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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 445-A ed abbinate)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scajola. Ne ha facoltà.
CLAUDIO SCAJOLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso della mia recente esperienza di presidente del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza ho spesso constatato l'inadeguatezza della normativa vigente in materia di intelligence e segreto di Stato. La legge n. 801 del 1977 introdusse una disciplina all'avanguardia per quei tempi...
PRESIDENTE. Prego i colleghi nell'emiciclo di prestare attenzione...
CLAUDIO SCAJOLA. Ben presto, però, sono progressivamente emersi alcuni limiti di tale legge, accentuati dalla rapida evoluzione dello scenario nazionale ed internazionale. Con il crollo del muro di Berlino e i tragici fatti dell'11 settembre 2001 il sistema di intelligence introdotto nel 1977, modellato sulle esigenze di quei tempi, per fronteggiare un nemico ben Pag. 21identificato, ha progressivamente evidenziato inadeguatezze, divenendo ben presto obsoleto. Oggi, ci troviamo di fronte ad un nemico assai più sfuggente, che opera al di fuori di eserciti regolari e di conflitti dichiarati. A ciò si aggiunga che la globalizzazione e la conseguente interconnessione tra le diverse minacce introduce ulteriori elementi di complessità e rende anacronistico e non più sostenibile un assetto dei servizi come l'attuale, privo di una chiara direzione politica, di un efficace coordinamento centrale e di un equilibrato sistema di controlli.
In questi anni, gli apparati dei servizi hanno saputo egregiamente sopperire alle molte carenze della normativa ed hanno assicurato la nostra sicurezza, operando nel complesso - mi piace ribadirlo - con efficacia, dedizione e lealtà, ma gli strumenti posti a loro disposizione dalla legge non sono oggi più adeguati e richiedono urgente aggiornamento. La legge n. 801 del 1977, ad esempio, non permette agli agenti di compiere, a difesa della sicurezza nazionale, condotte raffiguranti reato. Vi è un paradosso: l'agente che, per ipotesi, si introduca in modo illegittimo, per impedire un possibile attentato, o che operi sotto una falsa identità, rischia una condanna penale, alla quale si può sottrarre solamente con il ricorso al segreto di Stato.
Non possiamo pretendere di combattere il terrorismo e la criminalità transnazionale con armi spuntate a causa dell'inadeguatezza del quadro normativo. Occorre voltare pagina dotando il paese di un sistema di intelligence al passo con i tempi, coerente con gli scenari della sicurezza interna ed internazionale.
A questo scopo, in seno al Comitato da me presieduto, è stato elaborata con il concorso di tutti una proposta per fornire al Parlamento e alle forze politiche un contributo di esperienza e di riflessione. Questa proposta, sostenuta sin dall'inizio con convinzione dal gruppo di Forza Italia, costituisce l'ossatura del testo che ci apprestiamo a votare.
Desidero a questo proposito dare atto dalla Commissione affari costituzionali, al suo presidente, onorevole Violante, di aver saputo raccogliere con sensibilità e sollecitudine molti dei suggerimenti offerti dal Comitato e dai diversi gruppi politici.
Il dialogo così instaurato, proseguito nel dibattito in Assemblea, ha prodotto positivi risultati che hanno condotto ad una buona riforma, pur con i limiti inevitabili di qualsiasi intervento normativo, che rappresenta in questo momento storico e politico un ragionevole punto di equilibrio. Una riforma può definirsi buona quando risponde all'interesse del paese nel suo complesso. Il testo al nostro esame soddisfa a questo requisito, come dimostrano le numerose e positive novità in esso proposte.
Provo a ricordare solamente le più significative: si rafforza la direzione politica dell'attività di intelligence da parte del Presidente del Consiglio che ne risponde direttamente al Parlamento; è ridefinita la disciplina del segreto di Stato, di cui si limita la portata per la prima volta e si prevede una durata massima dello stesso; si consente, agli apparati e ai servizi di intelligence, di porre in essere, nel rispetto di stringenti limiti sostanziali e procedurali, determinate condotte illecite necessarie per esigenze di sicurezza nazionale; si realizza attraverso il DIS un accurato riparto di competenze tra il servizio interno e quello esterno, e un efficace coordinamento dell'attività dei servizi. Tale coordinamento rimuove sovrapposizioni funzionali, accresce l'efficienza operativa e riduce i costi di gestione. Inoltre, il testo affronta il rafforzamento dell'esecutivo e dell' intelligence ed il potenziamento del ruolo del Comitato parlamentare, reso più rappresentativo e dotato di nuove funzioni e di più incisivi poteri che consentiranno di svolgere con continuità ed efficacia l'essenziale ruolo di garanzia.
La riforma, inoltre, affronta e risolve - mi piace ribadirlo - il delicato nodo dei rapporti tra intelligence e autorità giudiziaria. La nuova normativa finalmente fa chiarezza in una materia nella quale occorre delimitare con precisione, anche alla luce di quanto è avvenuto nel corso di alcune recenti inchieste, funzioni e prerogative Pag. 22dell'Esecutivo, della magistratura e degli apparati di sicurezza. Si introduce, infine, una nuova disciplina in tema di controlli interni, di classifiche di segretezza, di formazione, di reclutamento, di attività simulate e di identità di copertura.
In tutte queste materie le soluzioni adottate sono nel complesso ragionevoli ed equilibrate e renderanno più moderno, trasparente ed efficace il sistema di sicurezza nazionale.
Per queste ragioni, preannuncio che il gruppo di Forza Italia voterà con convinzione in favore dell'approvazione del provvedimento al nostro esame, perché reca la forte impronta dei nostri convincimenti politici ed istituzionali per la sicurezza del nostro paese, sui quali non intendiamo mai transigere.
Esso, infatti, raccoglie e tutela l'insieme di quei valori fondamentali, come le garanzie di libertà del cittadino, che sono patrimonio fondante di Forza Italia. Sono i valori di libertà, per affermare e difendere i quali Silvio Berlusconi è sceso in campo, tredici anni fa, ed in nome dei quali abbiamo governato, per molti anni, il nostro paese: e certamente torneremo presto a governarlo di nuovo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
Onorevoli colleghi, la maturità di una classe politica si misura anche con la sua capacità di dare risposte concrete e tempestive alle esigenze del paese. Nel 1977, in un'Italia lacerata dalla violenza degli opposti estremisti, le forze politiche seppero, allora, trovare unità di intenti in materia di sicurezza, dimostrando, su questo punto, alto senso di responsabilità, elevata sensibilità istituzionale e straordinaria capacità di dialogo. Ciò permise l'approvazione della legge n. 801 e la definizione di una normativa sui servizi coerente con i principi democratici ed i valori costituzionali, all'epoca minacciati dall'attacco del terrorismo interno.
A distanza di trent'anni, l'Italia è assai diversa da quella di allora. Certamente, è più omogenea dal punto di vista sociale, ma esistono ancora profonde divisioni ed una scarsa propensione al confronto che, troppo spesso, tende soltanto a delegittimare l'avversario politico.
È di grande significato il fatto che, di fronte all'esigenza di adeguare gli apparati di sicurezza del paese ai nuovi e mutati scenari, il Parlamento abbia dimostrato di essere in grado di esprimere soluzioni condivise, e ritengo che questo sia un risultato politicamente degno di grande rilievo.
È la prima volta, infatti, che in questa legislatura, su un tema...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
CLAUDIO SCAJOLA. ...di rilevanza strategica - ho concluso, signor Presidente -, le forze di maggioranza e di opposizione dimostrano di sapersi confrontare sul merito delle questioni in modo trasparente e leale.
Si tratta di un dato che, sebbene assolutamente isolato, si può ritenere confortante, e che mi auguro possa dare luogo, senza indebite confusioni di ruoli, ad una nuova stagione di più sereno confronto, nel superiore interesse del paese.
Il primo banco di prova sarà costituito proprio dal seguito dell'iter parlamentare di questa riforma. Vedremo se, in Senato, la maggioranza terrà un comportamento altrettanto costruttivo e responsabile, come quello tenuto alla Camera dei deputati, ovvero se, a causa della sua debolezza numerica e delle sue interne lacerazioni, prevarranno obsoleti preconcetti, ideologismi o soluzioni demagogiche.
Ciò che è certo - ed ho concluso, Presidente - è che il gruppo di Forza Italia, con la coerenza che contraddistingue tutta la sua azione politica, sin da ora si dichiara indisponibile nei confronti di qualunque intervento di modifica del testo del provvedimento che, infrangendo il delicato e faticoso equilibrio raggiunto, possa comunque pregiudicare le garanzie per la sicurezza e la libertà degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, come hanno sottolineato molti colleghi, sono ormai trascorsi trent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 801 del 1977, che noi ci proponiamo di riformare con il testo che approveremo quest'oggi alla Camera dei deputati anche con il voto favorevole del gruppo de L'Ulivo, che preannuncio. In queste ore c'è certamente un altro dato che personalmente mi ha colpito molto, cioè che alcuni degli arrestati per fatti di terrorismo a Milano e nel nord del paese hanno meno di trent'anni. I pericoli per la democrazia, italiana e non solo, sono sempre vivi, sia quelli interni, sia quelli esterni.
Con questa riforma, all'aumentare di un pericolo o alla sensazione che un pericolo per le istituzioni, per la democrazia, per lo Stato, per i rapporti tra i popoli e per la pace sia sempre vivo, offriamo armi più «trasparenti», una democrazia più ampia e un maggiore controllo per i servizi di informazione e di sicurezza che questi pericoli devono combattere. Con questo voto oggi riformiamo una legge di trent'anni fa e andiamo anche oltre, perché non soltanto modifichiamo l'assetto e il sistema dei servizi di informazione per la sicurezza, ma anche la disciplina del segreto di Stato. Come è stato sottolineato poc'anzi nel corso dell'ultimo intervento, nell'atto che oggi compiamo in quest'Assemblea sono evidenti un dato politico e uno tecnico-ordinamentale di riforma della legge italiana. Il dato politico importante e forse inaspettato è che il Parlamento approverà all'unanimità - me lo auguro - un progetto di riforma così complesso e sostanziale. Se il voto sarà unanime, avverrà per la prima volta nel corso di questa legislatura e, comunque, su questo tema ciò non era accaduto nelle precedenti legislature.
Però vi sono anche questioni di merito e di contenuto straordinariamente importanti. Ad esempio, quanto al tema del segreto di Stato, se sarà approvata la riforma noi daremo ai cittadini italiani la possibilità di leggere una parte della storia del nostro paese. Nel peggiore dei casi, perlomeno potremo conoscere ciò che è accaduto prima di trent'anni fa, potremo leggere la storia di questo paese antecedente al 1977, che finora è stata coperta in alcune parti dal segreto di Stato. In questi trent'anni come paese abbiamo subito e combattuto il terrorismo interno e, a volte, quello esterno e abbiamo difeso, a volte meglio, a volte peggio, la nostra democrazia. Con questo provvedimento noi offriamo alla generazione che oggi ha meno di trent'anni un sistema di informazione per la sicurezza e una disciplina del segreto di Stato, che garantisce maggiormente la nostra democrazia, le nostre istituzioni, i nostri concittadini, le libertà personali, l'efficienza e la trasparenza dei servizi di informazione. All'aumentare del pericolo nel mondo noi offriamo maggiori diritti e maggiore controllo politico-parlamentare, ma anche maggiore efficienza ed efficacia professionale del sistema sicurezza.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,35).
EMANUELE FIANO. Credo che questo non sia il luogo di un dibattito eccessivamente legato all'attualità, ad eventuali processi in corso o a comizi politici. Penso che si debba andare al cuore delle riforme, che noi offriamo al paese con questo importante atto.
Molti sono i punti sostanziali di riforma contenuti in questo provvedimento. Come sapete, i servizi di informazione per la sicurezza rimangono due, ma il loro lavoro sarà diviso in base non più alla competenza geografica, bensì alle funzioni. Si innova e si riforma il CESIS, che diviene DIS ed avrà vere e nuove funzioni di controllo e di coordinamento sui due servizi di informazione, anche attraverso l'istituzione di un nuovo ufficio ispettivo. I servizi di intelligence risponderanno direttamente al Presidente del Consiglio, quindi Pag. 24noi aumentiamo il controllo politico sul sistema di funzionamento dei servizi per l'informazione. Illustro tutto questo brevemente perché sono questioni già ricordate da molti colleghi.
Tuttavia, ritengo che l'elemento principale, che dovremmo sottolineare nel contenuto della riforma che stiamo affrontando e che ci accingiamo a votare, consista nell'aumento della capacità di controllo, che poniamo sull'insieme di questo sistema.
Mi permetta, signor Presidente, di citare rapidamente tre elementi. Il primo riguarda la questione delle garanzie funzionali, che consistono in una speciale causa di giustificazione per gli operatori dei servizi che tengano comportamenti astrattamente configurabili come reato.
Naturalmente abbiamo indicato molti limiti alla possibile giustificazione di queste condotte. Sinteticamente, non potranno essere in nessun caso autorizzate condotte che mettano in pericolo o ledano la vita, l'integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale e morale, la salute o l'incolumità delle persone; che integrino reati di attentato contro organi costituzionali o contro le assemblee regionali; che siano contro i diritti politici del cittadino o contro l'amministrazione della giustizia. Insomma, configuriamo un limite certo, democraticamente scelto dal Parlamento a tutti questi tipi di condotte, ma garantiamo anche agli operatori dei servizi (che ringraziamo per il loro lavoro che, nella grande maggioranza dei casi, risulta corretto e molto importante per la nostra democrazia) che quei comportamenti svolti senza ledere i diritti appena citati possano avvenire sotto la speciale causa di giustificazione.
Il secondo tipo di controllo fondamentale che aumentiamo è quello parlamentare e riguarda tutti noi che stiamo votando questa legge. È infatti fortemente potenziato il ruolo del Comitato di controllo parlamentare, che svolgerà funzioni di controllo effettivo e non formale nonché funzioni consultive sugli schemi dei decreti e dei regolamenti relativi al servizio.
Il Presidente del Consiglio informerà il Comitato circa le operazioni condotte dai servizi di sicurezza, quelle autorizzate in base al principio delle garanzie funzionali, comunicherà le richieste che provengono dall'autorità giudiziaria, comunicherà l'istituzione degli archivi dei servizi di sicurezza e del DIS.
In relazione anche ad alcune vicende giudiziarie che qui vengono citate viene inoltre fissato un principio fondamentale, secondo cui non potranno essere istituiti archivi diversi da quelli comunicati al Comitato parlamentare.
Per questo, per l'aumento di questi poteri di controllo del Parlamento e anche per l'ampliamento che abbiamo deciso di dare - perché accolga la maggior parte possibile di rappresentanza dei gruppi politici - abbiamo anche reso più rigidi i vincoli al segreto dell'attività che si svolge dentro il Copaco, cosa che non aggiunge nulla rispetto a reati che già esistono nel nostro ordinamento circa la violazione - mi preme dirlo - da parte di organi di stampa per ciò che riguarda il segreto di Stato: questa legge non aggiunge nulla - lo ripeto - a quel tema citato da molti colleghi!
Noi abbiamo inasprito le pene per quanto riguarda la violazione di ciò che è secretato dell'attività del Comitato parlamentare di controllo.
Infine, il terzo tipo di controllo che viene normato e riformato è quello giurisdizionale. In altre parole, introduciamo la novità principale in questo campo, cioè il divieto di opporre qualsiasi tipo di segreto alla Corte costituzionale. Noi inseriamo un organo terzo.
Questo principio che abbiamo inserito costituisce la norma di chiusura del bilanciamento delicatissimo tra gli interessi esecutivi del Governo e quelli della magistratura.
Riteniamo che ognuno debba far valere le proprie funzioni costituzionali e che, in caso di conflitto, vi sia un organo costituzionale - quale la Corte costituzionale - che dirima l'eventuale nascita di conflitti deliberando su quel tema: un organo che possa vedere ciò che oggi è coperto dal Pag. 25segreto di Stato, cosa che non succede nelle vicende in corso in questo momento, citate da molti colleghi.
Penso, signor Presidente, che abbiamo fatto un buon lavoro per la democrazia italiana. Ringrazio anch'io il presidente della Commissione affari costituzionali, onorevole Luciano Violante, per il lavoro sapiente e saggio di collegamento tra le diverse istanze prospettate nei vari testi giunti all'esame della Commissione.
Ricordo che questo lavoro era iniziato presso il Comitato di controllo parlamentare, presieduto dal presidente Scajola.
Mi domando se sia un caso che quest'Assemblea oggi voti, probabilmente - mi auguro - all'unanimità una riforma così significativa del Parlamento sul sistema di sicurezza e di informazioni per la sicurezza proprio nelle ore in cui una gran parte del paese si ritrova allarmata per la recrudescenza di un fenomeno che forse i più pensavano ormai sopito o morto, cioè quello del terrorismo. Penso che vi sia un significato politico, che cioè gli strumenti di controllo e tutela della democrazia o si difendono tutti insieme o non si difendono, e il rischio di votare o di approvare riforme dei sistemi di sicurezza graditi solo da una parte del paese e del Parlamento è troppo grande. Per questo guardo con fiducia anche ai successivi passaggi parlamentari.
Per queste ragioni, signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, noi parlamentari de L'Ulivo voteremo ovviamente a favore di una riforma giusta, che rende il paese più moderno, più certo, più efficiente nel sistema di informazione per la sicurezza, che disciplina rapporti tra poteri che vanno messi sullo stesso piano, cioè la magistratura ed il Governo.
Abbiamo scritto un articolo importante nel testo di riforma, l'articolo 40: abbiamo avuto il coraggio di occuparci di questioni delicate che avrebbero potuto dividerci ed abbiamo scelto, invece, la via di un equilibrio delicato e nello stesso tempo sano tra i poteri dello Stato, che veda contemporaneamente salvaguardate le esigenze di difesa e quelle di inchiesta della magistratura.
Penso che quest'oggi approviamo una riforma che garantisce maggiori diritti per i cittadini e non toglie diritti agli operatori dei servizi di sicurezza e di informazione perché questo non sarebbe giusto. Maggiori diritti e maggiore efficienza sono il contrasto migliore ai pericoli che ancora oggi corre il nostro paese e che - ne sono certo - insieme sapremo combattere (Applausi).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti di una classe della scuola media Porto Romano Segrè di Fiumicino, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo, sottosegretario Enrico Micheli. Ne ha facoltà.
ENRICO MICHELI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Debbo pronunciare poche parole solo per ringraziare l'aula e manifestare un forte apprezzamento per quest'ampia condivisione parlamentare. Voglio dedicare un ringraziamento particolare al Comitato di controllo, al presidente Scajola, ai suoi componenti, che hanno predisposto il testo base. Allo stesso modo ringrazio a nome del Governo il presidente Violante per il suo notevole lavoro e tutti i componenti della Commissione, che hanno svolto un decisivo lavoro di raccordo in tutte le fasi della nostra discussione (Applausi).