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Seguito della discussione delle mozioni Lussana ed altri n. 1-00025, Bertolini ed altri n. 1-00093, Mura ed altri n. 1-00095, Sereni ed altri n. 1-00096, Mazzoni ed altri n. 1-00097, Balducci ed altri n. 1-00098, Cioffi ed altri n. 1-00102, Frias ed altri n. 1-00103 e Lussana ed altri 1-00104 sulle iniziative per contrastare le violazioni delle libertà individuali della donna in nome di precetti religiosi (ore 11,46).
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sull'emendamento presentato.
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DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Signor Presidente, onorevoli deputati, ringrazio i presentatori delle diverse mozioni per aver voluto portare alla discussione in questa sede alcuni dei temi fondanti per il futuro del nostro Paese e di tutti noi, quali sono le relazioni tra gli uomini e le donne, i rapporti tra le culture e tra le religioni.
Al di là delle differenze, anche sostanziali, tra le diverse impostazioni, infatti, è sempre importante e positivo il confronto, in particolare su questioni che coinvolgono le persone a livello tanto profondo e, purtroppo, anche tanto esteso, se è vero che, come evidenzia il Consiglio d'Europa, le violenze subite dal partner, marito, fidanzato o padre sono la prima causa di morte ed invalidità permanente per le donne europee tra i 16 e i 44 anni.
Nella nostra Europa 10 milioni di donne tra i 14 e i 59 anni hanno subìto molestie sessuali o ricatti sessuali nel corso della loro vita. Sono 900 mila i ricatti sessuali sul lavoro, e 500 mila gli stupri o tentati stupri. In Italia oltre 3 milioni e mezzo di donne hanno subìto molestie fisiche, 4 milioni atti di esibizionismo e pedinamenti, quasi 4 milioni e mezzo telefonate oscene, e 4 milioni e 600 mila molestie verbali.
Il fatto stesso che, nella maggior parte dei casi, la violenza rimane taciuta è indicativo del clima di isolamento e di condanna - in sintesi, di ulteriore violenza - in cui questi fatti terribili si consumano. A prova del fatto che questi episodi non sono appunto solo episodi ma sintomi, pur certamente estremi e patologici, di una mentalità che stima quanto meno normale la sopraffazione sulle donne, ricordiamo anche che 900 mila ricatti sessuali sul lavoro avvengono al momento dell'assunzione o per la carriera; quindi, si verificano nel momento in cui le donne si trovano più in difficoltà, in condizione di particolare debolezza, tanto è vero che a subire i ricatti sono le disoccupate più delle occupate.
In questo contesto, il contrasto a tutte le forme di abuso nei confronti delle donne costituisce per il Governo un impegno di portata generale, che va ben al di là dell'esclusivo riferimento ai terribili episodi di violenza, peraltro di rilevanza penale, ai danni di donne islamiche residenti nel nostro Paese, dato, infatti, che le stesse forme di molestie e violenze maschili ai danni delle donne vengono perpetrati senza distinzione di età, ceto sociale ed appartenenza etnica o religiosa.
Si definisce, quindi, un quadro di seria emergenza sociale e culturale che investe le stesse basi del vivere civile e rispetto al quale il Governo sta operando in un processo unitario ed integrato di interventi.
Voglio innanzitutto ricordare che il Governo ha assunto, tra le priorità delle proprie azioni e dei propri ambiti di intervento, la lotta verso ogni forma di discriminazione e di lesione dei diritti fondamentali della persona.
Cito dal programma: «La normativa generale sulle libertà religiose è la premessa essenziale per il riconoscimento di facoltà e diritti, a partire da quello del culto, e per il rispetto di stili di vita e riti, forme di relazioni e consuetudini di altra origine e cultura quando non contrastino con l'ordinamento italiano».
È in questo spirito, ad esempio, che da parte del Ministero dell'interno si è data continuità ed ulteriore sviluppo alla Consulta per l'Islam in Italia, che nel 2005 prende l'avvio dalla dichiarazione sul dialogo interreligioso come fattore di coesione sociale in Europa e come strumento di pace nell'area mediterranea, adottata dai ministri dell'interno dell'Unione europea e fatta propria dai capi di Stato e di Governo durante il Consiglio europeo di Bruxelles del 12 dicembre 2003, al termine del semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.
Più in generale, sempre secondo il programma, favorire l'inserimento dei cittadini stranieri nella comunità italiana è interesse di tutti. La coesione sociale, il senso di comune appartenenza e lealtà alle leggi di tutti i membri della comunità è valore essenziale. Perché tale coesione sia effettiva serve una forte azione dello Stato e degli organismi sociali che garantisca la Pag. 3parità dell'accesso ai diritti previsti dalla legge, alle opportunità offerte dal lavoro nelle capacità individuali ed alla partecipazione alla vita democratica.
Questa chiarezza e comunità di intenti si costruisce, tuttavia, anche sulla consapevolezza delle difficoltà che questo percorso presenta, soprattutto del progresso culturale che esso richiede.
Cito ancora: «Gli stranieri non sono ospiti in prova perenne ma nuovi cittadini con diritti e doveri, che abitano gli stessi nostri luoghi e animano le nostre stesse comunità locali, divisi da noi solo per la nazionalità d'origine».
Per costruire una nuova società europea e migliorare la nostra stessa democrazia dovremmo accettare l'idea di un'identità in divenire. È, quindi, assolutamente in linea con l'azione di Governo il potenziamento del ruolo degli organismi rappresentativi degli interessi dei migranti, al fine di garantire la migliore emersione delle esigenze di tutela.
Come ricordato anche in alcun delle mozioni in discussione, sul piano internazionale l'Italia è fortemente impegnata nel campo dei diritti umani. Per la promozione dei diritti delle donne, in particolare, l'Italia persegue tradizionalmente nei competenti fora internazionali un'attenta politica di sostegno a tutte le iniziative orientate ad assicurare il rispetto del diritto delle donne, dedicando grande attenzione alla collaborazione internazionale in tema di tutela delle stesse da ogni forma di discriminazione e violenza.
Questo impegno si realizza in funzione sia dell'attuazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, sia delle molteplici sollecitazioni internazionali contenute nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, nella Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro la donna del 1979, nella dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro la donna del 1993, nella risoluzione della IV Conferenza mondiale sulla donna di Pechino e, ancora, nel rapporto del Parlamento europeo del luglio 1997, nella risoluzione della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1997 e nella dichiarazione del 1999, l'anno europeo della lotta contro la violenza di genere.
Più recentemente, la raccomandazione del Consiglio d'Europa del 2002 n. 5, la risoluzione n, 803/2004/CE del Parlamento europeo, con la quale è stato approvato un programma d'azione comunitario 2004-2008 per prevenire e combattere la violenza esercitata contro l'infanzia, i giovani, le donne e proteggere le vittime e i gruppi a rischio. Ultimo, in ordine di tempo, il Piano 2006 del Consiglio d'Europa contro la violenza alle donne, con particolare riferimento alla violenza domestica.
L'attenzione di questo Governo alle tematiche della tutela dei diritti umani e civili delle donne, anche extracomunitarie, è comprovata, innanzitutto, dall'istituzione di un Ministero per i diritti e le pari opportunità, al quale sono state pure espressamente assegnate le deleghe relative alla tutela dei diritti umani. Lo stesso ministro, che garantisce l'affermazione del principio di uguaglianza tra uomo e donna, è tutore dei diritti umani nella loro complessità.
Sul piano legislativo, inoltre, il Governo ha intrapreso decisamente, in questi primi mesi di lavoro, la via di specifiche iniziative dedicate al tema del contrasto alla violenza sulle donne. La finanziaria per il 2007 ha previsto un incremento di 40 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2007, 2008 e 2009, del Fondo per le politiche relative ai diritti ed alle pari opportunità, di cui una quota parte per il Fondo nazionale contro la violenza sessuale e di genere, da ripartire tra Osservatorio nazionale e Piano di azione nazionale contro la violenza sessuale e di genere. L'attività dell'osservatorio si svolgerà in raccordo con gli enti locali, i privati operatori del settore ed i centri antiviolenza, che, in questi anni, hanno intensificato la loro azione ed hanno lavorato profondamente sul territorio per un mutamento radicale dell'approccio al fenomeno in tutti gli ambiti, sia fornendo appoggio concreto alle donne, con supporto psicologico e legale, sia contribuendo ad un cambiamento della cultura attraPag. 4verso attività di formazione nelle scuole, nei tribunali, negli ospedali, tra le forze dell'ordine, ma soprattutto fornendo le coordinate per un modo di intervento multidisciplinare che non si limita alla repressione del reato, ma affronta in modo integrato i diversi aspetti sociali, relazionali e soggettivi del problema.
Nel dicembre ultimo scorso, su iniziativa del Ministero per i diritti e le pari opportunità, del Ministero della giustizia e del Ministero delle politiche per la famiglia, il Governo ha approvato uno schema di disegno di legge che affronta anche i delicati temi della violenza in famiglia e della violenza facilitata da relazioni di tipo affettivo-familiare. L'approccio integrato non riguarda soltanto i soggetti proponenti, cioè i diversi ministeri coinvolti, ma anche e soprattutto gli interventi disciplinati, che vanno dalle misure di prevenzione e sensibilizzazione a modifiche del codice penale, del codice di procedura penale e del codice civile, al fine di assicurare riconoscimento e tutela, sostanziale e processuale, alle vittime di delitti accomunati dalla caratteristica dello squilibrio di forza tra aggressore e parte offesa.
In questo quadro si inscrivono anche le disposizioni relative alla violenza cosiddetta di genere, dovendosi con tale espressione intendere tutte le forme di coartazione della libertà, di sopraffazione e di dominio sulla vita e sul corpo femminile, di sopruso o riduzione dell'autonomia e libertà personali, anche in relazione all'orientamento sessuale, in contesti che sottendono modelli culturali, espliciti od impliciti, portatori di rapporti asimmetrici tra i generi e le generazioni.
Si integra, in questo modo, un processo iniziato nel 1996, quando, dopo venti anni di dibattito parlamentare tra le donne, venne approvata la legge contro la violenza sessuale, a seguito della quale: la violenza non è più considerata reato contro la morale pubblica, ma contro la persona; sono cambiati i termini dei processi, nei quali non è più la vittima a dover dimostrare di essere stata stuprata, ma l'aggressore a dover dimostrare di essere innocente; la vita privata della donna non può più essere utilizzata dalla difesa per sminuire e ridicolizzare le accuse.
Il disegno di legge governativo, recante «Misure di sensibilizzazione e prevenzione, nonché repressione dei delitti contro la persona e nell'ambito della famiglia, per l'orientamento sessuale, l'identità di genere ed ogni altra causa di discriminazione», attualmente all'esame della Camera, si attesta, quindi, su quattro livelli integrati di intervento: sensibilizzazione e prevenzione; riconoscimento dei diritti alle vittime di violenza; tutela penale delle vittime; ampliamento della tutela processuale sia penale sia civile.
Si fa notare, con particolare riferimento ad un passaggio della mozione Lussana ed altri n. 1-00025, che le misure di sensibilizzazione e prevenzione contro la violenza di genere, presenti nel disegno di legge, introducono, per la prima volta, norme di principio in ambito scolastico ed universitario, fissando tra gli obiettivi della formazione di ogni ordine e grado il pieno riconoscimento dei principi di parità sociale, uguaglianza e non discriminazione per ragioni di genere (e non solo).
Sul piano operativo, diverse sono le azioni in atto. Come si evince da una nota del Ministero della solidarietà sociale, direzione generale dell'immigrazione, nell'ambito delle politiche di integrazione, sono in atto iniziative volte ad affermare il principio della tutela dei diritti dei cittadini extracomunitari presenti nel nostro Paese.
In particolare, è stato realizzato un progetto cofinanziato dalla Commissione europea con fondi strutturali, denominato «Case alloggio», destinato a donne rifugiate o che versano in condizione di disagio e a donne in stato di gravidanza. Tale progetto rappresenta una sperimentazione di servizi di accoglienza e di attività di formazione in tre regioni ad obiettivo 1 (Campania, Puglia e Sicilia).
Come da comunicazione del Ministero degli affari esteri, il nostro Governo ha partecipato alla campagna globale su donne difenditrici dei diritti umani, per garantire loro eguali diritti ed assicurarle Pag. 5dai rischi specifici cui vanno incontro, in ragione della loro attività. Il Governo ha assicurato il suo impegno nella, oggi disciolta, commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani di Ginevra, ha cosponsorizzato una risoluzione in materia di violenza contro le donne, affinché la tematica potesse restare costantemente all'agenda dell'Assemblea Generale, ed ha continuato a profondere ogni sforzo contro la violenza nei confronti delle donne, come pure riconosciuto dalla presidenza finlandese dell'Unione europea.
Al fine di migliorare l'integrazione delle donne, specie extracomunitarie, nel contesto nazionale, deve darsi atto dell'azione importante svolta all'UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, operativo dal novembre 2004 presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, che assicura un sicuro presidio di garanzia e controllo della parità di trattamento, nonché di verifica dell'efficacia degli strumenti di tutela.
Tra gli strumenti a sostegno delle potenziali vittime di violenza, va segnalato proprio il Contact center dell'UNAR, raggiungibile tramite servizio telefonico gratuito (800901010), multilingue ed attivo tutti giorni, inclusi i festivi, dalle ore 10 alle ore 20, e via web, destinato a raccogliere segnalazioni, denunce e testimonianze, nonché ad offrire una assistenza immediata alle vittime delle discriminazioni, fornendo informazioni, orientamento e supporto psicologico, ed accompagnando le vittime delle discriminazioni nel percorso giurisdizionale, qualora esse decidano di agire in giudizio per l'accertamento e la repressione del comportamento lesivo.
Dall'8 marzo 2006, inoltre, è sempre attivo il numero di pubblica utilità 1522 (antiviolenza donna), dedicato al supporto, alla protezione e all'assistenza delle donne vittime di violenze e maltrattamenti. Il servizio antiviolenza donne, cui risponde personale esclusivamente femminile, formato specificatamente, è tuttora operante 24 ore su 24 e per 365 giorni l'anno, multilingue ed accessibile gratuitamente dall'intero territorio nazionale, da rete fissa e mobile. Il servizio è fruibile da parte delle donne in assoluto anonimato.
In materia di contrasto al fenomeno della tratta di esseri umani, strettamente collegato allo sfruttamento e all'asservimento delle donne alla prostituzione, è stato emanato un bando per l'attuazione di progetti destinati alle vittime dei reati di riduzione e mantenimento in schiavitù o in servitù e di tratta di persone.
L'articolo 13 della legge n. 228 del 2003 prevede l'istituzione di un fondo speciale per la realizzazione di programmi di assistenza, che garantiscano, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, vitto ed assistenza per le vittime dei predetti reati. Ad oggi, il dipartimento ha cofinanziato in totale 26 progetti su 39 domande presentate.
Nel dicembre 2006, è stato avviato, da parte della commissione per la prevenzione e il contrasto alle pratiche di mutilazione dei genitali femminili, costituita ai sensi del legge n. 7 del 9 gennaio 2006, presso il Dipartimento per i diritti e le pari opportunità, un piano programmatico per la promozione e la tutela dei diritti umani, in particolare nell'attuazione delle seguenti convenzioni ratificate dall'Italia: Convenzione internazionale per i diritti umani, Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, Convenzione internazionale per i diritti dei fanciulli, Convenzione internazionale contro tutte le forme di discriminazione etnica e razziale, Piattaforma di Pechino e risoluzione del Parlamento europeo n. 1247 del 2001.
Proprio le molteplici implicazioni delle mutilazioni genitali femminili, anche in relazionale alle diversità di condizioni di vita, cultura e costumi propri delle comunità in cui sono praticate, hanno raccomandato l'inserimento del predetto fenomeno nell'ottica più generale della tutela dei diritti umani, con particolare attenzione ad una dimensione di genere. La questione delle mutilazioni genitali femminili è stata, inoltre, affrontata nel contesto più ampio dei moderni fenomeni migratori, che hanno rilevanti effetti culturali Pag. 6e sociali nei paesi europei e che hanno trasformato profondamente la nostra società.
Per la comprensione del fenomeno e per la conseguente elaborazione di strategie di prevenzione e contrasto si è reso necessario un approccio multidimensionale ed interdisciplinare, che ha coinvolto aspetti e competenze medico-cliniche, psicologiche e socio-antropologiche. Per tale ragione il piano avviato, che coinvolge una pluralità di soggetti istituzionali e non ed ha come beneficiari diretti associazioni e cittadini provenienti da paesi a rischio di mutilazioni genitali femminili, prevede diverse fasi: da una preventiva fase di studio e di indagine conoscitiva alla definizione di strategie, metodi e strumenti, alla promozione di iniziative a vari livelli e alla formazione ed aggiornamento di mediatori e mediatrici culturali, fino all'attività di sensibilizzazione nelle scuole.
Infine, su alcuni punti particolari toccati dalle mozioni, vorrei aggiungere che in nessun organismo facente capo al Governo, come rappresentato dal ministro dell'interno, possono essere presenti associazioni di rappresentanza che pongano in essere comportamenti contrari ai principi dell'ordinamento giuridico italiano in generale e della dignità della condizione della donna non comunitaria in particolare. Inoltre, in riferimento alle onlus, l'Agenzia per le organizzazioni non lucrative, che opera sotto la vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri, esercita poteri di indirizzo, promozione, vigilanza ed ispezione.
Per quanto concerne il fenomeno della poligamia islamica, va sottolineato che, di fronte a stranieri musulmani che vivono in Italia e confessano la propria religione, lo Stato può rapportarsi solo facendo riferimento al diritto internazionale privato, che a sua volta rimanda al diritto musulmano positivo espresso dagli Stati di appartenenza ove è stato celebrato il matrimonio. Pertanto, il matrimonio religioso contratto in Italia da stranieri di fede musulmana non può in ogni caso avere effetti civili per il diritto italiano, che invece sottopone anche gli stranieri ai vincoli di cui all'articolo 116 del codice civile, che impone a chiunque voglia contrarre matrimonio in Italia di rispettare l'obbligo della libertà di stato. Come è noto, comunque, presso la I Commissione affari costituzionali della Camera è in corso l'esame di due progetti di legge di iniziativa parlamentare aventi ad oggetto norme sulle libertà religiose ed abrogazione della legislazione sui culti ammessi, nei cui articolati sono contenute disposizioni specificatamente dedicate al tema dei matrimoni religiosi.
In riferimento alle politiche di inclusione delle migranti, al di là delle esercitate competenze delle regioni e degli enti locali in materia di formazione professionale, di inserimento lavorativo, nonché di corsi di alfabetizzazione della lingua italiana, sono previsti e sono in corso di attuazione da parte del Governo programmi specifici per le vittime di tratta; programmi di reinserimento lavorativo sono previsti anche nel disegno di legge di iniziativa governativa per le vittime di violenza. Per l'eliminazione delle discriminazioni, promuovendo iniziative anche dagli organi di rappresentanza degli immigrati, entro il mese di agosto il Governo adotterà il decreto delega in materia di eliminazione delle discriminazioni nei confronti delle donne per l'accesso a beni e servizi, ottemperando ad una direttiva dell'Unione europea. Nella legge comunitaria 2006 è stata inserita la delega al Governo per l'attuazione del principio di non discriminazione nell'accesso al lavoro e nelle condizioni di lavoro tra uomo e donna. Si intende quindi potenziare il ruolo di organismi rappresentativi degli interessi dei migranti.
In ultimo, il Piano nazionale per l'anno europeo delle pari opportunità per tutti è ancora in fase di approvazione da parte della Commissione europea. Tra le azioni del Piano strategico nazionale italiano, concernente i sei campi di azione previsti (sesso, razza, religione, età, disabilità, orientamento sessuale), cinque riguardano il miglioramento della vita delle donne, comprese le donne immigrate. In particolare essi sono i seguenti: realizzazione di Pag. 7un seminario «Violenza di genere e per orientamento sessuale»; istituzione dell'osservatorio nazionale come buona pratica esportabile a livello europeo; realizzazione di un convegno nazionale sulla violenza nell'ambito familiare, con l'attivo coinvolgimento di tutti i soggetti interessati; realizzazione del progetto di analisi e identificazione di buone pratiche e iniziative di sensibilizzazione sul tema delle differenze, della difficile transizione verso la parità, per superare i differenziali salariali di genere e la precarizzazione del lavoro di donne, gay, lesbiche e transgender; realizzazione del progetto «Donne sommerse», per il monitoraggio di interventi pilota sul lavoro sommerso, soprattutto nei servizi domiciliari, che vede prevalentemente coinvolte donne immigrate; realizzazione del progetto «Riduzione delle disuguaglianze e approccio di genere nelle politiche sanitarie»; piano di azione interministeriale per la promozione e la tutela delle donne, delle immigrate gay, lesbiche e transgender, in concomitanza con la Conferenza nazionale sulla salute delle donne.
Alla luce di queste argomentazioni esprimo, a nome del Governo, il parere sull'emendamento Turco 1-00025/1 e sulle mozioni presentate.
Esprimo parere favorevole sull'emendamento Turco 1-00025/1 e accolgo altresì le mozioni Mura ed altri n. 1-00095, Sereni ed altri n. 1-00096, Balducci ed altri n. 1-00098, Cioffi ed altri n. 1-00102, Frias ed altri n. 1-00103. Il Governo inoltre esprime parere contrario in ordine alle mozioni Lussana ed altri n. 1-00025..
CAROLINA LUSSANA. È stata ritirata!
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. ... Bertolini ed altri n. 1-00093, Mazzoni ed altri n. 1-00097 e Lussana ed altri n. 1-00104.
PRESIDENTE. Onorevole sottosegretaria, le ricordo che le mozioni Lussana ed altri n. 1-00025, Bertolini ed altri n. 1-00093 e Mazzoni ed altri n. 1-00097 sono state ritirate.
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Chiedo scusa, non mi risultava.
PRESIDENTE. Rimane solo la mozione Lussana ed altri n. 1-00104, cui deve intendersi riferito l'emendamento 1-00025/1, che assume la numerazione 1-00104/1.
DONATELLA LINGUITI, Sottosegretario di Stato per i diritti e per le pari opportunità. Stando così le cose, il parere contrario del Governo è riferito alla mozione Lussana ed altri n. 1-00104.
PRESIDENTE. Avverto che la mozione Frias ed altri n. 1-00103 è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Vacca e Francescato.