Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2193-A)
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Paoletti Tangheroni 2.50.
Passiamo ora all'emendamento Paoletti Tangheroni 2.52, sul quale le Commissioni e il Governo hanno espresso parere contrario.Pag. 64
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Come avevo anticipato, Presidente, proseguo in questa occasione nella spiegazione del contenuto di due emendamenti che si assomigliano. Noi abbiamo visto anche dalle precedenti proposte emendative che la sensazione è quella che, tutti d'accordo, vogliamo cercare di dare il massimo della trasparenza alle operazioni che vengono svolte.
Credo che, per quanto riguarda l'Iraq, la situazione sia ancora più complessa, dal momento che non vi sono nostri militari. Dunque, l'attenzione perché le cose si svolgano non solo con trasparenza, ma anche in modo da dare il massimo sostegno alle popolazioni, deve essere massima. Infatti, in Iraq tutte le iniziative a chi sarebbero affidate? Non esistono professionalità locali. Forse alla società cui si affida la sicurezza dei militari? Allora, a parer mio, la volontà di far ricadere gli incarichi sotto la responsabilità diretta dell'autorità diplomatica diventa ancor più cogente rispetto ad una situazione dove, invece, vi sono perlomeno delle strutture militari in atto.
Pertanto, questo è il senso del mio emendamento, di cui raccomando l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Le cose dette dalla collega Paoletti Tangheroni sono di buonsenso. Mi stupisco pertanto del parere contrario espresso dal Governo e dalle stesse Commissioni. Concordiamo con il contenuto dell'articolo 2 del decreto-legge in esame e con quanto sostenuto dal Ministero degli affari esteri, che esclude che esistano localmente le professionalità richieste.
Riteniamo che nessun collega possa avere problemi a votare a favore di questo emendamento, in quanto è giusto identificare formalmente chi sia la persona che si assume la responsabilità di dichiarare che non esistano personalità locali con le caratteristiche richieste. Penso che il fatto che lo faccia l'ambasciatore sia la cosa più ovvia. Dunque, esiste una figura che può assumersi tale responsabilità, che peraltro rientra nei propri compiti. Altrimenti si tratta di una responsabilità generica, che non si sa a chi far assumere e con quali criteri. Credo che questo emendamento rappresenti una garanzia per tutti; inviterei pertanto il Governo e le Commissioni a rivedere il loro orientamento, sollecitando comunque i colleghi a votare a favore dello stesso.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Paoletti Tangheroni, lei è già intervenuta sull'emendamento: cosa intende segnalare?
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Intervengo per ritirare l'emendamento, invitando il Governo ad accogliere un ordine del giorno di analogo contenuto, di cui preannuncio la presentazione.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che i presentatori ritirano l'emendamento Paoletti Tangheroni 2.52.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 3.50.
SALVATORE CICU. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Cicu lei non può intervenire su questo emendamento in quanto è già intervenuto nella discussione sul complesso degli emendamenti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Questo emendamento è finalizzato a dimostrare ancora una volta l'atteggiamento assolutamente ipocrita che l'attuale maggioranza ha nei confronti non solo dell'Assemblea, ma anche dell'opinione pubblica in generale. Il Governo, per la prima volta, si muove Pag. 65andando contro la consuetudine che era sempre stata seguita, secondo la quale il provvedimento di proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali dovrebbe essere presentato al Parlamento ogni sei mesi, in modo da valutare lo stato dell'arte dell'azione dei nostri militari nelle missioni di pace, i costi ed i benefici, per poi passare all'approvazione del rifinanziamento delle missioni.
Il centrosinistra, soprattutto la sinistra radicale, è sempre stato un fautore di questa linea, cioè - lo ripeto - della necessità che il provvedimento di rifinanziamento venisse discusso ogni sei mesi e non una volta all'anno, proprio perché in questo modo si creava un momento di dibattito e di confronto in Parlamento. Oggi il Governo, invece, inserisce una clausola nuova nel provvedimento in esame, che contrasta con ciò che è sempre stato portato avanti sia nella passata legislatura sia all'inizio di questa, prorogando la missione per un anno intero.
È evidente a tutti che siete diventati convinti sostenitori delle missioni in Afghanistan, in Libano e nelle varie parti del mondo dove siamo impegnati e che addirittura volete prorogate per un anno intero queste missioni.
Siete i primi a non chiedere il dibattito in Parlamento per vedere gli effettivi risultati sui territori in cui operiamo ogni sei mesi. Devo dire che questo dimostra l'ipocrisia dell'attuale centrosinistra, soprattutto della sinistra più radicale, posto che il Governo, già sei mesi fa, aveva manifestato la volontà di introdurre la norma in questione. È evidente che il Governo cerca di dilatare il più possibile i tempi di discussione sui decreti-legge di proroga delle missioni internazionali perché nel centrosinistra vi sono motivi di contrasto interno, visto che una parte della maggioranza è assolutamente contraria alle missioni di pace. Ricordo perfettamente, però, le dichiarazioni dei segretari politici di Rifondazione Comunista o dei Comunisti Italiani, che erano intervenuti minacciando una crisi di Governo se i ministri della difesa e degli affari esteri avessero portato avanti con forza questo provvedimento.
Oggi, invece, vediamo che tutti hanno cambiato idea e si è deciso di prorogare la missione per un anno intero. Credo che questa sia l'ennesima brutta figura che fate. Parlo soprattutto a quelli che si sono sempre detti convinti pacifisti. Siamo di fronte ad una missione di pace che diventa invece una missione di pace in un territorio di guerra.
Ogni giorno, ci possiamo aspettare - lo abbiamo visto già ieri, leggendo le cronache dei giornali che riportavano il sequestro del giornalista di la Repubblica - che Al Qaeda o i talebani cerchino in ogni modo di mettere in difficoltà i nostri uomini che partecipano alle missioni di pace. Neppure sono da escludere, a questo punto, attentati nel nostro paese. Invece, voi fate finta di nulla e chiedete il rifinanziamento per un anno intero, senza dare al Parlamento la possibilità di rivedere, tra sei mesi, le proprie posizioni su questi provvedimenti.
Al di là di tutto ciò, comunque, noi dobbiamo prendere in considerazione un altro aspetto della vicenda. Un Governo così debole, che ha difficoltà nel sostenere le proprie missioni di pace e, dunque, l'operato dei propri militari in territori così difficili, credo sia chiaramente il primo obiettivo per chi, come i terroristi islamici e gli appartenenti ad Al Qaeda, si adopera per cercare di metterci in difficoltà. Nulla si può escludere, dunque, che possa essere organizzato ed attuato contro i nostri uomini e anche nel nostro paese. Nel corso di cinque anni di legislatura, abbiamo affrontato il problema delle conseguenze degli attentati dell'11 settembre 2001 e della presenza dei nostri militari in Iraq, in Afghanistan e nei vari teatri operativi del mondo.
PRESIDENTE. Onorevole Bricolo...
FEDERICO BRICOLO. Concludo, signor Presidente.
Dicevo che noi siamo riusciti sempre a evitare qualsiasi attacco terroristico, nel Pag. 66nostro paese. Credo il Governo debba adoperarsi in tal senso. In questo momento, è importante e vitale, per noi, adottare tutte le misure di sicurezza necessarie, soprattutto nei confronti delle comunità islamiche presenti nel nostro paese, per garantire la sicurezza anche di chi vive a casa propria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, siamo di fronte ad una delle cosiddette discontinuità, in particolare in relazione alla procedura adottata sino ad ora per il rifinanziamento delle missioni. Ricordiamo che, per quanto riguarda i precedenti decreti-legge analoghi, emanati non soltanto da questo ma anche dal precedente Governo, si è sempre svolto un dibattito acceso - che, invece, quest'oggi in Assemblea mi sembra che langua - sulla opportunità addirittura di differenziare, nell'atto normativo, missioni di natura diversa. Ricordo che, nel corso della precedente legislatura, in alcuni casi, soprattutto in relazione alla missione militare in Iraq, si era arrivati addirittura allo scorporo.
Un altro aspetto sul quale si è lungamente dibattuto riguarda invece l'opportunità di allungare o abbreviare il periodo di copertura finanziaria ottenibile con un singolo decreto-legge, al fine di permettere al Parlamento di affrontare, in momenti significativi, con un provvedimento da approvare in Assemblea, ciascuna singola missione. Ci si è sempre aspettati che il Governo fosse in grado di fornire informazioni e risposte su ogni singola missione perché in ogni caso, come ben sappiamo, si tratta di missioni diverse (quella ad Hebron è assai diversa dalla missione in Afghanistan, così come quella in Bosnia è diversa dall'insieme delle missioni in Iraq). Per la prima volta con questo decreto-legge e, debbo dire, per iniziativa del Governo - perché noi tendiamo a modificare quanto è stato direttamente inserito - si è proceduto a uniformare, in maniera anche piuttosto disordinata, come vedremo in occasione dell'esame dei successivi emendamenti, al 31 dicembre 2007 il termine entro cui la copertura finanziaria è autorizzata. Nel linguaggio che normalmente adottiamo in Parlamento, si tratta del periodo per il quale le missioni sono autorizzate, dato che, come sappiamo, in assenza di altri atti, politicamente il finanziamento coincide con l'autorizzazione, anche se le cose, poi, non stanno esattamente così. Noi proponiamo, a beneficio del Parlamento e delle forze di opposizione e di maggioranza che, invece, si ristabilisca la calendarizzazione semestrale degli interventi.
Ebbene, qual è la vera ragione per cui in questo decreto-legge, per la prima volta, rinnegando tutto ciò che avevate detto, voluto e fatto fino a questo momento, si passa ad una calendarizzazione più lunga? Evidentemente, per problemi tutti interni alla vostra maggioranza, perché non vi sono altri motivi, volete spostare il più lontano possibile nel tempo, in particolare dopo ciò che è successo al Senato nelle scorse settimane proprio sulla politica estera, il momento della verifica della vostra maggioranza, soprattutto al Senato, quando si vedrà se questa maggioranza è in grado di fornire un supporto su un tema fondamentale come quello della politica estera.
Noi, come sapete, siamo favorevoli all'insieme di queste missioni internazionali, e, tra l'altro, non abbiamo mai avuto paura della semestralizzazione, perché eravamo consci della solidità della nostra maggioranza. In questa fase, come peraltro ben sapete, abbiamo già dichiarato, in tutte le sedi, che condividiamo l'impianto e l'assoluta continuità di questo decreto-legge e, quindi, con questo emendamento vogliamo soltanto chiedere a questa maggioranza di non rinviare, puramente per motivi di stabilità interna, un momento così importante per il Parlamento, come quello della discussione sulle missioni.
Si è sempre detto che in politica estera la posizione bipartisan costituisce una ricchezza. Ebbene, poiché è una ricchezza, non ci convince questo sterile atteggiamento Pag. 67di riportare a problemi e a calcoli interni ed esclusivi della maggioranza la questione del rifinanziamento delle missioni. Non avremmo difficoltà, in alcuni casi, ad approvare tout court il fatto che il periodo di rinnovo della missione coincida con gli impegni che questo o altri Governi della Repubblica hanno preso nelle sedi internazionali in cui tali missioni sono state negoziate. Per l'Afghanistan, sappiamo che le date sono previste ben al di là del 2007, ma vi sono altri esempi in cui, invece, in sede internazionale si fa riferimento a date che non sono né il 30 giugno, né il 31 dicembre.
Quindi, sinceramente non comprendiamo come possiate subordinare la politica estera alle gravi difficoltà interne alla vostra maggioranza; avete imbavagliato una parte della vostra maggioranza, spendendo soltanto qualche numero (dal 30 giugno al 31 dicembre). Questo, nella situazione di necessaria uniformità e di sostegno bipartisan che bisogna garantire alle missioni dei nostri militari e dei civili all'estero, riteniamo sia un atto non degno, per cui pensiamo che, di conseguenza, si debba votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento Cicu 3.50 e lo faccio in modo convinto, soprattutto alla luce dell'esperienza della passata legislatura.
Vorrei ricordare che in Commissione difesa abbiamo analizzato e lavorato in modo intenso su alcune proposte di legge, di cui una era presentata dal sottoscritto, un'altra dal presidente Ramponi ed una anche dalla sinistra. Con la mia proposta volevo stabilizzare l'impegno delle missioni internazionali di pace, uniformare i trattamenti retributivi dei militari impiegati, stabilire le procedure e, quindi, rendere stabile tutto ciò che riguarda l'impiego dei militari oltre i confini nazionali.
Caso strano, chi si è opposto a tutto ciò è stata proprio una parte del centrosinistra, affermando che il decreto era giusto, perché ogni sei mesi bisognava verificare le regole di ingaggio, l'utilità della missione e, semmai, così come è nell'anima e nel cuore di alcuni esponenti della sinistra, procedere al ritiro dei nostri militari.
Ebbene, a nostro avviso, vi era la necessità di prorogare queste missioni, perché, ancora oggi, non crediamo che le stesse possano esaurirsi entro il 31 dicembre 2007. Infatti, l'impegno per la solidarietà non può essere a termine, fino a quando negli scenari di guerra accade ciò cui stiamo assistendo in questi giorni e a cui abbiamo assistito nel recente passato.
Allora, perché, oggi, la sinistra modifica questo atteggiamento? Lo cambia, perché, evidentemente, non vuole trovarsi nelle condizioni in cui si sta trovando in questi giorni, in cui vi sono distinguo molto forti e dove la stessa maggioranza è messa in crisi.
Ritengo, che, più che delle crisi della maggioranza, occorra porsi problemi seri. Non abbiamo alcun problema né sotto il profilo della condivisione delle missioni né sotto quello dell'impegno per la pace dei nostri militari, cosa che avete voi.
E come sosteneva giustamente Cossiga, ne avete fatte di tutti i colori: avete voluto distinguere una missione dall'altra, avete disquisito su alcuni fatti sui quali non vi era nulla da obiettare, vale a dire l'autodifesa e la difesa dei nostri militari, l'impegno soprattutto per la costruzione di un percorso di pace fatto di solidarietà, verso la costruzione di ospedali, il ripristino delle condutture idriche e dell'energia elettrica.
Ebbene, oggi, di fronte a questa forma ipocrita di prolungamento dei termini, diciamo no. Se volete prorogare i termini, presentate una bella proposta di legge in Commissione, discutiamone insieme, e uscite fuori dalle vostre contraddizioni. Venite fuori da questo falso pacifismo che attanaglia una parte della sinistra e abbiate il coraggio di discuterne seriamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
Pag. 68
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, gli argomenti che sono stati usati, soprattutto quelli del collega Cossiga, meritano alcune risposte.
Se c'è un punto sul quale, per usare termini ironici, ci avete «beccato in castagna», esso riguarda il voto separato su tutte le missioni, che abbiamo insistentemente chiesto nelle scorse legislature e che, peraltro, è previsto dal programma dell'Unione.
Se denunciate un'incoerenza, una contraddizione sul fatto che il decreto-legge accorpi, come sempre è stato fatto, tutte le missioni, avete ragione. Perfettamente ragione. Penso che questa sia una contraddizione che sarebbe inutile nascondere. Speriamo che un giorno si trovi una giusta soluzione; noi, comunque, insisteremo perché la si trovi. Quanto al resto, mi dispiace, ma avete completamente sbagliato indirizzo.
In primo luogo, le missioni sono decise sulla base di mozioni parlamentari. Tutte le missioni, persino quelle più controverse, persino quelle sui bombardamenti della Repubblica federale jugoslava, furono autorizzate da un voto su una mozione parlamentare. Quindi, è del tutto ovvio che qualsiasi di queste missioni, in qualsiasi momento, per una qualsiasi novità intervenuta nel corso dello svolgimento della missione medesima, potrebbe essere revocata, interrotta, chiusa con voto su una mozione parlamentare. Questa è una facoltà del Parlamento.
Mi meraviglio che dei colleghi di opposizione pensino che questa facoltà non possa essere esercitata. Sono liberi di proporre qualsiasi mozione, così come noi lo saremmo nel momento in cui pensassimo di doverlo fare.
Il problema della proroga annuale è dovuto ad un fatto specifico che mi permetto di ricordare perlomeno ai componenti della Commissione esteri della scorsa legislatura. Qual è il motivo per cui tutte le nostre missioni devono essere prorogate di sei mesi in sei mesi? Ci sono due motivi concorrenti: uno è che le Nazioni Unite, per prassi, prorogano le proprie autorizzazioni di sei mesi in sei mesi. Peraltro, nel corso del tempo, è invalsa la pratica di prorogarle di sei mesi in sei mesi per modificare il finanziamento di queste missioni, tanto che nella scorsa legislatura, le stesse missioni hanno trovato coperture diverse. E ciò - mi permetto di dirlo - anche con il saccheggio di capitoli di spesa che certamente con le missioni militari, pacifiche o umanitarie, di guerra o meno, non avevano niente a che vedere. Perfino l'8 per mille è stato usato come capitolo di spesa per finanziare le missioni militari!
È sempre venuta da parte nostra la richiesta dell'istituzione di un capitolo di spesa previsionale nel bilancio dello Stato per finanziare questa iniziativa che spetta al Governo e al Parlamento. A tal proposito, onorevole Ascierto, nella scorsa legislatura - quando è stato smentito dal suo Governo - lei ha trovato in Rifondazione Comunista qualcuno che ha sempre sostenuto la parificazione del trattamento di tutti i militari in tutte le missioni.
Vedo che lei annuisce: noi non facciamo demagogia militarista o apologia dei militari, ma abbiamo a cuore il trattamento economico dei nostri soldati e riteniamo che la strada maestra per raggiungere questo obiettivo sia l'istituzione di un capitolo di spesa per finanziare tali missioni. Si tratta di un obiettivo che lei non è mai riuscito a raggiungere nella scorsa legislatura, essendo stato smentito dal suo Governo, che faceva tanta propaganda sulla solidarietà ai militari, ma che poi li trattava male dal punto di vista economico.
Infine, vorrei ricordare - e ho concluso - che la proroga di un anno non è affatto tesa a superare i problemi che pure esistono su questa materia, a livello sia di giudizio sia di singoli voti al Senato. Anzi, potrebbe trattarsi di un autogol: infatti, il tentativo di prorogare di un anno la missione potrebbe indurre al sospetto eventuali dissidenti o, comunque, taluni senatori recalcitranti.
Ma non è questo il punto e non è questo il motivo per cui avevamo chiesto di superare la proroga semestrale con l'istituzione di un capitolo di spesa nel bilancio dello Stato. Non lo abbiamo fatto Pag. 69per i motivi - scusatemi - piuttosto fasulli che avete citato (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, a me appare chiara una sola cosa, ossia che la variazione della proroga da sei mesi a un anno è dettata da un unico motivo: probabilmente, una verifica al Senato di tali situazioni porterebbe difficoltà alla maggioranza. C'è un unico modo per evitare il saccheggio delle risorse pubbliche per finanziare le missioni di guerra, ossia evitare questo tipo di missioni. Tutti i soldati devono tornare a casa!
L'onorevole Mantovani, parlando di conversione, ha affermato che mi sono convertito: vorrei provare a fare il contrario. Mi piacerebbe convertire almeno un esponente della sinistra alle ragioni della pace. La pace deve prevalere senza «se» e senza «ma» e, pertanto, le missioni di guerra devono cessare. Occorre riportare i soldati in patria e aiutare eventualmente la gente (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, l'onestà intellettuale dell'onorevole Mantovani è fuori discussione: egli è conosciuta come persona intellettualmente corretta. Tuttavia, posso testimoniare che nel suo intervento vi è stata una imprecisione in merito alla missione in Jugoslavia, che fu votata da questo Parlamento solamente dopo il suo inizio. La missione in Jugoslavia iniziò con atti di guerra, mentre il Presidente del Consiglio di allora, onorevole D'Alema, mentiva a questo Parlamento, dichiarando che si trattava soltanto di voli di ricognizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
Nello specifico, all'onorevole Mantovani e agli altri colleghi dico di essere completamente d'accordo e di trovare coerente con l'atteggiamento passato del centrodestra e del centrosinistra il prolungamento del mandato relativo alle missioni, con l'eccezione di quella che riguarda il Libano, ovvero il comma 1 dell'articolo 3. Ci siamo tutti vantati di essere andati in Libano su mandato ONU. Tale mandato relativo ad UNIFIL scade il 31 agosto 2007. Nulla ci induce oggi a ritenere con certezza che tale mandato debba o possa essere prorogato. Sappiamo anche che in Libano sono annunciati venti di tempesta.
L'emendamento in questione è complesso perché tocca più punti. Se vogliamo salvaguardare la continuità dell'impegno, possiamo prolungare di un anno le missioni. Tuttavia, quella riguardante il Libano potrebbe meritare un'eccezione.
Pertanto, chiedo alla Presidenza ed anche alle Commissioni di votare per parti separate l'emendamento Cicu 3.50, riguardante la missione in Libano, nel senso di votare il primo capoverso distintamente dai successivi. Se possibile, le Commissioni dovrebbero differire con un proprio emendamento la data in questione dal 30 giugno al 31 agosto. In questo caso verrebbe coperto esattamente il mandato dell'UNIFIL, cui si attengono anche le truppe italiane. Se così non fosse, ma solo in questo caso, ci limiteremmo a mantenere il termine del 30 giugno e riproporremo il problema limitatamente al Libano, anche in base alla situazione che ci sarà sul campo in quel momento ed anche in base alle decisioni che saranno assunte dall'ONU.
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, le chiedo scusa. Può chiarire i termini della richiesta relativa alla votazione per parti separate?
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, l'emendamento Cicu 3.50 prevede una prima parte che recita: «al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre 2007 con le seguenti: 30 giugno 2007». A questa prima parte, segue la successiva, che inizia Pag. 70con la parola: «conseguentemente». Pertanto, proporrei di votare distintamente la prima parte, escludendo quella che inizia con la parola «conseguentemente», che potrebbe essere posta in votazione successivamente, in un'unica soluzione. L'eventuale approvazione della prima parte dell'emendamento non comporta necessariamente l'approvazione della parte successiva, che quindi può essere votata separatamente.
PRESIDENTE. Quindi, si procederebbe distinguendo la prima parte dell'emendamento da quella consequenziale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. Signor Presidente, gli attacchi e le accuse rivolte al mio gruppo e al segretario del mio partito impongono una brevissima replica. Infatti, se la polemica è sicuramente accettabile, quello che non è accettabile è la deformazione della realtà e delle posizioni da noi espresse.
I deputati della destra sanno bene che non stiamo parlando soltanto dall'Afghanistan, ma di un decreto che proroga tutte le missioni italiane. Inoltre, in questo quadro non stiamo parlando di rifinanziamento, ma stiamo autorizzando una proroga. Questo Governo ha infatti finalmente previsto ed attuato il finanziamento con l'istituzione di un apposito fondo istituito con la legge finanziaria. Non si è quindi comportato come i Governi precedenti, che grazie all'approvazione semestrale reperivano le risorse per finanziare le missioni militari anche su capitoli impropri, sino al punto di coprire la missione di guerra in Iraq con i fondi per la cooperazione allo sviluppo.
Ciò è quello che avete fatto quando avete governato e noi abbiamo contrastato questa politica e certamente non l'ordinata discussione sulla proroga della missione che oggi, dopo la riforma del sistema di finanziamento, può avvenire all'interno della legge finanziaria.
Abbiamo chiesto la presentazione di singoli decreti e criticato il Governo per non averlo fatto, in quanto ciò avrebbe potuto consentire l'approfondimento della discussione. Tuttavia, oggi dobbiamo affrontare complessivamente la questione e possiamo decidere di prorogare, non di finanziare, le missioni di un anno, salvo poterle interrompere in qualsiasi momento, qualora il Governo e il Parlamento lo decidano.
Infine, voglio dire all'onorevole Bricolo che accusare coloro che si battono per la pace e per una diversa politica estera di disfattismo e collusione con il nemico è qualcosa che abbiamo già sentito nel passato e che ha prodotto in Italia regimi politici autoritari e dittature.
Il dibattito democratico e la possibilità di esprimere le proprie opinioni e di non farsi condizionare in nessun modo dall'azione terroristica è il modo per battere il terrorismo. Se noi non ci facciamo condizionare e non impediamo alla nostra democrazia di essere una democrazia in cui tutte le posizioni sono legittime e nessuna viene criminalizzata in questo modo inaccettabile, allora, così facendo, faremo opera di contrasto ad ogni integralismo e ad ogni vocazione autoritaria, che purtroppo vediamo sedere anche in quest'aula (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ferme restando le considerazioni svolte dall'onorevole Rivolta, che sono pronto a condividere, vorrei ribadire che la questione della tempistica ci sembra chiaramente una scelta per mettere il bavaglio a coloro che nella sinistra votano con il «mal di pancia» questi interventi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
Si vogliono ridurre le occasioni di voto: questa è la verità, cari colleghi. Diciamocelo! Invece che fare ogni sei mesi, proroghiamo oltre i termini - ultra petita, stavo per dire oltre le richieste, oltre le necessità, oltre le scadenze delle Nazioni Pag. 71Unite, oltre qualsiasi limite, e questo solo per ragioni di difficoltà politica del centrosinistra.
Noi sappiamo che, in particolare quella in Afghanistan, è una missione di carattere militare e che l'attualità ci richiama drammaticamente ai rischi, agli impegni, alle difficoltà, alla necessità di determinazione, che accompagnano questa missione, che non è una missione solo umanitaria o solo politico-turistica, ma è bensì un impegno gravoso, che le nostre Forze armate affrontano. Ecco perché riteniamo che vi sia una contraddizione nel voler differire i termini: solo per diminuire le votazioni! Dunque voi adattate il calendario alla condizione comatosa dell'Unione! Questa è una cosa francamente inaccettabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, desidero intervenire per svolgere alcune considerazioni volte a chiarire le ragioni per le quali non mi trovo consenziente con il complesso dell'emendamento in esame. Si tratta di un emendamento che mira a portare alla scadenza del 30 giugno 2007, quindi tra pochi mesi, l'autorizzazione delle Camere per la prosecuzione delle missioni militari all'estero.
Credo che le missioni militari all'estero richiedano stabilizzazione. Ci sono state in passato esigenze di «temporalizzare» il voto semestralmente, legate alle condizioni di bilancio, perché le missioni talvolta si sono rese necessarie improvvisamente e questo per il reperimento delle risorse ha indotto - ha costretto, se vogliamo - a non disporre un finanziamento annuale, bensì periodico, semestralmente.
Oggi siamo, nei fatti, di fronte ad una stabilizzazione delle missioni; cito al riguardo solo quella dell'Afghanistan, in relazione alla quale gli organismi NATO, cioè i vertici dei Capi di Stato appartenenti alla NATO (trattandosi di missione ISAF), hanno addirittura auspicato, hanno anzi convenuto, che la missione in Afghanistan debba proseguire fino al 2011.
A questo proposito vi è addirittura un ordine del giorno del collega Cossiga, che ha anche illustrato questa posizione, nel quale si impegna il Governo a proseguire nella sua azione fino al 2011. Volevo dire al collega Cossiga e agli altri presentatori che in tutto questo c'è una apparente - e non solo - contraddizione: da un lato si auspica che la missione si stabilizzi - ed è indubitabile che debba stabilizzarsi per ragioni incontrovertibili, giacché tutti sanno che, purtroppo, la situazione che si è determinata non è di breve durata - ; dall'altro si vuol chiedere alle Camere di votarla di nuovo tra pochi mesi.
A me pare che questo possa essere un artificio per creare qualche problema - su questo poi mi intratterrò in sede di dichiarazione di voto - all'ala antagonista o comunque a quella pacifista dello schieramento dell'Unione. Però non è questa la nostra posizione; noi crediamo fortemente nel valore delle missioni, crediamo che debba essere data stabilizzazione anche per garantire una maggiore copertura alle nostre Forze armate, che si impegnano e rischiano sul terreno. Ecco perché non mi sento di convergere sull'ordine del giorno richiamato e invito i colleghi a riflettere e a ritirarlo. In ogni caso, non ritengo di poter esprimere voto favorevole sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo intanto per sottoscrivere l'emendamento del collega Cicu 3.50, poi per sottolineare come la questione della copertura finanziaria ci appaia francamente secondaria rispetto al problema politico che questo emendamento pone nei confronti del centrosinistra.
Se invece la questione è relativa al rinnovo semestrale delle missioni da parte dell'ONU, ricordiamo, come ha già detto il collega Rivolta, che la risoluzione n. 1701 dell'ONU copre la missione UNIFIL fino al 31 agosto e che vi è la proposta di un subemendamento da parte del collega Rivolta - Pag. 72con la richiesta di votazioni per parti separate - su cui ci attenderemmo una risposta.
Noi sappiamo benissimo che le missioni all'estero meritano che il Parlamento le monitori, che il Parlamento discuta, che il Parlamento si esprima con una certa periodicità e crediamo che questo allungamento dei tempi - mi riferisco al finanziamento per un anno - sia un meccanismo non trasparente della maggioranza volto a nascondere un problema politico che è sotto gli occhi di tutti, che ha portato la maggioranza parlamentare ad una crisi di Governo consumatasi nel corso degli ultimi giorni.
Il collega Mantovani diceva che potrebbe addirittura essere un autogol e noi, dal punto di vista politico, ci auguriamo che lo sia. Pur mantenendo il nostro sostegno forte alle missioni e ai nostri militari, crediamo che la maggioranza non abbia i numeri al Senato e abbia delle grosse difficoltà anche in questa Camera; non vogliamo che questo venga nascosto né al Parlamento né all'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, in effetti, il voto favorevole su questi emendamenti, visto che si procederà a diverse votazioni, è rafforzato anche dalla considerazione che in passato, come si ricorderà, a cominciare dalla scorsa legislatura - ma il problema si è riproposto in questa - , si è più volte parlato e auspicato, nell'ambito delle due Commissioni e anche di quest'aula, che si arrivasse a dei provvedimenti generali che evitassero la costante ripetizione di decreti-legge in ordine alla partecipazione italiana alle missioni militari internazionali e di altra natura.
Tutti o quasi - comunque molti gruppi - si sono in precedenza espressi favorevolmente su questa ipotesi, ma poi la questione è caduta nel dimenticatoio. Ciò è accaduto perché ci sono delle evidenti contraddizioni, delle volontà diverse, che non consentono di arrivare ad una definizione complessiva della vicenda. A questo punto non vediamo per quale ragione, rimanendo lo strumento del decreto-legge, non si debba mantenere la periodizzazione semestrale; l'unico motivo è quello che è stato indicato dall'onorevole Gasparri: si vogliono evitare le votazioni periodiche in Parlamento per far correre a questa maggioranza che non c'è il minor numero di rischi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo brevemente, riallacciandomi all'intervento dell'onorevole Rivolta, per significarle che l'avverbio «conseguentemente» non fa parte dell'emendamento che noi abbiamo presentato, perché in effetti non vi è alcuna conseguenza tra i due aspetti. Poiché presumo che questo termine, che non ha ragione d'essere, sia stato inserito dagli uffici, propongo che si proceda a votazioni per parti separate, ma non come propone il collega Rivolta, ossia votando il primo comma e poi tutti gli altri, bensì comma per comma, specificando ogni volta all'Assemblea quello che viene posto in votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi Cicu ed agli altri firmatari di questo emendamento. Credo che la polemica politica, che naturalmente è giustificata nei confronti delle contraddizioni della maggioranza, non ci possa portare ad un comportamento contraddittorio in Assemblea rispetto alle impostazioni di fondo che noi abbiamo adottato nel corso degli ultimi anni. Se il Governo propone un testo con il quale si Pag. 73dichiara d'accordo nel ritenere che si debbano finanziare le missioni per l'intero anno solare 2007, non vedo come possiamo opporci a questa proposta e prospettare un finanziamento soltanto per sei mesi. Per questo motivo, qualora i colleghi insistessero per la votazione di questo emendamento, mi sentirò obbligato a votare contro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, anzitutto intendo sottoscrivere l'emendamento Cicu 3.50. Desidero segnalare inoltre che, in realtà, tutto il provvedimento in esame è notoriamente caratterizzato da una sorta di funambolismo politico da parte dell'attuale maggioranza, incapace di dare un assenso tout court per la necessità di trovare quegli spazi, che consentano a gran parte dei componenti della stessa maggioranza di giustificarsi non con la coscienza, ma con il popolo che li ha votati.
Con grande capacità dialettica ed oratoria l'onorevole Mantovani ha spiegato le ragioni per cui è opportuna la proroga di un anno, che potrebbero essere convincenti, così come potrebbero esserlo le argomentazioni dell'onorevole Bosi, ma se ci fosse una maggioranza coesa e d'accordo sull'intervento militare e su ciò che esso significhi. Siamo dinanzi esattamente al contrario, quindi mi sembra abbastanza assurdo volerci convincere che siete talmente d'accordo con l'intervento in Afghanistan da volerlo finanziare per un anno, quando è evidente la ricerca di una scappatoia per sottrarsi ad un confronto parlamentare, specialmente nell'altro ramo del Parlamento, che evidentemente è ormai una Camera chiusa, in cui non si vota. È la prima legislatura in cui si assiste ad un Parlamento monocamerale; d'altra parte, si tenta il più possibile di tenere vuote quelle aule parlamentari, per evitare che vengano meno i voti determinanti di una parte della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania).
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, l'onorevole Mantovani ha già efficacemente riassunto le ragioni che sostengono la proposta di un finanziamento annuale delle missioni. Anche l'onorevole La Malfa ha testé argomentato in modo convincente la scelta del finanziamento annuale. Del resto ho sempre trovato discutibile la durata semestrale e credo, quindi, che sia ragionevole e razionale individuare una durata temporale più ampia per quanto riguarda il finanziamento delle missioni, come probabilmente fanno anche i parlamenti di altri stati che partecipano alle missioni.
Per quanto riguarda un problema che condividiamo, quello di una valutazione delle missioni e del loro andamento, credo che il Parlamento - lo ricordava l'onorevole Mantovani - possa sempre impegnare il Governo e i responsabili dello svolgimento delle missioni in audizioni e discussioni impegnative. A tale proposito presso le Commissioni esteri e difesa della Camera è avviata un'indagine conoscitiva, che approfondirà nel corso del tempo l'andamento delle missioni.
Mi pare che, ad una valutazione scevra da pregiudiziali politiche che guardi al sodo della questione, si possa convenire da parte di tutti sul carattere razionale di un finanziamento annuale delle missioni.
Per quanto riguarda l'UNIFIL 2 sappiamo bene - mi riferisco a quanto diceva l'onorevole Rivolta, anche per essere stati insieme nel Libano - che la situazione nel sud di questo paese resta tale per cui le Nazioni Unite provvederanno, ad un prolungamento della missione rispetto alla data di scadenza prevista per la fine del prossimo agosto.
In ogni caso, se intervenissero novità o se le Nazioni Unite si orientassero diversamente - cosa che non credo alla luce del quadro di notizie e di informazioni che disponiamo sul Libano - certamente il Pag. 74Governo e il Parlamento interverrebbero decidendo in conformità con eventuali diverse decisioni delle Nazione Unite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Intervengo innanzitutto per sostenere la richiesta della collega Paoletti Tangheroni di votare per parti separate per intiero per ogni missione, così come è stato proposto dalla collega, il che potrebbe essere anche in linea con quello che pensa il collega Mantovani. Nel momento in cui ammette, infatti, che l'accorpamento delle varie missioni è un errore, questo, almeno per quanto riguarda i limiti e i tempi per il rifinanziamento, potrebbe essere un modo per distinguere le varie missioni.
Non è però assolutamente credibile tutto quello che è venuto fuori da questo dibattito, ivi comprese le ragioni esposte - ritengo a titolo personale, non per conto della maggioranza o del Governo - da parte del collega Mantovani, nel senso che discenda solo e soltanto dall'idea di portare a termine un vecchio progetto di allungamento del rifinanziamento ad un anno anziché a sei mesi, altrimenti questo si sarebbe fatto già nella scorsa tornata, cioè a luglio, quando c'è stato il rifinanziamento che portava il termine di sei mesi: perché allora non si è portato il tutto ad un anno, così come invece si vuole fare adesso?
Evidentemente siete stati colti con le mani nella marmellata, perché il vostro silenzio in quest'aula durante la discussione del provvedimento in esame fa il paio con il 31 dicembre 2007; ed è per questo motivo che bisogna riportare un equilibrio, altrimenti vi è un sillogismo che fa spavento. Voi chiedete un monitoraggio continuo, di accorciare quanto più possibile le missioni di pace e poi portate il termine da sei mesi a un anno per il rifinanziamento: che politica è questa se non quella del vostro silenzio sulla politica estera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)?
PRESIDENTE. Dunque, l'onorevole Paoletti Tangheroni ha chiesto di votare separatamente ciascuna disposizione che incide sull'autorizzazione di spesa relativa alla proroga della partecipazione alle diverse missioni.
Procederemo quindi alla votazione della prima parte dell'emendamento.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Se la prima parte venisse respinta, ovviamente diventerebbe preclusa la parte conseguenziale, a partire da «conseguentemente»...
ANTONIO LEONE. No!
MARCO BOATO. Lei ha proposto di votare la parte contenente l'avverbio «conseguentemente», ma non si tratta di singoli emendamenti: è un «conseguentemente» che viene precluso da...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, è una votazione per parti separate e ogni parte dell'emendamento ha una sua autonomia logica.
MARCO BOATO. La parola «conseguentemente» è retta dal primo capoverso dell'emendamento, che sposta la data. Mi sembra che, se fosse respinto il primo capoverso, sarebbero precluse le parti seguenti.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, ogni disposizione contenuta ha una propria autonomia logica. L'avverbio «conseguentemente» è stato introdotto dal presentatore, ma ciò non toglie - ripeto - che ogni parte abbia una propria autonomia logica.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 75PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, rispetto molto il collega Boato, ma è stato tratto in inganno dall'avverbio «conseguentemente», che è stato aggiunto dagli uffici e non dai presentatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che sull'emendamento Cicu 3.50 la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 1, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 504
Votanti 503
Astenuti 1
Maggioranza 252
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 312).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 2, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 3, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 504
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 315).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 4, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 512
Votanti 510
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 6, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 508
Votanti 505
Astenuti 3
Maggioranza 253
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 313).Pag. 76
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 7, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 517
Votanti 515
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 321).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 8, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 516
Votanti 514
Astenuti 2
Maggioranza 258
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 322).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 9, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 514
Votanti 512
Astenuti 2
Maggioranza 257
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 326).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 10, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 318).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 11, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 507
Astenuti 3
Maggioranza 254
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 317).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 12, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 520
Votanti 518
Astenuti 2
Maggioranza 260
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 13, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 519
Votanti 515
Astenuti 4
Maggioranza 258
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 320).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 14, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 521
Votanti 518
Astenuti 3
Maggioranza 260
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 15, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 523
Votanti 519
Astenuti 4
Maggioranza 260
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 16, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 523
Astenuti 3
Maggioranza 262
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 326).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 17, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 524
Votanti 519
Astenuti 5
Maggioranza 260
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamentoPag. 78 Cicu 3.50, limitatamente alla parte riferita al comma 18, non accettata dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 522
Votanti 520
Astenuti 2
Maggioranza 261
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 323).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, capisco che la votazione che abbiamo terminato possa apparire un poco speciosa. Pensate cosa sarebbe successo se, anziché presentare un solo emendamento, che poi è stato riformulato in questo senso, ne avessimo presentati diciassette, cosa che non abbiamo fatto!
Abbiamo speso un po' di tempo a votare, anche se avremmo preferito un solo voto; tuttavia, la riformulazione ci ha costretti a questo passaggio.
L'emendamento in esame - a tal proposito vorrei interloquire con l'onorevole Mantovani -, in realtà - e mi dispiace che l'onorevole Bosi non se ne sia accorto -, è un classico caso di come l'apparenza inganni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 17,43)
GIUSEPPE COSSIGA. Infatti, questo emendamento - sul quale, se non erro, vi è il parere contrario della V Commissione e sarei anche disposto ad una riformulazione o a cancellare direttamente l'ultimo periodo - non parla di finanziamento, ma di un'altra cosa.
L'onorevole Mantovani ha fatto riferimento alla procedura consolidata di autorizzazione delle missioni; procedura non prevista dalla legge, ma che ormai è divenuta una prassi della proroga e anche dell'autorizzazione delle singole missioni. Mi riferisco alla procedura che prevede: comunicazioni del Governo e mozione parlamentare.
L'onorevole Rivolta ha fatto riferimento all'anomalia del Kosovo che, a mio avviso, costituisce un utile precedente. Infatti, se è vero che esiste una prassi consolidata, secondo la quale la missione di combattimento all'estero inizia dopo la mozione, il Kosovo costituisce un utile precedente in quanto, dal mio punto di vista, in questo paese è nella disponibilità del Governo iniziare una missione all'estero senza votare una mozione, come l'onorevole D'Alema ha fatto per il Kosovo.
Non siamo in Germania, in cui invece è necessaria una votazione del Parlamento e non siamo neanche negli Stati Uniti dove, dopo le prime ventiquattr'ore, la presenza di soldati americani all'estero è subordinata ad un voto del Parlamento. In Italia ciò non è previsto dalla legge.
Se l'emendamento venisse approvato, magari votando per parti separate e respingendo la seconda parte, questa sarebbe la prima volta in cui si lega la partecipazione militare di un contingente italiano in una missione all'estero ad un voto del Parlamento. Non parlo di proroga, ma di autorizzazione alla partecipazione.
Faccio riferimento al 2011 in quanto, in una delle strane anomalie di questa legislatura, si tratta della data individuata dal ministro della difesa in sede di comunicazione al Parlamento degli impegni assunti in ambito NATO. La data del 2011, onorevoli colleghi, è quella che, dal punto di vista della programmazione e della permanenza di personale militare della NATO in Afghanistan, viene assunta quale base per la programmazione.Pag. 79
Occorre chiarire la questione. Stiamo dicendo che, così come il ministro della difesa ha confermato nelle sedi opportune - sia in sede NATO, sia in sede parlamentare -, noi ci stiamo prendendo carico di una permanenza di nostri militari in una missione della NATO - fino a quando quest'ultima ce lo richiederà e con i distinguo e le limitazioni di cui potremo discutere in seguito - che non è fino al 31 dicembre del 2007, ma fino al 2011.
Potremo discutere ogni sei mesi, un anno o due anni di come rifinanziare questa missione, ma mettiamoci in testa un punto fondamentale: la missione ISAF in Afghanistan durerà ancora a lungo! E stiamo parlando di una missione in cui, ad oggi, i militari italiani non sono stati direttamente impiegati in combattimento, anche in relazione a scelte fatte da questo Governo e dal precedente. Ma non siamo noi che determiniamo l'evoluzione del fronte in Afghanistan!
Quindi, possiamo decidere di non spostarci in aree che non sono sotto la nostra diretta responsabilità, ma non possiamo impedire per legge o con una modifica alle regole di ingaggio che i talebani o i terroristi di Al Qaeda vengano ad attaccarci dove siamo.
Stiamo parlando di cose serie, stiamo parlando di impegno internazionale, stiamo parlando di una missione pericolosa, che rischia di vedere i nostri militari in prima linea. Preferirei che, soprattutto in Parlamento, si dicesse la verità: il nostro impegno è lungo e rischia di essere doloroso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, trovo interessanti le argomentazioni dell'onorevole Cossiga per difendere un emendamento il cui intento strumentale, per così dire, è conclamato.
Vorrei anzitutto far presente al deputato Leone che il mio intervento precedente era svolto a nome del mio gruppo e non già in rappresentanza della maggioranza: quando pronunciamo interventi a nome di tutta la maggioranza lo dichiariamo previamente.
In verità, mi sono piuttosto domandato quale dei quattro esponenti di Forza Italia poc'anzi intervenuti nel dibattito avesse parlato a nome del gruppo di appartenenza; sono infatti intervenuti i colleghi Cossiga, Paoletti Tangheroni, Rivolta e Leone con affermazioni tra loro differenti anche in relazione a quanto dianzi dichiarato nel mio intervento. Francamente, attendo dall'onorevole Leone un chiarimento per sapere se il suo sia stato un intervento a titolo personale o a nome del gruppo Forza Italia.
Quanto alla questione affrontata da questo emendamento - e altresì tornando, retrospettivamente, sulla questione, circa la quale abbiamo testé votato l'emendamento Cicu 3.50, relativa alla proroga di molte missioni fino al 31 dicembre -, l'onorevole Cossiga sa bene che qualsiasi missione prevede che i propri comandi programmino la propria attività ben al di là dell'autorizzazione ricevuta dalle Nazioni Unite o dai singoli Governi i cui militari partecipino a quelle operazioni. Ma, onorevole Cossiga, vorrei ricordarle che noi operiamo pur sempre in un sistema diverso dai regimi militari di alcuni paesi; un sistema, il nostro, nel quale il Parlamento ed il Governo possono in qualsiasi momento decidere di mettere fine ad una missione.
Vorrei ancora ricordarle, onorevole Cossiga, che la missione Enduring freedom si è conclusa; eppure, quella missione recava nel nome un'indicazione tale che un emendamento a sua firma avrebbe forse potuto «coprire» all'infinito quella missione. Invece, le Nazioni Unite e gli stessi soggetti che hanno dato vita a quella operazione ne hanno abbandonato gli obiettivi che in parte sono stati acquisiti dalla missione ISAF, che pure era nata con altri intenti e sotto altri auspici. Tutto ciò denuncia la chiara strumentalità della sua argomentazione e del testo del suo emendamento.
All'onorevole Rivolta vorrei rivolgere un ringraziamento per l'apprezzamento Pag. 80fatto nei miei confronti; ha infatti riconosciuto la mia onestà intellettuale: anch'io gli riconosco la sua. Devo peraltro aggiungere che, nel mio precedente intervento, mi sono soffermato anche sulle necessarie autorizzazioni alle missioni. In effetti, sulla questione del bombardamento della Repubblica federale di Jugoslavia da parte degli aerei della NATO, l'autorizzazione del Parlamento fu concessa sulla base di un ordine del giorno presentato in questa Assemblea del seguente tenore: si approva l'operato del Governo.
Ad onor del vero, però, onorevole Cossiga, lei dovrebbe sapere - se non altro per il nome che porta, atteso che altro autorevole esponente della sua famiglia ha sollevato questo tema - che il Governo invocò allora un obbligo internazionale assunto e firmato solennemente in sede NATO. Obbligo internazionale che è passato sotto il nome di Activation Act e che fu sottoscritto dall'allora Presidente del Consiglio Prodi. Impegno che prevedeva una partecipazione automatica, dal punto di vista militare, all'implementazione di una decisione politica già assunta e definita in sede NATO.
PRESIDENTE. Deve concludere...
RAMON MANTOVANI. Non riconobbi la legittimità né di quella decisione né, tanto meno, dell'approvazione e autorizzazione a posteriori di quella missione; però, ad onor del vero, bisogna, per così dire, dare a Cesare quel che è di Cesare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la contraddizione tra l'emendamento in esame e gli altri presentati dai colleghi di Forza Italia, esaminati e votati poco fa, relativi alla durata delle missioni, è soltanto apparente. Questi ultimi erano motivati dalla volontà di evidenziare come fosse diversa la definizione dei tempi nei provvedimenti precedenti e come l'improvvisa modifica dell'ambito temporale (nel decreto-legge in esame l'autorizzazione è riferita all'intero anno 2007) costituisse uno di quegli escamotage, di quei piccoli trucchi escogitati dal Governo e, in altro ambito e riguardo ad altre situazioni, dai gruppi di maggioranza, per cercare di condurre in porto il provvedimento in esame con il minor danno possibile (con l'occhio rivolto alla ben diversa situazione che si presenterà al Senato della Repubblica).
Poiché la maggioranza ha bocciato tali emendamenti, esprimendosi negativamente sull'ipotesi di riportare a sei mesi la durata della missione, come avevano disposto per tutte le missioni i provvedimenti precedenti, appoggiando l'emendamento Cossiga 3.57, sottoscritto da altri colleghi di Forza Italia, intendiamo dare a questo aspetto del provvedimento un valore anche emblematico di impegno politico. È chiaro, infatti, che la missione in ordine alla quale il contrasto all'interno delle forze di maggioranza è più forte - tale contrasto ha trovato espressione in molte manifestazioni organizzate dagli esponenti della sinistra estrema, della sinistra comunista - è quella in Afghanistan.
Ha ben ragione l'onorevole Cossiga quando fa riferimento alle dichiarazioni del ministro della difesa Parisi, il quale ha affermato che non saranno certamente brevi i tempi della missione Isaf: dovendo continuare ad esercitare funzione, mandato e compiti, la missione in parola presupporrà ancora la partecipazione, onorevole ed efficace, del nostro contingente militare. Prevedere un più lungo respiro temporale, non tanto riferito alla copertura finanziaria e coincidente con quella che presumibilmente sarà la reale tempistica della missione Isaf, sarebbe in questo caso, dopo un voto del Parlamento, un impegno chiaro a non modificare l'atteggiamento riguardo alla missione in Afghanistan, che ha - essa sì! - contraddistinto la continuità dell'azione del precedente Governo e di quello in carica, che più volte, per bocca dei suoi ministri, ha riconfermato la partecipazione italiana Pag. 81alla missione, contro le richieste e le affermazioni di alcuni esponenti della maggioranza.
Allora, al di là dell'impegno, il collega Mantovani ha detto una cosa ovvia e giusta, che non confligge minimamente con il contenuto dell'emendamento Cossiga 3.57: è chiaro che, anche approvandolo, si fa un discorso di lungo respiro; ma ciò non ci toglierebbe la possibilità, in futuro, di disimpegnare o di ridurre i tempi della missione a seconda delle contingenze sopravvenute. Votare a favore dell'emendamento Cossiga 3.57, affermando una politica di lungo respiro, vuol dire non soltanto riconfermare gli impegni dell'Italia nei confronti della NATO, dell'Alleanza e di tutti i partecipanti alla grande coalizione, ma anche riaffermare, anche in termini politici, la volontà di portare avanti la lotta al terrorismo, al regime talebano e proseguire con determinazione quanto è stato già fatto egregiamente dai nostri soldati e che continuerà ad esserlo grazie anche all'appoggio dei gruppi attualmente di minoranza, i quali continuano a dimostrare la propria serietà, nella stessa ottica che aveva giustificato i provvedimenti nello stesso senso del Governo Berlusconi e della maggioranza precedente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, il collega Cossiga poco fa ha affermato che stiamo parlando di cose serie. Nel prenderlo in parola, mi chiedo se sia serio quanto sta avvenendo.
Il collega Cossiga ed altri del centrodestra (per sua fortuna non il collega Gamba, il quale poco fa, un po' arrampicandosi sugli specchi, ha cercato di giustificare due emendamenti contraddittori di cui non è firmatario) hanno proposto di anticipare la scadenza dell'autorizzazione, che noi fissiamo al 31 dicembre 2007, al 30 giugno 2007. L'emendamento è stato bocciato ma, qualora fosse stato approvato, la missione Isaf sarebbe stata autorizzata soltanto fino al 30 giugno 2007.
Con il successivo emendamento il collega Cossiga, che parla di cose serie, vuole autorizzare la prosecuzione della partecipazione italiana alla missione Isaf dall'1 gennaio del 2008 al 31 dicembre del 2011. Quindi, dieci minuti fa hanno sostenuto che l'autorizzazione andava anticipata soltanto al 30 giugno, mentre qualche minuto dopo - visto che si parla di cose serie - propongono di posticiparla fino al 31 dicembre del 2011.
A me parrebbe un po' una buffonata, ma diciamo che è una cosa poco seria. Pertanto, voteremo contro questo emendamento.
GIUSEPPE COSSIGA. Buffonata è personale...! Chiedo di parlare a titolo personale.
PRESIDENTE. L'onorevole Cossiga ha già parlato; gli sarà data la parola quando interverrà sul prossimo emendamento.
GIUSEPPE COSSIGA. Chiedo di parlare a titolo personale!
PRESIDENTE. Il titolo personale non c'entra assolutamente.
GIUSEPPE COSSIGA. Allora chiedo di parlare per fatto personale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO PICCHI. Grazie, Presidente. Mi sembra che il collega Boato non abbia capito lo spirito del ragionamento del collega Cossiga, che era il seguente: un conto è autorizzare la partecipazione alla missione, altro conto è il relativo finanziamento. Pertanto, non vedo francamente se queste affermazioni e considerazioni siano serie o meno.
Invece voglio ricordare che quando voi avete votato l'emendamento precedente sul Libano, cari pacifisti, avete autorizzato il finanziamento a partecipare ad una missione Pag. 82che va ben oltre l'attuale mandato ONU. Credo che le persone serie siano quelle che propongono degli emendamenti coerenti con i mandati internazionali dell'Italia e non chi invece nelle piazze dice una cosa, poi viene in quest'aula e fa tutto e il contrario di tutto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Onorevole Presidente, intervengo per chiarire all'onorevole Boato che noi non siamo persone poco serie. I casi sono due: o c'è una verifica periodica costante delle missioni, quindi i decreti hanno una periodicità semestrale, oppure bisogna delineare il prima possibile un'exit strategy, visto che avete respinto la nostra proposta di una verifica più puntuale, che peraltro è quello che chiedevate voi da sempre quando eravate all'opposizione e anche ora che siete alla maggioranza.
Allora noi facciamo una proposta diversa: poiché in Afghanistan non è prevedibile uno sbocco sereno e rapido di questa crisi, con questo emendamento proponiamo di dare un respiro più ampio alla missione. Dunque c'è una logica in questa proposta, caro onorevole Boato: è impegnato al telefono, ma gli riferiranno queste osservazioni. Noi proponiamo di dare uno scenario più ampio e poniamo questa missione al riparo da scadenze costanti, in modo tale che nell'arco di tre o quattro anni si possa programmare in maniera adeguata un intervento militare e umanitario di ogni natura, per dare all'Afghanistan una prospettiva.
Purtroppo, in quella terra da qualche secolo vi sono ricorrenti crisi militari, conflitti, occupazioni, invasioni, scontri. Mi auguro che prima del 2011 l'Afghanistan - concludo Presidente - diventi un paese dove ogni diritto sia praticabile. Temo che forse il termine del 2011 verrà raggiunto senza aver risolto tutti i problemi, che l'Afghanistan si trascina da qualche secolo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Solo per annunziare che, in coerenza con il voto contrario dato all'emendamento Cicu 3.50, voterò a favore dell'emendamento Cossiga 3.57, perché va esattamente nella direzione del testo del Governo e di ciò che io penso debba essere fatto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga 3.57, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 476
Astenuti 20
Maggioranza 239
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 278).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.58.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, intervengo preliminarmente per un richiamo al regolamento.
Io le ho formalmente chiesto la parola ai sensi dell'articolo 42 del regolamento, per stigmatizzare un termine infelicemente usato dall'onorevole Boato.
Come è noto le buffonate le fanno i buffoni e le stupidaggini le dicono gli stupidi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). In precedenza, Presidente, lei non mi ha dato la parola per fatto personale. Intervengo ora per sottolineare che Pag. 83io ho il diritto di chiarire che mi sento «toccato» dal punto di vista personale, mentre lei ha il diritto di specificare se lo sia o meno, ma non può negarmi la parola.
PRESIDENTE. Onorevole Cossiga, questa mattina le avevo già riconosciuto la possibilità di intervenire per fatto personale quando in effetti non vi era stata alcuna offesa, in quanto si trattava di opinioni politiche. Il dibattito che si svolge tra colleghi è tale per cui - mi pare ormai interpretazione consolidatissima - i fatti personali riguardano le offese alle persone (Commenti del deputato Campa). Nella fattispecie, vi è stato un collega che è intervenuto e ha ritenuto di interpretare il suo intervento in un modo. È intervenuto un altro collega del suo gruppo e ha spiegato, interloquendo con l'onorevole Boato, che aveva capito male, e la cosa quindi era chiarita.
In ogni caso, la Giunta per il regolamento, con parere del 24 ottobre 1996, ha stabilito che a discrezione del Presidente gli interventi per fatto personale sono rinviati alla fine della seduta. Questa mattina le avevo già concesso un'occasione per chiarire il suo pensiero; non vorrei però affermare una prassi per cui ogni volta che un collega si riferisce all'intervento di un altro collega poi vi è sempre un intervento immediato per spiegare che non si voleva dire come è stato interpretato.
Precisato questo, tutti gli interventi di coloro che chiederanno di prendere la parola per fatto personale, qualora la Presidenza non dovesse rilevare che si tratti di situazioni di particolare delicatezza, saranno rinviati al termine della seduta, sulla base di una decisione assunta dalla Giunta per il regolamento.
Proseguiamo ora nei nostri lavori.
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Cossiga 3.58 non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Grazie del chiarimento necessario, Presidente. Approfitto dell'occasione della votazione di questo emendamento per interloquire in maniera, mi auguro, cortese con l'onorevole Boato, al quale dico soltanto che, al di là delle sue valutazioni, probabilmente, come ha già detto l'onorevole Picchi, non aveva colto la lieve differenza tra ciò che diceva l'emendamento precedente e ciò che diceva l'emendamento respinto ancor prima. Me ne dispaccio, perché dell'onorevole Boato ho il massimo rispetto; evidentemente la stanchezza o la disattenzione lo ha portato ad utilizzare parole che dalla sua bocca avrei preferito non sentire.
Con il mio emendamento 3.58, anche qui a volte l'apparenza inganna, affrontiamo un altro punto, che non è esplicitamente o semplicemente legato alla data del 30 giugno piuttosto che a quella del 31 dicembre. In questo decreto-legge, in effetti, vi è una singola missione che non viene prorogata al 31 dicembre 2007: si tratta della missione ALTHEA in Bosnia-Erzegovina.
Questo punto è stato affrontato in sede di Commissioni riunite ed i relatori, in riferimento al parere contrario espresso su questo emendamento, hanno fornito dei chiarimenti che non ci hanno soddisfatto. Si è detto che la missione ALTHEA è in corso di ridefinizione da parte dell'Unione europea, l'organismo che la guida, e quindi non vi è la necessità di prorogarla sino al 31 dicembre, posto che si sa che entro il 30 giugno sarà modificata. Tuttavia, ciò che vale per la Bosnia dovrebbe valere anche per le altre missioni, dovrebbe valere, ad esempio anche per l'UNIFIL. D'altronde noi non possiamo decidere sulla base di semplici valutazioni.
Sinceramente, la logica e la coerenza a cui faceva riferimento l'onorevole Bosi non riesco a vederle. Non riesco a vederle quando le missioni di guerra in Somalia sono inserite nell'articolo riguardante la ricostruzione in Afghanistan e non riesco a vederle anche quando percepisco che le date sono state fissate, forse, da qualche funzionario ministeriale senza entrare nello specifico di ciascuna missione. Quello che noi stiamo proponendo, a questo punto in uniformità con il testo del Pag. 84decreto-legge così com'è, è che in Bosnia la missione ALTHEA, che potrà essere sempre annullata o modificata dal Parlamento, sia prorogata al 31 dicembre come tutte le altre.
Mi permetta, signor Presidente, anche di interloquire un momento con l'onorevole Mantovano, che ha voluto fare riferimento ai miei più augusti parenti. Com'è noto, onorevole Mantovano (Commenti)... Sì, Mantovani. Comè noto, la conoscenza dei fatti non si trasmette per via genetica. Di quell'episodio particolare, tra l'altro, preferisco non avere memoria, perché tutti ricordiamo bene che, al di là di quanto fece l'Esecutivo presieduto dall'onorevole Prodi prima delle sua caduta, il Governo D'Alema nacque - desidero dimenticare esattamente in che modo - per fare una guerra a seguito di una operazione di trasformismo parlamentare che preferirei non fosse associata al mio nome (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, desidero confermare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale anche sull'emendamento Cossiga 3.58. In effetti, ancora una volta ci troviamo di fronte ad un aspetto pasticciato e confuso del provvedimento in esame. Al di là del contesto, sul quale, evidentemente, il gruppo di Alleanza Nazionale non può non confermare il suo coerente atteggiamento favorevole, il decreto-legge in esame manifesta diversi aspetti pasticciati e confusi e operazioni di natura «cosmetica», che sono distribuite in tutti i suoi articoli.
Come già sottolineato dall'onorevole Cossiga, è incomprensibile la diversità di trattamento riservata alla missione ALTHEA e, in particolare, l'atteggiamento diverso che è stato tenuto anche dalla Commissione bilancio - la quale, se non sbaglio, ha espresso parere contrario su questo emendamento - quando vi sono parti dello stesso provvedimento, riferite ad altre missioni, che presentano la stessa, identica formulazione e la stessa, identica costruzione anche in termini di copertura finanziaria. Il presidente Ranieri, in questo caso relatore per la III Commissione, in sede di discussione nell'ambito del Comitato dei diciotto, ha confermato e motivato il parere contrario dei relatori, che si è trasformato in un parere contrario delle Commissioni, su questo emendamento. A suo dire, la missione ALTHEA sarebbe in corso di ridefinizione ed è da vedere in che termini eventualmente continuerà la partecipazione italiana ad essa. Per sua stessa dichiarazione, ha anche ammesso che non è detto che ci sarà una riduzione della nostra partecipazione che, quindi, giustifichi un termine più breve e uno stanziamento finanziario più limitato. Invece, si potrebbe benissimo prevedere un potenziamento di questa missione, atteso che alcuni altri paesi potrebbero ritirare le proprie truppe e destinarle ad altre missioni e ad altri impieghi e che ciò potrebbe necessitare un maggiore impegno da parte del nostro paese.
Se questo è vero, come credo che sia, mi domando per quale ragione non dobbiamo prevedere per la missione in Bosnia-Erzegovnia un termine esattamente identico a quello delle altre missioni, con una previsione di copertura finanziaria adeguata, in modo di lasciare alla discrezionalità del Governo, nel momento della ridefinizione della missione in sede europea, la determinazione degli aspetti esatti. Se si risparmierà qualche euro, ovviamente, bene potrà essere utilizzato in altro ambito. Sarebbe segno di grande serietà, tuttavia, prevedere una copertura già da ora e un termine omogeneo rispetto a quello delle altre missioni.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, siamo già dinanzi ad un orientamento definito e Pag. 85assunto in sede europea circa la riconfigurazione della missione ALTHEA. Si tratta non di una ipotesi o di una possibilità, ma di una scelta, che nasce dalla presa d'atto che il processo di stabilizzazione in Bosnia è proceduto. Quindi, pure in presenza di difficoltà, che ci sono note, l'Unione europea ritiene possibile un ridimensionamento della presenza militare ed una messa a punto dei particolari entro il mese di giugno.
Quindi, all'indomani di una compiuta riconfigurazione della presenza militare in quel panorama, che comporterà anche un disimpegno di alcuni paesi e una presenza di altri, avremo la possibilità di decidere le dimensioni relative all'impegno finanziario del nostro paese per quella missione.
In funzione di una scadenza che già conosciamo e che si presenterà nei prossimi mesi, è stata adottata questa soluzione per quanto riguarda il rifinanziamento della missione ALTHEA e mi sembra che anche questa decisione abbia una sua razionalità e che non debba suscitare sospetti né contrarietà pregiudiziali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, coerentemente con quanto abbiamo affermato in ordine all'emendamento che intendeva ridurre i termini di queste missioni al 30 giugno prossimo, non trovo corretto il fatto che, invece, si preveda per la missione denominata ALTHEA la data del 30 giugno, anziché quella del 31 dicembre.
Concordo con le valutazioni del relatore Ranieri, presidente della Commissione affari esteri, sulla previsione, per la verità un po' ottimistica, secondo la quale al 30 giugno potremo concludere quella missione, perché, francamente, conservo qualche perplessità. Tuttavia, si poteva benissimo prevedere, anche in questo caso, la scadenza al 31 dicembre, salvo abbreviarne il termine, risparmiando sullo stanziamento, e decidere anche in via amministrativa.
Sicuramente, il relatore Ranieri si rende conto che, fissando la scadenza del 30 giugno, qualora quella missione non dovesse terminare, il Governo e, poi, il Parlamento si troverebbero a dover rielaborare un provvedimento di rifinanziamento. Ciò, francamente, romperebbe con una linea che noi condividiamo, ossia quella di dare una maggiore copertura e, quindi, un maggior suffragio politico alle missioni internazionali, cercando di sottrarle a quelle strumentalizzazioni alle quali ci aveva abituato una certa sinistra, perché noi abbiamo sempre creduto nelle missioni e vogliamo crederci, perché ci identifichiamo con il lavoro di operatori di pace che in quei teatri i nostri militari svolgono.
Pertanto, sarebbe stato meglio che tutte le missioni avessero avuto la loro copertura parlamentare e finanziaria fino alla fine dell'anno.
Dichiaro, quindi, che voteremo a favore dell'emendamento Cossiga 3.58, perché ci sembra coerente con la linea che stiamo perseguendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga 3.58, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 506
Maggioranza 254
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 287).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cicu 3.59. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dalle Commissioni e dal Governo.
Pag. 86ROBERTA PINOTTI, Relatore per la IV Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTA PINOTTI, Relatore per la IV Commissione. Il motivo per cui era stato formulato un invito al ritiro di questo emendamento è che, avendo approvato nell'ufficio di presidenza la proposta che presenteremo al Presidente Bertinotti circa una indagine conoscitiva, era ovvio che si poteva chiamare il Governo a riferire. Ma sullo spirito, ossia sul fatto che si chieda in ogni caso una relazione al Governo sulla missione, non c'è alcuna contrarietà. Quindi, se l'emendamento non viene ritirato, il parere è comunque favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dalle Commissioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, di questa scelta ringrazio ovviamente i relatori. Vorrei soltanto specificare che, nell'emendamento in oggetto, abbiamo parlato di missioni di cui ai commi da 1 a 17, perché si tratta di interventi sostanzialmente diversi gli uni dagli altri. Dunque, non ha senso fare un unico calderone. Chiederemo che il Governo venga a riferire specificamente su ciascuna missione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, trovo molto saggio da parte del relatore aver accettato lo spirito di questo emendamento. Non sempre, in passato, analoghe richieste sono state accettate.
Mi corre l'obbligo però di interloquire con l'onorevole Cossiga. Non ho mai pensato che si trasmetta per via genetica né una conoscenza né tanto meno un'opinione. Mi scuso, dunque, se ha interpretato le mie parole in quel senso. Del resto, per la concezione che ho della famiglia, che non coincide con quella dell'onorevole Cossiga, non attribuirei mai questa importanza. Chiamavo solo a memoria, per testimoniare che la tesi che stavo sostenendo era stata riconosciuta valida da un'altra persona che porta il suo nome. Spero che, invece, il suo tentativo di negare la mia identità, modificando il mio cognome, non fosse una ritorsione, ma un semplice e banale incidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere la mia firma a questo emendamento che fa giustizia di alcune questioni che questa sera abbiamo discusso.
Vorrei ricordare al collega che non è vero che non è mai stato concesso. Precedentemente, abbiamo parlato di missioni che, nella scorsa legislatura (del cui Governo facevo parte) avevano una scadenza semestrale, per le questioni di bilancio di cui si è detto. Questa era la migliore occasione nella quale il Parlamento poteva rivalutare e ridiscutere.
Quindi, nel momento in cui portiamo la scadenza al 31 dicembre 2007, è giusto che entro il 30 giugno 2007 il Governo venga a riferire sull'andamento di queste missioni. Mi fa anche piacere che sia stato espresso parere favorevole dal relatore. Aggiungere la mia firma significa dare coerenza al ragionamento che abbiamo svolto questa sera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ascierto. Ne ha facoltà.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia Pag. 87firma all'emendamento in esame, perché ritengo doveroso ascoltare il Governo su eventuali novità e per conoscere gli sviluppi delle missioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cicu 3.59, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 526
Votanti 524
Astenuti 2
Maggioranza 263
Hanno votato sì 516
Hanno votato no 8).
Prendo atto che i deputati Poretti, Ossorio e Pedica hanno espresso un voto contrario, mentre avrebbero voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga 3.60, sul quale ricordo che le Commissioni e il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo). Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, intervengo per spiegare il senso di questo emendamento, che è importante. Sono felice che le Commissioni ed il Governo abbiano espresso parere favorevole sull'emendamento in esame, ma credo che la relativa discussione abbia un senso.
Al comma 18 abbiamo trovato le parole cultura araba, ma se per cultura araba si intende quella più lontana a tutte le missioni che sono qui riportate, allora abbiamo ritenuto doveroso introdurre le lingue davvero più lontane, che sono quelle parlate in Afghanistan. I 17 commi precedenti riguardano questioni sostanzialmente diverse l'una dall'altra e, quindi, vanno guardate - questo è il nostro intendimento - tutte con attenzione e cura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, parlavo di questo con i presidenti delle Commissioni: in fondo, secondo il testo del Governo, gli uomini della missione dovrebbero essere resi edotti della lingua e della cultura arabe. Forse possiamo più generalmente far riferimento a tutti i paesi nei quali sono impegnati, cioè alla lingua e alla cultura di tutti i paesi (sono tantissimi) in cui questi uomini sono impegnati. Forse le Commissioni possono riformulare il testo in modo più generale, il che lo renderebbe molto più adeguato.
PRESIDENTE. Qual è l'opinione dei relatori sulla proposta avanzata dall'onorevole La Malfa?
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. La considerazione dell'onorevole La Malfa ci sembra fondata; quindi, potremmo accoglierla.
PRESIDENTE. Presidente Ranieri, dal punto vista formale si tratta di un nuovo emendamento; quindi, dovremmo procedere in questo modo: l'onorevole Cossiga ritira il proprio e le Commissioni ne presentano un altro.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Sta bene. Il nuovo emendamento farà dunque riferimento alle lingue ed alle culture dei paesi in cui si svolgono le missioni».
PRESIDENTE. Avverto che le Commissioni hanno presentato l'ulteriore emendamento 3.150, del seguente tenore: «Al comma 18, sostituire le parole: «alla lingua e alla cultura araba» con le seguenti: «alle lingue e alle culture dei paesi in cui si svolgono le missioni». Pag. 88
Prendo atto che il Governo lo accetta e che i presentatori ritirano l'emendamento Cossiga 3.60.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.150 delle Commissioni, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 515
Votanti 510
Astenuti 5
Maggioranza 256
Hanno votato sì 507
Hanno votato no 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rugghia 4.50, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 507
Astenuti 6
Maggioranza 254
Hanno votato sì 504
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bricolo 5.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bricolo. Ne ha facoltà.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, con questo emendamento chiediamo di ripristinare il codice penale militare di guerra per i nostri militari, che in questo momento sono impegnati nelle missioni di pace.
Questo codice era sempre stato applicato nella passata legislatura relativamente alle missioni di pace portate avanti dal precedente Governo. Invece, il Governo Prodi ha riconosciuto uno dei tanti contentini alla sinistra radicale, che ha chiesto di applicare alle missioni di pace il codice penale militare di pace.
Visti gli scenari assolutamente critici che si stanno prefigurando in Libano ed in Afghanistan, crediamo che sia più opportuno tornare ad applicare il codice militare penale di guerra, anche perché questo codice - uno dei più avanzati esistenti al mondo - garantisce i civili stessi dalle ingerenze eventualmente poste in essere da militari: una parte di esso, infatti, concerne il diritto umanitario bellico, non previsto dal codice militare di pace.
Dunque, poiché riteniamo che il mio emendamento sia di buon senso ed opportuno - se si hanno presenti gli scenari che si stanno prospettando in questo momento sia in Afghanistan, sia in Libano - ne chiediamo l'approvazione da parte dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, innanzitutto voglio aggiungere la mia firma all'emendamento dell'onorevole Bricolo perché in passato, in occasione delle discussioni relative a provvedimenti precedenti, ero stato io stesso a promuovere alcune proposte emendative aventi il medesimo senso.
Riguardo al disegno di legge presentato dal Governo Berlusconi, relativo ad una delega per la ridefinizione e le ampie e complessive modifiche dei codici penali militari di pace e di guerra, avevamo già discusso in quest'Assemblea circa l'opportunità e le diverse ragioni che sostenevano quanto previsto dai primi provvedimenti del Governo precedente sulle missioni internazionali. Pag. 89Essi avevano introdotto l'applicazione delle disposizioni di cui al codice penale militare di guerra con alcune modificazioni, riferite in particolare alle questioni di natura procedimentale e alla competenza giurisdizionale del tribunale militare di Roma; ciò, per non incidere sull'istituzione dei tribunali penali militari di guerra, previsti dal codice di cui sopra solo in caso di reale svolgimento di un conflitto.
Come dicevo, in molte occasioni avevamo sostenuto la bontà della previsione che aveva introdotto l'applicazione di queste norme per alcune missioni, in particolare per quelle in Afghanistan ed in Iraq. Ora ci troviamo ovviamente in presenza anche di quella riferita al Libano, ma rimangono valide, come erano valide allora, le ragioni che sostenevano la disposizione che è stata cancellata in occasione dell'approvazione dell'ultimo provvedimento espresso da questo Governo e da questa maggioranza.
Ancora una volta si è previsto un piccolo contentino - peraltro, in questo caso particolarmente dannoso - per i gruppi della sinistra estrema, comunista, per giustificare una volta di più il loro voto favorevole al complesso delle disposizioni, che viceversa in passato spesso era stato, come è noto, negato.
Le ragioni sono sempre le stesse, quindi le disposizioni del codice penale militare di guerra, così come modificate, sono molto più opportune riguardo alla necessità della coesione del contingente militare in circostanze ed in situazioni, che non sono quelle di un conflitto armato in senso stretto, ma che in tempi moderni assomigliano molto alle circostanze ed alle situazioni che si debbono fronteggiare in occasione di queste missioni così pericolose.
Tali disposizioni tutelano maggiormente il nostro contingente militare ed anche i civili, che eventualmente potessero essere fatti oggetto di atteggiamenti e comportamenti penalmente rilevanti da parte degli stessi nostri militari.
È evidente quindi che l'atteggiamento favorevole (è sempre stato tale da parte del gruppo di Alleanza nazionale) nei confronti di quella previsione normativa è confermato in questa circostanza, con la sottoscrizione dell'emendamento Bricolo 5.50 e con l'espressione del voto favorevole, così come accaduto in occasione della discussione del provvedimento precedente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, desidero anch'io sottoscrivere l'emendamento Bricolo 5.50 e svolgere alcune brevissime considerazioni.
Con la nuova maggioranza ed il nuovo Governo non è stata più prevista l'applicazione delle norme del codice militare di guerra nei confronti delle missioni, probabilmente in omaggio ad un'anima pacifista, che alla sola lettura delle parole «codice militare di guerra» insorge, temendo chissà quali usi impropri delle armi da parte dei militari! In realtà, come è stato giustamente ricordato, il nostro codice militare di guerra è uno dei più evoluti e più apprezzati e si pone in termini di assoluto garantismo, soprattutto nei confronti delle parti deboli della popolazione.
Infatti, se in combattimenti ad alta intensità o in circostanze in cui dovessero acquisire il controllo totale di un territorio i militari commettessero abusi o reati nei confronti della popolazione inerme o civile, risponderebbero con pene molto più severe.
Pertanto, questo pregiudizio nominalistico intorno all'espressione «codice militare di guerra» ci lascia francamente esterrefatti. Anche i nostri militari pagano un prezzo alto (poiché vi sono disposizioni in ordine alla linea di comando), che può mettere a repentaglio la loro sopravvivenza, sull'altare di un pregiudizio nominalistico che è stato montato in ordine a tale concetto.
Vorrei che qualcuno ci spiegasse una volta per tutte in sede di Commissione (non vi sarà l'occasione questa sera pertanto chiederò alla collega Pinotti di assumere Pag. 90un'iniziativa al riguardo) le prerogative e le caratteristiche del codice militare di guerra per sfatare finalmente questo pregiudizio, che è stato alimentato e montato francamente con una certa approssimazione e con una leggerezza più unica che rara.
Mi meraviglio che il Governo abbia accolto questo pregiudizio; chi conosce il mondo militare sa quanto questo abbia provocato e produca riserve e malumori nelle Forze armate.
Le rinnovo, in conclusione, la mia volontà di sottoscrivere l'emendamento Bricolo 5.50 (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bricolo 5.50, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 503
Astenuti 3
Maggioranza 252
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 277).
Prendo atto che il deputato Ventura non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cossiga Tit. 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA. Signor Presidente, si tratta dell'ultimo emendamento di una serie lunga e defatigante che sancisce un fatto curioso avvenuto in quest'aula.
Tutto sommato, i gruppi che hanno, a mio avviso, dimostrato, anche nell'altro ramo del Parlamento, la maggiore convinzione nell'esprimere voto favorevole nei confronti di queste missioni e addirittura sul testo adottato da questo Governo, sono quelli che hanno presentato il maggior numero di emendamenti, intervenendo di più. Coloro che, invece, hanno assunto una posizione contraria hanno presentato emendamenti in sede di Commissioni, ma, successivamente alla «caduta» del Governo sulle tematiche di politica estera, tali proposte emendative si sono liquefatte, sono sparite (non le abbiamo più viste)!
Questa liquefazione ha caratterizzato anche la volontà di difendere le proprie opinioni, non tanto di quei gruppi che, obtorto collo e per ragioni di tenuta di questa inutile maggioranza e di qualche poltrona, voteranno a favore di questo provvedimento, quanto di quelle poche teste indipendenti, che sono capaci di difendere le proprie posizioni, anche a costo di essere sanzionati dal proprio partito. Oggi in quest'aula c'è stato il silenzio, e non c'è stato neanche un Turigliatto a difendere la propria posizione.
Sarò peraltro brevissimo. Il mio emendamento vuole correggere il titolo - è l'ultimo tentativo - di un provvedimento che ha stanziato 100 milioni di euro per le missioni umanitarie rispetto al miliardo di euro stanziato per le missioni militari; si tratta di un emendamento che vuole correggere il titolo di un provvedimento che fa finta di dire al paese che le cose sono diverse da quelle che realmente sono. Lo so che questa proposta emendativa verrà bocciata, ma ci tengo a fare un riferimento ad un documento ufficiale dello Stato maggiore della Difesa, alla scheda informativa sulla missione in Afghanistan.
Perché rimanga agli atti, desidero leggere la definizione della missione ISAF e, in particolare, dell'ultima revisione del piano operativo 10302, che è applicato a questa missione, per dimostrare che veramente si tratta di una missione militare, se Pag. 91non addirittura di una missione di guerra. Ebbene, lo Stato maggiore della Difesa, in questo documento, anche se magari nelle Commissioni, per opportunità politica, non è stato detto, scrive: la missione è quella di condurre operazioni militari in Afghanistan, secondo il mandato ricevuto, in cooperazione e coordinazione con le forze di sicurezza afgane e con quelle della coalizione, al fine di assistere il Governo afgano nel mantenimento della sicurezza.
Questa è la missione ISAF! Possiamo forse nasconderlo, ma questa è la missione ISAF e questa è la ragione per cui - noi ci auguriamo di no - qualche nostro soldato potrebbe subirne le conseguenze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, voteremo a favore di questo emendamento, perché le motivazioni addotte dall'onorevole Cossiga mi sembrano ampiamente condivisibili.
Vede, Presidente, occorre - questo è un richiamo che mi permetto di fare alla maggioranza - in estrema sintesi uscire dall'equivoco. Perché non chiamare con il loro nome queste missioni, che sono militari, oltre che umanitarie e civili? Mi sembra che la chiarezza sia assolutamente necessaria, per la trasparenza con la quale devono essere portati avanti i provvedimenti legislativi.
Quindi, anche a nome del mio gruppo, dichiaro voto favorevole sull'emendamento Cossiga Tit. 1. (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cossiga Tit. 1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 277).
Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2193-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 2193 sezione 5).
Informo che è in distribuzione la nuova formulazione dell'ordine del giorno Bricolo n. 9/2193/21.
L'onorevole Pedrizzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/18.
RICCARDO PEDRIZZI. Signor Presidente, ho presentato questo ordine del giorno perché ve n'é un altro, presentato al decreto sull'Afghanistan, che reca la firma di rappresentanti dei gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra europea, Verdi e Rosa nel Pugno, che ha suscitato i peana del ministro Ferrero e persino la benedizione del ministro D'Alema.
Si tratta di un ordine del giorno che ha dell'inaudito. La sinistra radicale, nel senso di pannelliana, con il placet del Governo, vuole comprare l'oppio afghano per farne morfina anti-dolore, ossia vuole finanziare terroristi di Al-Qaeda a spese dei contribuenti italiani! La soluzione escogitata da queste «menti sopraffine» per risolvere il problema dei narcotrafficanti afgani, dunque, non é quella di intervenire con volontà politica a livello di ONU e di comunità internazionale, per finanziare uno sradicamento ed una riconversione delle colture, ma quella di incentivare l'attività di coltivazione e produzione della droga, quando tutti sanno che gran parte dei proventi del narcotraffico afghano servono proprio per finanziare i terroristi di Al-Qaeda.Pag. 92
Molti sanno che le piantagioni afghane sono fonte di oltre il 90 per cento dell'eroina mondiale. La proposta, quindi, non è né nuova, né realistica. Le piantagioni di oppio si trovano nelle zone coltivate proprio dai terroristi; non sono certamente controllate da piccoli coltivatori indipendenti, ma dai talebani e dall'organizzazione terroristica, con cui non si capisce bene in che modo l'Italia vorrebbe, e potrebbe, trattare e che hanno già un «cliente» che non ama essere scontentato: il cartello delle mafie internazionali, a spese, lo ripeto, dei contribuenti italiani.
Del resto, basta considerare da chi viene avanzata tale proposta. Sono gli stessi che avversano ferocemente la legge Fini e che hanno sempre proposto la legalizzazione della droga come arma efficace per sconfiggere il terrorismo, cioè per non far guadagnare i soldi ai talebani. Ora, invece, i soldi ai talebani glieli farebbero guadagnare, ma il fine è sempre lo stesso: arrivare a legalizzare le sostanze stupefacenti.
Invece, onorevoli colleghi, signor Presidente, la strada da percorrere è opposta, utilizzare cioè, gli strumenti che abbiamo a disposizione per combattere efficacemente la diffusione della droga. Uno di essi è certamente, lo ribadisco, la riconversione delle colture, una strategia di lungo termine, che ha iniziato a dare, proprio in questi ultimi anni, i primi risultati. Si pensi solo al «triangolo d'oro» del sud-est asiatico: Birmania, Laos e Thailandia, in cui si è passati, in pochi anni, dai 180 mila ettari di coltivazione ai 20 mila di oggi. Certo, non è un percorso semplice e lineare, ma va perseguito con forza, coerenza e determinazione, affiancandolo con un impegno concreto di tutti i paesi del mondo nel ridurre la domanda interna, vero motore dell'escalation dei consumi a cui assistiamo.
In poche parole, si tratta di eliminare la coltura e la cultura della droga e, comunque, la proposta di acquistare l'oppio per uso legale non è praticabile, perché la domanda mondiale di oppio legale, che serve agli ospedali per terapie anti-dolore, è ampiamente soddisfatta, già attualmente, dai paesi che ne sono autorizzati: Australia, Francia, Turchia e India. Il mercato illecito dell'oppio è pari a 6 mila tonnellate, quello lecito è pari a 400 tonnellate. È evidente che la saturazione sarebbe immediata e non sapremmo cosa fare di tonnellate di oppio afghano immesso sul mercato. Tutto ciò, si badi bene, non lo diciamo noi, ma uno che se ne intende e che è di sinistra: Pino Arlacchi, già direttore dell'Agenzia delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine, una valutazione confermata dal suo successore, Antonio Maria Costa...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole...
RICCARDO PEDRIZZI. Sto concludendo, signor Presidente. Stavo dicendo di Antonio Maria Costa che, nel bocciare la proposta della sinistra radicale, ha detto: «Per l'Afghanistan è una proposta pericolosa».
Per queste ragioni ho presentato l'ordine del giorno n. 9/2193/18 ed invito l'Assemblea ad approvarlo.
PRESIDENTE. L'onorevole Brigandì ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/25.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, in claris non fit interpretatio (Applausi ironici dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Italia dei Valori). È, quindi, evidente che siamo di fronte ad una situazione estremamente chiara e limpida, che non può che essere riassunta in un modo altrettanto chiaro ed altrettanto limpido.
In quest'aula non ci sono ale pacifiste: se c'è qualcuno che appartiene a quest'ala, tiri su una mano, lo dica e voti contro il provvedimento in esame che è stato definito nella scorsa legislatura certamente un provvedimento di guerra!
Ho visto le piazze piene, con persone del popolo capitanate da persone che siedono in quest'aula, che hanno detto che Pag. 93qui vi sono degli eversivi - ma cortesemente facciano i nomi, come li faccio io! -; persone che siedono in quest'aula e che sbandieravano le loro bandiere ad arcobaleno, che urlavano «Pace senza se e senza ma» e che oggi si trovano a votare in una posizione esattamente diversa rispetto a quella che hanno promesso al popolo.
Il mio capogruppo, Andrea Gibelli, mi ha detto: «Matteo, misura le parole!». Le ho misurate: traditori precisi (Una voce dai banchi dei deputati dei gruppi della maggioranza: Scemo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/8. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, colleghi, vogliamo illustrare il nostro ordine del giorno che è in totale opposizione all'ordine del giorno, su cui farà la dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi, presentato dagli onorevoli Sereni, D'Elia, Venier, Mantovani ed altri. Ci muoviamo cioè in una logica opposta, in una logica che viene dall'Agenzia dell'ONU per la lotta alle tossicodipendenze, quella che ha spinto il responsabile di quell'Agenzia a dire che l'acquisto dell'oppio per scopi legali, e in particolare per la produzione di farmaci antidolorifici, sottoponendo le coltivazioni a procedure di controllo con l'obiettivo di contrastare il narcotraffico, oltre che moralmente inaccettabile non servirebbe a nulla, in quanto le maggiori quotazioni del mercato illegale indurrebbero i coltivatori di oppio a soddisfare quel tipo di domanda.
Mi sembrano ragioni di assoluto buonsenso. Invito dunque alla riflessione quella parte dell'attuale maggioranza che su questi temi ha avuto posizioni diametralmente opposte a quelle che sottostanno all'ordine del giorno Sereni ed altri n. 9/2193/4, che ha una sua coerenza. In quest'aula per più di quindici anni, e ancora oggi, è presente un'anima cosiddetta libertaria, che ritiene, in questo caso l'acquisto di oppio, nel caso del dibattito sulle tossicodipendenze la liberalizzazione delle droghe, come un elemento di libertà di scelta e che quindi deve essere nient'affatto penalizzato. Vi è un'anima anche nel centrosinistra che invece lo ritiene sbagliato: allora vi invito a riflettere sul nostro ordine del giorno, ma anche sulla votazione che farete sull'ordine del giorno Sereni ed altri n. 9/2193/4.
Il nostro ordine del giorno era già stato presentato nelle votazioni precedenti sulla missione in discussione, anche durante il Governo precedente, che si era impegnato a fare in modo che l'indicazione importante e urgente di estirpare le coltivazioni di oppio in quello Stato, unica fonte sia per i signori della guerra che per i commercianti di morte e i terroristi internazionali di Al Qaeda, potesse realizzarsi in tempi ristrettissimi ed incidere laddove le fonti di finanziamento arrivano nelle casse dei terroristi presenti là, ma presenti anche qua, sul territorio e nello scacchiere europeo ed occidentale.
Chiediamo che ciò venga fatto con più forza ancora anche da questo Governo, in collaborazione con l'operazione interforze ISAF, e che al posto di quelle coltivazioni si aiutino i coltivatori e i contadini del popolo afghano a introdurre quella agricoltura e produzione biologica di cui tanto si è parlato anche nel nostro paese, tenendo qui alcune conferenze internazionali che esaltino il ruolo delle coltivazioni e dei coltivatori dei paesi d'origine.
Ora, non si capiscono una serie di posizioni contraddittorie, come quella di esaltare quel tipo di coltivazione biologica e l'altra, invece, di evitare di introdurla in un paese come quello afghano; non si capisce come non si possa tener conto dell'Agenzia contro il narcotraffico dell'ONU e invece si proponga l'acquisto in blocco di produzioni oppiacee da quel paese.
Non si capisce - lo dico con una battuta, ma vi invito a riflettere fino in fondo su quali saranno le conseguenze se fosse approvato l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 - per quale motivo comprare questa droga all'origine e non da un intermediario. Non si capisce, cioè, come si possa giustificare una lotta a tutto Pag. 94campo, legittima, giusta e sempre più necessaria, sul nostro territorio nei confronti dei commercianti di questa sostanza, che porta alla morte centinaia di migliaia di giovani, come stigmatizzare l'uso della cocaina e, poi, invece comprarla attraverso un acquisto in blocco laddove si produce.
Mi sembrano contraddizioni impossibili da conciliare, se non per un semplice fatto. Questo ordine del giorno, legittimamente annunciato da alcune forze politiche di estrema sinistra e dai radicali nelle passate settimane, è diventato una sorta di ordine del giorno dell'intera coalizione di maggioranza e si identifica, sempre più, come la condizione per cui alcune di queste forze possano votare l'intero provvedimento.
Mi sembra una mediazione al ribasso alla quale non solo mi oppongo, ma rivolgo alle forze dell'attuale maggioranza più oculate su questa materia un invito a guardare con attenzione a questo ordine del giorno che produrrebbe gravi danni e contraddizioni insanabili nell'ordinamento italiano.
PRESIDENTE. L'onorevole Lucchese ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/31.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, signor ministro, l'articolo 1, al comma 6-ter, prevede l'autorizzazione di una spesa di 50 mila euro (una piccola somma) per l'organizzazione a Roma di una Conferenza per le pari opportunità a difesa dei diritti umani delle donne e dei bambini nei territori in cui si svolgono le missioni all'estero, in occasione dell'anno europeo per le pari opportunità.
Valuto positivamente tale iniziativa, però non si comprende in base a quali criteri sia stata valutata la spesa, che non appare adeguata all'evento che si intende organizzare. Sembra che si sia voluto soltanto elargire una somma simbolica, perché magari, vi è qualcuno che organizza una conferenza di questo tipo a prezzi, come si suol dire, stracciati.
Chiedo, quindi, al Governo di provvedere affinché possa incrementare la somma attualmente stanziata, in modo che vi sia un buon esito della lodevole iniziativa, dato che non ritengo che con la cifra stanziata essa possa essere portata a termine in modo esemplare e meritorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Garnero Santanchè ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/19.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, ci tengo ad illustrare il mio ordine del giorno per avere l'attenzione dell'Assemblea. Sono sotto gli occhi di tutti la condizione delle donne afgane e le discriminazioni, che sempre più sono rivolte nei loro confronti. Non voglio perdermi nell'illustrare ciò che le donne afgane vivono tutti giorni e devono sopportare sulle loro spalle. Vi sono certamente stati miglioramenti per quanto riguarda la loro partecipazione alla vita politica nel paese. Ricordiamo bene le immagini di quelle donne che sfidavano i cecchini e le violenze per andare a votare, mentre oggi possono partecipare alla vita politica del paese.
Non è una questione di appartenenza partitica. Non credo che vi possano essere divisioni di appartenenza, quando si parla di diritti umani. Sappiamo bene che in Afghanistan, anche se è stata varata la nuova Costituzione che recita che deve esservi piena parità tra uomo e donna, tale condizione è ancora molto lontana.
Oggi stiamo esaminando il decreto legge sul rifinanziamento delle missioni tra cui è compresa quella in Afghanistan e spero che il Parlamento non si divida sull'ordine del giorno da me presentato. Chiedo al Governo che si impegni, affinché parte delle risorse, che si mettono a disposizione della missione in Afghanistan, siano usate per la tutela delle donne. Sarebbe estremamente importante.
Non ho visto accenni alla questione femminile in Afghanistan. Credo che ciò non debba passare inosservato e che quest'Assemblea possa unirsi nel sostenere l'impegno del Governo contenuto in questo ordine del giorno. Infatti, ritengo che quando si parla di diritti umani, nessuno dovrebbe sottrarsi!
PRESIDENTE. Avverto i colleghi che la Presidenza intende portare a conclusione, possibilmente questa sera, la votazione dei 35 ordini del giorno presentati. In proposito vi è anche un'intesa tra i gruppi; quindi questa sera dovremmo concludere i nostri lavori con la votazione degli ordini del giorno.
Do questa informazione non per condizionare i colleghi, che hanno tutti i titoli per intervenire, ma per portarli a conoscenza dell'impegno che ci siamo assunti, per poi proseguire con la votazione finale del provvedimento nella mattinata di domani.
L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/17.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo ordine del giorno si riferisce all'intricata questione esistente in Kosovo e nei Balcani in generale.
Con il presente decreto-legge si tratta il rifinanziamento della missione e appare opportuno sottolineare che il contingente italiano della brigata Pinerolo dal 15 maggio 2006 ha il comando in una zona molto difficile.
Il ruolo che i nostri soldati stanno svolgendo in questo territorio è indubbiamente assai importante. Sappiamo che vi sono ancora echi di quella guerra e che la situazione è molto tesa, spesso a causa anche delle diverse etnie presenti sul territorio.
La brigata Pinerolo sta svolgendo un'azione di presenza e di deterrenza per mantenere un ambiente sicuro, quindi una vera missione di pace. I compiti assegnati ai nostri militari riguardano attività di ordine pubblico, di controllo del territorio e dei luoghi di culto, perché per l'integrazione in Europa è molto importante che ci sia veramente la pace in Kosovo.
L'articolo 1 del decreto-legge in esame, attinente al finanziamento degli interventi di cooperazione allo sviluppo, nulla prevede in merito all'erogazione di fondi destinati appunto alla cooperazione allo sviluppo in Kosovo.
Sarebbe importante che il Governo accogliesse quest'ordine del giorno per dare un segnale, adottando le opportune iniziative anche normative, volte ad integrare le risorse economico-finanziarie, affinché i militari possano svolgere il loro ruolo di pace anche con strumenti diversi.
Ad esempio, vi è una radio gestita dai nostri militari - Radio Italia - che è ascoltata in tutta la nazione e che contribuisce a portare la pace, la conoscenza e l'integrazione tra europei. Ritengo quindi importantissimo che questa missione di cooperazione per lo sviluppo del Kosovo possa ricevere un'integrazione di finanziamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giorgetti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/35.
GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, colleghi, ho presentato un ordine del giorno sulla vicenda dei due militari israeliani rapiti lo scorso luglio, sulla quale è caduta una coltre di silenzio.
Mi rendo conto che questa vicenda presenta aspetti delicati. Purtroppo i familiari dei militari rapiti non hanno più notizie. Ritengo pertanto che sia importante che, in un'occasione come questa, si riaccendano i riflettori su tale questione.
So che il Governo italiano si è mosso in passato in tale direzione; però è forse opportuno che in quest'Assemblea, in Parlamento, tutti i colleghi ribadiscano unanimemente l'importanza di dare nuovamente risalto a tale vicenda e di intensificare gli sforzi in tutte le sedi, anche nelle istituzioni internazionali, per tentare di riallacciare quei rapporti, che permettano di addivenire ad una soluzione positiva o, quanto meno, a portare qualche nuova informazione ai familiari dei due militari che, tra l'altro, si sono recentemente recati in visita presso la Camera dei deputati.
L'invito rivolto con quest'ordine del giorno, sul quale intendo sensibilizzare il Governo, è che si faccia ancora di più rispetto a quanto sicuramente si sta già operando (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/26.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che noto una forte contraddizione in seno alla sinistra, che si dimostra tanto preoccupata degli extracomunitari presenti in Italia, ma non altrettanto interessata alla condizione degli extracomunitari nei loro paesi di origine. Noi della Lega Nord da sempre abbiamo sostenuto l'importanza di aiutare e sostenere nei loro paesi le popolazioni in difficoltà; noi chiediamo per loro dignità e rispetto, consentendo l'ingresso nel nostro paese solo a chi abbia già garantito un lavoro (quindi una casa), proprio per questo motivo siamo criticati e demonizzati. La sinistra, che invece apre le porte a chiunque, vuole apparire generosa e solidale, in realtà destina milioni di persone alla clandestinità, all'emarginazione, alla solitudine e spesso alla delinquenza.
Noi vogliamo la tutela della dignità di tutti gli individui, quindi anche della donna. L'ordine del giorno presentato va in questa direzione: chiediamo che una quota consistente dei finanziamenti stanziati per le missioni militari all'estero sia riservata all'educazione della donna, tenuta volontariamente nell'ignoranza per meglio assoggettarla, schiavizzarla, asservirla ai voleri del maschio, il padre prima, il marito poi.
Domani, 8 marzo, è la giornata della donna e quindi vorremmo che veramente la donna venisse valorizzata. Sappiamo tutti che lo sviluppo ed il miglioramento di ogni società passano attraverso il miglioramento e lo sviluppo delle condizioni della donna. Ella è infatti la madre che insegna ai figli: se non è consapevole dei propri diritti e del proprio valore, non saprà educare i propri figli - vale a dire gli uomini ed i mariti di domani - al rispetto delle proprie madri, delle proprie mogli e delle proprie figlie.
È risaputo che il grado di arretratezza di un paese è direttamente proporzionale al grado di ignoranza e analfabetismo della popolazione, quasi sempre tenuta assoggettata proprio per non farla emergere. Piaghe sociali presenti in quei paesi quali l'infibulazione - quasi sempre voluta proprio dalle madri - la lapidazione delle donne (talora anche di quelle violentate), l'omicidio delle ragazze che non vogliono usare il velo (e che, magari, vogliono indossare i jeans) sopravvivono e rimangono salde proprio sulla base dell'ignoranza, nella quale vengono mantenute le donne.
Se veramente la sinistra volesse aiutare queste popolazioni dovrebbe approvare questo ordine del giorno, teso a soccorrerle a casa loro, ad evitare di snaturare la loro società sradicandole dai loro paesi ed a snaturare anche la nostra società importando 'fiumi' di popolazioni diverse, che nulla hanno a che fare con la nostra civiltà occidentale.
Anche la modernizzazione della società italiana è passata attraverso la scolarizzazione delle masse e delle donne in modo particolare; non è stato tanto il femminismo, ma proprio l'estensione della scolarizzazione a tutti, quindi anche alle donne, a permettere alla nostra società italiana di compiere passi da gigante.
Se la sinistra non votasse il mio ordine del giorno assumerebbe il significato di un togliersi la maschera pacifista, di solidarietà, per mostrare il suo vero volto, ipocrita, di chi a parole afferma di volere il bene...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLA GOISIS. ... di queste popolazioni, ma nei fatti le vuole invece mantenere in uno stato di soggezione, di minorità, per meglio manipolarle, magari a scopo elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. L'onorevole Garavaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/20.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno riguarda la situazione del Kosovo. Ricordiamo bene la guerra ed il bombardamento ordinato Pag. 97dall'allora presidente D'Alema senza nemmeno il voto del Parlamento. Ricordiamo bene anche la forte opera di contrasto che la Lega Nord ha svolto contro tale operazione, un'opera di contrasto realmente pacifista, al di là delle chiacchiere, pur contro il «politicamente corretto», contro le posizioni generali (che, poi, si sono rivelate non tanto corrette...).
Ebbene, sembra che un piano del Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite miri a riconoscere una sorta di sovranità nazionale, che prefigura, di fatto, un'unilaterale proclamazione di indipendenza da parte dell'autorità di Pristina. Tuttavia, pare che il suddetto progetto non abbia il consenso della Serbia e della Russia. V'è anche il rischio che l'ipotesi di un Kosovo indipendente alimenti l'irredentismo albanese in Macedonia, che aggiungerebbe ulteriori problemi. Sappiamo, altresì, che l'UCK ha in mente un progetto di unica grande Albania islamica. Ciò causerebbe sicuramente forte instabilità nel Balcani, cosa della quale non si avverte alcuna necessità.
Pertanto, invitiamo il Governo a non avere fretta, a non riconoscere alcuna accordo sul destino del Kosovo fino a quando non sarà stato raggiunto un accordo complessivo al quale partecipino anche la Serbia e la minoranza serba del Kosovo. Questo per quanto riguarda il contenuto del mio ordine del giorno.
Se mi è consentito, desidero commentare brevemente l'episodio verificatosi poc'anzi. Al termine dell'intervento dell'onorevole Brigandì, abbiamo sentito rivolgere al collega, dai banchi della sinistra, l'epiteto «scemo». Ora, è di tutta evidenza che si possono avere opinioni discordanti; tuttavia, secondo noi, il rispetto e l'educazione sono sopra ogni cosa.
Comunque, il collega Brigandì si è reso disponibile - se il collega che ha pronunciato la parola vuole farsi riconoscere - a confrontarsi sulla questione in ogni modo. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
MATTEO BRIGANDÌ. Dobbiamo fare un test d'intelligenza!
PRESIDENTE. È del tutto evidente che tutti i colleghi sono tenuti ad usare un linguaggio adeguato anche in occasione dei confronti più aspri.
L'onorevole Germontani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/9.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, con il mio ordine del giorno chiedo un'azione molto concreta da parte del Governo: il rifinanziamento del Medical City Hospital di Baghdad. Rivolgo il mio appello al Governo affinché sia mantenuto l'impegno assunto dall'Italia a favore delle popolazioni civili irachene. Il presidente Prodi ed il ministro D'Alema hanno più volte dichiarato di ritenere che le missioni civili debbano essere aumentate e rafforzate rispetto a quelle militari.
Cos'è avvenuto? Nel 2003, il Governo di centrodestra, grazie all'impegno forte del ministro degli esteri di allora, il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, ha deciso di finanziare la Croce rossa italiana al fine di impiantare un ospedale da campo e, successivamente, provvedere alla gestione di alcuni reparti del Medical City Hospital di Baghdad.
In particolare, la Croce rossa nel 2003 aprì, grazie a questi finanziamenti, un proprio reparto per grandi ustionati presso il Medical City Hospital della capitale, curando ben oltre 200 mila persone. Tutto questo nell'ambito dell'intervento complessivo italiano in Iraq: nel contesto dell'operazione denominata Antica Babilonia e nel quadro generale della quarta fase dell'operazione Iraqi freedom, era stata prevista una componente militare a garanzia della cornice di sicurezza dell'opera di ricostruzione del paese. Tuttavia, è avvenuto che, con la conclusione della missione italiana in Iraq, il Governo di centrosinistra, guidato da Romano Prodi, non ha provveduto a rifinanziare il Medical City Hospital di Baghdad, privando così di cure migliaia di persone e del posto di lavoro oltre cento famiglie di medici, infermieri e tecnici iracheni.
Allora, con il mio ordine del giorno chiedo al Governo quali siano gli intendimenti Pag. 98dell'attuale maggioranza in relazione al rispetto della decisione del rifinanziamento del Medical City Hospital di Baghdad, al fine di conciliare questa decisione con la volontà più volte manifestata di incrementare e rafforzare le missioni civili internazionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/16.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, interverrò per pochi minuti perché l'ora è tarda. Il mio ordine del giorno è estremamente semplice: noi chiediamo che il Governo si impegni ad adottare opportune iniziative per dotare i soldati italiani di tutte quelle altre armi difensive (materiali, veicoli, mezzi aerei e terrestri) che possano permettere loro di svolgere al meglio la propria missione ed assicurare un'adeguata protezione al nostro contingente attuale. Ciò si riferisce ovviamente sia al Libano, sia a quelle particolari situazioni a rischio come l'Afghanistan, dove all'aumentare - come si teme - della pressione militare dei nostri avversari, i nostri uomini e le nostre donne si trovino nell'impossibilità di difendersi adeguatamente.
Lo dicevo anche ieri in sede di audizione; ho rivolto specifiche domande ai nostri vertici delle Forze armate, chiedendo se i nostri uomini e le nostre donne siano sufficientemente tutelati da questo punto di vista. È stato fatto notare che lo sono per situazioni che di carattere normale o comunque non per l'impiego in un eventuale scenario bellico.
Allora, io chiedo che il Governo sia libero di intervenire immediatamente e soprattutto nel caso - Dio non voglia - vi fosse una recrudescenza delle situazioni, per dotare le nostre Forze armate di tutti gli armamenti necessari. Penso che non si debba guardare a spesa, quando sono in gioco delle vite umane, soprattutto dei nostri soldati o comunque delle nostre Forze armate. Da questo punto di vista, essi hanno il diritto di essere da tutelati al meglio e mi riferisco sia ai mezzi di difesa personale, sia ai veicoli.
Voi sapete che è molto grave la minaccia che proviene dalle mine nascoste lungo le strade. Si è visto che molti dei nostri veicoli non sono dotati degli strumenti per difendersi dai pericoli incombenti rappresentati delle mine. Queste possono scoppiare soprattutto sotto il pianale dei mezzi di trasporto, che peraltro dovrebbero essere corazzati. Da qui, la necessità di dotarsi di mezzi più moderni. L'Italia possiede mezzi moderni, benché non in numero sufficiente e senza ragionevole garanzia di sicurezza. Proprio perché si attende soprattutto in Afghanistan - e forse anche Libano - un peggioramento della situazione, chiedo che non si guardi a spese, ma che il Governo si assuma l'impegno di mantenere l'assoluto stato di difesa delle nostre truppe. Ciò con l'avvertenza, sottosegretario Intini, che se l'ordine del giorno verrà accolto come raccomandazione, io non accederò alla richiesta ed insisterò per la sua votazione. Infatti, voglio vedere quali deputati non saranno d'accordo su questo tipo di impegno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. L'onorevole Fasolino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/28.
GAETANO FASOLINO. Signor Presidente, credo che la missione in Afghanistan si presenti come un'occasione importante per l'Italia e per il nostro Parlamento per dire una parola significativa nei confronti dello spaccio di droga.
Senza «se» e senza «ma», l'Afghanistan è il maggior produttore di oppio al mondo, anzi, alcune stime danno la produzione di oppio vicina al 90 per cento della produzione mondiale. Attraverso il suo derivato acetilato, l'eroina, l'oppio invade i mercati mondiali e tra le varie droghe è senza dubbio la più devastante, perché più della cocaina, più di altri prodotti che inducono dipendenza, riduce la presenza delle endorfine fisiologiche fino ad annullarle del tutto, per cui diventa Pag. 99sempre più difficile uscire dall'inferno della droga.
A questo punto, io credo che, avendo «sottomano» il paese che produce il maggior quantitativo di droga, occorrerebbe un intervento mirato che fosse insieme un intervento militare e di polizia, ma soprattutto un intervento volto a favorire l'agricoltura afgana in modo da integrarla nei mercati europei e mondiali, predisponendo un piano molto articolato per fare in modo che questa agricoltura si risollevi ed il contadino afgano non sia così obbligato a coltivare l'oppio.
Quindi, da questo punto di vista, io credo che l'Italia possa svolgere un'utile azione anche attraverso una proposta strategicamente valida; pertanto il mio ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo a svolgere, nell'ambito delle sue competenze, una utile azione di proposta e di mediazione nei confronti dei paesi che sono convenuti in Afghanistan nell'ambito delle decisioni dell'ONU.
PRESIDENTE. L'onorevole Menia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/12.
ROBERTO MENIA. Il mio ordine del giorno prende spunto da una previsione contenuta al comma 8 dell'articolo 1 del decreto-legge in esame. Per la precisione, esso riguarda la disposizione che prevede lo stanziamento di 300 mila euro per la cessione a titolo gratuito alle forze armate libanesi di rilevatori di ordigni esplosivi, in linea con la risoluzione ONU n. 1701 del 2006.
Prendo spunto da una disposizione particolare perché questa si inserisce nell'ambito di un disegno di legge che rifinanzia vari interventi sullo scenario internazionale di ordine militare ed umanitario da parte dell'Italia. Faccio presente allora come il nostro Parlamento abbia già avuto modo - ricordo che nella scorsa legislatura vi fu una discussione approfondita in proposito - di esprimere un voto all'unanimità contro le mine antiuomo.
L'ordine del giorno che io propongo e che ritengo possa essere tranquillamente accolto dal Governo, perché dovrebbe trovare una condivisione di intenti assoluta, si riferisce alla possibilità da parte italiana di intervenire in altri scenari con disposizioni analoghe. In particolare, esiste un impegno italiano in sede europea riguardante la situazione in Darfur, dove - come è noto - le cronache dicono che siamo arrivati a quasi mezzo milione di morti e sicuramente a più di due milione e mezzo di profughi, e non ci sono segnali, sia da parte delle autorità nazionali sudanesi sia da parte di altre organizzazioni nazionali o internazionali, di un tentativo di pacificazione, che dovrebbe passare certamente attraverso un cessate il fuoco che è stato concordato. In realtà vi è una dimostrazione di incapacità palese di proteggere quelle popolazioni dal genocidio e dai crimini di guerra.
Il Darfur sembra essere una delle zone, in assoluto, più minate. L'impegno che si richiede, quindi, al Governo, con questo ordine del giorno è quello di adottare le opportune iniziative volte a garantire l'individuazione di risorse economiche e finanziarie necessarie per incrementare le operazioni di sminamento in quell'area. È un po' quello che si fa con questo decreto-legge in Libano, affidandosi alle forze armate libanesi. Penso che anche in un altro scenario disgraziato del pianeta l'Italia dovrebbe svolgere il suo compito come sa svolgerlo, cioè con intelligenza, abilità e capacità.
PRESIDENTE. L'onorevole Rivolta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/2193/1.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/2193/1 riguarda la presenza delle nostre truppe in Libano. La Commissione affari esteri, poche settimane fa, ha avuto la opportunità di audire il capo di stato maggiore, ammiraglio Di Paola. In quella occasione, all'ammiraglio Di Paola è stato evidenziato che noi conosciamo, oggi, la situazione di alcune aree di crisi, nelle quali sono presenti le nostre missioni e che noi sappiamo che, in alcune di esse, cioè in Pag. 100Libano, in Afghanistan e in Kosovo, per motivi diversi la situazione può fortemente deteriorarsi. È possibile, infatti, se non addirittura probabile, che ci si trovi di fronte alla necessità, almeno, di importanti azioni di difesa di carattere bellico. In Afghanistan, forse, potrebbe essere necessario qualcosa di più di una semplice difesa.
A queste considerazioni, l'ammiraglio Di Paola, che è un galantuomo e una persona che non ama mentire ma che ha un alto senso delle istituzioni, ha risposto che, allo stato attuale, l'armamento in dotazione alle truppe italiane è sufficiente. Ma alla domanda volta a sapere, in modo particolare, se l'armamento sarà sufficiente qualora la situazione si deteriorasse, l'ammiraglio Di Paola, proprio perché è il galantuomo che dicevamo, non ha dato una risposta esatta e pertinente. Non avrebbe potuto fare diversamente perché tutti noi sappiamo - chi non lo sa non vuole saperlo o, semplicemente, mente a se stesso - che la dotazione delle nostre truppe, come diceva l'ammiraglio Di Paola, è sufficiente per la situazione in cui si trovano in questo momento. Tuttavia, sia in Kosovo, sia in Libano, sia, soprattutto, in Afghanistan tutti i segnali ci fanno pensare che, per motivi diversi, la situazione molto probabilmente si deteriorerà. In tal caso i nostri militari non sarebbero dotati di un armamento adeguato e sufficiente.
In Libano, in particolare, la missione UNIFIL attribuisce alle nostre truppe, e a quelle degli altri eserciti attualmente sotto il nostro comando, il compito di intervenire a fianco dell'esercito libanese per sorvegliare la zona, disarmare Hezbollah o impedire che possa riarmarsi, intervenire, su richiesta dell'esercito libanese, anche al di fuori della zona attualmente di nostra competenza e garantire per quanto possibile la tenuta del democratico e legittimo Governo del premier Fouad Siniora.
La situazione, come ripeto, potrebbe deteriorarsi e, come sappiamo, Hezbollah sta procedendo al proprio riarmo; infatti, a nord del fiume Litani, che segna attualmente il confine dell'area in cui sono stanziate le nostre truppe, sta procedendo - lo sappiamo con assoluta certezza - a creare nuove fortificazioni, a reintegrare di armamenti quelle già esistenti e a rifornirsi, presumibilmente attraverso il confine siriano o per mezzo di sbarchi notturni sulla costa, di nuove armi che reintegrino l'armamento distrutto dal bombardamento effettuato da Israele, nel corso della guerra della scorsa estate.
Se questo succederà e se al nostro esercito, come previsto dal mandato, venisse richiesto non solo di difendersi e di presidiare quella zona, ma anche di uscirne, per disarmare gli hezbollah insieme all'esercito libanese, abbiamo l'assoluta certezza che l'armamento e la dotazione in possesso del nostro esercito non sono tali da garantire l'incolumità dei nostri militari nello svolgimento del compito che è stato loro formalmente attribuito, anche da questo Parlamento per le votazioni precedenti, fino al 31 dicembre 2007.
L'ordine del giorno, quindi, chiede al Governo di riferire al Parlamento su quale sia, in caso di deterioramento della situazione, il grado di sicurezza sul quale le nostre truppe possono contare e di provvedere ad adottare quel minimo di armi indispensabili e necessarie per lo svolgimento del compito dei nostri militari, come potrebbe risultare necessario.
Qualora non fosse possibile, dopo l'accordo con il Governo libanese e con gli alleati, provvedere al giusto adeguamento dell'armamento e ottemperare agli obblighi previsti dal mandato, si chiede al Governo di ammettere pubblicamente - mi dispiace - ma vergognosamente, il fallimento della nostra missione e, al fine di salvare almeno l'immagine delle nostre truppe e la loro incolumità, di decidere apertamente per il loro ritiro.
Questo è il contenuto del mio ordine del giorno...
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta...
DARIO RIVOLTA. Ho ancora un minuto, Presidente?
Pag. 101PRESIDENTE. No, onorevole Rivolta, lei ha terminato il suo tempo.
DARIO RIVOLTA. Allora, interverrò in dichiarazione di voto su un altro ordine del giorno.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Elia ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, di cui è cofirmatario.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, questo ordine del giorno è firmato dai deputati Sereni, D'Elia, Venier, Mantovani, Donadi, Mattarella, Brugger, Villetti, Bonelli e Fabris.
Si tratta di un ordine del giorno che non allude neanche lontanamente ad un'ipotesi antiproibizionista sulla droga. È una proposta che ha scopi umanitari, ma anche politici, strettamente legati alla situazione in Afghanistan, soprattutto in considerazione di una discontinuità con il passato e di una soluzione che in prospettiva non sia esclusivamente militare.
In questi giorni ho sentito dire cose francamente allucinanti nelle dichiarazioni rese ai giornali, ma anche in quest'aula, sulla questione dell'oppio e sulla proposta contenuta nel nostro ordine del giorno. Si è parlato addirittura di narcotraffico legalizzato, di un Governo che diventa narcotrafficante e dell'Italia mercante di oppio e finanziatrice dei talebani e dei produttori di oppio.
La proposta del nostro ordine del giorno è la stessa che fa da anni la Croce rossa internazionale, che non mi pare sia un'organizzazione dedita al narcotraffico. La Croce rossa condivide tale proposta proprio per i fini umanitari che la ispirano (Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
L'oppio non è materia del demonio, come era considerato lo zolfo nel Medioevo. L'oppio, come peraltro lo zolfo, può essere adoperato anche a fini terapeutici medico-scientifici. La coltivazione di oppio - lo ricordo ai colleghi - è già legale in alcuni paesi europei, come la Francia, l'Ungheria e la Spagna; Australia e India producono oppio legale per ricavarne la morfina, che serve nella terapia del dolore. Non mi pare che siano Stati narcotrafficanti, ma questa produzione è assolutamente insufficiente per rispondere alla domanda mondiale di morfina a fini terapeutici.
È paradossale, invece, che in Afghanistan, dove si producono 6.100 tonnellate di oppio ogni anno non esista morfina per la terapia del dolore e che negli ospedali afghani si continua ad operare chirurgicamente senza anestesia. Mi pare una forma di razzismo quella per cui l'80 per cento della morfina prodotta a livello mondiale viene consumata in soli dieci paesi, occidentali e ricchi, mentre nei paesi in via di sviluppo, che costituiscono l'80 per cento della popolazione mondiale, si consuma solo il 10 per cento di morfina.
In Africa, dove l'AIDS sta distruggendo intere popolazioni, la morfina è sconosciuta e i malati terminali muoiono tra atroci sofferenze.
È una proposta umanitaria quella che avanziamo, peraltro in una prospettiva di là da venire: non è per oggi, tanto meno per domani.
Non proponiamo di acquistare l'oppio né dai talebani né dai signori della guerra né dai signori della droga. Semmai, proporremmo, ma non lo facciamo neanche in quest'ordine del giorno, di sottrarre ai talebani, ai signori della droga e ai signori della guerra l'arma micidiale dell'oppio illegale che costituisce un'ipoteca sulla vita civile, sulle stesse istituzioni e sulle prospettive di Stato di diritto in Afghanistan.
Più precisamente, con quest'ordine del giorno chiediamo al Governo italiano non di acquistare l'oppio afgano, ma - e cito testualmente il dispositivo -, di sostenere nelle sedi internazionali competenti (quindi, le Nazioni Unite), ogni iniziativa tesa ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione e al commercio illegali di oppio, anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite di oppio in Afghanistan in colture legali, ai fini dell'utilizzazione dell'oppio medesimo per le terapie del dolore.
È questo che noi proponiamo.
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia...
SERGIO D'ELIA. Non vedo i talebani, non ci sono i narcotrafficanti né i signori della guerra.
Mi avvio alla conclusione, ricordando che gli interlocutori sono le Nazioni Unite, il Governo afgano, che deve essere d'accordo e, semmai, i piccoli agricoltori afgani che sono oltre due milioni e che vanno sottratti al ricatto e al controllo dei talebani (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Gregorio Fontana ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2193/5.
GREGORIO FONTANA. Signor Presidente, ho presentato quest'ordine del giorno, in quanto, nei giorni scorsi, vi sono state alcune denunce da parte di determinati membri del Governo britannico, in particolare del viceministro Kim Howells che alla Camera dei comuni ha reso la seguente dichiarazione (la cito dal resoconto stenografico): so di nazioni che hanno inviato elicotteri che potrebbero benissimo starsene parcheggiati nei principali aeroporti europei, visto il valore del contributo che danno in alcune regioni afgane.
Ebbene, dopo questa dichiarazione, sono stati pubblicati diversi articoli di stampa che hanno individuato anche nell'Italia una nazione a cui il viceministro Howells faceva riferimento.
Questo è un fatto molto delicato e grave, perché, negli ultimi tempi, la situazione in Afghanistan è particolarmente critica: vi è la necessità di portare a termine alcune operazioni, quali le evacuazioni mediche da parte degli alleati e le truppe, impegnate nelle zone dove i combattimenti sono più aspri, hanno la necessità di compiere questi interventi.
Dunque, i nostri elicotteri, secondo quanto riferito da alcuni giornali, erano indicati tra i mezzi non particolarmente operativi e solidali in queste operazioni di soccorso.
Con quest'ordine del giorno, chiediamo che gli elicotteri dislocati in Afghanistan siano utilizzati per queste operazioni e che sia espressa solidarietà ai nostri alleati impegnati in prima linea. Gli AB212, che sono di stanza a Kabul, tra l'altro, sono particolarmente idonei a questo tipo di operazioni di soccorso, perché possono contenere quasi sei barelle per gli eventuali feriti; quindi, sono particolarmente operativi.
Chiedo al Governo di esprimere parere favorevole su quest'ordine del giorno; in tal modo, si potrebbero fugare i dubbi sull'incapacità e sulla mancanza di solidarietà da parte delle nostre truppe.
PRESIDENTE. È così esaurita l'illustrazione degli ordini del giorno. Invito pertanto il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il sottosegretario Verzaschi esprimerà il parere sugli ordini del giorno che riguardano il Ministero della difesa, io sui restanti ordini del giorno.
Il Governo accetta l'ordine del giorno De Zulueta n. 9/2193/2, con la proposta - che peraltro è stata accolta dai presentatori - di riformulare la prima parte dell'ultimo capoverso del dispositivo, sostituendo le parole: «a sollecitare il comando Nato di Kabul (ISAF)» con le seguenti: «ad avviare un dibattito nelle competenti istanze politiche della NATO, volto».
PRESIDENTE. L'onorevole presentatrice ha accolto la sua riformulazione?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Sì, signor Presidente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Bonelli n. 9/2193/3, mentre accetta l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4
(Commenti dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Avverto che, a seguito dell'espressione del parere favorevole sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, risulta Pag. 103precluso il primo capoverso del dispositivo dell'ordine del giorno Volontè n. 9/2193/8.
LUCA VOLONTÈ. È una vergogna !
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Volontè n. 9/2193/8, di cui è precluso il primo capoverso; non accetta altresì l'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9, che può essere comunque trasformato in una interrogazione.
PRESIDENTE. Signor viceministro, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9 il parere è contrario?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Sì, signor Presidente.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Gasparri n. 9/2193/10, mentre non accetta gli ordini del giorno La Russa n. 9/2193/13 e Migliori n. 9/2193/15. L'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2193/18 è precluso per quanto riguarda le premesse, mentre si accetta il dispositivo.
PRESIDENTE. No, le premesse non sono precluse. Mi pare che lei intenda dire che il parere è contrario alle premesse, mentre è favorevole per il dispositivo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Le premesse sembrerebbero in contraddizione con l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, perché tra l'altro recano: «(...) premesso che qualsiasi iniziativa volta a consentire la possibilità di acquistare l'oppio (...) contrasterebbe con le misure (...)». Comunque, il Governo ne accetta il dispositivo.
PRESIDENTE. In effetti, le premesse sono precluse. Il Governo dunque è favorevole al dispositivo di tale ordine del giorno.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo accetta gli ordini del giorno Garnero Santanchè n. 9/2193/19 e Garavaglia n. 9/2193/20, quest'ultimo purché riformulato come peraltro abbiamo concordato con i presentatori, nel senso di sostituire il dispositivo con il seguente: «Invita il Governo ad adoperarsi in sede ONU per una soluzione sul destino del Kosovo pacifica e condivisa da tutte le parti».
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2193/20 accettano tale riformulazione.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Il Governo accetta l'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2193/23, purché il dispositivo sia così riformulato: «Impegna il Governo e in particolare il Ministero degli affari esteri affinché l'utilizzo del personale locale avvenga solo dopo che sulla base delle informazioni fornite dalle ambasciate italiane competenti sia stata esclusa l'esistenza in loco delle professionalità richieste per la realizzazione delle iniziative di cooperazione previste dal presente decreto». Peraltro, l'onorevole Paoletti Tangheroni concorda con tale riformulazione.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Lazzari n. 9/2193/24, Goisis n. 9/2193/26, Quartiani n. 9/2193/27, Fasolino n. 9/2193/28 e Pinotti n. 9/2193/30. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lucchese n. 9/2193/31 e Giuditta n. 9/2193/32, mentre accetta l'ordine del giorno Affronti n. 9/2193/33.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cioffi n. 9/2193/34 ed accetta l'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2193/35.
PRESIDENTE. Invito il sottosegretario Verzaschi ad esprimere il parere sugli ordini del giorno per i quali è competente il Ministero della difesa.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Rivolta n. 9/2193/1, Cossiga n. 9/2193/6, Cicu n. 9/2193/7, Pag. 104Ronchi n. 9/2193/11, Ascierto n. 9/2193/14, Bricolo n. 9/2193/21, Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29.
Il Governo accetta invece l'ordine del giorno Gregorio Fontana n. 9/2193/5 nonché l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2193/16, purché nel dispositivo le parole: «volte a dotare i soldati italiani» siano sostituite dalle seguenti: «a continuare a dotare i soldati italiani»; altrimenti, sembrerebbe che quest'ultimi non siano dotati di mezzi per potersi adeguatamente difendere.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Zacchera accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2193/16 e non insiste per la votazione.
MARCO VERZASCHI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Infine, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Menia n. 9/2193/12, Frassinetti n. 9/2193/17 e Fallica n. 9/2193/22.
PRESIDENTE. Chiedo se vi è qualche collega che intende intervenire per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4.
PRESIDENTE. Poiché l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 è stato accettato dal Governo, secondo la prassi non sarà posto in votazione.
CARLO GIOVANARDI. Allora chiedo di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, debbo una risposta al collega Della Vedova, poiché quando è stata avanzata la proposta dell'onorevole D'Elia non mi sono espresso né a favore, né contro la stessa, ma ho fatto presente che l'importante tema meritava un approfondimento.
Si dà il caso che questa proposta vada in rotta di collisione con la comunità internazionale perché quattro giorni fa l'International narcotics control board di Vienna ha presentato il suo rapporto annuale, confermato anche dall'Assemblea parlamentare della NATO, in cui stronca attraverso dati di fatto la proposta di cui sopra.
Le scorte di oppio - mi riferisco ai documenti ufficiali del board - per produrre analgesici e morfina legale per gli ospedali sono abbondanti e coprono il fabbisogno mondiale per oltre due anni.
Secondo il rapporto, che potete trovare in rete, questa carenza non esiste; verosimilmente se si volesse estendere il trattamento anche ad altri paesi - ad esempio, quelli africani - questo richiederebbe un lungo lavoro formativo sui medici prescrittori e la costituzione di una rete di distribuzione, oggi inesistente in alcune aree del mondo. Questo richiederebbe anni e non modificherebbe assolutamente questo bilancio fra produzione e necessità, che oggi non esiste.
Ci sono poi paesi come la Russia e la Cina, i quali hanno particolarmente sottolineato che le loro metodologie per il dolore spessissimo non includono i morfinici.
Anche dove questa produzione è consentita - per esempio in India, un paese abbastanza stabile dal punto di vista politico-militare - si stanno verificando episodi di diversione verso l'uso illegale. Possiamo immaginare che nell'attuale Afghanistan qualcuno sia in grado di garantire che la produzione legalmente autorizzata non venga stornata in canali illeciti, soprattutto in quelle parti del territorio controllate dai talebani?
Il board ha fatto poi presente che il prezzo da pagare ai contadini per l'oppio corrisponderebbe a circa un quinto di quanto offerto dai narcotrafficanti.
Appare ovvio ed evidente che i contadini sarebbero incentivati dal mercato illegale ad assumere una copertura legale per vendere poi a chi paga cinque volte il prezzo, a meno che in Afghanistan, in Colombia o in Bolivia qualcuno pensi di Pag. 105aumentare di cinque volte il prezzo per finanziare direttamente il terrorismo e la guerriglia nelle aree fuori controllo.
La comunità internazionale in Afghanistan ed in Bolivia sta invece cercando di disincentivare la produzione di oppio; in alcune aree ciò è avvenuto, perché i contributi erogati hanno portato allo sradicamento della produzione del papavero. Pertanto, anche con la cooperazione dei coltivatori, come risulta nel rapporto di quest'anno del board, se vi è volontà politica si può arrivare a ridurre la produzione ed il consumo dell'oppio.
Voglio ricordare che l'anno scorso a Vienna ho incontrato una delegazione iraniana. L'Iran è il paese che paga il prezzo più alto rispetto all'invasione del narcotraffico: migliaia di ragazzini iraniani muoiono, perché dai confini dell'Afghanistan viene esportato l'oppio illegale in Iran e una delle preoccupazioni maggiori di quel Governo è proprio quella di contrastare il narcotraffico.
Il Governo iraniano, che fa parte del board, è uno dei più decisi nel contrastare ogni ipotesi come quella che oggi il Governo italiano ha in qualche modo avallato. Mi riferisco all'iniziativa dell'onorevole D'Elia, che purtroppo ci porta ad un nuovo strappo con la comunità internazionale. Mentre gli organismi internazionali dell'ONU e della Nato fotografano ufficialmente una certa realtà, rilevando che la soluzione proposta è dannosa e controproducente, il Governo italiano si pone in una posizione di scontro perdente nei confronti di tutta la comunità internazionale. Ciò accade purtroppo - lo devo dire ai colleghi che esprimeranno un voto favorevole su questo ordine del giorno - sulla base di presupposti di fatto economici, che sono del tutto falsi, perché tutto parte della premessa che non vi sia morfina sufficiente a coprire il mercato mondiale.
Vi sono scorte per due anni, pertanto è inutile che sottolinei che l'iniziativa del collega D'Elia è del tutta ideologica (Commenti del deputato D'Elia) e porta a sostenere una sorta di legalizzazione della produzione e del consumo dell'eroina, anche in questo come primo passo per arrivare poi a ciò che, onestamente, gli antiproibizionisti sostengono, vale a dire la legalizzazione dell'uso delle sostanze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, intervengo a sostegno dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2193/20, presentato dal gruppo della Lega Nord e che opportunamente il Governo ha accettato, secondo il quale si dovrebbe sviluppare una nuova politica della comunità internazionale nei confronti del popolo serbo. Il popolo serbo viene trattato a livello internazionale, nonché dall'ONU, come un «calimero» di serie B. Infatti, i principi dell'inviolabilità dei confini e dell'autodeterminazione dei popoli confliggono sempre in danno dei serbi.
Per quanto riguarda il principio dell'inviolabilità dei confini, i serbi sono stati brutalmente espulsi da territori quali l'Ucraina e la Slavonia, in cui abitavano da secoli. In nome dell'autodeterminazione dei popoli, i serbi vengono espulsi oggi dal Kosovo in cui pure abitavano. Vi è, quindi, un popolo che, sulla base delle determinazioni del Rappresentante speciale delle Nazioni Unite Ahtisaari, dovrebbe sempre subire, senza il diritto di presentarsi come una nazione libera e indipendente (oggi è fortunatamente democratica).
Sono lieto che il Governo abbia accettato tale ordine del giorno e mi auguro che vi sia un'equiparazione di trattamento tra le nazioni, senza favoritismi per qualcuno, come gli albanesi del Kosovo o i croati della Slavonia e dell'Ucraina; non si può essere continuamente contrari al principio di autodeterminazione di popoli come quello dei serbi di Bosnia a cui non viene consentito di raggiungere la nazione madre.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gasparri. Ne ha facoltà.
Pag. 106
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, vorrei esprimere la mia posizione contraria sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4.
Conosciamo tutti la valenza puramente indicativa che rivestono gli ordini del giorno, perché tutti li utilizziamo come sostitutivi di norme. Anche questo ordine del giorno, in realtà, è la conferma dell'indecisione che caratterizza questa maggioranza.
L'ipotesi di facilitare la legalizzazione di coltivazioni dell'oppio per uso farmaceutico era stata prevista in una parte del testo del decreto-legge, ma successivamente gli stessi relatori hanno proposto la soppressione della norma, a dimostrazione dell'indecisione dello schieramento della presunta maggioranza anche su tale tema.
Avete proposto la norma, l'avete tolta e avete detto ai proponenti di presentare un ordine del giorno. Un ordine del giorno non si nega a nessuno! Quindi, i presentatori dell'ordine del giorno sanno benissimo che questa è una grida manzoniana, anche perché vorrei capire come l'Italia da sola possa risolvere una questione che investe la comunità internazionale (sappiamo che è portata avanti con molta fatica, perché gli impegni assunti a livello ONU non sempre sono stati coronati da successo). Tuttavia, la proposta di una legalizzazione della coltivazione dell'oppio per uso farmaceutico dei prodotti ricavati da queste coltivazioni è stata criticata negli ultimi giorni anche da esponenti noti della sinistra. Cito fra tutti il professor Arlacchi, che ha ricoperto vari ruoli - è stato componente di questo Parlamento, è stato ai vertici delle Nazioni Unite - e che in questi giorni ha contestato la validità dell'ipotesi. Eppure egli è persona molto lontana dalle posizioni politiche dello schieramento di centrodestra!
Entrando nel merito dell'ordine del giorno, sottolineo la sua irrealizzabilità. Esso si fonda sull'illusione che la coltivazione legalizzata dell'oppio demotiverebbe coloro che ricavano più fondi da uno spaccio illegale di queste sostanze, che si dovrebbero pagare a prezzi rilevanti.
Va sottolineata anche la scarsa necessità di questi farmaci antidolorifici, che sono già ampiamente disponibili sul mercato. Le coltivazioni di oppio vanno distrutte! La riconversione delle colture è un'esigenza primaria; la coltivazione di papavero e la produzione di oppio va contrastata semmai con maggiore decisione, anche dalla comunità internazionale e dall'Italia, che spende soldi per le missioni umanitarie e militari in Afghanistan e certamente dovrebbe essere più rigida, insieme a tutta la comunità internazionale, nel pretendere la distruzione di quelle coltivazioni, non la loro presunta legalizzazione!
Concordo con le osservazioni del collega Giovanardi: c'è un messaggio surrettizio in questo ordine del giorno e in questa discussione, sostanzialmente una sorta di santificazione delle sostanze. Questo è l'obiettivo reale! Si sa che l'ordine del giorno non produrrà alcun effetto; lo sapete benissimo! Vi hanno cancellato, cari promotori dell'ordine del giorno, la norma dal decreto-legge! I relatori hanno presentato l'emendamento! Quindi, siete stati sbugiardati e sconfessati!
Questo è un «decreto sofferenza» per il centrosinistra, perché proroga missioni militari in contesti delicati come quello dell'Afghanistan - questa è la realtà -, dove ci sono conflitti e non ci sono solo aspetti secondari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale). Ci sono anche altri aspetti strani: c'è un ordine del giorno presentato dal centrosinistra che chiede informazioni sugli istituti di vigilanza che dovranno garantire la sicurezza. Infatti, con questo decreto-legge noi diciamo che in Iraq, rimandati a casa i soldati, saranno gli istituti di vigilanza, o non si sa meglio chi, a dover garantire, con personale locale iracheno, la sicurezza di coloro che sono lì per missioni umanitarie. Auguri! Speriamo bene! Chissà chi saranno questi personaggi locali assoldati con soldi italiani! Forse faranno part time i protettori dei volontari e part time i terroristi: la mattina metteranno le bombe e il pomeriggio cercheranno di dire come si devono evitare...Pag. 107
Ci sono mille problemi per voi nel dire «sì» a una missione militare che non volete e che però dovete prorogare: questi strani sistemi di sicurezza per i volontari - in un altro contesto, passando dall'Afghanistan all'Iraq -, tanto che voi stessi, con un ordine del giorno, chiedete più controlli per capire una vicenda è che molto strana... Un tentativo di parlare bene di oppio, morfina e quant'altro, sapendo che questo ordine del giorno è il frutto della sconfitta dei proponenti, bocciati dagli stessi relatori che hanno detto «no» a quella norma.
In ogni caso - e concludo, Presidente -, riteniamo che le coltivazioni di papavero vadano distrutte, perché nel mondo deve circolare meno droga; non bisogna fare il narcotraffico di Stato per favorire i terroristi e i talebani (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Signor Presidente, non sono stato più di tanto sorpreso dal fatto che il Governo abbia accettato l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, ma sono molto sorpreso che gli uffici l'abbiano dichiarato ammissibile. Ritengo che questo ordine del giorno sia inammissibile, perché - vorrei essere smentito su questo - a me risulta che in Afghanistan, paradossalmente, la coltivazione di papavero da oppio sia illegale. Chiedo agli uffici di verificare se quello che a me risulta sia vero. Infatti, se in Afghanistan la coltivazione - anche se è paradossale - risultasse, come a me sembra, illegale, non sarebbe possibile ipotizzare una distinzione tra coltivazioni legali ed illegali e noi commetteremmo una intromissione in una legislazione di Stato straniero. Quindi, in questo caso, sarebbe inammissibile un ordine del giorno che contenesse questo argomento.
Anche se così non fosse, signor Presidente, questo ordine del giorno, animato da buone intenzioni, è totalmente condivisibile, fino all'ultima frase. È condivisibile fino a quando dice «riconversione delle colture»; ma quando dice da «illecite» in «legali», e per questo scopo che è stato presentato, mi pare che i presentatori - ahimè! - non conoscano - o non ricordino - quali sono le regole del mercato. Possiamo acquisire un'intera produzione per toglierla dal mercato se la produzione stessa è, di per sé, limitata. Aumenterà il prezzo, ma solo se la produzione è potenzialmente limitata Tuttavia, in Afghanistan i territori oggi coltivati a papavero da oppio sono ancora una minima quantità rispetto a quelli che potrebbero essere coltivati e, a questo punto, se si aumentasse la quantità della domanda, andando a cercare sul mercato l'oppio che servirebbe per scopi terapeutici, non lo si toglierebbe a chi ne fa un uso lecito, ma semplicemente si invoglierebbero i contadini ad aprire altri campi di coltura e, quindi, ad aumentare la quantità della produzione stessa di oppio. Dunque, si verificherebbe il paradosso per cui, a breve termine si avrebbe un aumento del prezzo sui mercati, che dovremo pagare noi, mentre una parte sicuramente andrebbe a soddisfare la domanda illegale per mantenere il canale di contatto e, in un momento successivo, si avrebbe un aumento globale della produzione. Tra l'altro, se anche fosse realizzabile l'ipotesi prospettata dai colleghi Sereni, D'Alia ed altri - cosa che non è, perché il mercato ha le sue regole, piaccia o non piaccia - per quanti anni funzionerebbe? Per quanto tempo? Indefinitamente? Fino a quando riusciremmo a comprare? A quali prezzi? A prezzi sempre crescenti? In quali quantità? In quantità sempre crescenti? Dovremmo creare i malati apposta per usare l'oppio su di loro?
Chiedo, comunque, agli uffici di verificare se corrispondano al vero le informazioni in mio possesso, secondo cui oggi non è legale alcuna coltivazione di papavero da oppio in Afghanistan. Se così fosse, con quest'ordine del giorno, accettato dal Governo, ci intrometteremmo nella legislazione vigente in uno Stato straniero, auspicandone la modifica, cosa Pag. 108che normalmente e notoriamente è sempre stata ritenuta inammissibile da parte della Presidenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, lei sa molto bene che deve rivolgersi alla Presidenza e non agli uffici. La Presidenza le risponde che il testo dell'ordine del giorno Sereni n. 9/22193/4, che voglio rileggere insieme a lei, è tale per cui prescinde da ogni valutazione sulla possibilità che sia illegale - o ritenuta tale - la coltivazione dell'oppio in Afghanistan. Infatti, si dice: «(...) ogni iniziativa tesa ad individuare un'efficace strategia di contrasto alla coltivazione ed al commercio illegale di oppio (...)» - strategia di contrasto - «(...) anche attraverso eventuali programmi di riconversione delle colture illecite (...)», quindi anche attraverso questa possibilità.
Per quanto riguarda l'ultima parte delle questioni da lei sollevate, onorevole Rivolta, ovviamente la Presidenza non è tenuta a rispondere. Voglio semplicemente dire che lei conosce molto bene la distinzione tra un ordine del giorno e un provvedimento di legge. Eventualmente, quest'ultima sarà la sede per discutere delle questioni che lei ha, da ultimo, sollevato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova.
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori...
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, l'onorevole Della Vedova, che appartiene al suo gruppo, sta per intervenire. Egli potrà raccogliere il suo pensiero... Penso che interverrà anche a suo nome...
DARIO RIVOLTA. Ho chiesto di parlare sull'ordine dei lavori, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Rivolta, interverrà successivamente sull'ordine dei lavori. Ho già dato la parola all'onorevole Della Vedova.
Prego, onorevole Della Vedova, ha facoltà di parlare.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io vorrei svolgere alcune brevi considerazioni sull'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4. Credo che sia un «fuor d'opera», come pure molti colleghi hanno fatto, inserire la discussione di questo ordine del giorno nel quadro proibizionisti-antiproibizionisti.
Credo che questo ordine del giorno vada affrontato e discusso nella sua letteralità - che peraltro il Presidente ha appena avuto modo di rileggere - e che vada inserito nell'ambito, come è scritto, di una «strategia di contrasto» al narcotraffico, che finanzia coloro che in Afghanistan hanno un progetto antitetico al nostro, che invece è quello di stabilizzare nella legalità e nella democrazia la società civile e politica afgana.
Il collega Giovanardi ha detto che vi sono i magazzini pieni: io ho passato qualche ora sui siti Internet dell'ONU per cercare i dati, e obiettivamente vi è una puzzle di dati da cui è difficile uscire. Vi è un dato di fatto, però, e cioè che esiste un mercato per la produzione legale di oppio. Noi europei sappiamo che si ha a che fare con i mercati-non mercati di prodotti agricoli, dove non c'è libertà di produzione. A maggior ragione per quanto riguarda l'oppio, vi sono alcuni paesi, la Tasmania, quindi l'Australia, l'India, la Turchia, ma anche la Francia e la Spagna, ai quali vengono assegnate delle quote di produzione legale di oppio.
Ciò che questo ordine del giorno chiede, e non c'entra nulla discutere di droga, di diffusione o altro, è se noi vogliamo in quella strategia di contrasto al traffico illegale di oppio, al narcotraffico, nel tentativo di ridurre le fonti di finanziamento dei nostri nemici in Afghanistan, assegnare una parte di quella produzione legale ai produttori e ai contadini afgani.
Credo che sia una proposta ragionevole, formulata in un modo estremamente prudente, rinviando la definizione alle sedi internazionali opportune. Pensiamo solo al caso italiano. Tra il 2004 e 2005 le dosi di Pag. 109prodotti farmacologici derivanti dall'oppio, dalla morfina in particolare, ma non solo, sono passate da 7 a 22 milioni, in conseguenza dell'approvazione della legge sulle terapie del dolore.
Il consumo è in crescita. Certo, vi è un problema di prezzo, ma qui il know-how europeo su come si interviene a sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli o para-agricoli ci verrebbe tranquillamente in soccorso. Certo, esistono soluzioni alternative, quelle dell'eradicazione della riconversione delle colture. In paesi vivaci, diciamo così, ma non quanto l'Afghanistan, si compiono questi tentativi finanziati con milioni o miliardi di dollari (pensiamo alla Colombia) e i risultati sono pessimi. I piani ONU di riconversione, quelli ad esempio di Arlacchi, che siglò un accordo con i talebani, riconoscendo lui per primo come vicesegretario dell'ONU un regime che non riconosceva nessun altro al mondo, hanno portato a risultati obiettivamente e storicamente fallimentari (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
Credo che riconsiderare - concludo, signor Presidente - la possibilità di riconoscere una quota di produzione legale di oppio, che al mondo serve e servirà sempre di più, anche ai contadini afgani, come si fa con quelli indiani o con quelli tasmaniani, sia una soluzione, per di più formulata in modo prudente e ragionevole.
Ritengo che sia corretto che il Governo intenda promuovere una seria valutazione di questa prospettiva nelle sedi internazionali, e il traffico di droga, il consumo di droga, il proibizionismo e l'antiproibizionismo con questo hanno poco a che fare (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti Italiani)!
DARIO RIVOLTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. La pregherei però di intervenire proprio sull'ordine dei lavori, essendo già intervenuto nel merito.
DARIO RIVOLTA. Certamente, intervengo sull'ordine dei lavori, signor Presidente.
Volevo invitarla, come Presidenza, proprio a riconsiderare l'ipotesi di dichiarare inammissibile l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, perché oggi abbiamo una situazione in cui l'eventuale acquisto, anche per scopi terapeutici, da parte delle comunità internazionali di oppio in Afghanistan, secondo le modalità suggerite nell'ordine del giorno in esame, dovrebbe essere fatto sul mercato nero, a meno che non avvenga una modifica nella legislazione dell'Afghanistan.
Allora, posto che noi non possiamo deliberare modifiche legislative in uno Stato estero, la invito a riconsiderare l'ammissibilità dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4
(Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
LUCA VOLONTÈ. Ha ragione!
PRESIDENTE. La Presidenza ha già valutato (lei sa che la Presidenza non può intervenire nel merito più di tanto) e, così com'è formulato, l'ordine del giorno non pone profili di inammissibilità. È evidente che si tratta di impegnare il Governo a promuovere iniziative sul piano internazionale e quella sarà la sede in cui verrà sicuramente valutata la legalità degli interventi. Non dubito assolutamente che le istituzioni internazionali non promuovano interventi che non rispondano a requisiti di legalità.
In ogni caso, per quanto riguarda la Presidenza, la valutazione è stata effettuata e viene confermata.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, sono cofirmatario dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 e mi rammarico veramente delle argomentazioni che ho sentito portare nel dibattito, ad esempio ieri, dall'onorevole Bocchino e dal collega Volontè. Una cosa è affermare che non si è d'accordo per i motivi addotti dall'onorevole Pag. 110Rivolta e altro è accusare di voler comprare droga dai talebani e di voler finanziare i «signori della guerra». Sono accuse inaccettabili che non dovrebbero albergare nel nostro dibattito.
Sono d'accordo con le parole che ha speso l'onorevole D'Elia per illustrare e difendere il testo di questo ordine del giorno. Vorrei ricordare, fra l'altro, che nell'ordine del giorno che lei, signor Presidente, non ha letto completamente vi è il riferimento all'applicazione di una direttiva che il Parlamento ha già dato al Governo con un atto di indirizzo approvato il 19 luglio scorso.
Capisco che bisogna trovare argomenti dell'ultimo minuto per cercare contraddizioni o problemi o chissà quali incongruenze nella posizione della maggioranza, ma ricordo che nell'atto di indirizzo che abbiamo votato a luglio impegnavamo il Governo all'elaborazione di un piano efficace di riconversione delle colture di oppio anche ai fini di una loro parziale utilizzazione per le terapie del dolore. Mi sembra che l'ordine del giorno che il Governo oggi accoglie rappresenti un passo in avanti verso una direzione che il Parlamento ha già stabilito per il Governo.
È vero che a livello internazionale vi sono ampi dibattiti sulla questione. Non vi è solo la Croce rossa internazionale che, spero, non vogliate considerare come un «demonio», ma vi è anche l'Organizzazione mondiale della sanità, che denuncia una carenza di terapia del dolore in gran parte dei paesi del mondo.
È vero, come dice l'onorevole Giovanardi, che quella organizzazione che fa parte del sistema delle Nazioni Unite ha parlato del mercato attuale, ma il mercato attuale insiste soprattutto nei paesi (per dirla in altre parole) ricchi, i cui cittadini e i cui sistemi sanitari possono permettersi di accedere all'acquisto della morfina che attualmente è sul mercato. Noi, invece, pensiamo che vada aumentata la produzione di morfina per offrire sollievo a quelle persone che muoiono in paesi che hanno dieci dollari di reddito mensile per ogni abitante e ciò si può fare solo aumentando la produzione.
LUCA VOLONTÈ. Diamogli da mangiare, non la morfina!
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Diamogli da mangiare!
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lasci concludere l'onorevole Mantovani.
RAMON MANTOVANI. Perché, onorevole Volontè, è così eccitato da questo tema? Non capisco. Del resto, parlare di morfina dovrebbe calmare gli animi e non eccitarli così tanto...
LUCA VOLONTÈ. Infatti, vedo che sei calmo!
ROBERTO SALERNO. Vergogna!
CESARE CAMPA. Vergogna!
PRESIDENTE. Lasciate parlare il collega Mantovani.
RAMON MANTOVANI. Uno dei paesi che, attualmente, è autorizzato alla produzione legale di oppiacei è la Turchia e l'efficacia della riconversione delle produzioni da illecite a legali ha fatto sì che in Turchia venisse eliminata la produzione illegale e fosse ricondotta nell'ambito della legalità anche quella parte di produzione che i contadini portavano avanti. Chi ha memoria si ricorderà che, negli anni Sessanta e Settanta, la maggioranza dell'eroina che si trovava sui nostri mercati clandestini proveniva dalla Turchia. Oggi, non è più così. Perché non può avvenire lo stesso per l'Afghanistan?
Infine, hanno ragione i colleghi Della Vedova e D'Elia a parlare concretamente, senza tirare in ballo le teorie e le posizioni antiproibizioniste che, peraltro, albergano in tutti gli schieramenti e sono piuttosto trasversali nel Parlamento.
Ma voglio dire una cosa sull'efficacia di quel bureau che dice di voler combattere il narcotraffico e che, da quando esiste e da quando ha voluto implementare una politica repressiva della produzione e del consumo, non ha fatto altro che aumentare Pag. 111a dismisura il commercio internazionale di stupefacenti. Inoltre, quel bureau non è riuscito a farsi dare l'elenco dei compratori delle materie chimiche, prodotte tutte da società multinazionali, che servono alla trasformazione dell'oppio in eroina e della coca in cocaina (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi). Per la cocaina, ad esempio, vi sono 26 elementi chimici che devono concorrere alla trasformazione della coca in cocaina.
Ebbene, le multinazionali chimiche si sono sempre rifiutate di fornire a quell'organismo l'elenco dei loro compratori. Occorrerebbe la lente d'ingrandimento per capire dove risiedono certe responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, La Rosa nel Pugno, Comunisti Italiani e Verdi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bosi. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BOSI. Signor Presidente, lo confesso, non ho l'esperienza e la conoscenza che l'onorevole Mantovani ha in materia di oppiacei e morfine, pertanto non voglio seguirlo in questa sua analisi sulle questioni tecniche.
FULVIA BANDOLI. Non serve sapere, basta leggere!
FRANCESCO BOSI. Piuttosto, sono davvero meravigliato del comportamento del rappresentante del Governo il quale, con molta superficialità, ha ritenuto di accettare l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, senza tenere conto che l'Italia, che partecipa ai consessi internazionali nei quali si è discusso di tale questione, si è sempre allineata su posizioni negative che, per la verità, hanno trovato un unico sostenitore nel Portogallo.
Io che partecipo anche all'Assemblea parlamentare della NATO posso dire che anche lì si è riproposta questa valutazione, che è stata accantonata dopo un'ampia ed approfondita discussione.
Domando allora all'onorevole Intini - che non mi sembra abbia ascoltato con molta attenzione questo dibattito - cosa faranno il ministro degli affari esteri e il Presidente del Consiglio di questo paese, a seguito dell'accettazione da parte del Governo dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4, laddove tale questione non solo non è stata mai sostenuta, ma è stata addirittura bocciata ed accantonata?
È ovvio che non si può parlare di una strategia di contrasto e di disincentivazione alla produzione in una zona delicata e difficile come il sud dell'Afghanistan, dove non si è in grado di acquisire sotto il controllo internazionale la merce, di venderla e di compensare i coltivatori. Vi rendete conto di quello che state dicendo?
Signor viceministro, ritengo che lei, prima di accettare questo ordine del giorno, avrebbe dovuto consultare il suo ministro degli esteri e il suo Presidente del Consiglio. Infatti, delle due l'una: o lei si è distratto nell'esprimere il parere - forse, come diceva l'onorevole Gasparri, un «sì» ad un ordine del giorno non si nega a nessuno, magari per compiacere la serie dei firmatari - oppure sta seguendo una linea che non è mai stata quella dell'Italia, che non si è mai palesata e contro la quale si registrerebbe il nostro isolamento da parte della comunità internazionale, tanto a livello delle Nazioni Unite, quanto a livello della NATO.
Davvero, è andata in scena, nell'aula di Montecitorio, una rappresentazione singolare, particolare. Spero si tratti di una gaffe; altrimenti, se ne riparlerà: non si possono sostenere, nell'Assemblea della Camera dei deputati, tesi che non trovano alcun riscontro negli impegni che l'Italia assume e nella partecipazione del paese alle sedi dove il problema è stato già valutato e discusso.
Le sceneggiate, per favore, risparmiatecele: pensavamo, stasera, di parlare di questioni serie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
Pag. 112LUCA VOLONTÈ. Faccia intervenire Intini!
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, lei è già intervenuto.
Prego, onorevole Zanella.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, vorrei sottolineare che la proposta contenuta nell'ordine del giorno in esame è molto realistica ed è altresì fondata sull'effettuazione di studi di fattibilità; è quindi radicata sicuramente in un'analisi, in uno studio che è documentato e documentabile.
A mio avviso, dovremmo evitare di ridurci ancora una volta ad un confronto sterile e molto strumentale tra posizioni contrapposte.
Da una parte, stanno, infatti, i sostenitori di una modalità di eradicamento dell'oppio, assolutamente impraticabile; mi riferisco all'evidente fallimento di qualsiasi tentativo di utilizzare, come propone alquanto sconsideratamente il collega Volontè - il quale, addirittura, afferma che si tratterebbe di una metodologia ecologica -, il famoso fusarium ovvero il fungo patogeno: l'esperienza tragica della Colombia negli anni passati - e anche presenti, purtroppo! - dimostra che si tratta di un agente patogeno che colpisce non soltanto altre coltivazioni ma addirittura uomini e donne. Il collega potrebbe fare riferimento, se volesse ricevere un'informazione più accurata e scientificamente fondata, agli studi del dipartimento di micologia dell'Università della Tuscia.
Dall'altra parte, tuttavia, stanno le proposte di sradicare la coltivazione dell'oppio secondo quanto sperimentato in questi mesi e in questi anni; ma l'evidente fallimento di tali metodi risulta, come è stato osservato più volte in questa sede, dal fatto che sono ben 156 mila gli ettari coltivati a papavero e dalla circostanza che ormai il 92 per cento della produzione di oppio derivi dalle coltivazioni in Afghanistan. Coltivazioni che producono un ammontare di guadagni pari - sembrerebbe dai calcoli effettuati - a 500 miliardi di dollari; tali risorse, naturalmente, finanziano il narcotraffico, nonché le politiche e le aggressioni dei terroristi e dei Taliban.
Quindi, mi pare che la nostra proposta - che è quella della maggioranza - meriti di essere presa in considerazione anziché venire quasi derisa, come ha fatto il collega di Alleanza Nazionale, Gasparri. Essa andrebbe valutata in maniera oggettiva, per quello che è, considerando che noi siamo pronti anche a ritirarla qualora non avesse la valenza e la fattibilità che invece, a nostro giudizio, possiede.
Mi pare, quindi, che il confronto possa svolgersi in maniera molto tranquilla, su base scientifica, in modo da non precludere la possibilità di tentare di raggiungere l'obiettivo convintamente dichiarato: è nostro interesse che abbia termine una produzione che è andata aumentando e che, date le condizioni che sono sotto gli occhi di tutti, rischia di aumentare ulteriormente.
Qualora non vi fosse una riconversione forte, un fiume di oppiacei continuerebbe ad arrivare in Occidente, mercato che assorbe l'offerta e che fa calare anche il prezzo: nelle nostre città...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUANA ZANELLA. ...la morfina, l'eroina, le droghe illegali costano sempre meno anche a causa di questa offerta (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. L'ultima collega che ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno presentati è l'onorevole Rossi Gasparrini. Ne ha facoltà.
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Signor Presidente, stiamo esaminando e votando le disposizioni contenute nel disegno di legge di conversione del decreto-legge che proroga la partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali; quindi, discutiamo semplicemente il rifinanziamento di tali missioni, compresi Pag. 113stipendi, garanzie pensionistiche e trattamenti di missione ai militari in esse impegnati.
Aver visto ammesso in questa azione l'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 e, soprattutto, avere sentito che il Governo, in modo non completamente calato nella realtà, lo ha accettato, mi ha davvero messa in difficoltà.
LUCA VOLONTÈ. Brava!
FEDERICA ROSSI GASPARRINI. Io dico che esistono principi etici ed esiste il diritto di questo Parlamento di essere informato fino in fondo prima che sia introdotto, attraverso un ordine del giorno, il principio secondo il quale liberalizziamo, anzi permettiamo la coltivazione di droghe in altre nazioni.
L'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 è valido fino alla locuzione «coltivazione naturali»: lì si dovrebbe fermare il testo, perché non è obbligatorio andare da altri popoli e dire loro di coltivare l'oppio e quant'altro; si può dire loro, invece, di coltivare qualcosa di più razionale.
In questo contesto, credo che avrò grossi dubbi a votare a favore dell'ordine del giorno Sereni n. 9/2193/4 se, in modo subdolo, si vuole introdurre un principio non etico (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Invito i colleghi a prendere posto, onde procedere ordinatamente alle votazioni.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Rivolta n. 9/2193/1, non accettato dal Governo...
Scusate, Colleghi! Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Forlani. Ne ha facoltà (Commenti).
ALESSANDRO FORLANI. Onorevole Presidente, anziché intervenire nella discussione sul complesso degli ordini del giorno, preferisco intervenire sui singoli ordini del giorno in relazione ai quali ho qualcosa da dire, perché altrimenti (Commenti)...
PRESIDENTE. È un suo diritto, onorevole Forlani. Quelli che urlano sono i tifosi del Milan, ma noi non li ascoltiamo...!
Prosegua pure, onorevole Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Non si direbbe che sia un mio diritto, signor Presidente, vista l'atmosfera!
Con riferimento all'ordine del giorno Rivolta n. 9/2193/1, condivido molte considerazioni in esso contenute. Tuttavia, nella parte dispositiva, che, di solito, è quella politicamente più rilevante, l'ordine del giorno è volto ad impegnare il Governo «a valutare l'opportunità di dichiarare il fallimento della missione e di ordinare l'immediato ritiro di tutto il contingente italiano». Ebbene, io ho creduto nella missione in Libano. La missione UNIFIL 2, nella quale l'apporto italiano ha un ruolo rilevante, ha posto fine ad una guerra e, tra tante difficoltà e tanti processi non conclusi, sta garantendo un minimo di tregua e di pace in quel paese.
In un atto di indirizzo politico, che impegna il Governo e il Parlamento del paese maggiormente responsabilizzato e, anzi, che oggi ha il comando della missione, prevedere già l'eventualità del fallimento significa ammettere l'eventualità della sconfitta e, quindi, quella del ritiro. Questo non mi sembra politicamente dignitoso per il nostro paese impegnato in quella missione.
La stessa cosa - per non disturbare oltre i colleghi - vale per gli ordini del giorno Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29 che contengono (Commenti). ..
PRESIDENTE. Vi prego di lasciar parlare l'onorevole Forlani. È un suo diritto intervenire ed intervenire nel silenzio dell'aula. Prosegua pure, onorevole Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Gli ordini del giorno Brigandì n. 9/2193/25 e Dussin n. 9/2193/29 contengono valutazioni analoghe, cioè l'eventualità che non si realizzi la finalità della missione e dunque la previsione del ritiro. In ogni caso, bisognerebbe Pag. 114capire qual è la finalità e a che punto siamo in grado di definire che la missione non è riuscita. Mi sembra, questo, politicamente non opportuno e non corretto nei confronti degli alleati, oltre che un atto che non dimostra solidarietà verso le popolazioni e gli Stati che stiamo tutelando con la nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste d'intervento, passiamo ai voti.
Come già precisato, secondo la prassi, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rivolta ed altri n. 9/2193/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 499
Votanti 494
Astenuti 5
Maggioranza 248
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 288).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita a votare.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Bonelli ed altri n. 9/2193/3, accolto dal Governo come raccomandazione.
ANGELO BONELLI. No, signor Presidente, non insistiamo.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Cossiga n. 9/2193/6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cossiga. Ne ha facoltà (Commenti). Guardate che se si continua così perdiamo più tempo; quindi conviene consentire all'onorevole Cossiga, che lo chiede, di svolgere il suo intervento.
GIUSEPPE COSSIGA. Il sottosegretario Verzaschi se n'è già andato, ma qui ha fatto un pasticcio. Questo è un ordine del giorno a sostegno della NATO e delle dichiarazioni del ministro Parisi. Non voglio mettere in difficoltà il viceministro Intini, che su questo tema è già stato protagonista; pertanto, ritiro questo mio ordine del giorno, e così facciamo pace.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cicu n. 9/ 2193/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 499
Astenuti 4
Maggioranza 250
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 281).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volontè n. 9/2193/8, nella parte non preclusa, non accettato dal Governo
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 503
Votanti 501
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 279).
Prendo atto che il deputato Forlani non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Germontani n. 9/2193/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 505
Votanti 503
Astenuti 2
Maggioranza 252
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 281).
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Gasparri n. 9/2193/10, accolto dal Governo come raccomandazione.
MAURIZIO GASPARRI. No, signor Presidente, non insistiamo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ronchi n. 9/2193/11, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 513
Votanti 510
Astenuti 3
Maggioranza 256
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 284).
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Menia n. 9/2193/12, accolto dal Governo come raccomandazione.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno La Russa n. 9/2193/13.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/2193/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 510
Votanti 509
Astenuti 1
Maggioranza 255
Hanno votato sì 224
Hanno votato no 285).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ascierto n. 9/2193/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 511
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Migliori n. 9/2193/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Ricordo che l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2193/16 è stato accettato dal Governo, nel testo riformulato, mentre l'ordine del giorno Frassinetti n. 9/2193/17 è stato accolto come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Pedrizzi n. 9/2193/18: si intende che vi abbia rinunziato. Ricordo che gli ordini del giorno Garnero Santanchè n. 9/2193/19 e Garavaglia n. 9/2193/20, nel testo riformulato sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bricolo n. 9/2193/21
(Nuova formulazione), non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 510
Maggioranza 256
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 282).
Ricordo che l'ordine del giorno Fallica n. 9/2193/22 è stato accolto dal Governo come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. Gli ordini del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2193/23, nel testo riformulato, e Lazzari n. 9/2193/24 sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Brigandì n. 9/2193/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 500
Astenuti 2
Maggioranza 251
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 287).
Ricordo che gli ordini del giorno Goisis n. 9/2193/26, Quartiani n. 9/2193/27, Fasolino n. 9/2193/28 sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Dussin n. 9/2193/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 507
Votanti 505
Astenuti 2
Maggioranza 253
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 307).
Ricordo che gli ordini del giorno Pinotti n. 9/2193/30 e Affronti n. 9/2193/33 sono stati accettati dal Governo. Gli ordini del giorno Lucchese n. 9/2193/31, Giuditta n. 9/2193/32 e Cioffi n. 9/2193/34 sono stati accolti come raccomandazione: prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione. L'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/2193/35, infine, è stato accettato dal Governo.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.