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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sulle proposte emendative presentate.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Raisi 1.214, nonché sugli identici emendamenti Fratta 1.150 e Raisi 1.217.
Il parere è, altresì, contrario sugli identici emendamenti Lazzari 1,12, Raisi 1.215 e Raisi 1.7, mentre è favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300. L'emendamento Saglia 1.210 è assorbito dal parere favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300 (Commenti)...
PRESIDENTE. Segnalo ai deputati Conte e Leone che il relatore sta seguendo l'ordine del fascicolo n. 2.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Fava 1.14, nonché sugli emendamenti Fratta 1.151 e 1.152.
La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, mentre esprime parere contrario dell'emendamento Raisi 1.211.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Urso 1.206.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamenti Fava 1.25, sugli identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201, nonché sugli identici Raisi 1.29 e Fava 1.30, sull'emendamento Raisi 1.35, sugli identici Baldelli 1.42 e Raisi 1.44, sugli emendamenti D'Agrò 1.208 e D'Agrò 1.209, Proietti Cosimi 1.212, Fava 1.205, Lazzari 1.221 e 1.203.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Sanga 1.302 ed invita al ritiro dell'emendamento Raisi 1.58; esprime parere contrario sugli emendamenti Fedele 1.61 e Lazzari 1.204; esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Zunino 1.0200 e sull'emendamento Ruggeri 2.300; esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 2.1, Stradella 2.200, sul quale ha espresso parere contrario anche la V Commissione, e Lazzari 2.201; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302; gli emendamenti Pag. 15Fedele 2.202 e Lazzari 2.203 sono da considerare assorbiti in caso di approvazione degli identici emendamenti Lazzari 2.2, Tuccillo 2.301 e Affronti 2.302.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Urso 2.208 ed invita al ritiro dell'emendamento Fava 2.3; esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 2.204 e Fava 2.6, sugli identici emendamenti Fava 2.7 e Lazzari 2.205, nonché sugli emendamenti Fedele 2.206, Fava 2.10 e Germontani 4.201; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti D'Agrò 4.200, Lamorte 4.202 e Tomaselli 4.300; esprime parere contrario sugli emendamenti Saglia 4.203 e 4.204 e Germontani 4.205, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.1 e Mazzocchi 5.2; esprime parere favorevole sull'emendamento Sanga 5.300; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.6 e Saglia 5.7; invita al ritiro degli identici emendamenti Mazzocchi 5.201, Fratta Pasini 5.212, D'Agrò 5.221 e Merloni 5.234; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.202 e Fratta Pasini 5.211, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.13 e Mazzocchi 5.14, sull'emendamento Fratta Pasini 5.19, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, sugli identici emendamenti Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222, sull'emendamento Affronti 5.220, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.28 e Fratta Pasini 5.213, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.27 e Raisi 5.216; invita al ritiro dell'emendamento Borghesi 5.227; esprime parere contrario sull'emendamento Borghesi 5.228, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.33 e Mazzocchi 5.34, sull'emendamento Raisi 5. 217, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 5.39, Mazzocchi 5.40 e D'Agrò 5.41, sugli identici emendamenti Saglia 5.204, D'Elpidio 5.219 e D'Agrò 5.229, sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.205 e Fratta Pasini 5.215; invita al ritiro dell'emendamento Affronti 5.218; esprime parere contrario sugli identici emendamenti Mazzocchi 5.206 e Fratta Pasini 5.214.
Quanto all'emendamento Affronti 5.224, il parere della Commissione è favorevole subordinatamente ad una riformulazione dello stesso da stabilire in Comitato dei nove.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento D'Agrò 5.44, invita al ritiro dell'emendamento Affronti 5.225 ed esprime parere favorevole sull'emendamento Lionello Cosentino 5.301.
Per quanto riguarda l'emendamento Urso 5.207, esso risulterà assorbito a seguito dell'eventuale approvazione dell'emendamento Lionello Cosentino 5.301.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Burchiellaro 6.300 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Laurini 6.2, nonché dell'emendamento Antonio Pepe 6.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mantini 6.204 e Antonio Pepe 6.4 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Germontani 6.202, nonché dell'emendamento Mantini 6.201, eventualmente assorbito in caso di approvazione dell'emendamento Burchiellaro 6.300.
Il parere è contrario sugli emendamenti Antonio Pepe 6.6 e Saglia 6.203. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Laurini 6.8, assorbito in caso di approvazione dell'emendamento Burchiellaro 6.300, ed esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 6.9 e Lazzari 7.201.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lazzari 7.209 e formula un invito al ritiro dell'emendamento Lazzari 7.200; esprime parere contrario sull'emendamento Urso 7.207, sugli emendamenti Fava 7.2, 7.3, 7.5 e 7.4, sugli identici emendamenti Fava 7.8 e Fedele 7.202, sugli identici emendamenti Fava 7.6 e Fedele 7.203 e sull'emendamento Lazzari 7.204.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lionello Cosentino 8.300, nonché sull'emendamento Tomaselli 9.300, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: Al comma 2, dopo le parole: assistenziali, fiscali aggiungere le seguenti: individuati con il decreto di cui al comma 7, secondo periodo.Pag. 16
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Lupi 9.8 e Mazzocchi 9.202 e favorevole sugli identici emendamenti D'Agrò 9.14 e Mazzocchi 9.16 e formula un invito al ritiro degli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pedrizzi 9.203, Antonio Pepe 9.204, Pedrizzi 9.205, Saglia 9.206, Urso 9.207, Saglia 9.208, Mazzocchi 10.1 e D'Agrò 10.8 e sugli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Milanato 10.220 ed esprime parere contrario sugli emendamenti Raisi 10.9, Garavaglia 10.214, Mazzocchi 10.12, sugli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17 e sull'emendamento D'Agrò 10.13.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Mazzocchi 10.19 e contrario sugli identici emendamenti Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21, nonché sugli emendamenti Mazzocchi 10.28, Campa 10.24 e 10.23 e Rotondo 10.215.
La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti D'Agrò 10.25 e Ferdinando Benito Pignataro 10.26, nonché dell'emendamento Germontani 10.218; esprime parere contrario sugli emendamenti Nicco 10.219, Bono 10.253, nonché sugli identici emendamenti Provera 10.242 e Bono 10.254.
Il parere è, altresì, contrario sull'emendamento Mazzocchi 10.29, mentre è favorevole sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: nel primo periodo, sostituire le parole: «restando consentita la verifica» con le seguenti: «salva la previa verifica,» e sopprimendo le parole: «soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi»; nell'ultimo periodo dell'emendamento, dopo le parole: «accompagnatore turistico», aggiungere le seguenti: «previa verifica delle conoscenze specifiche quando non siano state oggetto del corso di studi».
La Commissione invita al ritiro degli emendamenti Mantini 10.255 e Attili 10.209, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Uggè 10.33, Greco 10.35, Fava 10.197 e Saglia 10.259, nonché sugli identici emendamenti Campa 10.57 e Raisi 10.58.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Germontani 10.60 e sugli identici emendamenti Giudice 10.61 e Raisi 10.247; esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Saglia 10.66, La Loggia 10.77, Attili 10.78 e D'Agrò 10.221, purché si sopprimano, alla fine, le parole: di disciplina.
Inoltre, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Uggè 10.200 e Meta 10.201, mentre il parere è contrario sugli emendamenti Antonio Pepe 10.222, Mazzocchi 10.223, Saglia 10.224, sugli identici emendamenti Campa 10.92 e Saglia 10.94, sugli identici emendamenti, limitatamente alla parte ammissibile, Saglia 10.97 e Campa 10.235 ed, infine, sugli identici emendamenti Campa 10.239 e Saglia 10.270, limitatamente alla parte ammissibile.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Saglia 10.260; formula un invito al ritiro dei seguenti emendamenti: Raisi 10.81, 10.83, 10.82 e 10.85, e Giudice 10.141. Il parere è contrario sugli emendamenti Giudice 10.143 e La Loggia 10.213. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Attili 10.216, Greco 10.228 e La Loggia 10.234 e dell'emendamento Pellegrino 10.257. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Raisi 10.84 e Campa 10.146. La Commissione formula un invito al ritiro degli identici emendamenti La Loggia 10.202 e Meta 10.203; esprime parere contrario sugli emendamenti Raisi 10.86 e 10.87; formula un invito al ritiro degli identici emendamenti La Loggia 10.151 e Greco 10.230, inoltre dell'emendamento Attili 10.212 e degli identici Meta 10.147 e Giudice 10.148. Il parere è favorevole sugli identici emendamenti Giudice 10.149 e D'Agrò 10.231, purché riformulato Pag. 17inserendo, dopo le parole: «la formazione dei conducenti impartita», le seguenti: «in forma professionale o comunque a fine di lucro», e, dopo le parole: «si applica inoltre il disposto del comma 9-bis», le seguenti: «del presente articolo». Do quindi lettura del testo dell'emendamento così riformulato: All'articolo 123 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, dopo il comma 11, è aggiunto il seguente: «11-bis. L'istruzione e la formazione dei conducenti impartita in forma professionale o comunque a fine di lucro al di fuori di quanto disciplinato dal presente articolo costituisce esercizio abusivo dell'attività di autoscuola. Chiunque esercita o concorre ad esercitare abusivamente l'attività di autoscuola è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 10.000 a euro 15.000. Si applica inoltre il disposto del comma 9-bis del presente articolo».
Il parere è contrario sui seguenti emendamenti: gli identici Raisi 10.89 e Campa 10.157, La Loggia 10.206, Giudice 10.207, gli identici Santelli 10.188 e Germontani 10.233. La Commissione formula un invito al ritiro dei seguenti emendamenti: gli identici La Loggia 10.169, Fava 10.172 e Greco 10.232, gli identici Fava 10.180, Uggè 10.181 e Attili 10.182, gli identici Velo 10.184 e La Loggia 10.208, e Attili 10.210. Il parere è favorevole sull'emendamento Lazzari 11.201 con la seguente riformulazione: Al comma 1, primo periodo, dopo le parole: sul mercato nazionale del gas naturale, inserire le seguenti: nonchè di facilitare l'accesso dei piccoli e medi operatori.
Il parere è contrario sull'emendamento Lazzari 11.200, sugli identici emendamenti Verro 12.1, Fava 12.2, Ciocchetti 12.202, Raisi 12.206, sugli emendamenti Saglia 12.201 e Verro 12.6, 12.7, 12.8 e 12.10, nonché sugli identici emendamenti Lupi 12.9 e Barbieri 12.204. La Commissione formula altresì un invito al ritiro degli identici emendamenti Verro 12.11, Barbieri 12.203, Mantini 12.205, Affronti 12.207 e Cosenza 12.208, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Mantini 12.209 e 12.210.
Il parere è contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.1, Bono 13.200 e Barbieri 13.244 e sugli identici Bono 13.201, Fava 13.157, mentre vi è un invito al ritiro degli emendamenti Villetti 13.253, riformulato e nella parte ammissibile, e Fava 13.240. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Aprea 13.158, sugli identici emendamenti Aprea 13.6, Bono 13.202, nonché Bono 13.203, 13.204, 13.205 e Aprea 13.159 e 13.233.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Fava 13.150, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Aprea 13.232 e 13.160, Bono 13.206, sugli identici emendamenti Fava 13.156 e Bono 13.207 e sugli identici Garagnani 13.168 e Bono 13.208, nonché sugli emendamenti Fava 13.155 e 13.151, Bono 13.209, 13.254, 13.210 e 13.212, Aprea 13.234 e 13.235, e sugli identici emendamenti Bono 13.211 e Garagnani 13.236 e sugli identici Bono 13.213 e Garagnani 13.237.
La Commissione inoltre formula un invito al ritiro degli identici emendamenti Aprea 13.18, Bono 13.214 e Villetti 13.255, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Fava 13.241 e 13.152 e Aprea 13.30. La Commissione formula altresì un invito al ritiro dell'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.169. Esprime altresì parere favorevole sugli identici emendamenti Aprea 13.161, Affronti 13.170 e Bono 13.215; in caso di accoglimento di detti emendamenti, l'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.171 sarebbe assorbito. Il parere è contrario sugli emendamenti Bono 13.218, 13.216, 13.217, 13.256, 13.219, 13.220 e Aprea 13.163. Sugli emendamenti Villetti 13.257 e Folena 13.250 la Commissione formula un invito al ritiro, mentre esprime parere contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.162 e Bono 13.222 e sugli emendamenti Fava 13.153, Bono 13.223 e Garagnani 13.238.
La Commissione esprimerebbe parere favorevole sull'emendamento Affronti Pag. 1813.172, su cui tuttavia la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Aprea 13.165, mentre invita al ritiro dell'emendamento Villetti 13.258. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Aprea 13.164 e Bono 13.225, mentre invita al ritiro dell'emendamento Folena 13.251.
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bono 13.226, Fava 13.242, Bono 13.259 e 13.227. Sull'emendamento Ferdinando Benito Pignataro 13.260 la Commissione esprimerebbe parere favorevole; tuttavia la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli identici emendamenti Fava 13.154 e Bono 13.228 e sugli identici emendamenti Garagnani 13.47 e Bono 13.229.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Fava 13.243, Bono 13.261, Aprea 13.167, Ferdinando Benito Pignataro 13.173, Folena 13.252, Aprea 13.166. Sugli identici emendamenti Aprea 13-bis.200 e Bono 13-bis.205 la Commissione esprime parere contrario, come pure il parere è contrario sugli emendamenti Aprea 13-bis.201, 13-bis.202, 13-bis.203 e 13-bis.204. La Commissione, altresì, esprime parere contrario sugli emendamenti Lazzari 14.1 e Lupi 14.2, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fava 14.7, a seguito dell'eventuale riformulazione da concordare in sede di Comitato dei nove.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
ANDREA GIBELLI. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Mi scusi, Presidente, lo avevo anticipato; tuttavia, il richiamo è formalmente corretto. In primo luogo, vorrei far notare che il provvedimento è particolarmente importante. Pertanto, avremmo gradito la presenza del presidente della Commissione, che avrebbe così compiuto un gesto costituzionalmente corretto nei confronti dell'Assemblea. Voglio che tale osservazione resti nel resoconto stenografico.
In secondo luogo, vorrei rilevare che di solito, per prassi, si ha la delicatezza in simili casi di indicare all'Assemblea gli emendamenti accolti, senza perdere mezz'ora per formulare un elenco quasi assoluto di pareri contrari. Invito la Presidenza e il relatore a far sì che in altre situazioni si possano velocizzare i lavori.
Vorrei infine stigmatizzare politicamente il fatto che questa maggioranza chiede il confronto in aula con l'opposizione, ma ancora una volta - stante il fatto che al Senato non esiste maggioranza - neppure alla Camera si è voluta accogliere alcuna proposta emendativa dell'opposizione. È vergognoso che questo decreto sia assolutamente blindato, senza possibilità di emendarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, per quanto concerne la Commissione, essa è legittimamente rappresentata dal relatore, mentre riguardo all'osservazione relativa all'ordine seguito nell'espressione dei pareri, ormai è andata così. Ne terremo conto in futuro.
Invito il Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Non ne dubitavamo...
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, vorrei intervenire sul mio emendamento 1.150...
Pag. 19
PRESIDENTE. Onorevole Fratta Pasini, a questo emendamento passeremo dopo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Raisi 1.214.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, l'emendamento a mia prima firma 1.214 sembrerebbe a prima vista capzioso. In realtà, con esso si chiede di sopprimere al comma 1, primo periodo, le parole «la concorrenza e», al fine di fare chiarezza, anche lessicale, sulla normativa in questione.
Si continua a spacciare per una normativa che si occupa di concorrenza e liberalizzazioni un provvedimento che di tutto ciò contiene ben poco. Non credo, infatti, che le liberalizzazioni possano consistere solo in quelle operate sull'attività svolta dalle estetiste. Il paese, a mio modo di vedere, ha altri problemi da risolvere. L'articolo 1 del decreto-legge, in particolare, dovrebbe essere volto a rendere più trasparente e quindi più chiaro agli utenti il prezzo delle schede telefoniche prepagate, ma esso, però, non incide minimamente sulla libera determinazione delle imprese, cioè su quel cartello composto dalle imprese di telefonia.
Ieri alcuni colleghi della maggioranza ci hanno chiesto se fossimo contrari o meno a questo tipo di scelta; noi abbiamo risposto che eravamo d'accordo, precisando però che tale disposizione non va spacciata per una liberalizzazione. Si tratta semplicemente di una giusta correzione, fatta all'insegna della trasparenza, operata sulla parte iniqua del costo della scheda prepagata, ma non è, lo ripeto, un modo per agevolare la concorrenza, e ciò si è potuto desumere dall'atteggiamento immediato tenuto dalle varie compagnie telefoniche che hanno immediatamente predisposto piani di costi telefonici che integrano rapidamente quanto hanno perso con l'eliminazione del costo fisso di ricarica.
Ritengo che la proposta contenuta nel mio emendamento rappresenti una delle tante che saranno sottoposte all'Assemblea al fine di fare chiarezza sul provvedimento in esame. Non possiamo continuare a far credere alla gente che quello in esame sia un provvedimento che si occupa di libera concorrenza. Rimettere in discussione gli appalti in materia di TAV significa libera concorrenza? Il volere modificare surrettiziamente la cosiddetta riforma Moratti con alcune norme inserite in questo provvedimento significa libera concorrenza? No, non crediamo che questa sia libera concorrenza! In questo provvedimento vi sono alcuni passaggi - pochi e poco significativi - come, ad esempio, la liberalizzazione delle attività svolte dalle estetiste, ma esso non può certamente definirsi un apripista per la libera concorrenza.
Sopprimere le parole «la concorrenza e» e lasciare semplicemente la parola «trasparenza» la considero una giusta battaglia non soltanto lessicale, ma anche di sostanza. Chiarezza va fatta! non possono essere divulgati messaggi che distorcono il contenuto di questo provvedimento, così come non si può far credere che siamo di fronte ad un grande evento, quello delle liberalizzazioni.
Ieri il ministro Bersani, scherzando con alcuni giornalisti che gli chiedevano se sul provvedimento verrà posta la questione di fiducia, ha risposto: «Se questi presunti liberalizzatori» - faceva riferimento agli esponenti della Casa delle libertà - «continuano con questo ostruzionismo» - i nostri, in realtà, sono interventi con i quali si vuole porre in rilievo alcuni aspetti del provvedimento - «si va poco in là». Noi siamo pronti a confrontarci seriamente in materia di liberalizzazioni. È del tutto evidente però che voi non potete spacciare per liberalizzazioni alcuni interventi - giusti - che nessuno di noi vuole mettere in dubbio. Qualcuno può ritenere che sia sbagliato che l'etichettatura sui prodotti deve essere più chiara? Ma sono queste le liberalizzazioni? Questo Governo, che si vanta di volere imprimere una svolta al sistema economico, può iniziare il processo delle liberalizzazioni dalle schede telefoniche prepagate o dalle estetiste? Credo proprio di no!Pag. 20
In realtà, questa normativa si richiama alla trasparenza ed è giusto che rimanga tale. Non si riferisce certamente al principio della libera concorrenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, con riferimento all'articolo 1, vorrei formulare una doverosa premessa. La Lega Nord ha da sempre sostenuto questa scelta relativa ai costi di ricarica dei cellulari, tanto è vero che, in sede di IX Commissione, già un mese prima che il ministro Bersani annunciasse la propria intenzione di procedere a questa finta rivoluzione, con una propria risoluzione aveva preso atto del fatto che un privato cittadino - conosciamo tutti la genesi della misura di cui stiamo discutendo oggi - si era prodigato con la raccolta di firme (quasi 810 mila) nella consapevolezza che l'Unione europea e le autorità presenti sul territorio nazionale competenti in materia di telecomunicazioni avevano già sollevato problemi in merito.
Mi riferisco al fatto che, in questo paese, i costi di ricarica fino a questo momento potevano prescindere da qualsiasi valutazione di merito in termini di trasparenza delle tariffe. Ciò è accaduto ignorando semplicemente il fatto che la previsione del costo fisso avveniva indipendentemente dai valori e dai prezzi di mercato.
In questi anni abbiamo assistito ad un mercato che ha visto comprimere le tariffe telefoniche in modo significativo, un mercato che, in virtù di un meccanismo concorrenziale mediamente competitivo, ha fatto sì che i costi di chiamata subissero una importante diminuzione, ma sempre con la presenza di questo elemento fisso, che sfuggiva da logiche di trasparenza e di libera concorrenza.
Attraverso la nostra risoluzione presentata in IX Commissione, avevamo chiesto che si intervenisse in modo opportuno. Il ministro Bersani ha inteso cavalcare questa finta rivoluzione, che in realtà è un atto dovuto, inserendo tale previsione in questo provvedimento.
In questo periodo, abbiamo letto sui giornali di un grande meccanismo politico di liberalizzazione, ma scopriremo che, a partire dall'abolizione dei costi di ricarica - che continuo a ritenere un obbligo istituzionale di questo Governo -, non è proprio così. Tra l'altro, il Governo in questo caso si è fatto carico di un compito non suo, mettendo in discussione le competenze dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni alla quale, solo dopo una prima fase di valutazione degli emendamenti in Commissione, si è attribuito nuovamente un ruolo. Infatti, in una prima fase, il ruolo dell'Autorità era decisamente sfumato.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,30)
GIOVANNI FAVA. Dunque, si è inserito di tutto e di più in un provvedimento che, per quanto concerne l'articolo 1, a nostro avviso è assolutamente ineccepibile.
Un provvedimento che consideriamo giusto e condiviso, ma che pure presenta tutta una serie di lacune di carattere applicativo concreto.
PRESIDENTE. Deve concludere...
GIOVANNI FAVA. Nel prosieguo della discussione avremo modo di approfondire il tema, verificando se effettivamente si possa evitare che il risparmio ottenuto venga vanificato dall'aumento delle tariffe con cui si trasferirebbero sui cittadini i maggiori costi sostenuti. Approfondiremo, appunto, il tema nel corso della discussione, ma dichiariamo comunque di condividere il principio generale; condividiamo, invece, molto meno il metodo seguito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
Pag. 21STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, di quanto tempo posso disporre intervenendo a titolo personale?
PRESIDENTE. Un minuto.
STEFANO SAGLIA. La ringrazio, Presidente.
Vorrei ricordare un articolo apparso ieri nell'inserto economico del Corriere della sera, a firma di Corrado Calabrò, presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. È largamente condivisa la proposta di eliminare i costi di ricarica, che rappresentano, per i consumatori, un balzello ingiustificato. È bene, però, al riguardo, ricordare quanto scrive proprio il presidente Calabrò sul Corriere della sera, notando che l'Autorità per le comunicazioni e l'Antitrust avevano avviato «una indagine conoscitiva sui servizi mobili a credito prepagato» che si era conclusa da poco tempo.
PRESIDENTE. Deve concludere...
STEFANO SAGLIA. Il Governo con questo intervento legislativo ha anticipato di pochi giorni la soluzione già avviata dall'Autorità. Quindi, ha compiuto un'azione veramente propagandistica e non coordinata con l'Authority di cui, invece, ha scavalcato le competenze. Probabilmente, l'Autorità sarebbe riuscita a regolare meglio una questione così complessa, evitando lo scaricamento dei costi sulle tariffe.
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti delle classi III B e III E della scuola media Don Ticozzi di Lecco, che assistono alla nostra seduta dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vi è dubbio che questo provvedimento mette insieme misure diverse; anzi, devo dire che è quasi una «foglia di fico», per alcune questioni fiscali.
Tuttavia, ritengo sia un bene che il Governo intervenga per eliminare questa sorta di «tassa» costituita dal costo della ricarica. Infatti, ci si appella al mercato ma, quando è estremamente libero, esso comporta delle conseguenze per cui le liberalizzazioni determinano aumenti dei costi e non diminuzioni.
Ora, Presidente, raccomando che il Governo veda come intervenire, considerato che ha iniziato ad affrontare la materia, per impedire il costo del primo scatto, un'altra situazione indecente, vergognosa e ingiusta che deve essere assolutamente cambiata. Veda il Governo se e come può intervenire non solo a tutela del consumatore...
PRESIDENTE. Deve concludere...
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Ebbene, intervenga non solo per quanto riguarda la soppressione del costo della ricarica ed il controllo delle tariffe ma anche per eliminare il primo scatto, che rappresenta un po' una rapina perpetrata nei confronti del consumatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo anch'io sulla proposta emendativa del collega Raisi per denunciare quanto siano minimali gli interventi previsti da questo provvedimento, in particolare per le carte telefoniche. Sono minimali e populisti perché, per quanto possano apparire forieri di un vantaggio per gli utenti, in realtà sappiamo benissimo che le compagnie telefoniche avranno tutti i mezzi possibili - l'abbiamo già appreso dagli articoli apparsi sulla stampa - per recuperare questi importi. Pertanto, il provvedimento, anche da tale punto di vista, a nostro avviso rimane solo uno slogan.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mazzocchi. Ne ha facoltà.
Pag. 22ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato i pareri del relatore Lulli, che apprezziamo e ringraziamo per come ha seguito i lavori fino ad oggi. Confermiamo di non voler fare ostruzionismo. Osservo però che gli emendamenti presentati dal gruppo di Alleanza Nazionale erano migliorativi del testo, andavano nella direzione di una reale liberalizzazione in modo tale che il provvedimento non fosse così «brutto» come quello generato da «papà Bersani». Vedo che su tutte quelle proposte emendative si esprime parere contrario e a tale riguardo le chiedo, signor Presidente - intervengo ora e non parlerò sull'emendamento da me presentato - di avere trenta secondi più.
PRESIDENTE. Trenta secondi sono troppi rispetto al minuto che ha a sua disposizione.
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, lei fa sempre il calcolo delle quantità...
PRESIDENTE. È il mio compito.
ANTONIO MAZZOCCHI. Non voler prevedere i 60 giorni necessari all'Authority per stabilire realmente quanto l'utente pagherà significa votare contro la proposta emendativa, anche se si è d'accordo, solo perché è presentata dal gruppo Alleanza Nazionale.
Il relatore e la maggioranza non si meraviglino, allora, se parleremo su tutti gli emendamenti cercando non di fare ostruzionismo ma di fornire un contributo, che rimanga agli atti, al miglioramento del provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, avremo modo nel corso del dibattito di esplicitare meglio le nostre opinioni. Cominciamo però da una situazione importante. L'articolo 1 del provvedimento è il simbolo di come non si liberalizza nulla, in quanto l'eliminazione del costo della ricarica ricade sui consumatori, come è stato detto tranquillamente dal sottosegretario, e sui lavoratori dei call center, in particolare della Wind, che rischiano il posto di lavoro, e sui tabaccai, che pagheranno 200 milioni dei due miliardi di fatturato, essendo stata ridotta la quota che rimane loro in tasca.
Questo è il senso della liberalizzazione che si vuole realizzare con il provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, invito il relatore e il Governo a ripensare al parere contrario espresso sull'emendamento Raisi 1.214.
Quando si scrive nel testo: «al fine di favorire la concorrenza e la trasparenza», trovo condivisibile la proposta di sopprimere le parole: «la concorrenza e». È un emendamento che va nella direzione giusta in relazione ad un provvedimento che è stato enfatizzato troppo e, per questo, ha trovato contrasti.
Siamo d'accordo quando si vietano i costi riguardanti la ricarica di carte prepagate, il «famoso balzello», ma vorremmo capire se ciò sarà sufficiente ad affrontare il grande tema della concorrenza vera e propria nel settore. Ho la sensazione che vi sia la necessità di assicurare piena trasparenza e conoscenza da parte del cittadino utente, in modo tale che sia veramente possibile comparare i costi e mettere il cittadino nelle condizioni di scegliere in base al suo reddito.
Oggi vi sono promozioni di tutti i tipi, addirittura alcune prevedono costo zero con il telefonino annesso. Sono promozioni tese a far aderire il cittadino all'offerta, facendolo sentire come se potesse telefonare quanto vuole senza spendere nulla. Questa non è concorrenza ma mancanza di trasparenza.
Indicando con il provvedimento in esame la volontà forte di ricercare la Pag. 23trasparenza, metteremo il cittadino nelle condizioni di punire i soggetti che applichino tariffe non rispondenti alla verità e alla trasparenza dell'offerta. Questo è ciò che dobbiamo produrre e, per questo, invito nuovamente il relatore e il Governo a rivedere il loro parere espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, sottoscrivo l'emendamento in esame perché trovo fuori luogo il termine «concorrenza». La normativa considerata all'articolo 1, infatti, aumenta non la concorrenza tra i gestori, ma tutt'al più la trasparenza, visto che si riferisce ai costi delle ricariche.
A tale proposito, credo sia opportuno ribadire come il Governo, non prevedendo una opportuna copertura finanziaria e richiamandosi all'elasticità del mercato, abbia tenuto in conto il fatto che, in seguito all'abolizione dei costi fissi di ricarica, i gestori precederanno ad un aumento tariffario che, comunque, ricadrà sui contribuenti. Perciò, se la locuzione «aumento di trasparenza» è legittimamente e propriamente utilizzata, la definizione «aumento di concorrenza» è utilizzata, a mio avviso, a sproposito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lionello Cosentino. Ne ha facoltà.
LIONELLO COSENTINO. Signor Presidente, vorrei segnalare all'Assemblea ciò che a me pare una contraddizione, contenuta in quest'ultimo intervento e in quello del collega D'Agrò. Noi riteniamo che la concorrenza può funzionare soltanto su un mercato trasparente. Dalla abolizione di un inutile balzello e dalla nostra decisione di rendere più trasparenti le tariffe, onorevoli colleghi, deriva, con semplicità, la conseguenza di mettere il consumatore nelle condizioni di poter scegliere tra i piani tariffari disponendo di informazioni più complete rispetto al passato. Perciò, non vedo davvero quale sia la ragione di un emendamento che ha soltanto un sapore ostruzionistico.
La concorrenza, per noi, è un obiettivo. L'emendamento Raisi 1.214 può essere respinto perché questo provvedimento lascia ai cittadini la possibilità di scegliere tra i diversi soggetti e di conoscere i prezzi. È il decreto-legge in sé, e non soltanto questo articolo, a dare una spinta forte all'aumento della concorrenza tra gli operatori in questo settore. Davvero, non si capisce perché la Casa delle libertà non possa condividere questa scelta in favore dei cittadini. Non si capisce come mai non si esprima un minimo di indignazione - ho ascoltato gli interventi di questa mattina - da parte dei colleghi della Casa delle libertà riguardo alla TAV e, in particolare, riguardo a un progetto che, iniziatosi nel 1991 e ancora non «cantierato» nel 2007, si chieda che sia lasciato esattamente così com'è. Forse, il paese ha bisogno di un nostro intervento su questi problemi (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, faccio riferimento alla parte finale dell'intervento del collega. Credo che quello della TAV, in Val di Susa e in Val Sangone, non sia un problema del centrodestra. Mettetevi d'accordo, prima, nel centrosinistra: ci sono, nel Governo, coloro i quali dicono «no», e che sono venuti in Val di Susa a dire «no», e quanti, invece, dicono «sì». Forse, in questa maniera, realizzeremo veramente l'opera (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, faccio riferimento alla prima parte dell'intervento Pag. 24del collega Lionello Cosentino. Quindi, intervengo a proposito non della TAV, sulla quale ci intratterremo successivamente, ma dell'inutile balzello. La Lega Nord Padania ritiene che il costo fisso di ricarica sia un balzello inutile ma considera tale anche il canone RAI, che si sperava - come richiesto con vari emendamenti - fosse inserito nel «calderone» di questo provvedimento. Lo stesso vale per il canone Telecom per la telefonia fissa. Quindi se è un balzello inutile il primo, lo sono anche gli altri che ho specificato.
Perciò ribadiamo la nostra posizione secondo la quale sicuramente il provvedimento può essere utile ma non con queste modalità. Esiste una Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), la quale si è espressa al riguardo. Avrebbe dovuto essere la stessa Autorità ad attuare il provvedimento. Perciò, a nostro avviso, il Governo e la maggioranza sfiduciano l'autorità garante e, alla luce di questa sfiducia, chiediamo le dimissioni in toto dei suoi componenti...
PRESIDENTE. Deve concludere.
STEFANO ALLASIA. È logico che essa non esista dal momento che il Governo sta attuando i suoi stessi provvedimenti della stessa agenzia...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, quanto alla questione sollevata dal collega del centrosinistra sull'indignazione della Casa delle libertà, vorrei ricordare che in Val di Susa è arrivato prima un ministro di centrosinistra, Pecoraro Scanio, affermando che l'alta velocità non si farà; poi un altro ministro di centrosinistra, Di Pietro, il quale ha detto che, invece, l'alta velocità si farà; poi, il presidente della regione Bresso, che in campagna elettorale ha ribadito che l'alta velocità non si farà; infine il sindaco di Torino, Chiamparino, sempre del centrosinistra, ha affermato che l'alta velocità si farà.
Questa confusione e questa contraddizione non solo ci hanno indignato, ma mi obbligano a dire a voi del centrosinistra di vergognarvi, perché prendete in giro la gente (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
GUIDO CROSETTO. Presidente, avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di segnalarlo per tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Mi scusi, signor Presidente, sono piccolo e non si vede quando chiedo la parola...
Il discorso fatto dal collega del centrosinistra sarebbe affascinante se avesse un risultato positivo per l'utente. La nostra preoccupazione - non è una verità, ma è una preoccupazione - è che l'eliminazione di questo «inutile balzello», come lei lo chiama, si possa ripercuotere immediatamente sul costo degli scatti, essendo necessario per coprire i costi fissi delle aziende. Per questo motivo, a nostro avviso, non si tratta di una vera liberalizzazione.
Il secondo tema, sollevato dal collega Allasia della Lega, non è di secondo piano: se il Parlamento decidesse di sostituirsi integralmente all'Authority, dovrebbe avere il coraggio di prendere atto che le authority non servono a nulla e sopprimere queste istituzioni, che, come sappiamo, hanno un costo altissimo per lo Stato.
PRESIDENTE. La prego...
GUIDO CROSETTO. Uno dei problemi principali di questo decreto-legge è che il Pag. 25Governo si inserisce a piedi uniti nel mercato e scavalca totalmente le authority.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Crosetto.
GUIDO CROSETTO. Allora, mettiamoci d'accordo. La liberalizzazione non vuol dire uccidere quelle autorità, che abbiamo istituito per tutelare il mercato e per essere sopra la politica, il Parlamento e le aziende (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 253).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto; prendo atto altresì che il deputato Pedica non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fratta Pasini 1.150 e Raisi 1.217.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, ho presentato questo emendamento, che riguarda il divieto dei costi di ricarica anche per le carte utilizzate per le trasmissioni televisive criptate, per una questione di metodo ed una di merito.
Nel metodo, questo emendamento è stato presentato in Commissione dal relatore e, come spesso è avvenuto con questo provvedimento, anzi in questa legislatura, è stato in qualche modo imposto alla Commissione, nonostante che secondo noi fosse inammissibile. Secondo noi, quindi, si è voluto forzare la procedura, inserendo un emendamento che nulla aveva a che fare con il contesto delle carte telefoniche anche per una questione quasi punitiva nei confronti del digitale terrestre.
Per quanto riguarda invece il merito, credo sia noto a tutti che i codici delle card sono tra quelli più soggetti alla criptazione e, di fatto, all'indebito utilizzo. Quindi, le aziende devono sostenere dei costi, che le compagnie telefoniche evidentemente non hanno, proprio per mantenere adeguati livelli di sicurezza.
Per questo motivo, ma anche per il fatto che nessun utente o cittadino ha mai posto un problema, per quanto abbiamo affermato relativamente alle carte telefoniche, ossia che esistono un'infinità di mezzi per recuperare questo apparente vantaggio per i cittadini (anzi, ritengo che per le carte utilizzate per le trasmissioni i mezzi siano anche scontati, perché quando andiamo ad acquistare un programma televisivo, un film o un evento sportivo, è sufficiente aumentare questo costo per rendere assolutamente vana questa disposizione) chiediamo all'Assemblea di votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, credo che anche chi mi ha preceduto abbia chiarito i termini del dibattito che si è svolto in Commissione su questo tema. Riteniamo che l'avere in qualche modo esteso la disposizione alla telefonia, alle reti televisive e alle comunicazioni elettroniche Pag. 26derivi dalla volontà di tener conto che, per esempio sul tema delle reti televisive, va considerato anche un problema relativo alle imprese. Quando si parla di costruire palinsesti, è chiaro che le imprese hanno bisogno di certezze nel lavoro; devono poter contare su un budget di intervento, per creare un'offerta di mercato più appetibile e più concorrenziale da un certo punto di vista.
Noi abbiamo voluto sottoporre questo emendamento all'Assemblea per cercare di far comprendere che, anche nell'intervenire giustamente in un'ottica di trasparenza su settori differenti, le modalità d'intervento sui singoli settori sono di effetto diverso. Prima abbiamo parlato del caso della telefonia, che è un settore molto particolare, che vive di un tipo di concorrenza ben diversa da quella televisiva, ha costi e strutture di impresa completamente diversi. Credo che, quando si parla di reti televisive e più in generale di comunicazioni elettroniche, il tema debba essere approfondito, considerando anche l'impatto che provvedimenti di questo genere possono avere sul settore.
Ritengo, quindi, che il nostro emendamento - che porta la mia come prima firma - vada nel senso di indurre un momento di riflessione. Ciò si è verificato in Commissione - come ha ricordato il collega che mi ha preceduto - portando tutti quanti a fare considerazioni generali e, se vogliamo, anche estensive da questo punto di vista. Quindi, noi auspichiamo che il relatore ed il Governo rivedano il parere negativo sull'emendamento.
Riteniamo importante, però, sollevare questo tema per avviare un confronto sereno - al di là di quelle che possono essere le giuste e corrette reciproche posizioni - tenendo conto anche delle difficoltà dei mercati e delle imprese nel lavorare all'interno di essi. È vero, vedo da parte del ministro Bersani una forte e giusta attenzione al tema della tutela dei consumatori. L'Italia ha ritardi storici nella tutela dei consumatori. Alle volte, però, ci si innamora di alcune argomentazioni, forse anche di facile lettura in termini di consenso elettorale, poi si dimentica che in questo paese le imprese non lavorano certamente in condizioni di concorrenza, soprattutto se si considera il rapporto che altre imprese, in altri paesi, hanno con la pubblica amministrazione. Non mi sembra onestamente che in questo provvedimento sia stato compiuto un passo vero ad esempio verso il miglioramento del rapporto tra imprese e mondo dell'amministrazione.
Detto questo, confermo la nostra volontà di mantenere l'emendamento e auspico un ravvedimento da parte del relatore e del Governo, affinché ci sia una giusta e corretta considerazione del tema. Il dibattito è stato intenso in Commissione e ha avuto anche momenti di confronto reale. Ci dispiace che poi non si sia proseguito, forse per rispetto della tempistica, forse per la volontà del ministro di portare in fretta e furia a casa questa bandierina che, in qualche modo, ha spacciato all'esterno come l'avvio di un importante processo di liberalizzazione, che tale non è, come abbiamo già evidenziato nei nostri numerosi interventi.
Ebbene, credo che la volontà di un confronto serio e sereno debba essere dimostrata anche di fronte ad emendamenti come questi, che sono migliorativi e propongono un riequilibrio tra una giusta attenzione nei confronti del consumatore e un'altrettanto giusta e doverosa considerazione nei confronti delle imprese, che operano nei mercati. Credo si debba tener conto anche dei metodi che le imprese normalmente utilizzano per essere - questo sì - competitive e per offrire un miglior prodotto al consumatore a prezzi più convenienti.
PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo 2o polo di Casarano, in provincia di Lecce, presenti in tribuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Grazie, signor Presidente. A titolo personale, esprimo le mie divergenze rispetto al collega Raisi, che mi Pag. 27auguro non me ne voglia. In Commissione si era estesa l'eliminazione del contributo di ricarica anche alle tessere relative alla televisione e ai servizi di telecomunicazione. Si è quindi introdotto un principio, ossia che l'articolo 1 non riguarda soltanto le ricariche telefoniche.
Vogliamo allora porre una questione, già evidenziata negli emendamenti da noi presentati, chiedendo alla Presidenza della Camera per quale motivo siano stati dichiarati inammissibili emendamenti che estendevano tale disciplina anche alle carte di credito prepagate. Il collega Conte aveva già sottolineato questo aspetto in Commissione. Ci chiediamo davvero per quale motivo siano stati usati due pesi e due misure. Da un lato questo provvedimento si estende alle ricariche delle carte per servizi televisivi - e su questo non abbiamo obiezioni - ma non si capisce per quale motivo la stessa disciplina non possa essere estesa alle carte di credito prepagate. Gli emendamenti da noi presentanti in tal senso sono stati colpiti da inammissibilità, per evitare che si affronti la questione dei servizi finanziari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, che il contributo per la ricarica fosse iniquo e quindi dovesse essere eliminato è fatto acclarato, come emerso dall'indagine conoscitiva svolta sia dall'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato sia dall'Autorità per le comunicazioni, le quali hanno identificato nel contributo per la ricarica una artificiosa composizione della tariffa, che non è sottoposta alle dinamiche concorrenziali del mercato e che quindi si sottrae - il tempo ha confermato tutto ciò - al ribasso dei prezzi delle tariffe che, negli ultimi cinque anni, ha contraddistinto il mercato della telefonia mobile italiana.
Il contributo di ricarica colpisce fino al 90 per cento degli utenti, in quanto si tratta di una tipologia molto diffusa in Italia e ad essa peculiare, come, del resto, è tipicamente italiano il fatto che 50 milioni di euro, ogni anno, vengano assorbiti, alla scadenza del piano tariffario, sottraendo i crediti ai legittimi proprietari. Detto ciò, tenendo conto del fatto che anche la Commissione europea aveva spinto le nostre autorità a quest'indagine, non spettava al Governo decretare in materia.
La decretazione d'urgenza, oltre ad essere uno strumento improprio, è sicuramente controproducente. È sicuramente strumento improprio, perché il codice delle comunicazioni, all'articolo 71 del decreto legislativo n. 259 del 2003, definisce il compito dell'Autorità, che deve assicurare che informazioni trasparenti e aggiornate in merito ai prezzi e alle tariffe siano rese disponibili agli utenti finali e ai consumatori. È poi uno strumento controproducente, in quanto nel dossier di documentazione degli uffici, alla scheda di lettura a pagina 23, è scritto che «la norma non appare pertanto idonea ad incidere sugli ambiti riservati alla libera determinazione delle imprese, quindi del mercato».
È evidente che il Governo «scippa», di fatto, competenze all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'unica che avrebbe avuto titolo per fare ciò che il Governo si propone di fare - cioè, garantire la trasparenza delle tariffe - e, soprattutto, l'unica che, disponendo degli strumenti regolatori del mercato, avrebbe potuto prevenire quello che il Governo ha denunciato essere il vero problema, vale a dire il travaso nelle tariffe dei costi di ricarica. Il problema vero è che, non essendovi uno strumento di intervento, non si potrà evitare - appare invero inevitabile - che le società si rivalgano sugli utenti attraverso i costi delle tariffe.
Quindi, e mi rivolgo al sottosegretario, ancora una volta preferite la forma alla sostanza e scaricate i costi sui cittadini!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzocchi. Ne ha facoltà.
Pag. 28
ANTONIO MAZZOCCHI. Signor Presidente, nel dichiarare, innanzitutto, di voler apporre anche la mia firma all'emendamento Raisi 1.217, mi richiamo, rivolgendomi al relatore, al mio intervento di poc'anzi.
Come giustamente sottolineavano i colleghi Saglia e Raisi, c'è una volontà, da parte della maggioranza, di bocciare o, com'è stato fatto in Commissione, di dichiarare inammissibili proposte emendative che erano volte soltanto a migliorare il provvedimento in esame. Non si lamentino, poi, il relatore ed il Governo, se interverremo molte volte: vogliamo che anche l'opinione pubblica sappia che Alleanza Nazionale non ha fatto un'opposizione ostruzionistica, ma costruttiva, al fine di migliorare il testo al nostro esame - la «lenzuolata», com'è stata definita da qualche collega - e che il Governo, invece, ha opposto un muro alle nostre iniziative!
Credo che simili situazioni non dovrebbero verificarsi in un libero dibattito che si svolge in un'Assemblea così importante come quella della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo...
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente!
PRESIDENTE. Prego i colleghi che intendono intervenire di segnalarlo prima che si passi alla votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, desidero preannunciare il mio voto contrario sugli identici emendamenti in esame.
Come hanno anticipato i colleghi che mi hanno preceduto, noi siamo per l'estensione quasi totale del principio, per un meccanismo nel quale sparisca ogni automatismo legato a questo tipo di imposizione, a questi balzelli. Quindi, per dovere di coerenza, riteniamo che si debba procedere in tale direzione.
Avremmo gradito che fossero state recepite le nostre indicazioni emerse in queste settimane, anche durante i lavori in Commissione, come quelle riguardanti, ad esempio, i costi di utilizzo delle carte di credito, dei bancomat, e quant'altro. L'idea è che si arrivi in via definitiva...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIOVANNI FAVA. ... alla conclusione della vicenda che ha caratterizzato il nostro paese in questi anni: tanti piccoli balzelli che si chiamano costi fissi sono andati sempre a scapito del consumatore!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione dell'Assemblea sulle parole del collega Fava. Egli ha ricordato l'azione che è stata portata avanti dal nostro gruppo e soprattutto la filosofia sulla quale essa si basa. Credo che da parte della generalità dell'Assemblea non possa non esservi condivisione al riguardo. Forse, i colleghi non hanno prestato molta attenzione alle parole pronunciate poc'anzi.
Invito tutti a riflettere, perché stiamo per compiere una scelta importante. L'indicazione offertaci dal collega Fava è, probabilmente, quella che tutti dovrebbero seguire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, nel ribadire il concetto espresso dai due colleghi che mi hanno preceduto, noi della Lega Nord siamo favorevoli all'eliminazione dei balzelli inutili. Desidero ripetere il concetto con il linguaggio di uno spot televisivo, commerciale: noi vogliamo che il cittadino paghi soltanto quello che consuma! Pag. 29
Pertanto, non possiamo dichiararci d'accordo con gli emendamenti in esame: l'eliminazione del balzello deve riguardare anche gli operatori di rete televisiva digitale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fratta Pasini 1.150 e Raisi 1.217, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 487
Astenuti 1
Maggioranza 244
Hanno votato sì 214
Hanno votato no 273).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto ad esprimere un voto favorevole.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo per tentare di spiegare le vicende che ci hanno portato alla situazione attuale e per rettificare alcune osservazioni che sono state svolte in quest'aula, in particolare dal collega Cosentino.
Come gruppo di Forza Italia e, più in generale, come Casa delle libertà, con riferimento all'articolo 1, non siamo partiti pregiudizialmente ostili. Tutt'altro. Abbiamo cercato di individuare quale potesse essere la linea del Governo, al fine di introdurre alcune nostre proposte e migliorare il provvedimento nel suo complesso.
La nostra difficoltà, obiettivamente, è stata quella di individuare la linea del Governo e della maggioranza. Cercherò di spiegare (e lo farò anche in seguito, intervenendo sulle altre proposte emendative) per quale motivo abbiamo fatto fatica a rintracciare una linea.
All'inizio abbiamo immaginato che vi fosse semplicemente una delimitazione dell'oggetto dell'articolo 1 ai soli servizi di telefonia mobile.
Nutriamo il desiderio di intenderci con la Presidenza, perché dell'inammissibilità degli emendamenti ci è sembrato (lo dico con tutta franchezza) che si sia fatto un uso squisitamente politico e scarsamente tecnico. Vorrei che la Presidenza ricordasse, infatti, che una parte del titolo dell'articolo 1 reca le seguenti parole: ricarica nei servizi di telefonia mobile. Abbiamo interpretato questa parte del titolo dell'articolo 1 come se fosse frutto di una scelta ben precisa del Governo rispetto al provvedimento che iniziavamo ad esaminare. Partendo da questo presupposto, non abbiamo presentato proposte espansive in alcuna direzione, perché abbiamo immaginato che l'oggetto fosse circoscritto alle ricariche telefoniche. Al riguardo, avevamo una disponibilità ad un'impostazione positiva rispetto al provvedimento.
Invece, strada facendo, scopriamo che, per mano del relatore, ma ovviamente in nome e per conto dell'intera maggioranza e del Governo, all'interno del decreto-legge in oggetto sono state introdotte le televisioni, impropriamente (insisto nel dirlo alla Presidenza), perché il richiamo alle televisioni è presente nella seconda parte del titolo. Tentiamo di capirci anche sull'espressione linguistica con cui è stato presentato l'intervento in questione. La seconda parte del titolo si riferisce alla trasparenza e alla libertà di recesso dai contratti con operatori telefonici, televisivi e di servizi Internet.
Il Governo e la maggioranza possono compiere qualsiasi scelta, ma noi abbiamo la necessità di capire quale sia e come comportarci di conseguenza.
Le televisioni, dunque, rientrano nella prima parte del titolo riguardante la ricarica nei servizi di telefonia mobile. Ovviamente, Pag. 30ciò determina in noi una forma di disorientamento e la difficoltà di capire in quale direzione si vuole andare.
A quel punto, abbiamo immaginato che quella che si intendeva seguire fosse una linea più larga, che poteva ampliare la gamma di intervento sulle carte e sui costi delle carte prepagate. Tant'è vero che, preso atto di questo, ci facciamo carico di compiere il nostro sforzo emendativo rispetto alla proposta in esame e proponiamo anche altre «espansioni», chiamiamole così, ad esempio attraverso l'emendamento 1.220. Se estendiamo la disciplina non solo ai telefonini ma anche alle carte televisive - diciamo in sostanza con quell'emendamento - perché non inseriamo a quel punto tutte le carte che hanno un minimo comun denominatore nel fatto di avere un costo di acquisto? L'emendamento ora all'esame si muove sulla scia di quella proposta, perché di fatto abbiamo tentato di definire quel percorso e di dare un indirizzo ben preciso. Guarda caso, però, quando noi proponiamo l'estensione a tutte le carte, arriva la tagliola della inammissibilità e ci viene detto di no.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUIGI LAZZARI. Proseguirò nei prossimi interventi, Presidente, perché non voglio sforare il tempo a disposizione. Intendo però illustrare all'Assemblea il motivo per cui assumiamo determinate posizioni e dichiariamo determinate cose e vedere chi si è schierato a difesa di un decreto forte e chi invece ha ondeggiato sul piano dei comportamenti.
PRESIDENTE. Poiché lei ha fatto un rilievo alla Presidenza sull'ammissibilità degli emendamenti, le ricordo che sul fatto specifico già ieri vi è stato un chiarimento da parte del Presidente. In linea generale, vorrei dirle che rispetto tutte le opinioni, ma che comunque da parte della Presidenza non vengono utilizzati criteri politici, come lei sa, per decidere circa l'ammissibilità degli emendamenti. Vi sono dei criteri rigorosi - criticabili finché si vuole - che la Presidenza segue e rispetta da molto tempo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Presidente, vorrei aggiungere qualche considerazione a quanto già detto dall'onorevole Lazzari, soprattutto sulla vicenda delle carte prepagate, comunque denominate.
In questo punto specifico noi ricomprendiamo le carte di pagamento prepagate, e non abbiamo compreso le ragioni per cui la Presidenza ha dichiarato al riguardo l'inammissibilità; come vedremo più avanti, vi sono altri emendamenti che aggiungono materie al provvedimento in esame. Ritengo che quello delle carte prepagate sia un argomento che non è stato preso nella dovuta considerazione.
Credo che ognuno di noi sia a conoscenza dell'espansione del fenomeno delle carte prepagate che servono a fare gli acquisti su Internet, come anche della carta «soldi in tasca», che serve anch'essa ad avere una determinata disponibilità di denaro. Su di essa vi sono costi di accensione o avvio, che sono...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole!
GIANFRANCO CONTE. ... pari a 10 euro, mentre su quelle di ricarica i costi vanno dai 5 ai 3 euro. Ritengo che si tratti di un argomento da affrontare e da risolvere nell'ambito delle liberalizzazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Anche noi intendiamo sottolineare la stranezza del comportamento che si è tenuto in Commissione, e anche in questa sede, sul tema più generale delle carte prepagate.
Dal momento in cui è stata fatta una scelta da parte del Governo (una scelta che, attenzione - lo ribadiamo per l'ennesima Pag. 31volta in modo da eliminare ogni dubbio da parte anche di qualche collega della maggioranza che ha ironizzato su questo punto -, ci trova concordi e che abbiamo in qualche modo appoggiato, anche in sede di dibattito in Commissione) e si è chiesto di allargare il sistema e il metodo che era stato giustamente scelto, che va verso la trasparenza e a favore del consumatore (poiché si ha chiarezza sui reali costi che andiamo a pagare quando utilizziamo certi servizi), riteniamo che vi sia stata una chiusura a nostro avviso non comprensibile, non ben motivata da parte del relatore e anche da parte del Governo su questo tema.
Una volta che, coraggiosamente, si è posta all'attenzione del dibattito parlamentare - e la si persegue - quella volontà di trasparenza, che - lo ribadisco - è «trasparenza» e non libera concorrenza, come qualcuno ha voluto far passare nel messaggio (mi riferisco al primo intervento in cui abbiamo voluto sottolineare che si sta parlando appunto di trasparenza nei confronti del consumatore), proprio nel momento in cui si imbocca quella strada che, essendo condivisibile, poteva trovare un consenso unanime da parte di tutto il Parlamento, vi è stata una improvvisa frenata sull'allargamento del processo di trasparenza nei confronti di tutte le carte prepagate.
È nota a tutti la polemica che c'è, nel nostro paese, sulla scarsa trasparenza del sistema bancario, così come tutti conoscono il tema della trasparenza dei rapporti tra il sistema finanziario e i consumatori. Non capisco dunque perché, quando la minoranza ha posto il problema di allargare la trasparenza anche a questi che sono settori chiave, davvero importanti, dell'economia italiana, soprattutto per il corretto rapporto tra imprese finanziarie e bancarie e consumatori, ci sia stata questa incomprensibile levata di scudi. Dovrete poi spiegare ai cittadini perché dite di aver raggiunto la chiarezza e la trasparenza sulla telefonia, ma non lo avete fatto nel settore bancario, che sicuramente è uno dei settori più invisi al consumatore, proprio per la logica di cartello e di non trasparenza.
L'altro giorno, un dirigente bancario di un'importante banca recentemente acquistata da un'impresa straniera mi diceva che, quando gli stranieri sono arrivati in Italia ed hanno acquistato le banche italiane, si sono immediatamente adeguate al cartello dei servizi che si impone nel nostro paese contro i consumatori, certamente teso a favorire le banche, piuttosto che un corretto rapporto con i consumatori stessi.
Ebbene, abbiamo la possibilità di fare un passo in avanti e ci si presenta quest'ottima occasione per ampliare la trasparenza verso il consumatore in tutti i settori che prevedono le carte prepagate. Perché, quindi, avete detto no alla nostra richiesta? Perché siete contrari a queste proposte emendative? In particolare, proprio con riferimento a quelle che stiamo per votare, non capisco la paura ed il timore del relatore, che leva un'altra volta gli scudi, non accetta un confronto sereno su questo argomento e chiede un voto contrario. Speriamo veramente che questi nostri interventi servano ad aprire una breccia all'interno della maggioranza. Noi stiamo veramente lavorando a favore del consumatore, ma, di certo, non lo sta facendo questa maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, corre l'obbligo di intervenire su queste proposte emendative, per ribadire, in termini di quantità, logica e coerenza, il ragionamento anticipato nel mio precedente intervento. Questa volta riteniamo sia utile votare a favore degli emendamenti in esame, proprio in virtù del fatto che intendono estendere un principio che - dal punto di vista di chi vi parla, che ha una ferma convinzione liberale - va nella giusta direzione. Non si capisce per quale motivo si assiste, anche in questo caso, ad un parere contrario della Commissione.Pag. 32
Ritengo che, a differenza del punto precedente, dove si ponevano delle eccezioni e si andavano ad escludere delle piattaforme dall'applicazione del meccanismo tariffario fisso, stavolta, sia utile valutare in modo positivo l'emendamento presentato dai colleghi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale, proprio perché va nella direzione opposta. Allora, quella che potrebbe apparentemente essere interpretata come un'argomentazione semplice, trova inspiegabilmente un parere contrario da parte della Commissione, inspiegabilmente proprio perché è esattamente il meccanismo opposto a quello che aveva generato lo stesso identico parere nel punto precedente.
Prima è stato detto «no» da parte della Commissione, perché di fatto si restringeva il raggio d'azione e la portata del provvedimento. In questo caso si dice ancora «no», anche se il meccanismo del quale stiamo discutendo è esattamente opposto, cioè va ad ampliare il raggio d'azione.
Io non capisco quale sia la preoccupazione della Commissione in relazione al fatto che si aggiunga semplicemente l'espressione «comunque denominati». Stiamo parlando di contributi per ricariche di carte prepagate, specificando «comunque denominati». Si crea un principio più semplice, più intellegibile e che non si presta ad alcun tipo di interpretazione. Secondo questo principio, tutti i tipi di pagamento con carte prepagate, di qualsiasi natura esse siano, sono assoggettabili al meccanismo per il quale non possono essere applicati i costi fissi. Pertanto, io mi auguro che sul tema ci sia un ripensamento da parte del relatore e che questo possa generare poi una discussione diversa.
Infatti, da questa maggioranza continuano a giungere appelli alla condivisione e al dialogo che poi cessano immediatamente dopo essere stati posti in essere i fatti concreti. Nel nostro caso, abbiamo assistito ad una falcidia, prima degli emendamenti in fase di ammissibilità e, poi,, ad una quasi totale contrarietà in relazione ai contributi tecnici apportati al provvedimento stesso. Delle due, l'una: o si discute su un provvedimento che si cerca di condividere, oppure si dice molto apertamente e con grande sincerità che oggi stiamo tirando a campare perchè domani qualcuno ha già pensato di porre la fiducia! Evitiamo di perdere tempo in questo consesso e discutiamo di qualcosa di più utile per il paese e per chi da noi sta aspettando delle risposte.
Certo è che in questo momento non si può accusare l'opposizione di un atteggiamento ostruzionistico, quando da parte della maggioranza non c'è nessuna disponibilità ad accettare nemmeno le modifiche più sensate. Per questo motivo, io chiedo di apporre anche la mia firma all'emendamento Lazzari 1.12. Mi auguro che vi sia la volontà da parte del relatore di assumere le questioni poste dal mio intervento come un elemento di riflessione e che si riveda la posizione in materia di contributi che non vanno nella direzione di distruggere la ratio del provvedimento. Infatti, in questo caso, stiamo parlando esattamente del contrario: si tratta di una misura che va semmai ad estendere la portata del provvedimento e va ad incidere maggiormente su un meccanismo che dovrebbe garantire trasparenza e concorrenza. Ciò purtroppo non avviene, anche per scarsa volontà politica di confronto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, io vorrei fare una domanda al rappresentante del Governo, sottosegretario Bubbico, e al relatore Lulli.
ANTONIO LEONE. E non lo disturbare!
GUIDO CROSETTO. Scusi se la disturbo, signor sottosegretario, ma vorrei una spiegazione: perché la tassa sulle carte telefoniche e quella sulle televisioni va tolta, mentre quella sulle carte bancarie Pag. 33no? Io vorrei soltanto che lei illustrasse al Parlamento - ovvero che lo faccia anche il relatore Lulli - il motivo per il quale i soldi presi al cittadino debbano essere tolti alle aziende telefoniche o alle aziende dei servizi radiotelevisivi, mentre se questi soldi derivano da carte prepagate bancarie non si possono toccare.
Vorrei solo capire la logica con la quale è stato detto «no» a questo emendamento. Ciò lo chiederei anche al capogruppo Franceschini che è qui in aula e - mi pare - l'unico dell'Ulivo; vorrei chiederlo allo stesso modo all'onorevole Giordano. Perché le banche in questo decreto devono godere di un privilegio che non è garantito a nessun altro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli interventi che mi hanno preceduto hanno cominciato a mettere il dito nella piaga, perciò vorrei continuare a metterlo fino in fondo. Questo provvedimento, per come ora viene discusso, è paradossale sotto molti aspetti. Abbiamo partiti che si dichiarano comunisti che ci spacciano come liberalizzazioni quattro «robettine», e fin qui è il gioco delle parti.
Tuttavia, i partiti che si dichiarano comunisti al solito non dicono nulla di fronte alla lobby delle banche che non consente di applicare per loro le regole che esistono per tutti. Se passa il principio secondo cui non vi devono essere costi di ricarica sulle carte, perché per le banche non deve valere lo stesso principio? È evidente che la lobby che vi sostiene e che ha pagato la vostra campagna elettorale non lo consente. Siate coerenti; almeno su questo punto dimostrato di esserlo, visto che non lo siete sotto altri aspetti. Almeno su questo non possiamo far finta di niente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, abbiamo visto che non spettava al Governo intervenire, in particolare con uno strumento quale quello della decretazione d'urgenza, in quanto improprio e dannoso. È improprio in quanto il compito di regolazione in base al codice della comunicazione spetta all'Autorità garante per la comunicazione ed è dannoso perché non riuscirà a raggiungere l'obiettivo prefissato della trasparenza tariffaria.
Fatto questo passo, comunque deve essere affermato un principio di equità. In questo senso l'emendamento che stiamo votando deve essere sostenuto, coerentemente con quanto affermato dalla maggioranza in quest'aula e con ciò che anche l'opposizione ha affermato relativamente al fatto che non si devono scaricare sui cittadini costi impropri quali quello della ricarica. Pertanto, anche io chiedo al Governo quale differenza vi sia tra una ricarica telefonica ed il costo improprio che grava su una qualsiasi tessera bancaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, tra i colleghi intervenuti, in particolare il collega Fava, con la capacità di analisi che tutti gli riconoscono, ha posto il problema in termini politici e non solo nel merito della proposta emendativa. La differenziazione del servizio cui sono riferite le carte prepagate non è accettabile se vogliamo dare adeguate risposte alle aspettative dei cittadini e sopratutto trattare tutti i consumatori allo stesso modo. Tuttavia, il collega Fava ha posto la questione fondamentale che aleggia in quest'aula. Infatti, tutto quanto stiamo facendo è subordinato alla decisione della maggioranza di porre la questione di fiducia. Stiamo aspettando tale posizione.
Onorevoli colleghi, cerchiamo di capirci. Se dobbiamo soltanto perdere Pag. 34tempo, forse sarebbe opportuno razionalizzare ed economizzare i nostri lavori per giungere quanto prima ad una decisione di questo tipo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, il comma 1 dell'articolo 1 è stato in qualche modo modificato in sede di Commissione rispetto al testo inizialmente presentato dal Governo. Il relatore in proposito ha affermato che le modifiche intendono porre il cittadino consumatore al centro del provvedimento. Allora mi domando perché il Governo e la maggioranza non abbiano avuto il coraggio di andare oltre, in maniera totale e globale, a quanto inizialmente scritto. Se si è trovato il modo di intervenire nel settore degli operatori telefonici, televisivi e di servizio internet, non si comprende perché nel mettere il cittadino al centro del provvedimento non si sia intervenuto per tutti gli altri balzelli che in qualche modo creano problemi di trasparenza ed impediscono all'utente di scegliere consapevolmente in base alla propria convenienza.
Si tratta di un invito che non sottende alcun tipo di ostruzionismo. Capisco che a volte i provvedimenti nascono perché esiste la necessità di uniformarsi ad alcune scelte lobbistiche e a suggerimenti provenienti dall'esterno. Tuttavia, in questo caso il comma 1 dell'articolo 1 è stato modificato direttamente dalla maggioranza; a maggior ragione, lo sforzo fatto e l'esperienza di questo emendamento l'hanno lasciata in mezzo al guado. Sarebbe stato molto più importante che avesse attraversato completamente il fiume.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, dal mancato accoglimento degli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215 da parte della Commissione e del Governo si può desumere che quello in esame è veramente un provvedimento bluff.
Non so se il sottosegretario Bubbico sia al corrente che oggi sono soprattutto i giovani, gli studenti che viaggiano o che sono nelle varie università, a fare un grande uso delle carte cosiddette «soldi in tasca», cioè prepagate. Per ricaricare tali carte gli istituti di credito percepiscono una commissione pari a 2 euro e 50 centesimi a prescindere dalla somma versata. In altri termini, anche se uno versa venti euro, paga due euro e mezzo per tale operazione bancaria: questa, a mio avviso, è una vera e propria rapina!
PRESIDENTE. Deputato Buontempo, concluda.
TEODORO BUONTEMPO. Concludo, Presidente. Se da un lato si eliminano i costi di chiusura del conto corrente bancario, mentre dall'altro si consente alle banche di continuare a praticare alla clientela queste commissioni, si crea un'anomalia a cui occorre porre riparo.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, non comprendo il senso del dibattito in corso sull'articolo 1 del provvedimento. Ricordo, infatti, che tutte le proposte emendative presentate in tema di carte di credito bancarie prepagate sono state giudicate inammissibili dalla Presidenza.
Con gli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215 si chiede di aggiungere le parole «comunque denominati». Tale aggiunta, a mio avviso, è assolutamente superflua in quanto l'articolo 1 fa riferimento solo ai costi fissi e ai contributi per la ricarica nei servizi indicati nel titolo dell'articolo stesso. Non c'è, pertanto, alcuna estensione della previsione normativa Pag. 35ai costi bancari, che sono conseguentemente estranei alla materia trattata nel provvedimento in esame.
Si possono certamente avere opinioni diverse sulle questioni qui richiamate dai colleghi; resta però il fatto che tutte le argomentazioni portate a fondamento di questi identici emendamenti non sono pertinenti perché, lo ripeto, al primo periodo del comma 1 dell'articolo 1 si fa riferimento a «costi fissi e contributi per la ricarica di carte prepagate, anche via bancomat o in via telematica, aggiuntivi rispetto al costo (...)». L'articolo 1 è già di per sé chiaro e la dizione «comunque denominati», che si vorrebbe aggiungere con gli identici emendamenti in esame, in realtà, lo ripeto, non aggiunge nulla ed è pertanto superflua.
Il nostro obiettivo è quello di eliminare i costi di ricarica per i servizi indicati nell'articolo 1 del decreto. La discussione in corso non ha conseguentemente attinenza con la materia trattata nel provvedimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, ringrazio il relatore, onorevole Lulli, per il chiarimento testé fornito all'Assemblea.
Gli identici emendamenti in esame non riguardano in effetti le carte di credito prepagate. Rimane però il quesito, che ho avuto modo di porre in precedenza e che ora rivolgo al Presidente della Camera:, nel senso di conoscere le ragioni per le quali tutte le proposte emendative orientate a chiedere l'eliminazione di un balzello inutile, che va contro gli interessi del cittadino consumatore, sono state giudicate inammissibili dalla Presidenza.
Noi contestiamo questo principio e sottolineiamo che alcune tra quelle proposte erano state presentate da colleghi della maggioranza, ad esempio l'onorevole Trepiccione ed altri.
Il Presidente della Camera deve chiarire le ragioni per le quali quegli emendamenti sono stati dichiarati inammissibili (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Leone. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, le chiedo qualche secondo in più perché si tratta di un punto delicato. Ringrazio il collega Lulli che ha chiarito che questo emendamento non c'entrerebbe nulla, ma è chiaro che potevamo intervenire soltanto in sede di esame di questa proposta emendativa. Infatti, come ha chiarito il collega Saia prima, tutti gli emendamenti riferiti a questo punto e presentati non soltanto da deputati dell'opposizione, ma anche della maggioranza sono stati dichiarati inammissibili.
Detto ciò, poi non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Infatti, la nostra provocazione è legata ad una finalità semplicissima: se siete d'accordo con quello che affermiamo - al di là se questo emendamento sia attinente o meno - sia il sottosegretario Bubbico - quando avrà finito di leggere il giornale - sia il relatore Lulli potrebbero proporre un emendamento in tal senso, che sia approvato dall'Assemblea, visto che erano stati presentati emendamenti ad hoc da deputati sia della maggioranza, sia dell'opposizione.
Questo era lo scopo! Non volevamo sentirci dire dall'onorevole Lulli che questo emendamento non c'entrava con la discussione! Con la discussione c'entra quello che abbiamo detto, visto che non potevamo parlare in un altro momento «storico» dell'esame di questo provvedimento.
Adesso sappiamo di cosa si tratta e vogliamo una risposta vera sia del relatore Lulli sia del sottosegretario Bubbico, che ha finito di leggere il giornale...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
Pag. 36
STEFANO ALLASIA. Evidentemente il relatore non capisce questa situazione, ma questo emendamento - che chiedo di poter sottoscrivere - è volto a far comprendere alla maggioranza il nostro percorso mentale molto lineare, riferibile anche all'emendamento precedente.
Con la presente proposta emendativa si propone di estendere al massimo la dizione contenuta nel testo, proprio al fine di evitare il raggiro e la frode dei cittadini da parte delle compagnie telefoniche. Infatti, sappiamo benissimo che in Italia vale il motto: «Fatta la legge, trovato l'inganno!». Pertanto, continueremo su questa linea, a scapito di qualsiasi discussione contraria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 1.12 e Raisi 1.215, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 456
Astenuti 4
Maggioranza 229
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 244).
GIOVANNI FAVA. Presidente, avevo chiesto di parlare!
PRESIDENTE. Onorevole Fava, le do la parola sul successivo emendamento.
GIOVANNI FAVA. Avrei voluto parlare su questo!
PRESIDENTE. Avevo già aperto la votazione. Colleghi, vi ho già pregato di segnalare per tempo di voler intervenire. C'è il fascicolo, si sa quale emendamento si sta esaminando.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tomaselli 1.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Presidente, sono costretto ad intervenire con riferimento all'emendamento precedente. Probabilmente né il relatore né il Governo hanno letto l'emendamento Raisi 1.7, che prevede un qualcosa che è già recepito nella riformulazione.
Pertanto, delle due l'una: l'emendamento è assorbito o superato oppure sarebbe stato semplicemente necessario esprimere un parere favorevole sullo stesso. Come si fa ad esprimere un parere contrario su qualcosa che è già scritto nel decreto? Com'è possibile che in quest'aula nessuno si accorga di una banalità di questo tipo? Siamo di fronte ad abnormità e ad errori grossolani, derivanti dal fatto che nessuno in quest'aula si sta preoccupando di leggere il testo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
Dedichiamo un pò di attenzione a tale questione! Non si può accusare l'opposizione di fare ostruzionismo quando per primi, Governo e maggioranza, stanno dimostrando disinteresse su un testo che, lo ribadisco, è con ogni probabilità propedeutico alla richiesta del voto di fiducia, che a questo punto mi auguro vogliate chiedere al più presto, in quanto la discussione Pag. 37è diventata sterile. Avete addirittura espresso un parere contrario su una proposta che avevate già recepito nel testo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, approfitto della questione che si è posta con riferimento alla questione ormai superata per completare un ragionamento che abbiamo cercato di sviluppare e che merita - credo - di essere ulteriormente sviluppato al fine di avere il quadro esatto della situazione.
Avevamo osservato che, di fronte alla nostra richiesta di estendere la previsione a tutte le carte prepagate emesse dalle banche, ci era stata data una risposta negativa in termini di ammissibilità.
Debbo riconoscere che il relatore Lulli - credo che ciò sia stato già chiarito - ha obiettivamente ragione sull'emendamento precedente, ma noi ci saremmo aspettati un'iniziativa da parte del relatore o del Governo sulle materie in relazione alle quali le nostre proposte sono state invece escluse da parte della Presidenza. Infatti, non è obiettivamente la stessa situazione se una proposta viene avanzata dalla sola opposizione o se, invece, si registra una convergenza complessiva sulla stessa.
Debbo chiarire che noi abbiamo compiuto altri due tentativi al riguardo; lo ricordo perché è giusto che l'Assemblea e chi ci ascolta lo sappiano. Ebbene, avevamo presentato l'emendamento Lazzari 1.50, con il quale avevamo cercato di intervenire anche su altre fattispecie di trasmissioni televisive; avevamo aperto il discorso, ad esempio, sulle trasmissioni criptate, chiedendo semplicemente che l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni approvasse queste tariffe, ma anche questa proposta è stata giudicata inammissibile e non ci è stato consentito di entrare nel merito.
Tengo ad affermare ciò, pur trattandosi ormai di questione superata, perché nessuno deve permettersi di considerare i comportamenti che noi abbiamo tenuto su questo articolo 1 quali espressione di un atteggiamento di indisponibilità, di preclusione o di ostruzionismo. Non è così: abbiamo effettuato una serie di tentativi migliorativi, ma abbiamo trovato sempre il muro senza che il Governo mostrasse alcuna attenzione.
Prima di concludere il mio intervento, passo al terzo ed ultimo aspetto: con l'articolo aggiuntivo Della Vedova 1.03 abbiamo tentato di espandere l'attenzione sulla materia della concessione governativa per la comunicazione mobile. Anche tale proposta è stata considerata inammissibile; cito la vicenda non perché si discuta ora se fosse giusto o meno considerare inammissibile la proposta, ma perché vogliamo che, sul piano politico e squisitamente politico, si tenga conto che queste sono state le nostre azioni, al di là delle chiacchiere. Su queste proposte preferiamo essere giudicati, perché riteniamo di avere avuto una coerenza di comportamento che nessuno deve permettersi di mettere in dubbio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo ora sull'emendamento precedente perché prima, con una velocità fulminea, non ci ha dato il tempo di intervenire.
Le consiglio, atteso che è evidente che interveniamo su ogni emendamento, di darci almeno il tempo di alzare la mano! Mi pare cosa ovvia e di buonsenso.
Chiedo al relatore se la motivazione del parere contrario espresso sull'emendamento Raisi 1.7 si giustifichi in base alla considerazione che, nel testo del decreto, la parola «costo» figura al plurale, mentre nel testo dell'emendamento è al singolare; se così fosse, avremmo scoperto, come suole dirsi, l'acqua calda!
MARILDE PROVERA. Si tratta di conoscere la materia!
Pag. 38ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei davvero che si affrontasse l'esame del provvedimento con maggiore serietà e competenza. Al settimo rigo del primo comma dell'articolo 1 è scritto: «(...) rispetto al costo del traffico telefonico». L'emendamento in questione intendeva sostituire la parola «prezzo» all'altra «costo»; il che non è possibile, è sbagliato. Per queste ragioni, il parere espresso era stato contrario.
MARILDE PROVERA. I costi sono costi, i prezzi sono prezzi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.
GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, una cosa è il merito dell'emendamento in esame, altro è il contesto in cui ci troviamo. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Fava, che ho recepito come una sorta di grido di dolore, un richiamo alla lealtà dei comportamenti all'interno dell'Assemblea e, soprattutto, un richiamo al rispetto tra le diverse parti in campo, tra chi riveste il ruolo di maggioranza e chi ricopre quello di opposizione, tra ciò che deve accadere e accadrà e la dignità dell'Assemblea, il lavoro dei parlamentari.
Non ritengo sia bello, da parte nostra, continuare questa sorta di sceneggiata, con emendamenti proposti che hanno una filosofia condivisibile ma che sono bocciati solo perché presentati da una parte che risulta avversa a quella che può decidere grazie ai numeri.
Non è un buon esempio e, per questo, invito tutti a considerare con attenzione il precedente intervento del collega Fava. Forse, riusciremmo a fare qualcosa di produttivo ed utile per il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'emendamento in esame è importante e, sul piano tecnico, corretto, in quanto ha lo scopo di richiamare la necessità che la nullità delle singole clausole del contratto di finanziamento, contrarie alle disposizioni del presente decreto, non incidano sulla validità dell'intero contratto, cosa che, invece, è causata dal richiamo all'articolo 1418 del codice civile. Ecco perché si sostituisce il richiamo improprio e tecnicamente sbagliato con l'inciso: «e non comporta la nullità del contratto».
Le conseguenze sarebbero gravissime; è sufficiente immaginare un contratto di mutuo che «salta» perché una singola clausola è contraria ad una di queste disposizioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare che l'emendamento in esame, oltre a sanare una definizione erronea del provvedimento, dimostra come, purtroppo, il decreto nel suo insieme sia stato scritto dal ministero con una certa approssimazione.
Quando si decide di scrivere decreti-legge e di intervenire con decretazione d'urgenza su materie delicate come la regolazione del mercato, e lo si fa senza interpellare l'autorità vigilante, accadono queste storture.
L'insistenza con cui il Governo insegue la difesa del proprio testo, quasi fosse una questione di «bandiera», ci sembra veramente ingiustificata. Come ha autorevolmente detto il collega Laurini, non si tratta di ridurre l'impatto e l'importanza del provvedimento, ma di scrivere con chiarezza a quale articolo del codice civile si faccia riferimento e, soprattutto, di evitare che l'eliminazione dei costi fissi delle «ricariche» porti a contenziosi sui contratti Pag. 39che, inevitabilmente, metterebbero il cittadino consumatore in una posizione di debolezza.
È importante che il Governo si ravveda, perché si tratta solo di una correzione del testo che va incontro ad una maggiore chiarezza delle norme e che dimostra come, purtroppo, il provvedimento sia stato scritto in maniera approssimativa e improvvisata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, mi corre l'obbligo di replicare all'intervento del relatore in merito al precedente emendamento, Raisi 1.7. Il relatore ha sostenuto, in risposta al collega Fava, che il termine «costo» fosse corretto senza dare motivazioni e spiegare nella sostanza il suo pensiero.
Personalmente ritengo che «costo» sia quanto è pagato da chi vende il servizio, mentre «prezzo » sia quanto è pattuito dalle parti. Di conseguenza, ritengo sia invece più corretto...
MARILDE PROVERA. Devi leggere il testo!
ALBERTO FILIPPI. Sappiamo leggere, non si preoccupi!
Di conseguenza, come dicevo, ritengo sia più corretto il termine «costo».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo soltanto per ricordare che da parte della Commissione e del Governo è stato espresso parere favorevole anche su questo emendamento. Quindi non c'è bisogno di particolari ravvedimenti, visto che l'emendamento Tomaselli 1.300 ci rende consapevoli della necessità di precisare che la nullità della clausola non comporta la nullità dell'intero contratto. Siamo perfettamente consapevoli, cioè, del fatto che con questo emendamento si rimette in ordine la materia, senza fraintendimenti.
Per quanto riguarda l'emendamento Raisi 1.7, invito i colleghi semplicemente a compiere un esercizio di lettura, in italiano, del testo. Tecnicamente, un costo è un costo. Non si tratta di essere saccenti: il termine «costo» - esattamente come lei diceva, onorevole collega - è riferito al costo del traffico telefonico, al quale non sono consentite altre aggiunte in virtù delle quali risulti un prezzo diverso. Gli altri costi, quindi, sono definiti «prezzi». Si tratta semplicemente della lettura del testo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, intervengo anch'io per dichiarare il voto favorevole sull'emendamento Tomaselli 1.300. Tale emendamento è necessario perché, nella redazione del testo, il richiamo all'articolo 1418 del codice civile, senza ulteriori specificazioni, coinvolge nella nullità l'intero contratto. L'articolo 1418 del codice civile prevede, infatti, la nullità del contratto. Più corretto sarebbe stato effettuare un richiamo all'articolo 1419 del codice civile e in questo senso il collega Saglia ha presentato un emendamento. Infatti, l'articolo 1419 prevede la nullità di una singola clausola. Bene hanno fatto i colleghi di Forza Italia, quindi, a presentare l'emendamento Tomaselli 1.300 e bene hanno fatto la Commissione e il Governo a esprimere parere favorevole su di esso. Però, il Governo avrebbe fatto ancor meglio se, nella redazione del provvedimento, avesse utilizzato una migliore tecnica legislativa e avesse evitato di richiamare l'articolo 1418 del codice civile, prevedendo non la nullità totale del contratto ma, come questo emendamento propone, la nullità parziale, limitatamente alla singola clausola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, sempre con riferimento all'emendamento precedente, desidero precisare, soprattutto per una esigenza di massima trasparenza nei confronti del cittadino, che il prezzo è dato dalla somma dei costi. Caso strano, il termine «costo» è riferito a certe fattispecie e il termine «prezzo» ad altre. Il termine «costo», ad esempio, è riferito alle ricariche, anche se non corrisponde mai all'effettivo costo che l'utente paga; il termine «prezzo», invece, è utilizzato dal verduriere, che vende cavolfiori e banane. Perciò, chiediamo che sia utilizzato il termine «prezzo», non il termine «costo».
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tomaselli 1.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 475
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 471
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Affronti non è riuscito a votare e avrebbe voluto esprimere voto favorevole e che la deputata Dato non è riuscita a esprimere il proprio voto.
Avverto che l'emendamento Saglia 1.210 risulta assorbito dall'approvazione dell'emendamento precedente.
Passiamo, quindi, alla votazione degli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, gli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14 consentono di fare un po' di chiarezza sulla materia che stiamo discutendo rispetto all'articolo 1 del decreto-legge in esame. Perciò, facciamola fino in fondo. Successivamente, entreremo nel dettaglio ma, intanto, notiamo che in questa norma si afferma che i piani tariffari devono essere adeguati per i contratti in vigore con caratteristiche particolari, garantendo il migliore trattamento possibile ai consumatori.
Approfondiamo la questione sui nuovi piani tariffari, perché è questo il punto chiave. Eliminando i prezzi di ricarica, si tolgono 2 miliardi di euro di fatturato agli operatori telefonici, cui - è di tutta evidenza - gli operatori non possono rinunciare, salvo licenziare un po' di gente, come sta facendo la Wind, nei call center, e adeguare i prezzi. Infatti, cosa succede? I prezzi vengono già adeguati e i nuovi piani tariffari prevedono gli adeguamenti.
Inoltre, vengono ridotti altri costi, come è stato già fatto: il 10 per cento di questa operazione sarà pagata dai tabaccai. Ciò deve essere chiaro.
Quindi, abbiamo sicuramente compiuto un'operazione di trasparenza, perché siamo d'accordo tutti sul fatto che eliminare questa componente di prezzo, che è poco trasparente, è positivo, ma non illudiamo la gente che abbasseremo i prezzi, perché ciò non accadrà. Va bene la trasparenza, ma abbassare i prezzi è tutt'altra cosa.
Infine, sulle motivazioni addotte dal Governo circa il fatto che questa riduzione di prezzo non comporterà un minor gettito IVA, il Governo afferma che saranno rivisti i piani tariffari. È la scoperta dell'acqua calda, però, almeno, diciamolo chiaramente ai consumatori e non illudiamoli.
Inoltre, il Governo risponde che ci sarà una crescita del mercato e che aumenterà il gettito IVA. Questo ragionamento non Pag. 41sta in piedi, perché se così fosse, il buco del gettito IVA sarebbe incrementato e non diminuirebbe senza toccare la situazione preesistente. Questa seconda motivazione non sta proprio in piedi.
Però, il punto è sempre quello: non illudete il consumatore che con questo sistema si abbasseranno i costi. Così non può essere, perché gli operatori non possono permettersi di chiudere in perdita - altrimenti le azioni avrebbero un crollo in Borsa - e, quindi, stanno facendo ciò che era logico: riducono i costi, il personale dei call center e le componenti ai tabaccai, che sono state ridotte del 10 per cento. Quindi, 200 milioni vengono fatti pagare ai tabaccai.
Diverso sarebbe stato, qualora avessimo voluto compiere un'operazione davvero a favore dei cittadini, se fosse stata abolita la tassa di concessione governativa. Questo sì che era da fare e rientrava nei compiti del Governo, perché - è la cosa più importante detta all'inizio dal collega Allasia - tutta questa materia è di competenza dell'Authority, se deve fare qualcosa. Invece, non le facciamo fare nulla.
Potevamo, molto semplicemente, abolire la tassa di concessione governativa, che costituisce un introito per il Governo di 770 milioni di euro, una cifra non enorme. Se si verificasse la complessità della gestione, si potrebbe valutare se questa tassa conviene oppure no e, visto che abbiamo un surplus fiscale di questo tipo, questa sì che sarebbe stata un'operazione nel senso della trasparenza e veramente a favore dei cittadini, non a chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghi, credo che questi emendamenti rendano finalmente giustizia alle migliaia di e-mail che ha ricevuto la Commissione attività produttive in questi mesi, che recavano accuse anche molto pesanti. Finalmente si capisce chi vuole prorogare nel tempo i costi di ricarica. Il centrodestra, con questi emendamenti, si fa padre e madre di questo tipo di iniziativa. Noi, per fortuna, restiamo fermi sul fatto che i costi di ricarica vanno aboliti. Di questo si tratta.
È inutile tirare in ballo la perdita di lavoro nei call center, perché non sono quegli ingiusti 5 euro di costo sulle ricariche più alte e i 2 o 3 euro sulle di miniricariche fatte da un ragazzo o dai più poveri che creano la ricchezza delle grandi compagnie, che su tutti gli altri costi si stanno facendo una guerra spietata per determinare i prezzi alla concorrenza, perché di questo si tratta.
Quindi, dal nostro punto di vista la salvaguardia del posto di lavoro sta in una direzione migliore da imprimere alla telefonia italiana, cosa che spero si potrà affrontare nel prossimo futuro, magari anche nella Commissione che oggi porta in aula questo provvedimento; non si realizza sicuramente facendo in modo che, indebitamente, le grandi compagnie si arricchiscano a scapito dei ragazzi e dei poveri di questo Stato.
Finalmente, però, è chiaro chi è che voleva prorogare nel tempo il mantenimento di questi costi: non sicuramente il Governo e certamente non il centrosinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, vorrei stemperare i toni. Capisco la collega Provera, che è un po' imbarazzata stamattina perché, in effetti, fino a questo momento non ha potuto intervenire molto. Non ha avuto occasione di sfogarsi e prende la palla al balzo per cercare di rivolgere accuse che potrebbero essere discusse, tranquillamente, all'interno dell'ambiente nel quale di norma vive.
Ma, onde eliminare dubbi e fugare equivoci, il mio gruppo ha deciso di ritirare l'emendamento; così evitiamo di dare all'onorevole Provera il pretesto per accusare chicchessia.
MARILDE PROVERA. È andata bene, allora...!
GIOVANNI FAVA. L'ho ascoltata, mentre interveniva! La prego di ascoltarmi nello stesso modo.
A questo punto ritiriamo l'emendamento, per quanto ci riguarda - non so cosa voglia fare il collega Raisi del suo - perché vogliamo continuare serenamente a discutere. Se ci sono dubbi che qualcuno stia cercando di fare gli interessi di chissà chi, onorevole Provera, si guardi intorno nei suoi scranni e vedrà che troverà chi è sicuramente più a rischio del sottoscritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
EUGENIO MINASSO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, come già detto dal collega, anche noi ritiriamo l'emendamento, perché non si presti ad equivoci.
PRESIDENTE. Sta bene. Gli identici emendamenti Raisi 1.216 e Fava 1.14 sono dunque stati ritirati dai rispettivi presentatori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fratta Pasini 1.151.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento soltanto per chiarire un aspetto relativo ad alcune dichiarazioni rilasciate dal relatore Lulli e apparse sulle agenzie di stampa. Un po' sarcasticamente, egli dice che è curioso chiedere il rinvio di una norma già in vigore. Questo è il suo commento nel confermare la propria ovvia contrarietà. Io invece mi chiedo quale influenza possa avere il Parlamento; poiché le aziende hanno già dato attuazione alla disposizione del decreto-legge, il Parlamento viene ridicolizzato dal fatto che non possiamo presentare emendamenti. Con questo emendamento, chiediamo lo stop della ricarica dei costi entro novanta giorni dall'adozione del decreto-legge.
Come abbiamo già detto prima, consideriamo il provvedimento sulle ricariche telefoniche minimale, molto populista, di fatto incapace di sortire alcun effetto. Allora, mi chiedo quale sia, agli effetti pratici, il vantaggio per i consumatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fratta Pasini 1.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 331
Astenuti 141
Maggioranza 166
Hanno votato sì 91
Hanno votato no 240).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fratta Pasini 1.152, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 334
Astenuti 124
Maggioranza 168
Hanno votato sì 93
Hanno votato no 241).Pag. 43
Prendo atto che i deputati Buontempo e Dato non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, sui quali ricordo che la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Abbiamo presentato un emendamento per introdurre una modifica di buon senso e costruttiva al comma 2 dell'articolo 1, ma ciò serve anche come spunto per un altro ragionamento. Eliminando la parte che abbiamo chiesto di espungere - richiesta sulla quale il relatore è d'accordo - di fatto si ripristina, nel comma 2, un'affermazione di principio che dà la giusta finalità all'impostazione legislativa, ossia fissare dei principi di ordine generale, ai quali i vari soggetti sono tenuti ad adeguarsi.
Mi riferisco soprattutto alle Autorità per le garanzie nella comunicazioni. L'impostazione dell'articolo 1 è uno degli aspetti che ancora non abbiamo sviscerato adeguatamente, ma non c'era bisogno di un intervento di «accetta» sui prezzi. Questo è un principio che viene infranto, sul quale in futuro probabilmente dovremo rimpiangere di aver messo mano. Oggi interveniamo sui prezzi delle schede telefoniche e per conquistare un minimo di consenso a buon mercato si accede a questa impostazione. Sarebbe stato più corretto fissare una norma di carattere generale, che offrisse trasparenza, che mettesse in chiaro al consumatore quale fosse la convenienza e in quali termini si sarebbero premiate le offerte presenti sul mercato.
Abbiamo invece scelto la strada comoda, quella di intervenire direttamente sui prezzi, di fare «un po' di populismo» a buon mercato, di cercare di dare un segnale al paese. Abbiamo «abboccato» tutti; tutti ci stiamo adeguando a questa impostazione, ma è un errore.
È sacrosanto che compito del legislatore non debba essere quello di intervenire sui prezzi, bensì quello di fissare le condizioni attraverso le quali i prezzi vengono poi stabiliti, soprattutto su materie per le quali sono state istituite e authority, che chiedono di avere maggiori poteri di quanto non abbiano (ma nessuno di noi sembra ascoltarle).
È strano che il ministro Bersani, che anticipa, come ha detto il deputato Saglia, le conclusioni di un'indagine non ancora pubblicata dalle authority, non ascolti le loro conclusioni, nelle quali esse chiedono maggiori poteri, mentre al contrario decida di intervenire impropriamente per via legislativa.
Si «contrabbanda» questo intervento come un intervento di liberalizzazione. Chiedo, appellandomi alla sensibilità di tanti uomini del centrosinistra, se essi si identificano con un percorso legislativo come quello di oggi e se ritengono che questa sia un'operazione liberale. Se così è, non abbiamo più la cognizione esatta del concetto di «liberale» e di quali debbano essere i compiti dello Stato e del legislatore.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Intervengo solo per un chiarimento. Non vorrei che quelli in esame fossero emendamenti riferiti all'articolo 2 piuttosto che all'articolo 1. All'articolo 1, comma 2, non sono contenute le parole «entro» e «presente decreto», mentre queste parole sono contenute nell'articolo 2.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, non è come lei sostiene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 44
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 438
Astenuti 21
Maggioranza 220
Hanno votato sì 434
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Delfino non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Avverto che il successivo emendamento Raisi 1.211 è precluso a seguito dell'approvazione degli identici emendamenti Lazzari 1.22 e Martella 1.301.
Passiamo all'emendamento Urso 1.206.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, il tema è già stato trattato, ma vale la pena ripetere che si tratta di ribadire le competenze dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, le quali non possono essere prevaricate attraverso un decreto-legge.
Nella precedente legislatura, anche su altri temi, ma in generale sui servizi di rete, siamo sempre stati messi alla berlina perché, a dire dell'opposizione, intendevamo quella delle autorità alle quali compete la regolazione del mercato non come l'attività svolta da soggetti terzi ed indipendenti, ma semplicemente come l'attività di agenzie governative che, in quanto tali, dovevano fare ciò che il Governo voleva. L'anzidetto modo di intendere il ruolo delle autorità di regolazione non soltanto è stato fatto proprio dal Governo in carica, ma è stato anche concretizzato per mezzo di un provvedimento d'urgenza che, di fatto, attua un commissariamento delle autorità medesime!
Con il nostro emendamento vogliamo ribadire che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato mantiene le sue prerogative, soprattutto per quanto attiene alle questioni relative al codice del consumo.
Non riusciamo a capire perché, di fronte ad un'indagine conoscitiva che è stata condotta parallelamente dall'Autorità antitrust e dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che è giunta alle stesse conclusioni alle quali è pervenuto il Governo, si sia deciso di intervenire per decreto-legge, pochi giorni prima di una delibera che avrebbe avuto il medesimo risultato!
È chiaro che l'emendamento in esame può essere considerato superfluo, ridondante. Tuttavia, poiché non è la prima volta che il Governo Prodi decide di scavalcare le autorità di regolazione per intervenire in maniera dirigistica sul mercato, noi che abbiamo fiducia nell'attività di regolazione delle authority ribadiamo la necessità di effettuare la precisazione che proponiamo. Per tale motivo, non aderiamo all'invito al ritiro ed insistiamo per la votazione del nostro emendamento, a meno che il Governo non si impegni ad accettare un eventuale ordine del giorno nel quale potrebbe essere trasfuso il contenuto dell'emendamento.
PRESIDENTE. Vi è dunque una sua disponibilità in tal caso.
Onorevole relatore?
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ho formulato l'invito al ritiro perché, come ha ammesso anche l'onorevole Saglia, queste competenze sono già dell'Autorità. Ad ogni modo, condivido l'opportunità di trasfondere il contenuto dell'emendamento Urso 1.206 in un eventuale ordine del giorno, fatta salva la decisione del Governo al riguardo.
Peraltro, desidero precisare che il successivo emendamento Sanga 1.302, sul quale è stato espresso parere favorevole, riformula e rafforza il ruolo dell'Autorità rispetto alle previsioni del decreto-legge. Quindi, il mio invito al ritiro era funzionale a diverse considerazioni.
Non so se il rappresentante del Governo voglia accogliere la proposta dell'onorevole Saglia.
PRESIDENTE. Il Governo?
Pag. 45FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo si dichiara disponibile a valutare positivamente un ordine del giorno che recepisca il contenuto dell'emendamento Urso 1.206.
PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che l'onorevole Saglia ritira l'emendamento Urso 1.206, sulla base dell'impegno testé assunto dal Governo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 1.25.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. La facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, il Governo e il relatore dovrebbero spiegare i motivi della loro contrarietà all'emendamento Fava 1.25 che, proprio all'insegna della trasparenza tanto invocata e perseguita dal Governo in questo provvedimento, chiede di rendere edotti gli utenti sulle tariffe e, soprattutto, sugli operatori che, in quel momento, sono utilizzati.
Si tratta di una norma semplice dal punto di vista dell'applicazione, volta ad introdurre maggiore trasparenza in un mercato sempre più diversificato dal punto di vista delle offerte tra le quali il consumatore è costretto a districarsi.
Il vostro parere contrario rappresenta la chiara espressione della volontà di fare «norme manifesto», norme che sottraggono funzioni ai soggetti competenti, come l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che meglio del Parlamento avrebbero potuto intervenire in materia e che meglio del Governo, con la decretazione d'urgenza, avrebbero potuto introdurre elementi di trasparenza sulle tariffe, contenendo gli effetti distorsivi che voi, oggi, introducete. Tali effetti distorsivi fanno sì che i costi impropri saranno scaricati sulle tariffe e sugli utenti. Ancora una volta, gli utenti diventano le vittime sacrificali di una politica tutta forma e niente sostanza.
Non abbiamo ancora sentito dal Governo la chiara spiegazione del perché di questa discriminazione in un provvedimento in cui si vuole intervenire sulle ricariche. Per quanto riguarda la telefonia fissa, questo è possibile, ma per quanto riguarda gli altri costi impropri che non si confrontano con la concorrenza e con il mercato, quali quelli riguardanti le carte bancarie, il Governo non interviene e non accenna nemmeno ad assumere un impegno formale in Parlamento. Si cela dietro l'alibi della dichiarazione di inammissibilità da parte della Presidenza. Insomma, un gioco al rimpallo che vede il consumatore come vittima ultima, sacrificale.
Vorremmo capire dal Governo quali siano le sue intenzioni, anche rispetto agli altri costi impropri di ricarica, stante il fatto che, avendo imboccato la strada della decretazione d'urgenza, ci sfugge il motivo per cui non si possa agire a tutto campo, non si possa intervenire laddove oggi emergono palesi ingiustizie.
Dunque, come prassi, spetterebbe al Governo, considerati i criteri di inammissibilità pronunciati dalla Presidenza - che non condividiamo -, almeno una parola chiarificatrice sulle posizioni di incongruenza (purtroppo ancora esistenti) in merito all'applicazione delle tariffe ed alla reale effettuazione di un libero mercato.
PRESIDENTE. Salutiamo gli insegnanti e gli studenti dell'Istituto comprensivo Ernest Koliqi di Frascineto, in provincia di Cosenza, e dell'Istituto tecnico commerciale Valentino De Fazio, di Lamezia Terme (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Anche noi siamo favorevoli all'emendamento in esame, che va poi, coerentemente, a mantenere una linea che tutta la Casa delle libertà ha seguito nella presentazione dei propri emendamenti e anche durante gli interventi che si sono svolti nel dibattito di oggi.
Che cosa si chiede di fatto con l'emendamento in esame? Si chiede di portare avanti quella politica di trasparenza e di attenzione verso i consumatori, che è il reale leit motiv dell'articolo 1.Pag. 46
Riteniamo veramente incomprensibile che si possa dire di no ad un emendamento di questa portata, che - lo ricordo a tutti i colleghi che stanno per votare - testualmente recita: «e deve prevedere modalità agili e veloci affinché l'utente possa conoscere l'operatore chiamato ed il costo della telefonata». Credo che anche il pubblico presente in questo momento nelle tribune capisca che stiamo discutendo di un servizio che va anche nel suo proprio interesse, che è quello della trasparenza e di un corretto rapporto tra fornitore e utente. Onestamente, non ho sentito argomentazioni valide e sincere nel momento in cui è stata espressa la contrarietà anche da parte del relatore a tale emendamento.
Credo che vi sia a monte una pregiudiziale nel dire «no» a tutto ciò che rappresenta un contributo propositivo, e non certo l'intento di mettere il bastone tra le ruote da parte della Casa delle libertà a questa parte del provvedimento, che riteniamo invece, oggettivamente parlando, di buon senso.
Vi è stata inizialmente una giusta e corretta sottolineatura della volontà della maggioranza e del Governo di non allargare questo tipo di trasparenza anche ad altri settori; come si diceva prima giustamente, quello bancario sarebbe stato sicuramente il settore che poteva essere inserito nelle disposizioni di legge del provvedimento, eppure non lo si è voluto fare.
Adesso si vuole in qualche modo dire «no» ad un emendamento che, oggettivamente, va nel senso della trasparenza e del corretto rapporto tra impresa fornitrice e utente. Perché - è la domanda che ci sorge spontanea - si vuole dire «no» ad un emendamento di questo genere? Io credo che, cari colleghi, le argomentazioni da parte del Governo e della maggioranza siano pretestuose, pregiudiziali nei confronti di chi vuole in realtà collaborare e cogliere l'opportunità del confronto che vi è in aula verso un provvedimento che tocca sensibilmente alcune questioni tra imprese di servizio e utente e la possibilità di allargare la trasparenza e un giusto e corretto rapporto, e che viene fermato con l'indicazione del voto negativo da parte del relatore e anche del Governo, che si è «appiattito» sulla posizione del relatore.
Credo che da parte di tutti noi vi sia un atteggiamento di giusto dubbio sulle motivazioni che, in realtà, stanno dietro a tale scelta, che è incomprensibile e ben poco motivata.
Come al solito, nel nostro paese si fanno passi a metà: non si vuole andare fino in fondo nella chiarezza di determinati rapporti, soprattutto ci si erge a paladini dei consumatori e poi non si vuole andare a cogliere alcune delle istanze che vengono proposte in questa sede e che vanno proprio in questa ottica. Allora, come si fa a dire «no» a un emendamento di questo genere?
PRESIDENTE. La prego di concludere!
ENZO RAISI. Credo che questo infici molto il nostro giudizio sul provvedimento di legge che ci viene sottoposto oggi all'esame.
Per tale motivo ribadiamo, anche da parte di Alleanza nazionale, il voto favorevole sull'emendamento che stiamo per votare e la richiesta al relatore e alla maggioranza di porre maggiore attenzione a emendamenti di tale portata.
PRESIDENTE. Rivolgo un saluto agli studenti e agli insegnanti della scuola media Giacomo Leopardi di Mira, in provincia di Venezia, cui si associa tutta l'Assemblea (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, intervengo per invitare il relatore a spiegare la sua contrarietà all'emendamento in questione, trattandosi di un emendamento che, in modo palese, aumenta la trasparenza per gli utenti. Infatti, considerato che tutta la ratio del provvedimento dovrebbe (non a caso, uso il condizionale) contenere riduzioni di costo per gli utenti Pag. 47ed aumenti di trasparenza per gli stessi, non si capisce la contrarietà a questo emendamento, che va proprio nell'analoga direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, si è parlato molto di liberalizzazioni, ma, in realtà, quando facciamo un ragionamento sulla competitività, ci dobbiamo porre più il tema della trasparenza che quello della libertà. È abbastanza curioso che io lo dica, facendo parte di una formazione politica che è la Casa delle Libertà, ma ritengo che in questo momento ci dobbiamo occupare della trasparenza.
Il nostro paese perde competitività soprattutto perché non garantisce trasparenza nei mercati finanziari o nella formulazione dei contratti. Questo è il tema fondamentale, che ritroviamo addirittura nella trasparenza delle tariffe. Come abbiamo già precisato in sede di discussione generale, il tema sul quale il Governo dovrebbe impegnarsi è proprio la trasparenza. Invito ognuno dei colleghi a guardare una bolletta relativa ad un canone di qualsiasi tipo, energetico o elettrico, piuttosto che idrico, e a cercare di capire cosa c'è scritto. Ritengo che dare un segnale al consumatore di trasparenza anche nel rapporto e nella formulazione delle tariffe dei costi e dei prezzi sia una questione fondamentale, perché bisogna passare da questa criticità della fatturazione alla possibilità per il consumatore di pagare quello che consuma.
In quest'ottica va visto l'emendamento in esame, che abbiamo proposto anche in altra formulazione con l'emendamento Lazzari 1.201 ed è ancora in questa ottica che invitiamo il Governo e il relatore a prendere atto che, nel momento in cui si chiama, con un proprio contratto ed una propria adesione ad una delle molte società, bisogna sapere con chi si sta parlando e mediante quale tipo di contratto si sta interagendo; infatti, questo implica una variazione ed un addebito dei costi a volte molto forte e, quindi, il consumatore deve essere pienamente cosciente di quello che sta affrontando in termini di costo. Su questo, dobbiamo fare un richiamo alla trasparenza ed invitiamo il Governo e il relatore a dare una risposta positiva, perché si tratta di una battaglia di trasparenza che implica la competizione del nostro paese ed una vera liberalizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Fava in ordine alla necessità di trasparenza. Non possiamo varare una normativa che incentiva la portabilità dei numeri di telefono, sapendo che molte delle tariffe telefoniche sono tarate sull'operatore che si va chiamare e non dare però all'utente la possibilità di sapere a quale gestore è abbonato colui che viene chiamato.
Si pone, quindi, un'esigenza di trasparenza. Sia l'emendamento del collega Fava che stiamo per votare, sia i successivi identici emendamenti D'Agrò 1.27 e Lazzari 1.201, vanno in questa direzione. Credo che questa sia una linea di buonsenso e spiace che vi sia un parere contrario del relatore. Crediamo, tuttavia, che questa sia un'istanza da tenere in considerazione perché effettivamente si tratta di una questione di trasparenza dal punto di vista dei costi e, quindi, della concorrenza.
Lo ripeto: ci spiace che da questo punto di vista ci sia un orientamento diverso da parte del Governo, che non condividiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. L'emendamento Fava 1.25 ci pare di buonsenso e a favore Pag. 48di quelli che tanto vengono sbandierati come diritti del cittadino-consumatore. Oggi sappiamo che vi sono diverse compagnie telefoniche che fanno piani tariffari ad hoc per le chiamate verso la stessa compagnia telefonica e altri piani tariffari - molto spesso più costosi - verso altri operatori.
Il fatto di poter sapere, come dice questo emendamento, con modalità agili e veloci a quale operatore appartiene il numero che si sta per chiamare ci pare che, per ragioni di costo, sia un intervento favorevole alla trasparenza e al cittadino-consumatore.
Per questo motivo, non comprendiamo perché manchi la volontà di recepire l'emendamento in esame. In ogni caso, è opportuno che ce lo spieghino, dal momento che ci potrebbe essere una motivazione logica che, però, non capiamo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. In riferimento all'intervento della collega Provera che ha posto in evidenza il fatto che noi della Lega Nord saremmo a favore delle compagnie telefoniche, posso dire che il nostro emendamento in votazione è, se non contrario a queste compagnie, sicuramente a favore dei cittadini e degli utenti.
Mi è stato riferito in Commissione, quando il provvedimento era all'esame della stessa, che per questo emendamento non vi sarebbe possibilità tecnica di attuazione. Tuttavia, io vorrei osservare innanzitutto che non dovremmo preoccuparci degli aspetti tecnici, in quanto ad essi ci dovrebbero pensare le compagnie telefoniche. In ogni caso, noi della Lega ci siamo interessati di questo aspetto particolare: ci sarebbe la possibilità che le compagnie telefoniche eliminino il classico segnale di attesa sostituendolo con la sigla dell'operatore che si sta usando, in modo da riconoscere l'operatore con cui si sta chiamando nel caso in cui, per il numero chiamato, sia stata scelta la portabilità con un'altra compagnia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 228).
Prendo atto che il deputato Lovelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta.