Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,25).
(Iniziative per migliorare la sicurezza sul lavoro - n. 2-00293)
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di illustrare l'interpellanza Donadi n. 2-00293 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, con il presente atto ispettivo si chiede di interpellare il ministro del lavoro e della previdenza sociale, all'indomani del grave incidente che si è verificato sui bacini marmiferi delle Alpi apuane. Era il 19 dicembre e le cronache locali, quella mattina, riportavano la notizia. Intorno alle 7.30 del 18 dicembre 2006, un operaio di 33 anni è rimasto schiacciato da un blocco di marmo nelle cave del Poggio Silvestro, in località Torano, nel comune di Carrara.
Quel giovane (non risulta nel testo dell'interpellanza) si chiamava Andrea Giovari. Secondo le prime ricostruzioni, l'uomo sarebbe rimasto schiacciato da un blocco di marmo scivolato durante il trasporto. L'operaio, che ha riportato un politrauma da schiacciamento, è deceduto immediatamente e a nulla è valso l'intervento dei sanitari del pronto soccorso di Torano che hanno operato anche con l'ausilio di un elicottero.
Probabilmente, questa è un'amara considerazione, anche questa vita poteva essere risparmiata, se si fossero seguite le più elementari norme di sicurezza. Questa, purtroppo, è una realtà che, per quanto nelle cave di Carrara negli ultimi anni la situazione sia migliorata (dopo i tristemente famosi undici morti del 2000, quasi uno al mese, ve ne sono stati due nel 2002, uno del 2005 e uno nel 2006), comunque, permane grave e presenta una criticità fortissima (le cronache locali continuamente ci raccontano di morti o di feriti gravi).
Voglio approfittare dell'occasione per citare un paio di lettere che mi sono giunte sull'argomento e che, ovviamente, non è possibile rinvenire negli atti parlamentari.
Scrive una signora di Carrara: «Gentile onorevole (...) dopo tante titubanze, le scrivo per segnalare la morte di un caro amico, che sui luoghi di lavoro ieri ha perso la vita a soli 33 anni, lasciando una Pag. 72giovane moglie ed una bellissima bambina di 3 anni, Selene. L'ennesima, inspiegabile tragedia sul lavoro, nonostante le tante combattute battaglie a tutela dei lavoratori in generale e dei cavatori apuani in particolare».
«Andrea, questo è il nome dell'ennesimo martire perito sui luoghi di lavoro ieri, resterà sempre nei nostri cuori, ma la disarmante facilita in cui, in questi atipici luoghi di lavoro, può trovare la morte un lavoratore è il segnale della sconfitta dello Stato, che non ha saputo adeguatamente prevenire e reprimere certe situazioni pericolose in cava. Meglio della sottoscritta, attenta lettrice dei quotidiani e di vicende sociali in genere, comprenderà le concause che hanno determinato il fatale esito di una giovane vita spezzata. Sicuramente occorrerebbero controlli severi della durata dei turni di lavoro, riposi giornalieri e settimanali e strutture pubbliche meglio raccordate tra loro nell'anamnesi aziendale prima che accada l'infortunio».
«Questa mia» - conclude la signora Stefania Devoti di Carrara - «non vuole essere solo uno sfogo personale, piuttosto una riflessione aperta e pacata, certa di un attivo interessamento, perché alla moglie Barbara e alla giovane Selene lo Stato sappia almeno colmare in altro modo la scomparsa di un giovane eroe».
Questa stessa signora è successivamente ritornata sull'argomento, dopo qualche giorno, per puntualizzare alcuni passaggi, affermando che, in particolare, le premeva sottolineare che «(...) tutte le tematiche afferenti il mondo del lavoro, soprattutto delle nostre cave, provengono da analisi e spunti tratti da articoli della stampa locale, sempre attenta a problematiche locali e sociali».
«Ma per conoscenza diretta» - scrive sempre la signora Devoti - «posso dire che ciò che riguarda l'impiego dei cavatori apuani in un ambiente davvero ostile, quali le cave in galleria o sotterranee, è cosa nota da tempo. Di fatto, potrà semplicemente avere conferma di quanto espresso chiedendo alcuni dati statistici riferiti alla vigilanza sui luoghi di lavoro, cioè alle cave sui monti e non nei laboratori a valle, alla direzione provinciale del lavoro di Massa Carrara».
«Scoprirà con stupore» - scrive ancora questa signora - «che la presenza dello Stato in tali ambiti è pressoché assente da anni. La causa è la mancanza di un idoneo mezzo fuoristrada per raggiungere, sui rilievi montuosi apuani, questi luoghi di lavoro. Riguardo alle ore effettivamente rese dai cavatori ogni giorno, è sufficiente effettuare servizi idonei, atti al monitoraggio degli spostamenti delle maestranze in cava al mattino, ma, per il prosieguo della vigilanza, è comunque necessario un mezzo fuoristrada».
«Infatti» - conclude - «è notorio che i luoghi di raccolta dei cavatori sono i pochi bar aperti al mattino presto, ove vengono prelevati con un mezzo 4x4 dalle ditte interessate e accompagnati in cava. Sono altrettanto certa che la sicurezza passi anche dal controllo delle ore lavorate, dei riposi giornalieri e settimanali, del rispetto dei congedi ordinari e via dicendo, e non solo dalla verifica delle protezioni alle macchine per il taglio a filo diamantato o dei dispositivi di protezione individuali. Ma per fare questo, è necessario che l'ufficio periferico del Ministero del lavoro abbia i mezzi e le risorse per fare ciò».
Ho voluto riferire il contenuto di queste due e-mail che mi sono giunte perché mi hanno particolarmente colpito, nonché per illustrare a questa Assemblea ed al Governo la specificità del lavoro di cui stiamo parlando. Va da sé che il tema assume una valenza più generale e che, da quel tragico giorno, troppi altri incidenti si sono verificati, altri morti sono stati pianti e troppi altri infortunati sono stati soccorsi. Ricordo, tra le tante, la tragedia che abbiamo vissuto in Umbria, con quattro morti.
Occorre, dunque, una forte azione di prevenzione e controllo, che si può attuare solo con il reclutamento di nuovi ispettori (attualmente mal retribuiti e professionalmente non sempre tutelati), nonché con Pag. 73maggiori finanziamenti volti alla formazione ed alla sicurezza degli addetti ai lavori.
So quanto è già stato compiuto con la legge finanziaria per il 2007, tuttavia mi interessa sapere dalla viva voce del rappresentante del Governo cosa altro si intenda ancora fare.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale, Antonio Montagnino, ha facoltà di rispondere.
ANTONIO MONTAGNINO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. Signor Presidente, rispondo a quest'interpellanza molto rilevante, perché rilevante è il problema della tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, che vede impegnato il Governo a trovare le soluzioni più efficaci per garantire la vita, la sicurezza, la salute e l'integrità fisica delle lavoratrici e dei lavoratori.
Rispondo all'interpellanza degli onorevoli Donadi ed Evangelisti, ricordando preliminarmente che con la riforma sanitaria (in particolare, con l'articolo 21 della legge n. 833 del 1978) i compiti in precedenza svolti dall'ispettorato del lavoro in materia di prevenzione, di igiene e di controllo sullo stato di salute dei lavoratori sono stati attribuiti alle aziende sanitarie locali e solo alcune competenze residuali (radiazioni ionizzanti, Ferrovie dello Stato) sono rimaste al Ministero del lavoro e della previdenza sociale che le esercita tramite le direzioni provinciali del lavoro.
Gli ispettori del lavoro svolgono, in ogni caso, come polizia giudiziaria, indagini ispettive ogni qual volta vengano espressamente delegati dal magistrato che si occupa del singolo caso.
Solo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 412 del 1997, «Regolamento recante l'individuazione delle attività lavorative comportanti rischi particolarmente elevati», sono state individuate le attività - essenzialmente l'edilizia - per le quali la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro può essere esercitata anche dai servizi ispezione del lavoro delle direzioni provinciali del lavoro.
Faccio presente che il Ministero che rappresento ha promosso protocolli di intesa a livello territoriale tra direzioni del lavoro e assessorati regionali competenti nella materia o aziende sanitarie, con il coinvolgimento anche degli altri organi di vigilanza che operano sul territorio.
Fin dal suo insediamento, il Governo ha individuato, come linee programmatiche degli interventi in materia di lavoro ed occupazione, il miglioramento della tutela e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Un primo «pacchetto» di interventi è stato introdotto con la legge n. 248 del 2006, che introduce importanti misure di contrasto al lavoro sommerso e al potenziamento dell'attività ispettiva. Vorrei ricordare che è stata ripristinata anche l'indennità di missione per gli apparati ispettivi che prima era stata cancellata. Altre rilevanti misure sono contenute nella legge finanziaria per il 2007.
L'impegno successivo è stato quello di rivisitare l'impianto normativo vigente e predisporre uno schema di testo unico che permetta una razionalizzazione, una più agevole applicabilità delle norme in materia; ossia è stato realizzato nel pieno rispetto dei livelli di tutela raggiunti e attraverso la piena condivisione delle linee strategiche di intervento con le regioni e le parti sociali.
In particolare, è stato elaborato dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale e dal Ministero della salute (questo è un fatto assolutamente inedito) uno schema di disegno di legge recante delega al Governo per l'emanazione di un testo unico per il riassetto normativo e la riforma della salute e sicurezza sul lavoro, già sottoposto a regioni e parti sociali per la sua definizione, che è stato oggetto di un primo esame da parte del Consiglio dei ministri in data 7 febbraio 2007 e tale esame, peraltro, proseguirà nella seduta del Consiglio dei ministri di domani, 16 febbraio.
Il Governo è consapevole che, per ottenere risultati efficaci in termini di prevenzione Pag. 74e di miglioramento del quadro giuridico, l'attività legislativa dovrà essere affiancata con l'intensificazione dell'attività di sensibilizzazione sull'argomento. Il dovere di garantire la vita, la salute e l'integrità fisica dei lavoratori e delle lavoratrici richiama il Governo, le altre istituzioni e il mondo del lavoro ciascuno alle proprie responsabilità.
In quest'ottica, è stata organizzata la seconda Conferenza nazionale salute e sicurezza sul lavoro, che si è tenuta Napoli il 25 ed il 26 gennaio 2007. Questa Conferenza, dedicata alle vittime degli incidenti sul lavoro, ha rappresentato un importante momento di riflessione e di confronto tra Governo, istituzioni, regioni, parti sociali e operatori del settore su un tema che rappresenta un'assoluta priorità - lo ribadisco - per l'Italia; anche in quest'occasione, peraltro, oggetto delle riflessioni del Presidente della Repubblica.
L'obiettivo condiviso è rappresentato dalla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori, di tutte le tipologie di rapporto di lavoro e per tutti i settori di attività, in un contesto caratterizzato dalla radicale trasformazione delle realtà produttive e delle forme contrattuali che impongono di conciliare la maggiore flessibilità del mercato del lavoro con la necessità di massimizzare la sicurezza di tutti.
Dalla Conferenza è emerso che la priorità di un'efficace strategia di lotta agli infortuni sul lavoro e alle malattie professionali sono il riordino, l'innovazione, la semplificazione della normativa, una grande campagna di diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro attraverso il potenziamento dell'informazione e della formazione, il coordinamento della vigilanza dei servizi ispettivi e di controllo a livello centrale e territoriale, l'inserimento della salute e della sicurezza nei programmi scolastici ed universitari e nei percorsi formativi, la diffusione di buone pratiche e la creazione di un canale digitale sul lavoro, la lotta al lavoro sommerso ed irregolare, con particolare riferimento ad alcuni contesti territoriali e sociali, ed al lavoro precario, quali fattori determinanti degli infortuni sul lavoro.
L'indirizzo è quello di promuovere una legislazione premiale per le imprese virtuose e sanzioni severe, ma eque, calibrate sulla gravità della violazione, per quelle che non rispettano le norme sulla sicurezza sul lavoro.
In conclusione, la Conferenza ha prodotto utili convergenze per decisioni condivise, nella comune consapevolezza che il lavoro non sicuro rappresenta una vera e propria minaccia alla convivenza civile, contro la quale le istituzioni e l'intera società devono reagire per affermare il valore etico e politico della salute e della sicurezza sul lavoro. Il Governo rifiuta l'idea che gli infortuni sul lavoro siano un evento ineluttabile. Il Governo rifiuta l'idea che si possa continuare a morire di lavoro.
Per poter ottenere una riduzione del fenomeno infortunistico, i suddetti interventi normativi e l'attività di sensibilizzazione dovranno certamente essere accompagnati da più specifiche campagne informative in materia di salute e sicurezza dei lavoratori, nonché da un incremento della vigilanza; vigilanza che è comunque legata al numero degli ispettori tecnici disponibili sia nelle direzioni provinciali del lavoro che nelle aziende sanitarie locali, così come rilevato nell'interpellanza.
Il ministero che rappresento ha avviato da tempo una serie di azioni mirate alla crescita, in termini di professionalità, del personale già in forza presso le sedi del ministero e di un aumento dei contingenti di idoneo personale, per il rafforzamento e la valorizzazione dei servizi ispettivi. In tale ambito sono stati emanati i bandi per 795 ispettori del lavoro e 75 ispettori tecnici, destinati alle strutture territoriali (direzioni regionali e provinciali del lavoro), già conclusi con l'immissione in servizio della totalità dei candidati vincitori ed anche degli idonei per i posti resisi disponibili per rinunce nel frattempo intervenute.
Nell'ambito della valorizzazione delle professionalità dell'area della vigilanza, Pag. 75sono stati portati a termine processi di riqualificazione per il personale, per i profili di accertatore del lavoro, ispettore del lavoro, ispettore del lavoro coordinatore ed ispettore tecnico coordinatore, anche questi da impegnare per potenziare la vigilanza.
Infine, la legge finanziaria 2007, al comma 544, ha autorizzato il Ministero del lavoro all'immissione in servizio fino a 300 unità di personale risultato idoneo al concorso, di cui si è detto sopra, e all'immissione nei ruoli di destinazione finale ed al conseguente adeguamento delle competenze economiche, del personale in servizio risultato vincitore ovvero idoneo nei relativi percorsi di riqualificazione. Per l'attuazione di tale impegno è stata prevista altresì l'autorizzazione di spesa relativa.
Faccio presente, infine, che al comprensorio apuo-versiliese sono stati assegnati due ispettori del contingente di 44 posti programmati per la regione Toscana, mentre per le ulteriori assegnazioni del personale risultato idoneo ai concorsi, autorizzate dalla legge finanziaria per il 2007, l'amministrazione sta procedendo alla predisposizione del piano di distribuzione sul territorio, nonché a tutti gli adempimenti propedeutici per l'immissione in servizio del predetto personale.
Posso assicurare gli onorevoli interpellanti e la Presidenza, che il Governo ha nella sua agenda, come prioritario, il problema della tutela della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Evangelisti ha facoltà di replicare.
FABIO EVANGELISTI. Grazie, signor Presidente. Posso soltanto dichiararmi parzialmente soddisfatto.
Vorrei far presente che esistono oggi anche le meraviglie della tecnologia: anche se non siamo in diretta televisiva, qualcuno evidentemente ci ha guardato sul satellite, e ci ha inviato il seguente messaggio: «Grazie, peccato che il ministero abbia stanziato circa 30 euro al mese di missione per ogni ispettore, e i mezzi per salire alle cave continuino a mancare».
Vede, signor sottosegretario, io davvero la ringrazio: rispetto ai quesiti che avevamo posto, ci è stata una risposta, senz'altro, sul punto dove noi chiedevamo se il ministro non ritenga opportuno e urgente mettere a punto una strategia di contrasto, controllo e prevenzione del fenomeno delle morti sul lavoro, che coinvolga le regioni, gli enti locali, gli organi preposti dallo Stato. Su questo c'è davvero un elemento di soddisfazione.
Vi è un po' meno soddisfazione, appunto, per il dato specifico che riguarda la realtà del comprensorio apuo-versiliese, dove non si può lasciare alla sola azienda sanitaria locale la responsabilità di evitare altre tragedie.
Più in generale, il problema è che in Italia ogni giorno quattro persone continuano a morire nello svolgimento delle loro mansioni, a causa dell'insicurezza sui luoghi di lavoro, e questo sta diventando una vera e propria emergenza, da nord a sud.
Tutto ciò si impone davvero prepotentemente come elemento di drammatica riflessione.
Vorrei fornire allora qualche dato: nei primi cinque mesi del 2006 le morti bianche in Italia sono state 469. Voglio però arrivare ai secondi sei mesi, o meglio, arrivare ai nostri giorni. Quando abbiamo presentato l'interpellanza, in quegli stessi giorni, leggevamo una denuncia su L'Osservatore romano, che in proposito citava: «Dal primo novembre 2006 si sono già verificate 33 morti bianche». Peccato che il dato fosse incompleto: a novembre 2006, dati INAIL, in Italia ci sono stati 100 morti, cifra tonda. Di essi, 4 in agricoltura, e 96 nell'industria.
A dicembre, le vittime sono state 71, di cui 9 in agricoltura, e 62 dell'industria. A gennaio, si sono avute 65 vittime, di cui 7 nei campi e 58 nelle manifatture. Al 14 febbraio, ovvero ieri, contiamo 22 cadaveri!
La drammatica e triste statistica che ho appena riportato, rappresenta l'ennesima ulteriore tragica conferma che il tema della sicurezza sul posto di lavoro, del diritto dei lavoratori a non dover mettere Pag. 76a rischio la propria vita per portare a casa un salario, troppo spesso misero, sia una grande priorità nazionale.
I dati che ho ricordato, che sono da considerare tra l'altro «grezzi», perché verranno ufficializzati soltanto dopo 180 giorni e quindi, purtroppo, saranno in aumento, perché vi andranno considerati i feriti che decederanno (che appunto nei prossimi mesi dovremo registrare), rappresentano una carneficina quotidiana, inaccettabile per un paese civile.
Il fenomeno dei morti sul posto di lavoro, dove le norme di sicurezza non vengono rispettate, spesso è connesso con quello del lavoro nero e interessa sia lavoratori italiani che extracomunitari, i quali ultimi sono esposti in maniera particolare ai rischi del lavoro senza garanzie e senza tutele, soprattutto se clandestini. Ecco i motivi della soddisfazione, da un lato, e della insoddisfazione, dall'altro.