Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2112-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Io penso che abbiamo affrontato con molta serietà un provvedimento complesso, che contiene materie anche molto differenti tra loro, il che ha reso la lettura e l'esame del provvedimento ancora più complessi.
Basti pensare che abbiamo trattato nello stesso provvedimento dal recepimento delle direttive dell'accordo Basilea 2, che riguardano il mondo bancario e finanziario, fino alle scadenze per l'apertura della caccia e, infine, alla costituzione dell'Agenzia per i giovani.
Penso tuttavia che nel suo iter in Commissione il testo abbia beneficiato di miglioramenti. Infatti, non ci si è limitati solo a trattare il recepimento delle direttive dell'Unione europea, ma si è voluto anche entrare nel merito, con il tentativo di regolamentare meglio alcune funzioni. Mi riferisco, in particolare, all'articolo 1. In questo tentativo, però, è venuta meno la chiarezza del provvedimento.
Noi abbiamo discusso intorno a provvedimenti complessi, come il testo unico bancario ed il testo unico finanziario e, a mio parere, in certi punti abbiamo creato delle zone d'ombra e d'incertezza che sconteremo nei prossimi mesi in termini di ricorsi da parte delle banche e dei contribuenti, di fatica da parte, in particolare, della Banca d'Italia, che dovrà tentare di rendere più omogenee queste norme che ci accingiamo ad approvare.
Questa è la ragione per cui noi voteremo contro il provvedimento, pur apprezzando il lavoro svolto dalla Commissione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
Pag. 38
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo della Rosa nel Pugno alla conversione di un decreto-legge che risponde soprattutto all'obbligo di dare attuazione a direttive e ad altre disposizioni comunitarie.
Si tratta di materie molto tecniche - come abbiamo visto dalle relazioni e dal dibattito - che si ispirano tuttavia a criteri ampiamente condivisibili. Innanzitutto ci riferiamo al criterio di rafforzare l'informazione dell'utente e, quindi, di difendere più efficacemente gli utenti del risparmio. Costoro in questi ultimi anni - come sappiamo - sono stati soggetti a truffe clamorose, che hanno fortemente messo in discussione la reputazione del nostro sistema di controllo. Su tale questione siamo intervenuti con una riforma alla fine della scorsa legislatura e all'inizio di quella attuale.
Questo provvedimento è altresì importante perché consente di dare definitiva attuazione all'accordo di Basilea. Sappiamo che quest'ultimo ha cambiato notevolmente i criteri di concessione del credito e comporterà nei suoi effetti a medio termine un rafforzamento dell'assetto patrimoniale delle imprese e - ce lo auguriamo - maggiore trasparenza anche nei rapporti tra le imprese e gli istituti creditizi.
A questo proposito, sottolineo l'importanza dell'emendamento che abbiamo approvato, sulla base di un confronto approfondito e con il consenso di tutti i gruppi parlamentari, teso a chiarire che l'eventuale richiesta di informazioni da parte delle imprese sul rating loro assegnato dalle banche debba essere soddisfatta senza alcun tipo di onere.
La formulazione della norma pervenuta all'esame dell'Assemblea era confusa e si prestava anche alla possibilità di inserire nuovi balzelli a carico degli utenti del sistema creditizio. Sono soddisfatto per il fatto che abbiamo trovato una soluzione chiara, tanto più opportuna nel momento in cui ancora oggi - come si è visto anche dalle relazioni dei giorni scorsi del governatore della Banca d'Italia - i costi eccessivi che il sistema bancario italiano fa gravare sugli utenti, siano essi famiglie o imprese, sono veramente da mettere in discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Diceva il collega Galletti che sul recepimento di una direttiva comunitaria è difficile trovare motivazioni che ci spingano a votare contro. Dunque, è indispensabile chiarire - cercherò di farlo in poche parole - cosa è successo.
Come VI Commissione, in sede referente abbiamo ricevuto un provvedimento che si basava su questioni molto precise. In particolare, esso era denominato impropriamente Basilea II. Già su questo argomento sarebbe stato possibile svolgere un buon lavoro. È noto infatti che l'accordo Basilea II non è soltanto uno strumento che serve alle aziende per dialogare con gli istituti bancari, ma viene definito, ormai da tutti, anche una mappa strategica. In effetti, Basilea II concerne l'attività che le aziende mettono in campo per dimostrare anche la loro forza.
Invece, in questo provvedimento sono state inserite, come diceva l'onorevole Galletti, una serie di questioni che nulla avevano a che fare con l'accordo Basilea II e con i presupposti della direttiva comunitaria cui si intende dare attuazione. Come Commissione finanze non ci siamo, comunque, sottratti ad affrontare tali temi. Si spaziava da materie che riguardano il campo venatorio, all'Agenzia per i giovani, fino alla normativa CIP6 per quanto riguarda l'ambiente.
In Commissione abbiamo tentato di affrontare - e ciò vuole essere anche un riconoscimento alla relatrice del provvedimento e al presidente della Commissione - materie che esulavano dalle competenze della Commissione stessa, offrendo utili spunti di modifica del testo. Nonostante tutte le attività che avevamo cercato di porre in essere per rendere il provvedimento più utile al raggiungimento deiPag. 39propri obiettivi e nonostante avessimo già segnalato al presidente della Commissione che avevamo dubbi di ammissibilità su alcune materie, il Presidente della Camera ha dichiarato, quando il provvedimento è giunto all'esame dell'Assemblea, inammissibili le materie sul cui esame ci eravamo soffermati più a lungo in Commissione. Sono state pertanto inviate all'esame dell'Assemblea soltanto pochissime questioni.
Il relatore - con cui, comunque, abbiamo ben lavorato - ci invitava a ritirare gli emendamenti presentati e ciò aveva quasi il significato di voler rimandare l'esame di questioni, che nulla hanno a che fare con il provvedimento originario, ad altri atti, che il Governo o il Parlamento avrebbero adottato. Se si riflette su ciò che ha detto, ad esempio, il Governatore della Banca d'Italia, Mario Draghi, venerdì scorso, in occasione della riunione nazionale degli intermediari, sembrerebbe quasi che lo stesso riporti le nostre osservazioni. Egli, infatti, ha affermato che il sistema bancario ha costi troppo elevati per i clienti. Noi abbiamo svolto, se non erro, più di 20 o 30 interventi su tale argomento e ci è sempre stato risposto che forse sarebbe stata una questione da affrontare con altri provvedimenti. Invece, nel dibattito di operatori così qualificati, si è fatto riferimento anche alle nostre riflessioni. Nonostante ciò, i nostri emendamenti non sono stati accolti.
Se si leggono le riflessioni dell'Antitrust sul mercato, ricordo bene che il Governo si è espresso più volte, affermando che il mercato deve essere autonomo nel cercare di venire incontro alle esigenze dei clienti. Esso dovrebbe dunque automaticamente ridurre i costi del servizio che gli istituti bancari offrono, anzi si è arrivati a pensare che imporre la riduzione dei costi potrebbe far sì che le banche trasferiscano tale riduzione su altri tipi di entrate, quali, ad esempio i tassi di interesse. Invece, anche l'Antitrust conferma la nostra tesi, stabilendo che - e lo dice anche il ministro Bersani, in diverse note - che quando il mercato non è in grado di ridurre i costi per i clienti in modo automatico, debbono essere imposte alcune regole. Quindi, noi cercavamo - nel corso dell'esame di un provvedimento eterogeneo che, come ho detto, è giunto al nostro esame in modo disordinato - di cogliere l'occasione per affrontare tali questioni. Invece, anch'esse non sono state recepite.
Per tale motivo, nel corso degli interventi svolti nella discussione sulle linee generali del provvedimento abbiamo già espresso la nostra preoccupazione, che viene confermata in una serie di dibattiti sugli emendamenti, pertanto il nostro voto sul provvedimento sarà contrario. Quindi, per proseguire il filo conduttore che l'onorevole Galletti aveva già preannunciato nel suo intervento, ossia come motivare un voto contrario al recepimento di una direttiva comunitaria, voglio dire che, non avendo la possibilità di esprimere un voto esclusivamente sull'obbligo che ci viene imposto, ma dovendolo esprimere su tutto il provvedimento, non possiamo che manifestare la nostra contrarietà, anzi non possiamo che essere preoccupati. Se, infatti, vi sono provvedimenti che giungono all'esame del Parlamento - in questo caso, della Camera dei deputati - su temi in discussione in seno al Governo e su cui i ministri od organi autorevoli quali il Governatore della Banca d'Italia o l'Antitrust danno indicazioni nel corso dell'iter del provvedimento, non sarebbe più opportuno stralciare tali questioni dal provvedimento stesso? Il nostro parere non è, dunque, contrario solo su questo provvedimento, ma è critico su questo modo di legiferare.
Preferiremmo affrontare le questioni generali, senza trovarci in imbarazzo nel dover motivare un voto contrario, perché sembrerebbe quasi andare contro una direttiva comunitaria. Quindi, rivolgiamo un invito affinché ciò non si ripeta.
Quali possono essere le aspettative? Sono sicuramente negative.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, il provvedimento in esame, comePag. 40hanno già detto i colleghi che sono intervenuti precedentemente, anche coloro che hanno dichiarato un voto contrario, tratta di adempimenti comunitari e, anche in Commissione, la discussione si è svolta nel merito tecnico degli articoli che lo compongono.
Il dibattito si è arenato, come ricordava il collega Gioacchino Alfano poco fa, su alcune questioni di metodo. In particolare, i primi due articoli intervengono sul testo unico bancario e sul testo unico di intermediazione finanziaria e recepiscono gli accordi di Basilea II, proponendosi lo scopo di armonizzare il nostro sistema a quello europeo.
Il termine per il recepimento di queste direttive scadeva il 31 dicembre e, di conseguenza, la forma del decreto-legge, in questo caso, è assolutamente appropriata, come si evince anche dai pareri che sono giunti alla nostra Commissione a tale proposito.
A queste norme, che si occupano dell'informazione, della trasparenza, del merito di credito e del rafforzamento della vigilanza (tutte questioni estremamente importanti riguardanti il nostro sistema bancario e finanziario), si affiancano altre questioni che, però, pur essendo disomogenee nel merito, sono omogenee nell'urgenza. In tutti i casi, sia all'articolo 4, sia all'articolo 5, si tratta di direttive comunitarie in scadenza e, nel caso dell'articolo 4, in particolare, si correva il rischio di una procedura di infrazione in relazione alla legge sulla caccia della Liguria, sulla quale bisognava intervenire tempestivamente, come si è fatto, con un decreto-legge.
Mi soffermo brevemente sull'articolo 5, relativo all'Agenzia per i giovani, perché, forse, costituisce l'argomento che maggiormente ha interessato la Commissione ed anche perché ritengo che la discussione avvenuta in Commissione abbia migliorato il testo al nostro esame. Anche gli ordini del giorno che sono stati accolti dal Governo consentono di recepire alcune richieste emerse nel dibattito in Commissione, in particolare quelle riguardanti l'età o la parità di genere. Si tratta di argomenti importanti, così come le competenze nel settore della cooperazione internazionale.
Da quanto detto emerge che il provvedimento non solo è necessario ma anche che esso è stato ben formulato, attraverso una feconda discussione in Commissione e in Assemblea, e per questo motivo rivolgiamo un ringraziamento alla relatrice, che è stata assolutamente attenta e capace di rendere una materia così tecnica comprensibile anche a chi non era particolarmente ferrato nella stessa.
In conclusione, quindi, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Rifondazione comunista-Sinistra europea sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fasolino. Ne ha facoltà.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, il decreto-legge in esame ci lascia la bocca amara. Esso poteva rappresentare un utile momento di discussione tra maggioranza e minoranza su una serie di direttive che, opportunamente e in un certo modo recepite, avrebbero potuto far compiere un salto di qualità alla nostra legislazione, adeguandola meglio alle direttive stesse.
Invece, il Governo, di fatto, ha paralizzato i lavori della Commissione, perché l'ha inchiodata su una serie di provvedimenti e di proposte, puntualmente ritirati.
Si tratta di proposte che non hanno consentito alla minoranza, in particolare al gruppo di Forza Italia, di discutere in modo approfondito e di chiarire alcuni punti di vista molto importanti in ordine alle materie da recepire. Pertanto, le norme sul costo del danaro e sull'Agenzia per i giovani e l'Antitrust sono risultate carenti dell'apporto che il nostro gruppo poteva fornire.
Il nostro paese è vincolato - almeno nel Mezzogiorno d'Italia - a strette creditizie che ne rallentano la crescita. Questa sarebbe stata una buona occasione perPag. 41chiarire meglio alcuni aspetti del credito e per codificare norme attraverso le quali il Mezzogiorno poteva compiere un vero e salutare salto di qualità in ambito nazionale ed europeo.
Pertanto, il nostro voto non può che essere contrario, a causa della paralisi alla quale siamo stati costretti. Certamente, l'occasione era importante, ma il Governo ancora una volta ha operato in modo da tarpare le ali all'opposizione, rendendo monco un provvedimento che sarebbe stato senz'altro migliore, fornendo maggiori incentivi allo sviluppo del nostro paese.
Quindi, ribadiamo il voto contrario del gruppo di Forza Italia sul testo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, occorre ricordare che si tratta di un provvedimento che teoricamente doveva essere un semplice recepimento di direttive europee, che invece ha costituito l'occasione attraverso la quale il Governo ha tentato di introdurre ulteriori disposizioni volte ad intervenire su una molteplicità di problematiche del tutto eterogenee.
L'atteggiamento assunto dal Governo e dalla maggioranza stava rendendo tortuoso l'iter parlamentare di questo decreto-legge, tanto da porne a rischio la conversione in legge ed il conseguente recepimento delle direttive europee.
Mi riferisco, in particolare, al momento in cui il Governo ha presentato l'emendamento 3.2, con il quale si è tentato di introdurre surrettiziamente una modifica alla legge Bossi-Fini, eliminando l'obbligo di permesso di soggiorno per soggiorni di durata inferiore ai tre mesi. Ringraziamo ancora una volta la Presidenza della Camera che ha dichiarato l'inammissibilità di tale proposta emendativa.
A nostro avviso, si sarebbe dovuta cogliere l'occasione per adottare un provvedimento normativo organico, venendo incontro all'esigenza di chiarezza sentita da tutti i cittadini. Invece, si è preferito inserire norme eterogenee e dal contenuto impreciso, così da non consentirne una lettura univoca.
Siamo di fronte ad un provvedimento di attuazione di direttive comunitarie che, come tale, si sarebbe dovuto considerare come un atto dovuto da parte del Governo che, tuttavia, ha predisposto l'articolato mescolando materie di vario genere: gli enti creditizi e l'assistenza a terra negli aeroporti; le imprese di investimento e l'istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani; il prelievo bancario e la complicata materia creditizia, con il potenziamento dei poteri della Banca d'Italia nei confronti delle società appartenenti ad uno stesso gruppo bancario.
Ci siamo quasi dimenticati, nel corso della discussione, proprio per la eterogeneità degli argomenti che sono stati mescolati, del fatto che il provvedimento avrebbe dovuto corrispondere all'esigenza di recepire nella legislazione nazionale le indicazioni espresse dall'accordo Basilea II e, in particolare, la direttiva n. 48 del 2006. È argomento di primaria importanza stabilire in modo chiaro la funzione di vigilanza sulle banche e sui gruppi bancari. Da tempo, il sistema bancario italiano ha bisogno di essere modernizzato ovvero di essere adeguato ai livelli europei, aprendosi ad una cultura finanziaria più vicina alle trasformazioni della società contemporanea e globalizzata e, soprattutto, adeguata alla realtà economica del nostro paese, che si fonda in prevalenza sulle piccole e medie imprese.
Non bastano le grandi fusioni bancarie, come la recente fusione tra San Paolo Imi e Banca Intesa, ma occorrono criteri innovativi nella gestione dei capitali e nel rapporto, più trasparente, con la clientela e occorrono anche misure di controllo e di garanzia per tutti gli operatori.
Non sembra davvero che questo Governo muova in tale direzione. Infatti, come è già stato ricordato dal collega Gioacchino Alfano, sia da parte del governatore della Banca d'Italia, sia - comePag. 42riporta la stampa di oggi - da parte dell'Antitrust è stato rilevato che i conti correnti italiani sono i più cari d'Europa e se guardiamo agli otto rimedi proposti dall'Antitrust per sradicare le pratiche anticoncorrenziali vediamo che molte di tali proposte hanno lo stesso contenuto di alcune proposte emendative presentate dai gruppi di opposizione, sulle quali il relatore ed il Governo hanno espresso parere contrario.
È evidente, allora, che non possiamo essere d'accordo, in linea generale, in linea di principio, e votare a favore di questo provvedimento.
Inoltre, esprimo la mia perplessità circa l'opportunità di affrontare con il decreto-legge in esame - mi riferisco all'articolo 5 - il tema relativo alla costituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Tale disposizione, così com'è scritta, contrasta con la decisione n. 1719 del 2006 del Parlamento europeo che ha istituito il programma «Gioventù in azione». La decisione richiede, infatti, che le agenzie nazionali chiamate ad attuare questo programma debbano essere formate da personale specificamente qualificato nel settore delle relazioni internazionali. Invece, l'articolo 5 del decreto-legge in conversione prevede che per questa agenzia dovremmo avvalerci di personale in forza presso il Ministero della solidarietà sociale che sicuramente è specializzato, ma in altri settori. Da ciò discende che questo dettato europeo non è rispettato in pieno.
Dobbiamo altresì muovere critiche anche per il modo in cui l'agenzia è stata istituita. Si tratta di una struttura burocratica eccessivamente pesante e costosa per il bilancio dello Stato e che, così strutturata, non risponderà appieno agli obiettivi previsti dall'Unione europea. Allora, sebbene la problematica delle azioni di sostegno in favore del mondo giovanile rivestano grande interesse, sarebbe stato preferibile intervenire su questa materia attraverso uno specifico provvedimento. Tuttavia, abbiamo dimostrato la nostra disponibilità al riguardo, presentando diverse proposte emendative migliorative ed un ordine del giorno riguardante i requisiti di età e il rispetto della parità tra i sessi, con una particolare attenzione al disagio giovanile legato alle tossicodipendenze, al recupero dei minori a rischio di devianza nonché alla protezione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Purtroppo, neppure questi ultimi due punti dell'ordine del giorno da noi presentato sono stati accolti del Governo.
In conclusione, questo Esecutivo ha dimostrato anche in questa circostanza, che avrebbe dovuto essere semplicemente - è bene ripeterlo - quella del recepimento di alcune direttive comunitarie, di essere diviso da contraddizioni interne e di non essere in grado di assicurare una credibilità al sistema Italia e di indicare, anche nel settore delle politiche economiche e di sviluppo, una linea chiara e condivisa.
Tutto ciò si traduce in una serie di misure contraddittorie e di provvedimenti che, a nostro giudizio, intervengono a peggiorare, anziché chiarire e migliorare, il quadro di riferimento in cui le imprese italiane operano, facendo venir meno, tra gli operatori, il principio fondamentale della certezza del diritto. L'Italia ha bisogno di una politica di sviluppo e non di politiche raffazzonate di questo genere.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un provvedimento di questo Governo che frena lo sviluppo, con una legislazione lontana dalle categorie produttive e con una velleitaria pretesa di liberalizzazione, che non toccano minimamente il nostro sistema economico ormai definito «feudale» anche in una recente inchiesta dell'Eurispes.
I cittadini italiani assistono ormai quotidianamente a questi paradossi, alle rocambolesche piroette di una politica che ignora le ricerche del Censis o dell'Eurispes stesso. Viviamo l'anomalia di un Governo con due maggioranze, guidato da un collaudato equilibrista, il Presidente del Consiglio. Sul piano della conduzione del gioco osserviamo ammirati, ma sulla qualità del gioco lasciateci dire che siamo scandalizzati.
Per tutto questo, a nome del gruppo Alleanza Nazionale, dichiaro il voto contrarioPag. 43sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romagnoli. Ne ha facoltà.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame ci amareggia, perché ci troviamo in una discussione inutile e non costruttiva tra maggioranza e minoranza del Parlamento. Il Governo ha voluto ostacolare i lavori in Commissione, senza dare la possibilità di discutere di materie così importanti. Questi argomenti, costo del denaro, Antitrust, Agenzia dei giovani, richiedono attenzione e delicatezza e il gruppo Forza Italia poteva fornire un contributo concreto e costruttivo, ma non è stato possibile. Si prendono in considerazione anche crescita e salto di qualità: due aspetti che potevano essere curati a favore del Mezzogiorno.
Signor Presidente, concludo rendendo noto, a lei, all'Assemblea ed agli italiani, in Italia e all'estero, che su questo provvedimento, nonostante fosse importante, è stato impedito alla minoranza per l'ennesima volta di dare un contributo democratico e costruttivo. Il nostro voto non potrà che essere contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, nel preannunciare il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania al provvedimento, vorrei ricordare la sua «storia», come sia giunto in Commissione, cosa abbia voluto realizzare il Governo nell'iter in Commissione e come siamo arrivati in Assemblea.
Il provvedimento era inizialmente molto tecnico e riguardava le banche, gli intermediari creditizi, la finanza. Durante la discussione in Commissione il Governo ha teso un'«imboscata», cercando di approvare un emendamento diretto a modificare radicalmente la legge sull'immigrazione Bossi-Fini. A quel punto vi è stata la forte opposizione da parte del nostro gruppo che ha fatto sì che in Commissione il provvedimento non fosse minimamente discusso anche nelle parti di maggiore buon senso su cui si sarebbe potuto trovare un accordo bipartisan.
Arrivato in Assemblea, la Presidenza della Camera ha, fortunatamente, deciso di non ammettere questi emendamenti per estraneità di materia, applicando semplicemente il regolamento e non facendo nulla di straordinario. Così quella che abbiamo definito un'«imboscata» per cancellare la Bossi-Fini è stata stralciata.
È rimasta l'essenza del provvedimento composta dai primi due articoli che sono il recepimento di direttive comunitarie, in cui si capisce la sottomissione del Governo alle grandi banche, al mondo bancario ed a quello della finanza.
Come abbiamo detto molte volte durante l'esame degli emendamenti, questo provvedimento ci sembra a favore delle grandi banche e, se leggiamo le relazioni allegate al provvedimento redatte dagli uffici della Camera, tale rischio è reale.
Questo avviene, perché, probabilmente, meccanismi e adeguamenti obbligatori per le banche determineranno, per gli istituti di piccole dimensioni, una difficoltà a restare sul mercato e a rispettare le relative normative. Ciò determinerà l'incorporazione di queste banche di piccole dimensioni nelle grandi o, comunque, determinerà un favore verso i grandi istituti. Tale situazione potrebbe portare, nel lungo periodo - non lo dichiariamo noi, ma lo asseriscono le relazioni degli uffici della Camera -, ad una forte concentrazione nel sistema bancario; già oggi, rispetto a dieci anni fa, gli istituti di credito presenti in Italia sono molto meno numerosi.
Oggi, perciò, con le nuove normative che vengono introdotte, si paventa il rischio di ulteriori politiche di fusione e di incorporazione. A nostro avviso, oggi si dimostra non più reale quanto si riteneva in passato, ovvero che da questi grandi accorpamenti, da queste grandi fusioni di istituti di credito, sarebbe derivata unaPag. 44ricerca di razionalizzazione, un minor costo ed un maggiore vantaggio per il cliente, per l'artigiano, per il commerciante, per l'impresa (vale a dire, per chi lavora con le banche). Oggi, infatti, una relazione dell'Antitrust dichiara che i costi dell'intermediazione bancaria in Italia sono i più alti in Europa: 180 euro circa è il costo di un conto corrente (a fronte di costi molto minori riscontrati negli altri paesi europei).
Ma il rischio che si paventa ancor di più dinanzi a questa concentrazione del sistema bancario verso l'alto, a mo' di piramide, attraverso grandi fusioni, è che si venga a creare una sorta di oligopolio in modo che le banche, alla fine, facciano cartello e si mettano d'accordo l'una con l'altra sicché l'una punti su un mercato e l'altra su un altro compromettendo una vera concorrenza. Non lo affermiamo noi; lo dichiarano membri dell'Antitrust sui giornali e sui quotidiani odierni. Non si tratta, per così dire, di una nostra invenzione, anche se, tuttavia, noi avevamo già dichiarato, durante la discussione del provvedimento, che il rischio da temersi per il sistema bancario era proprio questo.
Peraltro, il rischio maggiore lo corrono le banche di piccole dimensioni, quelle che hanno una forte caratterizzazione e un forte radicamento sul territorio; non riuscendo più a sottostare a tutte le normative varate e imposte dall'Europa, esse saranno costrette o ad accorparsi o a cessare la loro attività. Ma così si perde valore aggiunto sul territorio, si perde specificità, si perde il contatto con la clientela. Peraltro, la relazione di clientela è un profilo molto importante del mercato bancario; molto spesso, infatti, un cliente conclude meglio gli affari o meglio si relaziona con le banche se si confronta con chi conosce personalmente.
Questo provvedimento, che noi abbiamo più volte denunciato come un intervento a favore delle grandi banche e del sistema bancario in genere, si colloca purtroppo in un'altra direzione. Talune proposte emendative da noi presentate puntavano anche a diminuire, a favore della clientela, i costi, determinati vincoli e soprattutto determinati oneri che invece vengono imposti ad essa. Avevamo presentato tali proposte noi, come gruppo della Lega Nord: alcune sono state anche approvate, altre purtroppo no.
Dal mancato recepimento di queste proposte emendative, abbiamo potuto evincere lo stretto legame del Governo con il mondo bancario e con il mondo della finanza; peraltro abbiamo evidenziato tale circostanza già quando illustri esponenti del mondo bancario italiano parteciparono alle primarie di Prodi versando un euro di contributo per il futuro Governo. Probabilmente, questi provvedimenti che vengono portati avanti sono un po' il dazio che il Governo paga alle grandi banche ed al mondo del capitale che lo ha aiutato in campagna elettorale, e lo sta aiutando tuttora.
Era sfuggito all'Assemblea un fatto a nostro avviso molto grave presente in questo provvedimento: il Governo voleva far pagare all'impresa il merito di credito che le banche valutano nel momento in cui un'impresa chiede un finanziamento. Nessuno se ne era accorto, se non la Lega; si tratta di una follia che era presente all'interno del provvedimento. Ma, le banche, cosa sono? Sono intermediari creditizi! Vogliamo far pagare al cliente il prezzo dell'informazione che la banca ha sul cliente stesso? Piuttosto, la banca faccia il suo lavoro! Se la banca è un intermediario creditizio e fa l'intermediario tra chi risparmia e chi ha bisogno di denaro, cosa facciamo? Facciamo pagare anche le informazioni che la banca ha su un determinato cliente? Nessuno in questo caso si era accorto di tale aspetto; solo la Lega se ne era accorta. Dopo dure battaglie, sia con la maggioranza sia con il Governo - che poi si è rimesso all'Assemblea e quindi, rimettendosi all'Assemblea, ha fatto capire da che parte stia il Governo (non a favore della clientela, delle imprese, degli artigiani e dei commercianti ma con i banchieri) -, tale previsione è stata soppressa. È stato cancellato grazie alla Lega Nord, che si è accorta di questo aspetto, denunciandolo in Assemblea.Pag. 45
A quel punto, il Governo ha dovuto alzare la mani, dicendo che era vero e che non si poteva far pagare alle imprese che vanno a chiedere un finanziamento il fatto che la banca vada a cercare informazioni su quella impresa! Questo elemento non poteva passare e quindi noi della Lega ci prendiamo questo merito di non averlo fatto passare. Alcuni colleghi hanno detto: è come se tu vai a comprare una lavatrice ed il negozio ti fa pagare anche i costi dell'informativa sul tuo conto, quando ti concede il finanziamento.
Era dunque una cosa che francamente non stava in piedi. Fortunatamente, è stata in qualche modo cancellata, grazie alla forte presa di posizione della Lega Nord.
Crediamo quindi che le grandi «lenzuolate», di cui si parla in questi giorni, da parte del Governo Prodi, lo siano verso i soliti noti: verso i barbieri, verso i parrucchieri, verso i panettieri, verso gli estetisti, verso i facchini, verso i farmacisti. Non vediamo invece le «lenzuolate» verso il grande sistema di potere, che è anche quello bancario, il più caro in Europa, come oggi dice sui giornali l'Antitrust. Anzi, si volevano imporre ancora maggiori costi alla clientela, grazie ad un accordo del Governo con il sistema bancario! Questo aspetto non è passato grazie alla Lega Nord, ma comunque gli aspetti negativi in questo provvedimento sono tanti e pertanto noi preannunciamo il nostro voto contrario su di esso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, siamo giunti alle dichiarazioni di voto finale sul disegno di legge di conversione di un decreto-legge che contiene due direttive europee, la prima delle quali riguarda gli accordi cosiddetti Basilea II, concernenti la codificazione dei bilanci.
Nel corso dell'iter del provvedimento vi è stata, in particolar modo in Commissione, una sostanziale perdita di tempo prezioso sull'esame di materie che poi la Presidenza ha dichiarato inammissibili, con un atto tra l'altro non nuovo, ma che si è verificato anche in occasione dell'esame di altri provvedimenti affrontati di recente in quest'aula. Evidentemente ciò ha comportato una dispersione di energie nel lavoro della Commissione su materie che sono poi state giudicate inammissibili e quindi estranee al provvedimento.
Questo è un elemento che va in qualche misura stigmatizzato, perché nelle intenzioni iniziali del Governo l'inserimento di una molteplicità di materie estranee al testo della direttiva ha comportato in effetti un lavoro sprecato della Commissione, e reso vano l'impegno dei membri della Commissione stessa che si sono trovati a dibattere su materie che poi non abbiamo trovato nel prosieguo dell'iter del provvedimento, perché molte delle proposte emendative sono state dichiarate inammissibili ed escluse appunto per estraneità di materia. Dunque, in questa sede ricordo e sottolineo questo aspetto, proprio per motivare la posizione mia personale e del gruppo che rappresento.
Inoltre la normativa che riguarda la certificazione dei bilanci d'impresa, della trasparenza e dell'omogeneizzazione delle certificazioni a livello europeo concerne anche una parte che riguarda il rapporto tra banche e clienti. Su questo ben venga la trasparenza bancaria e la trasparenza del rapporto tra banche e clienti. Ci è sembrato che in questo senso, però, il Governo fosse molto più «sbilanciato», salvo poi la previsione di una serie di correttivi, introdotti nel corso dell'esame in Commissione, verso un sostegno maggiore, un «parteggiamento», per così dire, dalla parte delle banche.
C'è poi la questione relativa all'Agenzia dei giovani; l'abbiamo affrontata nel corso del dibattito della scorsa settimana ed abbiamo votato diversi emendamenti su questo argomento. Tuttavia, Presidente, signori del Governo, credo che, al di là della buona volontà espressa dal Governo, ed anche dalla relatrice, nel corso dell'esame degli ordini del giorno ed anche in termini di un'apertura verbale su alcuni temi che noi, in maniera precisa e puntuale abbiamoPag. 46sollevato in questa sede, nei fatti però concretamente non vi sia stata alcuna apertura di carattere normativo. Nessun emendamento presentato è stato infatti accolto.
Dunque, è evidente che ci troviamo di fronte ad una chiusura su temi che pure sono considerati degni di essere posti all'ordine del giorno e di essere esaminati. Addirittura, in via informale, ci era giunta la notizia di una disponibilità da parte del Governo sulla questione riguardante l'età dei vertici dell'Agenzia. Evidentemente, questa disponibilità non si è manifestata, se non altro perché, la scorsa settimana, il ministro Melandri - che, in questo momento, insieme al ministro dell'interno, è impegnata su temi di grande rilievo e di grande attualità sui quali oggi si è svolta in Parlamento un'informativa urgente - non ci ha degnato della sua presenza in aula in occasione dell'esame del provvedimento riguardante anche l'istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Lo stesso sottosegretario presente in aula, pur essendo competente in un dicastero di natura economica, non poteva avere certo né l'autorevolezza né la competenza specifica per intervenire su questo settore; probabilmente, si è trovato in difficoltà, tanto da rimettersi al parere della Commissione su tanti specifici argomenti.
Mi dispiace, colleghi, che si sia persa l'occasione per lanciare un segnale di carattere politico, generazionale, prevedendo una norma singolare. Sta bene, non si prevede la norma, ma speriamo si voglia lanciare lo stesso il segnale di mettere alla guida dell'Agenzia qualcuno che, dal punto di vista generazionale, sia vicino alle fasce anagrafiche di coloro i quali quest'Agenzia dovrà occuparsi.
Ci auguriamo anche che i grandi finanziamenti riguardanti tale iniziativa, metà provenienti dell'Unione europea e metà da altri dicasteri, quindi dal bilancio dello Stato italiano, vengano utilizzati non soltanto per tenere in piedi l'ennesima «baracca» pubblica italiana, ma anche per le attività indirizzate ai giovani (quindi, interscambi a livello europeo, promozione delle attività giovanili) e che non vengono considerati soltanto un modo per dare qualche soldo alle associazioni degli amici o degli amici degli amici.
Crediamo che quest'organismo, che l'Europa impone come struttura indipendente, faccia riflettere la maggioranza sull'effettiva necessità di mantenere in piedi il Ministero per le politiche giovanili e le attività sportive, che può continuare ad esistere solo come Ministero dello sport, visto che, per quanto riguarda i giovani, con la conversione in legge di questo decreto-legge, sarà istituita un'Agenzia indipendente. È altrettanto evidente che, se l'Europa prevede un'Agenzia indipendente, non si capisce perché debba occuparsi dei giovani, concetto piuttosto aleatorio, come abbiamo visto dall'«asticella» dell'età che poteva alzarsi o abbassarsi a seconda delle varie concezioni di ciascuno sull'appartenenza alle nuove o alle vecchie generazioni.
A questo punto, è evidente che l'indipendenza di un'Agenzia del genere è prevista perché, con riferimento alle nuove generazioni, non si vuole che alcun Governo metta il cappello rappresentante solo una parte. Guarda caso, in questi giorni, accadono fatti singolari. Su un tema che riguarda le nuove generazioni, come quello della previdenza, qualcuno, come Tito Boeri, giustamente, ha sollevato la questione che, non essendo rappresentate le nuove generazioni, in un'ottica concertativa, gli interessi delle stesse rischiavano di essere penalizzati.
Si è assistito al fatto che, dopo ripetute richieste di audizioni e di partecipazioni di movimenti giovanili e di associazioni, il ministro Padoa Schioppa abbia incontrato un rappresentante di un forum giovanile, che non rappresenta però il mondo giovanile, e un rappresentante del consiglio nazionale degli studenti universitari. Questo ci lascia immaginare che, da parte del Governo, ci sia la volontà di fare, in qualche modo, un'operazione di maquillage, ovvero di far finta di essere un interlocutore delle nuove generazioni, quando sappiamo benissimo che non lo è, e ci sembra che si vada verso una sorta di finzione di concertazione con i giovani.Pag. 47
Mi rivolgo agli esponenti del Governo presenti in aula, dei quali mi piacerebbe ricevere l'attenzione e che ringrazio se, nel caso in cui questa attenzione, per caso, dovesse essermi imprestata, dovessero riuscire a trasferire questi concetti ai loro colleghi: non crediate di fare con i giovani quello che fate con le altre categorie, non pensate di poter far finta di sindacalizzare i giovani, chiamando due o tre rappresentanti, magari, vicini come area politica, a qualche tavolo, per poi riuscire, nelle conferenze stampa, a dire di aver parlato con i giovani, i quali hanno manifestato il loro consenso.
Gli interessi dei giovani non li fanno questi esponenti che, pur semmai autorevoli, sono rappresentativi solo delle loro realtà, ma non certo di una generazione. Se il Governo vuole avviare un tavolo di consultazioni, cominci a farlo in maniera seria e sensata, senza nessun tentativo di strumentalizzare questo genere di organismi e ci auguriamo che non lo faccia neanche con l'Agenzia dei giovani istituita con questo decreto.
Per tali ragioni e per le molte perplessità che ho espresso, credo sia giustificato un voto contrario da parte del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare la relatrice per il lavoro svolto in Commissione, che ritengo abbia prodotto un miglioramento del testo del provvedimento al nostro esame e, a nome del gruppo dell'Italia dei Valori, dichiaro il voto favorevole.
Ritengo, però, che sui temi del credito e del risparmio, toccati da questo provvedimento soprattutto in relazione agli adeguamenti nel settore creditizio, questo Parlamento dovrà ritornare, soprattutto, su alcune questioni sollevate dai colleghi dell'opposizione, cui abbiamo prestato molta attenzione, in particolare per quanto riguarda la tutela del correntista e del risparmiatore.
Ci deve far riflettere il fatto che, in base ai dati forniti da qualche collega, in Italia il correntista abbia costi doppi rispetto alla media europea. Ciò significa che, nel settore bancario, c'è ancora poca concorrenza e dovremmo pertanto intervenire per favorire più concorrenza e tutelare il consumatore.
Meritano più rispetto ed attenzione da parte del Parlamento, oltre al tema dei costi, anche altre questioni. Penso, ad esempio, al fatto che ci sono persone, che governano importanti gruppi bancari, le quali, dopo una condanna ad un anno e otto mesi per bancarotta fraudolenta, che comporta di per sé stessa la sospensione dal loro ufficio, nel giro di due settimane e con una semplice delibera di assemblea, sono ritornate a svolgere le stesse attività che svolgevano prima. Credo che i risparmiatori meritino più tutela da questo punto di vista e chi, ancorché in primo grado, riceva una condanna di questa entità, dovrebbe astenersi dal continuare ad operare. Il settore del credito è un settore troppo delicato per essere lasciato a chi porta sulle spalle una condanna di quel genere, anche se non definitiva. Il Parlamento, dunque, dovrà intervenire non solo sul problema relativo ai costi, ma anche su questi temi.
Sul tema dell'Agenzia nazionale per i giovani, credo che la Commissione abbia giustamente espresso una propria preoccupazione. Occorre evitare, infatti, che tale ente possa diventare uno strumento volto ad aumentare gli oneri a carico dello Stato per varare interventi in favore non tanto dei giovani, ma magari della stessa struttura, soprattutto nella sua parte apicale. Ciò è possibile, stante la quantificazione dei costi che è stata rappresentata.
Ricordo che avevo presentato una proposta emendativa che mi sembrava avesse ricevuto il parere favorevole dell'intera Commissione, ma che presentava elementi di problematicità dal punto di vista della copertura finanziaria, poiché la Commissione bilancio aveva espresso su di essa un parere contrario. Pertanto, ho ritirato talePag. 48proposta e ne ho trasfuso il contenuto in un ordine del giorno, sottoscritto dai rappresentanti dei gruppi di maggioranza della VI Commissione. Auspico che tale atto di indirizzo possa raggiungere ugualmente lo scopo, evitando che la nuova Agenzia comporti costi maggiori rispetto a quelli che lo Stato ha già sostenendo a favore della precedente struttura, incardinata presso il Ministero della solidarietà sociale.
Ciò detto, per tutti questi motivi ribadisco il voto favorevole del gruppo Italia dei Valori al provvedimento nel suo complesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, vorrei rilevare che tutti i motivi testè esposti dal collega avrebbero dovuto indurre ad esprimere un orientamento assolutamente contrario al provvedimento in esame, cosa che ci accingiamo a fare.
Peraltro, voteremo contro la conversione del presente decreto-legge non tanto per le disposizioni in esso contenute, ma, come avemmo a dire durante l'esame in sede referente, per le norme che la maggioranza ed il Governo hanno tentato di introdurre all'interno di tale provvedimento. Molto presto, ahimè, le ritroveremo in un altro decreto-legge, attualmente in preparazione, il quale, sostanzialmente, conterrà tutte le disposizioni originariamente recate da questo provvedimento del Governo, ma successivamente espunte.
Mi riferisco all'intero articolo 3 ed alla questione della tassa di concessione per l'iscrizione delle società, che spero venga finalmente risolta, poiché si tratta di una vicenda che in passato ha appassionato molto anche il Parlamento. Vi sono anche altre questioni accessorie di difficile interpretazione, soprattutto da parte della maggioranza, concernenti il CIP6, gli inceneritori, l'impiego di energie alternative e via dicendo.
Questi sono i temi che ci hanno appassionato durante la discussione in sede di Commissione. Si tratta di materie che sono state opportunamente espunte dal Presidente della Camera ma che, come detto, ritroveremo in futuro.
Intendiamo esprimere un voto contrario soprattutto per quanto non è stato previsto in relazione alla costituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani. Per quanto riguarda le altre questioni, vorrei osservare che le norme approvate dalla regione Liguria in materia di prelievo venatorio erano sostanzialmente già prive di efficacia quando il decreto-legge ha disposto la sospensione della loro applicazione.
Il resto del dibattito si è esaurito in una lunga discussione sulla trasparenza e sulla vigilanza sulla società, materie trattate dai primi due articoli del provvedimento in esame. Tale ampio dibattito ha visto il Governo trovarsi in minoranza, anche rispetto all'intera Commissione, in ordine all'atteggiamento da tenere nei confronti delle banche (vicenda spiegata molto bene dal collega Fugatti).
In tutto ciò, non devo fare altro che ringraziare la relatrice per il contributo che ha dato all'esame svolto in sede di Commissione; rimane, comunque, il rammarico di non aver potuto apportare ulteriori modifiche al decreto-legge, soprattutto per quanto riguarda l'Agenzia nazionale per i giovani.
Per le ragioni testè esposte, dunque, ribadiamo il nostro voto contrario al provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, devo dire, onestamente, che sono stupito dalle dichiarazioni di voto dei colleghi dell'opposizione. Lo sono perché si tratta di votare, com'è stato annunciato, contro l'introduzione nel nostro sistema legislativo degli accordi di Basilea II, contro l'istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani, come previsto dal programma comunitario, e contro una disposizione che sospende l'applicazione di una legge dellaPag. 49regione Liguria in materia venatoria perché in contrasto con una direttiva comunitaria (già «ritirata», peraltro, dalla stessa regione). In Commissione, non avendo argomenti di merito dal momento che all'oggetto del provvedimento figurava il recepimento delle direttive comunitarie, l'opposizione si è attardata su questioni procedurali. È chiaro che recepire le direttive europee significa, sostanzialmente, evitare il pagamento di sanzioni.
Vorrei rassicurare i colleghi della Lega, il collega Fugatti in particolare, che la presentazione in Commissione dell'emendamento del Governo in riferimento all'articolo 3 non può essere in alcun modo definita un'imboscata: l'emendamento del Governo era stato considerato ammissibile perché il provvedimento era ed è volto, sostanzialmente, al recepimento di direttive europee; in occasione dell'esame in Assemblea, la Presidenza della Camera ha ritenuto di procedere a valutazioni diverse. Tuttavia, non c'è stata alcuna imboscata, perché, com'è noto, noi non condividiamo la politica in materia di immigrazione che informa la cosiddetta legge Bossi-Fini; pertanto, non essendo stato possibile introdurre la disposizione nel provvedimento in esame, sarà cura della maggioranza e del Governo riproporla, magari con una formulazione più ampia, in occasione di un futuro provvedimento.
Per quanto riguarda le considerazioni del collega Fugatti a proposito dell'ultima relazione dell'Antitrust sul costo dei conti correnti in Italia, vorrei invitare il collega a riflettere su un dato. Premesso che siete stati al Governo fino a pochi mesi fa, cos'ha fatto il vostro Governo per evitare che i costi dei conti correnti - che sono realmente elevati - raggiungessero livelli esorbitanti? Quelle che abbiamo introdotto saranno anche misure parziali - e sarà necessario, forse, intervenire ulteriormente -, ma gli unici provvedimenti riguardanti la portabilità dei conti, l'eliminazione delle commissioni di massimo scoperto e l'eliminazione delle spese di estinzione del mutuo per la prima casa sono stati adottati - guarda caso - dal Governo in carica. Si tratterà anche di misure limitate e parziali, ma resta il fatto che il Governo ha cominciato ad incidere su un settore importante e delicato dell'economia del nostro paese, con l'intento di suscitare maggiore concorrenza all'interno del sistema del credito del nostro paese. Onestamente, consiglierei alla Lega cautela e riflessione maggiori quando si parla di banche. Non è necessario andare molto indietro nel tempo: basta soffermarsi sulle vicende che hanno riguardato il Governatore della Banca d'Italia Fazio e la Banca popolare di Lodi (e mi fermo qui)!
Tornando al merito del provvedimento, credo che tutti siano consapevoli del fatto che il decreto-legge in esame è caratterizzato, sostanzialmente, dal recepimento nel nostro ordinamento (e nelle istruzioni di vigilanza della Banca d'Italia) degli accordi Basilea II. I colleghi sanno che l'attuale accordo sul capitale Basilea II, che risale al 1988, ha introdotto, per la prima volta, la regolamentazione del patrimonio di vigilanza, da determinare a fronte del rischio di credito. In sintesi, il vecchio accordo sul capitale definiva l'obbligo delle banche di accantonare capitale nella misura dell'8 per cento del capitale erogato, allo scopo di garantire solidità alla loro attività. Questa prima misura aveva degli obiettivi, quelli di Basilea I, che in sostanza erano quelli di garantire la patrimonializzazione del sistema bancario e una maggiore stabilità, nonché di iniziare a scrivere le prime regole della competizione internazionale; ma quell'accordo aveva anche dei limiti e forse non poteva che averli. Era un accordo essenzialmente statico, che mancava di dinamicità, non prendendo ad esempio in considerazione il grado di diversificazione del portafoglio: ad esempio l'8 per cento di accantonamento poteva essere giudicato eccessivo per una controparte poco rischiosa e troppo poco per una controparte giudicata maggiormente rischiosa.
È dal 1999 che è in corso un processo di revisione degli accordi sul capitale stipulati nel 1988 e ci sono voluti diversi anni per approdare a quello che comunementePag. 50viene definito Basilea II 2, per adeguare cioè il vecchio accordo sul capitale al mutato contesto internazionale.
Sin dal 2006 Basilea II è reso operativo anche nel nostro paese, essendo stato recepito, seppur con un provvedimento urgente, alla fine dello scorso anno. Basilea II è quindi il nuovo accordo sui requisiti patrimoniali delle banche e, in base ad esso, le banche dei paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitali proporzionali al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti, valutando ciò attraverso lo strumento del rating.
Il contenuto del nuovo accordo si articola sostanzialmente su tre pilastri. Il primo di essi riguarda i requisiti patrimoniali minimi ed è in sostanza l'affinamento di quella misura di Basilea I che richiedeva un accantonamento dell'8 per cento. Con Basilea II si tiene conto del rischio operativo e del rischio di mercato.
Il secondo pilastro è il controllo delle banche che assumono un potere più forte, centrale, importante. Le banche centrali avranno maggiori discrezionalità nel valutare l'adeguatezza patrimoniale delle banche controllate.
Infine, il terzo pilastro riguarda la disciplina del mercato e della trasparenza. Sono previste regole di trasparenza per l'informazione al pubblico sui livelli patrimoniali, sui rischi e sulle loro gestioni. Basilea II è quindi un accordo importante, rivolto direttamente al nostro sistema economico, che è fatto in gran parte di piccola e piccolissima impresa, per di più, che si alimenta principalmente dal sistema bancario. È quindi con grande attenzione e cautela che ci accostiamo al nuovo accordo sul capitale, che lega con maggiore aderenza il fabbisogno di capitale a rischio sottostante ad un finanziamento o ad un investimento e può significare che il costo di quel finanziamento è maggiormente sensibile al rischio implicitamente contenuto.
Con il provvedimento al nostro esame - come ho già detto in discussione sulle linee generali, ma vorrei ripeterlo - non siamo in presenza della semplice traduzione italiana della normativa europea. Vi è stato uno sforzo di adattamento alle specifiche esigenze della nostra realtà economica, fatta - come dicevo prima - di piccola e piccolissima impresa. Un esempio delle integrazioni tra la normativa generale e le peculiarità del sistema economico italiano - e mi avvio a concludere - è il trattamento di garanzia offerto dai consorzi di garanzia fidi.
Vorrei concludere, ribadendo il nostro voto favorevole al decreto-legge in esame, con una raccomandazione al Governo. Abbiamo recepito con questo provvedimento gli accordi di Basilea II, che sostanzialmente vanno a modificare il testo unico bancario e quello della finanza. Nei prossimi giorni dovremo discutere il recepimento di altre direttive (la MiFID o l'OPA comunitaria), che vanno ad incidere profondamente sui testi unici bancario e della finanza.
Vorremmo evitare il rischio che il recepimento successivo di questa serie di normative perdesse di vista il contenuto principale - l'obiettivo di fondo - di adattare alla situazione odierna una normativa approvata ormai diversi anni fa e forse (sicuramente) non più adeguata alla tutela dei mercati finanziari. Quindi, vi è la necessità di un confronto in sede di Commissione finanze sugli obiettivi di fondo che sottostanno alla revisione dei testi unici di finanza e bancario.
Per tutte queste considerazioni, nel ringraziare la relatrice per il lavoro svolto, dichiaro il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, a nome del gruppo DC-PSI che rappresento, voglio anch'io portare con la mia dichiarazione di voto su questo provvedimento un contributo in materia di disposizioni urgenti per il recepimento di due importanti direttive comunitarie. Si parla di Basilea II e dell'Agenzia nazionale per i giovani.Pag. 51
Quest'aula sorda, demotivata ed assente aveva l'occasione di mostrarsi accanto alla gente, avvicinando il popolo ai suoi rappresentanti, ed invece l'ha perduta. Infatti, ancora una volta ci siamo appiattiti su un Governo che non rappresenta più né l'Italia né gli italiani, proseguendo nel contrasto tra maggioranza ed opposizione che certamente non fa l'interesse del popolo italiano.
Le agenzie ed i giornali riportano oggi che le nostre banche guadagnano il doppio rispetto a quelle spagnole e sei volte tanto rispetto a quelle dei Paesi Bassi. Eppure non abbiamo fatto nulla per mitigare e frenare questa speculazione.
Ma cosa diciamo al popolo sovrano e alla gente quando ritorniamo tra di loro? Cosa abbiamo fatto? La minoranza dirà di aver cercato di modificare la legge con alcuni emendamenti, mentre la maggioranza risponderà di aver dovuto continuare a dare fiducia ad un Governo che neppure essa riconosce più.
Colleghi e colleghe (l'onorevole Del Bue mi sta tirando la giacca perché dovrei dire anche «diversi e diverse»), se fossimo presi uno ad uno sapremmo quale sarebbe il nostro dovere e cosa dovremmo fare. Non dobbiamo permettere la speculazione di questi gruppi bancari che sono al potere ed al governo dell'Italia. Quando sentite i vostri capi affermare di avere una banca, non lo dicono per vostro conto o in vostro nome, lo dicono per loro stessi e non per gli interessi degli italiani. Quando sentite che il capo dell'Esecutivo manda Rovati a comprare la Telecom, non lo fa per l'Italia o per gli italiani, ma per se stesso e per i suoi. Quando ascoltate intercettazioni in cui si dice: «mi hanno sbancato», vuol dire proprio «sbancato» e non «sbiancato».
Avevamo questa importante occasione in un settore così cruciale e non possiamo far finta di non conoscere il problema. Si parla di accesso alle attività degli enti creditizi, di adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento, di assistenza a terra negli aeroporti, dell'istituzione dell'Agenzia nazionale per i giovani, di prelievo venatorio. Abbiamo problemi di competitività per le nostre aziende e per la nostra economia, nonché di reciprocità, perché esistono Parlamenti che tutelano effettivamente i loro cittadini, a differenza di quelli di altri paesi, compresa l'Italia.
Ebbene, avevamo a disposizione questa grossa occasione e tuttavia sento dire che siamo una società feudale. Peggio, siamo una società dittatoriale dove il Parlamento non fa valere le sue prerogative per migliorare la legge, non va contro alcuni interessi e non fa quello che chiede la gente. Poi ci lamentiamo che i cittadini sono distanti dalla politica! Siamo noi a tenerli a distanza.
In questo momento sia chi vota a favore sia chi vota contro sbaglia, poiché chi vota a favore non si pronuncia nei confronti di una giusta legge - come nel desiderio di ogni italiano - e chi vota contro non può non recepire Basilea II o l'Agenzia nazionale per i giovani. Quindi, visto che ormai, grazie al cardinal Ratzinger, Benedetto XVI, il limbo non c'è più, anche chi si astiene come noi potrà andare in paradiso; all'inferno ci rimarrà solamente chi non ha voluto cogliere questa occasione per approvare un provvedimento vicino ai bisogni della gente e che porta avanti gli interessi dei cittadini.
Guardate che non potete continuare a fare gli interessi di un Esecutivo che va incontro alle aspettative dei gruppi capitalistici internazionali! Questo è un Governo che porta sfortuna: da Moro in poi ha portato sfortuna! Poi ci sono sempre i soliti attori, ed è per questo che...
GIANCLAUDIO BRESSA. Imbecille!
LUCIO BARANI. Signor Presidente, lo so che la verità fa male e che c'è qualche pappagallo che fa «qua qua»: ci sono sempre i pappagalli, sono dappertutto. In ogni caso, visto che si sta parlando anche di legge venatoria e della Comunità europea, anche i pappagalli debbono essere presi in considerazione!
Quindi, il mio gruppo non si pronuncerà, poiché come socialisti riformisti ci assumiamo la responsabilità di astenerciPag. 52contro dei massimalisti che vogliono solo il male dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo molto brevemente per sottolineare di nuovo, anche in questa fase, che il decreto-legge 27 dicembre 2006, n. 297 contemplava - come ricordato da molti colleghi - molti argomenti, essendo un testo composito; desidero richiamare in particolare l'articolo 4 che, anche se si sostanzia in sole tre righe, è di grande ed attualissima importanza.
Alcuni colleghi hanno riassunto la valenza di tale previsione normativa relazionandola alle scadenze sull'apertura della caccia. No, colleghi, questo provvedimento - l'articolo 4 in particolare - rappresenta l'estremo tentativo del Governo italiano di riportare, almeno parzialmente, all'interno della legalità europea uno dei settori più contestati dalla Comunità europea rispetto alle direttive.
Le regioni italiane continuano a legiferare in deroga non solo ai calendari, ma anche alle specie cacciabili; continuiamo ad innescare procedure d'infrazione, con possibili condanne milionarie, perché una parte degli italiani intende cacciare in modo illegittimo rispetto ai calendari di caccia ed alle specie cacciabili.
Questo provvedimento sana la situazione rispetto ad una legge della regione Liguria - la n. 36 del 31 ottobre 2006 - che violava palesemente le direttive europee «Uccelli» ed «Habitat». Nello stesso momento in cui il Governo emanava il provvedimento di sospensione, come richiesto in modo inusitato e grave dalla Corte di giustizia, la legge regionale è stata abrogata dal consiglio regionale ligure che, evidentemente, si è reso conto di aver esagerato. In ogni caso, non è andata proprio così, dal momento che nello stesso momento in cui veniva l'abrogata una legge che aveva manifestato tutti i suoi effetti, essendo stata sospesa dal Governo e poi abrogata del tutto, la regione Liguria ha deliberato di impugnare presso la Corte europea l'ordinanza in materia. Quindi, stiamo parlando di un procedimento che rimane aperto e di un contenzioso che si trascinerà per anni.
L'importanza del provvedimento e dell'articolo 4, il fatto che il Governo - permettetemi, il ministro Emma Bonino - abbia inserito in questo provvedimento un articolo di sospensione di una legge regionale è il segno che è cambiata l'impostazione dell'Esecutivo. Non si potrà più tollerare che le regioni approvino, come hanno fatto recentissimamente la Lombardia e il Veneto, norme che sono palesemente e clamorosamente in contrasto con le direttive europee, non solo per un senso di difesa e di tutela della fauna selvatica, ma per l'interesse del paese di tutelare il proprio ambiente, la propria fauna, i propri cittadini e le proprie organizzazioni di categoria, come anche gli agricoltori italiani, evitando le ammende pesantissime che la Comunità europea dovrebbe infliggere.
Quindi, si tratta di un provvedimento importante. Fosse anche soltanto per le tre righe dell'articolo 4, questo provvedimento del Governo è esemplare e da votare con convinzione (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fundarò. Ne ha facoltà.
MASSIMO SAVERIO ENNIO FUNDARÒ. Signor Presidente, il provvedimento che l'Assemblea sta per approvare, pur affrontando materie tra loro obiettivamente differenti ed eterogenee, riteniamo conservi sostanzialmente una sua indubbia omogeneità. Tale omogeneità nasce dalle finalità di fondo, che sono quelle di rispettare gli obblighi comunitari attraverso il recepimento di direttive o l'adempimento di sentenze della Corte di giustizia europea. Proprio in virtù di ciò, riteniamoPag. 53che sia stato pienamente giustificato il ricorso ad un decreto-legge, stante la necessità e l'urgenza di provvedere ai previsti obblighi comunitari. Questo vale per tutti gli articoli del provvedimento.
Vale per l'articolo 1, con cui viene data attuazione alla direttiva 2006/48/CE, relativamente alle funzioni di vigilanza sulle banche, sugli istituti di moneta elettronica e sui gruppi bancari, nonché all'attuazione delle misure derivanti dall'accordo di Basilea sulla convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei requisiti patrimoniali per la vigilanza bancaria. Voglio ricordare che l'articolo trova fondamento anche alla luce del fatto che nel dicembre 2005 la Commissione europea ha inviato all'Italia una lettera di messa in mora in relazione alle disposizioni della normativa italiana che disciplinano decisioni dell'Autorità di vigilanza relative all'acquisizione di partecipazioni in banche italiane da parte di banche di altri Stati membri dell'Unione europea.
Anche l'articolo 2 mira a dare attuazione alle direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE, attraverso modifiche al testo unico in materia di intermediazione finanziaria. L'articolo 4 provvede all'esecuzione dell'ordinanza della Corte di giustizia europea del 2006, che chiede all'Italia di sospendere l'applicazione della legge della regione Liguria n. 36 del 2006, con la quale sono state stabilite deroghe alle specie cacciabili per la stagione venatoria 2006/2007. Non possiamo non valutare positivamente l'auspicato intervento urgente nei confronti di questo atto legislativo della regione Liguria, per il mancato rispetto della normativa comunitaria.
Il Governo era già intervenuto sulla materia, emanando la scorsa estate il decreto-legge n. 251, successivamente decaduto, con il quale, tra l'altro, si prevedeva la sospensione degli effetti delle deroghe adottate dalle regioni in difformità dall'ordinamento comunitario e statale, nonché l'abrogazione e l'annullamento delle leggi e degli atti regionali difformi.
Mi fa piacere, peraltro, sottolineare che, proprio grazie al lavoro parlamentare dei Verdi, il comma 1226 dell'ultima legge finanziaria prescrive alle regioni e alle province autonome di attuare quanto previsto dagli articoli 4 e 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, relativamente all'attuazione della direttiva in materia di conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica, e ciò al fine di evitare ulteriori procedure di infrazione in sede comunitaria.
Ricordo che, nell'ambito della procedura di infrazione n. 2131 del 2006, la Commissione europea aveva rilevato che ben 13 regioni avevano legiferato sulle deroghe in materia di caccia, in palese contrasto con le direttive comunitarie, abusando del meccanismo delle deroghe per cacciare specie protette e allungare i periodi di caccia previsti dalla legge nazionale. Non possiamo, quindi, che vedere con favore l'articolo 4 del provvedimento.
Con l'articolo 5, infine, viene istituita l'Agenzia nazionale per i giovani e l'assegnazione di risorse per circa 885 milioni di euro da destinare alle politiche giovanili. Anche in questo caso sussiste la necessità di dare attuazione alla decisione n. 1719/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 novembre 2006. Tra gli obiettivi generali del programma dell'Agenzia nazionale rientra lo sviluppo della solidarietà e della tolleranza fra i giovani, in particolare per rafforzare la coesione sociale dell'Unione europea e sviluppare la cooperazione nel settore della gioventù dell'Unione.
Importante è anche il contributo che verrà dato allo sviluppo della qualità dei sistemi di sostegno alle attività dei giovani. È un ulteriore segnale di attenzione di questo Governo e di questa maggioranza nei confronti dei giovani. Confidiamo che, insieme al Ministero di nuova istituzione, questa agenzia dia un impulso serio per un'inversione di tendenza in questo settore.
Per tutte queste motivazioni, signor Presidente, dichiaro il voto favorevole del gruppo dei Verdi a questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
Pag. 54
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente per sottolineare due aspetti.
Quanto al primo, credo che, in aggiunta a quanto è stato detto su questo provvedimento, si debba segnalare come la maggior parte delle scadenze non sia improvvisata, poiché queste erano in agenda già da molto tempo. Quindi, l'utilizzo del decreto-legge con la relativa procedura d'urgenza per fatti che andavano a scadenza naturale mi pare un abuso. I provvedimenti potevano essere valutati singolarmente, con un'assegnazione alle singole Commissioni: questo sarebbe stato più razionale per un corretto coinvolgimento della Camera dei deputati, vale a dire per consentire una corretta ripartizione delle competenze. Su questo tema, oltre tutto, non sono solo perché la Corte costituzionale ha già stigmatizzato più volte l'abuso di questi strumenti. Infatti la procedura d'urgenza interviene quando c'è un'urgenza, vale a dire quando si verifica un fatto imprevisto. Qui di imprevisto non c'era alcunché. Quindi, credo che di ciò il Governo debba quantomeno tener conto nel prosieguo della sua attività.
Quanto al secondo aspetto, durante il dibattito ho sentito qualcuno sostenere - alla faccia del dettato della nostra Costituzione! - che una mera condanna in primo grado è di per sé sufficiente per infliggere sanzioni sul piano effettivo. Signor Presidente, la Costituzione parla chiaro: il nostro non è un sistema colpevolista; è un sistema che, nel momento in cui non si hanno certezze assolute, predilige la presunzione di innocenza. Se questo è, capisco che avere nel partito una persona che ha costruito una carriera sulle sanzioni applicate prima dello svolgimento dei processi possa essere comodo, ma credo che ciò non sia sufficiente per orientare l'attività legislativa della Camera, che deve comunque rispettare il dettato costituzionale.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.