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Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali (A.C. 2193-A) (ore 14,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 1 e 2).
(Esame dell'articolo unico - A.C. 2193-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 3), nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 4).
Avverto che le proposte emendative presentate si intendono riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 5).
Avverto altresì che è stato presentato un emendamento riferito al titolo del disegno di legge di conversione (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 6).
Avverto infine che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, le seguenti proposte emendative non previamente presentate in Commissione: Rivolta 3.51, 3.52, 3.53, 3.54, 3.55 e 3.56, che introducono nuove modalità di azione del contingente italiano impegnato in Afghanistan e particolari procedure decisionali alle quali lo stesso deve attenersi.
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative presentate l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho già avuto modo di esprimere ieri, nel corso della discussione sulle linee generali, le mie valutazioni sul provvedimento in esame.
Avendo riguardo alla finalità, alla dimensione ed al significato della proroga delle missioni internazionali, ritengo che il testo del decreto-legge, ampiamente discusso nelle Commissioni, le quali avevano già apportato alcune modificazioni ed integrazioni, sia abbastanza esaustivo nel suo complesso e rispondente, nei contenuti, proprio alle finalità ed agli intenti, almeno alla luce dello scenario che si configura, oggi, nei territori in cui il nostro paese è intervenuto per salvaguardare la pace, la sicurezza e la stabilità e per assicurare le condizioni per la ricostruzione.
Certo, tutto ciò che può venire, in termini migliorativi, soprattutto sotto i profili della ricostruzione e dell'elevazione della condizione delle popolazioni, del sostegno in vista di una futura autosufficienza dei paesi in parola, anche dal punto di vista delle capacità di difesa e di tutela della sicurezza, verrà accolto favorevolmente. È questo il criterio che mi guiderà, oggi, nella valutazione delle proposte emendative che sono state presentate per l'esame in Assemblea.
In particolare, il tema più controverso, quello che ha suscitato dibattiti e divisioni nel panorama politico nazionale, è la missione internazionale in Afghanistan. Noi siamo presenti, da cinque anni, in un paese che, da altrettanti anni, vede sul suo territorio una presenza internazionale militare e civile, e rispetto al quale l'esito dell'impegno internazionale assume caratteri di evidente criticità, per quanto riguarda, in particolare, non soltanto la ricostruzione, ma anche la coesione sociale, la sicurezza, gli aspetti militari, la reale affermazione della democrazia e della tutela dei diritti umani.
Può ritenersi, dunque, fortemente incompleto il processo di nation building che è stato posto in atto con il supporto della comunità internazionale. Più specificamente, vanno portati a compimento la ricostruzione del sistema giudiziario, a cui pure ha offerto il principale apporto il nostro paese, generosamente e con grande impegno; la realizzazione di condizioni che rendano possibile l'effettivo esercizio dell'autorità da parte del Governo democraticamente espresso dal popolo afgano, del Governo Kharzai, su tutto il territorio. Nel contempo, va risolto il problema della permanenza di un potere indebito ed invasivo dei signori della guerra e dei narcotrafficanti, i quali condizionano fortemente le realtà locali, soprattutto quelle montane e rurali, e limitano l'efficacia delle direttive del Governo nazionale.
Vi è stata una inadeguata riconversione delle diffuse colture del papavero per produrre l'oppio, una inadeguata e insufficiente azione di riconversione di queste colture in colture legali che consentissero adeguata fonte di reddito, adeguate risorse ai produttori che sono stati privati con la forza di queste culture, mentre ancora vi sono quelli che indebitamente le producono.
Sono stati esperiti, anche con l'aiuto del nostro paese, diversi tentativi nel campo del grano, del frumento, dell'olio d'oliva. Sono state tutte colture, tutti esperimenti insufficienti e inadeguati a sostituire il reddito che derivava da quelle colture illecite, le quali hanno effetti devastanti e pericolosi anche per il resto della comunità internazionale.
È stata incompleta la ricostruzione del sistema scolastico, l'azione di educazione e di formazione dei giovani, esercitata in condizioni di grande disagio, con pericoli anche fisici corsi dagli insegnanti a causa del boicottaggio e delle aggressioni dei fondamentalisti o di coloro che non condividono le innovazioni, che pure devono essere introdotte per arrivare ad un compiuto sistema democratico, o anche ad una diffusione di massa della cultura e dell'educazione.
Vi sono ancora insufficienze nei sistemi di tutela dei diritti umani e della condizione della donna, ancora soggetta a volte alla pratica dei matrimoni forzati, ancora Pag. 19soggetta a forme di mercimonio e di vero e proprio commercio da parte delle famiglie nelle zone più arretrate.
È mancata la realizzazione di un equilibrio, nel tentativo di permeare la società dei diritti umani fondamentali e contemperare questo fenomeno con questa azione, con il rispetto di diffuse tradizioni locali, per cui alcune volte il tentativo di portare lì la nostra cultura dei diritti umani ha determinato nelle popolazioni un senso di frustrazione e di mancato rispetto, quando non addirittura una percezione di disprezzo per le loro consuetudini, i loro principi, le loro antiche tradizioni.
Tutto ciò, tutta questa situazione di malcontento e di insoddisfazione rispetto alle attese che erano maturate nei confronti dell'azione e della presenza della comunità internazionale, ha reinserito pesantemente nei giochi politici e militari di quel paese i talebani, che erano stati ricacciati nelle aree più nascoste e più recondite, che si erano rifugiati e sembravano scomparsi nelle aree tribali.
Essi sono tornati, tornano a colpire fortemente sul piano terroristico, tornano ad avanzare la pretesa di riconquistare il potere politico perduto. Questo fenomeno mina fortemente la stabilità di quel paese e i risultati che pure tra queste difficoltà abbiamo raggiunto.
Quindi, per tutte queste ragioni, ritengo che siano accoglibili quegli emendamenti che vanno nel senso di integrare gli apporti normativi di questo provvedimento sotto il profilo della ricostruzione, della cooperazione, dell'assistenza, dell'educazione, della valorizzazione di risorse locali da impiegare nell'azione di cooperazione, anche per dare lavoro, per dare motivazione, possibilità di autorealizzazione ai giovani.
Altrettanto dicasi per gli emendamenti che vanno nel senso di introdurre più forti forme di monitoraggio e di garanzia sul lavoro che viene effettivamente svolto dalla missione internazionale e dalla cooperazione. Si tratta di emendamenti volti ad una maggiore informazione del Parlamento ed emendamenti volti ad una maggiore responsabilizzazione delle rappresentanze diplomatiche locali. Questa ultima fattispecie non riguarda solo l'Afghanistan, ma anche l'Iraq: e in proposito è stato presentato un emendamento, in quanto l'articolo 2 del provvedimento disciplina appunto la presenza italiana che resterà in Iraq per garantire il completamento della ricostruzione e garantire un maggiore sviluppo alla sicurezza.
Per quanto riguarda le altre proposte emendative, alcune mi sembrano di carattere provocatorio (mi riferisco, in particolare, all'anticipazione della scadenza della missione; a nostro avviso, l'averla prolungata fino alla fine dell'anno rende più stabile e sicuro il lavoro dei nostri soldati e dei nostri operatori); altre configurano ipotetici nuovi scenari sui quali non è questa la sede per pronunciarci e che richiedono nuove intese, nuove decisioni, che non dipendono soltanto dal Parlamento nazionale, ma passano attraverso accordi, intese e decisioni di carattere internazionale; su tutte queste proposte, personalmente, assumo una posizione di maggiore scetticismo.
Ritengo, invece, che si possano accogliere tutte quelle proposte emendative che tendono a migliorare l'efficacia e l'incisività dell'intervento sul piano sociale, educativo e della ricostruzione e dell'affermazione dei diritti umani [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].