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Per un'inversione dell'ordine del giorno (ore 11,53).
ROBERTO MENIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, vorrei sottoporre all'Assemblea una proposta di inversione dell'ordine del giorno, al fine di anticipare l'esame del punto 3.Pag. 28
La ragione di tale richiesta si può rinvenire nella circostanza che il convulso svolgersi dei nostri lavori, che è parte di una prassi che si sta imponendo negli ultimi mesi, fa sì che di fatto il principio affermato nel regolamento relativo all'esame di una quota di provvedimenti proposti dall'opposizione risulti leso dal sovrapporsi continuo di decreti e di altri provvedimenti che vengono trattati dalla maggioranza con una certa leggerezza.
Sappiamo che nelle prossime settimane giungeranno all'esame dell'Assemblea altri tre decreti-legge: quello sulla prescrizione della responsabilità amministrativa; quello sulle attività economiche, le imprese e la tutela dei consumatori; quello sulle missioni umanitarie e di pace dei nostri militari.
La scorsa settimana, la maggioranza, per una serie di problemi, ha ritenuto di interrompere i lavori quando vi era la possibilità che fosse battuta e ha ritenuto di riprenderli quando riteneva di aver consolidato la propria posizione.
Ciò che da tempo ormai si verifica per prassi consolidata è che la trattazione della quota di provvedimenti riservata all'opposizione viene di fatto meno.
Il successivo punto previsto all'ordine del giorno riguarda il Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Voglio precisare che su tale questione non poniamo pregiudiziali - tra l'altro, sappiamo che su questo argomento sussistono posizioni trasversali -, ma di fatto, fino ad oggi, è stato approvato un solo articolo e sono previste ancora 150 votazioni.
Ciò vuol dire che il provvedimento di cui al punto 3 dell'ordine del giorno - quello a cui noi teniamo e il cui iter si sarebbe dovuto concludere già alla fine dello scorso anno -, relativo al riconoscimento dell'italiano quale lingua ufficiale della Repubblica, è destinato a non trovare conclusione e ciò, a nostro modo di vedere, non è accettabile.
Quindi, Presidente, non si tratta di una preclusione in ordine al provvedimento sul Garante dei diritti delle persone detenute, ma della tutela di un diritto riconosciuto all'opposizione. Di fatto, a causa di un'organizzazione dei lavori che lascia sinceramente perplessi - una organizzazione per cui, per esigenze di maggioranza, si ritiene di iniziare a votare solitamente il pomeriggio del martedì, di concludere i lavori al mezzogiorno del giovedì, di interrompere i lavori dell'aula per cinque, sei o sette ore -, vi è un modo sconnesso di procedere che lede un principio e un diritto affermato dal regolamento riguardo alla quota dei provvedimenti assegnati all'opposizione.
Per questo motivo - e concludo - le chiedo, signor Presidente, di portare all'attenzione dell'Assemblea la proposta, che è di tutta l'opposizione, di procedere ad una inversione dell'ordine del giorno, nel senso di passare immediatamente alla trattazione del punto 3 all'ordine del giorno, recante la nostra proposta di modifica della Costituzione sul riconoscimento della lingua italiana quale lingua ufficiale della Repubblica.
PRESIDENTE. Sulla proposta formulata dall'onorevole Menia ha chiesto di parlare contro l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo per dire che alcune considerazioni che sono state svolte sono questioni tipicamente oggetto della Conferenza dei presidenti di gruppo, che i presidenti di gruppo, sia di maggioranza che di opposizione, hanno già affrontato e affronteranno ancora in quella sede.
Per quanto riguarda il prosieguo dei nostri lavori parlamentari, signor Presidente, rilevo che noi oggi abbiamo votato all'unanimità, con qualche astensione, un testo unificato di riforma dei servizi di informazione risultante da molte proposte di legge di cui una ha come primo firmatario un collega appartenente al gruppo di chi mi ha preceduto, cioè Alleanza nazionale, che una delle proposte di legge da cui è scaturito il testo unificato al secondo punto all'ordine del giorno di oggi ha come prima firmataria la collega Mazzoni, del gruppo dell'UDC, Pag. 29e, ancora, che al terzo punto all'ordine del giorno, con riferimento al quale viene richiesta l'inversione - cui io propongo di non procedere -, vi sono proposte di legge anche della maggioranza, di cui una a mia prima firma e una a firma, tra gli altri, del collega Zaccaria e anche da me cofirmata, il che dimostra che non vi è alcuna volontà di non esaminare quella riforma costituzionale.
Poiché però noi abbiamo già iniziato l'esame degli articoli e degli emendamenti del provvedimento di cui al secondo punto dell'ordine del giorno e l'abbiamo sospeso soltanto per dare la precedenza al testo sui servizi di informazione, una normale logica di coerenza e di efficacia dei nostri lavori parlamentari imporrebbe che riprendessimo il provvedimento che avevamo sospeso, di cui avevamo - ripeto - già iniziato l'esame e approvato addirittura l'articolo 1.
Per questo motivo, con molta serenità e semplicità, perché poi avremo un atteggiamento del tutto costruttivo anche sul provvedimento di cui al punto tre, che già è stato anche calendarizzato per la prossima settimana nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo che si è svolta ieri, con assoluta serenità - lo ripeto - propongo di respingere la proposta di inversione dell'ordine del giorno e di passare senz'altro alla prosecuzione dell'esame del provvedimento al punto due dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Presidente, il problema posto dal collega Menia non è legato soltanto al provvedimento che immediatamente dopo dovrebbe essere portato all'attenzione dell'Assemblea, perché l'intervento da lui svolto ha una ratio legata ad una più generale considerazione dell'andamento dei nostri lavori, tant'è vero che puntualmente il collega Menia ha sottoposto alla attenzione sua, Presidente, e dell'Assemblea il fatto che, ove oggi non accedessimo all'ipotesi di inversione dell'ordine del giorno, i provvedimenti che sono in quota dell'opposizione rischierebbero di essere portati alla nostra attenzione da qui a trenta, quaranta o cinquanta giorni, coartando di fatto, e non solo sulla carta, quelle che sono le prerogative delle opposizioni. Tant'è vero che, alle considerazioni sottoposte all'Assemblea dal collega Menia, va aggiunto anche il fatto che nel pomeriggio di oggi è previsto lo svolgimento di tutta una serie di interpellanze urgenti che interessano - e ciò non sfugge a nessuno, né all'opposizione né alla maggioranza - principalmente l'opposizione.
Ove mai andassimo avanti su un provvedimento su cui devono essere ancora svolte 157 votazioni, su un provvedimento che ha visto approvato fino ad ora soltanto un articolo, su un provvedimento che ha visto la maggioranza in maniera trasversale cadere su alcuni punti, l'esame del provvedimento di cui al punto 3 dell'ordine del giorno (e non è come dice il collega Boato: egli sa benissimo che queste considerazioni noi le abbiamo già svolte in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, tant'è vero che era stato così proposto ove mai non si fosse andati avanti nell'esame di questo provvedimento, come si evince anche da quanto è scaturito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo), nel suo iter verrebbe spostato a dopo l'esame di un decreto-legge che torna dal Senato alla Camera, il cosiddetto decreto «mille proroghe».
Infatti, la prossima settimana saranno al nostro esame due provvedimenti, mentre altri due - mi riferisco al cosiddetto decreto Bersani e a quello sull'Afghanistan - impegneranno questo ramo del Parlamento sicuramente per venti, venticinque giorni. Quando si passerà all'esame delle proposte delle opposizioni? Non dica l'onorevole Boato che il provvedimento di cui al punto successivo, quello sul Garante dei detenuti, porta la firma di qualche collega dell'opposizione: non è in quota dell'opposizione! Boato, come al solito, vuole fare il gioco delle tre carte, ma ritengo non sfugga a nessuno che nel caso concreto è questione non di «quota» ma solo di firma.Pag. 30
Dunque, domando all'Assemblea se essa, come auspico, voglia proseguire i lavori nello stesso spirito che l'ha condotta all'approvazione quasi unanime del provvedimento del quale si è testé concluso l'esame in modo che i diritti dell'opposizione non vengano calpestati né per esigenze di maggioranza né per esigenze di Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, intervengo per fare un po' di chiarezza, ma soprattutto per recare un aiuto allo svolgimento dei nostri lavori. Boato, con riferimento al secondo punto all'ordine del giorno, ha citato l'onorevole Mazzoni, mia collega; ma quel provvedimento non può in alcun modo venire attribuito all'opposizione in quanto anche Boato sa perfettamente che si tratta di proposte di legge che hanno dato origine ad un testo unificato, tra le quali una, addirittura, porta il suo nome.
Mi pare, piuttosto, che per tale provvedimento si ponga qualche problema, soprattutto per quanto attiene alla figura del Garante; non vorrei che, ripreso in ipotesi il dibattito, e cominciatosi a votare, si dovesse ancora una volta sospenderne l'esame.
Quindi ritengo valga la pena compiere un approfondimento ulteriore effettuando, per così dire, un supplemento di indagine sul provvedimento. Pertanto, quanto il collega Menia ha portato all'attenzione dell'Assemblea potrebbe essere giustificabile proprio in tal senso ponendo in risalto un fatto quasi esclusivamente di natura tecnica.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell'ordine del giorno formulata dall'onorevole Menia.
(È respinta).