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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 17,25).
(Situazioni di crisi industriale ed occupazionale nella regione Abruzzo - n. 2-00367)
PRESIDENTE. Il deputato De Laurentiis ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00367 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
RODOLFO DE LAURENTIIS. Signor Presidente, vorrei illustrare brevemente la mia interpellanza soprattutto per sottolineare alcuni aspetti.
L'obiettivo dell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, infatti, è proprio quello di richiamare la sensibilità del Governo su un problema che, ormai, sta esplodendo nella nostra regione. Si tratta della crisi strutturale del tessuto industriale e produttivo, che qualche anno fa riguardava soltanto alcune aree limitate e specifiche del territorio abruzzese e singoli casi.
Nella scorsa legislatura, più volte in quest'aula, ho richiamato l'attenzione del Governo sul caso della Oliit, una grande azienda che, solo nel comparto di Avezzano, impiegava circa 300 dipendenti.
Sempre in quest'aula, abbiamo avuto occasione di richiamare l'attenzione del Governo sulle vicende riguardanti il tessuto industriale de L'Aquila, con riferimento al quale è stato realizzato un provvedimento importante, concernente gli ammortizzatori sociali.
Ad oggi, cominciamo a registrare (ed è questo il dato preoccupante) un cedimento strutturale che coinvolge alcune realtà del nostro territorio che, fino a qualche anno fa, erano sopravvissute alla grande competizione globale.
Assistiamo al cedimento strutturale di alcune grandi aziende dell'area industriale della provincia di Chieti, ma l'esplosione di questa crisi industriale, che ha una notevole virulenza, si sta verificando nell'area peligna dove tre grandi aziende, la Finmek, la Lastra e la Crodo, si stanno ormai avviando verso la chiusura; tale evento coinvolgerà circa 400 famiglie.
Si tratta di cifre parziali, perché il viceministro D'Antoni conosce bene l'Abruzzo e, quindi, anche questa realtà e so che è già stato coinvolto in alcuni interventi su queste aree. Tuttavia (ed è il dato preoccupante), per la prima volta nella regione Abruzzo, si assiste ad una crisi strutturale del tessuto produttivo industriale con ricadute molto pesanti sui livelli occupazionali.
Probabilmente, il tessuto produttivo abruzzese, sviluppatosi anche nell'ambito Pag. 89degli aiuti comunitari, negli ultimi dieci, quindici anni, era riuscito a crescere e a svilupparsi all'interno di un mercato nel quale ancora non regnava una competizione così stringente e forte. Ora, in una fase di economia globale, i segni strutturali del disagio del tessuto produttivo abruzzese sono evidenti. Ciò impone alle istituzioni locali e nazionali di riflettere sui relativi provvedimenti.
L'interpellanza vuole avere anche l'obiettivo di un coinvolgimento più forte, il più autorevole possibile da parte del Governo, perché, soprattutto negli ultimi due anni, la crisi che si è determinata in questa regione non ha precedenti; peraltro, il governo regionale e quello provinciale, ad oggi, non mi sembra abbiano brillato per capacità e per iniziative intraprese e nell'individuazione di provvedimenti reali e concreti che vadano verso il soddisfacimento di questo bisogno primario, che è la difesa del tessuto industriale e, quindi, dei livelli occupazionali.
Vorrei chiedere al Governo se intenda porre in essere provvedimenti urgenti, visto la criticità della situazione, che, a mio avviso, devono seguire due filoni di intervento: da una parte, occorre lenire il rischio fortissimo della perdita consistente di posti di lavoro, così come si profila nelle diverse realtà territoriali; dall'altra, in una fase di affaticamento del tessuto produttivo, vi è la necessità che il governo regionale e della provincia, di intesa con il Governo centrale, individuino i provvedimenti che consentano al tessuto industriale di reggere la competizione o, comunque, di essere meno affaticato possibile nell'affrontare il mercato. Ad oggi, non vedo alcunché, ed è questa la nostro preoccupazione più forte su cui vogliamo richiamare l'attenzione del Governo.
PRESIDENTE. Il viceministro dello sviluppo economico, Sergio Antonio D'Antoni, ha facoltà di rispondere.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, siamo consapevoli della fase descritta nell'interpellanza ed in particolare dall'onorevole De Laurentiis, poc'anzi intervenuto. Complessivamente il paese ha attraversato e sta attraversando una fase ancora di passaggio e di sviluppo non adeguato. Quest'anno abbiamo avuto alcuni segnali che lasciano ben sperare, tuttavia siamo ancora in un momento in cui la trasformazione, l'innovazione, la competitività e la competizione globale creano problematiche assolutamente nuove e diverse.
Non vi è dubbio che in questo quadro alcune regioni, come l'Abruzzo, che negli anni passati aveva fatto grossi passi in avanti, attraversano una fase particolare di crisi. In alcune zone delle province di Chieti e de L'Aquila la crisi è esplosa in maniera significativa per un serie di circostanze che hanno determinato tale situazione. Non solo ne siamo consapevoli, ma siamo anche convinti che bisogna fornire una risposta al quadro generale e alla situazione particolare delle singole crisi che attraversa la regione Abruzzo.
A livello generale abbiamo cercato di fornire alcune risposte nella legge finanziaria, differenziate rispetto al resto del paese per le otto regioni meridionali, tra le quali è compreso l'Abruzzo. Questa regione, avendo attraversato la fase di sviluppo, è passata per le normative comunitarie da zona obiettivo 1 a zona obiettivo 2. Tuttavia, abbiamo messo in moto tre provvedimenti in cui non operiamo tale distinzione: un intervento relativo all'abbattimento del cuneo fiscale, differenziato per le aree meridionali delle otto regioni; un intervento che riguarda le otto regioni relativo al credito d'imposta per investimenti; un intervento relativo all'individuazione di zone urbane franche che riguarderà ancora una volta queste otto regioni. Abbiamo preso tali provvedimenti proprio perché ci rendiamo conto che fare una distinzione all'interno di queste regioni sarebbe stato sbagliato se si voleva incentivare complessivamente lo sviluppo e superare il momento di crisi.
Dall'altro lato, non vi è dubbio che esiste una necessità specifica riassumibile in due questioni. Intanto, secondo la nuova impostazione del quadro comunitario Pag. 90di sostegno 2007-2013, si devono individuare le aree, il numero di abitanti e la popolazione che potranno godere degli aiuti che l'Unione europea considera di Stato. In proposito l'Unione ha individuato (e noi lo abbiamo confermato) nelle regioni l'interlocutore che deve fornire in tempi brevi tale indicazione relativamente ai territori ed alle popolazioni che potranno usufruire degli aiuti ritenuti ammissibili da parte comunitaria. In proposito, insisteremo perché ci sia data tale risposta.
Contemporaneamente, dobbiamo seguire le crisi locali laddove esse si verificano, dando loro una risposta. Come ricordato, ad esempio è questo il caso della Oliit, il cui provvedimento di messa in liquidazione è stato accompagnato da un altro preso dal ministero del lavoro in cui figurano interventi relativi al sostegno al reddito tramite ammortizzatori sociali. Tuttavia, ad essi va abbinata la ricerca di nuovi imprenditori che possano proseguire l'attività in questione, con l'affidamento al consorzio industriale di Avezzano del sito produttivo in modo che venga destinato allo stesso scopo. Seguiremo tutto questo con impegno e determinazione.
Tale impegno vale anche per la valle peligna e per la crisi esplosa in alcune aziende della zona. Stiamo cercando altri interlocutori e la possibilità di allargamento per aziende già esistenti, in modo da fornire una risposta a questa emergenza all'interno del quadro che prima ho descritto. Non vi è dubbio che tutti noi dobbiamo impegnarci con gli strumenti che abbiamo e che l'Unione europea consente di utilizzare per quanto riguarda gli aiuti. Inoltre, bisogna intervenire con interventi specifici sulle singole aziende per fronteggiare la crisi e riaprire una fase di sviluppo come quella che aveva visto l'Abruzzo protagonista e che a mio avviso potrà ritornare se tale ragione sarà aiutata e sostenuta in maniera sostanziale durante questa fase di passaggio e di crisi in cui ora versa.
PRESIDENTE. Il deputato De Laurentiis ha facoltà di replicare.
RODOLFO DE LAURENTIIS. Grazie, Presidente. Vede, viceministro D'Antoni, io non sono tra quanti ritengono che il Governo, espresso da qualsivoglia forza politica, possa risolvere le crisi industriali. Non ho mai avuto questa convinzione, anche in tempi non sospetti.
Anche le interpellanze che ho presentato nella scorsa legislatura erano motivate soprattutto dal fatto che credo che in questa regione stia declinando un modello di sviluppo, che era un modello di sviluppo forte, che aveva dato dei risultati importanti, tant'è vero che l'Abruzzo era uscito dalle regioni dell'obiettivo 1, è stato tra i primi ad uscire dall'obiettivo 1.
Mi fa piacere che stiamo rientrando nel quadro di aiuti comunitari previsti dall'articolo 87, comma 3, lettera c), del Trattato, operazione che suggerivamo da tempo anche negli anni precedenti, ma il punto critico è che manca un nuovo modello di sviluppo intorno a cui costruire un quadro economico e sociale di sviluppo e di crescita in quella regione.
È questo il punto di partenza. Allora, rispetto a questo io credo che si possa e si debba fare molto di più di quanto è stato fatto finora, perché da una parte abbiamo la necessità, dove possibile, nelle singole realtà di crisi industriale, di interloquire con nuovi soggetti imprenditoriali capaci e sopratutto volenterosi nell'avviare e nel riprendere questa realtà e rilanciarle sul mercato. Occorrono quindi nuovi imprenditori che abbiano interesse a investire in quell'area. Dall'altro lato, c'è necessità di un quadro di provvedimenti strutturali, che intervengano su crisi strutturali. Questo è il punto di partenza.
Detto ciò, credo che fra le cose che lei ci ha detto, e quelle che vediamo in quella regione, ci sia un gap enorme : quello della assenza della definizione di questo nuovo modello di sviluppo per l'Abruzzo da parte di chi ha un ruolo primario, cioè il governo della regione.
Ci dispiace che questo avvenga, anzi, devo dire che non vogliamo che questo avvenga in un momento di transizione economica forte, in cui bisogna avere le idee chiare e perseguire gli obiettivi con Pag. 91determinazione e volontà, perché il tempo, questo tempo che stiamo perdendo anche in questi giorni, queste settimane, nessuno più lo ridarà a quella regione. Nuove opportunità verranno meno e, probabilmente, non basterà soltanto limitarsi a credere che prima o poi l'Abruzzo possa ritornare a crescere.
Penso che continueremo a sollevare questo tema perché ci aspettiamo dal Governo, non nutrendo grandi aspettative da parte di quello regionale ci aspettiamo almeno dal ministro dello sviluppo un maggiore apporto e un aiuto nella definizione di questi provvedimenti strutturali, di cui l'Abruzzo ha bisogno.