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Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni (ore 16).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
(Questioni connesse all'applicazione della normativa sui test Invalsi presso l'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna - nn. 2-00008 e 3-00028)
PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Garagnani n. 2-00008 e l'interrogazione Zanotti n. 3-00028, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 1).
L'onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00008.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, in particolare - ciò che dirò riguarda direttamente l'interpellanza in esame -, desidero rivolgermi e lanciare un appello alle forze politiche popolari della maggioranza, affinché abbiano la forza di riconoscere il valore della politica che, pur nella differenza delle posizioni, richiede la capacità di comprendere (Commenti)...
KATIA ZANOTTI. Basta!
FABIO GARAGNANI. Quello che sto dicendo è strettamente connesso all'interpellanza: se mi lasciate continuare, capirete.
SANDRO BONDI. Dov'è andato a finire il vostro amore per il confronto politico, per le idee?
LIONELLO COSENTINO. No, per le regole, Bondi!
PRESIDENTE. Onorevole Bondi, lasci proseguire nell'illustrazione dell'interpellanza (Commenti del deputato Bondi)! Onorevole Bondi, la richiamo all'ordine!
ELIO VITO. Richiami anche loro!
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, prosegua pure.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sono stato interrotto da alcuni colleghi della...
PRESIDENTE. È stato interrotto dall'onorevole Bondi.
ELIO VITO. No!
FABIO GARAGNANI. No, mi hanno interrotto alcuni colleghi!
PRESIDENTE. Vada avanti ...
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FABIO GARAGNANI. Come dicevo, il valore della politica richiede la capacità di comprendere le ragioni degli altri e di rispettare i valori nei quali gli avversari, anche i più lontani, si esprimono.
Il vostro silenzio sarebbe una grave sconfitta della democrazia, della comprensione reciproca, del significato nobile e alto della politica che, come ha ricordato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per recuperare il suo posto fondamentale ed insostituibile nella vita e nella coscienza dei cittadini deve rifuggire da esasperazioni e immeschinimenti, che ne indeboliscono la forza di attuazione e di persuasione, e deve invece esprimere moralità - lo ripeto, moralità -, arricchendosi di nuove motivazioni ideali.
Alla luce di questa riflessione - che condivido pienamente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) e che, ovviamente, ritengo essere alla base delle giuste osservazioni del nostro coordinatore nazionale, onorevole Bondi, del capogruppo e del vice coordinatore, onorevole Cicchitto -, vi illustro la mia interpellanza che, non a caso, fa specifico riferimento ad alcune delle riflessioni avviate in questa sede. Essa, infatti, riguarda una situazione di oggettiva intolleranza e di violazione sistematica della legge - nei confronti della riforma Moratti - che in questi cinque anni, ma soprattutto nell'ultimo anno, ha preso piede nella mia regione, l'Emilia-Romagna.
Quindi, colleghi, le cose che ho appena detto collimano perfettamente con quanto affermato in precedenza. La gravissima e sistematica demonizzazione del Presidente del Consiglio dei ministri, portata a compimento attraverso un giornale estero - i premier di Francia ed Inghilterra non avrebbero ritenuto opportuno esprimersi nei confronti del proprio paese attraverso un giornale estero -, è stata posta in essere anche nei confronti del ministro della pubblica istruzione in modo sistematico, settario e fazioso.
La mia interpellanza trae origine da un fatto di cronaca avvenuto a Bologna, la punta dell'iceberg di una situazione più diffusa in Emilia-Romagna. Una dirigente scolastica si è rifiutata di applicare i test Invalsi previsti per le scuole di ogni ordine e grado, in particolare per l'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna, ricevendo prima una richiesta di colloquio e una sanzione, come previsto dai regolamenti, dalla direzione scolastica regionale; i giornali ne hanno parlato, come pure ne ha parlato l'intera società civile.
Personalmente, come ho osservato anche nell'interpellanza, ritengo che questa vicenda non rappresenti un fatto isolato, ma sia la punta dell'iceberg di una situazione che vede la totale disapplicazione della normativa esistente - a proposito di valore etico e di rispetto della legge! - che, in questo caso, si è evidenziata attraverso proteste anomale dei sindacati, che sono arrivati a minacciare la dirigenza scolastica regionale, e lettere collettive dei bambini che frequentavano l'Istituto comprensivo - 800 bambini -, molte delle quali (in proposito sono in possesso delle dichiarazioni dei genitori) sono state imposte dal collegio dei docenti e dai genitori più politicizzati.
FRANCESCO FORGIONE. È una tragedia!
FABIO GARAGNANI. In questo contesto, addirittura un dirigente dello Stato ha dichiarato che gli eventuali provvedimenti disciplinari sono stati adottati perché quella dirigente si è rifiutata di applicare la legge dello Stato.
Colleghi, vi invito alla lettura dei verbali, degli atti e dei giornali. Se siamo arrivati al punto che un funzionario dello Stato si rifiuta di applicare una legge dello Stato ed afferma di essere stato sanzionato per questo, vuol dire che lo Stato di diritto non esiste più e che l'Emilia-Romagna si considera avulsa, estranea alla legislazione italiana e libera da ogni condizionamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Guardate che queste non sono affermazioni mie, ma sono state riportate, tra virgolette, sulla stampa di ogni tendenza politica, come pure le dichiarazioni dei genitori che, per amore di quieto vivere, Pag. 10sono stati costretti a sottoscrivere una lettera di solidarietà a questa dirigente.
KATIA ZANOTTI. È falso, Garagnani!
ELIO VITO. Presidente, la richiami!
KATIA ZANOTTI. Sei fazioso!
FABIO GARAGNANI. Zanotti, lei sta mentendo sapendo di mentire (Commenti del deputato Zanotti)! Sta mentendo sapendo di mentire (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)! La nostra regione è piena di queste situazioni, tanto che quando ho chiesto all'ufficio contenzioso della direzione scolastica regionale gli atti che riguardano questa dirigente, non mi è stato risposto...
KATIA ZANOTTI. Ma è ancora in corso.
ELIO VITO. Ma chi è che risponde?
FABIO GARAGNANI. ...e alla fine mi è stato chiesto, dopo cinque richieste, sulla base di quali motivazioni avevo diritto di verificare gli atti e l'istruttoria che avrebbe portato al provvedimento sanzionatorio. Ho risposto che il mio diritto si basa sul mio dovere di parlamentare dell'Emilia-Romagna - perché si tratta di un procedimento pubblico - e sull'interpellanza presentata in Parlamento.
Ancora oggi (ho con me la richiesta) non ho avuto la possibilità di verificare la documentazione, perché mi è stato detto che vi sono pressioni, da parte della CGIL scuola e di tutto l'ordinamento scolastico dell'Emilia-Romagna, volte a circoscrivere questo fatto, a delimitarlo e, soprattutto, a vanificare la possibilità di esprimere una sanzione nei confronti di una dirigente scolastica che non ha fatto il proprio dovere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Padania).
Al di là dei sentimenti personali nei suoi confronti, viceministro Bastico, debbo sottolineare che lei, nel passato, si è resa protagonista di iniziative volte a boicottare pesantemente la legge di riforma della scuola superiore, compresa la sperimentazione scolastica. Anche questa vicenda è emblematica. Un assessore che si è opposto, non in termini politici ma di diritto, di fattualità, ai decreti attuativi della legge invitando i docenti - ripeto: i docenti - a non applicare nelle scuole la sperimentazione, dimenticandosi che fa parte...
LIONELLO COSENTINO. È la devolution...
FABIO GARAGNANI. Lei stia zitto e mi lasci finire!
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, dell'ordine dei lavori rispondo io che sono il Presidente. Lei sviluppi la sua interpellanza rivolgendosi alla Presidenza e non provochi altri.
FABRIZIO CICCHITTO. Ma è lui che interrompe!
GIORGIO LAINATI. Non sa fare il Presidente! Non l'ha mai fatto! Non sai fare il Presidente!
FABIO GARAGNANI. Presidente, nella mia interpellanza questi sono tutti punti scritti e quindi non sto esulando. Descrivo punto per punto una situazione di disagio globale e desidererei, allora, non essere interrotto.
GIORGIO LAINATI. Non è capace di fare il Presidente!
FABIO GARAGNANI. Questa situazione di disagio non è denunciata soltanto dal centrodestra, ma anche da esponenti della sua parte politica, signor Presidente, che lamentano un'eccessiva politicizzazione che sta caratterizzando la scuola in Emilia-Romagna, la mancanza di libertà e di espressione delle componenti scolastiche (docenti, non docenti e famiglie) di fronte ad un'irreggimentazione che ha preteso di creare, in Emilia-Romagna, una scuola a se stante con i risultati che abbiamo visto: un'alta conflittualità ideologica, la mancanza di un autentico pluralismo Pag. 11scolastico, ma soprattutto la mancata applicazione della legge di riforma in aspetti che sono qualificanti e, aggiungo, obbligatori.
La legge può piacere o meno (il Presidente prima ci ha richiamato al rispetto del regolamento, e colgo l'occasione), ma deve essere applicata. Non può essere disapplicata! Non vi può essere la teorizzazione esplicita della disapplicazione della legge, mentre questo è ciò che si è verificato, purtroppo, con la debolezza o la connivenza della dirigenza scolastica od almeno di molti esponenti della medesima.
Allora, con l'interpellanza si chiede se, in uno Stato di diritto, la legge possa apparire pleonastica, pur non essendo tale. La legge deve essere rispettata e fatta rispettare! Non si sta facendo una caccia alle streghe, si sta chiedendo soltanto di far rispettare la legge!
Nel caso in questione, determinate violazioni della legge sono accertate! Quelli illustrati dai giornali sono atti pubblici e la violazione della legge c'è stata, perché la mancata applicazione dei test Invalsi - che è soltanto una piccola cosa rispetto ad altre plateali disapplicazioni - si è verificata! Quindi, nella interpellanza si chiede se, in presenza di questo accadimento, ci siano state pressioni da parte del Governo - sicuramente dalla CGIL - e da alcune parti politiche per evitare l'applicazione di provvedimenti che sono necessari ed indispensabili, in quanto servono a ripristinare lo Stato di diritto e la regolarità della vita scolastica proprio nel momento della conclusione della scuola.
Potrei aggiungere altre considerazioni. In Emilia-Romagna, da richieste che ho fatto agli ex provveditorati agli studi e alla direzione scolastica regionale, risulta che soltanto il 20 per cento degli istituti scolastici ha ricordato la Giornata della memoria, che, per legge dello Stato, tutte le scuole hanno l'obbligo di ricordare. Giustamente viene ricordato il 25 aprile, ma si dimenticano di citare particolari circostanze: mi riferisco alla violenza del dopoguerra dal 1945 al 1948 (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Se questa non è una presenza politica nella scuola emiliano-romagnola che tende a definire i contorni, non dico di un regime, ma di una situazione particolare, che prescinde totalmente dal Governo, dalla legge e dalla libertà, ditemi voi che cos'è! Questi che ho citato sono fatti, testimonianze di cui le autorità scolastiche sono in possesso e sulle quali chiedo al Governo una risposta precisa, non opinioni! Questa è la fine di una lunga catena di omissioni ed interferenze!
Credo che questa mia interpellanza, al di là del tono del sottoscritto particolarmente teso - ma perché è tesa la situazione della scuola dell'Emilia-Romagna -, denoti semplicemente una richiesta di chiarezza, di omogeneità nell'applicazione della legge in tutte le regioni d'Italia. Credo che questo sia un dovere di un Governo, a prescindere dalla sua colorazione politica!
Diamo atto al ministro Moratti di aver saputo interloquire evitando di inasprire certe situazioni - per le quali pure chi vi parla la invitava ad intervenire - , per un senso di equilibrio che caratterizzava la sua presenza nella scuola e per non destabilizzare ulteriormente una situazione molto compromessa per effetto - ripeto - di una politicizzazione e di una esasperazione della lotta politica che non si è mai vista in questi anni e che rimane fortissima nella scuola (come pure, in parte, nella magistratura).
Di fronte a un evento del genere, credo che un Governo che si rispetti debba applicare la legge, sanzionare quei dirigenti che l'hanno violata, se del caso inviare ispettori e non farsi condizionare dalla espressione politica che è alla base della sua presenza; altrimenti, lo Stato di diritto verrebbe meno e si giustificherebbero atti di disobbedienza civile, che in questo e in altri casi sarebbero più che mai giustificati.
Qui si violano le coscienze dei bambini - bambini dai sei ai dieci anni - , che arrivano a casa con la protesta già scritta (sono 800! Gran parte l'avranno sottoscritta volentieri, ma non so con quanta consapevolezza siano arrivati a casa bambini Pag. 12di sei o sette anni!)! Quando si viola questa libertà e il ruolo della famiglia, in nome dell'ideologia, in nome della definizione prestabilita di un atteggiamento, cari colleghi, qui non viviamo più nello stesso concetto di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al rappresentante del Governo, debbo scusarmi con l'Assemblea perché ho dato un'informazione non precisa: la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata per giovedì prossimo alle 17, non al mattino come invece avevo comunicato in precedenza.
Il viceministro dell'istruzione, Mariangela Bastico, ha facoltà di rispondere all'interpellanza Garagnani n. 2-00008 ed all'interrogazione Zanotti n. 3-00028.
MARIANGELA BASTICO, Viceministro dell'istruzione. Signor Presidente, auspico di rispondere in modo chiaro - come richiesto dalle interroganti e dall'interpellante onorevole Garagnani, e con toni di maggiore moderazione rispetto al consigliere Garagnani -, nel merito, rispetto ...
CESARE CAMPA. È deputato, non è più consigliere!
ELIO VITO. Non è più consigliere!
MARIANGELA BASTICO, Viceministro dell'istruzione. ...alle prove Invalsi presso l'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna.
La somministrazione delle prove Invalsi trova la sua fonte normativa nella legge n. 53 del 2003, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, nonché nel decreto legislativo n. 286 del 2004.
Dico subito all'onorevole Garagnani che le direttive n. 52 del 12 luglio 2004 e n. 49 del 6 maggio 2005, emanate dal ministro Moratti ai sensi dell'articolo 2, comma 4, del suddetto decreto legislativo n. 286, rispettivamente per l'anno scolastico 2004-2005 e per quello successivo, hanno conferito progressivamente obbligatorietà alla valutazione per il primo ciclo di istruzione. Quindi, al primo quesito (se fossero obbligatorie) rispondo che hanno conseguito progressivamente obbligatorietà; ciò in relazione alla prescrittività delle indicazioni nazionali riguardanti la riforma del primo ciclo, che deriva dagli articoli 13 e 14 del decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004 (recante, appunto, le disposizioni relative al primo ciclo). Le direttive medesime hanno mantenuto, invece, volontaria l'adesione delle istituzioni scolastiche degli altri ordini e gradi di scuola, in quanto era ancora in corso l'iter di emanazione dei provvedimenti delegati riguardanti il secondo ciclo di istruzione.
La somministrazione delle prove per ciascun ciclo scolastico è stata prevista, contestualmente in tutto il territorio nazionale, in un unico periodo, che è stato individuato, per l'anno scolastico 2005-2006, nei giorni 29 e 30 novembre e 1o dicembre 2005. Così è accaduto anche in Emilia-Romagna su disposizione della direzione scolastica regionale, che ha emanato una propria circolare di riferimento.
Per quanto riguarda l'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna, il competente dirigente generale dell'ufficio scolastico regionale per l'Emilia-Romagna ha riferito - questi sono i dati che mi sono stati trasmessi dalla dottoressa Stellacci - che presso l'Istituto, in data 6 ottobre 2005, si è svolta una seduta del collegio dei docenti. In tale consesso, alcuni insegnanti hanno discusso sulla validità delle prove Invalsi, invocando a sostegno della tesi della non obbligatorietà delle prove il carattere non definitivo delle indicazioni nazionali, nonché i principi della libertà di insegnamento e dell'autonomia scolastica. Veniva, quindi, messa ai voti una delibera di non somministrazione delle prove, che veniva dichiarata approvata.
Con nota n. 100 del 6 dicembre 2005, la dirigente scolastica, in occasione di specifica rilevazione regionale sull'andamento della somministrazione - come Pag. 13vede, onorevole Garagnani, si procede, in Emilia-Romagna, a tutti gli atti di verifica e di controllo rientranti negli adempimenti degli uffici dello Stato, nel pieno rispetto delle leggi -, comunicava al dirigente del centro servizi amministrativi di Bologna ed alla direzione regionale per l'Emilia-Romagna la non effettuazione delle prove Invalsi nei due plessi della scuola primaria, nonché nella scuola di primo grado Carracci.
Successivamente, il dirigente del centro servizi amministrativi di Bologna interveniva, riaffermando l'obbligatorietà di tali prove ed invitando la dirigente scolastica a fornire un calendario suppletivo per la somministrazione delle prove stesse.
Con una nota dell'11 gennaio 2006, la dirigente in questione comunicava al centro servizi amministrativi di Bologna l'intervenuta somministrazione delle prove secondo un calendario ad hoc predisposto ed a seguito dell'emanazione di appositi ordini di servizio nominativi, così come richiesto dal medesimo dirigente del centro (come vede, onorevole Garagnani, si procede nel rispetto delle leggi). Le prove si sono tenute nelle giornate dell'11, 12 e 13 gennaio, dopo il rientro dalle vacanze natalizie.
La direzione scolastica regionale contestava alla dirigente scolastica inottemperanze ai doveri istituzionali, in quanto sulla medesima incombeva l'obbligo di osservare e di far osservare la normativa vigente; l'ufficio scolastico regionale aveva ritenuto che la medesima si fosse limitata ad una passiva presa d'atto della situazione.
Viceversa - e qui trova spazio la ricostruzione dei fatti, che le voglio illustrare, in base alla quale molte delle sue affermazioni non sono effettivamente rispondenti all'andamento degli eventi -, la dirigente scolastica, nella seduta del 6 ottobre 2005, aveva espresso a verbale le seguenti dichiarazioni, con le quali si dissociava, apertamente e formalmente, dalle posizioni tenute in sede di collegio dei docenti.
Le leggerò una parte del verbale, onorevole Garagnani, che posso successivamente consegnarle: «(...) La dirigente pur prendendo atto della posizione espressa dal collegio, dichiara che sul tema prove Invalsi, non è prevista nessuna delibera di adesione e che procederà all'attivazione di tutte le procedure, perché le prove dovranno comunque essere effettuate (...)».
Vede, se vi fosse stato un dialogo più diretto tra la direzione scolastica regionale e la direzione dello specifico Istituto comprensivo, probabilmente tale passaggio e questa verbalizzazione avrebbero evitato una lunga e complicata procedura di contenzioso (che, peraltro, ha trovato molto spazio anche presso l'opinione pubblica) che invece si è rivelata, nei fatti, assolutamente inutile; tanto è vero che sono in possesso del provvedimento di archiviazione da parte del direttore dell'ufficio scolastico regionale.
La dirigenza di tale ufficio, infatti, ha disposto che il procedimento di accertamento di responsabilità dirigenziale, avviato, con nota di contestazione protocollo n. 69 del 23 marzo 2006, a carico della dirigente scolastica professoressa Giuliana Balboni, è, con il presente atto, archiviato (e questo che le mostro è il dispositivo di archiviazione).
Ciò perché proprio la dissociazione rispetto alle posizioni assunte dal collegio dei docenti, contenuta nel verbale che le ho letto, è stata ribadita e confermata dalla dirigente in questione nel corso di un incontro svoltosi presso la direzione scolastica regionale in data 27 aprile 2006. Come può constatare, onorevole Garagnani, il verbale risaliva invece al 6 ottobre 2005: un dialogo maggiore sarebbe stato davvero proficuo!
Alla luce di quest'ultimo accertamento, il dirigente dell'ufficio scolastico regionale ha archiviato - le ho già letto il testo del provvedimento - il procedimento a carico della dirigente dell'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna, attivato sulla base di presupposti non aderenti al reale svolgimento dei fatti. Il Ministero non ha sollevato alcuna obiezione in ordine alle determinazioni assunte dalla direzione scolastica regionale.Pag. 14
Questa è la ricostruzione dei fatti. Vorrei concludere, tuttavia, formulando alcune osservazioni inerenti al merito della questione, con riferimento in primo luogo alle prove Invalsi.
Voglio comunicare a lei, onorevole Garagnani, nonché all'onorevole Zanotti ed alle altre deputate interroganti, che il Ministero ha già avviato un processo di revisione in materia di rilevazione dei livelli di apprendimento, al fine di ricercare, rispetto alla situazione attuale, congruità ed efficacia dei contenuti delle prove somministrate e dei tempi della loro erogazione. Ciò per rendere la rilevazione stessa funzionale sia alla programmazione degli interventi formativi delle scuole, sia alla verifica ed alla ridefinizione degli obiettivi generali del sistema dell'istruzione.
Ciò per quanto concerne le prove Invalsi. Vorrei comunque svolgere, onorevole Garagnani, altre rapidissime osservazioni di merito. Lei ha descritto la realtà dell'Emilia-Romagna in modo assolutamente non conforme né allo stato dei fatti, né all'opinione di tutti coloro che operano nelle istituzioni, nelle associazioni e nell'ambito del sistema scolastico di detta regione.
Ebbene, quanto lei ha affermato non è pertinente, e lei sa bene che, nonostante il notevole lavoro da lei compiuto per evidenziare le illegalità commesse in Emilia-Romagna, mai queste sono state rilevate dagli organi competenti; inoltre, né negli atti legislativi, né tanto meno nei provvedimenti normativi della regione Emilia-Romagna è stato riscontrato, da parte degli organi competenti, un inadempimento della normativa nazionale (ad esempio, per quanto concerne gli atti legislativi, mi riferisco all'attività della Corte costituzionale).
Da ultimo, vorrei sottolineare un aspetto che ritengo importante. Nell'applicazione di riforme così complesse, aventi ad oggetto sistemi scolastici delicati (quali l'istruzione e la formazione) che attengono ai processi educativi dei ragazzi e delle persone, credo che la scelta di operare attraverso i procedimenti disciplinari, determinando un contenzioso, non sia una modalità in grado di conseguire risultati positivi. Per mettere in atto le riforme (qualunque esse siano), a mio avviso, occorrono infatti tempo, dialogo, costruzione e convincimento: ciò non è stato realizzato in modo adeguato, ed i fatti stessi lo dimostrano!
Onorevole Garagnani, lei ha citato la sperimentazione nell'ambito delle scuole superiori. Vorrei ricordare che si trattava di una sperimentazione su base del tutto volontaria: pertanto, chi voleva applicarla poteva farlo, mentre chi non la desiderava era legittimato a non attuarla.
Ebbene, in tutt'Italia - in tutt'Italia! -, 54 su quasi 2 mila istituti di istruzione superiore coinvolti in tale ambito avevano proposto una sperimentazione - peraltro tutta ricollocabile entro l'autonomia scolastica -, il 15 per cento, quindi non anticipatoria rispetto all'impianto della riforma della scuola superiore e - consideri tale aspetto, onorevole Garagnani - talmente inefficace e poco applicata che, proprio per raggiungere una omogeneità di funzionamento per tutto il nostro sistema dell'istruzione, il ministro Fioroni ha ritenuto di procedere alla sua sospensione.
Quindi, onorevole Garagnani, può constatare che anche l'atteggiamento - responsabile - che la regione Emilia-Romagna aveva proposto nel non «forzare la mano» sulla riforma della scuola superiore era giusto, coerente e rispondente con il sentire delle istituzioni scolastiche, delle famiglie e dei ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo de L'Ulivo).
KATIA ZANOTTI. Brava!
PRESIDENTE. Il deputato Garagnani ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00008.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ovviamente mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta, per una serie di valutazioni.
Inizio dall'ultima affermazione del viceministro Bastico sulle sperimentazioni: vi è modo e modo di affrontare la riforma Pag. 15della scuola! Quando chi ha responsabilità direzionali della scuola, a livello di assessorato regionale o provinciale, invita esplicitamente a boicottare la riforma, è chiaro che, a mio modo di vedere, il medesimo dimostra scarso senso delle istituzioni. La riforma può piacere o no, ma ritengo che, anche se quest'ultima non proviene dalla stessa forza politica alla quale appartiene un dato dirigente politico delle istituzioni, sia evidente che la posizione di detto dirigente - un assessore, regionale, provinciale o comunale che sia - è diversa da quella di un coordinatore di partito, perché il primo si deve far carico dell'intera esigenza della popolazione scolastica, di un equilibrio che quel medesimo assessore deve, appunto, garantire in nome e per conto della collettività.
Secondo aspetto. Ho parlato anch'io con vari esponenti della scuola, a livello dirigenziale, che vivono o hanno vissuto questa ed altre vicende. Dalle parole del viceministro non ho ascoltato smentite significative in merito, ma soprattutto riconfermo quanto detto: avendo parlato anch'io con la direzione scolastica regionale, so benissimo che il caso della ricordata dirigente non è l'unico; ve ne sono stati altri.
Signor viceministro, lei è sicuramente più importante del sottoscritto: è riuscita ad avere gli atti che io ho richiesto dieci volte - dieci volte! -, ricevendo una risposta insulsa e veramente ridicola da parte dell'ufficio contenzioso, che mi aveva chiesto in base a quale interesse avessi fatto tale domanda. Risposi che, in quanto parlamentare, sono portatore di un interesse generale alla tutela della legalità e della correttezza amministrativa che, nel caso in questione, ritengo violata, e reputo pertanto mio dovere istituzionale far rispettare la legge ovunque essa sia violata. Aggiungo che ho fondati elementi per ritenere che la negazione al sottoscritto dell'accesso agli atti derivi dal timore di un determinato funzionario di incorrere in possibili sanzioni, o guai, nel caso avesse dato al sottoscritto la possibilità di verificare gli atti stessi, che - lo ripeto - mi competono. È inammissibile che l'ufficio scolastico regionale del Ministero della pubblica istruzione dell'Emilia-Romagna mi chieda in base a quale titolo domandi di verificare gli atti! Lei, signor viceministro, li ha avuti. Io non li ho avuti. Eppure, siamo solo stesso piano, perché, quale parlamentare, ho diritto di verificare ciò che avviene nella mia regione, sulla base di atti di sindacato ispettivo che ho presentato al Governo.
Dunque, chiedo perché il Governo ha potuto verificare gli atti ed il sottoscritto no. A questo punto, denunzierò il responsabile per omissione d'atti d'ufficio, ed intendo farlo anche nei confronti della dirigente scolastica succitata, perché non si tratta, invero, di caso singolo e credo occorra riflettere a lungo su un'interpretazione ed applicazione della legge che non può essere accettata: non vi sono sinecure, non vi sono zone di privilegio!
Signor viceministro, al termine della mia replica le consegnerò la documentazione in mio possesso. Credo, onorevoli colleghi, signor Presidente, che sia un problema di dignità di ognuno di noi parlamentari il vedersi negare l'accesso ad atti pubblici, ed in merito non vi è alcuna esigenza di tutela della privacy, in quanto i due atti ispettivi presentati fanno riferimento, con nomi, cognomi e fatti circostanziati, ad episodi verificatisi a Bologna. Non posso pertanto essere inibito dal conoscere gli atti relativi!
Il viceministro Bastico era a conoscenza di atti che al sottoscritto sono stati negati e sono stati soltanto citati in un certo modo, peraltro confermando la mia versione. Arrivo anche a dire che ho ricevuto pressioni discrete dagli uffici scolastici e regionali a lasciar perdere, alla luce del particolare clima politico che sta caratterizzando la situazione politica italiana. Ora, presentando l'interpellanza in esame, non m'illudevo certo che la medesima potesse essere accolta (non era un processo alle intenzioni) ma, stante la politicizzazione esasperata che caratterizza la scuola, non m'illudevo...
KATIA ZANOTTI. Tua, no...?
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FABIO GARAGNANI. ...di questo! Intendo riaffermare un principio di diritto: il principio che un parlamentare ha il diritto di chiedere il rispetto della legge e di denunciare le violazioni della stessa, quando funzionari dello Stato, tenuti verso quest'ultimo ad un obbligo di lealtà e di correttezza - non dimentichiamoci mai questo -, vìolano, in un modo o nell'altro, tranquillamente, le disposizioni che sono tenuti ad applicare. Perché di questo si tratta!
Questo è valso, a suo tempo, per il tempo pieno; è valso, in genere, per tutta una serie di provvedimenti conseguenti alla riforma della scuola secondaria superiore che o sono stati applicati parzialmente o sono stati disapplicati. Allora, un Governo serio, di fronte a queste cose, fino a che la legge è in vigore, deve assumersi le proprie responsabilità e non rispondere con affermazioni scarsamente plausibili, me lo consenta, viceministro Bastico, come lei ha fatto in questa sede dicendo: io mi rendo conto di tutta una pressione politica, della CGIL scuola, degli insegnanti, dei no global, di tutti coloro che si stanno muovendo da anni nella nostra realtà. Tali pressioni probabilmente condizionano e hanno condizionato il suo operato, come pure quello di molti dirigenti dello Stato, i quali temono quelle che vengono dal sindacato o da determinati partiti politici, soprattutto in Emilia-Romagna. Basta ricordare - per inciso - com'è stato celebrato il 2 giugno, festa della Repubblica: in un modo vergognoso, con due parlamentari di provenienza comunista, attualmente ex-diessina, e nessun parlamentare del centrodestra, con la connivenza, in questo caso, anche della prefettura della Repubblica. Così dico chiaramente quel che penso!
DONATA LENZI. C'era Luigi Preti!
FABIO GARAGNANI. Questo è un indice di tale situazione!
Tornando al caso in questione, si tratta di circoscriverlo ad alcuni dati di fatto. Ci sarebbe anche da verificare il caso - mi sono appuntato quello che ha detto il viceministro Bastico a proposito del collegio dei docenti e della direzione scolastica regionale - della non somministrazione delle prove. Sono convinto che le affermazioni rese in questa sede dal viceministro Bastico (mi confondo perché siamo stati entrambi in regione, io allora ero all'opposizione ed il viceministro era assessore) non sono le stesse che la dirigente dell'Istituto comprensivo n. 8 di Bologna ha reso esattamente al Resto del Carlino e alla Repubblica. Allora, c'è una divergenza di fondo: il viceministro in questa sede ha fornito una versione che non corrisponde a quella data dalla dirigente scolastica e dalla CGIL scuola, alla quale appartiene quella stessa dirigente.
La CGIL scuola (l'ho detto all'inizio e lo ribadisco adesso) ha detto che si è scelta la linea della sanzione perché quella funzionaria dello Stato aveva scelto di non applicare la legge Moratti. Parole testuali, che sono apparse su tutti quotidiani! Chiedo pertanto un momento di ripensamento al Governo: qual è la ragione di questa discrasia? Perché tutti i quotidiani locali hanno dato un'interpretazione diversa da quella del viceministro? Perché la stessa dirigente in questione ha dato un'interpretazione diversa e non ha parlato di suoi atteggiamenti di differenziazione rispetto al collegio dei docenti?
Io non faccio processi alle intenzioni - perché credo che sia la realtà -, ritengo che ci sia stata una vicenda ulteriore che ha modificato i contenuti di quella querelle, presentando in questa sede un aspetto edulcorato di una vicenda che invece doveva essere affrontata e sanzionata in termini duri e di rispetto della legge. Soltanto se si ha rispetto della legge avremo veramente il rispetto dei nostri concittadini e favoriremo quel legittimo pluralismo e quel concetto di democrazia che tutti diciamo di condividere.
Questa è la ragione per la quale - signor Presidente, signor viceministro - mi dichiaro totalmente insoddisfatto della risposta fornita dal Governo, ribadendo che, per quanto mi riguarda, la vicenda non si conclude qui, in quanto i contorni oscuri Pag. 17c'erano, permangono e sono stati ulteriormente aggravati dalla risposta resa in questa sede.
PRESIDENTE. L'onorevole Zanotti ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00028.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, l'onorevole Garagnani si conferma sempre per la sua faziosità. Il viceministro Bastico, tuttavia, ha smentito tutti gli elementi contenuti nell'interpellanza del collega Garagnani.
D'altra parte, il balbettio emerso nella replica dell'interpellante dimostra che lei, onorevole Garagnani, ha dovuto prendere atto...
FABIO GARAGNANI. Non mi pare di aver balbettato!
KATIA ZANOTTI. Lei ha balbettato, perché ha parlato solo del fatto che le hanno negato la possibilità di disporre degli atti di un'inchiesta amministrativa, peraltro ancora in corso. Dunque, sussistevano tutti gli elementi per la tutela della privacy. Ma non voglio dialogare con lei, onorevole Garagnani, in quanto ciò risulta impossibile, vista la sua faziosità!
SIMONE BALDELLI. Risponda al Governo!
FABIO GARAGNANI. Lei ha il monopolio della verità...!
KATIA ZANOTTI. A questo punto, vorrei sottolineare - mi rivolgo in primo luogo al viceministro Bastico - che mi dichiaro completamente soddisfatta della risposta fornita per la ricostruzione lineare della vicenda, che dà atto di un comportamento della dirigente scolastica Balboni assolutamente lineare. Altro che cose oscure da svelare - il peso della CGIL e i no global -, in quanto non si sa cosa ci sia dietro!
Ritengo che la dirigente scolastica abbia avuto il merito di aver tentato di evitare l'uso di strumenti di carattere gerarchico, o addirittura coercitivo, per imporre lo svolgimento dei test Invalsi, peraltro - come ricordato dal viceministro - progressivamente resi obbligatori nella scuola primaria. Do atto alla dirigente Balboni di aver deciso che la scuola non si può governare con provvedimenti coercitivi, in quanto dovrebbe essere luogo di condivisione di intenti, di proposte. La dirigente ha deciso di non eseguire un ordine impartito in via gerarchica, scegliendo la via della relazione con il collegio dei docenti che si era espresso in merito, insieme a numerosi genitori che non erano stati «assoldati» per andare contro - come afferma lei, onorevole Garagnani -, ma che erano scesi in piazza autonomamente, in Emilia-Romagna, tante volte contro la legge Moratti. Si tratta di genitori attenti ai livelli ed alla qualità educativa dei loro figli, onorevole Garagnani!
Sta di fatto che, poi, la dottoressa Balboni ha provveduto attraverso 39 ordini di servizio e i test Invalsi sono stati eseguiti l'11, il 12 e il 13 gennaio, dopo le vacanze natalizie.
Ritengo che la chiusura di questa inchiesta costituisca un segnale molto importante, in quanto fuga l'idea che, dietro tale inchiesta, vi fosse una contestazione per riportare all'ordine, all'obbedienza, ogni espressione di dissenso e di rispetto del pensiero delle persone nei confronti dei provvedimenti assunti dall'ex ministro Moratti.
Peraltro, sono ulteriormente soddisfatta in quanto dalla risposta del Governo ho appreso la messa in discussione dello strumento dei test Invalsi.
Si è discusso, ci sono ampie pagine di discussione circa la scientificità di questo strumento. Credo soprattutto che, opportunamente e legittimamente, docenti e genitori si chiedessero se fossero queste le modalità più opportune di controllo della qualità educativa e formativa e dei loro figli.
Penso che dietro a questa vicenda, onorevole Garagnani, ci sia un problema di principio molto importante, che riguarda l'articolo 33 della Costituzione, riferito esattamente alla libertà di insegnamento Pag. 18e all'autonomia della scuola, nella costruzione di percorsi condivisi.
Penso in realtà che il rischio (che è stato anche rappresentato in fase di discussione sui test Invalsi durante il Governo di centrodestra del ministro Moratti) fosse esattamente questo: che i test potessero persino servire per dare un giudizio sull'operato degli insegnanti.
Considero che la vicenda si sia conclusa nel modo giusto, riconoscendo ad essa un percorso lineare. Credo di dover dare atto in quest'aula alla dirigente Balboni che, in una vicenda complicata, ha prodotto un esito di assoluta linearità, confermato appunto dalla chiusura dell'inchiesta.
Concludo, dicendo che sulle vicende della scuola emiliana anch'io, onorevole Garagnani, voglio evidenziare alcuni dati di «illegalità», così come lei l'ha chiamata. Le cito i miei dati di illegalità. Essi consistono nei 2526 bambini in lista di attesa nella scuola materna; sono le 64 sezioni di scuola materna che dopo la Moratti erogano la metà del servizio, con il servizio orario ridotto; sono le 80 classi a tempo pieno in meno. Grazie ai provvedimenti della legge Moratti, 64 di queste classi sono solo a Bologna. Sono esattamente 127 le classi della scuola secondaria scoperte...
CESARE CAMPA. Sono dati che deve citare il Governo!
PRESIDENTE. Onorevole Zanotti, concluda.
KATIA ZANOTTI. Concludo, Presidente. Volevo dire che, a proposito di illegalità, io penso che la legge Moratti abbia, come si dice, mandato in piazza molte persone, ma le ragioni che hanno portato in piazza queste persone sono spiegate anche dai numeri che io ho cercato di fornire nel poco tempo a disposizione a conclusione del mio intervento. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al regolamento l'onorevole Baldelli; con riferimento a quale articolo, onorevole Baldelli?
SIMONE BALDELLI. Agli articoli 8 e 59.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi riferisco al suo dovere di condurre la seduta in modo da evitare che accadano fatti quali quelli ora verificatisi. Non entro nel merito della discussione, che pure c'è stata, riguardo agli interventi dell'onorevole Bondi e dell'onorevole Cicchitto. La discussione è agli atti, è rappresentata attraverso gli strumenti scelti dal Parlamento per la propria pubblicità dei lavori. Mi permetta però, Presidente, da giovane deputato, parlamentare alla prima legislatura, di esprimere la mia sorpresa per il clima con cui si svolgono certe discussioni, e anche per il tono (mi permettano i membri del Governo) con il quale i rappresentanti del Governo si rivolgono ai deputati che svolgono le interpellanze e le interrogazioni. Presidente, quando il deputato Garagnani stava illustrando la sua interpellanza, ed è stato interrotto dalla collega dell'opposizione, lei ha richiamato il deputato Garagnani e non chi lo ha interrotto.
KATIA ZANOTTI. Siamo della maggioranza e non dell'opposizione!
SIMONE BALDELLI. Sì, è vero, io faccio sempre appello alla maggioranza del paese. È vero, siete la maggioranza parlamentare. Sembra curioso, Presidente, che, per l'appunto, quando un deputato dell'opposizione interpella il Governo su un argomento e viene interrotto da un deputato della maggioranza parlamentare, la Presidenza della Camera, anziché richiamare il collega che disturba l'intervento dell'onorevole interpellante, richiami appunto l'interpellante stesso. Quindi, su questo aspetto, Presidente, la invito, senza polemica alcuna, a mantenere un maggiore equilibrio, perché i diritti dell'opposizione...
GABRIELE FRIGATO. Complimenti!
Pag. 19SIMONE BALDELLI. Grazie, collega... I diritti dell'opposizione sono il sale della democrazia. La carica che lei ricopre, Presidente, le impone questo ruolo. Quindi, Presidente, la invito ad attenersi maggiormente al rispetto delle prerogative dei deputati dell'opposizione, e spero quindi che episodi del genere non accadano in seguito. Grazie.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, non posso accettare questo rilievo. Credo di essere stato assolutamente tollerante con gli interventi dell'opposizione.
SIMONE BALDELLI. Ha richiamato l'onorevole Garagnani!
PRESIDENTE. L'articolo 59, come lei sa, stabilisce che quando «un deputato pronunzia parole sconvenienti oppure turba col suo contegno la libertà delle discussioni o l'ordine della seduta, il Presidente lo richiama (...)».
SIMONE BALDELLI. L'ho letto; lo legga anche lei, Presidente!
GABRIELE FRIGATO. Rispetta il Presidente, Baldelli!
SIMONE BALDELLI. Stava parlando l'onorevole Garagnani!
PRESIDENTE. Ebbene, ho richiamato l'onorevole Garagnani perché mi sembrava che il tono del suo intervento meritasse questo richiamo.
SIMONE BALDELLI. È stato interrotto lui!
GABRIELE FRIGATO. Prendetevi delle vacanze!
(Iniziative per un'adeguata ricezione dei canali RAI nella Comunità montana della Valle Maira - n. 3-00007)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le comunicazioni, dottor Vimercati, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Delfino n. 3-00007 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 2).
LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, in relazione all'atto parlamentare in esame si ritiene opportuno premettere che in base al vigente contratto di servizio stipulato tra il Ministero delle comunicazioni e la RAI - approvato con decreto del Presidente della Repubblica 14 febbraio 2003 - la concessionaria è impegnata ad estendere la copertura del proprio servizio di diffusione televisiva analogica fino ad una percentuale non inferiore al 99 per cento della popolazione per ciascuna delle tre reti televisive nazionali.
Per quanto concerne in particolare la terza rete, il grado di copertura regionale non deve essere inferiore al 97 per cento della popolazione (articolo 16).
Lo stesso contratto di servizio stabilisce, altresì, che, allo scopo di assicurare il massimo sviluppo delle tre reti analogiche, la RAI, laddove si riscontri un interesse all'ampliamento del servizio analogico, si adoperi ad estendere localmente la copertura ai centri abitati con popolazione non inferiore a 300 abitanti stipulando, a tal fine, convenzioni con le regioni, le province, i comuni, le comunità montane o altri enti locali o consorzi di enti locali secondo i criteri di economicità degli investimenti e previo apporto, da parte di enti locali interessati, delle infrastrutture necessarie all'installazione degli impianti di diffusione, tenuto conto della salvaguardia della salute umana e della tutela del paesaggio.
Ciò premesso in linea generale, per quanto concerne la zona di cui è cenno nell'atto parlamentare in esame, si significa che nel corso degli ultimi anni la comunità montana della Valle Maira ha realizzato alcuni ripetitori per la diffusione capillare dei programmi RAI sul proprio territorio, ricevendo «a rimbalzo» i canali di tv1, tv2 e tv3 dai ripetitori RAI Way di Dronero.Pag. 20
La zona - che peraltro presenta una conformazione orografica che rende difficoltosa la ricezione dei segnali - non ha una consistenza demografica tale da rientrare negli obblighi previsti dal contratto di servizio per l'estensione del servizio con oneri a totale carico aziendale.
Nella zona è stata, inoltre, accertata una situazione interferenziale piuttosto penalizzante per i segnali RAI che alimentano redioelettricamente i suddetti impianti; ciò in quanto causa dell'addensamento dello spettro radioelettrico VHF e UHF, risulta difficoltosa la tutela delle alimentazioni radiofoniche sia presso il sito RAI Way di Dronero, sia in quello di San Martino di Stroppo (primo impianto a rimbalzo della comunità montana Valle Maira).
Per la prima e la seconda rete tv il problema è stato risolto con una limitazione degli impianti da satellite: si è provveduto, infatti, ad installare in alcuni siti della comunità montana adeguati apparati per le ricezioni satellitari per le quali la RAI ha collaborato con la fornitura delle smart card necessarie per il decriptaggio dei segnali.
Allo stato attuale la qualità del servizio appare soddisfacente, condizionata solamente dall'affidabilità delle apparecchiature installate e dalla manutenzione effettuata.
Per quanto riguarda la terza rete tv, la ricezione dei segnali RAI è fortemente degradata da parte di altre emittenti; è allo studio una soluzione che prevede l'installazione di almeno due ponti radio tra i siti di Cima Varengo-Dronero e Dronero-San Martino di Stroppo per l'eliminazione dei rimbalzi.
La situazione appare più difficoltosa per le tre reti radiofoniche per le quali la presenza di interferenze peggiora una già precaria copertura dove, peraltro, il gazzettino regionale ricevuto è quello della Liguria.
Allo scopo di venire incontro alle giuste aspettative della locale popolazione sono, quindi, allo studio soluzioni per risolvere i problemi di ricezione sia della terza rete tv sia delle reti radiofoniche. In entrambi i casi, comunque, si tratta di procedere a nuove installazioni che dovranno necessariamente essere realizzate secondo l'iter disposto dal contratto di servizio vigente.
Relativamente, infine, alla questione del pagamento del canone da parte degli utenti che non riescono ad avere una buona ricezione dei segnali RAI, si ritiene di dover rammentare che, come più volte sostenuto dalla Corte costituzionale, tale canone è una imposta dovuta per la semplice detenzione di uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive - come stabilito dall'articolo 1 del regio decreto 21 febbraio 1938, n. 246, convertito dalla legge 4 giugno 1938, n. 880 - indipendentemente dalla qualità e dalla quantità dei segnali captati.
PRESIDENTE. L'onorevole Volonté, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per cinque minuti.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per esprimere la mia parziale soddisfazione, in quanto mi sembra che il signor sottosegretario, oltre a ricordare alcune norme che erano già note sia all'onorevole interrogante, il mio collega Delfino, sia al sottoscritto, abbia segnalato alcuni elementi relativi al servizio di interventi gratuiti da parte delle amministrazioni e delle società radiofoniche e televisive. Stiamo a vedere. Presteremo grande attenzione, al fine di prendere atto del momento in cui questo studio dei due ponti radio porterà alla effettiva possibilità di ricevere, non soltanto le reti televisive RAI2 e RAI1, ma anche RAI3 ed a superare le difficoltà relative ai canali radiofonici. Era questo l'oggetto della interrogazione: sapere quando, sapere se questo studio sia ad uno stadio iniziale o se si possa prevedere che tutto ciò sarà messo in atto entro qualche mese o qualche anno. Questa è la funzione delle interrogazioni e delle interpellanze.
Tuttavia, vorrei fare un ultimo accenno. Onorevole sottosegretario, noi conosciamo le sentenze della Corte costituzionale: il canone è in funzione della Pag. 21proprietà degli apparecchi. Evidentemente, ripeterlo in una vicenda come questa fa immaginare che il canone, in ottemperanza a quella sentenza, non debba essere versato, né direttamente né indirettamente, nelle casse del sistema radiotelevisivo pubblico. Infatti, questo è un caso in cui si paga un canone per essere proprietari di un apparecchio e non si usufruisce di un servizio al quale, però, il pagamento del canone contribuisce direttamente. Allora, delle due l'una, senza evidentemente alcun vezzo polemico. Se vogliamo ottemperare alla sentenza della Corte, in una valle come questa, il canone deve essere rimesso nelle tasche dei cittadini o, comunque, non deve andare, né direttamente né indirettamente, nelle casse del servizio radiotelevisivo pubblico. Se, invece, vogliamo ricordare, come lei ha fatto, questa sentenza - sulla quale avremmo molto da dire, ma così è - lei ci deve fornire una data, anche massima, un'ipotesi relativa a quando questo studio porterà a compimento la ricezione del terzo canale televisivo e dei due canali radiofonici. Non possiamo rimanere in questa situazione. Lei per primo se ne renderà conto e da lei ci aspettiamo che, su almeno una delle due questioni, faccia pervenire al più presto, tramite la Presidenza della Camera, il parere del Ministero competente.
In altri termini, vorremmo sapere se prendiamo atto delle sentenze della Corte, e quindi quel canone non va, né direttamente né indirettamente, nelle casse del sistema radiotelevisivo pubblico, oppure se, andando da anni in queste casse, si intenda, nello studio che si sta facendo, abbreviare i termini per fornire tale servizio.
(Recenti dichiarazioni del ministro della salute sulla sperimentazione della pillola abortiva RU486 - n. 2-00004 e n. 3-00004)
PRESIDENTE. Avverto che l'interpellanza Volontè n. 2-00004 e l'interrogazione Migliori n. 3-00004, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 3).
L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00004.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, la nostra interpellanza prende atto di alcune dichiarazioni del ministro competente, oggi autorevolmente sostituito dal sottosegretario, e ricorda che la Food and drug administration, l'11 maggio 2006, ha organizzato un convegno sulla morte di cinque donne statunitensi e di una canadese direttamente correlata all'uso della pillola RU486. Lo stesso «padre» della pillola RU486, Etienne-Emile Baulieu, ha recentemente scritto una lettera ufficiale al New England Journal of Medicine in cui afferma che l'aborto chimico ha tassi di mortalità dieci volte più alti di quello chirurgico.
In merito a questo è bene prendere atto di importanti studi che vengono dai paesi occidentali: (americani, come ho citato prima, ma anche di altre nazioni). Come è noto, la mortalità per aborto chirurgico è dieci volte inferiore a quella provocata da aborto con la pillola RU486 e le complicanze con ospedalizzazione sono triple con l'uso della pillola RU486. Dai 600 eventi avversi segnalati dalla Food and drug administration dal settembre 2000 al settembre 2004 siamo giunti ai 950 fino al marzo 2006. Il rischio di sanguinamento nelle donne che usano la suddetta pillola è di 3,27 volte maggiore rispetto a quelle che ricorrono all'aborto chirurgico; il rischio di dolore addominale è maggiore dell'1,63 per cento; vi è l'1,6 per cento in più di febbre e vertigini e l'aumento del 7 per cento della durata del sanguinamento.
Da un'indagine compiuta dal Ministero della salute inglese risulta che l'aborto chirurgico ha effetti di reazione d'ansia molto inferiori rispetto a quello farmacologico provocato dalla pillola RU486. Nello stesso tempo i dati inglesi, ma anche quelli che ci vengono dalla Svezia e dalla Francia, ci fanno notare come in circa dieci anni dall'introduzione di questa pillola il Pag. 22tasso di abortività sia aumentato quasi del 50 per cento in Gran Bretagna.
Ho già citato la lettera dello scopritore della pillola RU486 ed il commento che il New England Journal of Medicine fa dell'idea di aggiungere alla pillola RU486 alcuni antibiotici che vengono da questa autorevole rivista di medicina internazionale segnalati come causa ulteriore di effetti collaterali pericolosi per la donna.
La pillola abortiva RU486 in Italia è considerata, da una parte dell'opinione pubblica, sicura ed in grado, con un atto semplice ed indolore, di interrompere una gravidanza indesiderata.
In alcuni ospedali italiani si sta da tempo sperimentando la pillola, anche se l'azienda che la produce non ha ancora avviato la procedura di commercializzazione nel nostro paese e, qualora lo facesse, dovrebbe corredarla di dati scientifici attuali, non quelli degli ultimi vent'anni, riguardanti la sua sperimentazione.
È noto che la legge n. 194 del 1978, all'articolo 1 e all'articolo 8, prevede che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana fin dal suo inizio. Allo stesso tempo, lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché le altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite.
All'articolo 8 - come è certamente noto al sottosegretario - si afferma che l'interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico-ginecologico presso un ospedale generale tra quelli indicati all'articolo 20 della legge n. 132.
Chiediamo di interrogare il Governo per sapere se sia a conoscenza dei recenti rilievi, esclusivamente medici e scientifici, sollevati da istituzioni e istituti di ricerca riconosciuti a livello internazionale nei confronti dell'assunzione di quella che negli Stati Uniti, notoriamente, ormai purtroppo è conosciuta come kill pill, la pillola che uccide; se non ritenga affrettate, prive di cautela e, forse, anche avventate le dichiarazioni del ministro della salute, Turco, su una materia così delicata, quando, negli ultimi anni, nessuna novità scientifica vi è stata riguardo ad un farmaco che da abortivo si può facilmente trasformare, per le sue caratteristiche e per la sua pubblicità, in contraccettivo; se ritenga sufficiente, infine, assicurare che la sperimentazione avverrà nello spirito della legge n. 194 del 1978 per garantire una sua corretta applicazione e l'assenza di rischio per la salute delle donne.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, colleghe e colleghi, onorevole Volontè, il Governo approfondirà ulteriormente il problema della pillola abortiva, ma una prima risposta tecnica all'argomento dell'interpellanza e dell'interrogazione è doverosa, almeno per fare alcune precisazioni.
In primo luogo, il Ministero della salute smentisce di aver affermato l'intenzione di liberalizzare la sperimentazione della pillola abortiva. Al contrario, si precisa, in risposta ad una domanda posta da un organo di stampa sull'intenzione del ministero rispetto all'attuale sperimentazione in corso in Italia, che si è ritenuto esclusivamente di confermare le decisioni precedentemente assunte nel corso dell'anno 2005, nel rispetto delle disposizioni previste dalla legge 22 maggio 1978, n. 194, che lei ha citato.
Per maggiore chiarezza, appare utile fornire un riepilogo di quanto già determinato nelle diverse sedi istituzionali in merito alla sperimentazione clinica in atto della pillola suddetta.
La pillola RU486 è stata per la prima volta commercializzata in Francia nel 1988 e oggi risulta disponibile in Svizzera, Olanda, Inghilterra, Germania e in altri paesi europei, oltre che negli Stati Uniti, Australia e Cina.Pag. 23
Al momento essa non risulta disponibile in Italia, Portogallo e Irlanda. Non è come lei, onorevole Volontè, ha detto nella sua interpellanza, in quanto essa non è in commercio in Italia, poiché né la ditta produttrice, né altre aziende, hanno mai presentato nel nostro paese la relativa domanda di commercializzazione. Se lei ce l'ha, ce la faccia vedere...
LUCA VOLONTÈ. Forse lei non ha letto ciò che è scritto nell'interpellanza. Non ha neanche ascoltato!
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. No, onorevole Volontè, le dico io come avviene la sperimentazione quando un farmaco non è commercializzato in Italia.
Com'è noto, presso l'Ospedale Sant'Anna di Torino, è in corso una sperimentazione clinica avente come specifico obiettivo clinico e terapeutico la valutazione dell'efficacia e della sicurezza della pillola a un dosaggio minore rispetto a quello contenuto nella confezione da 600 mg, in commercio in altri paesi.
Con riferimento a tale sperimentazione clinica è opportuno ricostruire il susseguirsi degli eventi e dei provvedimenti che hanno interessato nel tempo il Ministero della salute, l'Agenzia italiana del farmaco e il Consiglio superiore di sanità.
A seguito dell'approvazione di uno specifico protocollo di sperimentazione clinica presso l'ospedale torinese da parte del comitato etico locale, in data 11 dicembre 2002, funzionari dell'allora direzione generale dei medicinali del Ministero della salute (ora AIFA) effettuarono un'ispezione sull'osservanza delle norme di buona pratica clinica e della normativa vigente inerente alla sperimentazione dell'interruzione volontaria di gravidanza con la pillola RU486, alla luce delle norme contenute nella legge n. 194 del 1978.
In data 21 gennaio 2004 è stato richiesto uno specifico parere al Consiglio superiore di sanità, che, nella seduta del 18 marzo 2004, ha pronunciato il seguente parere conclusivo: alla luce delle conoscenze disponibili i rischi per l'interruzione farmacologica della gravidanza si possono considerare equivalenti ai rischi dell'interruzione chirurgica solo se l'interruzione di gravidanza avviene totalmente in ambiente ospedaliero.
La direzione generale competente, in data 9 luglio 2004, comunicò al direttore generale della suddetta struttura ospedaliera che l'esecuzione della sperimentazione di cui trattasi può ritenersi legittima - e cioè conforme all'articolo 8 della legge n. 194 del 1978 - solo nel caso in cui essa si svolga in ambito ospedaliero fino a completamento dell'aborto e delle cure del caso.
Con nota dell'8 settembre 2005 l'azienda ospedaliera ha trasmesso copia della notifica datata 31 agosto 2005 con la quale veniva comunicata l'attivazione dello studio.
Ai fini della tutela della salute delle pazienti coinvolte e della verifica della correttezza della sperimentazione, su richiesta del ministro della salute pro tempore, fu eseguita, nei giorni 13-15 settembre 2005, un'ispezione da parte dell'AIFA. La relazione degli ispettori evidenziava che la procedura di interruzione della gravidanza non veniva condotta interamente all'interno della struttura ospedaliera. Fu rilevata, inoltre, la necessità che l'intero protocollo sperimentale prevedesse il ricovero delle pazienti fin dalla prima somministrazione del farmaco, onde evitare che un'interruzione totale o parziale della gravidanza a livello domiciliare potesse comportare il rischio di emorragie e di infezioni gravi.
In data 21 settembre 2005 fu, pertanto, emanata l'ordinanza di sospensione della sperimentazione, la quale peraltro è ripresa regolarmente nel mese di ottobre 2005, poiché l'ospedale Sant'Anna ha adottato un nuovo protocollo sperimentale che contemplava il ricovero della paziente per tutta la durata dell'intervento farmacologico.
In risposta a quanto richiesto da lei e dagli altri parlamentari che hanno sottoscritto gli atti di sindacato ispettivo appare opportuno, proprio in questa sede istituzionale, Pag. 24riaffermare la necessità di garantire la correttezza metodologica nella conduzione della sperimentazione in esame, nel rispetto della legislazione vigente e con l'obiettivo prioritario ed imprescindibile della tutela della salute femminile.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè, al quale ricordo che ha dieci minuti di tempo a disposizione, ha facoltà di replicare per la sua interpellanza n. 2-00004.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, questa risposta mi sembra importante. Non posso dire di essere soddisfatto, ma mi sembra che il sottosegretario abbia chiarito alcuni aspetti.
Signor sottosegretario, non è colpa dell'interpellante se tutti i quotidiani italiani hanno riportato una dichiarazione attribuita al ministro Turco e non smentita (se non in questo momento) risalente al 22 maggio 2006, in cui si parlava di pillola abortiva liberalizzata.
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. È stata una interpretazione molto soggettiva.
LUCA VOLONTÈ. Prendo atto, quindi, di questa importante dichiarazione: non vi è liberalizzazione della pillola RU486, perché si rispettano le procedure già attivate dal Governo precedente.
Secondo elemento importante: non è stato autorizzato nessun altro protocollo di sperimentazione. Ciò, in qualche modo, contrasta con quanto affermato nelle dichiarazioni pubblicate nei giorni che vanno dal 21 al 23 maggio 2006, e - lo ripeto - fino a questo momento attribuite alla diretta voce del ministro della salute, onorevole Turco.
Posso fare però una semplice osservazione? Il rispetto dell'articolo 8 della legge n. 194 - citato anche per la sua violazione e quindi per la conseguenza della sospensione - comporta l'ospedalizzazione totale per le donne che decidono di sperimentare la RU486. Solo se questa pillola venisse sperimentata infatti in una situazione di totale ospedalizzazione si potrebbe far fronte a quelle emergenze che ho citato prima, non per opinione personale ma perché sono dati della realtà scientifica incontrovertibili: grave danno per la donna, grave danno fisico, con rischio anche di morte - perché oramai dobbiamo dire le cose come sono - e grave danno superiore.
Vorrei vedere questo rapporto di cui lei signor sottosegretario ha parlato, laddove le dicono che ci sono rischi equivalenti nella somministrazione della pillola RU-486 e nell'aborto chirurgico.
Questo non risulta agli atti delle maggiori riviste scientifiche internazionali...
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Bisogna leggere per intero i lavori, non solo due righe!
LUCA VOLONTÈ. ...però se lei vorrà fornircene una copia, visto che anche a lei lo hanno fornito, ciò sarebbe interessante sia per la ricerca scientifica internazionale sia anche per il dibattito del Parlamento.
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Si legge una lettera e non l'intero lavoro!
LUCA VOLONTÈ. Lei forse non è abituato: quando ha finito di parlare deve far parlare gli altri, altrimenti andiamo avanti in un ping-pong che francamente non mi interessa, perché lei quello che doveva dire lo ha già detto e ha fornito delle importanti novità.
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Le importanti novità sono contenute nel lavoro!
PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, lasci parlare l'interpellante.
LUCA VOLONTÈ. Importanti novità per l'opinione pubblica nazionale, caro sottosegretario! Io non leggo i giornalini che forse qualcun altro legge!
Pag. 25ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. New England Journal of Medicine! Lo legga per intero!
LUCA VOLONTÈ. Ho letto, come tutto il paese, i quotidiani nazionali, dove abbiamo letto quello che ha detto il ministro della salute. Lei ha detto il contrario ed io sono qui a dire che sono favorevolmente impressionato da questi suoi nuovi elementi. Sono anche interessato, glielo sto dicendo e glielo ripeto, a questo importante studio che lei attribuisce a qualche centro di ricerca o a qualche collaborazione che ha il Ministero (anche del Governo precedente), che sostiene che i rischi tra aborto chirurgico ed utilizzo della RU486 sono identici.
A me risulta invece, dalle riviste scientifiche internazionali e dalla sperimentazione in atto da più di dieci anni nei paesi europei ed extraeuropei, che non è così! Allora è importante che lei ne fornisca, tramite la Presidenza della Camera, una copia all'interrogante ed anche all'opinione pubblica, perché questo non risulta. Quindi si tratta elementi provenienti da scienziati italiani, che il resto del mondo non conosce.
Detto questo, avrò il piacere di interrogarla di nuovo, magari tra un mese, un mese e mezzo, quando il Governo avrà approfondito questi elementi ed avrà preso una decisione ulteriore sull'opportunità - visti i rischi scientifici che le ho citato, non le opinioni personali!- di introdurre anche nel nostro paese una procedura che non solo (se non ha le caratteristiche dell'ospedalizzazione) violerebbe l'articolo 8 della legge n. 194, ma provocherebbe, come provoca in tutto il mondo, un rischio di mortalità dieci volte superiore per le donne che decidessero di usufruire di questa pillola.
Un'ultima osservazione, se mi permette, di merito. Nella mia interrogazione, onorevole sottosegretario, non c'è scritto che la società che produce la pillola la commercializza nel nostro paese. C'è scritto invece che questa società, se volesse chiedere la possibilità...
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Non l'ha fatto! Si attenga all'obiettività!
PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, la prego di lasciar parlare l'interpellante.
LUCA VOLONTÈ. Infatti! Abbiamo detto la stessa cosa ed è per questo che mi sono permesso di dirle, quando lei ricordava che non lo ha fatto, che appunto nessuno di noi ha mai messo in dubbio il fatto che questa società avesse mai chiesto l'autorizzazione alla commercializzazione. Sono altri gli elementi di grande interesse che lei, invece, ha finalmente portato all'attenzione dell'opinione pubblica italiana che, in qualche modo, risultano confortanti rispetto alle precedenti dichiarazioni apparse.
In conclusione, la invito - ancora una volta - a fornirci i dati secondo i quali risulterebbero un'equivalenza tra le due procedure di aborto chirurgico e chimico. Nei confronti degli interpellanti e di una parte del mondo scientifico ciò rappresenterebbe un dato di grande novità, perché a noi risulta - spero risulti anche a qualcuno dei suoi uffici - che il pericolo di mortalità delle donne è almeno dieci volte superiore.
La ringrazio in anticipo dei dati che vorrà fornire alla Presidenza e che quest'ultima, cortesemente, vorrà fornire a noi e a tutti gli interessati a questa importante novità.
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00004.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, a nome del gruppo di Alleanza nazionale ho presentato questa interrogazione per avere nella più alta sede istituzionale - qual è quella che noi rappresentiamo - un parere definito e, per quanto possibile, definitivo da parte del Governo su una materia rispetto alla quale, soprattutto nella parte finale della Pag. 26scorsa legislatura, si è sviluppato (anche in quest'aula) un forte contrasto politico.
Questa interrogazione prende le mosse dalla semplice lettura di un'intervista rilasciata dal ministro Turco, peraltro non smentita, nel corso della quale il ministro stesso annunciava, di fatto, la liberalizzazione della sperimentazione della pillola RU 486.
Partendo da questa intervista - che, lo ripeto, è stata smentita autorevolmente in quest'aula solo pochi minuti fa dal sottosegretario per la salute -, si sosteneva, di fatto, che le procedure straordinarie in atto in Piemonte ed in Toscana a livello sperimentale venivano potenzialmente estese a tutto il territorio nazionale, con ciò, a nostro avviso, aggirando gli aspetti di prevenzione dell'aborto presenti nell'articolo 1 della legge n. 194 del 1978.
Chiedevamo cioè di sapere in termini di chiarezza di prospettiva qual era la reale volontà del Governo, al di là dell'intervista del ministro Turco, relativamente ad una questione che concerne sia l'applicazione della citata legge n. 194 sia la doverosa tutela delle donne; ciò, viste e considerate le riflessioni anche di carattere critico che parte della comunità scientifica, in modo molto autorevole, continua a svolgere circa gli effetti potenzialmente perniciosi della pillola RU 486.
La risposta del Governo al riguardo a noi pare politicamente ambigua, e da questo nasce la nostra insoddisfazione, perché il sottosegretario ha legittimamente e, oserei dire, onestamente sostenuto che da parte dell'esecutivo vi è la necessità di un ulteriore approfondimento su questa materia, con ciò, evidentemente, contraddicendo in modo evidente le dichiarazioni del ministro.
Personalmente, ho apprezzato nella risposta del sottosegretario il recupero della bontà dell'atteggiamento che il ministro della salute Storace - fortemente contestato sul punto dall'opposizione di allora - aveva assunto in forza del suo incarico. Mi riferisco ad una grande attenzione e prudenza sugli effetti della sperimentazione, all'esigenza di evitare un possibile aggiramento della legge n. 194, all'esigenza di evitare altresì pressappochismi circa la natura effettiva della pillola in questione, tenendo conto anche e soprattutto che l'azienda che produce tale pillola, come è stato ricordato, fino ad oggi si è rifiutata di chiedere all'EMEA un riconoscimento unitario in sede europea e non ha richiesto alle autorità sanitarie del nostro paese l'introduzione di questo medicinale all'interno della cornice nazionale di inserimento dei farmaci.
Questo vorrà pur dire qualcosa. Il fatto che il sottosegretario abbia sottolineato questo elemento, a differenza dell'improvvida dichiarazione del ministro Turco, è un elemento che sottolinea la riacquisizione di consapevolezza da parte del Governo circa la complessità, da un lato, ma anche la pericolosità potenziale per la salute della donna, dall'altro, di questo medicinale.
Pur rilevando un «bilinguismo» pericoloso da parte del Governo su questa materia, rivendico al nostro gruppo il merito di essere stato elemento di chiarificazione su un fatto: le dichiarazioni del ministro Turco sono inseribili all'interno di quella babele di lingue e di dichiarazioni che ha contrassegnato in modo sfortunato l'avvio del Governo Prodi nel corso della presente legislatura, e non debbono essere prese sul serio.
Ringrazio il sottosegretario perché la materia necessita di una riflessione seria e di un approfondimento, che la comunità scientifica sta in questa fase producendo, e non certo di facili propagandismi e - mi si consenta - neppure di battute e di dichiarazioni sprovvedute che, provenendo dal ministro della salute, mi auguro siano in futuro evitabili.
(Iniziative per il riconoscimento di un indennizzo a favore dei cittadini che hanno subito danni a seguito dell'assunzione del talidomide - n. 3-00025)
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Antonio Gaglione, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Pag. 27Bellillo n. 3-00025 (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 4).
ANTONIO GAGLIONE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevole Bellillo, con riferimento alla difficile situazione personale dei quarantatré soggetti affetti da sindrome da talidomide, rappresentata nell'interrogazione in esame, si precisa che il Ministero della salute sta predisponendo il provvedimento di modifica del precedente decreto del 28 maggio del 1999, n. 329, attualmente all'esame della commissione dei livelli essenziali di assistenza, per l'inserimento di tale sindrome tra le malattie croniche ed invalidanti, con conseguente diritto per tutti i soggetti che ne sono affetti all'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria, come previsto dall'articolo 3, comma 2, del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, che ha anche previsto l'inclusione dei soggetti affetti da sindrome da talidomide tra coloro che, una volta riconosciuta l'indennità di accompagnamento o di comunicazione, saranno esonerati da ogni visita medica finalizzata all'accertamento della permanenza della minorazione civile o dell'handicap.
Non si può, inoltre, non concordare sull'opportunità di iniziative parlamentari mirate a riconoscere a questi soggetti, il cui numero peraltro è molto limitato, un indennizzo che è già stato riconosciuto a favore di altri soggetti colpiti da gravi patologie, emotrasfusi e danneggiati da vaccinazioni obbligatorie. Mi auguro, fra l'altro, di incontrare quanto prima questi soggetti per definire i tempi e le metodologie del risarcimento. Un tale riconoscimento è certamente in linea con i principi solidaristici che devono essere di riferimento per il servizio sanitario pubblico, consentendo così di alleviare, almeno da un punto di vista economico, le dolorose condizioni di vita di chi è stato vittima di gravissimi effetti da somministrazione farmacologia.
Deve, tuttavia, essere ricordato che qualsiasi iniziativa in tal senso, anche se legittima ed ispirata da un senso di civile giustizia, non può prescindere da una specifica ed adeguata copertura finanziaria da parte del Ministero dell'economia e delle finanze. Con questa premessa, si conferma la disponibilità del Ministero della salute per il buon esito dell'iniziativa richiesta con l'interrogazione in esame.
PRESIDENTE. La deputata Bellillo ha facoltà di replicare.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Gaglione. Stiamo parlando - è vero - di un gruppo ristretto di soggetti interessati, ma si tratta di persone che hanno subito un danno gravissimo.
Purtroppo, la sindrome da talidomide è dovuta al fatto che è stata permessa la vendita di un farmaco introdotto nel mercato tedesco ed esteso a tutta l'Europa, e dobbiamo ricordare che, negli anni Cinquanta, vi sono stati molti casi di bambini nati con diverse malformazioni.
Parliamo di uomini e di donne che hanno subito una ingiustizia terribile. Purtroppo, mentre negli altri paesi - in Germania, in Inghilterra, in Svezia - , sotto la spinta potente della pubblica opinione e della stampa, le industrie farmaceutiche responsabili sono state costrette a riconoscere a ciascun bambino talidomidico un indennizzo e un vitalizio adeguati a garantire quanto indispensabile per la propria sopravvivenza (parliamo di persone che sono nate senza arti: senza gambe, senza braccia, spesso senza nessuno dei quattro arti), in Italia non è stato fatto nulla. Abbiamo dovuto aspettare anni ed anni; finalmente è arrivata la legge 3 febbraio 2006 n. 27, ricordata anche dal sottosegretario, che però è stato un riconoscimento tardivo e non ha cambiato la vita dei cittadini interessati, perché i loro problemi sono molti ed irrisolti.
Comunque la ringrazio, soprattutto per la disponibilità manifestata ad incontrare l'associazione, che tra l'altro, anche in passato, ha avuto rapporti con la stessa ministro Turco e con tanti altri parlamentari. È importante discuterne con loro e Pag. 28cercare di riconoscere l'esistenza di un dolo di cui sono stati vittime questi cittadini, che necessitano che venga fatta giustizia.
Mi auguro che nel corso del dibattito per l'approvazione della legge finanziaria si possa lavorare insieme, anche con la Commissione competente (so che il Presidente della Camera ha già informato l'associazione, che ha inviato la documentazione a tutti i deputati della Commissione competente, al fine di discutere anche di tale questione) ; mi auguro che finalmente questo Governo riesca a fare giustizia e a dare riconoscimento a chi purtroppo - senza volerlo, ovviamente - ha subito le speculazioni delle industrie farmaceutiche, scontando anche le conseguenze del fatto che lo Stato italiano in tutti questi anni non è stato all'altezza di proteggere questi cittadini. La ringrazio, sottosegretario.
(Gestione dell'ordine pubblico durante l'incontro di calcio Melfi-Taranto, svoltosi il 21 maggio 2006 - nn. 3-00010 e 3-00027)
PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Duranti n. 3-00010 e Vico n. 3-00027 - questa seconda testé sottoscritta dalla deputata Bellanova -, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 5).
Il sottosegretario per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, le interrogazioni parlamentari degli onorevoli Duranti e Vico hanno chiesto al Governo chiarimenti in ordine alla decisione del prefetto di Potenza sulla scelta dello stadio in cui far disputare la partita Melfi-Taranto del 21 maggio di quest'anno, perché, secondo gli interroganti, lo stadio di Melfi sarebbe inadeguato.
Gli onorevoli Duranti e Vico chiedono inoltre quali misure di prevenzione siano state adottate per gestire le opposte tifoserie e garantire l'ordine e la sicurezza pubblica.
Preciso innanzitutto che l'impianto sportivo di Melfi è conforme alla normativa vigente per la categoria di appartenenza ed è stato omologato dalla Federazione italiana giuoco calcio per una capienza complessiva di 3 mila 50 posti, di cui 653 destinati, in un apposito settore, alla tifoseria ospite.
Aggiungo che il numero dei posti da riservare alla tifoseria tarantina era stato preventivamente valutato e stabilito nel corso di una apposita riunione presso la Federazione italiana giuoco calcio, Lega professionisti di serie C, svoltasi a Firenze il 9 maggio del 2006.
Da relativo verbale sottoscritto dai legali rappresentanti delle due squadre risulta che il numero era stato per l'appunto individuato in 653 posti in curva e 50 in tribuna.
Sottolineo, inoltre, che lo stesso presidente della Lega professionisti di serie C, con lettera indirizzata ai prefetti ed ai questori di Taranto e Potenza, nonché alle due società calcistiche, nel confermare lo svolgimento della gara presso lo stadio comunale di Melfi, evidenziava che una diversa soluzione contrastava con la disposizione regolamentare riguardante l'obbligo di disputare le gare sui campi utilizzati dalle società durante il campionato, nel rispetto della capienza dei diversi settori.
La prefettura di Potenza ha inoltre precisato che la capienza del settore riservato agli ospiti nello stadio della città, considerato dall'onorevole Duranti più idoneo per dimensioni e capacità strutturale, è inferiore a quella dell'impianto melfitano e che l'ipotesi di spostare lo svolgimento dell'incontro nello stadio del capoluogo avrebbe potuto comportare pericoli di turbativa per l'ordine e la sicurezza pubblica, anche in ragione dei tradizionali rapporti di rivalità tra la tifoseria del capoluogo lucano e quella della cittadina di Melfi. Inoltre, per consentire ai tifosi tarantini sprovvisti di biglietto di seguire la partita, il prefetto di Potenza Pag. 29disponeva che l'incontro venisse trasmesso, per la sola zona di Taranto, in diretta televisiva dalla RAI.
Ciò detto, in occasione della partita, considerato il possibile arrivo di tifoseria ospite oltre il numero consentito, veniva attuato un adeguato dispositivo di prevenzione e controllo, anche attraverso la pianificazione di rigorose misure di intercettazione della tifoseria tarantina lungo tutte le strade di accesso alla città di Melfi. Tali misure consentivano di bloccare alcuni sostenitori della squadra ionica, peraltro in possesso di biglietti falsificati, e di fermare un giovane tarantino in possesso di un coltello di genere non consentito.
Prima della partita, durante le operazioni di filtraggio al varco d'ingresso nel settore riservato alla tifoseria ospite, la pressione di gruppi di sostenitori della squadra tarantina dava luogo ad alcuni disordini. Nella circostanza, un agente riportava lievi lesioni ad una gamba. Tutti i tifosi trovavano comunque sistemazione nel settore a loro riservato, presidiato, come di consueto, da un adeguato contingente delle Forze di polizia. Sottolineo che in occasione di tale evento sportivo sono state utilizzate, complessivamente, 160 unità delle Forze dell'ordine, distribuite nei vari servizi di ordine pubblico, compresi quelli di viabilità.
La partita aveva inizio regolarmente e proseguiva fino al quarantaduesimo minuto del primo tempo, quando dagli spalti del settore riservato agli ospiti iniziava un fitto lancio di corpi contundenti (aste di bandiere e bottigliette) contro le Forze dell'ordine e si tentava anche un'invasione di campo, impedita, sia pure con qualche difficoltà, degli stessi operatori di polizia. Infatti, un reparto misto di carabinieri e agenti di polizia si era schierato nel settore di curva riservato agli ospiti, per evitare che, durante l'intervallo ormai prossimo, le due opposte tifoserie entrassero in contatto tra loro.
Dall'esame dei filmati emerge che gli incidenti sono stati frutto di azioni di violenza mosse da una spiccata avversione nei confronti della mera presenza degli operatori di polizia in servizio di ordine pubblico. La violenza espressa è stata di straordinaria intensità. Alcuni ultras tarantini, infatti, danneggiavano gravemente, tra l'altro, un automezzo in dotazione alla Polizia di Stato, colpito con una porta in legno e metallo divelta poco prima dagli adiacenti bagni pubblici. Nel corso dei tafferugli, tre carabinieri e quattro agenti di polizia riportavano lesioni lievi, mentre un ispettore, anch'egli della Polizia di Stato, immediatamente soccorso e trasportato in ospedale, veniva ricoverato per la lussazione di una spalla.
In questo frangente, per evitare l'invasione di campo da parte dei tifosi ed alleggerire la pressione, venivano esplosi sette lacrimogeni, in regolare dotazione al personale del reparto mobile della Polizia di Stato e del battaglione di carabinieri, scagliati secondo le prescritte modalità di lancio a parabola per evitare danni alle persone. Il questore di Potenza ha riferito al riguardo che l'uso dei lacrimogeni è stato attuato nei modi prescritti e che l'esame attento ed obiettivo del materiale documentale consente di escludere elementi di responsabilità a carico degli operatori di polizia e dei loro dirigenti. Da un referto rilasciato dall'ospedale civile di Melfi risulta che un tifoso della squadra tarantina ha dichiarato di essere stato colpito da un lacrimogeno, riportando una contusione allo zigomo sinistro giudicata guaribile in cinque giorni.
La partita, ripresa dopo 10 minuti di sospensione, si concludeva sul punteggio di 3 a 1 per la squadra di casa, senza ulteriori incidenti negli spalti di ogni settore. I tifosi ospiti defluivano dallo stadio in maniera, nel complesso, ordinata.
Tuttavia, l'accesa rivalità tra le due tifoserie faceva registrare, nell'intervallo tra i due tempi ed a fine partita, altri tafferugli, peraltro di modesta entità, sia nel piazzale d'ingresso allo stadio, sia negli spogliatoi. In quest'ultima circostanza, un giocatore del Taranto riportava lesioni giudicate guaribili in sette giorni, mentre un tifoso del Melfi (successivamente arrestato per l'aggressione Pag. 30all'atleta) riportava la frattura di una costola, giudicata guaribile in venticinque giorni.
Nelle ore successive all'incontro, sulla base della copiosa documentazione filmata, si è proceduto all'arresto di cinque tifosi del Taranto, quattro dei quali con precedenti penali. Gli arresti sono stati poi confermati dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Taranto, anche se quattro di essi con la formula degli arresti domiciliari. Altri due tifosi tarantini, identificati successivamente, venivano colpiti da analoga misura limitativa della libertà personale, su disposizione assunta, nei giorni scorsi, dal GIP presso il tribunale di Melfi.
Numerosi sono stati i provvedimenti di interdizione all'accesso agli stadi adottati dalla competente autorità di pubblica sicurezza, alcuni dei quali già eseguiti. Va sottolineato che, pur in presenza di una situazione molto difficile per l'ordine e la sicurezza pubblica, i dispositivi di prevenzione si sono rivelati efficaci ed hanno consentito di evitare ben più gravi turbative ed incidenti, considerata la presenza all'incontro di nutriti gruppi di ultras tarantini distintisi già, nel corso dell'anno calcistico, su altri campi, in episodi di gratuita violenza.
È evidente, tuttavia, che, per prevenire e contrastare la violenza in occasione di manifestazioni sportive, non sono sufficienti soltanto misure di ordine e sicurezza pubblica. Occorre sicuramente anche il contributo della società e della giustizia sportiva, in un contesto di necessaria e generale riprovazione per simili comportamenti da parte di tutti, qualunque sia il ruolo istituzionale ricoperto, senza giustificazioni o comprensioni, anche solo parziali.
PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di replicare, per cinque minuti, per la sua interrogazione n. 3-00010.
DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Lucidi per l'attenta ricostruzione degli avvenimenti. Poiché vi sono state le testimonianze di donne e bambini presenti allo stadio, che hanno lamentato una serie di problemi (come bruciore agli occhi, senso di nausea e forte prurito alla pelle), desideravo innanzitutto capire cosa fosse esattamente avvenuto. Da questo punto di vista, tuttavia, non mi sembra sia stata fornita una risposta precisa, poiché non è stato specificato quale tipo di gas lacrimogeni sia stato impiegato.
In ogni caso, condivido l'affermazione per cui nessuno, in alcuna maniera, deve giustificare gli atti di violenza: infatti, l'interrogazione che ho presentato non aveva tale fine, ma chiedeva di sapere se, ogni volta, vengano poste in essere tutte le misure e le precauzioni volte ad evitare che avvengano fatti come quelli in oggetto. Ciò soprattutto in occasione di partite così delicate, quando sono presenti, tra la tifoseria, anche donne e bambini.
Vorrei comunque precisare che lo stadio di Potenza sarebbe stato più adatto ad ospitare la partita. Non si tratta di una mia opinione, ma ho ripreso tale affermazione da un atto del prefetto di Taranto: ricordo, infatti, che era intercorsa una corrispondenza tra i due prefetti interessati all'evento.
Resto convinta che si potesse fare molto di più per evitare gli scontri; in ogni caso, ringrazio il Governo per la risposta fornita.
PRESIDENTE. L'onorevole Vico ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00027.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, le motivazioni esposte dal sottosegretario Lucidi sono complessivamente soddisfacenti.
Il senso della mia interrogazione scaturiva dalla verifica degli accertamenti che, in qualità di parlamentare, avevo avviato con il prefetto e la questura di Taranto. L'insieme degli accertamenti mi consente di dichiararmi soddisfatto per la risposta avuta da parte del Governo per il tramite del sottosegretario Lucidi.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
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