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Discussione del disegno di legge: S. 1558 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO) (Approvato dal Senato) (A.C. 2931) e della abbinata proposta di legge Nicco ed altri (A.C. 2206) (ore 15,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, adottata a Parigi il 17 ottobre 2003 dalla XXXII sessione della Conferenza generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO); e dell'abbinata proposta di legge di iniziativa dei deputati Nicco ed altri.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto della seduta del 1o agosto 2007 nonché della seduta del 10 settembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2931)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della Commissione affari esteri, deputato Ranieri, ha facoltà di svolgere la relazione.
UMBERTO RANIERI, Relatore. Signor Presidente, la tutela del patrimonio culturale immateriale è da molti anni all'attenzione dell'UNESCO. L'adozione della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, infatti, è il punto di arrivo di un lungo percorso iniziato nel 1973. Tra il 1973 e il 2003 si è avuta non solo una successione di studi, ricerche e incontri, ma anche l'adozione di alcuni strumenti quali, ad esempio, la raccomandazione del 1989 sulla salvaguardia della cultura tradizionale popolare.
Con il lancio del programma sulla proclamazione dei capolavori del patrimonio orale immateriale dell'umanità nel 1997 si è creata per la prima volta, a livello internazionale, una distinzione tra patrimonio culturale tout court e patrimonio culturale immateriale. Tale distinzione e la connessa compilazione di liste erano finalizzate ad individuare i beni idonei ad entrare a far parte del sistema di tutela previsto dalla futura Convenzione.
La Convenzione, pertanto, è stata adottata il 17 ottobre 2003 nel corso della XXXII sessione della Conferenza generale dell'UNESCO ed è entrata in vigore il 20 aprile 2006. In base alla Convenzione, il patrimonio culturale immateriale - definito anche «patrimonio vivente» - è considerato la base della diversità culturale e la sua tutela rappresenta la garanzia di continuità della creatività umana.
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L'articolo 2 definisce il patrimonio culturale immateriale come l'insieme delle pratiche, delle rappresentazioni, delle espressioni, nonché delle conoscenze e delle abilità che le comunità, i gruppi - e, in alcuni casi, anche gli individui - riconoscono come parte della propria ricchezza culturale.
Ritengo che il senso più profondo di questa Convenzione vada colto nei suoi nessi con un'azione mondiale di difesa del patrimonio culturale in tutte le sue forme e, quindi, nell'obiettivo che oggi si denomina in modo unitario con l'espressione «difesa della diversità culturale». Si tratta di una difesa dai rischi crescenti di omologazione e di silenziosa sparizione di parti importanti delle eredità che le generazioni precedenti ci hanno lasciato. Tali rischi sono accresciuti enormemente dalla globalizzazione e sono ben rappresentati da due fenomeni che considero particolarmente drammatici: la sparizione delle lingue e quella di comunità umane fortemente caratterizzate in termini culturali, ossia i popoli indigeni.
Venendo agli aspetti operativi e normativi della Convenzione, ricordo che l'insieme degli Stati parte della Convenzione costituisce l'Assemblea generale, l'organo sovrano che si riunisce in sessione ordinaria ogni due anni: già nel corso della sua I sessione, l'Assemblea generale ha eletto i primi diciotto membri del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, il cui numero è salito a ventiquattro, dopo l'adesione del cinquantesimo Stato.
La Convenzione istituisce una lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'umanità, per garantire maggiore visibilità a tale patrimonio, e una lista del patrimonio culturale che necessita di una salvaguardia urgente, i cui elementi sono inseriti non già sulla base di un loro universale valore, ma per il fatto che siano rappresentativi della creatività e della diversità culturale dell'umanità o che esprimano il patrimonio immateriale di gruppi e comunità.
La Convenzione accorda agli Stati parte la possibilità di chiedere l'assistenza internazionale per la realizzazione di programmi e progetti. Per finanziare tali programmi è istituito un fondo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, costituito prevalentemente dai contributi degli Stati parte, da fondi stanziati dalla Conferenza generale dell'UNESCO e da altri contributi, donazioni o lasciti.
La Convenzione che oggi la Camera è chiamata a ratificare, pertanto, va collocata in un contesto molto ampio, quello di un'azione internazionale consapevole dei grandi benefici nella crescita del ritmo del progresso, dell'economia e degli scambi.
Concludo ricordando che l'Italia ha e deve mantenere un prestigio internazionale in tutta la materia della tutela del patrimonio culturale e che, quindi, è auspicabile che anche nello specifico settore di intervento di questa Convenzione il nostro Paese occupi una posizione di rilievo. La ratifica celere del provvedimento rappresenta, quindi, una precondizione per soddisfare tale esigenza.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VITTORIO CRAXI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, intervengo per aggiungere soltanto una considerazione rispetto al relatore: la sollecita ratifica di questa Convenzione è legata alla volontà di candidarci, con adeguato anticipo, all'elezione del giugno del 2008 per uno dei due posti del gruppo occidentale in seno all'UNESCO che si renderanno disponibili nel Comitato intergovernativo. Per tale ragione sarebbe auspicabile riuscire a ratificare questa Convenzione in tempo utile, proprio per partecipare alla sessione del Comitato che dovrebbe tenersi a Tokyo all'inizio di questo mese, in qualità di osservatore membro della Convenzione.
La Convenzione prevede l'acquisizione dello stato di membro decorsi tre mesi dal deposito dello strumento di ratifica nazionale presso l'UNESCO. Ritengo che la tempestiva ratifica eviterebbe, inoltre, la ritardata iscrizione nella lista internazionalePag. 4dei citati nostri capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità proclamati negli anni scorsi, vale a dire il teatro dei pupi siciliani e il canto a tenore dei pastori sardi del 2005.
Tale Convenzione rappresenta, a mio avviso, uno dei segmenti essenziali della strategia di azione del nostro Paese in seno all'UNESCO e, quindi, per noi rappresenta una vera e propria priorità.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Zulueta. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Signor Presidente, anch'io ritengo urgente la ratifica in oggetto, che spero avverrà domani.
Credo che il fatto che l'Italia sia in ritardo, obiettivamente, con tale ratifica sia forse dovuto al fatto che il nostro Paese gode di un patrimonio culturale materiale senza eguali al mondo e, pertanto, con tanta ricchezza, è stato trascurato il valore molto particolare della protezione del patrimonio immateriale, intangibile, vale a dire quello delle conoscenze e dei saperi tradizionali che ha illustrato il presidente Ranieri.
Siamo talmente in ritardo che, purtroppo, non possiamo partecipare, per ora, alla stesura dei criteri che vengono definiti per il riconoscimento, all'impostazione e all'attuazione di questo importante strumento internazionale. Perdere la leadership nel campo della gestione dei beni culturali costituirebbe un torto alla ricchezza di cui l'Italia beneficia in questo campo, oltre che in quello dei beni materiali.
I due riconoscimenti già avvenuti - quello dei pupi siciliani e del canto a tenore sardo - sono «decaduti» in attesa della nostra piena partecipazione agli organi della Convenzione e ritengo che questo sia un segnale negativo che dobbiamo correggere in fretta.
Vi sono, tuttavia, nel nostro Paese delle esperienze di avanguardia proprio in questo campo. Pertanto, senza aspettare la ratifica della Convenzione dell'UNESCO, esistono degli enti locali, come la regione Trentino, che hanno un'esperienza di avanguardia nella valorizzazione dei saperi tradizionali, che ha preso la forma di una rete di cosiddetti ecomusei; tale esperienza è talmente all'avanguardia che è stata presa da esempio dal Governo cinese.
Un altro esempio è dato dall'apertura, avvenuta quest'anno, del primo Centro mondiale sui saperi tradizionali a Firenze, ospite della regione toscana, in attuazione della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla siccità e alla desertificazione, con l'obiettivo di sviluppare iniziative per la diffusione delle conoscenze e delle tecnologie tradizionali, le quali possono svolgere un ruolo cruciale per consentire alle popolazioni di affrontare con strumenti sostenibili anche i cambiamenti climatici in atto. Infatti, uno degli aspetti caratterizzanti tale Convenzione è il suo nesso profondo con l'ambientalismo. La valorizzazione dei saperi antichi è uno strumento di politiche ambientaliste attive ed efficaci.
Inoltre, un altro legame, che è implicito nell'illustrazione del presidente Ranieri, è quello con la Convenzione dell'UNESCO, già ratificata, in materia di differenze culturali. Ritengo che le due Convenzioni si completino e si rafforzino. Mi auguro, quindi, che potremo presto usufruire dei frutti di tali strumenti internazionali anche attraverso il nostro Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con il disegno di legge in discussione il Parlamento è chiamato a ratificare la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, già approvata dall'UNESCO a Parigi il 17 ottobre 2003. Riteniamo si tratti di un documento di fondamentale importanza anche perché, in materia, è il primo di carattere vincolante e perché tende a salvaguardare e garantire vitalità alle tradizioni ed espressioni culturali orali dei popoli, arti, consuetudini, riti e feste.
Con questa Convenzione, pertanto, nella consapevolezza universale di salvaguardare il patrimonio immateriale dell'umanità,Pag. 5così come già avvenuto per il patrimonio materiale culturale naturale, sono dettate norme generali attraverso le quali si deve avviare tale processo di conservazione.
Tali norme prevedono la salvaguardia nazionale di tale patrimonio ma, soprattutto attraverso una cooperazione tra gli Stati, ne prevedono anche una internazionale. La Convenzione oggetto di ratifica contiene una modalità fattiva in quanto prevede due principi fondamentali: la compilazione di una lista rappresentativa del patrimonio e la costituzione di un fondo che fornisca supporto pratico a tale finalità. Ciò sta ad indicare che la stessa non rappresenta soltanto un documento aleatorio e demagogico. Pertanto, auspichiamo che tale Convenzione venga ratificata dal Parlamento quanto prima, affinché l'Italia non rimanga estranea a tale percorso ma ne faccia parte sin dal primo momento, perché riteniamo ciò rappresenti un bene, non solo per l'Italia ma per tutta l'umanità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, come giustamente ha detto la collega Tana de Zulueta, ancora una volta siamo in ritardo in relazione alla ratifica di una Convenzione internazionale.
Occorre farlo presente, in quanto è necessario essere consapevoli delle difficoltà che, successivamente, il nostro Paese può incontrare nel mostrarsi all'altezza e nell'essere tempestivo nel seguire anche le indicazioni più significative e innovative provenienti dalle istanze internazionali e transnazionali.
La Convenzione oggetto di ratifica - che contiene anche una parte burocratica relativa alle Nazioni Unite, ai vincoli e alla gestione, che può comportare sicuramente anche lungaggini e costi non direttamente legati all'obiettivo della Convenzione stessa - è di grande importanza per lo stesso tema che ha ad oggetto, in quanto definisce, individua e valorizza un aspetto culturale che, persino il nostro Paese, l'Italia, pur essendo talmente all'avanguardia e ricca di patrimonio culturale, finisce per dimenticare e tralasciare nell'azione politica e amministrativa quotidiana.
Non avviene così dappertutto. È stato gia citato l'esempio del Trentino. Tuttavia, conosco anche i casi della Valle d'Aosta e del Piemonte, dove la ricchezza culturale locale - a partire dalle comunità locali, dalle differenze linguistiche locali e dal patrimonio incredibile rappresentato dai walser, dagli occitani e dai provenzali, per non parlare delle comunità linguistiche regionali - rappresenta un elemento importante, che occorre portare all'attenzione del mondo mediante tale legge di ratifica, costruendo una rete significativa di protezione, difesa e valorizzazione.
Io credo che questa consapevolezza debba servire anche a noi, anche all'Italia, non solo per fare l'inventario, la lista dei beni particolarmente significativi per la tutela, ma anche perché deve essere uno stimolo per riconoscere quello che c'è già stato, che abbiamo già fatto, che alcune comunità locali hanno fatto. Uno stimolo ad essere davvero attenti a patrimoni che si vanno perdendo, perché, certo, la globalizzazione ha molti aspetti significativi e importanti, ma per altri aspetti rischia di mettere in crisi persino le lingue nazionali rispetto ad un contesto internazionale dove necessariamente lo strumento di comunicazione diventa semplificato e unico e, quindi, si perdono, con le lingue, anche le culture immateriali, non tangibili che a quella cultura, a quella lingua, a quell'espressione e a quella rappresentanza sono necessariamente unite.
Allora, ratifichiamo prima possibile, sempre con il ritardo che abbiamo già accumulato, ma siamo consapevoli che si tratta di un passo necessario e opportuno per guidare sì un processo internazionale, ma in qualche modo anche per essere aiutati a riconoscere le nostre ricchezze, a non disperderle, a valorizzarle, a renderle fruibili da tutti, dagli italiani, ma anche dalla comunità internazionale.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ceccuzzi. Ne ha facoltà.
FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, anche per il gruppo dell'Ulivo è assolutamente condivisibile arrivare alla ratifica di questa Convenzione in tempi rapidi, seppure con ritardo. Noi condividiamo infatti l'obiettivo prioritario qual è quello di salvaguardare il patrimonio culturale immateriale, rafforzando la consapevolezza della sua importanza sia a livello internazionale sia a livello nazionale.
In particolare, è bene ricordare che la Convenzione introduce due liste: una rappresentativa del patrimonio immateriale dell'umanità ed una che include le espressioni culturali la cui salvaguardia è ritenuta assolutamente urgente. Ulteriori progetti e programmi volti a salvaguardare e promuovere il patrimonio culturale immateriale vengono poi finanziati con risorse provenienti da un fondo appositamente istituito.
Questo testo rappresenta quindi uno strumento importantissimo a livello internazionale per la tutela e la promozione del patrimonio culturale intangibile. Il documento riguarda infatti l'insieme di tutte le tradizioni, le pratiche, le usanze, le conoscenze e le abilità che vengono tramandate nel tempo con un senso profondo di continuità e di identità; quelle tradizioni capaci, quindi, di valorizzare la creatività umana oltre all'essenza e all'identità di una determinata comunità. Si tratta, nello specifico, di tradizioni, espressioni orali, arti dello spettacolo, riti, feste, saperi, attività artigianali e sociali non identificabili esclusivamente con un sito specifico, ma che meritano assolutamente di essere comunque salvaguardate per poter essere conservate e tramandate alle generazioni future.
La Convenzione, promossa dalla Conferenza generale delle Nazioni Unite per l'educazione la scienza e la cultura affianca, così, e completa quell'esperienza peculiare attivata dalla stessa UNESCO nel 1972 per la salvaguardia del patrimonio culturale e materiale. Si tratta di un progetto al quale hanno aderito negli anni oltre 180 Stati e che ha permesso di promuovere 830 siti, 644 riferiti ai beni culturali, 162 ai beni naturali e 24 a quelli cosiddetti misti, presenti in 138 nazioni del mondo. L'Italia, con i suoi 41 luoghi, rappresenta oggi una delle nazioni con il maggior patrimonio storico, culturale ed ambientale riconosciuto dall'UNESCO.
Era necessaria questa breve premessa per rimarcare ora la necessità per il nostro Paese di riconoscere al più presto anche la Convenzione UNESCO per il patrimonio immateriale, una ratifica basilare per due ordini di ragioni: il primo di carattere strettamente tecnico ed organizzativo ma anche politico; sono passati infatti quattro anni dall'assise di Parigi e circa 80 Stati di tutto il mondo, come è stato già detto, hanno già sottoscritto il documento per la salvaguardia del patrimonio immateriale. Sono già state istituite, fra i Paesi membri, una Assemblea generale ed un Comitato intergovernativo di salvaguardia che non annoverano, quindi, al loro interno, rappresentanti italiani. Si tratta di organismi decisionali e già operativi, che avranno il compito di definire, tra l'altro, la messa in atto delle convenzioni, le modalità di assistenza agli Stati membri per la salvaguardia del patrimonio intangibile locale e le norme per la selezione e la preparazione delle candidature.
Proprio nei giorni scorsi, dal 3 al 7 settembre, si è infatti tenuta a Tokyo la seconda sessione ordinaria dei rappresentanti del Comitato intergovernativo, che ha continuato a lavorare sui principi della Convenzione, entrata in vigore nell'aprile del 2006. Approvare questa Convenzione in tempi stretti è il primo, indispensabile e propedeutico passaggio per permettere al nostro Paese di dare il proprio contributo, anche operativo, nei processi decisionali in questa prima importantissima fase, che porterà alla definizione dei parametri condivisi per le candidature oltre alla gestione dell'apposito fondo.
Esiste poi un secondo, semplice ma intuibile motivo, che ribadisce la necessità di una pronta approvazione: senza la ratifica della Convenzione nessuna candidatura italiana potrà essere presentata e nonPag. 7potrà essere attivato formalmente il censimento del patrimonio culturale e immateriale territoriale, passaggio anch'esso importantissimo per la definizione di quell'inventario nazionale che dovrà essere sottoposto periodicamente all'attenzione dell'UNESCO. Non dobbiamo poi dimenticare che l'opera dei pupi siciliani ed i canti popolari sardi, già presenti in una precedente lista UNESCO dei capolavori del patrimonio orale e immateriale dell'umanità, entreranno a far parte di diritto del patrimonio culturale immateriale solo dopo che il nostro Paese avrà ratificato questa Convenzione. Occorre quindi ratificare al più presto il Documento di Parigi con convinzione e responsabilità, per far sì che l'Italia, che può vantare una straordinaria tradizione di giacimenti culturali, usi e costumi, possa vedere riconosciuto il patrimonio intangibile nella stessa misura in cui l'UNESCO ha voluto valorizzarne negli anni il patrimonio materiale.
Il Governo si è già espresso con convinzione a favore del Trattato di Parigi, delle sue finalità e dei suoi contenuti. Si è pronunciato in questa direzione ed in più occasioni il Ministro dei beni culturali Francesco Rutelli, che ha sostenuto l'iniziativa istituendo un comitato scientifico per la promozione del patrimonio immateriale nazionale, indicando inoltre una lista di eccellenze che possono meritare una candidatura. Le feste, i riti, le attività artigianali del nostro Paese vantano infatti una tradizione secolare, dalla più antica manifestazione, che è il palio di Siena, famoso in tutto il mondo e la cui peculiarità merita ormai questo tipo di riconoscimento.
Questa doverosa sottolineatura non vuole sminuire le ragioni per le quali sono già state attivate le procedure per arrivare alla candidatura, fra le altre, dell'arte liutaia di Cremona e del canto polifonico di Palestrina.
Sulla stessa linea si sono posizionate vaste aree della società civile e dell'associazionismo, a partire dall'ANCI, che vede giustamente la ratifica come un'opportunità straordinaria per la salvaguardia delle tradizioni culturali locali, spesso nei piccoli centri abitati, e per sviluppare, dal punto di vista turistico, la visione economica del patrimonio immateriale.
Ritengo altrettanto importante - e concludo - in un'ottica nazionale di sinergia e collaborazione fra diversi territori, attivare i percorsi necessari per presentare candidature credibili, radicate e comprovate, capaci di mettere insieme il più vasto consenso popolare e una dettagliata documentazione tecnico-scientifica. Va infatti sottolineato che ogni nazione potrà presentare annualmente una sola candidatura per il patrimonio immateriale. Campanilismi esasperati e divisioni partigiane sarebbero, in questa direzione, dannosi e controproducenti.
Questa Convenzione - ha dichiarato il direttore generale dell'UNESCO Koichiro Matsuura - costituisce una parte vitale degli sforzi che dobbiamo svolgere per raccogliere le sfide culturali della mondializzazione. Può aiutare le comunità a rispondere alla pressione che la globalizzazione esercita sulla diversità culturale, particolarmente sulle sue manifestazioni locali, autoctone e viventi. Essa offre, parimenti, una risposta alla sfida del multiculturalismo crescente delle odierne società; promuove il rispetto del patrimonio intangibile, un modo per creare un'armonia sociale da parte delle società; può esprimere un desiderio di reciproca comprensione, una modalità di vivere con le differenze culturali.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2931)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, presidente della Commissione affari esteri, deputato Ranieri.
UMBERTO RANIERI, Relatore. Rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Prendo atto che anche il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.Pag. 8
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.