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Seguito della discussione sulle comunicazioni del Governo (9,40).
(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, rivolgendomi poche ore fa alle senatrici e ai senatori per chiedere loro di rinnovare la fiducia al Governo, ho riconosciuto che la crisi che si era aperta il 21 febbraio, quando l'Esecutivo è stato messo in minoranza sulla politica estera, era di natura politica. E ho aggiunto che, come Governo e come maggioranza, era nostro obbligo trarre le conseguenze di questa crisi politica. Sono stato dal Capo dello Stato. Si è svolta una procedura che tutti avete seguito con cura, che è stata guidata dal Capo dello Stato in modo rigoroso, serio ed inflessibile. Eppure, ho sentito nel corso del dibattito l'accusa, da parte di esponenti della minoranza, di aver voluto «galleggiare», di aver voluto durare ad ogni costo.
Vedete, se avessi fatto questa scelta, avrei derubricato la crisi ad un incidente di percorso, legato al voto di due singoli senatori, ad un caso particolare. Ho invece Pag. 2voluto dare, con le mie dimissioni, un pieno valore politico alla crisi e, con l'accordo sui dodici punti programmatici, segnare la volontà dell'Unione di sostenere la ripresa di una forte azione di Governo.
D'altronde, non è stata altro che questa la politica del Governo in questi mesi. Io ho affrontato, senza arroganza, con consapevolezza, con assoluta consapevolezza, il rischio del calo di popolarità. Sapevo che un Governo che prendeva un paese come era l'Italia doveva correre il rischio dell'impopolarità e che, se non avessimo adottato le misure che abbiamo preso, non avremmo poi potuto cominciare l'azione di risanamento.
Il fatto quasi inatteso è che i risultati di questo risanamento sono più veloci, più rapidi e anche più forti di quello che credessi. Quindi credo che ci siano gli elementi per poter cominciare a pensare che questa seria ed onesta strategia, che nulla ha nascosto, che ha dato al paese le medicine che si dovevano dare, stia dando i frutti che noi volevamo. Vorrei, nel chiedere il vostro voto di fiducia, che ripartissimo da questo fatto e da questo impegno di verità che il Governo si è assunto, affrontando i rischi dell'impopolarità.
Capisco le paure, a volte lo sconforto ed anche la fragile esultanza di chi concepisce la politica come un fatto a breve, ma, se abbiamo una legislatura di cinque anni e se la democrazia prevede questi tempi, è proprio perché si possa permettere ad un Governo all'inizio di guarire e dare le medicine adatte, per poi avere i risultati nel resto della legislatura. Questo è il senso del discorso di oggi, ovvero trarre le conseguenze da questa crisi, analizzarne il perché, ma, soprattutto, dare al Parlamento le idee, i rimedi, la prospettiva politica di lungo periodo, affinché questo paese esca finalmente dalla lunga crisi cui si era legato e limitato per un periodo di tempo ormai troppo lungo.
Certamente - lo abbiamo già detto al Senato, ma è mio obbligo ripeterlo qui - la prima indicazione, la prima lezione di questa crisi è che essa si inserisce nella generale difficoltà del nostro sistema economico, una generale difficoltà di governabilità, in cui non possiamo non imputare una responsabilità profonda al sistema politico. Di questo parlerò dopo, ma, fin da ora, non posso negare che l'instabilità che questa legge elettorale ha dato all'Italia è responsabile delle continue tensioni che si manifestano.
Mi concentrerò ora, prima di finire con un accenno alla legge elettorale, sul tema della politica estera, che è stata la causa scatenante di questa crisi e, con molta più attenzione di quanto fatto al Senato, mi soffermerò sui problemi dell'economia, proprio perché in questi giorni si è svolto un dibattito su questi temi, sui quali anche la Camera si è soffermata a lungo, ed anche in considerazione dei nuovi dati economici che ci confortano nelle scelte prese e ci danno indicazioni sulle scelte da assumere in futuro.
Riguardo alla politica estera, sarò molto breve, proprio perché già al Senato è stata lungamente approfondita (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania). Ribadisco la scelta che è stata fatta dall'Italia in ormai sei decenni di storia repubblicana, ovvero la scelta di collocarsi fra i maggiori sostenitori delle Nazioni Unite, nel centro dell'Europa politicamente unita, legata agli Stati Uniti, fedele alle alleanze che abbiamo stipulato. Questo è un patrimonio comune a tutti noi, che ha le proprie radici nell'articolo 11 della Costituzione, l'articolo della pace, che individua, appunto, la pace come il fondamento e l'obiettivo della politica estera italiana e delle organizzazioni internazionali, prima di tutto le Nazioni Unite.
Sotto questo aspetto, il nostro sforzo prossimo sarà quello di ridare la spinta verso la costruzione della Costituzione europea. Si svolgerà, qui a Roma e poi a Berlino, la celebrazione, tra poche settimane, del cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma, che dobbiamo celebrare con uno sforzo verso la ripresa del cammino costituzionale. Sotto questo aspetto, deve guidarci il rapporto stretto che abbiamo con la Germania e con il presidente di turno dell'Unione europea, con cui, Pag. 3anche questa mattina, ho potuto scambiare una lunga telefonata proprio sui temi relativi alla ripresa degli schemi del prossimo vertice europeo. L'Italia deve tornare ad essere tra i paesi trainanti dell'Unione europea.
Richiamo anche i problemi che abbiamo trattato al Senato. Richiamo quanto abbiamo fatto per la conclusione della missione in Iraq, con il rientro ordinato e concordato delle nostre truppe, l'impegno della pace per il Libano, la lotta al terrorismo, la ferma opposizione all'estremismo iraniano, accompagnata dalla ricerca di un dialogo con Teheran perché eviti le opzioni militari, la condivisione dell'impegno internazionale in Afghanistan, accompagnata però dalla forte volontà di avere una prospettiva di pace.
Questa prospettiva si sta irrobustendo giorno per giorno. Dicevo al Senato che era partita timidamente e che, adagio adagio, sta dimostrandosi come l'unica proposta di buonsenso, l'unica proposta che abbiamo di fronte per potere, in qualche modo, congelare almeno un conflitto che ormai dura da troppi anni.
Ricordo ancora la politica riguardo all'Africa e il nostro impegno che abbiamo verso questo continente.
Vorrei aggiungere un altro punto rispetto a quelli che ho toccato al Senato ed è quello della politica nei confronti dei Balcani. Abbiamo troppo dimenticato i Balcani. Sono stati congelati in una specie di «pace non pace» per lungo tempo. Adesso, occorre riprendere la politica, soprattutto nei confronti della Serbia, paese in profonda sofferenza, che, in qualche modo, dovrà portare a decisione il problema del Kossovo. Si sta chiudendo la missione internazionale del Presidente finlandese Ahtisaari e si sta preparando uno schema in cui i rapporti fra Belgrado e Pristina saranno completamente diversi rispetto a quelli precedenti. Dobbiamo aiutare la Serbia in questo difficile passaggio, non solo con la prospettiva di adesione all'Unione europea, ma anche con aiuti economici, in modo che questa solidarietà riporti, in maniera definitiva, la pace ai Balcani.
Naturalmente, la Serbia dovrà adempiere ai compiti che essa stessa ha assunto di cooperare con il tribunale dell'Aja, perché vi sono problemi di diritti civili sui quali noi non possiamo transigere. Ma guai ad avere un atteggiamento di chiusura verso la Serbia in questo momento, atteggiamento che ci porterebbe ad una ripresa dei conflitti in tutta l'area dei Balcani.
Questa è la politica estera italiana: una politica forte, una politica di pace, una politica di apertura, una politica di ripresa degli aiuti al terzo mondo, sui quali non mi soffermo, perché già ne ho illustrato lungamente i dati al Senato, sebbene anche questi cambino un capitolo. Stiamo pagando riguardo all'AIDS, alla malaria, a tutti questi fondi, i debiti a cui da tre anni non si era fatto fronte. Abbiamo raddoppiato il nostro impegno nel terzo mondo; chiaramente, non siamo ancora al livello che vorremmo e su ci eravamo impegnati però per l'intero quinquennio, ma l'impegno che abbiamo cominciato quest'anno continuerà anche nel prossimo futuro.
Sull'economia, la discussione che si è svolta al Senato è stata fatta quando non conoscevamo ancora i dati definitivi sul 2006 che l'Istat ha pubblicato ieri. Sono dati assolutamente confortanti, soprattutto riguardo all'ultimo quadrimestre. Quindi, non sto facendo polemica né sto manipolando alcunché; sto esponendo semplicemente i dati dell'Istat (Commenti del deputato Uggè): 1,9 per cento dello sviluppo in un anno.
Lo sviluppo è dovuto all'aumento dei consumi delle famiglie, all'aumento degli stipendi ed anche, finalmente, ad una ripresa delle esportazioni. Quindi, si tratta di una crescita bilanciata, ottenuta con il contributo di tutto il paese. Le imprese hanno ripreso fiducia e c'è un quadro diverso rispetto a quello di pochi mesi fa. Un aumento simile non si registrava da prima del 2000: come ho detto, esso è in un anno uguale, anzi un po' maggiore di quello dei quattro anni precedenti. Non siamo ancora ai livelli di un grande slancio: dobbiamo favorire il momento per poter avere lo slancio, ma certamente Pag. 4siamo in una situazione completamente diversa. Questo è avvenuto nonostante le decisioni prese, gravose e difficili, riguardo al risanamento dei conti pubblici. Il risanamento dei conti pubblici è avvenuto: l'indebitamento netto, strutturale, è al di sotto del 3 per cento, è al 2,4 per cento. Naturalmente, risulta il 4,2 per cento perché si deve tenere conto di alcune voci che erano state indebitamente escluse dal bilancio pubblico. Si tratta, però, di voci straordinarie: nel lungo periodo, marciamo tranquillamente verso il risanamento della nostra finanza.
È interessante vedere come sono aumentate le entrate fiscali, senza strette fiscali, perché, al 31 dicembre, nessun provvedimento di questo tipo era ancora entrato in vigore. Abbiamo un aumento degli introiti fiscali di 35,8 miliardi. È interessante notare che: il 30 per cento di esso è dovuto all'aumento del prodotto interno lordo (quasi un terzo); il 22 per cento è dovuto ad una tantum ed a fattori eccezionali (versamenti della Banca d'Italia al Tesoro ed altri fattori di questo tipo che non torneranno più); le manovre dei Governi precedenti sono pari al 14 per cento (quindi, la finanziaria per il 2006 ha dato contributi aggiuntivi per il 14 per cento); il resto, vale a dire il 34 per cento, è proprio derivato dall'inizio di una lotta all'evasione ed all'elusione fiscale. Un terzo, quindi, dei nuovi contributi è dovuto a questo fatto e non ha alcuna altra spiegazione. Quindi, non si tratta né di trionfalismo né di altro: è che, quando un Governo mette seriamente questo compito all'ordine del giorno, gli italiani cominciano a comportarsi nel modo civile in cui si devono comportare.
Evidentemente, non sappiamo ancora quanto vi sia di strutturale. Prendo soltanto come un buon augurio quanto l'agenzia Fitch notava stamani: è la prima volta che, dopo moltissimi anni, il deficit italiano è inferiore alle dichiarazioni fatte. Non era mai capitato! Almeno, una prova di serietà noi l'abbiamo data. Vedremo se tutto il quadro che ho illustrato continuerà ad operare in futuro; comunque, si tratta del quadro di un paese che inizia un cammino di serietà.
È ovvio che questi dati non devono farci allentare il senso del rigore, il senso della necessità di un equilibrio finanziario, il senso di una legislatura economica che dobbiamo compiere, al termine della quale dobbiamo consegnare un paese che corra veloce e che sia sano: questo era il nostro compito che dobbiamo adempiere nel tempo che ci sta davanti.
Ovviamente, i risultati ottenuti vanno correttamente ripartiti anche a favore dei contribuenti, dei più bisognosi, delle famiglie in particolare, perché c'è anche un rapporto virtuoso, tra lo Stato ed i cittadini, che noi dobbiamo rispettare. Voglio essere ancora più chiaro: la pressione fiscale deve diminuire e diminuirà; è un impegno del Governo. Ho detto al Senato - e lo ripeto - che stiamo articolando nuove misure sulla casa e sulla politica sociale. Tuttavia, lo faremo sempre nel rispetto degli obiettivi dell'equilibrio e del risanamento dell'economia.
Naturalmente dobbiamo conservare questo cammino verso il risanamento. Tornando su questo punto, noi abbiamo cominciato a ricostruire l'avanzo primario, rimettendo un po' di fieno in cascina, necessario per iniziare a ridurre l'imponente debito pubblico, ben superiore, come ho ricordato in Senato, alla ricchezza che l'Italia produce in un intero anno. Abbiamo quindi misure buone e situazioni buone; possiamo prendere altre misure che comincino a dare qualche frutto e lo dobbiamo fare nel rispetto del nostro obbligo di consegnare a legislatura finita un paese risanato e ad alto livello di sviluppo. La crescita, infatti, resta l'obiettivo principale del nostro Governo, ed è una crescita che - anche questo è la prima volta che viene ammesso dalla stampa internazionale e dai dati nazionali - è favorita dalle ristrutturazioni, che hanno aiutato ad iniziare questo cammino virtuoso.
Voglio soffermarmi ora sulle liberalizzazioni. Io sono convinto che abbiamo cominciato veramente a «scrostare» interessi Pag. 5storici, che molto spesso erano anche legittimi, nel senso che si erano quasi consolidati nella prassi, ma che veramente stavano fermando lo sviluppo del nostro paese. Nel corso del dibattito qui alla Camera in molte occasioni qualcuno ci ha detto che noi ci siamo occupati di cose minime... Ci siamo occupati di banche, di assicurazioni, di servizi pubblici, di energia, di professioni, di opere pubbliche. Se poi parliamo di vita quotidiana, se parliamo della possibilità per un giovane di fare un nuovo mestiere, di aprire un'attività senza aver bisogno di raccomandazioni o di conoscere qualcuno, credo che noi non stiamo parlando di cose minime (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Tutto questo lo avevamo scritto nel programma elettorale.
Vorrei anche ricordare - si tratta di una circostanza casuale ma ugualmente interessante - che oggi stesso comincia da parte delle imprese telefoniche l'abolizione del peso delle ricariche telefoniche (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania). Capisco che aiutare il consumatore, potere assicurarsi con meno problemi burocratici, con costi minori o fare dei mutui in maniera più agevolata possa anche dar dispiacere a qualcuno dell'opposizione, ma questa è la realtà (Applausi dei deputati dei gruppi di maggioranza - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
Noi non ci fermiamo (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Forza Italia: No, mai! - Commenti)!
PRESIDENTE. Vi prego, per favore!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Non ci fermiamo assolutamente! Non ci fermiamo perché questa è la strada del rilancio, che sta dando frutti molti superiori anche alle nostre previsioni.
Noi continueremo a sostenere, quindi, il rilancio, il risanamento, i consumi, gli investimenti e la ricerca. Continueremo ad aprire i mercati alla concorrenza, e questo irrita molte categorie (Commenti del deputato Armani). Abbiamo avuto le reazioni di tante categorie, in questi giorni, quando abbiamo assunto tali decisioni; tuttavia, le abbiamo prese lo stesso. State tranquilli che ne assumeremo delle altre, estremamente importanti (Applausi del deputato Borghesi)!
Soprattutto, le prenderemo per favorire l'apertura dei mercati alla concorrenza, per rafforzare le autorità indipendenti e, quindi, per avere un'economia più trasparente e più aderente alle esigenze di una società moderna.
Accanto a ciò, gli investimenti in infrastrutture procederanno lungo la linea che abbiamo deciso, cioè dare la precedenza assoluta alle opere iniziate ed avviare le grandi infrastrutture che ci legano al resto dell'Europa.
C'è un problema, però, che dobbiamo curare con particolare energia, e qui chiedo veramente un lavoro comune di tutto il Parlamento; ne ho fatto cenno al Senato, ma qui, di fronte alla Camera, voglio ribadirlo con ancora più forza.
Guardate, abbiamo un problema di lotta feroce alla criminalità organizzata. Senza la vittoria sulla criminalità organizzata, infatti, noi non ce la (Commenti)...
EDMONDO CIRIELLI. Un altro indulto...!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Guardate, si tratta di un problema sul quale chiedo veramente un lavoro comune!
In questi giorni - anzi, da mesi -, mi sono impegnato personalmente affinché il porto di Gioia Tauro diventi veramente il grande punto di rinascita nel nostro Mezzogiorno, vale a dire il luogo di convergenza intorno al quale si possano realizzare attività manifatturiere, possa giungere tutto quello che proviene dall'Asia e si possa vedere qualcosa di nuovo e di forte. Mi sento (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)... Scusate... Scusate... Scusate!Pag. 6
Sento obiettare, dagli operatori stranieri, due punti: il primo è avere un interlocutore unico, che risponda alle loro esigenze; l'altro è non avere alcun accenno di criminalità o di controllo sociale verso le attività economiche. Quindi (Commenti del deputato Pizzolante)...
PRESIDENTE. Per favore! Il Presidente del Consiglio sta svolgendo le sue argomentazioni su temi di interesse di tutto il paese...
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io vi chiedo...
PRESIDENTE. ...e nostro: quindi, vi prego di lasciargli svolgere il suo intervento senza interruzioni, grazie!
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Io vi chiedo un impegno senza polemiche su questo, mostrando proprio un senso di unità nazionale!
Guardate, siamo ad una possibile svolta per il Mezzogiorno, dati i cambiamenti nel mondo: c'è solo questa condizione; vi assicuro che c'è solo questa condizione e poi il Meridione può veramente fare un balzo in avanti, poiché sussistono tutte le condizioni economiche. Infatti, la Cina e l'India attendono veramente di avere un punto d'appoggio dove comincia l'Europa, verso Suez, vale a dire in Italia.
Questo è ciò che ci chiedono; quindi, su questo tema, vi chiederò, nei prossimi mesi, uno sforzo congiunto: vi chiedo di collaborare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).
Richiamo solo poche cose per terminare il mio intervento. Come vi ho già detto, vi è la conferma del grande piano delle opere pubbliche; vi sarà, inoltre, un grande sforzo - molto più grande di quello che, intellettualmente, si poteva prevedere fino a pochi mesi fa - sulle energie rinnovabili. Non sono mai stato, per definizione, un difensore di illusioni in materia.
La tecnologia e i costi relativi delle nuove energie rinnovabili sono tali da obbligarci ad uno sforzo tecnico-scientifico e di diffusione delle innovazioni come questo paese non ha mai dovuto fare (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi).
Non avremo più bisogno di grandi incentivi pubblici; infatti, se abbiamo l'intelligenza, non abbiamo più bisogno di enormi incentivi pubblici che sostengano le energie rinnovabili, ma che poi impongono un peso finanziario che ci rende impossibile portarle avanti.
Abbiamo di fronte a noi nuovi orizzonti economici, ma bisogna salire nell'ultima generazione della ricerca. Negli ultimi mesi vi è stato un boom nella borsa americana di tutta una serie di imprese che lavorano in questo settore. Questi sono segnali di una maturità dell'innovazione. Noi siamo totalmente fuori da ciò; se, nella passata generazione di solare, abbiamo fatto un decimo della Germania, adesso non possiamo, con la nuova generazione, fare ancora un decimo della Germania. Pertanto, questo diventa un grande spazio per il nostro paese, allo stesso modo del grande sforzo che dobbiamo compiere nella scuola, nella ricerca e nell'innovazione.
Ho parlato tante volte di scuola tecnica e già abbiamo adottato provvedimenti in materia. Si tratta di moltiplicarli, in quanto abbiamo bisogno di periti, di ingegneri in un numero di due o tre volte superiore a quello attuale.
Qui indirizzeremo le risorse: verso la protezione dei più deboli, verso il precariato, nei confronti delle persone più povere, ma anche sull'innovazione, sui giovani e sul salto in avanti della nostra economia. Ripeto anche quanto ho affermato riguardo al sostegno delle famiglie numerose e alla politica della casa.
Questo è il nostro programma. Questo è ciò che abbiamo iniziato a fare. Questo è quanto noi faremo nel futuro. Si tratta di interventi coerenti con il famoso programma delle 281 pagine, che è stato Pag. 7molto criticato e molto «sfottuto». Probabilmente è stato anche ingenuo predisporlo, ma adesso sono lì queste pagine e noi le seguiamo, perché abbiamo fatto una politica seria (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)! Credo che non solo le 281 pagine, ma anche i 12 punti delle priorità siano assai più di un contratto con gli italiani di 5 punti in cui non si capiva nulla (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia)!
Questa è la nostra strategia, questo è il nostro programma ed è chiaro che su molti aspetti la maggioranza e l'opposizione si divideranno. Tuttavia, ritengo che tutti dobbiamo avere un obiettivo comune, vale a dire quello di consolidare la ripresa della nostra economia. Per questo non dispero che su alcuni punti - come la politica energetica e le tabelle verdi - si possa trovare un consenso più ampio di quello semplice della maggioranza.
Vorrei porre anche - e poi termino con l'economia - un ultimo tema, quello del riordino del sistema delle autorità indipendenti e della Commissione bicamerale a cui queste autorità dovranno in qualche modo rispondere. Infatti, le autorità indipendenti sono diventate uno dei punti delicati, quasi un aspetto nuovo del nostro assetto istituzionale e non sono state ancora collaudate a fondo e inserite in un organico piano di sviluppo.
Concludo con la legge elettorale, che ha avuto una grande influenza nel modo con cui i partiti si sono presentati alle elezioni; ha avuto una grande influenza sui risultati delle elezioni del 9 e 10 aprile ed ha avuto anche influenza sull'ultima crisi. Tutti abbiamo riconosciuto - ed è un altro punto molto importante di questo dibattito - che questa legge va riformata.
Una settimana fa non ero sicuro di questo atteggiamento. In questo momento non ho alcun piano preciso, anche perché una nuova maggioranza viene solitamente accusata di voler demolire le leggi approvate da quella precedente. In questo caso ci troviamo in una situazione unica, in cui nessuna voce si è alzata a difesa di quello che con linguaggio meno crudo rispetto a quello utilizzato dai suoi stessi autori definisco un «pasticcio». Sono lieto di questo perché uno dei nostri primi impegni è stato ed è quello di dialogare consapevolmente con tutte le forze politiche, in particolare con le forze del Parlamento. Adesso il tema è sul tappeto ed è accettato da tutti. Dobbiamo dialogare consapevolmente con tutte le forze politiche e partitiche del Parlamento.
Naturalmente è chiaro che in questi primi giorni poche sono state le convergenze organiche su questo tema. Anzi, sono stati più numerosi i temi di divergenza rispetto a quelli di convergenza, ma è naturale che così sia in questa prima fase. Voglio soltanto che questo tema entri nelle aule parlamentari e nel lavoro delle Commissioni e che si cerchi con comune sforzo una soluzione. Infatti, si tratta di un tema che non è nelle mani della maggioranza.
E, accanto a questo - qui c'è meno accordo - occorre ritoccare anche alcuni punti della Costituzione. Ho accennato alla stessa composizione delle Camere, ma ancor più chiaro e maturo è il problema del federalismo fiscale. Esso è maturo perché già si è lavorato in materia. Per la stessa solidità della ripresa abbiamo bisogno di maturare il senso dell'autonomia, della forza e dell'autogestione degli enti locali, a cominciare dalle regioni. Inoltre, abbiamo anche la necessità di chiarire con precisione quanto il federalismo debba essere posto a riequilibrare le disparità economiche del paese. Soprattutto vorrei soffermarmi sulla necessità di un federalismo che deve essere «responsabilizzante», dove effettivamente esista una sorta di patto di stabilità tra Governo ed enti locali, in modo da essere chiaramente in possesso, di fronte alla comunità internazionale, del bilancio dello Stato ed anche dell'andamento del bilancio di tutti gli enti locali. È questo il tipo di federalismo fiscale che riteniamo prioritario per arrivare Pag. 8a quella che in Senato ho chiamato «democrazia governante» e che costituisce il nostro obiettivo principale.
Allora, invito veramente le due Camere ad iniziare, nel confronto interno alle Commissioni e con le modalità che il Parlamento vorrà darsi, l'analisi di questi punti fondamentali della riforma del nostro sistema. Sono questi i punti, gli aspetti fondamentali e le riflessioni a cui sono stato guidato dal dibattito di questi due giorni. Si tratta di punti che si riconducono ad un solo obiettivo: riprendere lo sviluppo del paese in modo più equo; ridare solidità alle istituzioni, garantendo la durata dei governi; arrivare, appunto, ad una «democrazia governante» in cui i rapporti tra Parlamento ed Esecutivo siano corretti e forti.
Questi sono i miei obiettivi ed insisto, da ultimo, sul metodo della concertazione per affrontare questi problemi.
In questi giorni si sono lette quasi delle conclusioni circa il nostro tavolo di concertazione. Vi posso assicurare che al riguardo non c'è alcuna conclusione: noi andiamo a questo tavolo con un atteggiamento assolutamente aperto; vogliamo riprendere, con il dialogo con i sindacati e con le associazioni dei produttori, il cammino della crescita, il cammino della produttività, quello cioè che in Italia non si può fare senza un accordo con le parti. Apprezzo, quindi, la disponibilità che vi è riguardo a questi punti.
Questi sono gli obiettivi che vi ho posto. Vi chiedo di non sprecare la straordinaria opportunità che ci viene offerta dalla ripresa economica, in modo da creare subito le condizioni per una vita più serena, per uno sviluppo maggiore e per un equilibrio più equo del nostro paese (Commenti del deputato Uggè). Ed è per questo che vi invito a votare a favore della risoluzione, presentata dall'onorevole Franceschini e dagli altri capigruppo della maggioranza, sulla quale, a nome del Governo, pongo la questione di fiducia (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Italia dei Valori, Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani, Verdi, Popolari-Udeur e Misto-Minoranze linguistiche).
PRESIDENTE. La ringrazio, signor Presidente del Consiglio.
Avverto che, avendo il Presidente del Consiglio dei ministri posto la questione di fiducia sull'approvazione della risoluzione Franceschini ed altri n. 6-00016, la votazione, secondo quanto convenuto nella Conferenza dei presidenti di gruppo dello scorso 26 febbraio, avverrà per appello nominale subito dopo le dichiarazioni di voto.