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Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 15,05).
(Incidente verificatosi nell'impianto Itrec della Trisaia di Rotondella (Matera) il 24 novembre 2006 - n. 2-00381)
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00381 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 16).
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, illustrerò molto brevemente la mia interpellanza, limitandola al più possibile nei tempi, vista anche l'ora.
Nello scorso mese di novembre si è verificato un incidente presso l'impianto Itrec di Rotondella, ove sono presenti scorie radioattive. In particolare, sono state riscontrate tracce di radioattività nel terreno attorno ad una fossa di cemento armato contenente scorie nucleari. Si Pag. 117tratta di una fossa cosiddetta «irreversibile», ovvero di un vascone di calcestruzzo interrato, circondato da un muro di mattoni costruito all'inizio degli anni ottanta e contenente scorie nucleari prodotte tra il 1975 ed il 1978. Ne diede notizia un organo di stampa lucano, La Gazzetta del Mezzogiorno, ed immediatamente dopo la Sogin ha confermato il dato.
In maniera particolare, quando sono stati effettuati dei carotaggi, l'acqua venuta a giorno nei fori ha evidenziato tracce di radioattività. La Sogin ha ritenuto la situazione non allarmante in quanto l'area contaminata (leggo testualmente) «è circoscritta ad un'area ristretta nelle immediate adiacenze della fossa».
Il consiglio comunale di Rotondella, facendo proprio ed approvando un ordine del giorno del gruppo consiliare «Centrosinistra per Rotondella» il 22 dicembre 2006, ha evidenziato una sfiducia generale nei confronti dell'operato della Sogin in materia di messa in sicurezza e gestione dei rifiuti nucleari e chiesto con il proprio atto, approvato ed inviato al Governo, di verificare se l'operato dell'azienda sia stato corretto e di accelerare i processi di messa in sicurezza dei rifiuti nucleari e della realizzazione del cosiddetto «prato verde».
Sulla scorta di tale delibera del consiglio comunale in questa interpellanza io ed altri 29 colleghi, deputati dell'Ulivo, chiediamo al Governo, innanzitutto, di chiarire cause e dinamiche dell'episodio verificatosi. In secondo luogo, chiediamo di garantire l'opportuna informazione alle popolazioni del luogo, sia in relazione a tale episodio, sia in relazione al comportamento da tenere ove si verificassero ulteriori incidenti. Inoltre - e si tratta dell'aspetto più importante su cui tornerò in sede di replica - chiediamo di accelerare i processi di messa in sicurezza delle scorie nucleari a Rotondella ed in generale sull'intero territorio nazionale.
Come dirò più ampiamente nella replica, vi sono almeno altri due luoghi molto interessati, come Rotondella, a tale problematica, ovvero Saluggia in Piemonte e Casaccia nel Lazio. Inoltre, chiediamo di sanzionare, ove fosse ritenuto necessario e fossero riscontrate negligenze, eventuali comportamenti non consoni da parte di Sogin Spa.
PRESIDENTE. Il sottosegretario per lo sviluppo economico, Filippo Bubbico, ha facoltà di rispondere.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, aggiungerò qualche elemento di dettaglio alle questioni descritte in maniera puntuale dall'onorevole Margiotta.
Effettivamente un incidente si è verificato, come egli ha descritto. Purtroppo occorre segnalare che incidenti identici o di natura diversa, ma in ogni caso non trascurabili, si sono verificati in altri siti. In modo particolare, cio è accaduto alla Casaccia, addirittura durante l'attività di collaudo di un impianto di sicurezza che era stato realizzato.
È preoccupante dover constatare che questi episodi si sono verificati nonostante il fatto che già alcuni anni fa furono disposti poteri tramite un'ordinanza di protezione civile. La Sogin ha ereditato dall'Enea la competenza nella gestione e nella messa in sicurezza di impianti che avevano trattato materiali radioattivi. Eppure, nonostante quei poteri, quelle risorse e quelle precise disposizioni si sono verificati egualmente problemi.
C'è da augurarsi, anche alla luce del nuovo modello organizzativo definito con la finanziaria, che possano non verificarsi più in futuro. Non c'è dubbio che il problema posto meriti grande attenzione. Occorre garantire sicurezza ai lavoratori e ai cittadini. Occorre realizzare quei progetti di messa in sicurezza e di bonifica già definiti ed illustrati alle popolazioni locali, attraverso quel tavolo della trasparenza fortemente voluto dalle regioni interessate dalla presenza di questi impianti.
Voglio precisare - ma questo è piuttosto noto - che il Ministero dello sviluppo economico non ha un compito di verifica circa gli impatti di natura ambientale. Tale compito rientra nella titolarità del Ministero Pag. 118dell'ambiente, che li esercita attraverso l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat). Quindi i dati che riferirò sono costituiti sostanzialmente da una ricognizione, che l'Apat ha effettuato in relazione all'incidente segnalato.
Confermo che nel luglio del 2006 sono state avviate indagini geognostiche, volte ad acquisire informazioni sulla situazione dei terreni circostanti la fossa 7.1 dell'impianto Itrec. L'indagine si è resa necessaria per la progettazione del recupero dei rifiuti radioattivi, a suo tempo interrati nella fossa stessa, come programmato nell'ambito delle attività propedeutiche alla disattivazione dell'impianto, previste dalla licenza di esercizio. Allo scopo di accertare le condizioni radiologiche dei rifiuti e del terreno limitrofo, sono state quindi effettuate, a partire dal luglio del 2006, una serie di perforazioni per la realizzazione dei pozzi per il monitoraggio radiologico. La fossa 7.1, situata a circa una settantina di metri all'interno del recinto dell'impianto, è costituita da quattro vasche in pareti di calcestruzzo dello spessore di 20 cm. Le vasche sono affiancate e costituiscono, nell'insieme, un monolite di dimensioni complessive pari a 5,75 metri di lunghezza, 1,5 metri di larghezza e 6 metri di profondità.
Perimetralmente, a contatto del calcestruzzo, è posta una guaina impermeabile, protetta a sua volta da un muro di mattoni dello spessore di 6 centimetri, come è stato già riferito dall'onorevole Margiotta. Il monolite è completamente interrato. Intorno alle pareti vi è un riempimento di materiale drenante, mentre la base del monolite è immersa in un banco di argilla, che si estende per qualche centinaio di metri al di sotto del livello di contatto. Alla base del monolite è realizzato un canale di drenaggio, che convoglia l'eventuale acqua di falda superficiale in un pozzetto dal quale viene prelevata con una pompa e monitorata prima del suo scarico.
La fossa è stata utilizzata nel periodo 1975-1982 per collocarvi rifiuti radioattivi contenuti in fusti di acciaio di volume pari a 220 litri. I fusti, collocati nelle vasche di calcestruzzo, furono inglobati in malta cementizia all'atto della collocazione. Nei primi giorni di agosto, nel corso delle perforazioni, condotte a ridosso della fossa in corrispondenza del muro di mattoni posto a protezione della guaina impermeabile, è stato riscontrato, nei campioni di terreno estratti, un valore di contaminazione radioattiva che, anche se non particolarmente elevato, si discostava nettamente dai valori trovati nelle altre perforazioni.
Contemporaneamente i valori di radioattività, misurati nell'acqua del pozzetto di drenaggio sopra descritto, hanno subito un brusco incremento. Già dopo alcune ore dalla perforazione, tuttavia, i valori di radioattività dell'acqua del pozzetto erano ritornati ai livelli usuali.
Sebbene non sia stato possibile individuare con certezza una causa diretta di questo evento, si può tuttavia ritenere che la causa vada ricercata nella perforazione stessa.
Anche se le quantità di radioattività coinvolte nella diffusione all'esterno della fossa sono di entità molto bassa, ad ogni modo, allo scopo di monitorare la loro eventuale diffusione nel terreno, è stata realizzata una serie di pozzi nelle immediate vicinanze della fossa stessa.
Inoltre, è stata avviata la progettazione di un diaframma, per isolare la fossa e impedire che la radioattività possa diffondersi nell'ambiente; il diaframma consentirà anche di effettuare le operazioni di scavo e di rimozione del manufatto interrato in condizioni di segregazione nei confronti dell'ambiente circostante.
I dati recenti dei campionamenti eseguiti nei pozzi di nuova realizzazione, situati intorno alla fossa, indicano che la diffusione di radioattività ha interessato, ancorché con valori di poco superiore ai livelli del fondo, il terreno circostante per un raggio non superiore alla decina di metri.
Secondo quanto comunicato dal Ministero dell'ambiente, per quanto riguarda gli aspetti di impatto ambientale, si deve considerare che l'impianto Itrec, a termini Pag. 119di legge, deve effettuare la sorveglianza radiologica dell'ambiente circostante. A tal fine, l'Itrec applica un programma di sorveglianza con una specifica rete di monitoraggio ed i risultati delle misure radiologiche effettuate sulle varie matrici ambientali comprese nella rete sono periodicamente inviati all'APAT.
A tutt'oggi, dai dati in possessi dell'APAT, non si ravvisano elementi di preoccupazione per l'ambiente a seguito delle attività dell'impianto.
In particolare, i campionamenti straordinari condotti, a seguito dell'evento in questione, nei punti della rete ambientale relativi all'acqua di falda posti a valle dell'impianto, hanno fornito valori che rientrano nelle oscillazioni proprie dei valori del fondo.
Occorre aggiungere che tutti questi elementi devono indurci a mantenere alta l'attenzione affinché l'attività di messa in sicurezza che la Sogin porrà in essere sia mantenuta ai massimi livelli e affinché le attività di bonifica possano realizzarsi secondo i piani stabiliti.
Quanto alle eventuali responsabilità, dalle valutazioni effettuate dall'APAT non emergono dati che consentano di esprimere valutazioni circostanziate. Valgono, quindi, le considerazioni generali in base alle quali deve osservarsi che, per materie di così straordinaria rilevanza, deve richiedersi il massimo di attenzione; attenzione evidentemente in qualche misura mancata se si sono potute determinare le situazioni lamentate. Occorrerà dunque agire perché esse non si ripetano in futuro.
PRESIDENTE. L'onorevole Margiotta ha facoltà di replicare.
SALVATORE MARGIOTTA. Signor Presidente, sono soddisfatto della ricostruzione precisa e puntuale testé fornita - peraltro consueta quando è il sottosegretario Bubbico a rispondere sulle questioni poste -, nonché della valutazione politica tracciata al termine della risposta, quando si è riconosciuto come, effettivamente, si tratti di temi sui quali il Governo, il Parlamento, le istituzioni, i cittadini devono mantenere il massimo di attenzione.
Approfitterò dell'occasione per svolgere alcune considerazioni in replica e per cercare di fare il punto, come del resto stiamo facendo in Commissione ambiente, sulle questioni che riguardano le scorie radioattive.
Intanto, ha bene detto il sottosegretario Bubbico: negli ultimi mesi del 2006 si sono verificati diversi episodi allarmanti.
Il 28 luglio 2006, al centro ENEA della Casaccia viene segnalata la contaminazione di un dipendente ENEA, comandato in Sogin, impegnato nelle operazioni di bonifica del reparto nucleare denominato delle «scatole a guanti». Dell'episodio di Rotondella si è già detto.
Il 27 novembre 2006, nel centro nucleare Eurex di Saluggia, la Sogin viene autorizzata a trasferire il combustibile nucleare dal deposito Eurex a quello Avogadro, sempre di Saluggia, ciò in quanto perde la piscina del deposito Eurex di Saluggia, ove sono stoccate barre di uranio. Lo svuotamento della piscina Eurex è indispensabile e deve essere realizzato in tempi brevi.
Tra l'altro, come pure ha già detto il sottosegretario Bubbico, recentemente è stato rinnovato il consiglio di amministrazione della Sogin. Lo voglio puntualizzare perché auspico, a nome dell'Ulivo, che vi sia una netta discontinuità in questa materia rispetto al passato. In particolare, bisogna riportare la Sogin al ruolo inizialmente ad essa attribuito: la messa in sicurezza delle scorie radioattive e lo smantellamento degli impianti.
Vanno ridefiniti i reciproci rapporti tra Sogin ed ENEA, troppe volte poco chiari. Bisogna che sia ben evidenziato chi debba fare e cosa e, in particolare, bisogna mirare al coinvolgimento costante del personale e delle popolazioni nelle tre sedi più problematiche (Casaccia, Saluggia e Trisaia).
Venendo alla questione di Rotondella, ricordo che il problema della messa in sicurezza dei rifiuti nucleari in Italia è Pag. 120molto serio e coinvolge, per vari motivi, come ben sa il sottosegretario Bubbico, la Basilicata molto direttamente.
I dati del 2003 evidenziano che presso il centro Itrec dell'ENEA si trovano già 2.724 metri cubi di scorie altamente contaminate e, soprattutto, 64 elementi di combustibile irraggiato, importati dal reattore americano di Elk River, funzionante con il ciclo torio-uranio, chiuso dopo appena tre anni.
La Basilicata è coinvolta pesantemente da queste problematiche almeno per i seguenti motivi: la presenza delle scorie presso il centro di Rotondella, con una serie di indagini, anche di natura penale, che sono state effettuate e che sono tuttora in corso, che riguardano presunti illeciti traffici di scorie radioattive, e, soprattutto, la ben nota individuazione nella scorsa legislatura di Scanzano Jonico quale sede del sito unico geologico per il deposito delle scorie.
Al centro ENEA, già nel 1975, venne concessa un'autorizzazione ad effettuare una serie di prove relative al ciclo del combustibile nucleare, imponendo all'ENEA di solidificare i residui liquidi presenti a Rotondella entro cinque anni, cioè entro il 1980. Vi è stata una proroga fino al 1987 e, successivamente, fino al 1995. Attualmente quei residui sono solidificati, come si è detto, ma nell'ultimo ventennio si sono verificati diversi incidenti.
Voglio anche richiamare all'attenzione del Governo che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2003 ha dichiarato lo stato di emergenza nei territori ospitanti le installazioni nucleari di Lazio, Campania, Emilia Romagna e Basilicata. Con ulteriori decreti del Presidente del Consiglio dei ministri tale stato di emergenza è stato prorogato fino al 31 dicembre 2006. Non risultano ulteriori proroghe e, quindi, in questo momento credo non vi sia più in quei luoghi lo stato di emergenza, ma bisognerebbe valutarlo in sede di Governo.
Rimane di grande attualità, come peraltro già precisato dal ministro Bersani di recente, in un'audizione presso le Commissioni riunite VIII e X, l'approccio più complessivo al problema della messa in sicurezza delle scorie radioattive.
Il ben noto decreto-legge n. 314 del 14 novembre 2003, che, in modo dissennato e sciagurato, individuava Scansano Jonico come sede del sito unico, è stato convertito dalla legge n. 368 del 24 dicembre 2003. Grazie ad una grande mobilitazione delle popolazioni lucane e grazie al ruolo attivo proprio del sottosegretario Bubbico, all'epoca presidente della regione e che oggi ha risposto alla mia interpellanza, fu espunta da quel testo l'indicazione di Scansano Jonico quale sito geologico, ma ovviamente il problema complessivo rimane aperto.
Nella versione approvata in Parlamento il decreto demanda al commissario straordinario l'individuazione del sito più idoneo e dava mandato alla Sogin, una volta individuato tale sito, di realizzare il deposito geologico entro e non oltre il 31 dicembre 2008. È ovvio che tale previsione - dico persino per fortuna - non potrà essere mantenuta, per cui si impone una riflessione su come affrontare il problema nei prossimi mesi. Ricordo al riguardo che la regione Basilicata, guidata dal presidente Bubbico, ha inoltrato il ricorso n. 40 del 2004 alla Corte costituzionale, impugnando il decreto-legge e la successiva legge, ed ha avuto ragione in sede di ricorso in almeno tre punti, a mio parere molto qualificanti. Infatti, la Corte, con sentenza n. 62 del 29 gennaio 2005, ha affermato la necessità, nella localizzazione del sito, di un maggiore coinvolgimento delle regioni interessate; in particolare, ha imposto che le regioni abbiano un ruolo diretto in fase di validazione, cioè in fase di localizzazione e realizzazione dell'impianto, ed inoltre è stata accolta la dichiarazione di incostituzionalità - a mio parere questo elemento è fondamentale - avanzata dalla regione Basilicata sulla parte del decreto che affida esclusivamente al commissario l'approvazione dei progetti anche in deroga alla normativa vigente.Pag. 121
Ciò assegna alle regioni il ruolo che è giusto che esse abbiano, per esempio in materia di valutazione di impatto ambientale.
Mi avvio a concludere, rifacendomi, e in parte dissentendo rispetto ad essa, alla dichiarazione che il 7 febbraio 2007 proprio il ministro Bersani ha rilasciato nelle Commissioni riunite VIII e X. Intanto, ha dato la buona notizia di aver chiuso l'accordo con i francesi per il riprocessamento delle scorie presenti sul territorio nazionale e, poi, ha affermato: «Noi dobbiamo intraprendere un iter che ci porti ad avere, in modo democratico ed aperto, qualcosa che hanno tutti i paesi europei coinvolti con il nucleare, un sito di superficie che non pone problemi e che può costituire anche un'occasione di ricerca e di sviluppo, in attesa che si trovi un sito geologico di smaltimento» - al momento non ve ne sono disponibili, come dice giustamente il ministro - «o che il nucleare di quarta generazione esaurisca parte di queste scorie».
Sono molto d'accordo sulla parte che riguarda il sito superficiale, mantengo qualche perplessità sulla possibilità - che peraltro lo stesso ministro evidenzia essere quanto meno di difficile realizzazione - di individuare un sito geologico unico in Italia. Ritengo che bisogna abbandonare l'idea del sito geologico, lavorare per mettere in sicurezza - così come detto dal presidente Bubbico - le scorie nei siti dove si trovano, a partire da Rotondella; mentre continuo a ritenere che la cosa migliore sia quella di affidare i materiali più pericolosi a società specializzate nel trattamento e nello stoccaggio di materiali radioattivi, attive soprattutto all'estero - di qui l'accordo con i francesi -, cioè nei paesi che ancora percorrono la via del nucleare.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SALVATORE MARGIOTTA. Credo, in conclusione, che il centrosinistra che governa il paese e il centrosinistra che governa la regione Basilicata - come fu negli anni in cui il presidente Bubbico guidava la regione - debba mantenere un'elevatissima attenzione a questa problematica e debba, come detto dal medesimo ministro, mantenere un approccio democratico e condiviso ad un problema molto serio e delicato, che dovrà inevitabilmente trovare una soluzione nei prossimi mesi, sia per superare le previsioni di legge, sia soprattutto per la sicurezza delle località citate, che oggi guardano con preoccupazione alla presenza delle scorie.