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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,05).
(Problemi occupazionali presso gli stabilimenti Bat di Rovereto e (Trento) e Chiaravalle (Ancona) - n. 2-00380)
PRESIDENTE. L'onorevole Froner ha facoltà di illustrare l'interpellanza Quartiani n. 2-00380 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9), di cui è cofirmataria.
LAURA FRONER. Signor Presidente, l'interpellanza che abbiamo presentato riguarda uno dei problemi principali che sempre più spesso incontrano singoli o famiglie: la perdita del lavoro. I casi in questione riguardano, in particolare, la manifattura tabacchi di Rovereto, in cui sono occupate circa 140 persone, e lo stabilimento analogo di Chiaravalle, in cui lavorano circa 120 persone. La preoccupazione per la ventilata chiusura dei due stabilimenti è particolarmente elevata, per almeno tre ragioni. La prima di tali ragioni è che gran parte dei lavoratori ha più di quaranta anni ed è a tutti noto quanto sia difficile, oggi, trovare lavoro per i disoccupati questa età, spesso con famiglia, figli ed altro. La seconda ragione riguarda la particolare situazione in cui si trovano i due territori: Rovereto ha già subito una pesante crisi industriale, con la decimazione del ricco tessuto di imprese, nate prevalentemente intorno agli anni Pag. 93sessanta; Chiaravalle è collocata in una regione investita da problemi di disoccupazione, soprattutto per la componente femminile.
La terza ragione riguarda il fatto che per la British american tobacco non sarebbe la prima volta che si verificano circostanze in cui gli impegni assunti, rispetto alla salvaguardia degli obblighi occupazionali, non sono stati rispettati. Ciò, evidentemente, rende particolarmente sensibili lavoratori e sindacati.
A queste ragioni specifiche se ne aggiunge una più generale che riguarda le difficoltà acute dovute alla perdita del lavoro, in un'epoca dominata dalla precarietà crescente, da ripetuti fenomeni di delocalizzazione e dall'assenza di settori economici alternativi in grado di assorbire la manodopera in esubero, la chiusura di fabbriche e, comunque, la perdita di lavoro, provocano stati di sofferenza individuale e familiare che meritano la massima attenzione da parte dei poteri pubblici.
Ricordando brevemente il contenuto della nostra interpellanza, la British american tobacco Italia Spa è la società che, nell'ambito della privatizzazione dell'Eti, ha acquisito il patrimonio commerciale e produttivo delle manifatture del tabacco in Italia; la Bat, nell'ambito dell'acquisizione, ha assunto impegni, contenuti nel piano industriale, sui livelli occupazionali e sul mantenimento della capacità produttiva, presenti in uno specifico contratto autonomo di garanzia.
Oggi, come dicevo, la manifattura di Rovereto dà lavoro a circa 140 persone (più altre 45 circa in termini di indotto) e quella di Chiaravalle a circa 120 persone della British american tobacco (più 11 esterni).
In questo periodo, dai siti produttivi di Rovereto e di Chiaravalle pervengono forti preoccupazioni da parte dei lavoratori, su un preannunciato piano industriale di assetto della Bat, in Europa, che dovrebbe prevedere la chiusura dei sopra citati siti produttivi.
La multinazionale Bat non è nuova a fatti del genere. Continuamente determina processi di riorganizzazione, con conseguente chiusura dei siti produttivi, basti osservare quanto successo a Scafati, in provincia di Salerno, e sul sito di Bologna.
Dal nostro punto di vista, queste azioni si scostano e non sono rispettose degli impegni assunti nel contratto di acquisizione ed evidenziano, invece, una strategia nella quale la multinazionale ha assorbito l'intero mercato delle sigarette italiane e rinuncia però a produrre in Italia.
Ciò che desideriamo sapere è quindi quali siano gli interventi che il Governo intende adottare per conoscere le vere intenzioni della British american tobacco e sostenere l'occupazione nei siti di Rovereto e Chiaravalle, che si presentano quali realtà produttive competitive e certamente capaci di stare sul mercato.
Sappiamo che su un argomento analogo è stato risposto anche ieri da parte del ministro dello sviluppo e delle attività economiche: chiediamo comunque anche per quanto ci riguarda ulteriori delucidazioni in merito.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Massimo Tononi, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO TONONI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Presidente, vorrei richiamare brevemente anche la storia di questa vicenda, che è nata alcuni anni fa, allorché venne privatizzata la Eti Spa.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, che era detentore al 100 per cento delle azioni di quella società, condusse una gara per la privatizzazione della società, da cui risultò vincitrice la British american tobacco. In quella occasione fu stipulato un contratto con l'acquirente per effetto del quale la British american tobacco si impegnava ad una serie di vincoli che erano contrattualmente stabiliti. Tra questi, cito in particolare la salvaguardia dei livelli occupazionali, nonché l'obbligo di fornire periodicamente con cadenza semestrale informazioni rilevanti sull'andamento della società.
Tali vincoli sono però scaduti lo scorso dicembre 2006; quindi ad oggi la Bat non Pag. 94è più impegnata, nei confronti del Ministero dell'economia e delle finanze con cui aveva stipulato quel contratto all'epoca della privatizzazione, in merito ai vincoli che ho appena citato. Di conseguenza, non vi è un impegno contrattuale rilevante ai fini del tema sollevato dagli interpellanti.
Naturalmente, i siti produttivi che sono stati menzionati nell'interpellanza erano parte del perimetro di attività della Eti Spa, che venne trasferito più o meno tre anni prima alla British american tobacco.
Altre informazioni credo che meritino di essere menzionate in questa sede, anche se sono state illustrate ieri dal sottosegretario per lo sviluppo economico, Gianni.
Una prima informazione riguarda il fatto che, da un recente incontro con la provincia autonoma di Trento, è emerso che il nuovo piano industriale della Bat in Italia verrà probabilmente finalizzato entro il mese di maggio.
Desidero leggere testualmente la seconda informazione contenuta nel testo della relazione fornita ieri dal sottosegretario Gianni: «Al fine di favorire ogni possibile soluzione volta al mantenimento dei livelli occupazionali e dello sviluppo produttivo degli stabilimenti di Chiaravalle, Lecce e Rovereto, il Ministero dello sviluppo economico è da subito disponibile a monitorare l'evolversi della situazione e ad esaminare le richieste delle rappresentanze sindacali e aziendali, nonché eventuali esigenze di apertura di un tavolo nell'ottica del raggiungimento di intese sulle prospettive aziendali».
PRESIDENTE. L'onorevole Maderloni, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
CLAUDIO MADERLONI. Signor Presidente, signor sottosegretario la sua risposta purtroppo non ci tranquillizza, anzi le dichiarazioni ascoltate ci inducono a ritenere che sia giunto il momento che tutti i soggetti interessati (le maestranze, le organizzazioni sindacali) alzino la loro voce, ma soprattutto le amministrazioni pubbliche, comuni provincia e regione, devono intervenire per avere una risposta certa.
Le nostre preoccupazioni si stanno trasformando in certezze. L'attuale assenza di politica aziendale da parte della Bat, volta a garantire l'occupazione, non ci fa ben sperare. Vi è un'altra scadenza di cui siamo preoccupati, quella del 15 marzo, che la Bat si era impegnata e si impegna a rispettare. Ma, dopo questa data, potremmo trovarci di fronte ad una soluzione diversa. Riteniamo, allora, che occorra interrogarsi sulle possibili soluzioni da adottare, affinché non vada persa un'altra importante attività produttiva. Occorre evitare l'eventualità che sul territorio non rimangano altro che gli edifici dismessi, oggetto di prevedibili speculazioni.
La Bat deve avere parole chiare al fine di dissipare i dubbi angoscianti e i sospetti che serpeggiano - come ha detto l'onorevole Froner - che sin dall'inizio vi fosse la volontà di acquistare, prosciugare l'attività e rivendere la struttura. Ci piacerebbe doverlo non pensare, ma non possiamo tacere, anzi ci corre l'obbligo di richiamare l'attenzione sulla vicenda, perché sia data, da parte dell'azienda, una risposta positiva per i lavoratori della manifattura tabacchi.
Possiamo ritenerci soddisfatti per le ultime parole pronunciate dal sottosegretario. Sollecitiamo, comunque, il Governo ad un intervento, perché è vero che vi era un contratto e che esso è scaduto, ma bisogna rispondere ad un problema importante, quello dell'occupazione e quello della possibilità della produzione. Non vorremmo che in Italia non vi fossero più queste aziende.
Se sarà convocato il «tavolo», speriamo che le amministrazioni pubbliche (comuni, provincia e regione) possano farne parte in modo da essere al corrente e fornire soluzioni alla questione.