioni in relazione all'applicazione della recente ordinanza ministeriale in materia di svolgimento degli esami di Stato - n. 3-01023)
PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01023 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
ALBA SASSO. Signor Presidente, signor Ministro, da quest'anno la valutazione della frequenza dell'ora di religione concorre a formare credito per l'ammissione all'esame di Stato. Contro tale impostazione c'è stato un ricorso, promosso da varie associazioni, a seguito del quale il TAR del Lazio ha disposto una sospensiva, rilevando una disparità di trattamento tra chi si avvale e chi non si avvale dell'insegnamento della religione (ricordo che non è obbligatoria la frequenza delle attività sostitutive). L'esecutività dell'ordinanza del TAR è stata quindi sospesa da una sentenza del Consiglio di Stato.
Tutto ciò riteniamo possa impedire una libera scelta circa il fatto di avvalersi o meno dell'insegnamento della religione, e allo stesso tempo mette in discussione la libertà di coscienza e la stessa libertà religiosa, tutelata dalla Costituzione, per tante ragazze e tante ragazzi. Domando al Ministro quali iniziative intenda porre in essere per i prossimi anni, considerato che per quest'anno è ormai troppo tardi.
PRESIDENTE. Il Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, come è noto all'onorevole interrogante, il TAR del Lazio, con la pronuncia del 23 maggio 2007, ha accolto l'istanza di sospensiva dell'ordinanza ministeriale n. 26, del 15 marzo 2007, sullo svolgimento degli esami di Stato, che consentivano all'insegnamento della religione cattolica e delle materie alternative di concorrere all'attribuzione del credito scolastico nell'ambito del range di valutazione tra minimo e massimo del credito scolastico attribuito allo studente.
Avverso il provvedimento in questione il Ministero ha proposto appello al Consiglio di Stato, che in data 12 giugno lo ha accolto, affermando che l'ordinanza impugnata reitera essenzialmente nei suoi contenuti l'ordinanza ministeriale n. 90 del maggio 2001, che in precedenza aveva già disciplinato la materia, e non crea discriminazioni nei riguardi di chi se ne avvale, bensì previene l'insorgenza di una discriminazione a carico di coloro cui l'ordinanza del TAR aveva pregiudizialmente impedito il concorso alla formazione del credito.
Invero, l'ordinanza n. 26 del 15 marzo 2007, che prevede, ai commi 13 e 14 dell'articolo 8, la partecipazione dei docenti di religione ai consigli di classe in relazione agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento, è analoga alla disposizionePag. 22prevista per i docenti delle attività didattiche alternative all'insegnamento della religione cattolica, in relazione agli alunni che abbiano seguito tali attività. L'ordinanza è conforme alla legge 25 marzo 1985, n. 121, di ratifica ed esecuzione dell'Accordo, con Protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense, e alle specifiche intese attuative tra lo Stato e la Conferenza episcopale italiana, rese esecutive con decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985, n. 751, e con decreto del Presidente della Repubblica 23 giugno 1990, n. 202. L'ordinanza ministeriale è altresì coerente con le sentenze della Corte costituzionale n. 203 del 1989 e n. 13 del 1991.
L'insegnamento della religione va valutato ai fini dell'attribuzione del credito scolastico, dal momento che il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 23 luglio 1998, n. 323, emanato in applicazione della legge n. 425 del 1997, formalmente riconosce, ai fini della valutazione del credito, il grado di preparazione complessiva raggiunto da ciascun alunno nell'anno scolastico in corso con riguardo al profitto, e tenendo in considerazione anche l'assiduità della frequenza scolastica, ivi compresa, negli istituti ove è prevista, la frequenza dell'area di progetto, l'interesse e l'impegno nella partecipazione al dialogo applicativo, alle attività complementari e integrative e ad eventuali crediti formativi.
Non va trascurato che ai fini della valutazione del credito scolastico può essere valutato anche lo studio individuale, secondo quanto stabilito nell'ordinanza del Ministro della pubblica istruzione n. 26 del 15 marzo 2007, articolo 8 comma 14. Se non fosse riconosciuta la partecipazione del singolo discente all'attività didattica si finirebbe per alterare il sistema attuale che prevede la valutazione ed il riconoscimento come credito...
PRESIDENTE. La prego di concludere, Ministro Fioroni.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione..... dell'impegno posto dall'allievo in ciascuna delle attività svolte. Viceversa, si sarebbe rischiato di pregiudicare significativamente la maggioranza degli studenti che hanno optato per l'insegnamento della religione cattolica o per le attività alternative e che, dunque, vantano una legittima aspettativa che tali attività possano essere valutate in sede di attribuzione del credito scolastico come concorrenti con altri crediti formativi che nelle nostre scuole vengono quotidianamente valutati.
PRESIDENTE. La deputata Sasso ha facoltà di replicare per due minuti.
ALBA SASSO. Signor Presidente, credo che, aggiungendo sentenza a sentenza, complichiamo una questione molto semplice. L'insegnamento della religione cattolica - come stabilì la Corte costituzionale in seguito al nuovo Concordato del 1985 - non deve essere in alcun modo discriminante. Vogliamo forzare questa intesa internazionale - se così posso dire - che regola l'insegnamento della religione cattolica? Dieci anni fa si stabilì che chi non frequenta l'ora di religione non è obbligato a svolgere un'altra attività e, quindi, non può essere valutato: vogliamo tornare indietro anche su questo, oppure lasciare ai ragazzi e alle ragazze la libertà di scegliere se avvalersi o meno dell'insegnamento della religione cattolica senza condizionamento alcuno?
Credo che oggi più che mai, signor Ministro, il compito della scuola sia di guardare avanti, di valorizzare il pluralismo, l'uguaglianza delle opportunità e costruire incontro e confronto, formare insieme un'etica pubblica rispettosa delle scelte e delle fedi di ognuno. Mi preoccupa allora ogni arroccamento, ogni ritorno indietro che non rende la scuola più autonoma e più libera. A metà Ottocento un liberale come Cavour parlava di libera Chiesa in libero Stato; forse ogni tanto varrebbe la pena ricordarlo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).Pag. 23
(Condizioni del trasporto ferroviario in Sicilia e dei collegamenti con il continente - n. 3-01024)
PRESIDENTE. Il deputato Neri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Oliva n. 3-01024 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SEBASTIANO NERI. Signor Presidente, signor Ministro, ci vediamo costretti a tornare su un tema che è di grande e drammatica attualità in Sicilia e nel Mezzogiorno: la soppressione di tratte ferroviarie a lunga percorrenza, che ha ulteriormente peggiorato il sistema complessivo dei trasporti e, soprattutto, la continuità territoriale di cui anche i siciliani e i meridionali hanno diritto di godere.
La logica che spiega questa scelta, da parte delle Ferrovie dello Stato, è stata quella della eliminazione delle tratte non remunerative. Ci spiegheremo poi con quale logica, viceversa, siano stati concessi treni gratuiti agli scioperanti dell'altro giorno.
La penalizzazione del Mezzogiorno non è giustificata. Le Ferrovie dello Stato sono una società a totale partecipazione pubblica. Credo che la questione posta non possa restare estranea alla politica dei trasporti del Governo e ritengo che, nell'autonomia di una società per azioni, ci siano comunque i margini per un intervento del Governo e segnatamente del suo Ministero che ha la competenza in questa materia.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, vorrei rispondere all'interrogazione con due diverse considerazioni, una delle quali, per così dire, di natura tecnico-economica per spiegare le motivazioni che hanno portato a queste soppressioni o diminuzioni. Dipende dal fatto che molti dei servizi di cui si parla non verrebbero effettuati dalle Ferrovie dello Stato perché non remunerativi e, proprio per questo motivo, sono sostenuti con oneri di servizio pubblico. Le risorse destinate a questi servizi sono state drasticamente ridotte nel 2006, mentre nel 2007 sono state solo parzialmente recuperate. Di conseguenza, Trenitalia ha proceduto ad una ristrutturazione dei servizi che ha comportato soppressioni o parzializzazioni come quelle indicate dagli onorevoli interroganti.
Ciò detto vorrei fare una seconda considerazione che attiene, invece, alla politica dei trasporti soprattutto nel Mezzogiorno, per dire che, sia come Ministro dei trasporti, sia come persona che da tempo studia le condizioni socio-economiche e territoriali delle regioni meridionali, sono del tutto convinto che i cittadini siciliani non possano essere ulteriormente penalizzati dalla diminuzione dei servizi ferroviari.
E per questo motivo ho promosso, già da qualche settimana, un incontro con le istituzioni siciliane (regione, province e comuni) con l'intento di avviare un completo riesame della questione con Trenitalia.
L'obiettivo che mi sono dato è quantificare quali siano gli importi finanziari occorrenti per evitare la soppressione o la riduzione di tali servizi. Il Ministero, in seguito, si adopererà per ottenere la disponibilità di tali risorse e, in base a questo, disporre per il ripristino di alcuni - o di tutti - questi servizi.
Occorre, peraltro, far presente che si tratta comunque di provvedimenti «tampone», e che la soluzione complessiva si potrà avere solamente con un generale ripensamento della politica dei trasporti nel Mezzogiorno e in Sicilia. Il Ministero sta curando tale politica con l'elaborazione del piano generale della mobilità, che servirà a delimitare sia uno scenario generale, sia un quadro, regione per regione, delle esigenze di intervento su reti e servizi; tale Piano servirà, inoltre, a convogliare, in base a questo quadro d'insieme, le risorse finanziarie occorrenti sui predetti servizi e reti.
PRESIDENTE. Il deputato Neri ha facoltà di replicare.
SEBASTIANO NERI. Signor Ministro, pur facendo lo sforzo di apprezzare le buone intenzioni di una revisione complessiva del sistema dei trasporti siciliani, che arriva fino ad ipotizzare interventi per ripristinare almeno alcune delle più importanti tra le tratte soppresse, non posso dirmi soddisfatto.
È riportato sui giornali di oggi che tra le realizzazioni ritenute prioritarie c'è la nuova tratta Bologna-Milano (da consegnare entro il 2008), nonché la tratta Milano-Venezia. Si parla di situazioni nelle quali, per esempio, per andare da Milano a Genova (140 chilometri circa di tratta ferroviaria) si impiega un'ora e dieci minuti, mentre per andare da Catania a Palermo (190 chilometri di tratta ferroviaria) non si riesce mai ad impiegare meno di quattro ore, quattro ore e mezza.
Le condizioni di partenza sono già estremamente penalizzanti. La qualità dei mezzi di trasporto messi a disposizione dalla società delle ferrovie è assolutamente inadeguata e mortificante, anche della dignità dei viaggiatori. La giustificazione della soppressione di tratte non remunerative non regge di fronte alla cortese messa a disposizione di scioperanti che hanno aggravato i disagi dei lavoratori - e anche dei pendolari - come dimostrano coloro che l'altro giorno sono rimasti bloccati alla stazione Tiburtina.
Tale soppressione non si giustifica in alcun modo, perché se la società sopprime tratte ritenute non remunerative, pur operando nel regime di monopolio e con la totale partecipazione statale, non può poi mettersi a «regalare» tratte ferroviarie a chi crea ulteriore disagio.
Signor Ministro, l'impegno che noi chiediamo, la denuncia che rivolgiamo è di evitare...
PRESIDENTE. Deputato Neri, concluda.
SEBASTIANO NERI. ...che la Sicilia possa restare ancora con un sistema di trasporti, che è testimoniato da un cortese omaggio, che noi le vogliamo rassegnare (Il deputato Neri mostra la riproduzione di un carretto siciliano - Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Forza Italia).
(Iniziative per il ripristino della frequenza giornaliera del treno «Freccia del Sud» da Agrigento a Milano - n. 3-01025)
PRESIDENTE. Il deputato Angelino Alfano ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Leone n. 3-01025, concernente misure a favore dei giovani lavoratori (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata, sezione 5), di cui è cofirmatario.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente l'interrogazione non riguarda i giovani lavoratori, ma la soppressione del treno «Freccia del Sud» da Agrigento a Milano. Da questo punto di vista, vorrei sapere dal Governo se ha intenzione di chiedere a Trenitalia di ripristinare tale tratta.
È stato trasformato da treno ordinario giornaliero (Il deputato Rao si avvicina al centro dell'emiciclo mostrando la riproduzione di un carretto siciliano)...
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole, non può farlo. Si fermi, altrimenti devo chiedere ai commessi di fermarla. Si fermi, depositi l'oggetto che ha in mano e non interrompa la seduta!
Prego, prosegua il suo intervento.
ANGELINO ALFANO. Credevo si riferisse a me.
PRESIDENTE. No, non mi riferivo a lei, anzi le chiedo scusa e prosegua il suo intervento.
ANGELINO ALFANO. Signor Presidente, onorevole Ministro, insieme ai colleghi le domando se lei ha intenzione diPag. 25chiedere il ripristino della tratta ferroviaria Agrigento-Milano, che Trenitalia ha trasformato da treno ordinario giornaliero in treno quadrisettimanale. Questo implica una sostanziale soppressione di tale tratta.
Riteniamo che tutto ciò rientri in un atteggiamento negativo nei confronti di una terra, come quella siciliana, e di una provincia, come quella agrigentina, che non sono dotate di aeroporti né di autostrade. Certo, si tratta di un'espressione enfatica, perché non si è mai trattato di una «freccia» - impiegava, infatti, una ventina di ore per arrivare - tuttavia...
PRESIDENTE. La prego, deve concludere.
ANGELINO ALFANO... chiediamo che il treno «Freccia del Sud» venga ripristinato come uno stimolo importante da parte del Governo.
PRESIDENTE. Il Ministro dei trasporti, Alessandro Bianchi, ha facoltà di rispondere.
ALESSANDRO BIANCHI, Ministro dei trasporti. Signor Presidente, onorevole Alfano, necessariamente risponderò con argomentazioni simili a quelle già esposte con riferimento alla precedente interrogazione a risposta immediata.
Le motivazioni della soppressione della «Freccia del Sud» sono legate al fatto che tale tratta viene considerata da Trenitalia non remunerativa ed è, quindi, sostenuta con oneri di servizio pubblico. A motivo della diminuzione delle risorse disponibili per l'anno 2006 e del solo parziale reintegro del 2007, Trenitalia ha realizzato tale declassamento, riducendo la frequenza da giornaliera a settimanale.
Detto ciò, confermo che, a mio avviso, questo tipo di comportamento, mentre legittima Trenitalia (in base al suo statuto, se vogliamo), rende indispensabile che lo Stato, il Ministero dei trasporti e il Ministero dell'economia e delle finanze si facciano carico del fatto che ciò comporta gravi disagi per i collegamenti con la Sicilia. Questo è il motivo che mi ha indotto, fin dalle scorse settimane, a convocare un tavolo attorno al quale discutere - dapprima con le istituzioni locali e poi, successivamente, con Trenitalia - su quali siano le modalità e le risorse occorrenti per ripristinare alcuni o tutti questi servizi.
Ritengo che il servizio «Freccia del Sud» sia tra quelli che penalizzano maggiormente le popolazioni dell'area agrigentino-siracusana e quindi, non appena avremo quantificato le risorse occorrenti, il Ministero dei trasporti, insieme a quello dell'economia e delle finanze, cercherà di adottare i provvedimenti più opportuni per il ripristino.
Vorrei ribadire che, anche in questo caso, si tratta di provvedimenti «tampone», rispetto ai quali abbiamo bisogno di un quadro di interventi più generale e complessivo; a tale proposito, vorrei sottolineare che, nel prossimo Allegato infrastrutture al Documento di programmazione economico-finanziaria, per la Sicilia sono presenti tre indicazioni segnalate dal nostro Ministero tra quelle prioritarie: la ferrovia Palermo-Messina, la ferrovia Palermo-Catania-Messina e la ristrutturazione dei servizi di traghettamento nello Stretto. Spero che in tal modo si cominci ad andare incontro alle esigenze - a mio avviso assolutamente legittime - del trasporto in Sicilia.
PRESIDENTE. Il deputato Angelino Alfano ha facoltà di replicare.
ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, mi dispiace ma non possiamo dichiararci soddisfatti della sua risposta, in quanto è evidente come lei non sia in contatto con l'ente Trenitalia. La regione siciliana - ho qui la lettera dell'assessorato regionale ai trasporti - ha appreso del taglio dei collegamenti ferroviari tra la Sicilia e il resto d'Italia attraverso i mezzi di informazione: nessuno del Governo o di Trenitalia ha informato la regione siciliana di tali tagli.
Inoltre, vorrei sapere - e avrei gradito esserne informato in questa sede - se tale scelta, drastica dal punto di vista del taglioPag. 26dei treni e delle percorrenze in base al rapporto costi-benefici, sia stata effettuata in tutta Italia e se, nell'ambito di tale valutazione, abbiate tenuto nel dovuto conto i disagi di alcune province e soprattutto le carenze, in quelle zone, di altre modalità di collegamento.
Dal momento che non vi è un aereo Agrigento-Milano, che non volete realizzare il ponte sullo Stretto, che non esiste l'autostrada Agrigento-Palermo né quella Agrigento-Catania, quanto meno potevate lasciarci il treno!
Pertanto, ritengo che tutto ciò si iscriva in un taglio che il Governo ha voluto dare al suo rapporto con la Sicilia. Pensiamo davvero che il vostro Governo, anche attraverso tali scelte - che pure investono un mercato di nicchia, poiché non vi sono milioni di passeggeri sulla Agrigento-Milano! -, abbia voluto connotarsi sempre più come il Governo dei «no» nei confronti della Sicilia, un Governo che dice «no» alle infrastrutture in Sicilia, a cominciare dal ponte sullo Stretto fino al treno Agrigento-Milano, e che dice «sì» a provvedimenti di penalizzazione grave nei confronti della Sicilia e dei siciliani, come quello relativo alla compartecipazione maggiore alla spesa sanitaria in Sicilia.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ANGELINO ALFANO. Signor Ministro, ritengo che il ripensamento, che lei ha annunciato in termini vaghi, dovrebbe essere urgente per il ripristino immediato del treno Agrigento-Milano (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
(Normativa relativa all'accesso alle graduatorie regionali per la medicina generale - n. 3-01026)
PRESIDENTE. Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01026 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6) per un minuto.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, signora Ministra, affrontiamo un'ingiustizia che riguarda oltre 15 mila medici, resi precari dal decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 256, che ha introdotto l'obbligo del corso di formazione in medicina generale dopo il conseguimento del diploma di laurea. I medici laureati dopo il 1994, iscritti all'università prima del 1991, non possono accedere alle graduatorie regionali per la medicina generale pur ricoprendo temporaneamente, alcuni da più di dieci anni, incarichi nell'ambito della medicina generale, del pronto soccorso e della continuità assistenziale, attività che rappresentano, per la gran parte dei medici, soprattutto nel sud, le uniche possibilità di lavoro.
Pertanto, le chiedo se e come intenda intervenire per sanare questa situazione e avviare un'azione di stabilizzazione e riconoscimento professionale per questi lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, vorrei rinviare al testo scritto, in quanto in tre minuti non riuscirei a fornire tutte le informazioni.
L'invocato recepimento dell'articolo 35 della direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 93/16/CEE presenta delle peculiarità che meritano attenzione.
In primo luogo, va precisato che la formulazione adottata dal legislatore comunitario nell'articolo 35 in parola lascia ampio spazio di determinazione da parte degli Stati membri. La norma, infatti, prevede che gli Stati membri possono rilasciare il diploma in questione ad un medico che non abbia seguito la formazione specifica in medicina generale ma che possieda un'altra formazione complementare, eventualmente integrata da attività professionale, comprovata da un diploma, certificato o altro titolo rilasciato dalle autorità competenti dello Stato membro. Tale diploma, certificato o altro titolo, può essere rilasciato soltanto sePag. 27comprova conoscenze di livello qualitativamente equivalente a quelle acquisite con la suddetta formazione specifica.
In presenza di tale apertura, concessa dal legislatore comunitario agli Stati membri, è stata precisa volontà del legislatore nazionale del 1999 non recepire l'articolo 35, al fine di mantenere separati i due percorsi. Conseguentemente, anche gli ordinamenti didattici di quelle scuole di specializzazione non sono stati improntati in coerenza con le finalità di un'equipollenza alla formazione specifica in medicina generale.
Ad ogni modo, si sottolinea che, anche qualora l'orientamento del legislatore nazionale del 1999 si ritenesse oggi superato, la limitazione dell'equipollenza ai soli medici iscritti al corso universitario prima del 31 dicembre 1991 e abilitati dopo il 31 dicembre 1994 non sarebbe conforme a quanto prescritto dall'articolo 35 della direttiva CEE. Infatti, tale disposizione appare come una norma a regime, che non può essere circoscritta a predeterminate categorie di cittadini, ma, una volta recepita, deve essere applicata a tutti gli aventi diritto a prescindere dall'anno di immatricolazione. La sua limitata applicazione agli immatricolati entro il 31 dicembre 1991 potrebbe essere suscettibile di sindacato sia da parte della Corte costituzionale, per violazione dell'articolo 3 della Costituzione, sia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea.
Inoltre, il riconoscimento dell'equipollenza creerebbe un doppio regime di formazione per i medici medicina generale, a danno degli studenti che hanno optato per tale formazione, rispetto alla possibilità di accedere ad un corso di specializzazione.
Sotto l'aspetto economico, inoltre, va considerato che la frequenza del corso di formazione specifica in medicina generale comporta la corresponsione di una borsa di studio di importo sensibilmente minore rispetto al trattamento economico previsto per i contratti di formazione specialistica, la cui approvazione è ormai prossima.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Pertanto, l'ipotesi di creare un doppio regime di formazione per i medici di medicina generale accentuerebbe, con ogni probabilità, la propensione da parte dei medici verso le scuole di specializzazione, mentre i corsi di formazione tenderebbero ad avere un percorso residuale.
PRESIDENTE. Deve concludere, signora Ministro.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Per il resto, vorrei depositare il testo scritto.
PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è ispirato, per sua natura, ad un principio di oralità e di concentrazione. Secondo la prassi consolidata, dunque, non posso consentire il deposito dei testi scritti. Mi scusi, ma non posso fare altrimenti.
Il deputato Ferdinando Benito Pignataro ha facoltà di replicare.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, non so se nella parte finale della risposta del Ministro ci fosse una volontà politica. Se il ragionamento dovesse rimanere quello illustrato, mi dichiaro insoddisfatto, nel senso che non ho intravisto alcuna volontà politica, ma una risposta del tutto burocratica.
Stiamo ragionando di lavoratori che già da dieci anni lavorano in forma precaria, e credo che affrontare tale questione fosse doveroso nei confronti di oltre 15 mila medici che, oltre ad essere esclusi dalle graduatorie regionali, in quanto privi di titolo di formazione, vengono anche penalizzati nell'accesso al corso stesso, perché definiti troppo anziani.
Consideriamo che nel nostro Paese, per carenze del territorio e per ciclici stati emergenziali, si impiegano tali professionisti in forme di occupazione sottopagate, precarie e sul filo dell'illegittimità. Mettendo in atto una palese ipocrisia, si richiede il titolo, ma si sfruttano lavoratori senza titolo. I medici, da oltre dieci anni,Pag. 28sono vittime di un'ingiusta discriminazione e subiscono oggi una progressiva esclusione dal mondo del lavoro.
Riteniamo che ci debba essere un'azione convinta del Governo per superare le forme di forte precarizzazione e insicurezza del lavoro. I Comunisti Italiani hanno scelto da tempo di avanzare proposte e anche di incalzare il Governo su questo terreno (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
(Politica del Governo in materia farmaceutica e rapporti con Federfarma - n. 3-01027)
PRESIDENTE. Il deputato D'Elia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01027 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, signor Ministro, la questione è chiara, grave e conosciuta. Come lei sa, alcune settimane fa la Camera ha approvato un mio emendamento alla legge Bersani che liberalizza parzialmente la vendita dei farmaci, limitatamente a quelli di fascia C. Sa anche che Federfarma ha protestato duramente e lei, subito dopo, si è impegnata perché questa piccola riforma liberale venisse affossata al Senato.
Alcuni mesi fa, il presidente di Federfarma, Giorgio Siri, ha dichiarato pubblicamente di avere finanziato singoli parlamentari - sia di maggioranza che di opposizione - e gruppi politici per evitare che in Parlamento accadessero cose come quelle avvenute l'altra settimana, cioè le liberalizzazioni. Ha detto testualmente: «Siamo andati sull'ordine di 250 mila euro, 125 mila alla maggioranza e 125 mila all'opposizione». La domanda è: chi detta la linea del Governo...
PRESIDENTE. Deputato D'Elia, deve concludere.
SERGIO D'ELIA. .... in materia di liberalizzazioni? Federfarma o lei? E nel Governo, lei o il ministro Bersani...
PRESIDENTE. Mi dispiace, i tempi debbono essere rispettati da tutti.
Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, il Governo ha sempre individuato la rete delle farmacie pubbliche e private italiane come parte essenziale del Servizio sanitario nazionale, come peraltro previsto dalla legge n. 833 del 1978, e questo soprattutto per la capillarità della distribuzione delle farmacie su tutto il territorio nazionale, ma anche per il rapporto di fiducia che gran parte della popolazione tende ad instaurare con la propria farmacia, come rilevato da diverse indagini demoscopiche.
Sulla base di tali considerazioni, il Governo ha valutato positivamente la prospettiva della trasformazione delle farmacie in strutture polifunzionali, in grado di assistere il cittadino con compiti che vanno al di là dell'attività, pur essenziale, di corretta e controllata dispensazione dei farmaci.
Nella stessa direzione di consolidamento del sistema delle farmacie si colloca la presentazione, da parte del Governo, nell'ambito del disegno di legge sulla semplificazione in materia sanitaria, di un emendamento diretto a garantire la rapida copertura, mediante un concorso straordinario per soli titoli, delle centinaia di sedi farmaceutiche attualmente scoperte, con grave disagio della popolazione assistita.
Questa è la politica del Governo in materia e coerentemente con essa abbiamo promosso, con il decreto sulle liberalizzazioni dello scorso anno, la vendita dei farmaci di automedicazione anche al di fuori delle farmacie, ma sempre con l'obbligo della presenza del farmacista.
Sempre in coerenza con questa politica, il Governo ha ritenuto non condivisibile il recente emendamento votato alla Camera che consentirebbe di vendere fuori delle farmacie anche farmaci compresi nella fascia C, soggetti a prescrizione medica. In tale categoria sono, infatti, compresi medicinali oncologici, farmaci dopanti, antiPag. 29depressivi del tutto simili, per alcune basilari caratteristiche tecniche, ai farmaci di fascia A erogati dal Servizio sanitario nazionale. Soltanto la struttura di dispensazione giornalmente abituata a maneggiare gli uni e gli altri, cioè la farmacia, è in grado di fornire al paziente le informazioni e i servizi indispensabili per un uso sicuro di prodotti che restano comunque ad elevato rischio per la salute dei pazienti.
È, dunque, sulla base di queste considerazioni che rispondo molto serenamente all'onorevole Sergio D'Elia, rassicurandolo sul fatto che non esiste alcuna influenza, come da lui adombrato, tra questa politica di assistenza farmaceutica e di garanzia della salute del cittadino e quanto dichiarato dal presidente della Federfarma durante la trasmissione televisiva citata.
Mi consenta, tuttavia, anche di stupirmi un po' di questo accostamento per quanto mi riguarda, perché siamo abituati ad assumere le nostre decisioni in totale autonomia: mi riferisco all'insieme dei nostri atti concernenti la politica della salute. In particolare, per quanto riguarda...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute.. ..proprio quelli afferenti la materia farmaceutica, essi sono adottati in totale autonomia, talvolta anche in conflitto con la Federfarma stessa. Lei ricorderà che proprio lo scorso luglio, in occasione dell'approvazione del decreto Bersani...
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ...ci fu una discussione anche alquanto schietta. Quindi, francamente, questo suo sospetto...
PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ...è assolutamente immotivato.
PRESIDENTE. Sono costretto a tornare su questa condizione assai antipatica in cui viene messo il Presidente. Invito tutti, per favore, ad attenersi ai tempi, che sono noti.
Il deputato D'Elia ha facoltà di replicare per due minuti.
SERGIO D'ELIA. Sono assolutamente insoddisfatto della risposta perché la considero una «non risposta».
Intanto, alcune informazioni, signor Ministro: il Governo, in aula, quando è stato esaminato il mio emendamento, si è rimesso all'Assemblea. Non esisteva, quindi, una posizione del Governo quanto meno contraria al mio emendamento. Il relatore ha espresso parere favorevole e l'Assemblea lo ha approvato.
Nel merito di quanto lei ha affermato, ci sono norme e circolari, anche da lei sottoscritte, che prevedono controlli: mi riferisco a quelle concernenti la farmacovigilanza, la tracciabilità del farmaco, la conservazione. Sono norme già scritte che si possono applicare benissimo anche al caso in cui la vendita dei farmaci di fascia C sia consentita nelle cosiddette parafarmacie o nei supermercati. Quindi, i controlli ci sono. Li può anche estendere, li può rendere ancora più restrittivi, ma perché impedire del tutto la vendita?
Lei, signor Ministro, ha tutto il diritto, in quanto rappresentante di un Ministero sotto cui opera il Servizio sanitario nazionale, di decidere chi deve dispensare i farmaci coperti da esso. Non ha però, a parer mio, il potere né il diritto di decidere dove possano essere venduti i farmaci di fascia C, che non sono coperti dal Servizio sanitario nazionale.
Le ricordo anche che nelle parafarmacie e nei supermercati ci sono farmacisti laureati e abilitati che molto spesso, nelle farmacie tradizionali, svolgono il lavoro a cui lei faceva riferimento, in assenza magari del titolare. I farmaci di cui lei parlava prima - come quelli oncologici e via dicendo - sono prescritti da un medico, ed è un reato che siano venduti senza ricetta. Lei ne parla come se i farmaci di fascia C nei supermercati fossero vendutiPag. 30insieme alle scatole di tonno e di pelati, come se non ci fosse il farmacista.
PRESIDENTE. Deve concludere il suo intervento.
SERGIO D'ELIA. Rinnovo, quindi, la domanda: sulle liberalizzazioni...
PRESIDENTE. Deve concludere il suo intervento.
SERGIO D'ELIA. ...chi detta la linea del Governo, il Ministro Bersani o lei, Ministro Turco?
(Iniziative per il monitoraggio dell'offerta sanitaria e per il controllo della spesa sanitaria, con particolare riferimento all'esternalizzazione di servizi - n. 3-01028)
PRESIDENTE. Il deputato Affronti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01028 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8) per un minuto.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, signor Ministro, non passa settimana senza che si verifichino eventi gravi che coinvolgono direttamente la salute e la sicurezza del cittadino nelle strutture sanitarie. Di tali eventi si chiede spesso conto direttamente alle istituzioni centrali, ma il Ministero non ha spesso informazioni da monitorare perché l'informazione verso il livello centrale è scarsa.
Rileviamo, però, che troppi sono i servizi esternalizzati, anche con l'impiego di personale infermieristico a convenzione, e che scarsi sono i controlli per le numerose aziende esterne, anche per quelle dei servizi tecnici, sempre più numerose.
Chiedo dunque, signor Ministro, se il Governo non intenda avviare un'azione di controllo intesa non come invasiva delle competenze regionali, ma come azione di governo del sistema per garantire ad esso efficienza, economicità e qualità.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO AFFRONTI. Monitorare le attività delle strutture significa evitare interventi specifici ogni qual volta Ministero e Parlamento sono chiamati a rispondere di un malfunzionamento.
PRESIDENTE. Il Ministro della salute, Livia Turco, ha facoltà di rispondere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. Signor Presidente, l'attività di monitoraggio del Ministero sull'andamento della salute e della spesa sanitaria è, com'è ovvio, compatibile con le norme del Titolo V della Costituzione. La prima linea di intervento è costituita dal sistema di monitoraggio e garanzia dei livelli essenziali di assistenza (LEA). Una seconda linea di intervento, che è stata recentemente promossa, si accompagna alla promozione dei piani di rientro delle regioni che hanno ereditato pesanti deficit: in proposito, occorre osservare che quella dei piani di rientro si sta dimostrando un'azione efficace non soltanto per il controllo della spesa sanitaria, ma anche per la promozione di indirizzi di politica sanitaria maggiormente corrispondenti alla salute dei cittadini (ad esempio, perché si incide e si sollecita fortemente lo spostamento dalla medicina ospedaliera a quella territoriale).
Desidero, inoltre, sottolineare che una particolare attenzione è posta sulla valutazione dell'efficacia degli interventi sanitari realizzati dai sistemi regionali aziendali, secondo tre direttive: valutazione delle risorse economico-finanziarie, ma anche strutturali, tecnologiche e professionali; valutazione dei procedimenti; valutazione degli esiti e, dunque, dell'efficacia.
Coerentemente con tale impostazione, sono già in atto linee nazionali valutative dei sistemi regionali o implementative di buone pratiche. Ne cito solo alcune: il sistema di monitoraggio e garanzia dei LEA, previsto dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 56 del 2000; gli strumenti di monitoraggio del rischio clinico, avviati di recente, che sono comprensivi della segnalazione dei cosiddetti «eventi sentinella» nell'ambito di un sistema nazionale per la sicurezza delle cure (è questo un nuovoPag. 31strumento che abbiamo attivato); la definizione di raccomandazioni in materia di sicurezza delle cure pubblicate sul sito del Ministero della salute; l'intervento dei tecnici ministeriali a supporto dei governi regionali nelle situazioni emergenti di gravi carenze strutturali ed organizzative; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni, mirato a specifici sistemi di valutazione degli esiti; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni, per lo sviluppo dell'appropriatezza clinica ed organizzativa; il progetto collaborativo «Mattone» Ministero-Regioni dedicato agli standard qualitativi dei LEA.
La tematica della qualità dell'assistenza come bilanciamento della pur doverosa attenzione agli eventuali disavanzi è stata, inoltre, oggetto di una necessaria considerazione nella predisposizione dei piani di rientro delle regioni interessate dall'applicazione di quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2007. Infatti, i piani di rientro devono contenere non solo le misure necessarie all'azzeramento del disavanzo entro il 2010...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LIVIA TURCO, Ministro della salute. ... ma anche il piano di riequilibrio del profilo erogativo dei livelli essenziali di assistenza per rendere quest'ultimo conforme con il piano nazionale di definizione dei LEA. Posso, dunque, affermare che sono state attivate misure significative di controllo, dal punto di vista qualitativo, dell'attività dei governi regionali.
PRESIDENTE. Il deputato Affronti ha facoltà di replicare.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, desidero ringraziare il signor Ministro: debbo infatti dichiararmi soddisfatto e dare atto del lavoro svolto in questo senso dal Ministero della salute. Vorrei, però, ribadire che i LEA, il rischio clinico o l'«evento sentinella» costituiscono solo la punta dell'iceberg; vi sono, infatti, molti altri casi da considerare: il rischio di funzionamento per le apparecchiature, la loro manutenzione e l'esternalizzazione dei servizi no core, che possono generare infezioni a causa di filtri non adeguati, di carenza di pulizia o della giacenza dei rifiuti.
I controlli effettuati dalle aziende sanitarie, guidate da un manager diverso da quello che immaginava Donat Cattin al momento della riforma, hanno, infatti, obiettivi di economicità del sistema spesso esasperati.
Vengono considerati solo taluni aspetti, senza perfezionare i controlli interni con strutture adeguate e professionalmente adatte a gestire e fronteggiare i rapporti con le ditte esterne, che si sono aggiudicate opere al massimo ribasso e con capitolati difficili da gestire.
Quando si parla di qualità, i controlli devono essere estesi, in maniera puntuale, anche alle strutture private e convenzionate, alcune delle quali, anche nella realtà lombarda presa da molti ad esempio, hanno rilevato non poche criticità.
Occorre porre un freno alla ricerca di personale infermieristico attraverso agenzie interinali: troppo spesso, infatti, si fa abuso di personale scarsamente fidelizzato, che lavora tre o sei mesi e non fa neanche in tempo a conoscere e ad apprendere i protocolli terapeutici dei singoli ospedali.
Con riferimento al personale infermieristico ritengo, signor Ministro, che sia opportuno, d'intesa con il Ministro dell'università, aprire nuove scuole per lauree specialistiche infermieristiche.
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
PAOLO AFFRONTI. Ritengo, pertanto, che gli obiettivi dei direttori generali debbano essere concordati anche con il Ministero della salute.
(Proposte di riforma della normativa in materia di stupefacenti e tossicodipendenza - n. 3-01029)
PRESIDENTE. Il deputato Giovanardi ha facoltà di illustrare l'interrogazionePag. 32Casini n. 3-01029 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, il Governo italiano, alla luce di ripetute e confuse dichiarazioni dei Ministri Turco e Ferrero oggi presenti, sembra voler mettere l'Italia in contrasto con le Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali, che, in una sola tabella, hanno inserito droghe cosiddette leggere e pesanti, porre il Paese in contrasto con la ricerca scientifica, che ha messo in luce, come riportato da l'Indipendent, i danni della cannabis e lanciare messaggi ambigui e fuorvianti ai giovani sui danni delle droghe. Esso vuole, inoltre, abrogare una legge appena entrata in vigore, che non ha affatto aumentato il consumo di droga, ma è stata varata proprio per contrastarne l'aumento ed ha già depenalizzato il consumo personale della droga, e lo vuole fare attraverso una legge delega che scavalcherebbe ed esproprierebbe il Parlamento.
Chiediamo al Ministro di chiarire per cortesia, in questo polverone, cosa il Governo intenda fare.
PRESIDENTE. Il Ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, ringrazio gli interroganti che mi permettono di rispondere su un tema così importante.
Il primo dato da cui partire è rappresentato dall'aumento dei consumi cui abbiamo assistito negli ultimi anni. La relazione al Parlamento, relativa al periodo 2000-2005, ci dice che i consumi di cocaina e di cannabis sono raddoppiati. Quindi, ci troviamo davanti, perlomeno, ad una insufficienza, se non ad un fallimento delle politiche sin qui seguite.
La linea che intendiamo seguire si basa sulla cosiddetta politica dei quattro pilastri, proposta dall'Unione europea e adottata da ogni Paese europeo: la prevenzione, la cura, la riduzione del danno e la lotta al narcotraffico. Quindi, vi è piena consonanza con la direzione che l'Unione europea ha scelto su questo terreno.
In ordine al primo punto, la centralità della prevenzione, stiamo costruendo con le regioni il piano d'azione nazionale, che vedrà un'attività molto forte sulle scuole e sui luoghi di ritrovo e del divertimento (faccio notare, tra l'altro, che il piano d'azione, espressamente richiesto dall'Unione europea all'Italia, non è mai stato varato negli anni scorsi dal Governo precedente, tanto che l'Italia, assieme a Malta, è l'unica nazione europea a non essere dotata di questo strumento, presente in tutto il resto d'Europa).
Per quanto ci riguarda, la prevenzione deve essere centrata per rompere l'accostamento tra l'uso delle sostanze e lo «stare meglio»: è questo l'elemento da rompere, in particolare per i giovani, e, a tale fine, interverremo anche contro le pubblicità menzognere riguardanti l'alcol.
In secondo luogo, anche l'idea di costruire diverse tabelle, a seconda della pericolosità delle sostanze, costituisce una pratica corrente in quasi tutta l'Europa.
Sappiamo bene che tutte le droghe sono pericolose, ma mettere sullo stesso piano l'eroina e la cocaina con la cannabis significa creare pericolosa disinformazione, con il rischio, specie per i giovani, di facilitare il passaggio dalla cannabis a droghe più pericolose, come la cocaina, aumentando, quindi, i rischi.
In terzo luogo, la distinzione fra il consumo e lo spaccio, a nostro parere, non deve essere una decisione politica assunta in modo diverso a seconda della maggioranza, ma una decisione della magistratura. Crediamo sia necessario smetterla con le guerre ideologiche tra i politici e far sì che le indagini della magistratura permettano di stabilire se un comportamento è legato al consumo oppure allo spaccio.
Da ultimo, in merito alle sanzioni amministrative, siamo dell'idea di stabilire sanzioni pesanti sui comportamenti pericolosi (penso, in primo luogo, alla guida in stato di alterazione o a chi getta siringhe per i giardini: vanno puniti i comportamenti pericolosi).
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Per quanto riguarda il consumo, riteniamo che il problema fondamentale sia la presa in carico da parte dei servizi, i SERT e i servizi sociali, per cui la legge prevede un aumento di finanziamento di 20 milioni di euro...
PRESIDENTE. Deve concludere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. ... in modo da finanziare anche le comunità terapeutiche.
PRESIDENTE. Il deputato Casini ha facoltà di replicare per due minuti.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Ministro, siamo pienamente insoddisfatti della sua risposta. Il Governo deve scegliere, non solo sulle pensioni, ma anche sulla droga: deve scegliere il messaggio da dare ai giovani italiani e anche ai meno giovani. Invece, il Governo balbetta, un giorno dice una cosa e il giorno dopo afferma il contrario. Prima dà il segnale sbagliatissimo sulla cannabis che ha offerto il Ministro Turco e successivamente si pone il problema di mandare i NAS nelle scuole, dimostrando anche in tale materia una certa confusione in ordine alla metodologia e al ruolo dei NAS.
Il Ministro dell'interno sostiene che la cocaina pervade a fiumi le nostre città e che ormai non si riesce ad arrestare; in seguito, progressivamente, esponenti di questa maggioranza spiegano che la distinzione è inevitabile perché, in fondo, alcune droghe non sono così illecite e forse non sono così dannose per gli individui. Questo messaggio è profondamente sbagliato, dal punto di vista culturale e da quello educativo.
Oggi parliamo non solo da uomini politici e non vogliamo fare dispute in tale qualità. Vogliamo parlare da genitori. Infatti, questi ultimi sono disorientati e vanno aiutati. Non possiamo lasciarli soli e dobbiamo dare alle famiglie italiane un messaggio univoco, dicendo ai nostri giovani che drogarsi fa male, evitando in qualsiasi modo la distinzione, che per alcuni può essere il grande alibi, tra droghe leggere e droghe pesanti. Questo è ciò che si chiede al Governo del nostro Paese.
Signor Ministro, lei ha denunciato l'insufficienza della politica di questi ultimi cinque o sei anni. Forse ha ragione, ma vorrei farle notare che la legge Giovanardi-Fini, che noi difendiamo, è un provvedimento che risale ad un anno e mezzo fa, per cui non certo ad essa va attribuita la responsabilità.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIER FERDINANDO CASINI. Pertanto, se quel piano di azione nazionale non è stato reso esecutivo, ciò è dipeso dall'opposizione delle regioni governate dalla sinistra.
In conclusione - signor Presidente, la ringrazio - non daremo alcuna delega al Governo su questo tema, perché da questo luogo, dall'aula del Parlamento, deve passare ogni discorso (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
(Iniziative per garantire eque opportunità di accesso ai concorsi per le scuole di specializzazione mediche - n. 3-01030)
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01030 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 10).
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, a nome del Nuovo PSI le chiedo perché i neolaureati in medicina non possano essere ammessi al primo anno della scuola di specializzazione se non sono in possesso dell'abilitazione professionale, requisito ritenuto indispensabile al momento della presentazione della domanda a partecipare al concorso, mentre, negli anni precedenti, era previsto l'inserimento nel bando della clausola di salvaguardia del conseguimento del titoloPag. 34abilitante entro la data di inizio delle attività nelle varie università e per le diverse tipologie di specializzazione nella facoltà di medicina e chirurgia.
Signor Ministro, la data di scadenza di presentazione della domanda per accedere alle scuole di specializzazione era il 4 giugno 2007 e con la sessione degli esami di Stato è stata fissata al 18 luglio.
Senza la clausola di salvaguardia si fa perdere un anno, per legge, a studenti che, insieme alle loro famiglie, hanno fatto enormi sacrifici. Lei, signor Ministro, deve rimediare a tale ingiustizia!
PRESIDENTE. Il Ministro dell'università e della ricerca, Fabio Mussi, ha facoltà di rispondere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Barani, la normativa che ha regolato le scuole di specializzazione medica, prima del vigente decreto legislativo n. 368 del 1999, già prevedeva che la formazione specialistica non interessasse soltanto i laureati in medicina e chirurgia, bensì i medici abilitati. Ciò perché lo specializzando, con il suo percorso formativo, interviene direttamente sui pazienti e non esercita unicamente attività dipendenti dal docente.
Nel caso delle scuole di specializzazione medica, il decreto ministeriale n. 172 del 2006, adottato dal Ministro Moratti e dal Governo Berlusconi, prevede che coloro che partecipano agli esami di ammissione, oltre al possesso della laurea in medicina e chirurgia, devono anche superare l'esame di Stato prima della scadenza del termine per la presentazione delle domande.
Tale regola ammetteva una deroga per il solo anno accademico 2005-2006, non riproponibile perché richiede (si tratta di una scelta fatta a suo tempo dal Ministro Moratti) un nuovo regolamento. Come vede, onorevole Barani, l'attuale situazione è figlia legittima del Ministro Moratti e del precedente Governo.
A fronte di ciò, è vero che gli esami di ammissione si svolgono, anche quest'anno, con notevole ritardo. Ricordo che essi si svolgeranno a luglio per l'anno accademico 2006-2007. In altre parole, le università stanno compiendo un'attività che avrebbe dovuto essere svolta l'anno scorso.
Ciò è dovuto alla farraginosità della procedura che prevede, perché possa essere emanato il bando, che venga preliminarmente definito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta anche del Ministro della salute, previo parere della Conferenza unificata Stato-regioni, il numero complessivo dei medici specializzandi da ripartire tra le università.
Quest'anno il parere è stato reso solo nella seduta del 18 aprile 2007. Ecco perché i bandi delle università sono stati emanati a maggio e gli esami si svolgeranno a luglio.
Il problema, dunque, non è rappresentato dal rendere contestuali gli esami di abilitazione e gli esami di ammissione alle scuole di specializzazione. Ciò non sarà mai possibile, perché ogni anno le sessioni di laurea sono tre, gli esami di abilitazione due e l'esame di ammissione uno solo. Ci sarà sempre chi, laureandosi o abilitandosi in una certa data, non troverà subito dopo un esame di abilitazione disponibile. Occorre ristabilire il corretto funzionamento della macchina eliminando drasticamente i ritardi.
Da ultimo, informo che il 6 giugno scorso ho invitato le colleghe Ministro della salute e Ministro per gli affari regionali e il presidente del coordinamento delle regioni, Vasco Errani, a fornire rapidamente il numero globale degli specializzandi affinché le università possano emanare a settembre i bandi per l'anno accademico 2007-2008.
Intendo, pertanto, ripristinare il corretto funzionamento delle scuole di specializzazione e fare in modo che gli esami, per il prossimo anno accademico 2007-2008, si svolgano nel prossimo mese di novembre.
Mi risulta che il Ministero della salute ha già determinato il numero degli specializzandiPag. 35e, quindi, la Conferenza unificata potrà esprimere il proprio parere entro il prossimo mese di luglio.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
FABIO MUSSI, Ministro dell'università e della ricerca. È questa la risposta che possiamo fornire ai giovani medici che aspirano alle scuole di specializzazione: riportare gli esami alla normalità.
PRESIDENTE. Il deputato Barani ha facoltà di replicare per due minuti.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, i socialisti riformisti, i neolaureati in medicina e chirurgia e le famiglie che hanno sostenuto in questi anni enormi sacrifici economici non condividono la sua risposta.
Non le fa onore tirare in ballo l'ex Ministro Moratti, la quale non ha alcuna responsabilità. Lei ha fissato le date: lei, il suo Ministero e il Ministero della salute non avete capito che stavate facendo perdere un anno a centinaia di studenti e alle loro famiglie, con sacrifici incredibili.
Non sono dei lavativi: si sono laureati! Hanno chiesto solamente di entrare in una scuola di specializzazione! Non hanno tessere di partito, quindi devono fare carriera con sacrifici e non attraverso la tessera dei DS o di altre formazioni che gli consentono di accedere a carriere anche senza il titolo di studio.
È questo il mio invito! Gli studenti hanno lavorato per sei anni, si sono sacrificati e adesso perdono un anno. Per un anno devono stare in stand-by. Le loro famiglie devono continuare a fare sacrifici e a mantenerli. Nella facoltà di medicina e chirurgia i sacrifici sono enormi, incredibili.
Signor Ministro, con altri Governi ciò non accadeva. Quando al Governo c'erano i riformisti, quelli che hanno questo fiore (Il deputato Barani mostra un garofano rosso), il garofano rosso, ciò non succedeva! I giovani potevano frequentare le università e sapevano che vi erano date certe in cui potevano entrare nelle scuole di specializzazione, cosa che adesso non sta accadendo, signor Ministro!
Eppure anche lei ha fatto l'università, la ricordo a Pisa con me! Come si fa a spostare la data in itinere? Le domande scadono il 4 giugno e l'esame di Stato viene fissato il 18 luglio, quando le scuole di specializzazione iniziano il 30 luglio.
PRESIDENTE. Deputato Barani, la invito a concludere.
LUCIO BARANI. È come se in una gara di sci si spostasse l'arrivo in corso d'opera. Lei, signor Ministro, ha fatto male, deve rimediare e spero che lo faccia.
(Iniziative per la tutela della salute e dell'ambiente dall'inquinamento elettromagnetico - n. 3-01031)
PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01031 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 11) per un minuto.
FELICE BELISARIO. Signor Ministro, l'elettrosmog, ossia l'inquinamento da campi elettromagnetici, come dimostrano le più recenti ricerche scientifiche, è causa certa di notevoli pericoli per la salute. L'esposizione a tale forma di inquinamento - modesta, ma prolungata nel tempo - produce negli uomini gravi patologie, quali neoplasie, alterazioni del sistema immunitario, compromissione dell'attività neuro-muscolare e tante altre.
La questione dell'elettrosmog è, in questo momento, al centro di un dibattito, anche a livello internazionale. Anche davanti al Parlamento assistiamo frequentemente a manifestazioni di protesta.
Nei territori del Sud, in particolare quelli di Sorrento e di Vico Equense, ci sono inquinamenti elettromagnetici...
PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.
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FELICE BELISARIO. ... causati da elettrodotti, ripetitori televisivi e antenne.
Concludo, signor Presidente. Chiedo, signor Ministro, quali siano le opportune iniziative che, ferme restando le competenze comunali e regionali...
PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.
FELICE BELISARIO. ... intenda adottare perché, prima della semplificazione dei procedimenti amministrativi...
PRESIDENTE. Deputato Belisario, la invito a concludere.
FELICE BELISARIO. ... per la costruzione degli impianti, ci sia la tutela della salute.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, colleghi parlamentari, il tema sollevato dall'interrogazione è interessante e importante. Crediamo, come Ministero dell'ambiente, che sia necessario approfondire gli effetti derivanti dalle problematiche dell'elettrosmog. Abbiamo già avviato l'istituzione di un tavolo di lavoro più complessivo sulle problematiche congiunte tra ambiente e salute insieme al Ministero della salute. Peraltro, devo dire che personalmente ho lavorato addirittura per un referendum nazionale che si fece proprio sulle problematiche relative all'elettrosmog e da anni ritengo che questa sia una battaglia per la tutela della salute dei cittadini.
Abbiamo già predisposto due decreti presso l'ufficio legislativo del Ministero: il primo con la finalità di istituire il catasto nazionale delle sorgenti fisse da campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e, in secondo luogo, un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per determinare i criteri di elaborazione dei piani di risanamento degli elettrodotti. Sono, inoltre, in fase di predisposizione altri tre provvedimenti, uno relativo agli impianti radar, uno per l'approvazione delle norme specifiche per la tutela delle protezioni dall'esposizione e un altro per i valori relativi agli apparecchi domestici che producono elettromagnetismo.
Stiamo, pertanto, lavorando esattamente nella direzione sollecitata. Ieri mi è giunta questa interrogazione e ho già provveduto ad allertare gli uffici per verificare quanto avviene in particolare nel comune di Sorrento e nella penisola sorrentina.
Voglio aggiungere che ho già parlato con il Ministro delle comunicazioni e abbiamo avviato un lavoro - come previsto nel programma - per prevedere la revisione delle norme in materia di elettrosmog e di tutela della salute dei cittadini, anche al fine di restituire agli enti locali dei poteri sottratti dalla legislazione precedente per rafforzare il principio di precauzione.
Il Ministero, quindi, sta operando nell'ambito delle competenze e di concerto con le altre amministrazioni centrali, affinché la tutela dei cittadini dall'elettrosmog sia considerata una priorità a livello della tutela dell'ambiente e del territorio e, per quanto ci riguarda, anche attraverso la rimozione di una serie di elettrodotti - alcuni sono stati già rimossi - e l'interramento di altri cavi di alta tensione. È un obiettivo strategico che serve a garantire la sicurezza dei cittadini nel nostro territorio.
PRESIDENTE. Il deputato Belisario ha facoltà di replicare per due minuti.
FELICE BELISARIO. Signor Ministro, la ringrazio per la puntualità della sua risposta.
Noi siamo estremamente preoccupati quando vediamo il prevalere di interessi di compagnie, spesso di multinazionali e, a volte, anche dei distributori dell'energia elettrica, che non si rendono conto di dove e come posizionano i loro trasmettitori oppure le sorgenti di irradiazione.
In particolare, come ho già affermato nell'illustrare la mia interrogazione, nelPag. 37centro cittadino di Sorrento - noto per il turismo e per essere una perla del Tirreno - vi sono impianti collocati vicino a fabbricati e persino in prossimità di un edificio scolastico, dove è allocata una scuola media inferiore.
Noi non solo dobbiamo tranquillizzare i cittadini sul fatto che il Governo e le autorità locali sono pronte, attente e vigili, ma dobbiamo anche porre in essere tutti i meccanismi di controllo, innanzitutto preventivo, per dare alle famiglie, ai cittadini e ai bambini le migliori condizioni di vita.
Mi dichiaro soddisfatto per la risposta e prego il Ministro di tenere aggiornato il Parlamento sulle iniziative importanti che assumerà, anche di concerto con il Ministro delle comunicazioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Piano nazionale di assegnazione delle emissioni di gas climalteranti - n. 3-01032)
PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01032 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 12).
PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor Ministro Pecoraro Scanio, in questi giorni il nostro paese è stato investito da una nuova ondata di calore, incendi e black out e cinque anziani sono morti in Sicilia. Come lei ben sa, si tratta di fenomeni meteorologici che indicano un cambiamento climatico profondo e repentino, i cui effetti sono diversi: piogge alluvionali e cicloni si susseguono a periodi di siccità.
Questa è la mappa delle aree a rischio desertificazione messa appunto dall'ENEA. La comunità scientifica internazionale non ha dubbi; una delle principali cause del surriscaldamento della biosfera è l'eccessiva emissione di anidride carbonica e di altri gas climalteranti che si sprigionano dalla combustione di energie fossili (il carbone più di tutti).
I protocolli internazionali impongono all'Italia di ridurre drasticamente le emissioni, ma l'Italia è inadempiente per almeno 100 milioni di tonnellate all'anno.
Noi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea proponiamo al Governo di iniziare questi tagli...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLO CACCIARI. ... rinunciando alla conversione delle centrali di Porto Tolle, in Polesine, e di Civitavecchia.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche l'interrogante per il tema sollevato, che è centrale per l'attività di Governo. Noi abbiamo già lavorato sull'argomento: il Ministero dell'ambiente, infatti, ha convocato per settembre una Conferenza nazionale sul clima, che si sta sviluppando attraverso una serie di convegni e attività preparatorie, tra cui vi è quella sulla desertificazione, tenutasi nei giorni scorsi. All'inizio del prossimo anno dovrebbe iniziare anche la Conferenza nazionale su energia e ambiente, predisposta insieme al Ministero dello sviluppo economico, della quale sono stati avviati i lavori preparatori.
Ovviamente vi è la necessità di predisporre un piano nazionale sulle allocazioni che tagli maggiormente le emissioni di CO2. Com'è noto, il Ministero dell'ambiente aveva presentato un piano per l'allocazione delle emissioni - si chiama così in gergo - per 194 milioni di tonnellate di anidride carbonica; nella mediazione con il Ministero dello sviluppo economico era stato portato a 209 milioni, ma l'Unione europea ha richiesto che sia riportato esattamente nei termini indicati nella proposta del Ministero dell'ambiente.
Nelle prossime settimane, già il 3 luglio, si terrà un'altra riunione del comitato competente per rivedere il piano nazionale delle allocazioni; il Ministero dell'ambientePag. 38ha proposto che le quote di riduzione siano sottratte proprio alle centrali termoelettriche a carbone, per il motivo che il carbone, a parità di produzione energetica, è il combustibile con maggiore livello di emissioni e, quindi, è il più inquinante.
Inoltre, il carbone è anche quello che ha il costo più basso rispetto agli altri combustibili. Basti pensare, infatti, che con ogni mille megawatt di carbone si producono 5 milioni di tonnellate di CO2.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare condivide e ha sostenuto in tutte le sedi di Governo l'istanza - che spero possa essere ampiamente condivisa anche dal Parlamento - che l'Italia punti in modo deciso sulle fonti rinnovabili e che, anche nelle riconversioni, si privilegi l'uso del metano, tra i combustibili fossili ovviamente (laddove sarà necessario utilizzare ancora quelli fossili), piuttosto che il carbone. Abbiamo anche investito sul fotovoltaico, prevedendo 3 mila megawatt entro il 2016, sul solare termodinamico, rilanciando il progetto Rubbia, recuperando così la collaborazione del premio Nobel con il nostro Ministero.
In ordine alle biomasse abbiamo investito solo su quelle prodotte in zona con distretti agroenergetici e senza creare una situazione perversa di importazione dall'estero, con relative problematiche. Per quanto riguarda il meccanismo CIP6, a cui l'onorevole interrogante fa riferimento, il disegno di legge presentato il 7 febbraio 2007 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prevede un ulteriore taglio anche rispetto all'uso di tale CIP6 per le centrali in costruzione e per le attività in svolgimento.
Continuiamo a insistere ricordando che i soldi destinati alle cosiddette fonti assimilabili - quindi risorse che dovevano essere destinate alle fonti rinnovabili, ma usate male - sono stati una cifra notevole, nell'ordine di miliardi di euro, che sarebbe stata spesa bene invece se destinata alle fonti rinnovabili.
Questi elencati sono gli obiettivi. Spero nel conforto del Parlamento e nella rapida approvazione del disegno di legge presentato dal Governo.
PRESIDENTE. Il deputato Cacciari ha facoltà di replicare per due minuti.
PAOLO CACCIARI. Signor Presidente, signor Ministro, la devo personalmente ringraziare per il suo impegno e per quello del suo Ministero ma, in tutta franchezza, devo rilevare che mancano ancora politiche davvero integrate, industriali, infrastrutturali, fiscali e, soprattutto, energetiche.
Dal 1o gennaio del prossimo anno - lo ricordo ai cosiddetti ministri finanziari - l'Italia dovrà pagare ingenti penali e contributi sul mercato europeo delle quote di emissioni; tale costo sarà pari a 3,8 miliardi di euro: un «tesoretto» all'anno che finisce letteralmente in fumo per non voler ripensare il sistema energetico nazionale.
Non era mia intenzione parlare di soldi, ma di salute. Questa è la mappa satellitare (Il deputato Cacciari mostra l'immagine di una mappa satellitare) prodotta dall'Agenzia spaziale europea con i dati sulle emissioni di biossido di azoto, un gas prodotto soprattutto dalle industrie e dalle centrali elettriche. Le popolazioni esposte costantemente a questo gas riscontrano problemi all'apparato respiratorio e danni cronici ai polmoni.
Signor Ministro, le sembra razionale, oltre che equo, peggiorare la qualità dell'atmosfera con le centrali alimentate a carbone, proprio nelle aree dove la situazione è peggiore? Non è forse giunto il momento di uscire dall'era del fossile e di entrare in quella del solare?
(Sospensione delle sperimentazioni in campo aperto di organismi geneticamente modificati - n. 3-01033)
PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di illustrare l'interrogazione Fundarò n. 3-01033 (vedi l'allegato APag. 39- Interrogazioni a risposta immediata sezione 13), di cui è cofirmataria, per un minuto.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Presidente, signor Ministro, la lotta contro gli organismi geneticamente modificati è stata per anni, per noi Verdi e ambientalisti, la madre di tutte le battaglie. Anche oggi manteniamo un impegno tenace per tutelare dall'invasione transgenica gli ecosistemi naturali, la salute umana e l'agricoltura. Noi abbiamo reagito con allarme l'8 maggio scorso, quando il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha tentato di dare il via libera alla sperimentazione in campo aperto di specie agricole geneticamente modificate. Si tratta, in particolare, di specie OGM di kiwi, agrumi, ciliege, pomodori, ulivi e viti. Abbiamo accolto con sollievo il «no» del suo Ministero; un sollievo condiviso - lo sappiamo - dal mondo agricolo e dai consumatori.
Vorremmo adesso sapere quali ulteriori misure il suo Ministero intenda assumere per dare lo stop definitivo alle sperimentazioni in campo aperto e per garantire un'adeguata difesa della biodiversità, della sicurezza dei consumatori, del mercato delle produzioni tipiche e di qualità del nostro Paese.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Alfonso Pecoraro Scanio, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, credo sia importante condividere sempre più in Parlamento la necessità di uscire dalla cosiddetta «era dei fossili» e passare all'energia solare, come peraltro anche il Parlamento europeo ha più volte dichiarato.
Se quella di indirizzarsi verso il biologico, l'agricoltura di qualità e la difesa dei prodotti tipici è una scelta strategica, essa deve trovare riscontri coerenti anche negli atteggiamenti complessivi.
Il motivo per il quale il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha espresso parere contrario alla bozza di decreto - che, peraltro, era stata studiata da alcuni tecnici, che hanno tentato di capire se fosse possibile una sperimentazione in campo aperto senza problemi - è dovuto all'insorgere di alcuni problemi, emersi a seguito di analisi scientifiche e tecniche.
Il primo di tali problemi è relativo alle distanze minime di sicurezza intercorrenti tra i campi, le quali, in tutte le proposte, non riescono a garantire la certezza di non trasmissione di agricoltura transgenica in altri campi. Il secondo problema è legato al rischio dell'impollinazione accidentale. Il terzo, invece, è relativo alla trasparenza e all'informazione: è perciò fondamentale che, in Italia, i produttori di agricoltura di qualità, di agricoltura biologica e di prodotti tipici non siano danneggiati da sperimentazioni effettuate in appositi luoghi le quali potrebbero diffondere e creare problemi non solo all'agricoltura del nostro Paese, ma anche all'ambiente e alla biodiversità.
Pertanto, le ragioni del «no» del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono scientifiche, assolutamente convalidate da un punto di vista tecnico, oltre che coerenti con le posizioni assunte dal Governo, sia nel programma presentato agli elettori, sia in quello presentato al Parlamento per il voto di fiducia. Riteniamo quindi - e questa è l'azione che il mio Ministero sta svolgendo - di dover garantire al massimo certezza per i consumatori, per gli agricoltori e per l'ambiente. Anche con riferimento all'assurdo limite di 0,9 per cento di OGM nella produzione del biologico - che è stato fissato dalla Commissione europea, nonostante il parere diverso del Parlamento europeo - abbiamo già chiesto, con il consenso del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, di definire un decreto che stabilisca che in Italia il limite massimo della contaminazione accidentale sia pari allo «zero tecnico», quindi 0,0 (che può essere anche 0,09), che dimostrerebbePag. 40che la contaminazione è effettivamente accidentale; ciò a tutela degli agricoltori biologici e dei consumatori.
PRESIDENTE. Ministro, deve concludere.
ALFONSO PECORARO SCANIO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Riteniamo che tutto ciò sia preoccupante. Aggiungo che, proprio al Consiglio dell'ambiente dell'Unione europea, voteremo anche contro le patate transgeniche, proprio al fine di fornire maggiori garanzie ai consumatori.
PRESIDENTE. La deputata Francescato ha facoltà di replicare per un minuto.
GRAZIA FRANCESCATO. Signor Ministro, le sue parole ci confortano. Condividiamo il fatto che il «no» debba avere solide motivazioni scientifiche, e sicuramente le ha.
Pensiamo che sia cruciale - nel momento in cui la tensione dei media e dei cittadini viene un po' dirottata, anche giustamente, verso altri temi bollenti, come il clima, sul quale peraltro noi Verdi siamo in prima linea - non abbassare la guardia sugli OGM. Non a caso, il nostro collega dei Verdi Marco Lion, presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, ha presentato al Ministro De Castro un'interrogazione sul tema, che dovrebbe trovare risposta, speriamo soddisfacente, proprio domani.
È davvero un imperativo categorico non smettere di vigilare, perché sappiamo tutti che in Europa è ancora in corso una specie di guerra degli OGM. Lei, signor Ministro, ha citato la battaglia sullo zero tecnico, che fa parte di una più ampia battaglia che vede schierati, da un lato, le grandi multinazionali, che grazie ai brevetti sulla vita - non dimentichiamolo - possono accumulare enormi profitti diventando, di fatto, padroni del codice genetico di piante ed animali, e, dall'altro, la grande massa dei cittadini e dei consumatori, europei ed italiani, come ricorda la relazione del 3 febbraio 2007 su prospettive e sfide dell'agricoltura in Europa.
Anche il mondo agricolo, con in testa i produttori del comparto biologico, del biodinamico e del tipico, sono giustamente in fermento, come si è visto dalle mobilitazioni di questi giorni. Desideriamo ricordare, ancora una volta, che sia la nuova politica agricola comunitaria, sia la normativa europea e nazionale vigente, sia il famoso programma dell'Unione, a cui ci appelliamo sempre nei momenti critici, concordano su alcuni punti chiave: la tutela della biodiversità dei nostri campi, il ricorso all'innovazione scientifica e tecnologica, proprio al fine di tutelare tale patrimonio fondamentale, e anche - non dimentichiamolo - la difesa e la promozione del biologico e dell'agricoltura tipica di qualità, che è un comparto vitale anche per la nostra economia.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 17,20.
La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI