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INTERVENTI DEI DEPUTATI SALVATORE IACOMINO E LUCA BELLOTTI IN SEDE DI DISCUSSIONE CONGIUNTA SULLE LINEE GENERALI DEI DISEGNI DI LEGGE N. 1746-BIS E N. 1747
SALVATORE IACOMINO. «Caro Presidente, vi siete imbarcato in uno sforzo duplice, di ripresa e di riforma: ripresa dalla crisi e varo di quelle iniziative e riforme sociali che sono attese da troppo tempo. Per il primo compito velocità e rapidi risultati sono essenziali. Anche il secondo compito può essere urgente: ma la fretta sarebbe nociva ed è più importante la saggezza dei propositi a lungo termine che il conseguimento di risultati immediati. Sarà il successo nel realizzare la ripresa in tempi brevi che farà crescere il prestigio della Vostra amministrazione e che Vi darà così la forza necessaria per portare a termine riforme di ampio respiro.
D'altro canto anche sagge e necessarie riforme possono, in qualche modo, impedire e complicare la ripresa. Infatti turberanno la fiducia nel mondo degli affari e indeboliranno gli attuali stimoli all'azione prima che Voi abbiate avuto il tempo di mettere a loro posto nuove motivazioni. Esse possono anche rendere troppo gravoso il compito della VostraPag. 178macchina burocratica, che il tradizionale individualismo ... e il vecchio spoyls system non hanno per nulla rafforzato. E le stesse riforme confonderanno le idee e i propositi Vostri e della Vostra amministrazione, mettendo da subito troppa carne a fuoco».
Il passo richiamato descrive con estrema concisione la difficile situazione che attraversa il nostro Governo nell'attuale congiuntura politica ed economica, stretto come è, dallo sforzo di coniugare rigore dei conti pubblici, crescita economica ed equità sociale. Non deve sorprendere che il cronista d'eccezione, estensore delle brevi note citate, risponda al nome di John Maynard Keynes che così si esprimeva in una «Lettera a Roosevelt» pubblicata sul The New York Times del 31 dicembre 1933. Non deve stupire che gli sforzi a cui siamo stati chiamati dal corpo elettorale ed i connessi rischi che dobbiamo correre per il perseguimento degli interessi del paese trovi una così puntuale coincidenza con la fase storica del New Deal, anzi ciò ci deve rendere consapevoli delle difficoltà cui andremo incontro nel processo di risanamento avviato con la legge finanziaria, ma al tempo stesso responsabilmente orgogliosi del fatto che i nostri cittadini abbiano ritenuto opportuno affidare a noi il difficile compito di affrontare una congiuntura tanto sfavorevole che una corretta amministrazione, frutto di una rigorosa ed equa manovra finanziaria, potrà trasformare in una nuova fase di riforme della politica economica e sociale simile, per i sacrifici che richiede e le prospettive che lascia intravedere, a quella che è passata alla storia con il termine di New Deal.
Il Governo, nato nel maggio scorso, ha ereditato una situazione di grave squilibrio dei conti pubblici certificata dall' avanzo primario, passato dal 6,6 per cento del Pil del 1997 allo 0,4 per cento del 2005, dall'indebitamento netto, salito nel 2005 al 4,1 per cento del Pil, e dal debito pubblico che, in rapporto al Pil e dopo un decennio di continua discesa, è tornato ad aumentare nel 2005, per assestarsi al 106,6 per cento del Pil, un valore superiore a quello di tutti i paesi dell'Unione Europea.
Ma al di là del preoccupante deterioramento dei saldi, come ha ricordato il ministro Padoa Schioppa, nell'ultimo quinquennio è anche accaduto che i conti pubblici siano divenuti più difficili da risanare, sia per la crescita a ritmi non sostenibili della componente più rigida e strutturale della spesa e sia per il prosciugamento delle risorse per molte funzioni pubbliche essenziali, quali le spese in conto capitale, i finanziamenti per le infrastrutture, le reti ferroviarie e stradali, gli investimenti in ricerca e sviluppo. Era richiesto al paese uno sforzo straordinario per rimediare al disordine dei conti pubblici, alla bassa crescita ed alle condizioni economiche sempre più diseguali dei cittadini cui il Governo, responsabilmente, non si è sottratto predisponendo una manovra finanziaria che, per finalità e dimensioni, si colloca tra le maggiori degli ultimi lustri.
L'importo complessivo della manovra di finanza pubblica per il 2007, includendo oltre la legge finanziaria il decreto-legge collegato ed il disegno di legge delega in materia di tributi statali, dovrebbe ammontare a circa 40 miliardi di Euro, pari a circa il 2,6 per cento del Pil, destinati per 20,15 miliardi di Euro, corrispondenti all'1,33 per cento del Pil, a misure di carattere espansivo o comunque oneroso volte al finanziamento di spese non eludibili, il rinnovo dei contratti del pubblico impiego per esempio, ed alla realizzazione di interventi di sviluppo o di carattere sociale e per 19,9 miliardi di Euro, corrispondenti all'1,3 per cento del Pil, alla correzione dei conti pubblici per garantire il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica di cui 5,3 miliardi (0,35 per cento del Pil) per la copertura delle minori entrate derivanti dalla recente sentenza della Corte di giustizia europea sulla detraibilità dell'Iva sugli autoveicoli e 14,6 miliardi, pari a circa 1'1 per cento del Pil, per la correzione necessaria a ricondurre il disavanzo tendenziale agli obiettivi indicati nel Documento di programmazione economico-finanziaria.Pag. 179
Gli effetti finanziari della sola manovra di bilancio 2007 si possono riassumere, da nostre elaborazioni dall'apposito dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, in maggiori entrate fiscali per 5.377 milioni di Euro, maggiori entrate previdenziali per 10.378 milioni, maggiori entrate dal comparto sanitario per 1.401 milioni, altre maggiori entrate per 85 milioni, minori spese correnti per 10.029 milioni, minori spese in conto capitale per 1.474 milioni, maggiori entrate e risparmi di spesa da tabelle della legge finanziaria per 390 milioni, per complessivi 29.134 milioni di Euro di maggiori entrate e contenimenti di spese, a fronte di minori entrate fiscali per 3.711 milioni di Euro, minori entrate previdenziali per 683 milioni, minori entrate del settore sanitario per 1.290 milioni, maggiori spese correnti per 7.379 milioni, maggiori spese in conto capitale per 4.157 milioni, minori entrate e maggiori spese da tabelle della legge finanziaria per 2.550 milioni, per complessivi 19.769 milioni di Euro di minori entrate e maggiori spese. L'effetto netto delle maggiori e minori entrate e delle minori e maggiori spese previste della legge finanziaria risulta, quindi, di 9.365 milioni di Euro.
Le maggiori entrate fiscali, 5.377 milioni di Euro, sono principalmente imputabili alla revisione ed aggiornamento degli studi di settore per 3.288 milioni, alle disposizioni in materia di valorizzazione del patrimonio pubblico per 500 milioni, alla modifica delle tariffe delle tasse automobilistiche per 452 milioni, alla riforma della disciplina dell'Irpef per 303 milioni, alla modifica della disciplina sulle ritenute sui corrispettivi dovuti dal condominio all'appaltatore per 110 milioni ed all'aumento della tassazione sui tabacchi per 100 milioni.
Le maggiori entrate previdenziali, 10.378 milioni di Euro, dovrebbero derivare, sostanzialmente, per 5.017 milioni, dall'istituzione di un Fondo, gestito dall'Inps, per l'erogazione del trattamento di fine rapporto lavoro e, per 4.247 milioni, dall'incremento delle aliquote contributive per i lavoratori e gli artigiani da considerare come pagamento a fronte di una prestazione pensionistica futura, piuttosto che come un' ulteriore tassa.
Le maggiori entrate per il comparto sanitario, 1.401 milioni di Euro, sono esclusivamente attribuibili alla proroga del meccanismo di incremento automatico delle aliquote.
L'insieme degli interventi contenuti nella legge finanziaria sul versante delle entrate ribadisce che la lotta all'evasione ed all'elusione fiscale e previdenziale costituisce una priorità dell'azione di governo. Le stime più recenti dell'economia informale indicano in una percentuale intorno al 15 per cento del prodotto interno lordo il valore aggiunto del sommerso che sfugge all'erario. Si tratta di circa 200 miliardi di Euro di cui circa 100 miliardi derivano dall'utilizzo di lavoro non regolare e più di 93 miliardi dalla sottodichiarazione di fatturato conseguito con occupazione regolare. In termini di imposte e contributi evasi siamo nell'ordine del sei, sette per cento del Pil, quasi l'equivalente della spesa sanitaria nazionale. Il contrasto all'evasione comporta la messa in atto di una strategia generale di controlli ed accertamenti che, per le piccole imprese ed i lavoratori autonomi, è stata incentrata su strumenti indiretti di definizione delle basi imponibili quali possono essere gli studi di settore. La legge finanziaria interviene su diversi aspetti degli studi di settore in modo da renderli più aderenti alla realtà economica a cui si riferiscono e, soprattutto, più efficaci nel recupero di gettito quantificato, per il 2007, in più di tre miliardi di Euro.
Le minori spese correnti, previste in 10.029 milioni di Euro, discendono, tra l'altro, dall'applicazione del Patto di stabilità interno per regioni, 1.760 milioni, province, 378 milioni e comuni 2.242 milioni, dall'adozione di misure strutturali per il contenimento delle spese sanitarie, 944 milioni, dalle misure di contenimento della spesa farmaceutica, 800 milioni, dall'abbattimento delle tariffe per le prestazioni automatizzabili, 226 milioni, nonchéPag. 180da misure di razionalizzazione della pubblica amministrazione, 2.329 milioni e del pubblico impiego, 348 milioni.
Le riduzioni di spesa necessarie a procurare risorse per finanziare il risanamento del bilancio e gli investimenti destinati allo sviluppo sono sempre molto complesse e controverse perché la spesa corrente del nostro paese è già ai livelli tra i più bassi dei principali partner europei. La spesa primaria in Italia rappresenta il 39,9 per cento del Pil, contro il 41,2 per cento della Germania ed il 46 per cento della Francia senza considerare gli oneri sul debito pubblico che, essendo nettamente maggiori che in tutti gli altri paesi dell'Unione, condurrebbero ad una spesa primaria al netto degli interessi ancora più bassa di quella tedesca e francese. In tale situazione risulta oltremodo complesso reperire le risorse incidendo ulteriormente sulla spesa per cui, a meno di non immaginare una drastica politica deflativa, risulta necessario agire, ai fini di una manovra bilanciata, anche sul versante delle entrate. Ciò non significa abbassare la guardia nella lotta contro gli sprechi della spesa pubblica, ma solo contrastare la semplicità dei vuoti proclami degli strenui assertori della riduzione della spesa pubblica senza alcuna altra qualificazione.
Le minori spese in conto capitale, previste in 1.474 milioni di Euro, sono ascrivibili, per 1.210 milioni, alle misure di razionalizzazione della pubblica amministrazione.
Le minori entrate fiscali, 3.711 milioni di Euro, sarebbero imputabili soprattutto alla riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, con particolari agevolazioni per i lavoratori del Mezzogiorno e le donne lavoratrici per 2.450 milioni ed a diverse proroghe di agevolazioni fiscali, anche per il settore agricolo, per 1.125 milioni.
Le minori entrate previdenziali, 683 milioni di Euro, dovrebbero scaturire soprattutto dalla riduzione dei premi Inail per l'autotrasporto per l'importo di 120 milioni, mentre le minori entrate del comparto sanitario, 1.290 milioni di Euro, riguardano esclusivamente minori interventi correttivi per il controllo della spesa sanitaria.
Le maggiori spese correnti, 7.379 milioni di Euro, derivano, in buona parte, dai rinnovi contrattuali del pubblico impiego per 1.070 milioni, dalla rideterminazione dei livelli dell'assegno familiare per 1.400 milioni, dal finanziamento delle missioni militari di pace per 1.000 milioni, da interventi per l'autotrasporto per 520 milioni, dall'integrazione del Fondo per i trasferimenti correnti alle imprese pubbliche (Anas Spa, Enav, Poste Italiane Spa e Ferrovie dello Stato Spa) per 500 milioni, dall'istituzione di un Fondo per il funzionamento dello strumento militare per 400 milioni, dalla proroga dell'aumento del trattamento di disoccupazione ordinaria per 320 milioni, dall'aumento delle dotazioni finanziarie delle Agenzie fiscali per 200 milioni, dall'istituzione di un Fondo per le esigenze connesse all'acquisizione di beni e servizi del Ministero della giustizia per 200 milioni, dalla destinazione all'Anas del nuovo sovrapprezzo istituito sulle tariffe di pedaggio di tutte le autostrade per 150 milioni ed, infine, dall'incremento del Fondo per l'estinzione dei debiti pregressi contratti dalle amministrazioni centrali dello Stato per 100 milioni.
Le maggiori spese in conto capitale, 4.157 milioni di Euro, derivano, in massima parte, dalle misure di razionalizzazione della pubblica amministrazione per 300 milioni, da investimenti in favore di Ferrovie dello Stato Spa per 2.400 milioni, dall'esclusione dalla cosiddetta regola del 2 per cento delle spese degli enti pubblici non territoriali relative a progetti cofinanziati dall'Unione europea per 550 milioni, dall'istituzione del Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica per 150 milioni, dall'istituzione del Fondo per la competitività e lo sviluppo per 100 milioni, dall'inapplicabilità alle autorità portuali della cosiddetta regola del 2 per cento per 100 milioni ed, infine, dall'istituzione di un Fondo per l'acquisto di veicoli adibiti al trasporto pubblico locale per 100 milioni.Pag. 181
Gli interventi relativi al Fondo per la competitività e per lo sviluppo, al Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica, al Fondo per i trasferimenti correnti alle imprese pubbliche, all'autotrasporto ed alle Ferrovie dello Stato, insieme ai finanziamenti previsti dall'intera tabella D della legge finanziaria, per un totale complessivo di circa 5 miliardi di Euro, sono finanziati a valere sulle risorse del Fondo trattamento fine rapporto gestito dall'Inps e nei limiti delle risorse affluite al Fondo medesimo. Tali risorse potranno essere utilizzate solo subordinatamente alla decisione da parte di Eurostat sul trattamento contabile del Fondo e solo in caso di riconoscimento della compatibilità della relativa disciplina con gli impegni assunti dall'Italia in sede europea.
La sommaria esposizione dei molteplici effetti finanziari della manovra rende solo parzialmente conto della sua complessità e delle finalità che sottendono ad alcune scelte, risultate anche alquanto impopolari, e la cui adozione si è resa necessaria per la precaria situazione dei conti pubblici del nostro paese.
In tale difficile contesto si è cercato, comunque, di adottare misure di redistribuzione del reddito nella consapevolezza che l'obiettivo dell'equità non può essere perseguito solo con la lotta all'evasione, ma anche con interventi mirati sulle imposte dirette al fine di migliorare la progressività del sistema fiscale nel suo complesso. In particolare l'intervento del centrosinistra sull'Irpef e sugli assegni familiari corregge il cosiddetto secondo modulo di riforma varato dal centrodestra. Cambiano le aliquote di imposta e gli scaglioni di reddito, crescono i risparmi di imposta mediante detrazioni sia per la produzione del reddito sia per i carichi di famiglia ed aumentano anche gli assegni familiari. Il risultato di queste tre operazioni messe insieme (scaglioni, riduzioni di imposta ed assegni) lascia invariata una parte dei benefici del secondo modulo per i redditi più alti, ma fa crescere il denaro disponibile per i redditi medi e bassi, recuperando risorse per sostenere i bilanci delle famiglie, specie di quelle con figli a carico. Vengono in particolare sostenuti i redditi dei lavoratori dipendenti e autonomi e quelli dei pensionati e, di conseguenza, anche la capacità di spesa della maggior parte delle famiglie italiane. In questo modo si ottengono più equità, una maggiore capacità di spesa e di consumo, a cominciare da quelli primari, e, dunque, anche una spinta espansiva per l'economia. Nel complesso, la riforma ridistribuisce le risorse impegnate dal centrodestra con il secondo modulo e riduce il peso complessivo dell'Irpef sulle famiglie di altri 600 milioni circa di Euro. Le deduzioni da lavoro e pensione sono trasformate in detrazioni d'imposta ed elevate. Il reddito su cui non c'è prelievo (no tax area) sale per i pensionati da 7.000 a 7.500 Euro, allineandosi al livello attuale dei dipendenti per i quali, se si tiene conto delle maggiori spese per il lavoro, si arriva a 8.000 Euro, mentre per i lavoratori autonomi il minimo imponibile è aumentato da 4.500 a 4.800 Euro. Il ridisegno di aliquote e scaglioni riduce l'imposta dovuta per oltre il 90 per cento dei contribuenti che vivono con meno di 40.000 Euro di reddito lordo annuo. Il sostegno ai redditi alle famiglie avviene mediante le deduzioni per carichi familiari, trasformate in detrazioni di imposta uguali per tutti ed aumentate in misura consistente, e gli assegni al nucleo familiare per i dipendenti ed i parasubordinati, aumentati e riformati in modo da eliminare gli attuali scaglioni che determinano drastiche riduzioni dell'assegno anche per un piccolo aumento della retribuzione («trappola della povertà»).
Nel campo dei provvedimenti sulla redistribuzione del reddito e sull'equità sociale un dovuto richiamo meritano gli interventi a sostegno della famiglia attuati mediante gli stanziamenti al Fondo delle politiche per la famiglia, al piano degli asili nido ed al Fondo per la non autosufficienza cui si accompagnano detrazioni fiscali per il canone di locazione per gli studenti universitari fuori sede e detrazioni d'imposta per l'iscrizione dei minori nelle palestre. Sono previste, inoltre, misure per la tutela della maternità e per l'assunzione delle donne al Sud, per ilPag. 182reinserimento lavorativo, per la stabilizzazione dei lavoratori precari e per l'inclusione degli immigrati, cui vanno ad aggiungersi specifici provvedimenti per la tutela dei diritti umani, contro la violenza sulle donne e la discriminazione per orientamento sessuale, nonché per le pari opportunità ed uguaglianza tra uomini e donne.
Non sono trascurati i giovani che vedono incrementate le risorse del Fondo nazionale per le politiche giovanili e la deduzione forfetaria delle spese sostenute nella produzione dei redditi derivanti dalla utilizzazione economica di opere dell'ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico. Nell'ambito della legislazione economica sociale, ricordava Luigi Einaudi, « l'intervento dello Stato opera nel senso di cercare di avvicinare, entro i limiti del possibile, i punti di partenza e si sviluppa secondo due linee: una è quella dell'abbassamento delle punte; l'altra quella dell'innalzamento dal basso (...) L'abbassamento delle punte per mezzo delle imposte richiede un assai elevato senso civico ed un uso delle imposte che vada veramente a vantaggio della collettività (...) Le imposte allora sono vantaggiose alla collettività quando le minoranze, che soprattutto sono chiamate a pagarle, sanno che non l'odio e l'invidia le hanno determinate, ma il vantaggio pubblico del raggiungimento di fini universalmente reputati buoni (...) Dopo l'abbassamento delle punte che si ottiene soprattutto con un efficace e nel tempo stesso stimolante uso delle imposte, c'è l'innalzamento dal basso (...) Si tratta di giungere per vie diverse ed adatte a far sì che ogni uomo in una società sana disponga di un certo minimo di reddito».
La manovra è andata proprio nella direzione dell'abbassamento delle punte e dell'innalzamento dal basso come suggeriva Einaudi. Le scelte sono state compiute, infatti, nella consapevolezza di operare una redistribuzione del reddito nell'ottica dell'equità ritenendo non giusto imporre ulteriori limitazioni, oltre quelle accettate quotidianamente, a chi stenta a fine mese né ai 7.475.636 cittadini con una pensione fino a 500 Euro mensili, per un importo medio annuo corrisposto di 3.986 Euro, o ai 5.869.735 cittadini con una pensione fino a 1.000 Euro mensili, per un importo medio annuo corrisposto di 8.304 Euro. Perché, piaccia o non piaccia, questa è la realtà dell'universo delle pensioni italiane: il 73,8 per cento delle indennità erogate non supera i mille Euro mensili e solo il restante 26,2 per cento supera i mille Euro mensili. Tre pensioni su quattro sono a livello di semplice sussistenza per cui quando, a proposito e a sproposito, si parla di pensioni non si dovrebbe discettare solo dell'innalzamento dell'età pensionabile, ma anche del livello miserevole delle indennità erogate.
La finanziaria comunque, e sempre nell'ottica dell'equità, ha agito anche sulle pensioni più elevate introducendo un contributo triennale di solidarietà nella misura del 3 per cento a carico dei trattamenti pensionistici i cui importi risultino complessivamente superiori a 5.000 Euro mensili.
Accanto all'obiettivo dell'equità, lo sviluppo e la crescita dell'economia sono al centro delle politiche che il Governo propone con la manovra. Il primo grande segnale, come indicato nel programma dell'Unione, consiste nella riduzione di cinque punti del cuneo fiscale e contributivo che, come è noto, rappresenta la differenza tra il costo del lavoro che l'impresa sostiene e l'importo che il lavoratore riceve in busta paga. La riduzione delle tasse del lavoro sarà del 40 per cento a favore dei lavoratori e del 60 per cento a favore delle sole imprese che hanno alle proprie dipendenze lavoratori stabili o che si impegnino a stabilizzarli. Dal punto di vista delle imprese, l'intervento consiste in una deduzione di parte di costo del lavoro dalla base imponibile Irap. In particolare, vengono dedotti tutti gli oneri sociali - contribuzione a carico del datore e del lavoratore - corrispondenti ai soli lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e per ciascuno di questi lavoratori è dedotta anche una somma fissa, su base annua, diPag. 1835.000 Euro per le imprese del Centro - nord e di 10.000 Euro per le imprese del Sud, con una ulteriore deduzione per gli incrementi occupazionali relativi a lavoratrici donne assunte nel Mezzogiorno. Dall'agevolazione sono escluse le banche, gli altri enti finanziari ed altre imprese in concessione.
Ma gli interventi a favore dello sviluppo e della crescita non si limitano alla riduzione del cuneo. In materia di lavoro sono previsti interventi volti a stabilizzare i rapporti di lavoro, per favorirne la piena trasformazione da co.co.co e co.co.pro. in lavoro subordinato mediante accordi aziendali ovvero territoriali, tra datore di lavoro (committente) ed organizzazioni sindacali, fino al 30 aprile 2007. La norma introduce un percorso consensuale di stabilizzazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto. Favorisce, dunque, i giovani e contribuisce al contrasto della precarietà, agendo sulle convenienze offerte dall'ordinamento, in sinergia con le altre misure varate in materia di occupazione stabile.
La finanziaria, in una molteplicità di interventi, delinea una vera e propria strategia volta a favorire l'emersione del lavoro nero, prevede interventi in materia di ammortizzatori sociali e misure di sostegno all'apparato produttivo mantenendo anche l'attuale livello dell'indennità di disoccupazione.
È prevista l'istituzione - presso la Tesoreria dello Stato - del Fondo per l'erogazione dei trattamenti di fine rapporto gestito dall'Inps, in cui far confluire, dal 1 gennaio 2007, il 50 per cento delle liquidazioni maturande non destinate a previdenza complementare. Le risorse del Fondo saranno utilizzate, oltre che in funzione della stabilizzazione dei conti pubblici, anche per interventi di sviluppo economico e di finanziamento di infrastrutture. Sono, inoltre, stabilite compensazioni, da garantire alle imprese per il versamento di quote del trattamento di fine rapporto, che consistono nell'esonero dal pagamento dei contributi sociali, a cominciare da quelli per assegni familiari, maternità e disoccupazione, per gli anni 2008 e 2009.
La manovra prevede l'incremento dell'aliquota contributiva per i parasubordinati per migliorare il trattamento pensionistico, fissandola nella misura del 23 per cento per coloro che non siano iscritti ad altre forme di previdenza o non siano pensionati e dispone la corresponsione di un'indennità di malattia a carico dell'Inps entro il limite di 20 giorni nell'anno solare ed un trattamento economico per congedo parentale. È prevista la rideterminazione al 10 per cento della contribuzione ai fini previdenziali dovuta dai datori di lavoro per gli apprendisti artigiani e non artigiani, nonché l'estensione ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato delle disposizioni in materia di indennità giornaliera di malattia, secondo la disciplina generale prevista per i lavoratori subordinati.
Il Mezzogiorno è al centro di una nuova iniziativa di rilancio degli investimenti e dell'occupazione. Alle imprese che effettuano acquisti di beni strumentali nuovi relativi a macchinari, impianti ed attrezzature varie destinati a strutture produttive già esistenti o di nuova costituzione ubicate nelle aree delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, Basilicata, Sardegna, Abruzzo e Molise è attribuito un credito di imposta commisurato alla quota del costo complessivo dei beni eccedente gli ammortamenti dedotti nel periodo di imposta relativi alle stesse categorie di beni d' investimento della stessa struttura produttiva. La misura del credito d'imposta oscilla, a seconda della dimensione dell'impresa e della sua ubicazione, dal 15 per cento al 50 per cento del valore netto degli investimenti realizzati.
Il credito d'imposta è riconosciuto per gli acquisti effettuati a partire dal periodo d'imposta che inizia a decorrere dal 1 gennaio 2007 e fino alla chiusura del periodo d'imposta in corso alla data del 31 dicembre 2013. La stabilizzazione del credito d'imposta consente alle imprese di disporre, nella fase di decisione degli investimenti, di maggiori e stabili certezze inPag. 184materia di utilizzo dei benefici fiscali. Tale misura, associata alla riduzione del cuneo fiscale, contribuirà a rendere più solido e competitivo, anche sui mercati internazionali, il sistema produttivo meridionale.
Per il Mezzogiorno è garantita, per la prima volta, la copertura finanziaria per un arco di sette anni, rispetto agli attuali tre, al Fondo per le aree sottoutilizzate, consentendo di coordinare la programmazione nazionale con quella comunitaria, definita nel nuovo Quadro strategico nazionale. Le risorse ammontano a circa centoventi miliardi di Euro nel settennio, di cui 63 a carico dei fondi nazionali e circa 55 a carico dei programmi cofinanziati UE. Le Amministrazioni che beneficeranno delle risorse potranno impegnare, fin dal 2007, tutti gli importi loro assegnati, programmando gli interventi per l'arco dei sette anni. Gli interventi finanziari saranno concentrati sulle priorità necessarie allo sviluppo del Mezzogiorno, puntando su infrastrutture, ricerca, competitività, scuola, conoscenze e sicurezza, a tutto vantaggio della qualità della vita delle persone e della competitività delle imprese. L'intervento consentirà di coordinare la programmazione nazionale con quella dei programmi comunitari: avere come parametro sette e non più tre anni significa dare certezza e stabilità alla programmazione, fare riferimento su una massa di risorse più ampia e finanziare progetti di sviluppo a medio e lungo termine.
La finanziaria prevede, con uno stanziamento, nella prima fase di applicazione, di cento milioni di Euro nel prossimo triennio, la sperimentazione di misure riservate alle aree metropolitane meridionali, con particolare riferimento alla Campania, caratterizzate da forte degrado socio - economico (cosiddette zone franche urbane). In tali aree potranno essere concesse esenzioni fiscali e contributive per la nascita ed il consolidamento di piccole e medie imprese e realizzati interventi di recupero urbano.
La manovra, infine, destina a Calabria e Sicilia, in aggiunta a quanto già previsto, le risorse originariamente attribuite alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, per completare nell'immediato interventi infrastrutturali essenziali per il loro sviluppo.
Le risorse messe a disposizione per il Servizio sanitario nazionale ammontano a 97 miliardi di Euro, 5,8 in più rispetto all'anno in corso, a cui vanno sommate le risorse regionali previste per giungere ad un importo complessivo di 101,3 miliardi di Euro. La manovra destina tre miliardi di Euro in più agli investimenti volti all'ammodernamento degli ospedali ed all'apertura di nuovi servizi sanitari, con particolare attenzione ad apparecchiature di radiodiagnostica e radioterapia, con priorità al Sud, a strutture residenziali per malati terminali, a strutture per assistenza odontoiatrica pubblica, all'istituzione di nuove unità spinali in aree sprovviste, all'incremento degli screening oncologici ed a iniziative per la salute della donna. Con la finanziaria salgono a 349,5 milioni di Euro i fondi per la ricerca medica e sanitaria con un aumento netto di 80 milioni di Euro rispetto al 2006. Sono previsti interventi di razionalizzazione della spesa e di miglioramento dell'efficienza di Asl ed ospedali con un risparmio di tre miliardi di Euro. Gli interventi individuati riguardano la riduzione dei farmaci in fascia A, la riduzione dei prezzi dei dispositivi medici (provette, siringhe, valvole cardiache, etc.), attraverso aste pubbliche di acquisto con prezzi calmierati a pari qualità, nonché la riduzione delle tariffe dei laboratori di analisi con relativi benefici a favore dei cittadini.
La finanziaria prevede l'innalzamento dei ticket per le prestazioni specialistiche per 811 milioni di Euro e l'introduzione dei ticket per il pronto soccorso per 101 milioni di Euro. Si è introdotta, in tal modo, una tassa iniqua ed odiosa che, sotto la motivazione di una maggiore responsabilizzazione dei cittadini alla spesa sanitaria, ha di fatto colpito i ceti più deboli e bisognosi. Si invita, a tal proposito, il Governo a recepire proposte e rimodulazioni delle entrate e delle spese sanitarie nella direzione degli emendamenti già formulati dal partito della RifondazionePag. 185comunista. Nel comparto scuola la finanziaria prevede l'assunzione di 150 mila nuovi docenti e 20 mila Ata (Amministrativi, tecnici ed ausiliari), in tre anni dal 2007 al 2010, nonché il blocco delle graduatorie permanenti dal 1 gennaio 2010 e l'attivazione di nuove regole di reclutamento del personale docente per evitare la formazione di nuovo precariato.
La scuola è stata oggetto di particolare attenzione da parte del Governo che ha previsto risorse aggiuntive per l'edilizia e per le autonomie scolastiche; l'innalzamento a sedici anni dell'obbligo scolastico e l'istituzione di un biennio unitario con il conseguente innalzamento dell'età per l'accesso al mondo del lavoro dai quindici ai sedici anni; la riorganizzazione e razionalizzazione di diciannove enti di servizio da cui nascerà l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica; l'inserimento dell'educazione degli adulti nell'Ordinamento nazionale dell'istruzione mediante il rafforzamento e la qualificazione dell'offerta per il recupero scolastico degli adulti, l'alfebetizzazione degli stranieri e lo sviluppo della formazione lungo tutto l'arco della vita; il noleggio e l'estensione delle agevolazioni sull'acquisto dei libri di testo per le scuole medie inferiori anche al biennio delle superiori; l'istituzione delle classi primavera dedicate ai bambini fra i due ed i tre anni; il progressivo superamento dell'astratto parametro di un insegnante di sostegno ogni 138 studenti non diversamente abili con l'individuazione del numero degli studenti diversamente abili aventi effettivo diritto; lo stanziamento di 30 milioni di Euro l'anno a servizio degli studenti; la defiscalizzazione di mille euro per tutti gli insegnanti, anche quelli con incarico per un anno, per l'acquisto di personal computer; il ripristino del Fondo per le scuole paritarie, nonchè la riorganizzazione dell'istruzione e formazione tecnica superiore per favorire un'offerta formativa post-diploma ad alta specializzazione, alternativa al percorso universitario, la cui promozione dovrà valorizzare la cultura tecnico-scientifica. In materia di Università la finanziaria prevede il blocco delle Università telematiche, il blocco della proliferazione universitaria e delle convenzioni per cui non si potranno convalidare più di sessanta crediti per una laurea triennale per il progetto Laureare l'esperienza. Gli studenti fuori sede potranno ricevere un credito di imposta, nella misura massima di 2.633 Euro annui, per l'affitto di una casa se la sede universitaria prescelta dista almeno cento chilometri dal luogo di residenza. I professori universitari potranno beneficiare, per l'acquisto di un personal computer, di un credito di imposta fino a mille euro, vedranno invariato l'incremento automatico annuale mentre, nell'ambito del contenimento della spesa per la dirigenza statale, subiranno una riduzione del 50 per cento dei loro incrementi automatici biennali. La finanziaria prevede 20 milioni di Euro, 10 milioni per l'edilizia e 10 milioni per il funzionamento, per le accademie di belle arti ed i conservatori, nonché 147 milioni di Euro per l'edilizia universitaria e le residenze studentesche.
In materia di ricerca la finanziaria prevede la costituzione dell'Agenzia nazionale della valutazione università e ricerca; lo stanziamento di 300 milioni di Euro l'anno per tre anni per un credito di imposta fino al 10 per cento, elevabile al 15 per cento per i contratti stipulati con Università ed Enti pubblici di ricerca, dei costi, fino a 15 milioni di Euro l'anno, sostenuti dalle imprese che investono in ricerca; il Fondo per gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica che riunisce in un unico fondo quelli preesistenti presso il Ministero; l'assunzione di ricercatori nel limite dell'80 per cento del budget delle entrate correnti complessive degli enti di ricerca; la stabilizzazione del personale precario nel limite del 40 per cento del turn over; l'assunzione nelle università e negli enti di ricerca, per i prossimi tre anni, di personale senza alcun limite di qualifica sul 100 per cento del turn over sull'anno precedente, nonché un piano straordinario triennale di assunzioni di ricercatori, stimate in 2.000 unità, perPag. 186un impiego di risorse, nel triennio, di 140 milioni di Euro con concorso da indire entro il mese di marzo 2007.
In chiusura mi sia consentito il richiamo ad un grande poeta italiano.
Giacomo Leopardi, nel mai abbastanza citato «Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani», lamenta, a più riprese, che la mancanza di quella società a significazione più ristretta, come egli definiva le elite, la classe dirigente, ha privato il nostro paese, a differenza delle altre nazioni civili, di alcun fondamento alla morale pubblica e privata per cui « gli italiani hanno piuttosto usanze e abitudini che costumi (...) usanze e abitudini seguite piuttosto per sola assuefazione che per ispirito alcuno o nazionale (...) perché lo spirito pubblico in Italia è tale che (...) lascia a ciascuno quasi intera libertà di condursi in tutto il resto come gli aggrada, senza che il pubblico se ne impacci, o impacciandosene sia molto atteso, né se ne impacci mai in modo da dar molta briga e da far considerare il suo piacere o dispiacere, approvazione o disapprovazione. Gli usi e costumi in Italia si riducono generalmente a questo, che ciascuno segua l'uso e il costume proprio, qual che egli si sia». Dalle amare parole del nostro Poeta emerge un paese, a differenza di altre nazioni civili, senza una classe dirigente all'altezza dei propri compiti cui si accompagna, in molteplici circostanze, un popolo di cittadini senza regole, cinici come egli li definisce, senza un sentimento di appartenenza alla collettività e privi di un benché minimo spirito nazionale. Nei giorni scorsi, il Presidente Ciampi, che dei valori nazionali è strenuo paladino, ha lamentato l'incapacità di trasmettere il senso di una missione che il paese non intravede perchè i politici non riescono ad inventarsela e farla capire e condividere. Sommessamente io dico che la vera missione per l'Italia è quella di provare a dotarsi, finalmente, di un adeguata classe dirigente che tenga sì nel giusto conto l'approvazione o la disapprovazione del pubblico, ma sappia anche imporre il rispetto delle regole, dei costumi e non sia assuefatta ad usanze ed abitudini in contrasto con gli interessi della maggioranza del paese. Una classe dirigente adeguata, tanto per cominciare, non difende interessi di bottega, posizioni e comportamenti indifendibili, non promuove manifestazioni di piazza contro provvedimenti che non si è avuto il coraggio e la responsabilità di assumere, non strizza l'occhio ai troppi evasori che, in una reazione estrema e solo perchè messi di fronte alle loro responsabilità di cittadini contribuenti, hanno, in alcuni casi, addirittura intrapreso la via dell'esportazione dei capitali all'estero manifestandosi, nella circostanza, ancora una volta eversori della convivenza civile e disertori della necessaria operazione di risanamento dei conti pubblici avviata dal Governo. Bisogna smetterla una volta per tutte col considerare, per assuefazione, la classe politica l'unico corpo dirigente del paese in quanto chiunque investito di una qualche responsabilità è da considerarsi tale. Un genitore, un insegnante, un professionista, un dirigente, un imprenditore, un impiegato, un operaio sono anche essi, uomini e donne, classe dirigente nella misura in cui, con i loro comportamenti, influenzano i costumi della società nella quale vivono ed operano. I meccanismi di selezione e formazione del nostro paese si sono come inceppati, la nostra collettività non produce gruppi dirigenti capaci di costruire istituzioni adeguate a rappresentare uno Stato moderno, equo, efficiente, affidabile e portatore degli interessi generali. L'anomalia italiana, come già rilevava Giacomo Leopardi, è stata ed è la debolezza ed, in certi periodi, addirittura l'assenza di una classe generale che, come tale, difenda l'interesse collettivo e non si lasci sopraffare dalle corporazioni e dai mille interessi particolari che esse rappresentano. È sotto gli occhi di tutti la virulenza delle scomposte reazioni inscenate in questi mesi dalle più disparate categorie che sono state solo sfiorate da una modesta azione di riforme, di liberalizzazioni e di risanamento dei conti pubblici. Esse certamente non manifestano di avere a cuore l'interesse generale e soprattutto la consapevolezza della difficile, ma necessaria, opera diPag. 187ammodernamento e di rifondazione economica, civile e morale di cui ha urgente bisogno l'intero nostro paese.
LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il ministro De Castro ha recentemente dichiarato che questa finanziaria pone il settore agricolo, agroalimentare e della pesca al «centro» dell'azione di governo per il risanamento e lo sviluppo del paese.
Noi di Alleanza Nazionale non siamo d'accordo su questa dichiarazione e crediamo sia vero il contrario. Vorrei dimostrarvelo. Intendiamoci, ho stima del ministro De Castro. È persona equilibrata e preparata. Ma anche uno specialista, di fronte all'assenza di un progetto di sviluppo del paese, può fare ben poco.
Cari colleghi, anche gli agricoltori sono cittadini e, come gli altri cittadini, saranno tartassati da questa finanziaria e, quando si parla di difficoltà delle imprese, ci si dimentica che anche i soggetti agricoli sono spesso imprese e che anche l'indotto che gravita attorno al mondo del primario italiano è costituito da imprese. La riforma del TFR, grande farsa di un'entrata che si traduce subito dopo in un debito, colpirà direttamente ed indirettamente anche gli imprenditori agricoli.
La tassa di successione reintrodotta, le tasse sulla sanità, le carenze infrastruturali, le addizionali Irpef, la tassazione del risparmio e tutti gli altri mezzucci partoriti per batter cassa si abbatteranno duramente anche sugli agricoltori. Personalmente non sono contrario a logiche redistributive di finanza pubblica, ma qui si arriva direttamente all'esproprio. Che anche i ricchi piangano! Sarebbe bene che consideraste che in questo modo sicuramente i ricchi piangeranno, ma i poveri non lo faranno per il semplice fatto che tassate loro anche le lacrime su cui hanno cercato di costruire la loro sopravvivenza, agricoltori compresi. Non eravate voi a dire che eravamo sull'orlo del baratro? Ebbene, con questa finanziaria faremo tutti un bel passo avanti!
Ma parliamo pure di agricoltura. Un pareggio fuori casa, diceva la Cia. Noi diciamo invece di fare attenzione ai tempi supplementari, perché la partita è truccata. Nelle parole di De Castro, infatti, che dovrebbe essere teoricamente l'arbitro, ricorre troppo spesso la parola rigore. Lasciamo pure perdere il discorso delle quote latte che, a seguito del recente aumento di imprenditori agricoli coinvolti nelle infrazioni, segneranno un forte ridimensionamento dei contributi della Pac azzerando, così, i cosiddetti ed eventuali «benefici» di questa finanziaria. Ne riparleremo in altra sede. Mille milioni di euro per il primario! Mille milioni... Una cifra enorme alla prima lettura, che si perde e svanisce, però, in mille rivoli e viene cancellata dalle mille tasse. Dunque, a conti fatti, bisognerà valutare per ogni singolo intervento le variazioni che essi apporteranno. Ciò che, invece, colpisce è che non mancano misure di riforma organica e strutturale per il settore agricolo. Dieci articoli su 217 totali si occupano di agricoltura. Meno di un ventesimo e pensare che l'agroalimentare italiano rappresenta oltre un quarto del totale dell'occupazione e quasi un terzo del Pil. Certo, ci sono altri settori cui provvedere, ma in effetti non si può neppure dire che l'agricoltura abbia ottenuto il ruolo centrale che il ministro De Castro rivendica con toni trionfalistici. Confagricoltura dice che solo una delle richieste fondamentali presentate dalle associazioni agricole è stata soddisfatta, e riguarda i biocombustibili. Guardiamo allora a questo settore. Innanzitutto non è per nulla vero che è il centrosinistra che permette di avviare la filiera, come ha dichiarato all'Agi De Castro. La filiera l'ha attivata il centrodestra! Prova ne sia che la finanziaria si limita a modificare di uno 0,5 per cento la quota obbligatoria di inserimento di biocombustibili nelle benzine fossili fissata dalla legge n. 81 del 2006, approvata dallo stesso centrodestra. Quindi evitate per favore queste penose bugie sulla vostra presunta paternità. Certo che vi siete dati da fare! Nulla sul superamento dell'accisa per l'olio vegetale puro, in modo da garantire un riutilizzo dello stesso all'interno dell'azienda agricola; nulla sulla rimodulazionePag. 188dei certificati verdi per premiare l'agricoltura che produce energia; nulla sul settore del biogas; nulla di concreto, se non le buone intenzioni, per la riconversione degli stabilimenti saccariferi, che non possono più produrre zucchero ma che devono essere utilizzati per la produzione di bioetanolo. Tra parentesi: a questo proposito ricordo che ci sono posti di lavoro in ballo e non è davvero opportuno temporeggiare.
Insomma, possiamo dire che quello su cui siete veramente bravi è il rivendicare per voi i buoni risultati della politica agricola del centrodestra!
Con il conferimento dei poteri in materia di razionalizzazione del sistema irriguo nazionale alle regioni dimostrate, poi - cari colleghi della maggioranza -, che non avete alcuna intenzione di occuparvi in modo organico del riassetto idrogeologico del paese. Non che la misura sia di per sé negativa, ma ci si aspettava sinceramente qualcosa in più. Il Governo ha ampiamente dimostrato di voler tappare i buchi delle falle ambientali del paese dando la colpa a qualche capro espiatorio, come i cacciatori, e contrapponendosi alle opere pubbliche di cui il paese ha bisogno. Se volete degli esempi basterà citare la Tav oppure la criminalizzazione degli agricoltori che piantano mais o riso, per il problema della crisi idrica del Po. È una finanziaria di rigore, risanamento e sviluppo dice De Castro. Se sviluppo ci sarà lo dovremo agli interventi precedenti del centrodestra. Sul rigore siamo d'accordo, e pure sul risanamento, solo che lo fate attraverso nuove tasse e con l'aumento delle misure fiscali. Il comparto primario è chiamato a contribuire al risanamento dei conti pubblici per 900 milioni di euro nel 2007 e 1300 milioni preventivati per il 2009. Questo, secondo le parole dello stesso De Castro. Tutto ciò sotto forma di aggiornamento del catasto, per tassare i terreni, ed una stretta sui redditi dominicali delle società che non sono titolari di coltivazioni agricole.
Così, secondo il ministro dell'agricoltura, ora gli addetti del settore dovrebbero ringraziare, perché lo Stato erogherà meno di quanto riceve in tassazione, dato che, consegnando allo Stato 1300 milioni di euro più le tasse sopraccitate non inserite nel settore agricolo, ne ricevono di ritorno ben 1000, compresi probabilmente gli sgravi per la riduzione del cuneo fiscale. E gli agricoltori - secondo De Castro - dovrebbero, poi, pure ringraziare ulteriormente perché è stata mantenuta la stabilità fiscale!
Mi rendo conto, tra l'altro, che il settore agricolo non è il solo colpito dalla finanziaria. Autonomi, piccole e medie imprese, privati, risparmiatori, ceto medio saranno tutti coinvolti dall'onda in piena di questo guazzabuglio di tasse e provvedimenti parziali e raffazzonati. Molte correzioni sono indispensabili ed in ogni caso non basterebbero a cancellare la negatività che è insita in ogni pagina di questo provvedimento. Comunque non mi si venga a dire che l'agricoltura vi dovrebbe ringraziare, cari membri del Governo! L'unica speranza che riuscite a dare al primario, all'agricoltura, agli agricoltori, ed al paese è che questa finanziaria sia per voi l'ultima.