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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Iniziative a favore degli acquirenti delle case INPDAP del complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78 - n. 3-00579)
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00579 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9).
STEFANO PEDICA. Signor Presidente, nell'anno 2002, alcuni cittadini, usufruendo della normativa sulle dismissioni immobiliari, decisero di acquistare le case INPDAP nel complesso immobiliare sito in Roma, via Montecassiano n. 78. La vicenda riguarda 120 famiglie.
Quando gli inquilini sono stati chiamati ad esprimere la loro opzione, sulla proposta di acquisto, erano a conoscenza che, negli appartamenti del complesso, erano presenti alcuni difetti limitati ai balconi e ai lastrici solari, che, era stato assicurato, erano causati dall'assestamento degli immobili. Nessuno aveva portato a conoscenza degli acquirenti che, qualche mese prima della vendita, l'allora e l'attuale consiglio d'amministrazione dell'INPDAP, a seguito dell'esito di una verifica statica degli immobili, commissionata da professionisti esterni, aveva addirittura valutato l'eventualità di emettere una direttiva cautelare di sgombero degli appartamenti per la pericolosità degli stessi, emersa durante la verifica stessa.
L'INPDAP non accetta alcun confronto, ad oggi, con gli inquilini e cerca di imporre i lavori che deprezzano molto le case, puntellando le palazzine con 250 tonnellate di ferro.
Signor ministro, le chiedo se non ritenga di assumere ogni opportuna iniziativa Pag. 50presso l'istituto, affinché sia trovata soluzione alla grave questione esposta in premessa ed azzeri l'intero consiglio d'amministrazione, incluso il direttore generale e il presidente.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, Cesare Damiano, ha facoltà di rispondere.
CESARE DAMIANO, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, in riferimento all'atto ispettivo oggi in discussione, l'INPDAP ha fornito la ricostruzione della vicenda in argomento che mi accingo ad illustrare.
Come è noto, nel mese di settembre del 2002, l'istituto ha avviato il processo di vendita delle singole porzioni immobiliari dell'edificio di via Montecassiano. Nel maggio 2002, aveva incaricato l'ingegner Bigi, specialista in strutture di cemento armato, di effettuare verifiche strutturali. Nella relazione del professionista, veniva evidenziato che travi, pilastri e fondazioni erano generalmente in condizione di sicurezza accettabile, ma che erano state riscontrate limitate lesioni ai balconi, per le quali il tecnico suggeriva di realizzare alcuni lavori.
Successivamente, la commissione stabili pericolanti invitava all'INPDAP ad effettuare lavori di consolidamento delle strutture portanti. L'istituto ha tenuto ad evidenziare che il condominio, unitamente a 48 condomini, trovando insoddisfacente, sul piano estetico, la soluzione tecnica prescelta, proponeva un procedimento giudiziario cautelare presso il tribunale civile di Roma, con la richiesta di eseguire, in via d'urgenza, nuove indagini statiche, con l'intenzione di impedire l'esecuzione dei lavori. Tale azione è stata respinta dal tribunale di primo grado in sede di reclamo, avendo ritenuto il giudice ordinario che l'INPDAP è tenuto ad eseguire soltanto i lavori contrattualmente pattuiti, mentre gli eventuali nuovi interventi, a tutela della privata e pubblica incolumità, competono agli attuali proprietari. Nel giugno 2006 il comune di Roma ordinava all'INPDAP di sospendere i lavori ed eseguire le indagini statiche, come richiesto dalla commissione stabili pericolanti. L'istituto proponeva ricorso al TAR del Lazio, il quale, nel luglio 2006, sospendeva, con effetto immediato, i provvedimenti comunali di blocco dei lavori e, conseguentemente, il comune, annullando le precedenti determinazioni, autorizzava la ripresa dei lavori. L'INPDAP, comunque, proprio per andare incontro alle esigenze dei condomini, li invitava a formulare una proposta di variante migliorativa sul progetto esecutivo, a condizione che la stessa non comportasse lo stravolgimento dell'elaborato, senza, tuttavia, riuscire a conseguire alcun accordo.
L'istituto fa rilevare, inoltre, di non aver mai rifiutato il confronto con gli attuali proprietari e che, solo il 29 gennaio scorso, è pervenuta, da questi ultimi, una richiesta di incontro per l'illustrazione di un progetto alternativo. In ogni caso, venendo incontro alla sua richiesta, le voglio dire che ho rivolto l'invito all'INPDAP a riprendere, ancora una volta, il dialogo con i condomini e mi auguro che si possa giungere rapidamente ad un accordo.
PRESIDENTE. L'onorevole Pedica ha facoltà di replicare.
STEFANO PEDICA. Signor ministro, la ringrazio, ma ci sono alcuni punti inesatti su quanto l'INPDAP le ha comunicato. Anzitutto, la dottoressa Santiapichi, nel 2002 membro del consiglio d'amministrazione ed oggi dirigente generale di tale istituto, aveva interessato la commissione stabili pericolanti del comune di Roma il 27 marzo 2002. L'ingegner Bigi diffidava, prima ancora della vendita degli immobili da parte dell'ente a tutti i condomini, a non usare i balconi; in caso contrario, la responsabilità sarebbe ricaduta sugli attuali proprietari. Il problema è che, dalle verifiche effettuate su richiesta degli inquilini, ora proprietari, anche riguardo alla gestione delle costruzioni, che sono state caratterizzate da alcune anomalie (sono state subappaltate, essendo costruttore Caltagirone, a ditte private straniere), sono state constatate alcune reti rovesciate e l'utilizzo di sabbia di mare.Pag. 51
Tali anomalie vengono, ad oggi, ancora omesse da parte dell'INPDAP. Sembra tuttavia che in una riunione del consiglio di amministrazione, tenuta tra il 2004 e il 2005, siano state evidenziate queste carenze.
Un altro fatto ancora più grave è che non è stato possibile avere il certificato di abitabilità, poiché manca il relativo certificato di collaudo, che ancora oggi non risulta essere stato rilasciato. Non si può fare entrare le famiglie in un abitato per il quale non risulta che sia stato ancora rilasciato il certificato di collaudo. Questa è una cosa talmente grave che credo richieda non solo una perizia amministrativa, ma anche un intervento in ambito penale.
Ad aggravare la situazione, l'INPDAP ha poi venduto all'asta una decina di appartamenti liberi dello stesso complesso, omettendo volutamente agli ignari quanto poco fa le ho riferito. Allora, noi con gli inquilini condurremo ancora questa battaglia.
Si tratta di persone che, non appena si affacciano sul balcone, vedono quest'ultimo flettere di 5 centimetri: sono 120 famiglie che rischiano la vita ogni giorno. Per tale motivo, occorre svolgere un'indagine molto accurata e non superficiale, come quella che invece a tutt'oggi è stata eseguita dall'INPDAP.