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Si riprende la discussione (ore 10,24).
(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2200)
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno (vedi l'allegato A - A.C. 2200 sezione 1).
L'onorevole Galli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/5.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, sono un po' imbarazzato ad illustrare l'ordine del giorno che ho presentato insieme con altri colleghi, in quanto esso viene proposto ad un Governo, a cui si chiede, se sarà approvato dal Parlamento, Pag. 3di metterlo in pratica con provvedimenti ad hoc. Il fatto è che oggi non esistono più un Governo e una maggioranza. Non che prima esistessero, onestamente. Eravate divisi su tutto, tenuti insieme dal solo collante dell'antiberlusconismo.
Oggi, tuttavia, l'ennesima manifestazione delle vostre contraddizioni interne ha posto in evidenza davanti a tutto il mondo ciò che tutti sapevano: il Presidente del Consiglio è nudo, è senza maggioranza dopo pochi mesi di Governo in cui si è visto tutto e il contrario di tutto. Prodi è, per la seconda volta, mandato a casa da chi lo ha riusato in campagna elettorale. Adesso verrà reincaricato, forse. Io spero di no, altrimenti - guardi - esiste un detto popolare molto chiaro: non c'è due senza tre. E questo fatto sarebbe comico, se non ci fossero di mezzo il destino della nazione e i gravi danni che sono stati arrecati all'economia italiana in questi pochi mesi di Governo.
Prima dell'ultima campagna elettorale avevamo detto che l'economia italiana era in ripresa, che la situazione non era tanto drammatica come la sinistra la dipingeva, come è stata proposta da molti media ai cittadini italiani, come è stata ventilata, mentendo, da molte forze che sono andate al Governo. E i risultati sono stati conclamati recentemente: l'economia italiana è in ripresa. Avete dovuto ammetterlo. Però c'è un problema: la state distruggendo con azioni di governo contraddittorie, con azioni economiche demagogiche, con le finte liberalizzazioni. La state nuovamente azzoppando. Vedete, voi siete caduti sulla politica estera, così evidenziando le ampie contraddizioni esistenti, ma questo sarebbe potuto accadere per tanti altri motivi, su tematiche essenziali quali la famiglia, i valori etici, l'infrastrutturazione della nazione, le contraddizioni sulla TAV, le tematiche del lavoro, la legge Biagi.
Procedo comunque alla illustrazione del mio ordine del giorno, poiché riprende tematiche del lavoro nella pubblica amministrazione.
Il sistema del pubblico impiego, a mio giudizio, è da sempre fortemente condizionato dalle impostazioni di un comparto sindacale che ha privilegiato il mantenimento dell'immobilismo di categoria piuttosto che della meritocrazia individuale. Si configura come un unico corpo titolare di uno status piuttosto che come un organismo, strumento di gestione, composto da singoli individui. In una situazione di statica quotidiana, nella quale non si è riusciti ad introdurre altro che l'ottenimento di trattamenti economici e di progressi di carriera legati all'anzianità di servizio, lo stretto legame tra sindacato e governi di sinistra non ha tenuto conto di alcune semplici considerazioni, che hanno lo scopo di ottimizzare la risposta umana del singolo dipendente.
In primo luogo, importante per me è l'eccessiva burocratizzazione delle mansioni, ridotte a mera applicazione di norme e timbri, il che fa diminuire la propensione del singolo alla valorizzazione del proprio intelletto. In secondo luogo, segnalo la mancanza di un reale ed applicato sistema di valutazione del dipendente, che tenga conto delle capacità del singolo e ne assicuri una retribuzione premiale o, viceversa, una penalizzazione rispetto all'operato.
In terzo luogo, occorre instaurare un giusto percorso di assunzione di responsabilità da parte del dipendente della pubblica amministrazione. Infatti, il sistema di tutela dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni, tramite l'interpretazione univoca dei bisogni della categoria espressa dal mondo sindacale, ha volutamente tenuto conto solo delle assicurazioni del posto fisso, tralasciando di considerare un fatto fondamentale qual è il complesso degli incentivi rappresentato dalle gratificazioni individuali, che giocano un ruolo significativo nell'efficienza dei dipendenti e, di riflesso, dell'intero sistema. Questa mancanza di gratificazioni e quest'assenza di responsabilità...
PRESIDENTE. Onorevole Galli, concluda.
DANIELE GALLI. ...hanno determinato un'affievolirsi della volontà e delle motivazioni del dipendente della pubblica Pag. 4amministrazione nell'essere efficiente: per quale motivo lavorare di più e meglio? Come, quando e dove andranno i benefici?
Concludo, signor Presidente, chiedendo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Galli, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
L'onorevole Pelino ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6, di cui è cofirmataria.
PAOLA PELINO. Signor Presidente, poiché la spesa pubblica italiana risulta essere esorbitante e difficilmente si potrà riportare in pari il bilancio dello Stato, ritengo che si dovrebbero adottare tecniche di gestione moderne utilizzate, ad esempio, in ordine al lavoro nelle imprese.
Innanzitutto, è indispensabile verificare che all'interno dei ministeri non si creino rivoli dispersivi di denaro pubblico. Ciò accade se non si procede ad effettuare controlli rigorosi.
Si dovrà largamente favorire nella pubblica amministrazione il diffondersi del metodo di lavoro vigente nelle imprese, dove con oculatezza sono affrontate le necessarie spese in vista degli indispensabili profitti.
Una notevole riduzione dei costi di spesa, quindi, non significa inadeguatezza e/o inefficacia dei risultati, ma anzi comporterà un'ottimizzazione di essi senza nulla togliere al rispetto del lavoro dei singoli dipendenti e a vantaggio di tutti i cittadini.
Essere severi nei controlli della pubblica spesa è sinonimo di capacità di dare garanzie di correttezza nella gestione del pubblico denaro che, sempre più marcatamente, purtroppo, come l'ultima finanziaria ha dimostrato, i contribuenti italiani sono chiamati a dare allo Stato.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Con riferimento a quale articolo?
NICOLA BONO. Signor Presidente, il mio, più che altro, vuole essere un richiamo al rispetto della Costituzione: essendone il regolamento della Camera dei deputati espressione diretta, per l'ovvia conseguenza del combinato disposto, ciò mi induce a chiedere la parola per un richiamo del regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bono, lei sa che al termine della seduta antimeridiana potrà intervenire per porre questioni anche estranee alle materie trattate nei punti dell'ordine del giorno.
NICOLA BONO. Presidente, non si tratta di un problema...
PRESIDENTE. Se la questione sollevata non ha attinenza con il regolamento, lei non può intervenire per un richiamo al regolamento! Lei è un giurista e lo sa molto bene. Mi pare, quindi, opportuno doverla richiamare perché o lei fa riferimento ad un articolo del regolamento oppure interviene su una materia attinente al punto dell'ordine del giorno in discussione, altrimenti non posso concederle la parola. L'ho già fatto poc'anzi dando la parola all'onorevole Buontempo. Lei, quindi, si rende conto che un richiamo generico alla Costituzione...
NICOLA BONO. Presidente, se lei non mi dà la possibilità di spiegare...
PRESIDENTE. Noi siamo qui impegnati a rispettare la Costituzione comunque!
NICOLA BONO. Se mi fa parlare, le spiego...
PRESIDENTE. Onorevole Bono, la faccio parlare, ma la prego di riferirsi ad un articolo preciso del regolamento in modo che io possa consentirle di intervenire a questo titolo.
Pag. 5NICOLA BONO. Presidente, faccio riferimento agli articoli 41 e 43 del regolamento che attengono...
PRESIDENTE. Bene. L'articolo 41 del regolamento prevede che i richiami al regolamento o per l'ordine del giorno o per l'ordine dei lavori o per la posizione della questione o per la priorità delle votazioni hanno la precedenza sulla discussione principale. Lei intende intervenire per uno di questi casi?
NICOLA BONO. Se lei, Presidente, mi fa parlare, forse giungeremo ad una conclusione.
PRESIDENTE. Allora, prego, onorevole Bono, ha facoltà di parlare.
NICOLA BONO. Presidente, la trovo molto fiscale. Il fatto di poter intervenire al termine dei lavori della mattinata non è sicuro perché noi non sappiamo cosa succederà al termine della seduta antimeridiana: se le Camere venissero sciolte, potrei anche non parlare più e la questione che desidero sollevare rimarrebbe irrisolta.
PRESIDENTE. Le assicuro, onorevole Bono, che vi sarà un fine seduta regolare.
NICOLA BONO. Presidente, quella che desidero porre all'attenzione dell'Assemblea è una questione che deve essere affrontata immediatamente. Sarò molto breve.
Il richiamo al regolamento concerne il rispetto che la Presidenza della Camera deve garantire quale impegno verso il Parlamento e ogni suo singolo componente. Nell'intervento dell'onorevole Buontempo non si era arrivati ad una conclusione.
La domanda è volta a sapere come intenda la Presidenza della Camera tutelare soprattutto e non soltanto la dignità dell'onorevole Gasparri, che si trova attaccato, bensì anche la stessa funzione del Parlamento. Ci troviamo, infatti, di fronte ad un atteggiamento con cui si manca di rispetto all'istituzione parlamentare e che è addirittura lesivo dell'articolo 21 della Costituzione. Il collega Gasparri aveva diritto di andare a Palazzo Chigi ed esprimere la sua opinione. Egli, invitato dall'emittente LA7 nella sala stampa ad esprimere la sua opinione su un fatto pubblico come quello della crisi di Governo, non poteva essere cacciato via da un funzionario qualunque, così com'è invece accaduto!
Come si può giustificare il fatto che sia stato mandato via? Come intende la Presidenza della Camera tutelare l'istituzione e attraverso quali forme intende stabilire che l'onorevole Gasparri non ha violato alcuna norma ma che, invece, si trovava lì ad esercitare il suo diritto di parlamentare?
PRESIDENTE. Onorevole Bono, mi rendo conto del clima di queste ore, quindi capisco anche quali possano essere le intenzioni dell'opposizione, che utilizza tutti gli strumenti - anche quelli impropri - per rallentare lo svolgimento dei lavori. Lei sa molto bene che la questione sollevata, tra l'altro, attiene ai profili organizzatori di un'altra istituzione, la cui autonomia è definita proprio dalla Costituzione, così come lei m'insegna; dunque, la Camera non può intervenire sotto questo profilo.
In ogni caso, mi sono impegnato a riferire il fatto al Presidente della Camera il quale, sicuramente, farà quanto necessario. Mi pare di capire che non siamo di fronte alla lesione di alcun diritto o prerogativa di alcun membro del Parlamento.
Il Presidente della Camera è stato già investito della questione sollevata dal suo gruppo.
L'onorevole Romagnoli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Romele n. 9/2200/27, di cui è cofirmatario.
MASSIMO ROMAGNOLI. Signor Presidente, prima di cominciare il mio intervento, mi chiedo se sia ancora possibile rivolgermi a lei quale Presidente e ai signori rappresentanti del Governo in quanto tali, visto e considerato quanto è successo...
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PRESIDENTE. Io sono Presidente dell'Assemblea e, quindi, può rivolgersi sicuramente a me in questo modo. I signori rappresentanti del Governo sono sicuramente ancora tali, posto che esiste comunque un Esecutivo che, come lei sa, è impegnato a garantire l'ordinaria amministrazione.
In ogni caso, stiamo discutendo di ordini del giorno riferiti ad un decreto-legge che la Costituzione ci impone di esaminare anche in caso di dimissioni del Governo.
MASSIMO ROMAGNOLI. Bene. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi e colleghe, anche per una coerenza nei confronti dei nostri elettori, dovremmo fare un po' di chiarezza; e non soltanto per gli elettori residenti in Italia ma anche per quelli residenti all'estero che in questa legislatura - ve lo assicuro - ci seguono con interesse, visto che ci sono anche diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione estero.
In merito all'ordine del giorno in esame, ritengo che questa maggioranza dovrebbe offrire qualche spunto di autocritica al dibattito parlamentare, se non altro per dimostrare buona fede nell'adottare una norma che comunque apprezzo, perché elimina il pasticcio che lo stesso Governo ha causato. La previsione che si intende abrogare è stata approvata nel corso dell'esame di una legge finanziaria per il cui varo è stato determinante, per esempio, il voto dei senatori a vita; questi hanno consentito che passasse anche questa norma insieme all'obbrobrio caratterizzato dal complesso delle disposizioni della legge finanziaria medesima.
Altra considerazione è relativa alla firma da parte del Capo dello Stato della legge finanziaria, poiché questa norma misteriosa aveva un contenuto contrario a quanto previsto dall'articolo 81 della Costituzione. Mi domando, quindi - se ciò è vero - come sia stato possibile; a questo punto, infatti, la finanziaria sarebbe stata firmata pur avendo un contenuto contrario all'articolo 81 della Costituzione.
È stata firmata prima la finanziaria? Ma, allora, questa era contraria alla Costituzione! È stato firmato prima il decreto? Ma se non c'è la finanziaria, non c'è la portata normativa, quindi, questo decreto non avrebbe potuto essere firmato!
L'unico modo, a mio avviso, per risolvere il fitto mistero è che i due provvedimenti siano stati firmati contemporaneamente - uno con la mano destra e l'altro con la mano sinistra - e di ciò ringraziamo il Capo dello Stato, anche se ci rimane il dubbio su cosa sia stato firmato con la mano sinistra.
Nell'illustrare il mio ordine del giorno, vorrei esprimere il mio inconfutabile sdegno in ordine al tentativo di introdurre alcune norme antidemocratiche nel testo della legge finanziaria, che dovrebbe costituire uno strumento di pianificazione economica e strutturale per il nostro Paese.
Pertanto, attraverso l'ordine del giorno in esame, si impegna il Governo ad informare il Parlamento, come richiesto anche da autorevoli esponenti della sua maggioranza, circa le ragioni che hanno portato all'introduzione di una norma che ha destato scalpore per il suo contenuto nonché a legiferare, per il futuro, in modo più attento e consapevole.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Bertolini: s'intende che abbia rinunziato ad illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/1.
L'onorevole Uggè ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Floresta n. 9/2200/16, di cui è cofirmatario.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente anch'io, come i colleghi che mi hanno preceduto, provo un certo imbarazzo - potrei far ricorso al Falqui, per il quale «basta la parola» -, in quanto in questo momento non siamo di certo in presenza di un Governo in grado di esercitare il proprio ruolo. Pertanto, rivolgermi al Governo in una situazione del genere, presentando un ordine del giorno che sostanzialmente invita l'Esecutivo ad assumere comportamenti più virtuosi, più rispettosi e più in linea con le esigenze di funzionalità del Pag. 7Paese e della pubblica amministrazione, costituisce un esercizio rituale, ma con scarsa possibilità che il mio invito venga accolto.
In ogni caso, il gruppo di Forza Italia condivide il decreto-legge in esame per un senso di solidarietà nei confronti di un Governo che ha dimostrato anche in questa occasione di essere pasticcione e di continuare a collezionare brutte figure. Dunque, per evitare all'Esecutivo una ulteriore brutta figura anche su questo aspetto, siamo favorevoli all'approvazione di un provvedimento che tenta di rimediare ad un errore, ad un'operazione forse poco limpida, che certamente ha fatto perdere credibilità a questo Governo.
La domanda che sorge spontanea è la seguente: si è trattato di un errore di percorso o di un'imprecisione tecnica? Tuttavia, come è stato già ricordato, il fatto che l'emendamento Fuda sia stato rivisitato prima della sua presentazione al Senato lascia intravedere che probabilmente vi è stato qualche tentativo di far passare sotto silenzio questo aspetto vergognoso. Pertanto, potremmo tranquillamente affermare che il Governo «ci ha provato» e che gli è andata male, in quanto vi è stata la reazione non solo dei gruppi di opposizione, ma anche di qualche rappresentante della maggioranza.
Così il suddetto emendamento è stato corretto con questo decreto-legge, sulla cui regolarità si potrebbe disquisire a lungo. In tal modo, si è tentato di porre rimedio ad una evidente, ma non più cancellabile, brutta figura del Governo.
Purtroppo, non si tratta di un atteggiamento a sé stante, in quanto ormai il Governo ci ha abituati a tali comportamenti. Infatti, spesso abbiamo visto approvare - ovviamente senza il concorso dell'opposizione - provvedimenti che poi sono stati corretti attraverso ordini del giorno con i quali si impegnava il Governo a non dare attuazione ad una determinata norma approvata dall'Assemblea.
Si tratta di una situazione ridicola, che ha dimostrato al Paese quanto il Governo sia poco serio e poco credibile. Altro che Governo serio e destinato a durare una legislatura, come il Presidente (o l'ex Presidente) del Consiglio andava ripetendo per le strade d'Italia, ridacchiando qua e là per mostrarsi fiducioso sul proprio futuro!
Purtroppo gli italiani hanno dovuto constatare, pagando sulla propria pelle, la scarsa affidabilità di questo Esecutivo, che ha dimostrato poca attitudine a governare, superficialità ed improvvisazione.
Basterebbe prendere in considerazione il decreto-legge cosiddetto «mille proroghe», ad esempio. In quel provvedimento avete inserito norme volte a modificare quelle appena approvate nell'ambito della legge finanziaria. Alla Camera è stato impedito di inserire norme che poi sono state introdotte al Senato, per cui ad alcune categorie avete consentito di ottenere la proroga relativa alle leggi-delega, e quindi di operare tramite decreti legislativi, mentre ad altre tutto ciò è stato negato. Avete fatto «figli e figliastri», con un comportamento a «zig zag», come siete abituati a fare. Gli amici si rispettano e si proteggono, al contrario degli altri, senza un filo logico che dimostri la volontà di governare bene il Paese.
Con il decreto «mille proroghe» avete cercato di correggere errori macroscopici che oggi sono interamente sotto gli occhi di tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, la prego di concludere.
PAOLO UGGÈ. In sostanza, avete dimostrato agli italiani che non sapete governare. Altro che dire: «anche i ricchi piangono»! Avete dimostrato di voler punire le fasce deboli e di voler creare nuove povertà nel nostro Paese. L'ultimo esempio è quello dei diversamente abili, ai quali avete addirittura ridotto gli assegni familiari. Complimenti: è un Governo che si pone l'obiettivo di modificare le difficoltà della gente! Con questo ordine del giorno...
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, la prego di concludere.
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PAOLO UGGÈ. Sto concludendo, signor Presidente.
Quindi, volevo impegnare il Governo a presentare provvedimenti legislativi più rispondenti alle norme in vigore, evitando di proseguire in una legislazione confusa ed incerta. Tuttavia, alla durata del Governo ci avete già pensato voi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Uggè.
L'onorevole Baldelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2200/10.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, come lei forse ricorderà, il 28 dicembre dello scorso anno, nel corso di una seduta che, con l'eccezione di rare e virtuose presenze, andò semideserta (si trattava di una seduta che prevedeva comunicazioni da parte della Presidenza in ordine ad alcuni decreti-legge depositati dal Governo presso questa Camera), insieme all'onorevole Gasparri sollevai il caso del decreto-legge che ora stiamo convertendo, il cosiddetto «decreto Fuda», che costituisce anche un caso politico.
In questa sede l'approfondimento è stato relativo, visto che il provvedimento è molto sintetico, consta di un solo articolo, e che il solo emendamento riferito al testo è stato peraltro dichiarato inammissibile dalla Presidenza.
Non voglio entrare in questioni riguardanti il merito o fare una «caccia alle streghe» sulle responsabilità dei presunti mandanti; non credo sia questa la sede idonea perché il decreto in oggetto è, tutto sommato, un atto dovuto che in parte viene incontro anche a esigenze evidenziate nell'ambito delle critiche politiche che noi stessi, come opposizione, abbiamo mosso. Questo decreto, in qualche modo, sana un caso che ha dato vita a diverse polemiche anche in seno alla maggioranza parlamentare.
Mi preme sottolineare (è questo il contenuto dell'ordine del giorno a mia firma, sottoscritto anche dall'onorevole Carfagna) il fatto che il decreto-legge di correzione del «comma Fuda», contenuto all'interno della legge finanziaria, è stato emanato dal Governo prima che la stessa legge finanziaria avesse effetti giuridici, ed è quindi entrato in vigore precedentemente ad essa in virtù della decretazione d'urgenza. Quindi, per dolo, per volontà, per errore o per distrazione (ripeto che non voglio ricostruire in questa sede il caso specifico perché molti già lo conoscono e magari ad altri non interessa) è stato adottato questo modo curioso di legiferare.
Abbiamo una legge finanziaria di un unico articolo, composto da oltre 1400 commi, all'interno della quale, signor Presidente, risulta chiaramente difficile controllare tutto! Ricordo che, quando venne posta la questione di fiducia, non si riuscì a compiere un approfondimento del testo non solo tecnico, ma neanche politico!
Il fatto che, oggi, ci troviamo ad esaminare un provvedimento del genere significa, signor Presidente, che sussiste la necessità, come ammesso dalla stessa Presidenza, di riformare il procedimento di approvazione della legge finanziaria; vorrei segnalare, peraltro, che su questo tema si sta avviando un dibattito condiviso, in qualche modo, sia dalla maggioranza, sia dall'opposizione. Noi aggiungiamo che, oltre a ciò, occorrerebbe riscoprire il significato del dibattito parlamentare, in presenza del quale, probabilmente, il Governo non avrebbe commesso errori del genere, oppure non ci saremmo trovati in questa situazione.
La soppressione del cosiddetto comma Fuda è un elemento, ma forse ce ne sarebbero potuti e dovuti essere altri. Cosa dire, allora, di fronte alla riduzione degli assegni INPS per i disabili? Forse sarebbe stato necessario varare un altro decreto-legge per correggere tale stortura; altrimenti, evidentemente, non si riesce a comprendere il motivo per cui, con una legge finanziaria che, secondo il Governo, si ispira al principio della difesa dei più deboli, si penalizzano proprio i più sfortunati, i più svantaggiati ed i più disagiati.
Esiste, dunque, un problema di fondo, che riguarda non soltanto il meccanismo di approvazione della legge finanziaria, ma anche il modo di procedere cui si è fatto ricorso. Si tratta, chiaramente, di un modo Pag. 9che è frutto del fatto che la maggioranza, specie in una delle due Camere, non è più tale. Osservo che non lo è più non soltanto dopo quanto è successo ieri, signor Presidente (è su tutti i giornali e sotto gli occhi di tutti), ma ormai da molto tempo, su tanti argomenti e temi rilevanti.
È questo il motivo per cui, signor Presidente, la questione di fiducia è stata posta in un certo modo ed è per questo che la maggioranza ha tenuto al Senato, sotto la minaccia costante e continua del Governo, in tutti questi mesi. È questa la ragione per cui poi, signor Presidente, le contraddizioni implodono all'interno ed esplodono all'esterno!
Quindi, crediamo che questo sia uno strumento...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
SIMONE BALDELLI. ... di esercizio dell'attività di Governo che debba essere corretto e rivisitato.
Riteniamo che il Governo - o quello che ne rimane, signor Presidente: apprezzo la sua precisazione fatta in precedenza - per i prossimi mesi - se ci sarà! - dovrà prestare attenzione. Credo anche che la Camera dei deputati, in qualità di ramo del Parlamento coerente, cosciente e responsabile, debba tenere gli occhi molto aperti. Questo è il senso dell'ordine del giorno da me presentato, nonché della nostra posizione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sostituire, alla seconda riga del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «sempre».
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, il Governo lo accetta se riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sopprimere, alla seconda riga del dispositivo, la parola «più».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Armosino n. 9/2200/3, a condizione che venga riformulato nel senso di espungerne la parte motiva.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2200/4, se riformulato nel senso di espungere la parte motiva e di sostituire, alla terza riga del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «costantemente».
Con riferimento all'ordine del giorno Galli n. 9/2200/5, il Governo lo accetta se riformulato nel senso di espungere la sua parte motiva.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6, a condizione che venga espunta la parte motiva e che sia sostituita, al secondo rigo del dispositivo, la parola «più» con la seguente: «sempre».
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/2200/7.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Ravetto n. 9/2200/8, il Governo lo accetta, a condizione che venga riformulato con l'espunzione della parte motiva.
Con riferimento all'ordine del giorno Giudice n. 9/2200/9, il Governo lo accetta, a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva.
L'ordine del giorno Baldelli n. 9/2200/10, viene accettato dal Governo a condizione che venga riformulato nel senso di espungere la parte motiva. Lo stesso discorso vale per gli ordini del giorno Carfagna n. 9/2200/11, Santelli n. 9/2200/12, Boscetto n. 9/2200/13, Nan n. 9/2200/14 e Lenna n. 9/2200/15.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Floresta n. 9/2200/16 a Grimaldi n. 9/2200/28.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori degli ordini del giorno per i quali è stata proposta una riformulazione se accettino la richiesta del Governo o se confermino il testo dei loro ordini del giorno.
Desidero specificare che, essendoci la possibilità di intervenire, interpellerò i Pag. 10presentatori di ciascun ordine del giorno, che dovranno semplicemente rispondere «sì» o «no».
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Bertolini n. 9/2200/1 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Si intende quindi che il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, vorrei chiedere al sottosegretario se intenda accettare una riformulazione della premessa nel senso di sostituire le parole: «il Governo ha dedicato un'insufficiente attenzione» con le parole: «il Governo ha dedicato una totale disattenzione». Se le sta bene, lo riformuliamo (Commenti).
PRESIDENTE. Ho capito. Mi pare che vi sia indisponibilità da parte del rappresentante del Governo. In ogni caso, do la parola al sottosegretario Li Gotti.
LUIGI LI GOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Totale indisponibilità!
PRESIDENTE. Sta bene. Dunque, anche sull'ordine del giorno in questione, si deve intendere che il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Armosino n. 9/2200/3 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. S'intende, quindi, che su quest'ordine del giorno il Governo esprima parere contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2200/4 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Galli n. 9/2200/5 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, vorrei conoscere dal Governo l'esatta riformulazione che propone e che non ho colto precedentemente.
PRESIDENTE. Il Governo ha chiesto di riformulare l'ordine del giorno nel senso di espungere la parte motiva.
DANIELE GALLI. Sì, Presidente, se è accettato, accolgo la riformulazione, anche se, ovviamente, da parte di un Governo...
PRESIDENTE. Non è aperta la discussione; lei ha accolto la riformulazione proposta dal Governo. Quindi, il parere dello stesso è favorevole, certamente solo sul dispositivo, essendo stata espunta la premessa.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Mistrello Destro n. 9/2200/6 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PAOLA PELINO. No, Presidente, non accettiamo la riformulazione.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Ravetto n. 9/2200/8 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
LAURA RAVETTO. No, signor Presidente, non l'accettiamo.
PRESIDENTE. Dunque, anche in questo caso, il parere del Governo è contrario.Pag. 11
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2200/9 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
GASPARE GIUDICE. No, Presidente, non l'accetto.
PRESIDENTE. Sta bene, dunque, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2200/10 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, potrei anche accettare la riformulazione; tuttavia, il Governo dovrebbe venirmi incontro. In particolare, se si potesse scrivere «ex Governo» nella parte del dispositivo...
PRESIDENTE. Dunque, non accetta la riformulazione. Quindi, il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/2200/11 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
MARIA ROSARIA CARFAGNA. No, Presidente, non l'accetto.
PRESIDENTE. Sta bene, quindi il parere del Governo è contrario.
Chiedo agli onorevoli presentatori dell'ordine del giorno Santelli n. 9/2200/12 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
GABRIELE BOSCETTO. Sì, Presidente, l'accetto.
PRESIDENTE. Essendo stata accettata la riformulazione, viene espunta la premessa. Rimane il dispositivo sul quale il parere del Governo è favorevole.
Onorevole Boscetto, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2200/13?
GABRIELE BOSCETTO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Conseguentemente, espunto la premessa, il testo risultante dalla riformulazione comprende solo la parte dispositiva, accettata dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Nan n. 9/2200/14 se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, mi scusi, ma non ha alcun senso accettare questo ordine del giorno se vengono espunte le premesse, che ne costituiscono una parte fondamentale; inviterei pertanto il Governo a modificare il proprio avviso sulle premesse.
PRESIDENTE. Non può contrattare con il Governo: accetta o non accetta la riformulazione proposta dal Governo?
PIERALFONSO FRATTA PASINI. No, signor Presidente, e insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lenna n. 9/2200/15 non accettano la riformulazione proposta e insistono per la votazione.
Ricordo che sui restanti ordini del giorno il parere del Governo è contrario.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Holzmann. Ne ha facoltà.
GIORGIO HOLZMANN. Signor Presidente, confesso che non pensavo di dover intervenire nuovamente su questioni legate alla legge finanziaria. Come neoparlamentare, sono rimasto abbastanza stupito della perdurante prassi del Governo di utilizzare le leggi finanziarie per modificare altre leggi precedenti, sottraendo così la competenza legislativa all'Assemblea parlamentare; lo stesso deve dirsi per la prassi di ricorrere così sovente alla decretazione Pag. 12d'urgenza e al voto di fiducia per blindare provvedimenti che il Governo intende approvare. Governo che in questo momento, peraltro, è caduto!
Per quanto attiene alla legge finanziaria, come neoparlamentare mi ha sorpreso, e non poco, dover discutere di un complesso di norme e di articoli - peraltro, di difficile comprensione: la materia finanziaria è abbastanza arida - sapendo che a breve sarebbero stati modificati da un maxiemendamento presentato dallo stesso Governo.
Quindi, passi pure la questione relativa all'uso del voto di fiducia (posso anche comprendere a tale riguardo che il Governo intendesse dare tempi certi alla discussione della propria legge finanziaria), ma la vicenda non può in alcun modo essere giustificata nel merito.
È evidente che nella stesura della legge finanziaria è mancata una concertazione politica all'interno della maggioranza e ci si è affidati esclusivamente ai tecnicismi del ministro competente, il quale - senza nulla voler togliere alle sua capacità - ha evidentemente una poderosa esperienza professionale nel campo bancario ed economico ma (mi pare di comprendere) è un neofita della politica. Quindi, è mancata una cabina di regia sul piano politico e gli effetti nefasti di ciò si sono rilevati immediatamente, già in corso di discussione della legge finanziaria, con riunioni di maggioranza e con la necessità, da parte dei parlamentari della maggioranza, di presentare molte proposte emendative fino a giungere, poi, ai maxiemendamenti presentati dal Governo.
In questo ginepraio, in questa confusione generale, si è introdotto anche un articolo che ha sostanzialmente impedito al Governo di continuare certi procedimenti di carattere amministrativo perché rischiavano la prescrizione. Si è trattato infatti di un articolo della finanziaria che ne riduceva di molto i termini.
Su tale norma si è aperto un piccolo giallo, perché nessuno se ne è assunta la paternità e quindi anche la responsabilità. Forse, sono poco informato e ho prestato poca attenzione, ma mi pare di non sbagliare se affermo che a tutt'oggi non si è ancora evidenziata una precisa responsabilità per la stesura di quell'articolo.
Oggi, quindi, il Governo corre ai ripari rispetto ad una grave manchevolezza compiuta in occasione della legge finanziaria. Torniamo quindi al vizio di fondo, al problema di carattere generale: è mancata una regia politica nel varo della legge più importante che il Governo doveva approvare lo scorso anno.
La crisi politica che si è manifestata in quella occasione si è riproposta nei mesi successivi fino ai giorni nostri, quando è diventata autentica crisi di Governo. Questa maggioranza evidenzia profonde differenze interne, che sono state enunciate, non dal sottoscritto, ma da tutti gli osservatori, dalla stampa e dai commentatori più autorevoli e che l'hanno portata a dividersi, praticamente, su tutte le questioni importanti e a cercare compromessi e soluzioni al ribasso rispetto ai presupposti che avevano portato la coalizione a vincere le elezioni. Ad esempio, potrei citare il caso dei Dico, che certamente ha causato insoddisfazione in grande parte di questa maggioranza.
PRESIDENTE. Onorevole Holzmann...
GIORGIO HOLZMANN. Concludo, signor Presidente.
Oggi, discutiamo di un altro problema che deriva proprio da questa mancanza di unità di vedute, da questa mancanza di visione di insieme della politica da parte della maggioranza.
Per questo motivo, preannuncio il mio voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ritengo che il mio ordine del giorno 9/2200/5, che impegna il Governo a varare norme e direttive finalizzate a determinare un uso più attento delle finanze pubbliche che vengono alimentate dai contribuenti, tenda Pag. 13in pieno all'obiettivo di determinare ciò che la pubblica amministrazione deve essere; e per il cittadino italiano la qualità di vita è basata su valori a questo strettamente connessi. Il cittadino italiano, infatti, nel rivolgersi allo Stato o all'ente locale può trovare o meno gratificazione, e da ciò dipende, quindi, anche la voglia di avere senso civico ed un atteggiamento positivo rispetto allo Stato o all'ente pubblico. Di conseguenza, il cittadino è un buon pagatore di tasse e un soggetto attivo e non passivo rispetto a questo principio. Credo che questo sia uno dei principi essenziali in base ai quali si deve mettere mano al funzionamento della pubblica amministrazione, anche gratificando i lavoratori della stessa pubblica amministrazione, che devono essere sganciati da vincoli, retaggi e lacciuoli, a causa dei quali, molte volte, sono costretti a non lavorare, perché spesso lavorare significa dare il cattivo esempio. Bisogna sapere gratificare coloro che nella pubblica amministrazione fanno bene il loro dovere, così come bisogna saper bloccare e castigare chi non lo fa.
Reputo che mantenere questo impegno (ormai questo Governo di impegni non ne può più mantenere, ma è bene che ciò rimanga agli atti) sia essenziale per assicurare un buon rapporto tra cittadinanza e Stato e per poter fornire servizi. I servizi essenziali sono assicurati dalla pubblica amministrazione e da coloro che operano nel suo ambito, con i quali i cittadini entrano in relazione nel caso di una richiesta di un certificato, di un servizio o di un chiarimento. Molte volte a questo compito si viene meno. Ci si domanda perché ci sia disaffezione al voto e un distacco del cittadino rispetto alla politica e allo Stato. La risposta è nella mancanza di coesione e di capacità di dialogo. Molte volte si ha a che fare con fatti che sono in contraddizione e non si riesce a instaurare un rapporto corretto. Questo essenzialmente dipende dalla mancata approvazione delle leggi che sarebbero dovute seguire alla legge n. 30 del 1994. Si sarebbe dovuto mettere mano a questo provvedimento di legge perché era nato in un contesto in cui tutto ciò che era politica e controllo della politica in ambito amministrativo era visto nel contesto di «mani pulite», in un contesto di stretta divisione. Quando, però, è mancato il controllo della politica sugli atti amministrativi, i danni sono stati quelli che si sono verificati negli ultimi dieci anni. Pertanto, invito chi sarà al Governo in futuro a prendere provvedimenti in tal senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, intendo svolgere un intervento di carattere sia generale sia particolare, riferendomi all'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2, dinanzi ad un atteggiamento del Governo che è sintomatico.
Sono rimasto sorpreso nel sentire il sottosegretario Li Gotti dichiararsi totalmente indisponibile, come se ieri non fosse accaduto niente, come se egli fosse, a tutti gli effetti, espressione di una maggioranza politica, che, invece, si è disgregata.
È innegabile che il Governo, in questo anno, non ha adottato uno straccio di provvedimento per contrastare un atteggiamento diffuso negli enti locali e nel Governo stesso. Ricordo al sottosegretario Li Gotti come, spulciando la tabella del Ministero della giustizia, scoprimmo che, a fronte di un periodo di grande crisi e a fronte della serietà e dell'austerità auspicate dall'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, ben tre milioni di euro in più erano destinati alle spese correnti del gabinetto del Ministero della giustizia.
Oltre a non aver dato il buon esempio, questo Governo, in un anno, non ha fatto nulla per contrastare le spese folli degli enti locali, se non in maniera preventiva e, magari, andando contro i comuni virtuosi. Non si è fatto nulla, invece, per reprimere il comportamento di tanti comuni - forse perché sono a maggioranza di centrosinistra - che agiscono con atti amministrativi scellerati, elargendo denari a destra e a manca.
La premessa dell'ordine del giorno Leone n. 9/2200/2 (così come la ratio del Pag. 14decreto-legge che il Governo ha approvato, in fretta e furia, a fronte delle proteste di tutti rispetto ad una norma scellerata che è stata inserita in maniera davvero sorprendente dal Governo all'interno della finanziaria), un po' come quella di tutti gli ordini del giorno dei colleghi del centrodestra, invita il Governo decaduto a prendere atto del suo fallimento rispetto ad uno degli impegni tanto sbandierati dalla maggioranza di centrosinistra, ossia quello di combattere l'inefficacia e l'inefficienza e di contrastare una certa pratica diffusa negli enti locali, quella di un'amministrazione allegra, non attenta agli interessi pubblici e ad un utilizzo serio e concreto del denaro dei cittadini versato tramite le tasse.
Ci saremmo aspettati un atteggiamento più umile questa mattina, non caparbio, di chi si dice totalmente indisponibile. Penso che un atteggiamento diverso farebbe valutare gli scampoli di questo Governo fallito in maniera quanto meno più umana e intelligente, non soltanto da parte dell'attuale opposizione, ma anche da parte della nazione, che guarda sempre fiduciosa alla speranza di una politica diversa.
Sottosegretario Li Gotti, ho il piacere di vederla sempre in Commissione e vorrei finalmente, da parte sua, un atteggiamento ravveduto, anche di fronte alla situazione politica e al mondo politico, che vi sta franando addosso. Dovreste prendere atto che è arrivato il momento di fare qualcosa di serio e questo decreto-legge, che serve a salvarvi la faccia, dovrebbe anche insegnarvi qualcosa, soprattutto un po' di umiltà (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pelino, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, innanzitutto, contesto la procedura che si sta seguendo per i nostri lavori. Non ho voluto fare un richiamo al regolamento, perché lei facilmente avrebbe potuto dire che il mio intervento avrebbe avuto un sapore ostruzionistico.
In realtà, quando cade un Governo, la Camera interrompe i suoi lavori. Poi, secondo la Costituzione, se vi sono decreti-legge in scadenza, anche a Camere sciolte, la Camera può essere convocata in qualsiasi momento.
Credo che la procedura regolare dovesse essere quella di chiudere i lavori. Non possiamo dare al paese l'impressione che non sia accaduto nulla! Con un Governo dimissionario ci ritroviamo in questa sede, e l'opinione pubblica rischia di non capire cosa stiamo facendo. Il Presidente della Camera dovrebbe riconvocare l'Assemblea, anche nella stessa giornata di oggi, ponendo all'ordine del giorno i decreti-legge in scadenza.
Mi rivolgo anche agli uffici della Camera: ci doveva essere una nuova e diversa convocazione. Ciò perché la Costituzione e il regolamento consentono la convocazione della Camera per i decreti-legge in scadenza. Non è possibile che, caduto un Governo, noi ci ritroviamo qui a fare «l'intervallo»! E mi rivolgo anche ai colleghi del centrodestra. Oggi, questa seduta dà l'impressione che non sia accaduto nulla e che la politica sia un grande inciucio. Non è così!
Concludo il mio intervento invitando il Presidente di turno a consultarsi con il Presidente della Camera, affinché si concludano i lavori della seduta odierna. Noi, infatti, stiamo lavorando sull'ordine del giorno di ieri. E l'ordine del giorno di ieri non può essere discusso a «Camera sciolta»; ci vuole una nuova convocazione!
Detto ciò, per quanto riguarda il merito degli ordini del giorno, devo rivolgere una domanda al centrosinistra: avete scoperto come sia potuto accadere che un emendamento, che apparentemente non voleva nulla, abbia attuato un colpo di spugna per i reati contro la pubblica amministrazione? Di ciò stiamo discutendo, onorevoli colleghi. Stiamo discutendo del famoso emendamento Fuda, che è stato inserito nella legge finanziaria. Questo Governo e Pag. 15questa maggioranza hanno detto agli italiani che la legge finanziaria conteneva un emendamento che nessuno aveva inserito! Ma ci rendiamo conto?
In realtà, onorevole Presidente, la Margherita ne dovrebbe sapere qualcosa. I processi per i consulenti d'oro coinvolgono anche l'onorevole Rutelli, presidente della Margherita (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)! Chi le parla è stato protagonista di una denuncia contro l'onorevole Rutelli sulla vicenda dei consulenti d'oro quando era sindaco di Roma. Rutelli e la sua giunta mi sembra siano stati condannati a un risarcimento di 3 miliardi e 200 milioni (cito a memoria). Inoltre, ci sono altri processi in corso che coinvolgono uomini della Margherita.
Allora, il Fuda di turno non è un soggetto isolato, così furbo (che fa rima con Fuda). È un personaggio che ha compiuto un «killeraggio» politico contro la Corte dei conti. Infatti, la Corte dei conti è sempre stata bersaglio della cattiva politica. Le dichiarazioni di Fuda e di altri esponenti si rivolgono contro la Corte dei conti, che non archivia i processi, contro i sindaci accusati di cattiva amministrazione o di sperpero pubblico! Non si può parlare di questo argomento come se stessimo discutendo di una questione di traffico! Questo è il malaffare della politica al quale oggi il Parlamento è chiamato a porre riparo, per evitare un colpo di spugna rispetto a reati commessi a danno della pubblica amministrazione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo.
TEODORO BUONTEMPO. Ho concluso, ma se lei mi toglie la parola... Dovrebbe prima suonare il campanello!
PRESIDENTE. L'ho suonato.
TEODORO BUONTEMPO. Non l'ho sentito, chiedo scusa.
Concludo rapidamente, dicendo che questa seduta va riconvocata. La norma che dobbiamo abrogare è stata voluta dal centrosinistra per sanare i processi in corso presso la Corte dei conti!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le ricordo che questa seduta è stata convocata con questo ordine del giorno, «prosciugato» da argomenti che non fossero decreti-legge, per i quali vi è l'obbligo costituzionale di esame. L'ordine del giorno è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo convocata ieri sera e di nuovo questa mattina.
Proseguiamo con gli interventi per dichiarazione di voto sugli ordini del giorno presentati.
Constato l'assenza dell'onorevole Romagnoli, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, quella che ci tiene occupati oggi è una vicenda abbastanza singolare, perché coinvolge una serie di questioni che, se non fossero drammatiche, potrebbero risultare anche divertenti.
Il rappresentante del Governo ha sostenuto che, in relazione agli ordini del giorno presentati, il Governo non è d'accordo nella parte relativa alle premesse di molti di essi. Eppure quelle premesse, signor Presidente, sono alla base di questa operazione che stiamo vivendo e ne illustro le motivazioni. La vicenda del famoso comma Fuda è così singolare, da non aver trovato ancora oggi un responsabile ed un colpevole.
Qualcuno ha già rammentato in quest'aula come all'esito delle notizie di stampa il Governo si sarebbe fatto parte diligente per individuare le responsabilità. Ebbene, dal dibattito al Senato sembrerebbe che il povero senatore Fuda responsabilità non ne abbia, dal momento che, a credere a lui, l'emendamento originario che aveva presentato era completamente diverso e di tutt'altra fattura.
Se così fosse, significherebbe che quel testo è stato modificato esclusivamente in Pag. 16fase di determinazioni assunte dal Consiglio dei ministri; che, dunque, il responsabile non siede nei banchi della maggioranza al Senato, ma esattamente nei banchi del Consiglio dei ministri. Credo che non aver fatto chiarezza su questo punto, signor rappresentante del Governo, sia molto più grave dei richiami a cancellare quelle premesse. Non siamo di fronte ad una disattenzione, ad un errore di stampa o di trasmissione. Siamo di fronte deliberatamente ad una volontà di favorire qualcuno.
Il paradosso di questa Camera è che non può sapere chi si sarebbe voluto favorire, perché nessuno a favore del Governo è intervenuto per chiarire alle Camere questo aspetto non secondario. Quindi, da un lato si è ingannato il Parlamento sui giornali, minacciando inchieste rigorose, dall'altro oggi affrontiamo questo testo, senza aver avuto alcun chiarimento da parte del Consiglio dei ministri. Quindi i nostri pregiudizi, le nostre sottolineature sugli ordini del giorno presentati vanno in questa direzione.
Non è soltanto una distrazione, cui fa seguito un pasticcio sotto il profilo legislativo, tant'è che il Governo, dopo aver dato la stura a questo comma, tra i 1.400 circa che sono stati varati nella legge finanziaria, è intervenuto con un decreto-legge che ha del paradossale; si tratta infatti di un decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale per togliere efficacia ad una norma di legge, che non era ancora entrata in vigore al momento in cui il decreto-legge è stato pubblicato.
Pertanto, da un lato si tratta di un increscioso episodio che apprezza le responsabilità di un Governo che, fortunatamente, in queste ultime ore deve meditare su se stesso e anche sulla propria coscienza politica, dall'altro di un pasticcio legislativo che richiama le Camere ad esaminare ed a correggere quella stortura e quell'errore!
Signor Presidente, credo che questa distrazione sia troppo frequente e, soprattutto, che le Camere oggi si trovino di fronte ad un atteggiamento del Governo che, mentre censura sotto il profilo politico gli ordini del giorno, non si è posto il problema di verità di fronte a questa intera vicenda! È evidente che quella norma inserita all'interno della legge finanziaria avrebbe eliminato, secondo i dati conferiti dal rappresentante del Governo al Senato, illeciti contabili per qualche decina di milioni di euro nonché alcune migliaia di procedimenti pendenti.
A fronte di questo, nessuno, dal Presidente del Consiglio ai ministri competenti chiamati in causa, ha avuto il coraggio non di rilasciare dichiarazioni sui giornali, ma quanto meno di venire effettivamente a spiegare per quali ragioni quella norma sia stata inserita all'interno della legge finanziaria. Sotto il profilo politico i rapporti tra Parlamento e Governo non hanno mai visto momenti così oscuri e, purtroppo, anche così difficili.
Voteremo a favore degli ordini del giorno, considerandoli una censura alla coscienza del Governo che, in questo caso, è completamente mancata (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, premetto che, affinché vi possa essere risposta al dettato costituzionale sui decreti di urgenza, bisognerebbe che essi rispondessero a questo dettato. Abrogare una determinata normativa - perché errata - attraverso la decretazione d'urgenza mi fa insorgere molti dubbi.
In generale gli ordini del giorno sollevano argomentazioni del tutto condivisibili, in quanto in tema di prescrizione stiamo correggendo uno pseudo-errore. Anzi, sarebbe opportuno che di esso si occupasse la magistratura. Infatti, se non si capisce chi sia l'autore, potrebbe essersi trattato di un falso e, come tale non sarebbe di competenza dell'Assemblea, demandata ad esaminare le responsabilità politiche, ma della magistratura, competente ad accertare le responsabilità giuridico-penali.
Gli ordini del giorno presentati sono interessanti perché sollevano due aspetti. Pag. 17Il primo è un aspetto legislativo relativo alla prescrizione; il secondo riguarda la durata dei processi amministrativi e interessa anche la durata dei processi ordinari. La prescrizione è un istituto che serve a far ritenere decaduto l'interesse del soggetto che deve esercitare un diritto con il trascorrere del tempo. Allora, sarebbe più opportuno che il Governo o le Camere si attrezzassero al riguardo, cioè sarebbe più opportuno che si stabilissero quali siano gli interessi per cui possa essere dichiarata decaduta l'azione. Vi sono periodi di prescrizione di per sé abbastanza lunghi, ma, poiché l'amministrazione, sia quella giudiziaria sia quella amministrativa, non riesce ad esercitare l'azione nei tempi precedenti la prescrizione, si trovano escamotage per colpire, comunque, i cittadini.
Porto un esempio emblematico. La magistratura ordinaria normalmente fatica ad emettere sentenze definitive nei tempi considerati dalla prescrizione. Se si esaminano le sentenze della Corte di Cassazione dell'ultimo periodo, si vede che si tratta di sentenze di inammissibilità. Ciò significa che coloro che hanno redatto il ricorso per Cassazione lo hanno redatto male. Forse tutti gli avvocati sono diventati «stupidi»? No, certamente. Infatti, dichiarando inammissibile il ricorso, il processo si chiude in fase di appello e non è prescritto, mentre accogliendolo e rigettandolo nel merito i reati vengono dichiarati prescritti. Ma se lo Stato ha interesse a che questi reati vengano colpiti entro un determinato tempo, la magistratura ha l'obbligo di fornire una risposta nei tempi di prescrizione.
Bisogna che si introduca una normativa seria, che preveda un durata ragionevole della prescrizione, anche perché oggi ci troviamo in un sistema sempre più complesso. Questo Parlamento diventa ogni giorno di più un Parlamento «fantoccio», che si priva sempre più delle proprie prerogative. Lo definirei un Parlamento «in tutela». Si pensi alla istituzione dei garanti, come se non fossimo in grado di garantire. Si pensi allo spunto di pochi giorni fa, relativo all'approvazione del disegno di legge sui servizi segreti, nel quale la competenza sui conflitti di attribuzione è assegnata alla Corte costituzionale. Perché si è scelta la Corte costituzionale, quando ci sono una serie di motivi per cui potremmo essere noi a decidere? Addirittura la stessa Corte costituzionale ormai definisce se un'attività sia svolta nell'esercizio di funzioni parlamentari. Non siamo nemmeno in grado di decidere ciò che dobbiamo fare. Inoltre, abbiamo una serie di attività che vengono demandate alla pubblica amministrazione. Per questo motivo, in via generale, esprimo un parere favorevole sugli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (11,35)
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, nell'intervenire sul complesso degli ordini del giorno presentati - di cui condividiamo i contenuti -, vorrei evidenziare come questi siano volti ad impegnare il Governo ad attuare specifiche norme, affinché si possano utilizzare fondi pubblici, con tutte le dovute cautele, in modo tale da non determinare sprechi almeno nella maggior parte dei casi. Penso che amministrare denaro pubblico, al momento attuale, non sia cosa semplice, non solo perché si è soggetti ad un esame da parte della collettività ma anche perché si determina una soggettiva preferenza rispetto alle misure che si adottano o si realizzano. La critica è comunque fondamentale. I soldi possono essere spesi bene o male e ciascuno dà comunque una sua interpretazione.
Sottolineo pertanto questo aspetto, che magari ad alcuni può sembrare secondario o poco importante, per evidenziare come questi ordini del giorno siano fondamentali, affinché chi opera nella pubblica amministrazione possa essere coscienzioso, scrupoloso e in grado di non sprecare Pag. 18denaro pubblico. Si tratta di atti di indirizzo che intendono impegnare il Governo su argomenti, che possono sembrare di poca importanza a chi, fin dall'inizio di questa legislatura, al dibattito parlamentare ha preferito confrontarsi in modo diverso con l'opposizione, immaginando che le azioni compiute da ognuno di noi fossero motivate da un atteggiamento esclusivamente ostruzionistico e non dalla volontà di dare un contributo ad un sistema democratico, nel quale cerchiamo di spiegare le ragioni per le quali interveniamo.
Ritengo che un aspetto che ci spinge a condividere i contenuti di questi ordini del giorno sia relativo alla possibilità di conoscere dal Governo le ragioni che hanno portato ad adottare un provvedimento d'urgenza, sul quale vi sarebbero diverse perplessità in ordine alla costituzionalità dello stesso. Probabilmente occorrerebbe svolgere una riflessione, che potrebbe condurre ad una sorta di ammissione di colpa, con le relative responsabilità.
Già durante l'esame della legge finanziaria su tale argomento emersero numerose contraddizioni fra le diverse forze che ci governano e furono posti in evidenza quei distinguo che, nel quotidiano, si verificano su argomenti molto importanti. Dunque, si chiedeva al Governo di immaginare un modo di legiferare diverso rispetto a quello adottato fino ad oggi, ricercando anche un metodo più rigoroso. È ciò che i colleghi hanno sostenuto nei loro precedenti interventi, mettendo in risalto un aspetto di carattere moralistico che spesso ci viene ricordato e che noi non possiamo condividere. Gli argomenti sono quelli che riguardano la prescrizione dei reati all'interno dell'amministrazione pubblica e, in modo particolare, per i dipendenti pubblici e ciò che ne deriva all'interno del sistema degli enti locali, nonché il contenimento della spesa tanto richiamato in occasioni diverse. Riteniamo che si debba porre l'accento su un diverso metodo, che dobbiamo condividere attraverso l'accoglimento degli ordini del giorno. Ecco perché credo che l'oggetto della discussione, l'oggetto di questi ordini del giorno, costituisca un tema particolarmente delicato. Noi sappiamo quello che è accaduto fino ad oggi rispetto a provvedimenti importanti. Siamo ricorsi al voto di fiducia. Siamo ricorsi a dibattiti svolti raramente. Anche attualmente lo possiamo verificare nelle aule delle rispettive Commissioni di cui ognuno di noi fa parte. Basti pensare a ciò che sta avvenendo con il cosiddetto decreto Bersani.
PRESIDENTE. Onorevole Bodega...
LORENZO BODEGA. Concludo, Presidente, dicendo che riconoscere, sensibilizzare, accrescere la trasparenza e l'efficienza della pubblica amministrazione, eliminando sprechi e margini per abusi ad ogni livello, oggi è molto importante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, certo è un po' assurdo intervenire per chiedere all'attuale Governo dimissionario di accettare ordini del giorno volti ad assumere impegni a salvaguardia della correttezza e della trasparenza della pubblica amministrazione, salvaguardia e correttezza che certamente non sono state garantite dalla legge finanziaria approvata con i voti di fiducia e predisposta dall'attuale dimissionario Governo. Si tratta di una legge finanziaria del cui contenuto - o meglio della gravità del cui contenuto - forse nemmeno tutti i componenti il Governo erano consapevoli. Il varo di questo provvedimento, peraltro adottato nel momento in cui la legge finanziaria non era ancora divenuta esecutiva, da parte del Governo dimissionario è indicativo della gravità del contenuto del famoso emendamento Fuda. Vedete, è bene che in questa sede, almeno alla luce della situazione che stiamo vivendo oggi, rimangano agli atti determinate verità. È bene che il Parlamento tutto sappia che quel famoso emendamento, che oggi il decreto-legge che stiamo esaminando tende a cancellare, era Pag. 19stato predisposto da un senatore della Repubblica, il senatore Fuda, calabrese.
Un senatore - che il sottosegretario Li Gotti conosce bene, perché anch'egli calabrese - che ha fatto della sua vita politica l'emblema del trasformismo. Un senatore che, a suo tempo, occupava la carica di presidente dell'amministrazione provinciale sotto altra veste, sotto altra coalizione politica, e che poi ha ritenuto opportuno, sempre per caratterizzare il suo trasformismo politico, di passare dall'altra parte e, quindi, di venire ad occupare gli scranni di questo Parlamento per occultare e per aiutare tutti i rappresentanti della pubblica amministrazione che avevano commesso reati ed illeciti contabili. Poiché in Calabria le amministrazioni indicate dalla Corte dei conti come responsabili di illeciti contabili perpetrati costantemente erano molte, il senatore Fuda, con l'avallo dell'intero Governo, ha inserito quella norma all'interno della legge finanziaria per il 2007. Si tratta di una norma veramente vergognosa, soprattutto perché approvata da un Governo che voleva dare, della sua amministrazione, un'immagine improntata alla massima trasparenza e al massimo rigetto degli illeciti contabili. Ed oggi, questo Governo - che di fatto non esiste -, nonostante sia chiamato a sostenere la conversione in legge del decreto-legge al nostro esame, non accetta nemmeno gli ordini del giorno in base ai quali assumere un impegno che rappresenterebbe la massima trasparenza contro i reati contabili.
PRESIDENTE. Onorevole Angela Napoli, concluda.
ANGELA NAPOLI. Concludo, Presidente. Qui si deve dire in maniera chiara che l'attuale Governo non solo ha combinato ed ha coperto gli illeciti più gravi commessi contro la pubblica amministrazione, ma oggi sta ancora qui ad occupare delle poltrone che non gli competono e che occultano questi gravi errori (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto, ma anche per porre in evidenza la situazione paradossale in cui ci troviamo a seguito del voto - di fatto, di sfiducia - che il Governo ha «subito» ieri al Senato.
La prassi costituzionale, in questi casi, imporrebbe una sospensione dei lavori delle due Camere. Le urgenze rappresentate dalla conversione in legge dei decreti-legge, come ad esempio quello al nostro esame che rappresenta uno dei tanti «pastrocchi » compiuti dal Governo Prodi in questi - per fortuna - pochi mesi di permanenza a Palazzo Chigi, potevano, una volta sospesi i lavori parlamentari dei due rami del Parlamento, essere esaminate, come sottolineava poc'anzi giustamente il collega Buontempo, in altra sede. Dico ciò perché, a mio avviso, sarebbe opportuno un chiarimento dinanzi al paese di quello che potrà accadere, da qui a pochi giorni. È vero che sono già in atto le consultazioni, però, è altrettanto vero che si registra una totale assenza di strategia politica da parte della ex maggioranza che, in maniera anche un po' truffaldina, era giunta al Governo.
Tuttavia, nel merito, ci preme sottolineare, come Lega Nord, alcuni aspetti relativi alla genesi di questo decreto-legge, che nasce dal cosiddetto emendamento Fuda, un emendamento che, in realtà, avrebbe dovuto chiamarsi emendamento del Consiglio dei ministri, nonostante Di Pietro abbia dichiarato, all'epoca della presentazione del maxiemendamento sulla legge finanziaria, che ci sarebbe stata una sorta di inchiesta interna per capire come era stato possibile, di fatto attraverso un colpo di mano, inserire la prescrizione dei reati amministrativi all'interno della legge finanziaria.
Di Pietro aveva dichiarato che l'indagine avrebbe portato ad individuare i responsabili, ma questi ultimi, di fatto, non sono assolutamente venuti fuori.Pag. 20
È importante evidenziare come, alla fine, Fuda rappresenti un po' il capro espiatorio di questa situazione, perché a noi risulta che, inizialmente, l'emendamento proposto dal senatore della ex maggioranza di centrosinistra era totalmente diverso da quello che poi venne inserito nel comma 1343 della finanziaria 2007.
Gli ordini del giorno che sono stati presentati mirano, correttamente, a sottolineare alcuni aspetti. Il primo è quello, scontato per noi che abbiamo una correttezza nell'azione amministrativa ma non certamente per l'ex maggioranza di Governo, di un richiamo forte alla corretta gestione della spesa pubblica e di un rigore nell'azione amministrativa.
Stiamo parlando di un rischio di danno per l'erario di oltre tre miliardi di euro che qualcuno, evidentemente in maniera interessata, cercava, con un colpo di spugna, di eliminare, alla faccia di tutti i buoni propositi espressi in queste aule, in questi mesi, da parte di Prodi con riguardo al contenimento della spesa pubblica, al rigore, alla perequazione fra i vari enti, alla solidarietà e a tutto ciò doveva conseguire, comprese le «favoline» raccontateci dal Presidente del Consiglio e dai vari ministri, in primis l'ex ministro Padoa Schioppa.
Nell'appellarsi al rigore nell'azione amministrativa, sarebbe stato più opportuno, nei dispositivi dei vari ordini del giorno, richiamare non tanto la necessità del Governo di legiferare, visto che questa è la sede del legislatore, con noi parlamentari, deputati e senatori, non tanto la necessità di demandare, come è scritto in alcuni atti di indirizzo (che, in linea di principio, sono assolutamente condivisibili e che, quindi, per correttezza, voteremo), quanto piuttosto la necessità di tenere conto, una volta tanto, dell' iniziativa legislativa di tutti i deputati presenti oggi e comunque eletti in questa Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedele. Ne ha facoltà.
LUIGI FEDELE. Signor Presidente, confesso una certa difficoltà ad intervenire in quest'aula dove, oggi, si respira un'aria quasi surreale. Comprendiamo le motivazioni di ciò e vediamo lo stesso sottosegretario, il quale ha risposto più in senso negativo che positivo a tutti i nostri ordini del giorno, trovarsi in questa condizione di difficoltà.
Non so, fra l'altro, se, a parti invertite, l'Assemblea, oggi pur regolarmente convocata e quindi in grado di lavorare, avrebbe lavorato, o meglio, non so se avreste consentito a noi di lavorare.
Noi siamo qui anche per senso di responsabilità perché intendiamo votare questo provvedimento per riparare uno dei tanti guasti che il Governo Prodi ha fatto (mi riferisco al passato perché ormai ci auguriamo che non ne possa fare più). Uno dei tanti guasti del Governo di centrosinistra che, in ogni occasione, non perde l'opportunità per parlare di etica, di buona amministrazione, di attività amministrativa improntata alla legalità e alla correttezza, per poi inserire, nella legge finanziaria, norme che certamente non vanno in questa direzione, ma stravolgono la buona azione amministrativa e le amministrazioni locali, consentendo un colpo di spugna su una serie di reati che vanno contro gli interessi dei cittadini.
Credo che - come ho già affermato ieri in sede di illustrazione del mio ordine del giorno - il presentatore di questo emendamento, il senatore Fuda - che so essere una persona non sprovveduta - non avrebbe potuto porre in essere un'operazione del genere senza una copertura. D'altra parte, le stesse modifiche apportate all'emendamento in corso d'opera e lo stesso inserimento sotto banco dimostrano che ciò non sarebbe stato possibile.
Tuttavia, ancora più grave è il fatto che, se la Corte dei conti non fosse insorta e se i giornali non avessero riportato con grande enfasi l'accaduto, probabilmente tutto sarebbe passato nel dimenticatoio e oggi non potremmo essere nemmeno qui ad approvare questo decreto che in qualche modo ripara il grave danno causato.
Tra l'altro, avevamo presentato una serie di ordini del giorno che invitavano il Governo a gestire meglio l'amministrazione Pag. 21pubblica e ad evitare che la decretazione d'urgenza fosse utilizzata in ogni occasione, anche in mancanza dei requisiti prescritti dalla Costituzione. Ma, anche su questi ordini del giorno, il Governo - o, meglio, quello che ne resta - è stato inflessibile, non accettando le nostre proposte. Questo la dice lunga anche sull'interesse al dialogo che molte volte questo Governo dice di avere, ma che nei fatti non ha.
Noi del centrodestra, con grande senso di responsabilità, siamo qui per sanare il grave vulnus realizzato dal vostro Governo. Infatti, non si tratta dell'iniziativa di un singolo senatore, ma di un'azione che ha avuto sicuramente la copertura del Governo. Pertanto, con il voto di oggi, riteniamo di mettere fine a questo grave danno e a questo scandalo che certamente gli italiani non meritavano e non meritano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto svolgere una premessa, che da neodeputato è d'obbligo. Abbiamo avuto la fortuna di iniziare l'attività parlamentare con l'elezione del Presidente la Repubblica e adesso assistiamo anche alla caduta di un Governo; insomma, non ci facciamo mancare nulla!
Tuttavia, in questo clima davvero strano - sembra l'ultimo giorno prima delle vacanze -, siamo qui a discutere di una questione seria ed importante, vale a dire di questo decreto-legge volto a sanare un danno enorme realizzato volutamente da qualcuno (non si sa bene chi), che potrebbe determinare oltre 3 miliardi di euro di danno per lo Stato.
Non possiamo dunque esimerci da alcune valutazioni. Innanzitutto, non ha senso far finta di niente, non dicendo esattamente di chi è la responsabilità politica dell'inserimento di tale emendamento. È ingiusto buttare la croce addosso al senatore Fuda, in quanto è evidente che dietro c'era qualcun altro. Chi ci fosse dietro è difficile dirlo, so solo che il sottoscritto e i colleghi Fugatti e Filippi hanno subito una «rimbrottata» e una minaccia di querela dall'ufficio stampa dell'ex vice premier Rutelli. «Gallina che canta ha fatto l'uovo» si dice dalle nostre parti.
Tuttavia, occorrerebbe approfondire anche l'aspetto della responsabilità politica. Tutti gli ordini del giorno presentati sono condivisibili in quanto mirano ad impegnare il futuro (a questo punto) Governo ad un'azione di chiarezza e di rispetto nell'uso dei soldi pubblici dei contribuenti. È giusto che in proposito si svolga effettivamente una riflessione.
Il Governo (ex Governo) Prodi, con il ministro Padoa Schioppa, si era inizialmente impegnato in maniera formale ad una politica di rigore e di forte attenzione nell'uso delle risorse pubbliche, per ridurre la spesa pubblica. Ebbene, proprio nel 2006, sotto la guida del Governo Prodi e del «superministro» Padoa Schioppa, abbiamo raggiunto lo storico record del 48,5 per cento di spesa pubblica rispetto al PIL. Questo significa che circa la metà del PIL viene spesa dalla pubblica amministrazione. Vuol dire che un euro su due della ricchezza prodotta in questo Paese va alla pubblica amministrazione.
Lo spende bene? Chiedetelo ai pendolari, che prendono il treno e che adesso sopportano anche l'aumento dei biglietti! È evidente che i soldi della pubblica amministrazione non vengono spesi bene. Ogni giorno tutti noi lo abbiamo sotto gli occhi. Per ogni servizio che chiediamo, non vi è mai coerenza tra la nostra aspettativa e quanto otteniamo.
Perché i soldi pubblici vengono spesi così male? Facciamo due esempi. In sede di V Commissione bilancio abbiamo presentato un'interrogazione, chiedendo quanti sono e cosa fanno i dipendenti pubblici che guadagnano più dei parlamentari. È di tutta evidenza come lo stipendio dei parlamentari sia un buon stipendio. Chi di noi si lamenta in proposito, lo fa «a bocca piena»; non avrebbe senso lamentarsi. Purtroppo, non abbiamo Pag. 22ancora avuto risposta. Infatti, il Governo avrebbe dovuto rispondere la settimana scorsa, ma non ha fatto in tempo. Avrebbe dovuto rispondere oggi pomeriggio, ma è caduto. Pertanto, rimaniamo con questo dubbio. La sensazione è che il numero di questi dipendenti corrisponda a migliaia di persone. Vi sono migliaia di persone che nel pubblico impiego hanno uno stipendio da «nababbi», cosa che non ha alcun senso né alcuna giustificazione.
In questo periodo avremmo dovuto parlare di liberalizzazioni, grazie ai famosi decreti Bersani. Ebbene, la vera liberalizzazione è una sola, ovvero la riduzione del peso dello Stato. Se non riduciamo tale peso, andremo tutti «a carte quarantotto» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).