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Si riprende la discussione (ore 15,23).
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare circa la ripresa dei nostri lavori, tenendo anche conto delle proposte emendative accantonate, nonché del lavoro che credo si sia svolto in sede di Comitato dei nove.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, noi saremmo pronti a riprendere l'esame del provvedimento; non so, tuttavia, se vi sia il tempo per la presentazione dei subemendamenti...
PRESIDENTE. Signor relatore, le ricordo che il termine per la presentazione di subemendamenti è stato fissato per le ore 16,15.
ANDREA LULLI, Relatore. In tal caso, propongo di proseguire i lavori con l'esame dell'emendamento Urso 7.207, o comunque delle proposte emendative successive all'emendamento Lazzari 7.200.
PRESIDENTE. Si tratterebbe di riprendere l'esame dell'emendamento Fava 7.2, poiché l'emendamento Urso 7.207 è stato ritirato.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Fava 7.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.
LUDOVICO VICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella discussione in corso per approvare questo provvedimento abbiamo chiaro il percorso avviato dal Governo, che consiste in un processo, in un procedimento. Da tutti i banchi di quest'aula da alcuni mesi viene ribadito, spesso con cognizione di causa mentre altre volte solo come enunciazione, che la madre di tutte le riforme è quella che riguarda le liberalizzazioni. Ciò è vero perché corrisponde anche al punto di vista del Governo e della maggioranza. Tuttavia, ciò esige che sia avviato un processo, il quale ha avuto inizio nel luglio scorso con il primo decreto Bersani e trova oggi sede e legittimità con il secondo decreto Bersani. Inoltre, trova percorso e procedimento anche in un ulteriore disegno di legge. Nell'ambito di tale processo, infine, trovano posto anche i lavori parlamentari svolti nelle diverse Commissioni che da diverso tempo affrontano questioni importanti.
Il mio intervento è relativo all'articolo 7, tuttavia sento il dovere di richiamare una parte della discussione capziosa tenuta sull'articolo 4. In fondo si è trattato di un semplice dibattito relativo alla data di scadenza dei prodotti alimentari e tuttavia dai banchi sono pervenute diverse serie sollecitazioni quali la tutela dei prodotti italiani, il problema del marchio al 100 per cento e la tracciabilità dei prodotti italiani. Tutto ciò è vero, ma se si è all'interno di un processo, i colleghi della X Commissione (ed anche gli altri) sanno che i parlamentari stanno lavorando in tal senso. Per quanto riguarda le norme che tutelano il marchio dei prodotti italiani, Pag. 56siamo alla vigilia di un testo unificato che raccoglie le proposte di legge Forlani e D'Agrò e quella Lulli ed altri, proprio per sostenere il processo da me definito delle liberalizzazioni.
In tale sede desidero ribadire che considero il provvedimento relativo alle liberalizzazioni come la madre di tutte le riforme. Di questo si tratta nel comporre la conclusione dell'approvazione di questo provvedimento. Si tratta di questo perché la stessa cosa avverrà quando continueremo a discutere sull'articolo 7, portandolo a conclusione, in ordine ai mutui immobiliari ed all'estensione alle società finanziarie in modo che non abbiano limiti se non quelli previsti per le banche.
Onorevoli colleghi, i temi ed i provvedimenti che abbiamo di fronte, proprio perché hanno bisogno di integrarsi tra decreti, disegni di legge, proposte di legge e - nel complesso - tra le altre attività del Parlamento italiano, pongono una domanda a cui questa legislatura deve fornire una risposta. È in gioco il futuro del nostro paese che tutti dichiariamo di amare, ma sopratutto in cui dobbiamo credere per garantirgli un futuro certo (Applausi dei deputati del gruppo l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tomaselli. Ne ha facoltà.
SALVATORE TOMASELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo discutendo l'articolo del decreto che riguarda i mutui. Tale articolo attiene quindi ad uno degli elementi cardine di questo provvedimento, ovvero la trasformazione del rapporto tra il sistema bancario ed i consumatori. In Italia storicamente esso ha visto proprio questi ultimi vessati ripetutamente.
Voglio ricordare, in questa circostanza come, secondo autorevoli studi, nel nostro paese il costo medio di un conto corrente bancario sia di circa 180 euro, a fronte dei 35 euro in Olanda, dei 65 euro in Belgio, dei 99 euro in Germania, dei 60 euro in Gran Bretagna. Storicamente, cioè, nel nostro paese, il sistema bancario ha abusato non solo di un sistema fatto di oligopoli, ma dell'assenza di strumenti volti a valorizzare il ruolo degli utenti e dei consumatori.
Pertanto, obiettivo del presente provvedimento è quello di porre al centro dell'iniziativa parlamentare e di Governo il ruolo dei consumatori, facendo irrompere nel mercato, anche nei confronti di competitori forti come il sistema bancario, un soggetto nuovo, vale a dire il consumatore.
Da questo punto di vista, quindi, appaiono fuori luogo gli atteggiamenti schizofrenici registrati in questi giorni da parte del centrodestra, che è riuscito, da una parte, ad introdurre elementi diretti a dilazionare nel tempo i provvedimenti in esame e, dall'altra, a rimproverare alla maggioranza e al Governo la pochezza di tali provvedimenti.
Ritengo che, come in tutte le cose, se ci si limitasse a valorizzare il meglio delle questioni, ci si accorgerebbe che in questi provvedimenti vi è un'idea coerente, quella cioè di introdurre al centro delle nostre politiche il ruolo dei consumatori che, nel corso di questi anni, sono stati sempre deboli rispetto ai poteri forti (la telefonia, le banche, le assicurazioni).
Anche in questo caso sono apparsi stonati i riferimenti polemici, come se si volesse escludere da tali provvedimenti alcuni importanti soggetti economici; così non è, ripeto: così non è stato! Peraltro, che questa sia la filosofia alla quale si è ispirato il Governo e a cui il gruppo dell'Ulivo intende fornire un contributo importante di pieno sostegno lo dimostra il disegno complessivo che emerge dopo i primi provvedimenti degli scorsi mesi, dopo il testo in esame, nonché dopo la mole importante di disegni di legge attualmente in discussione nelle aule parlamentari.
Anche il dibattito svolto questa mattina sulla richiesta di dichiarazione d'urgenza del disegno di legge sulla concorrenza e sulle liberalizzazioni - che l'Assemblea, nella sua legittima autonomia, ha inteso approvare e sostenere - va in questa direzione.Pag. 57
Pertanto, ritengo che, oltre il merito e la parzialità delle singole disposizioni contenute nel testo in esame, quest'Assemblea dovrebbe tenere insieme il filo del ragionamento che da qualche mese è alla nostra attenzione, quello cioè di liberare il paese dalle incrostazioni, dalle corporazioni, dai retaggi di un vecchio sistema che ha bloccato la crescita economica del paese nonché le sue risorse più innovative e più produttive (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Piro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, credo che la questione del rapporto dei cittadini-clienti con il sistema bancario nel nostro paese sia una tematica di ampio respiro, che coinvolge questioni di trasparenza, di difesa dei consumatori nonché di eccessivo arricchimento da parte del sistema bancario, soprattutto in tema di determinazione di oneri aggiuntivi, di commissioni spesso assolutamente non collegate ad attività significative, nonché in tema di penali da pagare in caso di estinzione anticipata dei mutui.
Credo quindi che il contenuto normativo di questo articolo 7 sia significativo.
PRESIDENTE. Deve concludere...
FRANCESCO PIRO. Lo è diventato ancora di più dopo l'approvazione, da parte dell'Assemblea, della proposta emendativa che estende la previsione sull'estinzione anticipata dei mutui - di cui al comma 1 dell'articolo - anche alla ristrutturazione, oltre che all'acquisto, della prima casa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Avverto che è stata avanzata la richiesta di verifica delle tessere di votazione. Invito dunque i deputati segretari a procedere al controllo delle tessere di votazione (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, siamo dinanzi ad un articolo particolarmente importante e delicato che reca norme sull'estinzione anticipata dei mutui immobiliari intervenendo sulla possibilità di banche e società finanziarie di esigere dai soggetti mutuatari il pagamento di penali previste in apposite clausole del contratto. Ebbene, si tratta dunque non della clausola che definisce la possibilità di estinguere o meno il mutuo anticipatamente, ma di quella che regolamenta l'eventuale pagamento di penali.
Premesso che tutti possono procedere all'estinzione di un mutuo anche in modo retroattivo, l'articolo 7, così com'è configurato dal testo, prevede che le disposizioni che vietano il pagamento delle penali si applichino a decorrere dall'entrata in vigore del decreto. Non vi sarà più quindi alcuna penale per quanti estingueranno anticipatamente i nuovi mutui che verranno stipulati in futuro. Però, il comma 5 tende ad estendere la previsione anche alle situazioni pregresse stabilendo la possibilità di giungere ad una forma di riduzione ad equità, tant'è che si affida alla Associazione bancaria italiana ed alle associazioni dei consumatori più rappresentative a livello nazionale la fissazione di regole che, in modo equo, limitino, in caso di estinzione anticipata, il nocumento che potrebbero averne sia le banche, per l'affidamento fatto sulle clausole in considerazione delle quali avevano stipulato il mutuo, sia, a maggior ragione, i mutuatari.
Quindi, mentre per tutti i contratti che verranno stipulati in futuro, sia le banche sia le società finanziarie avranno rivisto in modo decoroso le clausole dei mutui e non si applicheranno penali in caso di estinzione anticipata, per tutti i mutui pregressi vi sarà un periodo di interregno durante il quale in ogni caso si demanderà alla Associazione bancaria ed alle associazioni dei consumatori la soluzione più equa.
Ma, nel caso non vi fosse un accordo, sarebbe la Banca d'Italia ad intervenire fissando una norma imperativa che farebbe giustizia di qualsiasi eventuale contenzioso.
PRESIDENTE. Colleghi, per favore, osservate maggiore silenzio...
MARILDE PROVERA. Se ci sono dei problemi, Presidente, posso anche interrompermi.
PRESIDENTE. Prosegua pure...
MARILDE PROVERA. È ovvio che si tutela l'insieme delle persone più deboli, stipulanti mutui per l'acquisto della prima casa; siamo peraltro in un paese in cui continua a mancare una legislazione per la prima casa sicché le persone, ad un certo punto, essendo mediamente molto alti i prezzi dei canoni di locazione, tendono a stipulare dei mutui per comprare la casa - tanto, pagherebbero, con l'affitto, perlomeno quanto pagano con il mutuo - riuscendo così a garantirsi una prospettiva di vita e calcolando quanto effettivamente dovranno pagare per tutto il resto della loro esistenza.
Si tratta quindi di fare in modo che se i mutuatari - nel momento in cui si licenziano, prendono la liquidazione (finché non riusciremo a falcidiare anche quella, magari dandola alle assicurazioni) o riescono ad avere da parte dei figli che lavorano un contributo o, ancora, prendono una piccola eredità - riescono ad estinguere anticipatamente i mutui, non paghino ingiustamente delle penali. La ragione per cui noi siamo contrari che ciò sia disposto sin dal 1o gennaio 2002 è che, in realtà, non vi sarebbe sanatoria per tutti i casi pregressi e, contemporaneamente, non vi sarebbe una giusta ricomposizione con il sistema bancario e finanziario che, in virtù dei contratti stipulati, potrebbe aprire pesanti contenziosi che alle predette persone fisiche, di norma le più deboli nel nostro Stato, sicuramente non porterebbero vantaggi, ma esclusivamente svantaggi, non avendo grandi uffici legali a disposizione che, poi, li possano tutelare in sede.
È per questi motivi che noi, sostenendo la valenza dell'articolo 7 del provvedimento nella sua formulazione, voteremo contro l'emendamento in discussione.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, ho già avuto modo di rappresentare, ieri, al Presidente della Camera la situazione che si va determinando, da molto tempo, sul funzionamento delle Commissioni, anche di quelle bicamerali. Vorrei far presente ciò, constatato che il Presidente, ieri ha giustamente richiamato chi ha la responsabilità di evitare che si riuniscano le Commissioni nel corso dei lavori dell'Assemblea e che ciò vale anche per le Commissioni bicamerali che hanno presidenza diversa da quella di membri di questo ramo del Parlamento.
Credo, quindi, che il Presidente della Camera abbia già fatto presente alla Presidenza dell'altro ramo del Parlamento che si tratta di una necessità impellente relativamente alla circostanza che sta diventando una prassi la conduzione di Commissioni, anche bicamerali, nel momento in cui si svolgono i lavori delle Assemblee.
Vorrei far presente che tale questione non vale solo per le Commissioni e per il plenum delle stesse, ma anche per gli uffici di presidenza. Mi risulta che il Comitato Schengen, ad esempio, abbia ancora in corso l'ufficio di presidenza. Vorrei, quindi, che, da questo punto di vista, si verificasse che tutte le Commissioni ordinarie, ma anche gli uffici di presidenza, sia delle Commissioni ordinarie sia delle Commissioni bicamerali, siano stati sconvocati e sia stato dato il tempo congruo ai componenti degli stessi organi di raggiungere l'aula della Camera per provvedere ad esercitare un diritto pieno dei parlamentari, ossia quello di partecipare alle votazioni.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, alla Presidenza risulta che sono state già sconvocate tutte le Commissioni, anche quelle bicamerali, compresi gli uffici di presidenza di queste ultime.Pag. 59
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, ho grande rispetto per il collega Quartiani, ma devo dire che il suo intervento non mi è sembrato del tutto pertinente all'argomento alla nostra attenzione. Devo comunque riconoscere che Quartiani ha ragione quando afferma che vi è un problema rispetto alle Commissioni. Effettivamente, risulta che, a parte la sconvocazione effettuata, vi siano uffici e riunioni informali, almeno in Commissione giustizia.
Tornando al provvedimento in esame, mi fa specie che, di fronte ad un appuntamento così significativo e ad un tema così importante, quale quello delle liberalizzazioni, sia presente soltanto una parte dell'Assemblea. Mi piacerebbe sapere, e vorrei ascoltare la voce dei colleghi dell'opposizione, cosa pensano - perché non l'abbiamo ancora capito - in merito all'abolizione dei costi delle ricariche telefoniche, alla «trasportabilità» dei mutui, alla liberalizzazione delle licenze, nonché in ordine alla revoca delle licenze e delle concessioni sull'alta velocità.
Insomma, davvero questa era l'occasione per un confronto che non si poteva vieppiù rimandare. Ed allora, concludo il mio intervento con l'invito ai colleghi dell'opposizione a ripristinare un corretto confronto in quest'aula e a ristabilire anche l'agibilità democratica di quest'Assemblea, perché il numero legale non può essere una questione di stretta competenza della maggioranza: assicurare il numero legale ai nostri lavori è compito di tutta l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando purtroppo manca il numero legale, di solito si fa ricorso a tattiche parlamentari. Non vorrei occupare questo spazio per consentire ai colleghi - bontà loro! - di rientrare in aula per fare il proprio dovere. Vorrei, invece, entrare nel merito dell'emendamento in esame. Questo Governo ed il centrosinistra stanno svolgendo un lavoro che la precedente maggioranza ed il precedente Governo - pur definendosi liberisti e libertari - non hanno fatto. Stiamo rendendo un servizio al paese...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUCIANO D'ULIZIA. Il mio intervento è a titolo personale?
PRESIDENTE. Sì, perché è già intervenuto l'onorevole Evangelisti.
LUCIANO D'ULIZIA. In tal caso, ringrazio lei, signor Presidente, e ringrazio tutti i colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei intervenire nel merito dell'emendamento in esame e lo farò molto velocemente. La maggioranza possiede un bel numero di parlamentari in più, pertanto può anche tenersela l'opportunità di approvare un decreto-legge che reputa molto importante.
Politicamente, per noi è rilevante il fatto che sia l'opposizione a dover garantire la «maggioranza» della cosiddetta maggioranza.
Venendo al merito dell'emendamento in esame, vorremmo rimarcare un concetto. Se stabiliamo che la penale per l'estinzione dei mutui non debba esistere, allora facciamo in modo di eliminarla anche per chi ha già contratto un mutuo. Come è stato fatto notare, rispetto ai contratti stipulati, probabilmente le banche hanno già considerato gli aspetti finanziari connessi; e può darsi che modificare contratti preesistenti comporti un Pag. 60pregiudizio in capo alle stesse. Questo lo possiamo anche parzialmente comprendere.
Resta il fatto che, quando le banche hanno incassato 1 miliardo e 300 milioni di euro solo nel periodo che va dal luglio dell'anno scorso a gennaio di quest'anno, non provvedendo all'aggiustamento automatico dei tassi di interesse attivi e passivi a fronte della variazione degli stessi, nessuno ha protestato. Pertanto, visto il margine di guadagno che le banche hanno già incamerato, riteniamo che possano tranquillamente subire anche qualche piccolo «danno», eliminando le penali anche per i mutui già stipulati.
Con l'emendamento in esame e con i successivi vogliamo far passare il concetto che questo principio debba valere per tutti: se eliminiamo la penale, facciamolo con riferimento a tutti i contratti di mutuo. Ciò non determinerà il fallimento di nessuna banca.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Acerbo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, pur non essendo liberista e libertario come chi è intervenuto in precedenza, sono qui a sostenere questa maggioranza e queste liberalizzazioni.
SIMONE BALDELLI. La coerenza...!
MAURIZIO ACERBO. Credo che i nostri alleati riformisti, liberisti e liberalizzatori dovrebbero farci il piacere di essere presenti in aula per sostenere la maggioranza, che è anche la loro.
SIMONE BALDELLI. Esci dall'aula con noi!
MAURIZIO ACERBO. Approfitto di questo intervento per ricordare alle forze politiche dell'Unione che il nostro programma non prevede soltanto provvedimenti sacrosanti come quello che stiamo esaminando e che abbiamo sostenuto con convinzione (mi riferisco alle ricariche telefoniche). Nel nostro programma è prevista anche la ripubblicizzazione delle risorse idriche e lo stop ai processi di privatizzazione in corso nel nostro paese, soprattutto ad opera di amministratori locali di centrosinistra.
Quindi, approfitto dell'occasione per ricordare umilmente alla nostra coalizione che il programma che abbiamo sottoscritto deve essere applicato in tutte le sue articolazioni.
Vorrei, inoltre, chiedere al Governo di varare al più presto un provvedimento di moratoria per quanto riguarda la privatizzazione dell'acqua, che è in corso in tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, chiedo al relatore ed al Governo di avere un po' di coerenza. Non capisco perché è possibile la retroattività per la rescissione delle polizze decennali, mentre in questo caso non lo è. Forse, i potentati bancari sono più forti dei potentati assicurativi?
Pongo questa domanda alla maggioranza in questo Parlamento, perché la coerenza dovrebbe essere il filo logico per garantire una vera tutela del consumatore!
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, vorrei far notare che il provvedimento concerne tutti i mutui, anche quelli esistenti.
La differenza sta nel fatto che per i mutui che vengono contratti dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge la penale si estingue immediatamente, mentre per i mutui precedenti viene individuata una procedura che riteniamo molto corretta e che garantisce lo Pag. 61stesso risultato. Ci si affida ad una negoziazione tra le associazioni dei consumatori e l'associazione bancaria, pur rimarcando, soprattutto al comma 7, che, in ogni caso, le banche non possono rifiutare la rinegoziazione dei contratti di mutuo, stipulati prima della data di entrata in vigore del presente decreto-legge, nei casi in cui il debitore proponga la riduzione dell'importo della penale entro i limiti stabiliti poc'anzi nei commi precedenti.
Quindi, credo che, da questo punto di vista, si sia offerto al consumatore, all'utente e alla parte più debole uno strumento che, in ogni caso, garantisce un risultato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 273
Votanti 272
Astenuti 1
Maggioranza 137
Hanno votato sì 14
Hanno votato no 258.
Sono in missione 77 deputati).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei fare un richiamo di natura procedurale.
Da parte del gruppo dell'opposizione è stato richiesto il controllo delle tessere nel corso della votazione, ma non mi pare che ciò sia avvenuto. Mi scusi Presidente, ma se vi è una richiesta specifica, credo che debba essere accolta!
MARCO BOATO. Il controllo delle schede è stato effettuato da Buontempo!
SIMONE BALDELLI. Se lei crede di dover delegare il collega Boato a rispondere al posto suo, faccia pure, ma credo che sarebbe stato opportuno accogliere la richiesta, visto che vengono ritirate da parte dei segretari di Presidenza le schede dei colleghi dell'opposizione che, evidentemente, non sono presenti in aula.
Dopo circa quarantacinque minuti di ostruzionismo da parte della maggioranza parlamentare, si sta sottoponendo la stessa maggioranza ad una verifica del numero legale. È evidente che quando questa richiesta viene fatta dall'opposizione e la Presidenza acconsente alla richiesta, e poi si procede alla votazione e questa richiesta non viene evasa credo che ciò non rappresenti un comportamento lineare e corretto da parte della Presidenza stessa.
In ordine al tema delle liberalizzazioni, abbiamo piacere che si discuta in termini sereni e pacati, ma non possiamo accettare il fatto che vi siano colleghi dell'estrema sinistra, storicamente contrari alle liberalizzazioni, che vengono a dirci - con il massimo rispetto per tutte le scelte individuali - che restano in aula per sostenere provvedimenti rispetto ai quali sono storicamente contrari in un Assemblea in cui la maggioranza può vantare oltre cento parlamentari di differenza con l'unico scopo di mantenere il numero legale...
GIOVANNI CARBONELLA. Vai a guardare in casa tua! Non fare lezioni da questa parte!
SIMONE BALDELLI. Collega, abbia pazienza! Mi piacerebbe continuare il mio intervento!
PRESIDENTE. Onorevole Carbonella, per cortesia, lasci proseguire il deputato Baldelli.
SIMONE BALDELLI. Capisco il nervosismo da parte dei colleghi della maggioranza, o meglio della ex maggioranza parlamentare, perché in questa settimana casualmente Pag. 62siete maggioranza e magari la prossima, quando torna al Senato il decreto-legge sull'Afghanistan la maggioranza scompare un'altra volta. Assistiamo a questo comportamento un po' schizoide: stiamo lavorando su un decreto-legge per il quale i tempi di conversione sono abbastanza ristretti, ma vedere anche voi che quando si riesce a discutere nel merito (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo, Verdi)... Scusate colleghi andiamo avanti con serenità...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, consentite all'onorevole Baldelli di parlare.
SIMONE BALDELLI. Anche quando nel corso di una discussione vi sono accantonamenti di emendamenti che poi vengono riformulati - e si riesce a manifestare ogni tanto, (francamente con un certo di sforzo) un po' di buona volontà perfino da parte del relatore e dei colleghi della maggioranza su alcuni determinati punti - credo sia evidente che discutere in Parlamento i provvedimenti non sia affatto negativo. Credo non faccia male al paese, agli obiettivi che il legislatore si prefigge, alla condivisione necessaria in un tema come quello delle liberalizzazioni (che dovrebbe essere un patrimonio comune e non un terreno di contrapposizione frontale) il fatto di non essere costretti a porre la fiducia perché il dibattito diventa costruttivo, migliorativo e magari alcuni emendamenti vengono accolti.
Non posso non rilevare che il Governo, come sempre, è rappresentato da una figura isolata tra tanti banchi. Con tante poltrone che avete creato, abbiamo sempre un solo sottosegretario! Il ministro Bersani è stato con noi per un paio di ore, ma poteva farci la cortesia di partecipare più assiduamente ai lavori, visto che poi di «lenzuolate» e di liberalizzazioni il Governo si riempie la bocca ad ogni pie' sospinto. Essere un po' più in Aula ad ascoltare i pareri e le opinioni dell'opposizioni per riuscire a condividere utilmente queste liberalizzazioni, credo comporterebbe una serenità maggiore dei nostri lavori.
Mi dispiace che qualche collega si sia scaldato troppo; evidentemente, signor Presidente, quarantacinque minuti di ostruzionismo della maggioranza parlamentare danno fastidio (Commenti dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. L'emendamento in questione fa riferimento ad una serie di emendamenti volti a beneficio esclusivo del cittadino. Come gruppo Lega Nord Padania vogliamo rimarcarlo, perché vorremo evitare che le società mutuanti o bancarie e poi le associazioni di categoria dei consumatori trovassero un accordo per fregare i cittadini stessi, come è accaduto in altri momenti della storia della Repubblica italiana. Vorremmo, perciò, che all'interno dell'articolo di questo decreto-legge si fissasse bene il nostro emendamento volto ad estendere il beneficio anche ai mutui già in essere.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare per dichiarazione di voto, prima di passare ai voti credo si debba una risposta all'onorevole Baldelli, rispetto al controllo delle schede di votazione. Come lui ha visto, si è svolto da parte di entrambi i deputati segretari un intervento tempestivo e accuratissimo di controllo delle schede...
SIMONE BALDELLI. Non a votazione aperta!
PRESIDENTE. ...come tutti coloro che erano presenti in aula, anche dell'opposizione, hanno potuto vedere. Noi avevamo già svolto in quel modo il controllo delle schede. Tutti hanno visto che il numero legale c'era, in modo anche sufficientemente ampio, e che la votazione si è svolta regolarmente.
Passiamo ai voti.Pag. 63
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 356
Astenuti 2
Maggioranza 179
Hanno votato sì 112
Hanno votato no 244).
Prendo atto che la deputata Incostante non è riuscita ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Anche questo emendamento si ricollega al discorso di prima, quello dell'assoluta tutela del cittadino. Però non mi sembra che vi sia, da parte dell'attuale maggioranza, l'intenzione di dare benefici al cittadino. Questi benefici li vogliono dare alle agenzie mutuanti, piuttosto che ai singoli cittadini che avevano stipulato contratti di mutuo precedentemente all'entrata in vigore del decreto-legge in esame.
Noi continuiamo a mantenere gli emendamenti e chiediamo ai colleghi dell'Assemblea di esprimere un voto favorevole su di essi, in quanto si tratta di emendamenti che, ripeto, vanno a totale beneficio del cittadino e non contro di esso. Ciò, per evitare che si determini quella situazione spiacevole per i cittadini stessi, che poi si trovano fregati doppiamente, da un lato da parte delle banche, dall'altro lato da parte del Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Credo che una norma debba essere prima di tutto orientata ad un principio di equità. Non è possibile approvare una norma, con la quale si penalizzino quei cittadini che hanno già contratto i mutui. Credo che la penale per l'estinzione anticipata o parziale dei mutui esista ormai soltanto in Italia, perché negli altri paesi europei è stata cancellata: qualunque tipo di mutuo si contragga, lo si può accorciare nel tempo, lo si può diminuire nella quantità di moneta da restituire, lo si può estinguere del tutto, ma in nessuna parte d'Europa viene più pagata questa tangente bancaria rappresentata dalla penale.
Questo è il motivo per il quale ritengo che anche a coloro che abbiano contratto mutui, ma che debbano ancora pagarne almeno la metà - quindi non due, tre, cinque, sette rate, ma la metà di quel mutuo - si debbano applicare le norme derivanti dall'approvazione di quell'emendamento accolto anche dal relatore prima della sospensione dei lavori. Non si tratterebbe peraltro di una disposizione retroattiva, come ho sentito dire prima. Il mutuo deve infatti essere ancora pagato: è un contratto che è stato stipulato e che dura nel tempo, quindi per ciò che è avvenuto in precedenza resta intoccabile, perché non si può intervenire retroattivamente. Se infatti si toccasse ciò che è avvenuto in precedenza, allora si parlerebbe di retroattività, ma non se ne può parlare per ciò che deve ancora verificarsi. È un po' lo stesso discorso del mutuo variabile: se la Banca centrale europea aumenta il tasso di interesse, il cittadino si ritrova con una variazione di interessi da pagare, quindi vuol dire che ciò che è ancora da pagare è tutto variabile, cioè deve ancora accadere.
Credo allora che per un principio di equità occorra stabilire una formula, cioè per data o per quantità di soldi ancora da restituire. Comunque, nel momento in cui ci fossero ulteriori aumenti di tassi di interesse - noi abbiamo dovuto far fronte alla questione dei mutui europei, un dramma o per migliaia e migliaia di famiglie - potremmo tutelare l'utente che Pag. 64abbia contratto il mutuo in Italia e debba restituirne ancora il 50 per cento, prevedendo la possibilità di riscattare quel mutuo non pagando penali. Oltretutto, questo costituisce un incentivo a concludere quel contratto di debito che si ha verso la banca. Inoltre, quest'ultima non ci rimette una lira perché gli interessi gran parte li ha riscossi nella prima parte delle rate, nei primi cinque, sette o otto anni: il residuo finale dopo il 50 per cento non è costituito da interessi, ma prevalentemente da capitale, quindi si restituisce il capitale.
È assurdo che un cittadino, che ha pagato alla banca tutti gli interessi anche per i vent'anni relativi al contratto di mutuo, per cancellare il residuo di capitale debba pagare una penale: a me pare che questa sia una norma assolutamente ingiusta. Onorevole relatore, signor sottosegretario, occorre verificare se sia possibile trovare una riformulazione, ma non si può penalizzare il cittadino che deve restituire solo il capitale ad una banca, mentre di fronte ad un ulteriore aumento dei tassi continuerebbe a pagare interessi non previsti dal contratto.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Infatti, la banca non si trova a disagio perché, nel caso in cui aumentassero gli interessi nel corso degli anni, come sta accadendo, non sarebbe la stessa a rimetterci, ma l'utente. Se quest'ultimo non riuscisse più a pagare le rate che crescono - adesso sono aumentate mediamente di cento euro al mese - gli si vorrebbe impedire di cancellare quel debito, perché in tal caso consentiamo che la banca lo punisca? A mio avviso tutto ciò va modificato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. L'onorevole Buontempo ha fatto riferimento ad un mio precedente intervento, quando avevo parlato della retroattività degli effetti, affermando che l'intervento non può essere considerato un fatto retroattivo perché il mutuo è ancora in essere, ma lo stesso concetto vale per le polizze decennali perché sono in essere ed ogni anno viene riscossa la parte delle provvigioni. Allora, mi domando ancora perché questa maggioranza abbia un atteggiamento, cioè approvi la retroattività - la chiamiamo così forse in maniera impropria - per quanto riguarda i contratti poliennali, decennali, mentre per i mutui non lo fa. Siccome ho sentito dire che l'opposizione è un po' schizofrenica, vorrei capire dove sia l'omogeneità e la coerenza normativa dell'intervento della maggioranza.
Il mio problema è solo quello di evidenziare se un utente delle assicurazioni sia migliore rispetto ad un utente della banca in termini di privilegio, cioè se dobbiamo privilegiare maggiormente la banca rispetto alle assicurazioni. Mi è parso che in questo paese le banche abbiano già avuto e prelevato moltissimo dai cittadini, dunque un comportamento analogo significherebbe effettivamente andare nel percorso, che è stato delineato un attimo fa dall'onorevole Buontempo.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ho già replicato, ma l'aula non aveva la gradita presenza dei deputati e delle deputate dell'opposizione. Allora, vorrei ripetere ed anche interloquire con il gruppo della Lega.
Gli emendamenti dei deputati di questo gruppo, seppur dettati da una ragione che condivido, peggiorarono la norma contenuta nel decreto-legge, che è retroattiva e comprende tutti i mutui bancari e finanziari. La disposizione in esame è volta ad eliminare la penale in caso di restituzione anticipata e l'articolo 7, commi 5, 6 e 7, stabiliscono la procedura. Il comma 5 conferisce un mandato all'Associazione bancaria italiana e alle associazioni dei consumatori affinché, come previsto dal decreto legislativo 6 settembre 2005, Pag. 65n. 206, sia raggiunto un accordo in materia di riconduzione ad equità delle regole relative alla estinzione anticipata del mutuo. Nel caso in cui questo accordo non fosse raggiunto entro tre mesi, la Banca d'Italia entro trenta giorni interverrebbe a tutela del consumatore.
In ogni caso i soggetti mutuanti, come stabilisce il comma 7, non possono rifiutare la rinegoziazione dei contratti di mutuo stipulati prima dell'entrata in vigore del decreto-legge. Se si stabilisse un limite temporale oppure si prevedesse, come anche altri emendamenti propongono, di intervenire solo nel caso in cui oltre la metà del mutuo fosse stata restituita, si introdurrebbe una modifica limitativa rispetto alla disciplina contenuta nel decreto-legge.
Il confronto è giusto, ma vorrei che ci si confrontasse nel merito. Condivido l'ansia che è espressa da queste proposte emendative, ma vorrei ricordare che esse sono peggiorativi delle norme contenute nel decreto-legge. Capisco la buona intenzione, ma sarebbe forse preferibile che gli emendamenti fossero ritirati, salvo chiedere un rafforzamento dell'iniziativa del Governo magari attraverso la presentazione di un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, prendiamo atto delle affermazioni del relatore Lulli e sicuramente presenteremo un ordine del giorno che impegni il Governo affinché le buone intenzioni si traducano in realtà. Ci ha indotti a presentare questi emendamenti una banale considerazione, cioè che al di là delle buone intenzioni nel decreto-legge non è scritto che l'ABI stabilirà una determinata percentuale, assolutamente favorevole per i mutuatari. Continuiamo a mantenere queste proposte emendative proprio per marcare il dubbio. Avremo modo di spiegare maggiormente la questione, dato che adesso, intervenendo a titolo personale, mi è concesso soltanto un minuto di tempo. Presenteremo senz'altro un ordine del giorno e prendiamo atto della buona volontà. Rimane qualche dubbio che ha illustreremo nel seguito.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'Istituto comprensivo di Monteprandone, in provincia di Ascoli Piceno, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, capisco la buona volontà ma mi sembra che l'intervento dell'onorevole Buontempo fosse davvero di buonsenso. Chi abbia contratto un mutuo e intenda, oggi, a causa di un aumento del tasso d'interesse e non per sua volontà, estinguere quel contratto deve poterlo fare senza penalità. Presenteremo un ordine del giorno in materia ma, trattandosi di questioni molto importanti, sarebbe opportuno che ci esprimessimo in maniera molto chiara e precisa.
Dobbiamo certamente ringraziare il collega Lazzari che con i suoi emendamenti ha consentito l'estensione della disciplina non solamente nei confronti delle case di prima abitazione, ma anche della ristrutturazione.
Dobbiamo assolutamente garantire, per quanto riguarda i mutui, le imprese artigiane, come prima diceva il nostro amico Crosetto. Non è assolutamente pensabile che un provvedimento che parla di tutela della concorrenza e di aiuto alla piccola impresa si nasconda dietro i grandi gruppi immobiliari. Qui non c'è alcun gruppo immobiliare e dobbiamo garantire agli artigiani che vogliano disdire quel mutuo, in presenza di un aumento dei tassi di interesse, di poterlo fare senza penalità.
Cerchiamo di non perdere per tempo. Avete già perso 45 minuti, come ricordava il mio collega, con l'ostruzionismo. C'è buona volontà da parte nostra, siamo qui: date un significato alla nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Non possiamo semplicemente constatare Pag. 66che da parte vostra c'è un muro contro muro. Laddove si presentano emendamenti di buon senso, accettateli. Fermiamoci, accantoniamoli e ragioniamo insieme.
Stiamo qui oggi, domani e dopodomani, ma dev'esserci pure un minimo di rispondenza alle proposte di buona volontà e di buon senso che l'opposizione, minoranza in Assemblea ma non nel paese, ha presentato.
Gli artigiani, coloro che hanno contratto il mutuo per la ristrutturazione della casa, coloro che, purtroppo, hanno visto aumentare la loro rata di indebitamento e non possono sostenerla e, magari, sono anche in debito nei confronti delle banche e voglio uscirne fuori, ci stanno ascoltando. Dobbiamo assolutamente dare loro una risposta in questo senso per essere coerenti con questa «lenzuolata» che avete detto anche oggi sui giornali essere a favore dei cittadini.
Credo che tra i cittadini, bisogna considerare anche quelli titolari di attività economiche, quelli che intendono far nascere nuove imprese, i giovani, coloro che hanno acceso un mutuo per la prima casa o per la ristrutturazione e coloro che, forse, vorranno accendere un mutuo successivamente e che in qualche maniera dovranno avere la garanzia di poterlo estinguere.
Vedo che il Presidente, con molta saggezza, mi fa segno di sì. Vorrei che il Presidente desse in carico alla maggioranza di accogliere questo emendamento di buon senso. Se veramente lei mi fa cenno che siamo d'accordo, posso terminare il mio intervento, altrimenti devo continuare per cercare di convincere questa maggioranza, che non vorrei fosse sorda o cieca rispetto alle esigenze del paese.
Presidente, aspetto da lei questo segnale di grande disponibilità, così come noi siamo qui per darne uno con la nostra presenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Il mio segnale di assenso, onorevole Campa, era rivolto all'onorevole Consolo, che aveva chiesto di parlare...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Voglio essere testimone che il suo assenso, signor Presidente, era rivolto nei miei confronti, ma credo che anche lei e i colleghi siate d'accordo sulla bontà di questo emendamento.
Alleanza Nazionale ha la caratteristica di essere vicina alla gente che lavora. Quindi, vorrei una risposta dal relatore e dal Governo, che - mi sia consentito - è isolato. Avete scelto tre persone che vi rappresentano, ma ne è presente sempre e soltanto una.
Vorrei una risposta sul motivo della vostra contrarietà su questo emendamento che propone e disciplina, qualora accolto, la portabilità di un mutuo. Se un cittadino italiano ha avuto la sventura di contrarre un mutuo con delle previsioni contrattuali più onerose rispetto a quelle attuali e può rinegoziarlo, per quale motivo volete impedirlo?
Credo si tratti di un emendamento di «buon tempo», se mi è consentito il gioco di parole per l'onorevole Buontempo, che lo ha illustrato precedentemente. Quindi, chiedo che venga votato e approvato.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti della classe V-G del Liceo scientifico Grassi di Lecco, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, anche io ritengo di richiamare tutti i colleghi ad un momento di riflessione sull'importanza di questo emendamento.
Non c'è dubbio che il programma che avete presentato agli italiani per chiedere la fiducia e il voto poneva al centro la Pag. 67famiglia e l'aiuto ai giovani che volevano realizzarne una. Quindi, cosa c'è di meglio? Come si può non considerare un aiuto significativo come quello che propone questo emendamento?
Come si fa, oggettivamente, a non prendere in considerazione la possibilità che il cittadino, come diceva bene il collega Consolo, possa rinegoziare? Dov'è la ragione? Non si capisce!
Nel sottolineare questo aspetto, faccio appello alla coscienza di tutti, soprattutto di coloro i quali si richiamano ai principi della socialità e vogliono tutelare i più deboli, affinché sia data una risposta significativa al problema mediante l'approvazione di un emendamento che è ragionevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Raisi, ha chiesto la parola dopo che avevo già indetto la votazione (Commenti dei deputati di Alleanza Nazionale). È la terza volta che accade: stavolta non posso che chiudere la votazione!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 254).
Prego i colleghi che desiderano intervenire di segnalarlo per tempo.
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fava 7.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, intervengo sul tema, più che sull'emendamento, innanzitutto per rivendicare all'opposizione un ruolo che non corrisponde a quello descritto nelle varie conferenze stampa o nelle varie dichiarazioni.
Tutto sommato, noi abbiamo proposto - mi riferisco agli emendamenti presentati a nome dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, e via dicendo - un numero limitato di emendamenti, la maggior parte dei quali non soltanto è in linea con alcune parti del decreto-legge in esame, ma ha addirittura carattere migliorativo. Lo preciso perché non posso accettare l'affermazione secondo la quale abbiamo fatto ostruzionismo e non siamo per la liberalizzazione. Io rivendico anche il cospicuo ruolo costruttivo che stiamo cercando di svolgere nell'esame del provvedimento, spesso senza ricevere ascolto, in alcuni casi, da parte della maggioranza.
Viceversa, sulla materia che stiamo esaminando (si tratta dei costi di estinzione dei mutui) stiamo trovando - debbo darne atto - un po' di ascolto. Ciò dimostra, a contrario, che se vi fossero stati, o se vi fossero nel prosieguo, un ascolto ed una disponibilità maggiori da parte della maggioranza, i termini del confronto politico sul decreto-legge in esame sarebbero stati, o potrebbero essere, sicuramente migliori.
Tengo anche a dire che quei pochi emendamenti nostri che state approvando non sono personali, ma sono stati presentati a nome dei gruppi di appartenenza: nel rivendicare il carattere politico della scelta, tengo a ribadire che non si è trattato di scelte di carattere personale.
Quanto al tema di cui ci stiamo occupando, è vero - e mi rivolgo al relatore - che i commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 prefigurano una forma di uscita per i mutui in essere; tuttavia, ciò non ci soddisfa, perché implica delegare intese al confronto tra l'ABI e le organizzazioni dei consumatori, i cui termini non riusciamo ad immaginare. Preciso anche che non consideriamo quella indicata come la via maestra dal punto di vista dell'intervento su materie delicate quali sono quelle dei mutui bancari e del rapporto tra banche Pag. 68ed utenza; però, nel momento in cui si entra in campo, e si utilizza un percorso che, probabilmente, su un piano puramente concettuale non è corretto, come abbiamo ribadito più volte, è giusto farlo tentando di non creare scompensi e disparità di trattamento.
Oggi ci troviamo di fronte alla seguente situazione: chi sta per contrarre un mutuo in questi giorni potrà godere della normativa che stiamo per approvare (per l'acquisto o la ristrutturazione di una casa; spero che nel prosieguo si possa dire altrettanto per quanto riguarda i mutui riferiti, ad esempio, ai laboratori dei piccoli artigiani, delle piccole imprese, dei commercianti, e via dicendo) e si vedrà sgravato del costo, che noi consideriamo improprio, relativo all'estinzione del mutuo medesimo.
Chi già ha un mutuo è costretto a subire la difficoltà di non poter godere di questa norma. Fermarsi alla riformulazione dei commi 5, 6 e 7 dell'articolo 7 può essere uno sforzo in più che, magari, non sarà quello degli emendamenti che abbiamo esaminato fino a questo momento. Noi abbiamo sottoposto altre due emendamenti e perciò approfitto di questo momento per intervenire anche sugli emendamenti successivi. Abbiano proposto questi emendamenti immaginando che vi sia una quantificazione del costo, parametrata ad esempio al costo di una rata di mutuo o all'abbattimento del 50 per cento e così via (chi più ha, più la tiri fuori). Tuttavia, questa non deve appartenere soltanto allo sforzo dei gruppi di opposizione, bensì anche al relatore e alla maggioranza se hanno interesse a procedere in questa direzione.
Esiste un problema: chi ha un mutuo oggi in piedi deve godere, secondo il nostro modesto avviso, di un vantaggio, dato per acquisito il fatto che i nuovi mutui hanno sicuramente recuperato qualcosa. Ci poniamo questo problema o ci fermiamo alla semplice enunciazione dei commi 5, 6, 7 di questo articolo 7 all'esame? A noi ciò sembra poco e, pertanto, chiediamo uno sforzo maggiore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, con questo emendamento miriamo ad estendere anche a chi paga mutui ancora lunghi il beneficio dell'eliminazione della penale. Il senso di questo è evidente.
Come è già stato sottolineato dal collega D'Agrò, dovremmo usare lo stesso principio che è stato usato per le assicurazioni: come per le assicurazioni, per cui si elimina facilmente la questione della durata decennale, possiamo fare altrettanto anche per le banche per i motivi che esporrò tra poco.
Adesso, vorrei precisare alcuni concetti. Con questo emendamento si interviene sul comma 3 dell'articolo 7, estendendo un beneficio a chi ha un mutuo ancora lungo da pagare. Ciò non toglie che per tutti gli altri esiste la possibilità - come è già stato giustamente detto dal relatore Lulli - che l'ABI, d'accordo con lei le associazioni dei consumatori, trovi una forma per limitare al minimo, e possibilmente azzerare, le penali. Pertanto, le due cose non si escludono a Vicenza... chiedo scusa, a vicenda... Mi è scappato «Vicenza», perché purtroppo, di questi tempi, è l'ombelico del mondo!
Scusate l'inciso (Applausi della deputata Paola Goisis). Dicevamo: non c'è alcun problema ad acconsentire affinché, per i muti lunghi ancora dieci anni, la penale possa essere eliminata. Per tutti gli altri, siamo favorevoli a considerare che con l'ABI e le altre associazioni si troverà un accordo. Quindi, non è vero che l'emendamento è penalizzante. Di sicuro esso è a favore di tutti coloro i quali hanno un mutuo ancora lungo, mentre per tutti gli altri c'è l'impegno per un minimo di penale per l'estinzione. Ciò è stato detto dal relatore e lo prendiamo per buono; allo stesso modo si è espresso il Governo e speriamo che accetti un ordine del giorno in tal senso. Ciò per chiarire che non è vero che l'emendamento sia peggiorativo. Infatti, esso interviene sul comma 3 dell'articolo 7, mentre il successivo comma 4 Pag. 69rimane in essere per tutti gli altri mutui. Questo è e questo rimane.
Ciò detto, non è assolutamente ammissibile il ragionamento per cui con un intervento che elimina le penali si abbiano conseguenza negative sul sistema bancario. Ora, noi non ce l'abbiamo con le banche in quanto tali, ma vogliamo ammettere che le banche si approfittano, per esempio, del fatto di non adeguare in tempo reale i tassi attivi e passivi? Su questo vogliamo essere chiari: l'anno scorso il tasso di sconto era del 2,5 per cento. Adesso è di un punto superiore. C'è stata anche una serie di incrementi in tempi molto rapidi. Succede che, quando c'è da adeguare il tasso passivo, le banche sono efficientissime e lo fanno immediatamente; invece, quando c'è da adeguare il tasso attivo, ci vuole sempre del tempo perché ci devono ragionare sopra.
È stato calcolato che questo giochino, da luglio a gennaio, ha fatto incamerare indebitamente al sistema bancario 1,3 miliardi di euro, che non sono bruscolini. Ora, con questi introiti potrebbero tranquillamente accollarsi l'eventuale minima perdita su una cifra che è comunque bassa. Ne parlavamo prima con il collega Della Vedova. Si parla del 5,5 per cento dell'ammontare dei mutui che vengono estinti anticipatamente. Quindi, non è una grande cifra. Siccome non è una grande cifra, riteniamo più che opportuno estendere la disposizione a tutti - non soltanto ai nuovi mutui, ma anche ai vecchi - per i motivi che abbiamo detto.
Quindi, ribadiamo che l'emendamento in sé non è peggiorativo, perché interviene sul comma 3. Al comma 4 rimane la possibilità - come è stato detto giustamente - di trovare una formula con l'ABI per limitare i danni. Il sistema bancario ha tranquillamente la possibilità di sostenere i costi, perché si tratta di una piccola entità dei mutui che vengono estinti anticipatamente. Abbiamo dato un esempio di come nei sei mesi precedenti, quindi non negli anni, il sistema bancario ha incamerato utili non dovuti. Pertanto, riteniamo sia giusto ed opportuno approvare questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, quando è partito questo Governo, si è scritto e si è detto: contrariamente al precedente Governo, questo sarà attento ai ceti più deboli, sarà quello più attento ai problemi sociali, quello più attento a garantire, per esempio, il diritto alla casa. Ora, chi chiede soldi alle banche per investimenti o per motivi speculativi non ha alcun interesse a cancellare i prestiti: chiede soldi perché fa buoni investimenti. Chi ha interesse ad estinguere un mutuo, in caso di aumento dei tassi? Sono i ceti più deboli, quelli che hanno contratto il mutuo per comprare la prima casa, quelli che hanno un reddito al di sotto dei 50 mila euro annui!
Allora, come fa questa sinistra, che si dice vicina agli interessi dei ceti più deboli, a voler impedire ciò ad un lavoratore che si è fatto i conti con la propria busta paga o con la propria pensione, stabilendo che può pagare un tot al mese per il mutuo? Se la cifra aumenta anche di 100 euro, quel lavoratore, quel pensionato non può più pagare il mutuo. Andate a vedere nelle aste bancarie chi sono coloro che si vedono messa all'asta la casa. Andate a vedere se è il capitalista o il lavoratore o il pensionato. Sono lavoratori e pensionati. E mi dispiace che a rappresentare il Governo sia l'onorevole Alfonso Gianni, considerata la pessima, incredibile posizione assunta dal Governo, perché da lui ho sempre sentito, almeno a parole, grande attenzione ai problemi sociali.
Cari colleghi, vorrei dire questo: la cosa più antipatica che si può fare in politica è essere più realisti del re, per un atteggiamento psicologico di servilismo verso il potere. Se mentre noi stiamo parlando, voi telefonate alle banche e chiedete... Scusi, Presidente, pregherei il rappresentante del Governo di ascoltare.
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Si possono fare due cose contemporaneamente!
Pag. 70PRESIDENTE. Prego il rappresentante del Governo di prestare maggiore attenzione.
TEODORO BUONTEMPO. Se si telefona.... Sta telefonando alle banche, mi fa piacere!
ALFONSO GIANNI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, al giornale!
TEODORO BUONTEMPO. Onorevole Gianni, se lei comunque avesse telefonato ad una banca, tra le grandi banche italiane, si sarebbe reso conto che le banche prevedono già nei contratti, a prescindere da questo provvedimento, la possibilità di estinguere il mutuo senza penale. È la concorrenza a livello europeo che impone ciò alle banche italiane. Ormai sono entrate sul mercato le banche europee: la Baybank, la Woolwich. Diverse banche europee sono venute in Italia. E sono loro a fare il mercato. Queste banche straniere che erogano mutui in Italia prevedono che si possa estinguere un mutuo, prima della sua scadenza, senza pagare alcuna penale! Per quale ragione, dunque, questo Governo e questa maggioranza devono superare perfino le banche nello speculare sulla povera gente?
Allora, santo Iddio, che cosa si chiede? Ricordo che, quando un mutuatario ha già versato la metà del capitale, egli ha restituito oltre l'80 per cento degli interessi! In altri termini, ha già pagato quanto si deve al sistema di usura bancaria presente in Italia, perché le banche incamerano gli interessi già con le prime rate!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Sto per concludere, signor Presidente.
Allora, se aumenta il tasso di interesse, così come sta già accadendo oggi e come succederà nei prossimi mesi, mi domando perché una persona, che magari si trova in condizione di non poter pagare un aumento della rata, non possa estinguere anticipatamente - grazie a prestiti di amici oppure vendendo qualcosa - quel mutuo, per non finire come quelle persone cui vengono sequestrate le case, per metterle all'asta, poiché non sono in grado di onorare i loro debiti?
Quindi, mi auguro che riusciate a trovare la formula più adatta.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Buontempo!
TEODORO BUONTEMPO. Vi invito a ragionare per trovare il sistema più adeguato affinché si possa estinguere un mutuo almeno dopo che sia trascorsa la metà del periodo di ammortamento, oppure sia stato rimborsato il 50 per cento del capitale, senza che si debbano pagare penali (Applausi del deputato Aracu)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, in precedenza mi ero rivolto a lei sperando che potesse intervenire. Mi rivolgo adesso al sottosegretario Alfonso Gianni, amico di tante battaglie condotte, nella passata legislatura, in Commissione lavoro.
Sottosegretario Gianni, lei è una persona che ha sempre dimostrato di essere sensibile alle problematiche della povera gente, qui ricordate, in maniera esemplare, dall'intervento del collega che mi ha preceduto. Ebbene, mi domando per quale motivo non si debba accogliere quanto il collega Lazzari ha affermato con buonsenso.
Se non vanno bene le proposte emendative presentate, possiamo modificarle oppure accantonarle; tuttavia, a mio avviso, occorre comunque tutelare chi oggi ha stipulato un mutuo e vuole recedere da esso, magari anche indipendentemente dalla sua volontà, perché non ha più la possibilità di pagare, poiché la rata è troppo alta. Ciò perché ritengo importante concedere tale facoltà.
Lei ricorderà, onorevole Gianni...
PRESIDENTE. La invito a concludere...
Pag. 71
CESARE CAMPA. ...con quanta attenzione in Commissione lavoro, nella scorsa legislatura, ascoltavamo il suo punto di vista, che si muoveva in tale direzione.
Cosa è cambiato improvvisamente? Lei, infatti, in questo Governo deve far prevalere quei principi che l'hanno contraddistinta e che contraddistinguono tuttora la sua parte politica. Si deve stare dalla parte della povera gente...
PRESIDENTE. Deve concludere...
CESARE CAMPA. Allora, invito tutti a fermarci un attimo e ad ascoltare la saggezza di un parlamentare anziano...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole!
CESARE CAMPA. ... che chiede di non verificare ciò con l'ABI, la quale molto spesso è dipinta da voi con...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Campa!
CESARE CAMPA. ... aggettivi inqualificabili! Dovete dimostrare di avere saggezza...
PRESIDENTE. Grazie...!
CESARE CAMPA. ...e di essere in grado di accogliere questo nostro invito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, penso che, quando si discuta del cittadino e dei costi che questi deve sopportare, ci voglia molta onestà intellettuale. Vorrei formulare, dunque, alcune precisazioni.
In primo luogo, vorrei sia chiaro a tutti che in questo caso, così come per altre parti del decreto-legge in esame, non stiamo parlando di liberalizzazione. Le liberalizzazioni, infatti, sono quei processi che introducono maggiore concorrenza in mercati dove non c'è, vale a dire dove esiste o un solo operatore oppure pochi soggetti, i quali sono in grado di determinare i prezzi. Mi riferisco, quindi, ai regimi di monopolio o di oligopolio.
Vorrei sottolineare, tuttavia, che non ci troviamo in uno di questi casi. Il settore finanziario, infatti, oggi si sviluppa in un regime di concorrenza, poiché gli operatori bancari presenti sul mercato sono numerosi ed i prezzi, quindi, vengono determinati in regime di libero mercato.
Noi stiamo intervenendo, invece, su contratti di diritto privato: infatti, da una parte vi sono le banche, che sono società private, e dall'altra vi è il cittadino.
Questo comporta due tipi di problemi, uno sostanziale ed uno formale. Il primo è quello sostanziale. Quando andiamo ad eliminare la penale sull'estinzione anticipata dei mutui, obblighiamo le banche a cambiare il proprio mix di raccolta e ad aumentare le proprie riserve. Ciò vuol dire che le banche oggi misurano la loro raccolta in base alla durata del loro impiego.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,40)
GIAN LUCA GALLETTI. Quindi, se l'impiego viene cambiato perché diventa insicuro nel tempo, le banche stesse dovranno accorciare i tempi di raccolta. Ma non è solo questo, perché esse saranno obbligate (sarà la Banca d'Italia ad obbligarle) ad aumentare le proprie riserve. Infatti, è possibile che tutti i clienti insieme (può capitare il caso) chiedano l'estinzione anticipata dei mutui e quindi dovranno avere i soldi in cassa per poter operare. Tutto questo comporterà maggiori oneri - ovvero interessi attivi più alti per le banche - che scaricheranno il costo sul cliente finale.
Allora la conseguenza di tutto questo sarà che alla fine non esisterà più la penale sui mutui, ma che i tassi obbligatoriamente aumenteranno perché le banche pagheranno di più la propria provvista. Pertanto, di fatto stiamo illudendo il Pag. 72cittadino sul fatto che vi saranno tassi minori. Non avverrà questo e nei prossimi mesi assisteremo, - in misura lieve se ci limitiamo soltanto ai mutui sulla prima casa, in misura più consistente se ampliamo la platea del nostro intervento - ad una lievitazione dei tassi di interesse.
Inoltre, come dicevo, esiste anche un problema formale. Se non agiamo in un regime di libero mercato, è chiaro che spetta allo Stato intervenire. Tuttavia, in un caso come quello che ci riguarda, in cui il mercato è libero ed esistono più operatori, lo Stato non ha alcuna potestà legislativa in merito alla determinazione del prezzo, perché essa è libera. Infatti, ha ragione l'onorevole Buontempo a rilevare che già alcune banche non applicano la penale sull'estinzione anticipata dei mutui. Tuttavia, ciò comporta un innalzamento del tasso di interesse. Quando entro in banca, contratto tutte le clausole con la banca, potendo scegliere una penale più bassa se so di avere molte possibilità di rientrare presto dall'onere del mutuo ed accettando anche un tasso di interesse più alto Viene quindi svolta una contrattazione.
In proposito il Parlamento non ha alcuna potestà legislativa di intervento, o almeno non l'avrebbe in linea teorica, perché in pratica la sta assumendo di autorità. Così facendo, tuttavia, esautoriamo chi ha davvero il potere di verificare se i contratti sono giusti o meno e corrispondono al mercato, ovvero l'autorità di vigilanza ed in questo caso la Banca d'Italia. Essa infatti ha il compito specifico di controllare, oltre che l'andamento equilibrato del sistema bancario, anche che i contratti siano equi nei confronti dei cittadini. Pertanto, stiamo sottraendo potere all'autorità di controllo, in questo caso la Banca d'Italia, attribuendolo al Parlamento. Sono d'accordo con quanto affermato all'onorevole Tabacci questa mattina sul fatto che si tratti di una strada molto appetibile; tuttavia, si sa dove essa inizia ma non dove finisce.
Nel caso specifico dei mutui in corso o ancora da sottoscrivere, anche voi, almeno stando alla formulazione della norma, prendete atto del fatto che il tasso di interesse è destinato a salire. Infatti, per quanto riguarda i contratti nuovi, affermate che non vi sarà più una penale, mentre per quelli vecchi che varrà una regola generale di riconduzione ad equità, tramite accordo tra l'ABI e il cittadino. Essa tuttavia non scatta automaticamente, ma solo in sede di negoziazione. In tale sede la banca chiederà al cittadino un tasso più elevato per togliere la penale. E quindi si rientra nello schema generale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi rivolgo al sottosegretario per pochi istanti in cambio della sua attenzione perché vivo queste realtà. In questo momento il punto fondamentale, per quanto riguarda il discorso sui tassi, è quello della concorrenza. Rispetto al momento in cui sono stati accesi i mutui, oggi ricorrono condizioni in genere migliori. Inoltre, dal momento che le aziende attraversano molti problemi, esse molto spesso accendono un nuovo mutuo che ne assorbe altri. Questi ultimi vanno ad estinguersi, permettendo tuttavia all'azienda di essere mutuata per un periodo più lungo di tempo e diminuendo di conseguenza il carico mensile degli interessi passivi.
È logico quindi che molto spesso le imprese tendano ad accendere nuovi mutui. Il pagamento della penale rappresenta un disincentivo ad utilizzare la concorrenza per poter accedere a nuove iniziative di carattere finanziario. Questo è profondamente sbagliato.
Prima sentivo dire che si arriverebbe ad un aumento dei tassi e questo è vero, ma è altrettanto vero che, siccome vi è maggiore concorrenza, le banche devono diminuire i loro spread tra i due tassi, attivo e passivo. Ciò fa parte di una realtà italiana molto più costosa rispetto alle banche degli altri paesi europei. Quindi, la possibilità di difendere meglio i cittadini, a mio avviso, deve essere portata avanti da questa Camera.Pag. 73
Ecco perché ritengo veramente assurdo non approvare una norma che consenta una maggiore tutela del cittadino, in questo caso oggetto di mutuo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, non posso che condividere tutte le argomentazioni sostenute dal collega Campa che dovrebbero indurre il Governo ad accettare questo emendamento.
Mi domando: cosa produce effettivamente questa soppressione di commi? Un ricorso alla retroattività? Ma il Governo l'ha abbondantemente applicata in tante altre occasioni! Cosa prevede in più l'emendamento depurato da questi commi? L'obbligo di rinegoziare. Dov'è la paura delle banche di rinegoziare con i clienti che chiedono di poter mettere in discussione la questione delle penali?
Veramente non capisco dove sia il grave pericolo che questo Governo intravede in una dizione del genere, che dà la possibilità alla gente di rinegoziare il tutto. Mi sembra una cosa così ovvia, di buonsenso, il cui rifiuto dimostra proprio una volontà che, anziché andare incontro alle famiglie povere e aiutare i giovani che devono formarsi una famiglia, evidenzia l'inesistenza di programma serio.
Colleghi, riflettiamo su questo aspetto! Abbiamo la possibilità di aiutare le giovani coppie e coloro che sono indigenti a ridiscutere quanto previsto. Ritengo si tratti di una condizione totalmente condivisibile, dunque vi invito ad esprimere un voto favorevole sul presente emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, intervengo perché si rischia un po' di confusione.
Intanto, il primo punto che vorrei chiarire - anche rispetto ad alcuni interventi che ho ascoltato - è che l'eliminazione di qualsiasi penale è prevista per tutti i nuovi contratti. Quindi, in questo caso, la discussione non riguarda i nuovi contratti.
La seconda questione riguarda il pregresso, rispetto al quale vi è una lobby trasversale, per cui neanche l'opposizione ha pensato di prevedere l'eliminazione della penale in tutti i casi. Vi è un motivo per cui a nessuno è venuto in mente di prevedere una eliminazione totale per il pregresso? In effetti, la tipologia di questi contratti aprirebbe contenziosi difficilmente ricomponibili - a differenza di quanto avviene per le assicurazioni - e gli emendamenti presentati dall'opposizione riguardano limiti che rischiano di diventare nocivi nella contrattazione stessa tra l'associazione bancaria e quella degli utenti. Di questo si tratta e per questo rischiano di essere peggiorativi!
Tra l'altro, la Banca d'Italia, entro trenta giorni - infatti in Commissione è stato accolto un emendamento in tal senso -, non solo deve definire, in caso di mancato accordo fra le due parti (la banca e le associazioni), quali sono i parametri, ma li deve addirittura stabilire in base ad un criterio di equità rispetto alla situazione corrente. Inoltre, il comma 7 precisa che chiunque, titolare di un mutuo, prima che si definisca l'accordo con l'associazione bancaria, e prima, dunque, che entrino in vigore le previsioni normative, voglia contrattare con la propria banca una condizione migliore può farlo. Non è obbligato a farlo sostenendo maggiori costi del mutuo e venendo, per così dire, gabellato. Può decidere liberamente, infatti, se accedere o non accedere ad una contrattazione senza il 'salvagente' previsto dalla legge.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 16,50).
MARILDE PROVERA. Dunque, non avendo alcuno il coraggio di sfidare il sistema giuridicamente preposto, che potrebbe mettere proprio i mutuatari più deboli - quelli cui si richiama con tanta Pag. 74enfasi l'onorevole Buontempo - nelle peggiori condizioni nell'ambito del contenzioso bancario, si affida all'autorità della Banca d'Italia il compito di stabilire delle condizioni di equità in mancanza di un accordo, che potrebbe essere eventualmente migliorativo, tra Associazione bancaria e associazioni dei consumatori. Oggi, le associazioni dei consumatori, vivaddio, un po' di peso, in questa nazione, ce l'hanno! In ogni caso, rimarrebbe pur sempre la Banca d'Italia a dover intervenire, vincolata ai detti criteri di equità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei anzitutto rivolgere al collega dell'UDC solo una breve considerazione. Egli, infatti, forse conosce poco la situazione economica dei cittadini che contraggono i mutui in Italia: fino ad ora, sono solo il 5,5 per cento quelli che ne chiedono l'estinzione anticipata.
Per le banche non dovremmo preoccuparci in alcun caso perché, in qualsiasi momento, esse cadrebbero in piedi.
Da parte nostra, ci fidiamo poco della Banca d'Italia e perciò chiediamo al riguardo norme ancora più dettagliate con tempistiche ben precise. L'emendamento in esame, che interviene sui commi 3, 5 e 7 dell'articolo 7, migliora, a nostro avviso, le disposizioni sull'estinzione anticipata dei mutui. Successivamente potrebbe divenire difficile controllare e sanare una situazione che per il cittadino potrebbe andare di male in peggio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fava 7.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 365
Astenuti 48
Maggioranza 183
Hanno votato sì 122
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 7.8 e Fedele 7.202, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Presidente...
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 412
Astenuti 1
Maggioranza 207
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 236).
Mi dispiace, collega Della Vedova, ma avevo già dichiarato aperta la votazione!
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Rava 7.6 e Fedele 7.203.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, invero è spiaciuto più a me che a lei che non avesse visto il mio braccio alzato per chiedere di parlare sugli identici emendamenti testé votati.
Vorrei ora svolgere qualche breve considerazione generale per poi soffermarmi sul contenuto puntuale degli emendamenti ora in esame. La considerazione più generale è che la discussione in corso rivela, a mio avviso, come l'impostazione seguita non solo, come chiunque può notare, non abbia nulla a che fare con le liberalizzazioni, ma sia anche sbagliata, perversa e Pag. 75destinata a produrre contraccolpi su tutto l'impianto di questo articolo e anche di questo provvedimento. Abolire le clausole penali per l'estinzione anticipata dei mutui è misura che sicuramente strappa unanimi applausi a tutti quanti abbiano acceso un mutuo; ma si tratta di una reazione del tutto superficiale.
Tra le molte considerazioni che si possono ancora fare, ne voglio sottolineare due in particolare. L'opzione del recesso anticipato, che esiste - ha ragione il collega Buontempo - solo in Italia, ha ovviamente un costo, come tutte le opzioni di tale tipo. Altrove non vi sono opzioni di questo tipo, ma i tassi, se paragonati a quelli di tutti gli altri mercati finanziari, sono più alti: ciò vale per gli Stati Uniti e per molti paesi europei. L'unico effetto certo che questo provvedimento produrrà sarà l'innalzamento di tutti i tassi. Infatti, gli istituti di credito, dovendo rinunciare a questa clausola, che ha una sua razionalità economica «cartesiana», necessariamente si rifaranno sui consumatori, aumentando i tassi.
L'effetto sarà, considerando che mediamente, come diceva il collega intervenuto in precedenza, solo il 5,5 per cento delle persone recedono anticipatamente dal mutuo, che si avrà un vantaggio per questo 5,5 per cento, che potrebbe anche diventare il 10 per cento, ma si registrerà uno svantaggio certo per il restante 90-95 per cento.
Casomai, se il Governo avesse voluto fare qualcosa di sua stretta competenza, senza interferire pesantemente creando pericolosi precedenti nelle dinamiche di mercato, avrebbe potuto intervenire sulla leva fiscale, eliminando lo 0,25 per cento di imposta sostitutiva che deve pagare chi accende un mutuo per la prima casa. Forse lo Stato avrebbe fatto bene a rinunciare a tale misura. Ma poiché ci si è infilati in questo ginepraio, convinti che strappare l'applauso di un momento da parte degli utenti dei telefonini o degli utenti dei mutui valga molto più che non creare responsabilmente e strutturalmente condizioni mercato in grado di avvantaggiare davvero tutti i consumatori - e credo che per i mutui abbia fatto molto di più il Governo precedente, cominciando ad aprire alla concorrenza internazionale il mercato del credito italiano, che non l'intervento dirigista che oggi ci proponete e che avrà solo contraccolpi negativi -, va considerato che vi sono banche che, in virtù di una logica concorrenziale, già propongono mutui senza la penale in caso di estinzione per l'acquisto della prima casa. Quindi, anziché premiare coloro che, nel mercato, offrono il meglio ai consumatori, li si penalizzerà con l'adozione di questa misura.
Detto questo, è chiaro che, se la logica entro cui ci si muove è quella dirigista, burocratica e antimercato, che vuole lo Stato dei consumatori come surrogato della lotta di classe, ci si trova a dover affrontare questioni quali quella affrontata da questi emendamenti.
Si tratta di evitare di creare disparità di trattamento tra chi ha un mutuo in essere e chi accede ad un nuovo mutuo: vi sarà infatti la solita «tagliola» della data di entrata in vigore del decreto-legge, in modo che chi ha stipulato il mutuo il giorno prima avrà la clausola penale nel caso di estinzione anticipata e chi lo stipula dodici o ventiquattro ore dopo non avrà tale clausola, non per scelta del mercato, ma per scelta del ministro Bersani, con i rischi di impostazione «cháveziana» che questo provvedimento presenta.
Per questo motivo, credo che gli identici emendamenti in esame abbiano una loro razionalità; in un contesto economicamente irrazionale, hanno una loro razionalità e pertanto preannuncio su di essi il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, comprendo la «rincorsa» tra i colleghi - ed anche tra i gruppi - a tentare di ridimensionare il ruolo delle banche nel nostro paese. Registro che nella scorsa Pag. 76legislatura mi è capitato spesso di svolgere su questi temi una battaglia, ahimè, molto solitaria, ed ora debbo constatare come sia desiderio del Parlamento entrare addirittura profondamente nel merito di accordi tra privati. Invece di rafforzare il ruolo delle Autorità indipendenti, semmai richiamando la Banca d'Italia alla sua funzione più penetrante, ossia quella di vigilare sulla trasparenza del mercato bancario e mettere i cittadini in condizione di confrontare i prodotti bancari tra di loro, vi è la pretesa di entrare nel merito dei contratti.
Questa mattina ho avuto modo di dire che, prendendo questa strada, non si sa dove si andrà a parare: non c'è dubbio che essa sia molto pericolosa.
Credo che il ministro Bersani sia incorso in qualche eccesso. Nella passata legislatura - tutti ricordiamo l'estate dei «furbetti del quartiere» - c'era una grande difficoltà a parlare di questi argomenti tenendo la schiena dritta. Tuttavia, mi pare che ora si voglia entrare troppo nel merito.
Tra l'altro, mentre stiamo discutendo di questi temi, fuori da qui il sistema bancario italiano ha deciso di ricomprare per l'ennesima volta la Telecom. Stanno accadendo fatti di potere di proporzioni rilevanti! Il fatto che i principali gruppi bancari siano intenzionati a riacquistare la Telecom è un problema che interessa le tasche dei cittadini italiani. È chiaro, infatti, che ciò avverrà a scapito dei consumatori finali, i quali continueranno a pagare per le bollette telefoniche un prezzo maggiore rispetto a quanto dovuto.
Un sistema che funziona bene ha bisogno di poggiarsi su Autorità indipendenti che abbiano un compito proprio, diverso da quello del Parlamento. Un sistema che funziona male rimanda il Governo ad un'antica nostalgia per i tempi in cui lo Stato gestiva tutti questi servizi: quelli bancari, quelli assicurativi, le autostrade, l'energia elettrica, il gas.
È una strada sbagliata: occorre riconsiderarla e trovare un punto di equilibrio. Il Governo non si avventuri su questa strada! Il Parlamento stabilisca le regole del gioco e, all'interno di questo sistema, le Autorità indipendenti facciano gli interessi dei consumatori finali!
Questo è il modo in cui un paese ordinato può andare avanti ed attrarre investimenti dall'estero. Il tema della fusione tra Autostrade e Abertis è ancora di fronte ai nostri occhi: è chiaro che occorre creare le condizioni per rendere appetibile il nostro mercato (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, l'articolo 7 e gli emendamenti in esame evidenziano, anche alla luce del dibattito parlamentare che si è svolto, un aspetto che vorremmo mettere in evidenza. Questo decreto-legge è stato presentato all'opinione pubblica come un provvedimento di liberalizzazione, che, al di là della terminologia, sulla questione dei rapporti tra i consumatori e le banche avrebbe portato ad una limitazione dello strapotere delle banche (parte forte) e ad una maggiore tutela dei consumatori (parte debole). A questo principio si ispira la disposizione, che vuole cancellare le clausole penali in tema di estinzione anticipata dei mutui. Peccato che ciò non corrisponda assolutamente alla verità. Infatti, le disposizioni vanno lette secondo un combinato disposto, le une con riferimento alle altre.
Oggi non ha senso dire che si limita il potere delle banche (parte forte) nei confronti dei consumatori (parte debole), stabilendo la nullità delle clausole penali in caso di estinzione anticipata dei mutui, quando dall'altra parte lo strapotere e la posizione di monopolio delle banche nel mercato vengono potenziati, perché ad esempio tutti i pagamenti e le prestazioni sopra i cento euro devono essere effettuati con bonifico bancario. Ciò non migliora la situazione dei consumatori e non riduce la posizione di monopolio delle banche nel mercato; anzi, visto che oggi parliamo di Pag. 77liberalizzazioni, tale posizione ne risulta rafforzata. Lo stesso possiamo dire rispetto a tutti i pagamenti che si effettuano con il modello F24, tutte le tasse ormai devono essere pagate accedendo al circuito bancario.
Anche per i pagamenti più semplici, vi è l'obbligo di entrare sempre nel circuito delle banche. Occorre dire queste cose, perché bisogna dissipare il fumo negli occhi dei cittadini e dei consumatori: è stato, infatti, detto che questo Governo intendeva tutelare la parte più debole e colpire quella più forte. Questo Governo, con questo provvedimento come con altri, si pone invece l'obiettivo principale di rafforzare chi è già forte e la dimostrazione di questa impostazione si rinviene anche in questo articolo.
Sono d'accordo quando si afferma l'intenzione di cancellare la penale in caso di estinzione dei mutui, ma perché limitare tale possibilità ai mutui accesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, senza estenderla agli altri, sia pure con i limiti e le garanzie da individuare in sede di dibattito parlamentare? Perché, inoltre, non estendere la possibilità di estinguere i mutui senza penalità anche al mondo delle imprese? Forse le piccole e medie imprese rappresentano la parte forte nel rapporto con le banche oppure sono da considerare anch'esse alla stregua dei consumatori, quindi una parte debole da tutelare con preferenza?
Queste sono alcune delle considerazioni che abbiamo voluto evidenziare in questo dibattito parlamentare; cerchiamo anche di spiegarle ai cittadini, perché a loro non vada soltanto fumo negli occhi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, non vorrei che da questo dibattito alla fine esca fuori che gli unici privilegiati sono quelli che contraggono i mutui!
Sarebbe auspicabile rimetterci al controllo della Banca d'Italia, come ha affermato l'onorevole Tabacci e forse qualcosa sta già avvenendo, ma da Sindona a Calvi ai cosiddetti furbetti del quartierino, mi è sempre sembrato che il vertice della Banca d'Italia fosse molto distratto quando si trattava di tutelare il cittadino comune.
Spesso si è utilizzato il denaro pubblico, come se si accedesse liberamente ad un bancomat, tanto che molte persone sfaccendate dall'oggi al domani sono diventate dei grandi finanzieri, ma alla fine, nel loro processo di crescita e di emancipazione, ci hanno rimesso la pelle in carcere o sul ponte di Londra! Evidentemente spesso il sistema di distrazione bancaria ha creato dei prestanome e per tale motivo il nostro paese è entrato spesso in crisi dal punto di vista finanziario.
Non sono né liberale né liberista dal punto di vista del riferimento ideologico, ma coloro che lo sono e vi fanno riferimento mi devono dire in quale paese europeo si pretendono le garanzie che si chiedono in Italia per l'accensione di un mutuo? In Olanda, in Svezia, in Inghilterra non si prevedono queste condizioni. In Italia se non si portano alcuni beni (una, due, tre case) a garanzia è difficile contrarre mutui! Le banche degli altri paesi europei non prevedono nemmeno la penale per l'estinzione dei mutui.
Ci si confronta spesso con i paesi europei, ma poi non si sa o si vuole far finta di sapere che negli stessi vi è un sistema più moderno da imitare! Quando il cittadino vuole cancellare un mutuo, a prescindere dagli anni in cui ha versato il denaro questo deve avvenire senza pagare alcuna penale! Questa non si paga in nessun altro paese, perché - ripeto un concetto espresso prima - nei primi anni sono stati già pagati gli interessi. Quindi, per i mutui ventennali dal settimo anno in poi si restituisce solo il capitale e non è concepibile che uno che voglia estinguere non gli interessi, ma il capitale che deve restituire, debba pagare una penale perché lo restituisce.
Moltissime banche europee stanno utilizzando un sistema diverso per i ceti più deboli: fanno pagare gli interessi senza restituzione iniziale del capitale. In pratica si contrae un mutuo e per i primi anni, Pag. 78per abbattere la rata in modo da far accedere ai mutui i ceti deboli e quelli medi, non si restituisce il capitale, ma si paga solo l'interesse ed in qualsiasi momento o in parte o totalmente il cittadino può estinguere anche il capitale. In altri termini negli altri paesi il cittadino che abbia contratto un mutuo può abbattere la quantità di capitale da restituire, in modo di pagare di meno quando arriverà il momento del riscatto finale. In tutti gli altri paesi europei esiste questo sistema, ma molte banche straniere stanno praticando queste regole anche in Italia.
Cari colleghi, il problema della casa non si risolve con una fantomatica edilizia pubblica, che investe denaro senza che le case vengano costruite o magari, quando vengono costruite, presentano dei costi di gestioni spaventosi. Bisogna fare in modo che il cittadino possa comprare, ove possibile, la casa diventandone proprietario, perché così la paga, la cura e la gestisce senza costi per la collettività.
La penale che si paga per l'estinzione dei mutui è una rapina bancaria, che viene compiuta con il supporto del Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, prima da parte della maggioranza si è ricordato che mantenere il numero legale è compito dell'intera Assemblea, quindi maggioranza ed opposizione. Ho fatto i conti e la maggioranza è presente in Aula con circa 165 deputati, quindi è da più di un'ora che l'opposizione mantiene responsabilmente il numero legale.
Mi chiedo, però, se noi dobbiamo continuare a mantenere il numero legale per fare approvare provvedimenti lesivi anche della dignità delle persone. Non è assolutamente possibile continuare in questa direzione! Abbiamo chiesto di poter valutare alcuni emendamenti e di poter avere un confronto ed avere magari la soddisfazione di vedere accolte alcune proposte di buon senso. A me sembra che invece il buon senso non vi sia. Possiamo continuare con questa storia dei mutui all'infinito? Non possiamo continuare a dire che non si può inserire la retroattività! Bisogna assolutamente fare ciò che prima ricordava anche il collega Uggè con molto buon senso!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 7. 6 e Fedele 7. 203, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 391
Maggioranza 196
Hanno votato sì 142
Hanno votato no 249).
Prendo atto che il deputato Delfino non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lazzari 7. 204.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Presidente, su questa materia mi rivolgo soprattutto al relatore, perché noi avevamo impostato un ragionamento, che in gran parte è venuto a cadere. Avevamo accettato, anche contro la nostra impostazione culturale, di intervenire sul costo dei mutui in corso. Vedo che non vi è stato ascolto su questa parte e quindi cade questo intervento d'autorità, che avrebbe dovuto fissare dei parametri attraverso i quali stabilire la riduzione della penale.
Restano in piedi il comma 5 e il comma 6: avevamo predisposto un emendamento soppressivo di entrambi, perché siamo contrari alla previsione di andare quasi con la mano tesa di fronte all'ABI, per chiedere il favore di aiutarci a ridurre il costo di estinzione anticipata del mutuo, Pag. 79per giunta inserendo anche una contrattazione con le associazioni dei consumatori, con tutto quello che significa anche questa introduzione di un nuovo soggetto, che diventa quasi un livello istituzionale, che si siede per contrattare sui mutui.
Tutta questa parte non ci convince minimamente, né sul piano concettuale, né su quello della prospettiva di risultato. Siamo convinti infatti che i soggetti che siederebbero a contrattare abbiano una disparità di forze talmente evidente, che la conclusione di questa trattativa sarebbe praticamente nettamente in favore dell'interlocutore forte, che in questo caso sarebbe l'ABI. Peraltro, vorrei rispondere alla collega Provera, la quale addebita a noi di non aver compiuto certi passi, che forse dimentica di far parte di una maggioranza, che sostiene un Governo che forse in questa materia non tiene in nessuna considerazione i deputati che lo sostengono, ma questa non è colpa nostra!
Mi rivolgo quindi al relatore, perché in realtà neanche noi nell'attuale formulazione condividiamo l'emendamento soppressivo, che da parte nostra resta in piedi. Noi però non abbiamo la facoltà di modificare una nostra proposta, mentre il relatore ha questa capacità. Noi consideriamo più utile, anche sulla scia di quanto affermato dall'onorevole Tabacci poco fa ed anche da molti di noi prima, mettere in campo direttamente la Banca d'Italia per dirimere, sulla materia dei mutui in corso, la questione relativa all'entità del costo e della riduzione e così via, piuttosto che scimmiottare una trattativa con l'ABI, che rischierebbe di concludersi male, quindi sarebbe invocato l'intervento della Banca d'Italia, creando così una specie di circuito vizioso, alla fine del quale - sono più che tranquillo - i mutui continuerebbero a costare, così come costano oggi.
Chiedo allora al relatore se se la sente di formulare la modifica di questi due commi 5 e 6 dell'articolo 7, per centrare un emendamento esclusivamente sulla Banca d'Italia, come interlocutore fondamentale in una controversia sui mutui esistenti. Se lo ritiene, presenti un emendamento e noi saremo pronti a prenderlo in considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. L'emendamento in oggetto richiama l'intervento che il collega Tabacci ha pronunciato poc'anzi. Rispetto anche alle sue considerazioni, vorrei ricordare che nella precedente legislatura gli scandali finanziari hanno costretto il Parlamento ad occuparsi del rapporto tra banche e imprese e tra banche e cittadini. Purtroppo, da quelle vicende non si è riusciti ad uscire con una soddisfazione per tutti i risparmiatori, ma certamente il legislatore ha fatto la sua parte. Da quella riforma è nata una vigilanza per finalità non completa, che ha riformato le Autorità che vigilano sul mercato finanziario. In particolare vi è stata la riforma importante delle funzioni della Banca d'Italia, sottraendo alla stessa le competenze relative alla concorrenza, perché esse rappresentavano un conflitto di interessi, e consegnandole quindi all'Antitrust, e rafforzando i poteri della Consob, mettendo la Banca d'Italia con il nuovo Governatore in condizione di addivenire ad una riforma, che ha riportato la collegialità delle decisioni ed una nuova forte autorevolezza della Banca d'Italia.
Diciamo tutto questo, perché i due commi 5 e 6 dell'articolo 7 del decreto-legge mettono in condizione l'ABI, che è un'associazione di imprese, e le associazioni dei consumatori di assurgere ad un ruolo istituzionale.
Nulla di male, ma si scavalca la funzione stessa della Banca d'Italia, che è richiamata qualora non vi fosse un accordo tra le parti, cioè tra ABI ed associazione dei consumatori. Quindi, l'emendamento, per forza di cose, taglia un po' come una mannaia i commi 5 e 6. Comunque, credo che, al di là dell'emendamento soppressivo - che, quindi, ha la funzione di porre la questione -, si potrebbe immaginare che restasse in vita Pag. 80solo la parte del comma 6 relativo alla misura della penale che sia individuata appunto dalla Banca d'Italia, perché il ragionamento che faceva prima il collega Tabacci è condivisibile, posto che l'autorità indipendente deve avere la possibilità e l'autorità di essere arbitro, perché in questo caso le associazioni dei consumatori assumerebbero un ruolo che è nettamente superiore a quello che viene loro attribuito per legge, diventando addirittura soggetti attivi nella firma di contratti vincolanti per tutta la platea dei consumatori e dei risparmiatori.
Anche sulle associazioni dei consumatori varrebbe la pena di avviare un'azione di riforma perché la maggioranza continua a ritenerle soggetti istituzionali in virtù di una norma che li mette, in maniera riconosciuta, al tavolo del Ministro delle attività produttive, oggi dello sviluppo economico, e che loro assegna anche consistenti finanziamenti. Il problema è che le norme che regolano la possibilità di istituire un'associazione dei consumatori sono piuttosto lacunose. Quindi, che queste associazioni, non solo con il provvedimento in esame, ma anche attraverso quello relativo alla class action, assumano parte attiva - quindi, non solo di attività promozionale della concorrenza e della tutela dei consumatori, ma anche un'attività istituzionale -, è un fatto sul quale vale la pena di riflettere prima di legiferare, anche per comprendere quali siano effettivamente i rapporti tra le organizzazioni sindacali, le associazioni dei consumatori, i soggetti di questo tipo di attività.
In ogni caso, con questo emendamento sottoponiamo all'Assemblea la necessità di ragionare per consentire alle autorità indipendenti, in questo caso la Banca d'Italia, di avere piena facoltà e possibilità di intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, vorrei fare due considerazioni a partire da questi emendamenti e voglio rifarmi ad alcuni degli ultimi interventi svolti dai colleghi Saglia, Tabacci e Della Vedova. Io penso che nelle norme, che attengono ai contratti bancari fra creditori e clienti, ci sia sicuramente il segno di una inadeguata evoluzione sia del nostro sistema bancario, sia della capacità delle authority, che in questo settore hanno la competenza di svolgere fino in fondo il compito di tutela della concorrenza, della trasparenza e, quindi, degli interessi della massa dei cittadini utenti del sistema finanziario.
Non c'è dubbio che, se fossimo in presenza di una compiuta capacità di questi organismi e di un equilibrio di rapporto effettivo fra il potere bancario e questi organismi di vigilanza, non ci sarebbe bisogno di interventi legislativi come quelli che stiamo esaminando. Quindi, voglio dare atto che, in termini di principio, tocchiamo un tema «caldo», un tema in cui misuriamo ancora l'immaturità dell'evoluzione del nostro sistema finanziario e della capacità delle istituzione pubbliche di svolgere le funzioni regolatorie adeguate. Voglio però ricordare - l'ha fatto prima l'onorevole Tabacci - che noi abbiamo alle spalle un quinquennio in cui gli scandali finanziari sono stati all'ordine giorno e in cui abbiamo misurato giorno per giorno l'abuso della gran parte delle istituzioni creditizie nei confronti della clientela più debole; inoltre, l'inadeguatezza di quella gestione e di quella fase della Banca d'Italia l'abbiamo criticata apertamente nelle relazioni del Parlamento, nelle Commissioni di indagini e di lì abbiamo messo in moto quel processo di riforma tutt'altro che compiuto. Voglio anche ricordare proprio all'onorevole Saglia che, nel corso delle fasi successive all'emergere degli scandali finanziari, si è evidenziato un ruolo, di fatto, non stabilito dalla legge, delle associazioni di tutela e di rappresentanza dei consumatori.
Diversi istituti bancari, infatti, anche se non tutti, dopo l'emersione degli scandali e prima dei pronunciamenti dei tribunali hanno concluso, con alcune associazioni di consumatori, accordi che hanno consentito di riparare, in parte, ai danni subiti da Pag. 81questi ultimi a causa della vendita di prodotti scadenti effettuata da alcuni istituti, in violazione di qualsiasi etica. In qualche modo, si è risarcito, almeno in parte, il danno ai consumatori. Quindi, quando si fa riferimento alle associazioni dei consumatori si richiama una prassi che, nei fatti, già si è affermata. Ritengo che non stiamo istituendo ope legis una sorta di nuova funzione in capo all'associazione dei consumatori, operazione che richiederebbe una elaborazione e una riflessione molto serie. Dal momento che si è riusciti a limitare i danni per i consumatori nella fase più calda degli scandali finanziari proprio grazie al ruolo svolto da queste associazioni, noi intendiamo semplicemente affermare la necessità di riconoscere loro uno spazio in un periodo di transizione, nel quale è necessario mediare tra i vecchi contratti e la nuova normativa.
Ritengo che questo impianto normativo, nel suo complesso, sia difendibile e che la norma di chiusura, che invoca l'intervento della Banca d'Italia la quale, in ultima istanza, ha il dovere di ricercare una soluzione nel caso non intervenga alcun accordo tra le parti, consenta di interpretare tutta la disciplina con una certa tranquillità, quanto alla tutela dell'interesse dei consumatori
Confermo, quindi, il mio apprezzamento per il complessivo impianto normativo elaborato dalla Commissione, ma ribadisco che stiamo toccando nervi scoperti, perché ancora esiste uno squilibrio di potere troppo marcato tra le banche e la massa delle famiglie consumatrici e delle piccole imprese che ricorrono al credito. Inoltre, sussiste ancora una inadeguata capacità di penetrazione e di controllo da parte delle istituzioni. Preferirei che fossero l'antitrust o la Banca d'Italia o la Consob ad affermare che questo tipo di contratto non è sufficientemente equo, trasparente ed equilibrato, piuttosto che il ministro per lo sviluppo economico. Tuttavia, mi rendo conto che, in questa fase, dobbiamo ricorrere ancora ad una tutela di tipo legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'emendamento Lazzari 7.204 ci dà la possibilità di effettuare una valutazione attenta dell'articolo 7, commi 5 e 6. Non ripeterò le valutazioni già svolte dal collega Saglia e nemmeno le argomentazioni illustrate, in maniera diversa, dal collega Turci. Esprimo soltanto alcune personali considerazioni riguardo all'emendamento in esame e alla sua formulazione. Il presentatore ha rivolto al relatore un invito a verificare se effettivamente sia possibile modificarlo, nel senso di sostituire alla proposta di soppressione dell'articolo 7, commi 5 e 6, la proposta di soppressione esclusivamente dell'articolo 7, comma 5. Forse, questo ci pone nella condizione di recuperare il dibattito che si è svolto nella precedente legislatura riguardo ai compiti assegnati alla Banca d'Italia quale autorità regolatrice. Dobbiamo essere molto attenti perché - è vero - si toccano nervi scoperti ma ci sono anche alcuni aspetti contraddittori. Infatti, si assegna all'Associazione bancaria italiana e alle associazioni dei consumatori il compito di definire le regole generali di riconduzione ad equità dei contratti di mutuo in essere. Ho la sensazione che, in tal modo, svolgiamo un lavoro intermedio che non ha significato e dilazioniamo la soluzione, anziché affermare un principio chiaro. Infatti, la norma prevede, al fine di realizzare compiutamente il disegno dell'estinzione anticipata dei mutui immobiliari, il trasferimento nell'ambito di una nuova contrattazione, dilazionata nel tempo, la sistemazione delle cosiddette vertenze e, in modo particolare, la definizione della responsabilità in capo alle banche.
Pertanto, se il relatore è d'accordo, noi saremmo dell'avviso di mantenere la parte dell'emendamento presentato, volta alla soppressione del comma 5, per andare ad occuparci direttamente del comma 6; ciò, comunque, considerate tutte quelle attenzioni da prestare a questo tema.Pag. 82
Sappiamo perfettamente che, in qualche misura, l'azione di Governo entra a gamba tesa - per così dire - sulle cosiddette agenzie regolatorie indipendenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, su questa tematica la posizione della Lega Nord è stata abbastanza chiara, sin da quando abbiamo iniziato a discutere di questo provvedimento.
Se di penalità si deve parlare noi, per parte nostra, parliamo di estinzione della stessa; in proposito, abbiamo presentato degli emendamenti che vanno ben oltre i mutui che verranno stipulati da oggi in poi, poiché agiscono anche in maniera retroattiva. Non abbiamo compreso le motivazioni della maggioranza e del Governo secondo cui è stata negata questa possibilità.
Le classiche motivazioni portate dal Governo nel momento in cui non vengono accettati gli emendamenti sono relative al gettito, alla copertura, ma sappiamo che in questo caso non sussistono.
Per quanto riguarda le motivazioni di retroattività, da quando ha avuto inizio questa legislatura i provvedimenti del Governo sono intervenuti varie volte a gamba tesa sui periodi precedenti. In riferimento ai contribuenti, ad esempio, faccio presente il cambiamento delle regole del gioco, praticamente a partita già finita, sugli anni d'imposta precedenti. Sono stati sempre derogati tutti i diritti stabiliti dallo statuto del contribuente, quindi non vale il discorso della retroattività, come si è visto anche per quanto concerne le assicurazioni.
Quindi, la nostra azione era guidata da una logica che mirava a togliere queste penali anche per i mutui in essere, magari in periodi predefiniti e chiari: era questo l'obbiettivo degli emendamenti presentati dal nostro gruppo.
La posizione del Governo e della maggioranza è priva di motivazioni legate al gettito e alla retroattività, quindi siamo giunti alla conclusione che vi è una certa attenzione verso il mondo bancario e verso gli interessati a questi provvedimenti per la parte bancaria e finanziaria.
A dire il vero, il fenomeno si era già estrinsecato in altri provvedimenti approvati: in merito ad una legge approvata nei mesi scorsi ricordo che, solo grazie all'intervento del gruppo della Lega Nord, si riuscì a modificarne l'aspetto relativo alla valutazione del rating. Se vi ricordate, trattammo un provvedimento che parlava della valutazione del rating, cioè del merito di credito degli intermediari creditizi sulle imprese. Vi era una disposizione che recepiva una direttiva comunitaria secondo cui il merito di credito che valutano le banche deve essere pagato dal cliente; era cioè il cliente che doveva pagare la valutazione del rating che la banca faceva al cliente stesso.
In quel caso, solo attraverso una grande discussione con il Governo, che si rimise all'Assemblea di fronte a questa iniquità - come la chiamammo -, si riuscì a modificare la disposizione ricordata.
Comunque, tutto ciò era sintomatico dell'impostazione del Governo in materia di banche, di clienti che anche oggi ha mostrato uno dei suoi aspetti. Quindi, trovarsi adesso a discutere della soppressione o meno di commi, ci pare quasi un palliativo; invece, si dovevano recepire i nostri emendamenti per attribuire un reale vantaggio ai consumatori.
Tra l'altro, il pensare che le associazioni bancarie e le associazioni dei consumatori debbano cercare di trovare la soluzione migliore per i mutui in essere e per un accordo, non vorremmo portasse ad un'istituzionalizzazione di certe associazioni, quasi che avessero dei compiti normativi.
Quindi, su questi aspetti siamo prudenti. D'altra parte, la mancata previsione della rinegoziazione dei mutui in essere è un altro aspetto da valutare.
Per questi motivi, la Lega Nord si asterrà sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Franzoso. Ne ha facoltà.
Pag. 83PIETRO FRANZOSO. Signor Presidente, credo che mai come in questo caso vi sia la necessità che il Governo ed il relatore manifestino un po' di buona volontà. Mai come in questa occasione si può andare incontro all'esigenza di parità tra mutuatari e mutuanti. In sostanza, oltre a proporre la soppressione dei commi 5 e 6 dell'articolo 7, l'emendamento in esame vuole dare la possibilità di rinegoziare un mutuo in corso, atteso che colui il quale ha stipulato un mutuo a tasso variabile soggiace, oggi, alle direttive della BCE. Allora, parità di comportamento: laddove vi dovesse essere un abbassamento del tasso, occorrerebbe consentire al cittadino ed all'impresa di rinegoziare il mutuo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PIETRO FRANZOSO. ... senza applicazione di penalità.
Almeno in queste piccole cose cerchiamo di mettere sullo stesso livello gli interessi del cittadino e quelli delle banche (che comunque sono sempre garantiti)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, ho già accennato in precedenza ai due aspetti di grande rilevanza che l'emendamento in esame affronta: il primo è quello della retroattività (come ha giustamente rilevato l'amico Campa); il secondo è la possibilità della rinegoziazione, elemento di grande civiltà che dà alle imprese ed ai cittadini la possibilità di recarsi in banca a ricontrattare il tutto. Non si vede il motivo, non si sa quale sia l'elemento che osta a dare ai cittadini la possibilità di ricontrattare condizioni divenute particolarmente onerose.
Ancora una volta, mi rimetto alla capacità di comprensione ed alla volontà di tutelare le classi meno abbienti, affinché si intervenga per porre rimedio ad un grave errore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, interverrò a titolo personale perché il regolamento lo prevede, ma vorrei parlare a nome di tutti coloro i quali sono in attesa di vedere che il provvedimento vada in loro favore.
Meraviglia che, da parte della maggioranza, siano state dette le stesse cose che ha detto poco fa, con molto buonsenso, il collega Uggè, perché, alla prova dei fatti, si vota contro l'emendamento in esame! Mi sembra che il collega Lazzari, riprendendo quanto detto in precedenza ed anche poco fa dal collega Uggè, ci inviti a sfruttare la possibilità di rivedere, di riformulare, di cogliere quello che, nella sostanza, è il sentimento di tutto il Parlamento: anche dagli interventi di autorevoli rappresentanti della maggioranza abbiamo capito che c'è condivisione su questo argomento.
Signor Presidente, fermiamoci, riformuliamo, cancelliamo questi ...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CESARE CAMPA. ... commi 5 e 6! Non suoni soltanto il campanello per mandarci a casa, signor Presidente, ma faccia qualcosa in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, devo essere onesto e chiaro: c'è un punto di dissenso che non ci consente di lavorare ad un'eventuale riformulazione. Sulla possibilità di riconoscere un ruolo alle associazioni dei consumatori riguardo alla conduzione di una trattativa con l'Associazione bancaria c'è un punto di dissenso. Naturalmente, può essere opinabile: è giusto.
L'unica cosa che osservo è questa: è del tutto evidente che un ragionamento rimane Pag. 84aperto e non vi è ancora una soluzione soddisfacente dal punto di vista dell'ordinamento e, più che delle istituzioni, della cultura in generale del nostro paese, con riferimento al ruolo delle authority rispetto al mercato. Siamo assolutamente d'accordo sul fatto che non è responsabilità di quella o di quell'altra authority, ma si tratta di un clima culturale generale.
Tuttavia, vorrei osservare che le associazioni dei consumatori possono svolgere un ruolo nella costruzione di una cultura del mercato regolato che punti a trovare un'equità che credo vada incoraggiata.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Presidente, vorrei sapere se l'emendamento in esame può essere votato per parti separate, nel senso di votare distintamente la soppressione dei commi 5 e 6 dell'articolo 7.
PRESIDENTE. Onorevole D'Agro, il comma 6 dell'articolo 7 inizia con le seguenti parole: «In caso di mancato raggiungimento dell'accordo di cui al comma 5». Pertanto, non è possibile votare l'emendamento per parti separate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lazzari 7.204, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 379
Astenuti 35
Maggioranza 190
Hanno votato sì 126
Hanno votato no 253).
Chiedo al relatore se possiamo proseguire con l'esame degli emendamenti successivi o se siamo nelle condizioni di tornare sugli emendamenti accantonati.
ANDREA LULLI, Relatore. Propongo di passare all'esame dell'emendamento 7.300 della Commissione, che sostanzialmente riformula l'emendamento Lazzari 7.200, precedentemente accantonato.
L'emendamento testualmente recita : Al comma 1, dopo le parole: adibite ad abitazione aggiungere le seguenti: , ovvero allo svolgimento della propria attività economica o professionale.
Mi permetto di aggiungere che ritengo molto importante questo emendamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo lo accetta.
Chiedo al presentatore se, sulla base di quanto appena detto dal relatore, acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Lazzari 7.200.
LUIGI LAZZARI. È ovvio che non è pienamente quello che avevamo chiesto. Nel nostro emendamento chiedevamo la soppressione della disposizione relativa anche alle persone fisiche, cioè noi chiedevamo l'estensione dei mutui citati non solo agli edifici abitativi in genere, ma anche relativamente a qualsiasi soggetto che ne effettui la stipula per mezzo del sistema bancario. La riformulazione del relatore limita questa disposizione che prevede l'inapplicabilità di penali in caso di recessione del mutuo solamente a chi è proprietario dei locali adibiti alla propria attività professionale ed economica. Si tratta comunque di un ampliamento del beneficio prevista da una disposizione del provvedimento e, pertanto, non lo considero negativamente, benché restino fuori una serie di attività del sistema produttivo italiano che continueranno a presentare gli stessi problemi di oggi con il sistema bancario.
La riformulazione è un passo avanti, e come tale la accetto. In questo caso, ritengo che vada votata, però sottolineo che non è lo sforzo che avevamo chiesto e che forse era possibile fare.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, dovrebbe dirci se ritira il suo emendamento 7.200.
LUIGI LAZZARI. Mi sembrava implicito, perché ho accettato la riformulazione e quindi ritiro il mio emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 7.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, non vi è ombra di dubbio che il collega Lazzari con la sua insistenza ha, in qualche maniera, convinto il relatore e devo dire che quest'ultimo ha fatto per la verità non uno sforzo, ma uno «sforzino», dando un po' di soddisfazione a quanto chiedeva il collega Lazzari.
Abbiamo allargato un po' le maglie, infatti, rispetto alla vostra iniziale posizione di chiusura. L'emendamento proposto è sicuramente migliore rispetto al testo originario, tuttavia vorrei chiedere alla sinistra, che siede in questi banchi, perché si vuole escludere dai benefici coloro che non sono proprietari. Ad esempio, se sono un artigiano ed ho acceso un mutuo per l'acquisto di un tornio, al fine di svolgere la mia attività, non mi sembra giusto che non possa negoziarlo per il solo fatto che non sono proprietario! I benefici previsti, infatti, verranno concessi limitatamente a coloro che sono proprietari.
Vorrei tuttavia evidenziare che, se varassimo noi misure del genere, saremmo accusati, da coloro che sono contrari...
PRESIDENTE. Onorevole Fratta Pasini, le ricordo che non si possono scattare foto in Assemblea.
Prego, onorevole Campa, prosegua pure.
CESARE CAMPA. Vede, Presidente, credo che, al di là di ogni discussione, l'onorevole Lazzari abbia fatto bene: egli, infatti, porta a casa un risultato. Molte famiglie saranno riconoscenti a Forza Italia per avere ottenuto questo miglioramento; tuttavia, tante altre famiglie e numerosi artigiani saranno scontenti a causa della vostra ottusità (Commenti)!
Mi riferisco al vostro rifiuto di pensare che bisogna concedere agevolazioni, ovvero rendere giustizia! Infatti, se io, ad esempio, ho stipulato un mutuo ed oggi voglio estinguerlo, devo essere posto nelle condizioni di poterlo fare senza pagare penalità! L'importante è che io sia solvibile e possa fare la mia parte, perché sono chiamato ad essere una persona responsabile, che onora i propri debiti. Voi, invece, in qualche maniera, mettete in moto meccanismi per colpa dei quali la gente sarà costretta a compiere operazioni non trasparenti!
Allora, vorrei dire che il relatore ha veramente dimostrato buonsenso. Noi possiamo votare a favore dell'emendamento 7.300 della Commissione, tuttavia chiedo di riprendere tale tema non con la presentazione di un ordine del giorno, ma con un atto maggiormente cogente, al fine di consentire a tutti i cittadini italiani di trovarsi nella stessa condizione.
Dobbiamo far sì che questo «lenzuolo» di Bersani abbia «sotto» qualche cosa, anziché il nulla! Deve pur esservi, infatti, qualche intervento che vada nella direzione che il collega Lazzari ed il gruppo Forza Italia hanno indicato! In tal caso, infatti, avremmo compiuto una scelta a favore di tutti.
Vedo che anche lei, Presidente, che presiede con saggezza questa Assemblea, è d'accordo. Chieda magari al relatore di fermarsi un attimo e di valutare se sia possibile allargare, in qualche modo, la disponibilità manifestata, poiché mi sembra che essa trovi concordi la maggioranza, l'opposizione e tutti gli italiani di buonsenso. Penso che, tra tutti gli italiani, vi siano anche i parlamentari che siedono in quest'aula.
Vorrei ricordare che sono presente per garantire il numero legale! Ho visto prima qualcuno (forse ho visto male, perché ho gli occhiali appannati) che votava per altri! Non sollevo problemi (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PRESIDENTE. Colleghi...!
CESARE CAMPA. ...da parte della maggioranza, ma vorrei sottolineare che siamo qui per garantire il numero legale e per approvare un provvedimento che sia utile!
Devo tuttavia riconoscerle, Presidente - e la ringrazio -, che non ha ancora scampanellato, perché vedo che, onestamente, si è compiuto un passo in avanti. Abbiamo intrapreso la strada giusta...
PRESIDENTE. Lo farò tra un minuto e 34 secondi...!
CESARE CAMPA. Mi dica...
PRESIDENTE. Tra un minuto e 32 secondi suonerò il campanello!
CESARE CAMPA. La ringrazio, signor Presidente, perché lei mi ricorda il tempo che ho ancora a disposizione: quindi, potrò sollecitare con calma, ancora una volta, il buonsenso, che sono convinto non mancherà!
Non mi deluda, Presidente, e vorrei non mi deludesse neanche la maggioranza! Abbiamo avuto già abbastanza delusioni da parte di questa maggioranza: spero che almeno questa sera, tornando a casa (io andrò a Venezia), si possa raccontare di aver fatto qualcosa di buono nei confronti di tutti. Ringrazio, dunque, il relatore, perché so che accoglierà tale impostazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, la riformulazione proposta dal relatore contenuta nell'emendamento 7.300 della Commissione rappresenta la dimostrazione che, con un po' di pazienza e un attimo di attenzione, è effettivamente possibile migliorare il provvedimento in esame.
Ricordo che nella formulazione originaria del testo venivano effettivamente esclusi numerosi soggetti (tra cui le persone giuridiche), che possedevano alcune attività e che potevano essere in qualche modo «espropriati» da un diritto che abbiamo cercato di introdurre nell'ordinamento.
L'onorevole Lazzari aveva suggerito di considerare possibilmente l'insieme del sistema, non solo la peculiarità specifica cui fa riferimento il provvedimento.
Capisco che non sarà possibile farlo in questa sede. Tuttavia, visto che esiste il disegno di legge che avanza, mi chiedo perché non riservarci in quella occasione la possibilità di svolgere un attento approfondimento utile affinché venga compresa l'intera platea e non siano fatte distinzioni, che in qualche modo creano differenze tra cittadini della stessa «specie». In ogni caso siamo favorevoli all'emendamento, così come formulato dal relatore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intendiamo esprimere parere favorevole all'emendamento della Commissione 7.300, formulato dal relatore Lulli. Eravamo tuttavia ancora più favorevoli all'emendamento Lazzaro 7.200. Infatti, le perplessità poste in evidenza dal relatore e dalla maggioranza sono pervenute anche al gruppo della Lega Nord. Mi riferisco all'eventualità che siano praticati abusi da parte di aziende immobiliari o di altri soggetti, che abbiamo sempre allontanato perché avrebbero potuto speculare su questo articolo e sul provvedimento che sarà votato prossimamente. Avremmo quindi voluto che le norme in esso contenute fossero le più larghe possibili.
L'emendamento proposto dal relatore, invece, restringe notevolmente i margini per alcune piccole aziende, per i piccoli investitori o per i singoli cittadini, che potrebbero impiegare i propri soldi in altre attività e in altre aziende che non siano la propria. Voteremo quindi a favore dell'emendamento, precisando tuttavia che dovremmo estenderne maggiormente la portata. Tale estensione non dovrà andare Pag. 87nella direzione degli immobiliaristi, bensì verso quella dei piccoli artigiani, che volessero ampliare le proprie attività economiche investendo in un ulteriore mutuo, non appena ovviamente avessero la possibilità di farlo.
Mi chiedo pertanto se vi sia la possibilità di accantonare ulteriormente l'emendamento per riproporlo successivamente, visto che siamo arrivati soltanto all'articolo 7 e che non abbiamo ancora concluso il provvedimento. Chiedo quindi la possibilità di rivedere questa proposta emendativa con calma, non essendovi particolare fretta. In tal caso ne saremmo ben grati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, purtroppo non sono d'accordo con i colleghi che hanno salutato con favore l'emendamento presentato dalla Commissione. Non possiamo compiere passi a metà, ma dobbiamo decidere se la penale debba essere conteggiata o meno. Non si può stabilire che nel caso di civili abitazioni o di uno studio professionale essa può essere evitata, mentre nel caso di un'impresa che acquisti un immobile anche di tipo industriale per svolgervi la propria attività, la penale richiesta per l'accensione di un mutuo deve essere pagata. Vorrei ricordare a tutti voi che svolgiamo un'azione di sostegno per l'industrializzazione del Mezzogiorno, dove, si chiedono mutui per la realizzazione di opifici industriali: per gli imprenditori che li accendono la penale va calcolata. Pertanto, mi associo al collega Allasia, che ha chiesto una riformulazione della norma più attenta anche alle esigenze delle imprese e non solo a quelle dei professionisti e dei cittadini comuni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 398
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 395
Hanno votato no 3).
Avverto che è in distribuzione l'emendamento 5.350 della Commissione, per il quale, secondo quanto risulta alla Presidenza, i gruppi hanno rinunciato al termine per la presentazione dei subemendamenti.
Ha chiesto la parola il relatore, onorevole Lulli.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, ringrazio tutti i gruppi, in particolare, quelli dell'opposizione.
A questo punto ritengo di dover dare lettura del testo dell'emendamento, del quale la Commissione raccomanda l'approvazione: Al comma 2, capoverso 4-bis, sostituire le parole da: «un veicolo della medesima tipologia» fino alla fine del capoverso con le seguenti: «un ulteriore veicolo della medesima tipologia, acquistato dalla persona fisica già titolare di polizza assicurativa o da un componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare, non può assegnare al contratto una classe di merito più sfavorevole rispetto a quella risultante dall'ultimo attestato di rischio conseguito sul veicolo già assicurato».
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'emendamento della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 5.350 della Commissione.Pag. 88
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fratta Pasini. Ne ha facoltà.
PIERALFONSO FRATTA PASINI. Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che, in effetti, nel Comitato dei nove abbiamo rielaborato il testo. Per noi era molto importante che non si fraintendesse fra il contraente e l'assicurato, in quanto ciò avrebbe generato una serie di problematiche legate soprattutto alla possibilità di truffe.
Ritengo che sarà comunque alquanto difficile interpretare questo testo, in ogni caso si tratta di un passo in avanti e per questo motivo siamo favorevoli.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, esprimiamo soddisfazione per quanto concordato in sede di Comitato dei nove, essendo stato parzialmente accolto anche quanto previsto nel nostro emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, con questa formulazione dell'emendamento 5.350 della Commissione, ritengo sia stato recuperato il sistema bonus-malus, che consiste in una personalizzazione individuale che, nella stesura precedente, non era ben specificata.
Mi pare che lo sforzo del relatore, anche in questo caso, sia convincente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottolineare anche la nostra soddisfazione per il tentativo riuscito di mediazione da parte del relatore, che ha dimostrato sensibilità su tale argomento, in particolare con riferimento alla questione relativa al sistema assicurativo che consente di avere una norma più chiara. Ciò evidenzia che, quando l'opposizione pone una questione in maniera non pregiudiziale, può trovare ascolto anche da parte della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, indubbiamente la formulazione dell'emendamento 5.350 della Commissione costituisce un passo in avanti, ma contiene un elemento di ambiguità e di discrezionalità.
Senza alcuna polemica, ma nel testo si parla di «componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare» e tale definizione appare a dir poco ambigua. Ciò sicuramente comporterà complicazioni e difficoltà nell'interpretazione e nell'uso della norma.
Va bene che ci stiamo portando avanti con i Dico, però o si fa parte di un nucleo familiare oppure no. Parlare di «componente stabilmente convivente» diviene difficilmente comprensibile.
Non so se sia possibile una ulteriore riformulazione, anche perché il «componente stabilmente convivente» non rappresenta nulla. L'italiano è una bella lingua ed ha la prerogativa di essere precisa, quindi «componente stabilmente convivente», a mio avviso, vuol dire tutto e niente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.350 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 89
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 399
Astenuti 1
Maggioranza 200
Hanno votato sì 397
Hanno votato no 2).
Sono conseguentemente assorbiti gli identici emendamenti Fratta Pasini 5.200 e Affronti 5.223, Pedrizzi 5.203 e D'Agrò 5.222, che erano stati precedentemente accantonati.
Onorevole relatore, come suggerisce di proseguire?
ANDREA LULLI, Relatore. Ritengo che si possa proseguire con gli emendamenti riferiti all'articolo 8, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento Lionello Cosentino 8.300.
Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione è favorevole, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, a condizione che, al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, sia approvato l'emendamento Lionello Cosentino 8.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guadagno. Ne ha facoltà.
WLADIMIRO GUADAGNO detto VLADIMIR LUXURIA.Signor Presidente, intervengo solo per esprimere la mia soddisfazione e l'apprezzamento nei confronti della Commissione perché, con l'emendamento precedentemente approvato da tutti, comprese Forza Italia, Alleanza Nazionale e l'UDC, si è preso atto della situazione familiare anche delle convivenze per l'estensione dell'assicurazione e della stessa classe sull'acquisto di un ulteriore veicolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lionello Cosentino 8.300, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 403
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato sì 401
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tomaselli 9.300, sul quale la Commissione ha espresso parere favorevole a condizione che venga accettata la riformulazione proposta dal relatore.
Prendo atto che l'onorevole Tomaselli accetta la riformulazione del suo emendamento 9.300.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. In relazione a quanto affermato dall'onorevole Guadagno...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole, ma siamo passati all'esame di un altro punto.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tomaselli 9.300, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 405
Hanno votato no 1).
Avverto che il successivo emendamento Lupi 9.8 è precluso per effetto del risultato della votazione testé effettuata.Pag. 90
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzocchi 9.202.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo su una questione generale relativa all'articolo 9 ed a questo emendamento. La finalità del Governo pare essere positiva; la rubrica dell'articolo ha infatti il seguente tenore: «Comunicazione unica per la nascita dell'impresa». Finalmente! Così, un imprenditore che voglia divenire tale, che voglia aprire la partita IVA, iscriversi alla camera di commercio e svolgere tutti gli adempimenti fiscali, previdenziali e contributivi del caso, penserà di poter fare una comunicazione unica. Questo articolo 9 disciplina, con tutta una serie di commi, la materia con la finalità di velocizzare l'apertura di un'attività e la comunicazione unica, appunto, persegue tale obiettivo. È quindi una misura che snellisce gli adempimenti burocratici a favore di chi voglia porre in essere l'apertura di una attività, e potrà farlo con minori vincoli burocratici e minori adempimenti, con maggiore velocità e forse anche con meno costi.
Ciò però è in totale contraddizione con quanto invece nei mesi scorsi questo Governo ha fatto. Ricordiamo tutti quando abbiamo discusso la legge finanziaria, il cosiddetto primo decreto Bersani e tutte le misure fiscali introdotte dal viceministro Visco. Ebbene, una di queste misure era per così dire il monitoraggio o, meglio, come lo ha definito lo stesso provvedimento, l'individuazione di specifiche informazioni da richiedere all'atto della dichiarazione di inizio attività - quindi, la richiesta di apertura del numero di partita IVA - quando una persona richiede il numero di partita IVA.
Inizialmente avevamo criticato questa misura e la critichiamo tuttora perché in pratica si chiedeva il DNA prima ancora di aprire la partita IVA. Di fatti, è stato così perché chi opera con l'Agenzia delle entrate sa che oggi aprire una partita IVA è molto, ma molto più dispendioso, in termini di tempo, adempimenti e di vincoli, rispetto a quanto non lo fosse prima dell'entrata in vigore di questo provvedimento.
Quindi stiamo discutendo della cosiddetta comunicazione unica per la nascita dell'impresa che dovrebbe facilitare l'apertura dell'impresa; tuttavia, qualche mese fa il Governo ha perseguito un fine del tutto opposto, decidendo di chiedere una serie di informazioni per concedere l'apertura della partita IVA. Adesso, per lavorare, in base a quanto stabilito dai precedenti provvedimenti, si deve sottostare all'esame del DNA. Infatti, rispetto a prima, oggi è molto più difficile chiedere l'apertura della partita IVA; occorrono circa una quindicina di giorni all'Agenzia delle entrate per concedere la partita IVA. Oggi, vengono richiesti moduli che prima non erano chiesti; addirittura, in caso di locazione o comodato, in base a quanto previsto dal provvedimento dianzi citato, occorrono gli estremi di registrazione del relativo contratto. Anche se l'impresa è neocostituita, vengono richiesti tutta una serie di atti e di adempimenti. Sono previste addirittura le ispezioni all'interno dell'impresa grazie a quel provvedimento. In questo caso invece vediamo che il Governo vuole rifarsi una verginità nei confronti dei nuovi imprenditori attraverso la comunicazione unica per la nascita dell'impresa. Poi, si contraddice, perché a fronte delle misure dianzi citate, approvate con i precedenti provvedimenti, in questo caso il provvedimento dichiara che «le amministrazioni competenti comunicano all'interessato ed all'ufficio del registro delle imprese, per via telematica, immediatamente, il codice fiscale e la partita IVA (...)». Immediatamente, quindi subito! Poi, però si aggiunge: «entro i successivi sette giorni ». Da quanto sappiamo, tale termine non sarà rispettato, perché già oggi i vincoli esistenti per l'apertura della partita IVA per chiunque faccia la pratica presso l'Agenzia delle entrate sono molti.
Quindi, è come sempre un Governo bifronte: da un lato «bastona», con quanto approvato nei precedenti mesi, chi Pag. 91voglia aprire un'attività, chiedendo la partita IVA; dall'altro, adotta queste decisioni estemporanee, quasi, per l'appunto, per rifarsi una verginità verso le categorie produttive, e prevede questo articolo 9 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, questo è il classico esempio di come una legge fatta in questo modo non serva a quanti, almeno, vorrebbe giovare.
Mentre leggevo l'articolo, ho anche letto la norma inserita nel disegno di legge Bersani che parla di sportello unico. Chi vi parla, ha fatto per cinque anni l'assessore alle attività produttive a Bologna e sa bene cosa significhi sportello unico delle imprese e sa altresì bene cosa significhi scontrarsi con la burocrazia di diversi soggetti pubblici che interferiscono a titolo diverso sull'esito finale dell'apertura di una azienda o dell'ampliamento della stessa. Quando si vuole
Quando si vogliono perentoriamente stabilire date di questo tipo sull'esito finale del procedimento bisogna poi essere anche certi che la periferia sia in grado di assolvere questo tipo di «scelta» obbligatoria che si vuole dare alla periferia stessa. Noi siamo qui a proporre una via agevolata, a fronte, in realtà, di una serie di adempimenti che oggi vedono in qualche modo obbligati alcuni soggetti pubblici, quando un imprenditore vuole aprire la propria azienda o vuole comunque procedere a modifiche, senza tener conto che appunto non ci sono le strutture capaci di sostenere una volontà di tale tipo.
Dunque, credo che sia più opportuno affrontare seriamente con un dispositivo di legge ad hoc questo tipo di intervento. Lo dico anche perché - e qui vado in soccorso del presidente della Commissione di cui faccio parte - la Commissione attività produttive ha tempo avviato un lavoro su questo tipo di normativa ed il tema è oggetto di dibattito e di confronto e serrato all'interno della Commissione stessa. È pronto un lavoro parlamentare in tal senso. Voler estrapolare, con un decreto-legge e, successivamente, con un disegno di legge, questa tematica, senza tener conto, tra l'altro, degli incontri che si sono tenuti in Commissione e del lavoro svolto dai parlamentari, è offensivo per il Parlamento. È offensivo per quei deputati che hanno lavorato su tali aspetti.
Ma pensate realmente di poter sbandierare, come in questo caso, risultati che poi, una volta calati sul territorio, ancora una volta vengono disattesi, creando un disappunto ed, ancora una volta, una discrasia tra il cittadino che si attende segnali forti, di sburocratizzazione del nostro sistema, che attende queste normative da tempo, ed una realizzazione che non tiene conto del contesto in cui è calata? Questo non è accettabile! In questo modo, si prendono in giro i cittadini, gli imprenditori e coloro che eventualmente vorrebbero investire in questo paese, in cui si scontrano con una realtà burocratica che è ancora ottocentesca e borbonica, per certi versi.
Allora, signori miei, quando ci venite a proporre, ancora una volta, scelte di bandiera, che non tengono conto minimamente della realtà del sistema pubblico italiano, poi le stesse diventano dei boomerang. Allora non ci stiamo, da questo punto di vista, a partecipare ad un dibattito non serio, ad un dibattito che non tiene conto di queste realtà.
Chiedo, ovviamente, che questo articolo venga stralciato e ricollocato nell'ambito di un dibattito più generale sullo sportello unico delle imprese. Non si può, infatti, inflazionare ogni tipo di intervento che attiene a questo tipo di tematiche e produrre normative che, ancora una volta, sono scollegate tra loro e che hanno ripercussioni veramente negative sul territorio.
Ma voi pensate veramente di essere in grado di ottenere dagli enti preposti a dare queste autorizzazioni la tempistica che avete predisposto, senza prima fare una riforma seria di questo tipo? Ma voi vi rendete conto del boomerang che determinerete Pag. 92per le realtà locali, quando proponete situazioni questo genere? Sono pienamente d'accordo che è una materia sulla quale è necessario intervenire urgentemente nel paese, perché non è possibile che siamo nel nuovo millennio e ancora non abbiamo la certezza dei tempi, quando si vuole investire per aprire o ampliare o modificare la propria azienda. Ma ciò deve avvenire contestualmente, anche comprendendo il sistema in cui stiamo lavorando e modificando all'interno del sistema le chiusure che oggi non consentono questo tipo di intervento.
Dunque, questa normativa, calata tout court in un certo contesto senza essere in qualche modo collegata, tra l'altro, ai lavori parlamentari che siamo svolgendo in altra sede, non ha senso in alcun modo, per cui chiedo veramente al relatore un momento di serietà e di poter stralciare questo articolo che, così come è oggi proposto, non ha significato rispetto al resto della materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, il collega Fugatti ha messo in evidenza l'estrema contraddittorietà di questa disposizione con altre norme varate in precedenza, in particolare con la legge finanziaria o il cosiddetto decreto Visco-Bersani. Egli ha detto, in modo molto puntuale, che le disposizioni di questo provvedimento non si conciliano con gli appesantimenti, ai fini dell'IVA, che incontrano i contribuenti che avviano un'iniziativa produttiva.
Vorrei ricordare un altro elemento di estrema gravità: le imprese di nuova costituzione devono pagare le imposte sulla base degli studi di settore. Questa è un'assoluta novità introdotta con la legge finanziaria. Addirittura, nella relazione tecnica che accompagna il provvedimento si dice che le nuove imprese devono pagare le stesse imposte delle imprese già avviate: ciò è di enorme gravità! Non si può dire che si vogliono favorire nuove iniziative produttive, quando si impongono più tasse!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori, per non far cadere nel vuoto le osservazioni svolte in precedenza dal collega Guadagno rispetto all'emendamento 5.350 della Commissione. Al riguardo vorrei ripetere la formula che è stata utilizzata nel testo, laddove si fa riferimento a «un componente stabilmente convivente del suo nucleo familiare». Credo che non ci siano equivoci e che non si sia inteso anticipare la riforma dei Dico all'interno di questo provvedimento.
Tutte le opinioni sono legittime, ma siamo fermamente convinti che questa formulazione giuridica eviti qualsiasi tipo di equivoco anche sul tema delle convivenze e sul progetto relativo ai cosiddetti Dico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho avvertito il piacere con il quale l'onorevole Guadagno ha affermato che su questo tema vi era anche il consenso dell'UDC. Vorrei dire che la sua interpretazione è completamente falsata dalla esatta dicitura sottoposta all'attenzione dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, vorrei tornare sull'argomento sollevato in precedenza. Anche con un tono un po' goliardico - bisogna ammetterlo - abbiamo preso atto delle precisazioni svolte, che sono condivisibili e corrette. Quando il menzionato provvedimento verrà sottoposto all'attenzione dell'Assemblea Pag. 93ne parleremo nel modo giusto e nella sede appropriata e non in maniera surrettizia, come spesso si fa in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo solo per non cadere in polemiche che possono trascinarsi inutilmente. Penso che siamo di fronte ad un'interpretazione possibile in campo giuridico senza innovazioni particolari, come si è detto, che già oggi viene applicata. Vedremo, dal punto di vista giuridico, cosa accadrà. Sono convinta che qualche conseguenza esista.
PRESIDENTE. Proporrei di tornare sull'emendamento in esame...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, riprendendo le dichiarazioni svolte in precedenza dall'onorevole Guadagno e le osservazioni relative alla formula giuridica utilizzata, vorrei precisare che noi abbiamo espresso un voto favorevole...
PRESIDENTE. Scusate colleghi, purtroppo devo interrompere questa discussione. Adesso stiamo parlando di un altro argomento.
STEFANO ALLASIA. Vorrei fare una precisazione...
PRESIDENTE. È già stata fatta da altri colleghi.
STEFANO ALLASIA. Vorrei precisare che anche gruppo della Lega Nord Padania ha votato a favore dell'emendamento 5.350 della Commissione, perché conteneva una formula giuridica assolutamente corretta a favore di tutti i cittadini italiani.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 9.202, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 379
Astenuti 7
Maggioranza 190
Hanno votato sì 132
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 9.14 e Mazzocchi 9.16, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 390
Votanti 388
Astenuti 2
Maggioranza 195
Hanno votato sì 376
Hanno votato no 12).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200.
Prendo atto che l'onorevole Allasia non accede all'invito a ritirare l'emendamento Fava 9.200 formulato dal relatore.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito a ritirare gli emendamenti D'Agrò 9.19 e Mazzocchi 9.21.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento 9.19.
Pag. 94PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Mazzocchi 9.21 se insistano per la votazione.
ENZO RAISI. Signor Presidente, insisto per la votazione dell'emendamento Mazzocchi 9.21.
PRESIDENTE. Sta bene.
In questo caso il parere della Commissione e del Governo sui medesimi è contrario.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, siamo contrari al provvedimento, ma assolutamente favorevoli alla semplificazione ed alla sburocratizzazione per la crescita delle nuove imprese. Eravamo sicuramente più propositivi e più favorevoli alla proposta di legge presentata all'inizio di questa legislatura dall'onorevole Capezzone ed a quella successivamente presentata dalla Lega Nord sullo sportello unico. Con l'articolo 9 si è di fatto impedito di discutere su quelle proposte di legge e per tale motivo la nostra è una posizione contraria.
Vorrei fare un inciso. Non si creano nuove imprese, prevedendo un nuovo tipo di comunicazione! Le imprese si creano se vi sono certi presupposti economici, non tanto per la sburocratizzazione! Se si hanno le risorse e le idee si crea impresa! Tutto il resto sicuramente rimane nei buoni propositi, ma non è questa la strada giusta che ci attendevamo.
Perciò, come preannunziato, insisto per la votazione dell'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, purtroppo non è stato ritenuto ammissibile un altro emendamento che si poneva nell'ottica della semplificazione e che metteva in luce le contrapposizioni e le contraddizioni di questo provvedimento rispetto a precedenti normative (mi riferisco, in particolare, al decreto Bersani del luglio dell'anno scorso ed alla legge finanziaria).
Un esempio molto calzante è il seguente: tra le varie complicazioni a carico delle nuove aziende e dei piccoli imprenditori di se stessi (si tratta in gran parte dei nuovi posti di lavoro) vi è l'obbligo di aprire un nuovo conto corrente. Abbiamo chiesto che quest'obbligo intervenisse dopo sei mesi o un anno di attività, perché all'inizio si prova ad avviare l'impresa prima di sostenere dei costi e delle complicazioni inutili. Neanche questo è stato possibile!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, non siamo assolutamente contrari al provvedimento che è alla base di questo articolo. Lo abbiamo sostenuto anche in Commissione. Oggi il Governo ha abbondantemente svolto alcune precisazioni su come collegare il disegno di legge Capezzone agli interventi che intende predisporre in tema di liberalizzazione. Questa formulazione, tenta a mio avviso di dare maggiore certezza nell'applicazione delle nuove disposizioni, soprattutto in tema di presentazione di comunicazione unica. A questo punto ci pare strano che il relatore non abbia intravisto la possibilità di accogliere il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti D'Agrò 9.19, Mazzocchi 9.21 e Fava 9.200, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 95
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 404
Astenuti 1
Maggioranza 203
Hanno votato sì 150
Hanno votato no 254).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Pedrizzi 9.203 a Saglia 9.208 porrò in votazione il primo, il mediano (Saglia 9.206) e l'ultimo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedrizzi 9.203, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 371
Astenuti 25
Maggioranza 186
Hanno votato sì 121
Hanno votato no 250).
Prendo atto che l'emendamento Saglia 9.206 è stato ritirato.
Per la serie a scalare dobbiamo allora mettere in votazione l'emendamento Pedrizzi 9.205.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pedrizzi 9. 205, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 342
Astenuti 55
Maggioranza 172
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Saglia 9. 208, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 327
Astenuti 70
Maggioranza 164
Hanno votato sì 77
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 345
Astenuti 53
Maggioranza 173
Hanno votato sì 95
Hanno votato no 250).
Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Agrò 10.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Presidente, per molto tempo la possibilità di semplificare a livello locale l'inizio di una nuova attività è stata regolata dallo sportello unico. Non riesco a capire perché non ci avvaliamo di questa struttura laddove esiste, altrimenti Pag. 96questo Governo non pone in essere altro che un'operazione che può essere definita di taglia e cuci. Se esiste lo sportello unico in alcuni comuni perché non avvalersi di questo strumento per realizzare l'apertura di una nuova impresa?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Intervengo innanzitutto per aggiungere la mia firma a questo emendamento, che nel mucchio ci era sfuggito e invece coglie nel segno. Alcuni comuni, quelli più volenterosi, hanno effettivamente posto in essere uno sforzo notevole, anche finanziario, per attivare lo sportello unico. Di solito accade che i comuni, dovendo avere d'ufficio lo sportello unico, espongono fuori dall'ufficio tecnico un cartello con la scritta «sportello unico» senza di fatto cambiare nulla, mentre vi sono comuni che, avendo messo in campo energia, tempo e denaro, hanno veramente attivato questo sportello unico. Allora, se lo sportello unico è stato attivato, diamo ad esso anche questa competenza proprio perché questo è il motivo per cui sono stati pensati gli sportelli unici. Pensiamo che sia opportuno modificare in tal senso la normativa, chiediamo pertanto al relatore se voglia rivedere il suo parere in quanto ha poco senso non attivare, laddove esistano, questi uffici che svolgono egregiamente il loro compito.
PRESIDENTE. Onorevole Formisano, non le posso dare la parola perché lei è già intervenuta sul complesso degli emendamenti.
ANNA TERESA FORMISANO. Vorrei intervenire per dichiarazione di voto a titolo personale.
PRESIDENTE. Non può intervenire neanche a titolo personale, mi dispiace.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Posso anche accogliere l'emendamento, ma vorrei ricordare che la formulazione della norma di fatto è già esaustiva, nel senso che prevede di presentare la richiesta al comune. Va ugualmente bene se si vuole aggiungere lo sportello unico dove già esiste: nulla quaestio. Siccome non vorrei che si ritenesse che esista una contrarietà nei confronti dello sportello unico, esprimo parere favorevole e il Governo valuterà di conseguenza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Non avevo notato che il relatore aveva chiesto di intervenire, infatti volevo invitarlo ad esprimere una valutazione al riguardo proprio per le motivazioni che ha espresso poco fa. Lo sportello è già compreso, si deve decidere se si vuole aggiungere un termine ridondante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Non so se sia ridondante o meno, però è chiaro che la volontà dei presentatori di questo emendamento è quella di sottolineare l'uniformità della normativa. Mi pare che siamo tutti d'accordo, perché gli sportelli unici esistono in molti comuni e funzionano anche molto bene; peraltro vengo anch'io da un'esperienza di questo genere, con addirittura riconoscimenti europei da questo punto di vista. In Italia c'è stata veramente una scuola che è stata premiata e riconosciuta anche per la capacità di rendere questi sportelli unici realmente al servizio del cittadino, anche con esperienze telematiche e con risultati eccellenti.
Quindi il non chiarire da un punto di vista normativo che anche questo tipo di provvedimento sia inserito all'interno degli sportelli unici delle imprese può sicuramente Pag. 97indurre a livello locale a interpretazioni di tipo diverso. In conclusione, visto che siamo tutti d'accordo, invito il relatore ad esprimere un parere favorevole su questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Il relatore si è dichiarato favorevole all'introduzione dello sportello unico. Mi permetto di ritenere che questo sia un gesto di buona volontà, che precluderebbe peraltro anche i successivi emendamenti, tra cui il 10.241 a mia firma, anche se in esso per la verità, oltre all'introduzione dello sportello unico, vi è la previsione che le attività di cui all'articolo 10, comma 2, non possano essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti.
In definitiva, se vi fosse l'accoglimento dell'emendamento in esame, così come afferma il relatore, dovremmo però dividere il successivo emendamento 10.241 a mia firma, perché la seconda parte di tale emendamento introduce alcuni aspetti, che non sono ricompresi nell'emendamento in oggetto.
Peraltro, mi sembra veramente importante parlare di sportello unico. Ci rifacciamo anche a quanto è stato precedentemente votato. Al fine di coordinare la norma attuale rispetto alle disposizioni attualmente vigenti in materia, è veramente importante questa dichiarazione allo sportello unico territorialmente competente. Ciò risulta fondamentale e anche maggiormente in linea con le disposizioni adottate con l'apposito disegno di legge in materia di realizzazione di impianti produttivi e di definizione della procedura presso lo sportello unico comunale.
Ritengo insomma che la norma debba prevedere concretamente che il cittadino possa rivolgersi ad un unico sportello: se il comune non lo abbia ancora fatto, deve istituirlo, perché il cittadino non deve essere sottoposto ad una specie di via crucis o di pellegrinaggio delle sette chiese per poter dare avvio alle proprie iniziative di carattere imprenditoriale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. L'onorevole Campa ha già sviluppato le argomentazioni del mio gruppo. A me non resta altro che condividere pienamente la ratio dell'emendamento e chiedere di sottoscriverlo. Chiedo inoltre al relatore e al Governo di valutare l'opportunità di esprimere parere favorevole su di esso, proprio per dare maggior senso, forza e compiutezza agli interessi del cittadino imprenditore, soprattutto nei confronti di istituzioni, che sono spesso sorde.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere anch'io questo emendamento perché la tutela dell'imprenditore, ma anche quella della persona verso cui si svolge un servizio, deve essere alla base di qualsiasi provvedimento di legge. Questa disposizione tende a deregolarizzare e a porre in condizioni critiche delle attività, che per mille motivi sono già in uno stato tutto sommato di sofferenza.
Noi con questo provvedimento creeremmo non dei nuovi posti di lavoro, ma delle sofferenze e la chiusura di attività lavorative. Quindi, riflettiamo bene prima di approvare queste disposizioni.
PRESIDENTE. Il parere espresso dal relatore coincide con quello del Comitato dei nove.
A questo punto chiedo quale sia il parere del Governo sull'emendamento D'Agrò 10.8.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, anch'io sono stato tentato dal dire «sì» perché lo sportello unico è la semplificazione amministrativa ed è uno Pag. 98degli impegni prioritari di questo Governo. Tuttavia, il comma 2 specifica a quale istituzione, a quale organo istituzionale debba essere presentata l'istanza. Poiché lo sportello unico è un'articolazione amministrativa del comune in quanto soggetto istituzionale, quello che è scritto nel comma 2 è inequivocabile e corretto: va pertanto mantenuto. Il comune riceve ovviamente le istanze attraverso lo sportello unico, disciplinato da altra norma, chiaramente nella disponibilità degli stessi comuni per rendere un servizio più agevole ai cittadini e alle imprese. In definitiva, il parere è contrario.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Agrò 10.8, accettato dalla Commissione e non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Lega Nord Padania).
(Presenti 392
Votanti 387
Astenuti 5
Maggioranza 194
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 148).
I successivi identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241 sono in parte assorbiti e in parte preclusi, e ciò che sopravvive è contenuto nell'emendamento Milanato 10.220.
Passiamo quindi alla votazione dell'emendamento Milanato 10.220.
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, mi sembra che gli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241 non siano preclusi perché è pur vero che con l'emendamento approvato precedentemente abbiamo cancellato le parole: «del comune territorialmente competente ai sensi della normativa vigente» e le abbiamo sostituite con le parole: «allo sportello unico del comune territorialmente competente», ma rimane la seconda parte del comma secondo...
PRESIDENTE. È aggiuntivo, non sostitutivo.
CESARE CAMPA. La parte sulla chiusura deve essere discussa, è una cosa diversa. Infatti, nel mio emendamento 10.241 propongo di cancellare le parole: «e non possono essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti, riferiti alla presenza di altri soggetti svolgenti la medesima attività, e al rispetto dell'obbligo di chiusura infrasettimanale...».
PRESIDENTE. Ma questo è già presente nel testo, onorevole Campa.
CESARE CAMPA. È presente nel testo, ma nel mio emendamento lo sostituisco dicendo: «e non possono essere subordinate al rispetto del criterio della distanza minima o di parametri numerici prestabiliti, riferiti alla presenza di altri soggetti svolgenti la medesima attività, e al rispetto dell'obbligo di chiusura infrasettimanale in modo indifferenziato per zone o frazioni, ovvero in un giorno prestabilito».
PRESIDENTE. È quello che le ho detto. La parte non presente nel testo sono solo le parole: «in modo indifferenziato per zone o frazioni, ovvero in un giorno prestabilito», e questa parte costituisce l'emendamento Milanato 10.220. Se lei crede, possiamo mettere in votazione per la parte residua - che, tuttavia, è identica all'emendamento Milanato 10.220 - la rimanente parte degli identici emendamenti Pag. 99Fava 10.6, Mazzocchi 10.7, Campa 10.241 e Milanato 10.220: quindi, diventano quattro emendamenti identici.
CESARE CAMPA. Però vorrei motivare perché riteniamo si tratti di un passaggio importante.
PRESIDENTE. Adesso ho detto come procediamo.
A questo punto, chiedo al relatore quale sia il suo parere sulla parte non preclusa degli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7, Campa 10.241 e Milanato 10.220.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, non comprendo il motivo per il quale dovrei ritirare il mio emendamento. Capisco che il relatore è sotto stress ed è molto affaticato ed a questo abbiamo concorso tutti. Però, onorevole relatore, su proposta del Presidente noi dobbiamo accorpare la parte non preclusa degli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.41 con l'emendamento Milanato 10.220; non ritirarli. Semmai, dobbiamo discutere insieme su questi quattro emendamenti.
In tal senso, chiedo di parlare per dichiarazione di voto sulla parte non preclusa del mio emendamento 10.241. Invito il relatore che, finora, ha dimostrato molto buonsenso, a ritirare la sua proposta di ritiro e di accedere, invece, alla discussione. Credo sarebbe cosa utile e opportuna.
PRESIDENTE. Il relatore ha espresso un invito al ritiro, altrimenti il parere contrario. Se lei non accede all'invito al ritiro, il parere è contrario.
CESARE CAMPA. Non può essere contrario!
PRESIDENTE. Questo non lo deve dire a me.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, la norma che prevede la rimozione dell'obbligo di chiusura infrasettimanale per l'attività di acconciatore e di estetista risulta, credo, veramente sbagliata. Bisogna precisare, con realismo e maggiore aderenza alle esigenze dei consumatori, che le attività in questione non devono essere subordinate a questi obblighi, laddove siano imposti secondo criteri indifferenziati e fra diverse zone e frazioni urbane. Questo è proprio nell'interesse dei consumatori. Siamo in presenza di un provvedimento che tende a liberalizzare e a dare certezze al consumatore. Se le categorie economiche decidono che la chiusura settimanale si debba effettuare in un certo giorno, in una determinata parte della città, e in un altro giorno, in altra parte, non vedo quali difficoltà ci siano. Abbiamo sempre parlato di valorizzazione della concertazione con le categorie. Mi sembra che mantenere fermo il principio della liberalizzazione delle attività lasciando uno spazio ragionevole alla possibilità di definire criteri equilibrati di differenziazione delle chiusure infrasettimanali, di concerto con le categorie interessate, sarebbe veramente cosa di buonsenso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dal momento che il collega Fava non accede all'invito al ritiro del suo emendamento 10.6, intervengo per dichiarazione di voto e per svolgere una considerazione di carattere generale. Non sappiamo se prendendosela con gli acconciatori, i parrucchieri e gli estetisti si realizzino le liberalizzazioni. Di certo, sappiamo che gli acconciatore e gli estetisti hanno una partita IVA, lavorano autonomamente, pensano in proprio e sono liberi; inPag. 100somma, sono artigiani e lavoratori autonomi. Questa è l'unica certezza. Crediamo che le liberalizzazioni non si effettuino realmente prevedendo la distanza minima tra esercizi o eliminando l'obbligo di chiusura infrasettimanale. Anzi, secondo noi l'eliminazione dell'obbligo di chiusura potrebbe causare alcune reali problematiche. Nel comune di Storo, situato nella provincia da cui provengo e ai confini con la provincia di Brescia, negli ultimi mesi sono stati chiusi 4 o 5 esercizi di acconciatore a causa delle difficoltà che hanno incontrato a rimanere sul mercato e dell'inasprimento degli adempimenti fiscali. Non sappiamo se veramente ci sia bisogno di una maggiore liberalizzazione, se mancano coloro che svolgono questa attività.
Noi francamente pensiamo che questi provvedimenti mettano in difficoltà quelli già esistenti, quindi non emerge l'intenzione di dare la possibilità ad altri di lavorare.
Dico questo perché stiamo assistendo, anche per quanto riguarda il settore che interessa i parrucchieri, gli acconciatori, ad un percorso che ha visto presenti questi soggetti in altri ambiti.
Attualmente, se si visitano i centri commerciali - all'interno dei quali vi sono grandi catene di negozi con nomi che si rifanno ad estetisti e al mondo della moda - si può notare anche la presenza di parrucchieri; questi ultimi fanno concorrenza alle piccole realtà dei paesi, rappresentate da giovani barbieri e parrucchieri.
Non prevedere l'obbligo di chiusura settimanale creerà difficoltà ai titolari di piccole attività, i quali hanno ogni tanto bisogno di fermarsi, poiché non sono in grado di lavorare sempre e comunque, quindi subiranno la forte concorrenza dei grossi centri che, al contrario, rimarranno aperti.
Non crediamo che i parrucchieri abbiano bisogno di provvedimenti come questi per vedere liberalizzato il settore; crediamo, invece, che abbiano bisogno di minori adempimenti fiscali e contributivi per riuscire a stare sul mercato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Raisi.
ENZO RAISI. Sinceramente, credo che su alcune parti di questi provvedimenti vi possa essere condivisione e consenso. Cito, ad esempio, un caso di scuola riguardante le estetiste, che riscontrai a Bologna: è incredibile che vi siano ancora dei parametri di distanza per questo tipo di attività, quindi, effettivamente, il problema sussiste. Mi trovai di fronte ad un caso - trattato, addirittura, a livello di ministero - in cui si impediva l'apertura di un'attività di questo genere a causa di pochi centimetri.
In realtà, ci preoccupa ciò che sottende sia al dispositivo di legge in oggetto sia a tutti gli altri già esaminati.
Le categorie interessate necessitano sicuramente di una riforma che tolga alcuni di quei vincoli che oggi, onestamente, risultano anacronistici; infatti, non sono d'accordo con il collega che mi ha preceduto circa le preoccupazioni manifestate riguardo all'abolizione della chiusura infrasettimanale. Se le attività commerciali rimangono aperte anche la domenica perché altrettanto non possono fare i parrucchieri o chiunque svolga attività di questo genere? Ormai è nell'interesse di tutti lasciare aperte le attività per il maggior tempo possibile.
Chiederei al collega di fare un attimo di silenzio poiché, in caso contrario, non riuscirà a seguire le mie argomentazioni...
Come dicevo il vero tema è un altro; se noi continuiamo ogni volta a prendere di mira le singole categorie attraverso provvedimenti privi di un filo conduttore, indubbiamente ciò non fa altro che mettere in crisi anche il rapporto che con esse si tenta di intrattenere. Fra poco, tra l'altro, prenderemo in esame la situazione delle guide turistiche, altra categoria interessata dal provvedimento.
Non credo, onestamente, che si possa aprire un dialogo, un confronto con la parte del paese non assistita - che, comunque, vuole essere protagonista in questa fase di riforme che interessa i rapporti Pag. 101riguardanti l'economia reale del paese - senza chiarire il disegno complessivo che si intende perseguire. Il Governo prende di mira una volta i tassisti e l'altra i barbieri, le estetiste e le guide turistiche.
Io parlo serenamente, poiché sono d'accordo su buona parte delle scelte previste, ad esempio, in questo articolo 10; in ogni caso, vi è indubbiamente un forte impatto sulle realtà economiche di queste imprese che, oggettivamente, dovevano essere valutate e stemperate nel tempo.
La liberalizzazione delle autoscuole porta qualche problema a coloro che sono vicini alla pensione per quanto concerne la fase conclusiva della loro attività. Un soggetto che sta per abbandonare il mondo dell'impresa, contando anche sul buono derivante dal lascito della licenza, si trova di punto in bianco a dover affrontare un intervento a gamba tesa che gli impedisce di programmare la sua uscita
Onestamente, non ritengo giusto e corretto agire in tal modo nei confronti di queste persone. Forse, sarebbe opportuno un ragionamento più ampio che ci consentisse - anche - l'attuazione di provvedimenti che anche molti altri che stanno dalla parte di chi vi parla, colleghi, ritengono necessari. Se si fosse operato nei tempi giusti e con le giuste modalità, non sarebbe stata provocata l'opposizione netta, a volte anche non comprensibile, che abbiamo visto manifestare in questi giorni da chi si è visto colpito nei propri interessi. Chi ha protestato voleva, casomai, dire qualcosa riguardo alla possibilità di trovare un punto di equilibrio tra la giusta liberalizzazione di alcuni settori e la fuoriuscita dalla situazione di sicurezza - che oggi non è più possibile garantire - nella quale in qualche modo si trovavano i settori in questione. Tra «tagliare» tout court questo tipo di realtà e «accompagnarle» con una sorta di buonuscita, credo che ci potesse essere anche questa possibilità.
Oggi ci troviamo...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ENZO RAISI. ... di fronte ad una levata di scudi, a mio parere anche fondata su buone ragioni, di chi rappresenta le categorie in parola.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, mi sembra che l'emendamento presentato dall'onorevole Campa, perfettamente condivisibile, non faccia altro che perseguire meglio, facendo chiarezza, gli obiettivi stabiliti dall'articolo 10. Il vostro testo parla di disposizioni volte a garantire la libera concorrenza ed il corretto ed uniforme funzionamento del mercato, nonché ad assicurare ai consumatori finali migliori condizioni. L'emendamento dell'ottimo collega Campa, di fatto, precisa meglio la possibilità di dare ai consumatori un migliore servizio e migliori condizioni, creando anche la condizione, per gli operatori, di trovare un'intesa per garantire meglio la possibilità che ai consumatori venga riservato il predetto trattamento.
Nel momento in cui liberalizziamo, se le regole introdotte con riferimento alla distanza, ai parametri numerici ed all'obbligo della chiusura settimanale sono rispettate, cosa si vuole di più? Perché non cercare di favorire l'adozione, tra le categorie, di un sistema che...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
PAOLO UGGÈ. ... produrrebbe benefici per i consumatori? Mi pare che ciò sia condivisibile ed accettabile!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, premesso che l'emendamento presentato dal nostro gruppo è stato già approvato, in parte, in una precedente votazione, interveniamo sull'emendamento che propone di modificare il comma 2 dell'articolo 10 - non mi riferisco tanto agli acconciatori, perché commetterei un peccato, quanto agli estetisti e, comunque, al comma in sé Pag. 102- per richiamare l'attenzione dei deputati più sensibili verso tali problemi: non vorremmo che si creassero problemi sociali per fare in modo che le aziende che apriranno (di estetisti ed acconciatori) rimangano aperte sette giorni su sette!
Per questo motivo, manteniamo l'emendamento e continuiamo a chiederne a gran voce l'approvazione. Che non capiti più, la domenica, nelle belle giornate, di vedere gli italiani «rifugiarsi» nei supermercati anziché andarsene in giro: questo potrebbe creare, negli anni, problemi sociali non indifferenti!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fava 10.6, Mazzocchi 10.7 e Campa 10.241, nelle parti non precluse né assorbite, e Milanato 10.220, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 402
Astenuti 1
Maggioranza 202
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 245).
Prendo atto che i deputati Schirru e Leddi Maiola non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Raisi 10.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 406
Astenuti 1
Maggioranza 204
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Leddi Maiola non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Garavaglia 10.214.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Presidente, questo emendamento è stato formulato per contrastare le spiacevoli situazioni che vi sono in Italia, e non solo nei paesi di piccole dimensioni ma anche nelle grandi città, relativamente all'abusivismo nel mercato del lavoro o del lavoro nero, chiamatelo come volete.
Per evitare questo, noi vorremmo introdurre al comma 2 dell'articolo 10 in esame una modifica che darebbe la possibilità a chi non ce l'ha, mediante la dichiarazione di inizio attività prescritta dalla disposizione contenuta in questa proposta emendativa, di avviare un locale commerciale aperto al pubblico e, quindi, di poter continuare la propria attività che in quel momento sta svolgendo in nero, illegalmente. In questo modo, si fa sì che l'imprenditore emerga da una situazione di illegalità.
L'obiettivo è quello di tutelare contestualmente soprattutto le condizioni dei locali in quanto, nello svolgimento di un'attività di acconciatore o di estetista, non possiamo prescindere dal rispetto dell'igiene pubblica, della salute del cittadino e del cliente che potrebbe recarsi in questi locali - diciamo così - privati. Si tratta di una situazione che si realizza frequentemente.
L'emendamento al nostro esame di fatto denuncia una situazione che parecchi di noi conoscono (non tanto io con riferimento agli acconciatori, piuttosto agli estetisti) e potrebbe essere una buona soluzione per risolvere una situazione di illegalità per queste piccole attività che parecchi italiani, soprattutto donne di giovane età, svolgono nella propria casa o nella abitazione del cliente. L'intenzione è quella di tirare fuori da questi luoghi le Pag. 103professioniste in questione, dando loro la possibilità di avere gli stessi diritti degli altri lavoratori. Si tratta di quei diritti che proprio la sinistra chiede a gran voce.
Per questo motivo, chiediamo l'approvazione di questo emendamento che prevede altresì una sanzione amministrativa pari a 5 mila euro. Può sembrare una sanzione minimale, ma per un'attività del genere tale cifra è un'ingente somma. Infatti, queste categorie di professionisti non vivono di sfarzi, anzi vivono con poco, perché altrimenti non svolgerebbero illegalmente questa attività, ma avvierebbero un locale commerciale aperto al pubblico. Per tali motivi ne chiediamo a ragion veduta e a gran voce l'approvazione - come anche per gli altri emendamenti -, perché si darebbe la possibilità ad imprenditori di piccole dimensioni di mettersi in regola. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che sono molte le categorie cosiddette minimali di questo tipo. Noi cerchiamo di tutelarle, dando loro la possibilità di avere gli stessi diritti degli altri lavoratori mediante una dichiarazione di inizio attività. Non siamo completamente d'accordo sulle modalità di presentazione di quest'ultima ma, dal momento che esiste questa norma, il nostro è un invito ad utilizzarla al meglio, cercando di far lavorare nella legalità più assoluta anche questi piccoli imprenditori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, volevo intervenire per sensibilizzare la maggioranza che in campagna elettorale, più volte, ha evidenziato la volontà di combattere l'evasione fiscale. Con l'aggiunta di queste disposizioni contenute nell'emendamento al nostro esame, infatti, si ha l'opportunità di combattere l'evasione fiscale, prevedendo un controllo dei locali che non sono aperti al pubblico. Inoltre, vi è la possibilità di garantire quei requisiti igienico-sanitari che in molte situazioni di questo tipo potrebbero sfuggire.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, è certo che stiamo discutendo un provvedimento volto alla liberalizzazione dell'economia; tuttavia, se pensiamo che liberalizzare significhi che ciascuno può fare quello che vuole, ciò non va bene!
Vorrei dire al relatore e al sottosegretario Gianni, che mi sta ascoltando e che conosce la stima che provo nei suoi confronti, che il Parlamento dovrebbe lanciare un segnale di moralità. Per carità, non dovremmo certamente accanirci contro chi esercita abusivamente la professione di parrucchiere all'interno della propria abitazione; tuttavia, sappiamo che, nel nostro paese, pur esistendo situazioni molto diversificate, moltissime aziende lavorano in nero.
Lo affermate voi, non lo diciamo noi! Sottosegretario Gianni, quante volte lei ha affermato che dobbiamo colpire il lavoro nero? Allora, per contrastarlo, dobbiamo lanciare segnali in una certa direzione!
Capisco anche la dimensione modesta di tale fenomeno, però è sotto gli occhi di tutti la condizione dell'artigiano. Egli, infatti, deve presentare la domanda e deve interloquire con l'amministrazione comunale, con la camera di commercio e con il vigile; inoltre, è soggetto al rispetto delle norme igienico-sanitarie, non può mettere la fioriera fuori dalla porta perché gli viene contestato l'uso del suolo pubblico e non può avviare iniziative promozionali.
In altre parole, l'artigiano è ostacolato in tutte le sue attività; invece, se egli decidesse di svolgere la stessa attività a casa sua, senza comunicare nulla a nessuno (e, magari, senza neanche rispettare le norme igienico-sanitarie), potrebbe farlo tranquillamente!
Qualcuno della maggioranza mi può obiettare che si tratta di piccole cose, ma vorrei sottolineare che si tratta di segnali importanti. Noi dobbiamo affermare, infatti, che siamo contro il lavoro nero. Ciò anche perché il lavoro nero, specie nell'ambito dei lavoratori autonomi, dannegPag. 104gia in primo luogo il consumatore, il quale non gode delle garanzie che chi esercita in maniera puntuale e precisa la propria attività, come ricordava il collega Allasia, può offrire rispetto a chi esercita il proprio mestiere senza essere controllato.
Pertanto, da un lato dobbiamo dare al consumatore e al cittadino delle garanzie e, dall'altro, dobbiamo lanciare un segnale forte, dimostrando che vogliamo combattere questa piaga del lavoro nero!
Ritengo quindi giusto, Presidente, approvare una proposta emendativa che va proprio nella stessa direzione indicata dal programma del Governo. Potrebbe essere controproducente che sia proprio io a sostenere un emendamento presentato dal gruppo Lega Nord Padania, ma vorrei sottolineare che noi siamo per la legalità in tutti i sensi!
Allora, forse è opportuno ribadire che anche per esercitare l'attività di parrucchiere, di estetista o di quant'altro, pur introducendo le liberalizzazioni oggi presentate, sulle quali possiamo essere d'accordo, bisogna rispettare i diritti dei consumatori, operando in maniera rispondente alle leggi. Occorre, dunque, far emergere tale attività, nell'interesse sia del fisco, sia dei consumatori.
Mi sembra giusto, quindi, aggiungere alla fine del comma 2 dell'articolo 10 del decreto-legge in esame i seguenti periodi: «Per l'attività di estetista la dichiarazione di inizio attività è obbligatoria anche se l'attività è svolta in locali non aperti al pubblico. In tal caso i locali devono comunque avere i requisiti igienico-sanitari a tutela della salute dei consumatori. In caso di mancata dichiarazione è prevista la sanzione amministrativa pari a 5.000 euro».
Se volete, possiamo ridurre la sanzione amministrativa. Se 5 mila euro sono troppi, allora forse ha ragione il relatore, ed allora sarebbe il caso di riunire il Comitato dei nove e presentare un subemendamento all'emendamento Garavaglia 10.214, proponendo, ad esempio, di abbassare la sanzione amministrativa al livello che volete. L'importante, tuttavia, è che il Parlamento dimostri concretamente che sia nelle grandi, sia nelle piccole cose intende contrastare le illegalità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania)!
Per troppo tempo, infatti, abbiamo assistito al lassismo delle istituzioni! Signor Presidente, mi lasci dire che, nella mia provincia, la stessa amministrazione pubblica, anche in questi giorni, è spesso corresponsabile delle illegalità commesse: mi riferisco ai tassisti abusivi, nonché ad altre situazioni...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CESARE CAMPA. ... che si verificano a Venezia.
Dobbiamo dimostrare, allora, di essere coerenti quanto meno con il programma che voi avete presentato, che noi non condividevamo ma che, su questo specifico punto, ci trova concordi (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, su questo emendamento vorremmo esprimere alcune perplessità. Al di là della simpatia politica che ovviamente ci lega agli amici della Lega Nord, in questo caso si pone una questione relativa all'esercizio delle attività di acconciatore e di estetista in locali non aperti al pubblico. Dalla formulazione sembra di capire che ci si riferisca a coloro che esercitano la propria attività presso il proprio domicilio e quindi presso abitazioni private. Se il tentativo di far emergere dal sommerso una certa attività può essere lodevole, credo che all'interno del mondo artigianale vi sia discussione in merito alla concorrenza sleale, esercitata da tutti quei professionisti ed artigiani che in maniera non legale ed in qualche modo abusiva svolgono le attività di acconciatore e di estetista.
Vorrei ricordare che nel corso della precedente legislatura in questa materia la Commissione attività produttive approvò Pag. 105in sede legislativa un progetto di legge, oggi in vigore, che ha equiparato i parrucchieri di diversa specialità con la figura di acconciatore. Si discusse a lungo su questo progetto e tutta le associazioni di categoria interessate all'argomento - Confartigianato CNA, Casartigiani - avevano segnalato il problema creatosi nel settore degli acconciatori. In questo settore, sopratutto immigrati extracomunitari esercitano tale attività abusivamente senza sottoporsi ad una serie di controlli, anche di carattere sanitario, che invece comportano costi per coloro che svolgono l'attività in locali aperti al pubblico e quindi ad esercizi commerciali ed artigianali.
Da qui nascono le nostre perplessità su questo emendamento, sicuramente mosso da buone intenzioni come quella di fare emergere il sommerso. Tuttavia, esso va oltre l'intenzione del legislatore di riunire gli adempimenti in un'unica dichiarazione e di favorire l'avvio di nuovi esercizi, mantenendo ovviamente la liceità di attività per acconciatore ed estetista ed evitare la concorrenza sleale che può essere esercitata da un artigiano o da un professionista non costretto a sopportare costi di esercizio commerciale, come negozi e quant'altro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, comprendo lo spirito ma soprattutto la foga battagliera dell'onorevole Campa nel difendere questo emendamento presentato dagli amici della Lega Nord. Vorrei fare tuttavia una considerazione. Nel corso della scorsa legislatura abbiamo approvato un progetto di legge, non più tardi di un anno e mezzo fa, in sede legislativa presso la Commissione attività produttive. L'utilizzo di tale sede significa che quel provvedimento aveva messo tutte le forze politiche presenti in Parlamento d'accordo sul testo poi approvato. Se la schizofrenia di fare leggi, o meglio ancora di cambiare quanto approvato non più tardi di un anno e mezzo fa, ormai prende tutti, ho la sensazione che la certezza del diritto e sopratutto la sedimentazione del dato non venga codificata presso le categorie ed i soggetti che svolgono il lavoro in questo campo.
Per carità, tutto è possibile, ma insomma, regolamentare e disciplinare un'altra volta questo settore e questa materia significherebbe in altri termini non portare a compimento fino in fondo la ragione dell'intervento normativo approntato a suo tempo. Pertanto, il mio gruppo parlamentare, pur dispiaciuto, non sosterrà l'emendamento in oggetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DANIELE GALLI. Signor Presidente, volevo commentare l'emendamento in oggetto, cui sono favorevole, cercando però di stimolare il Governo ad interpretarlo e ad aggiungere alcune condizioni. La verifica delle capacità delle persone che aprono un'attività è un principio basilare perché bisogna tutelare l'utente. Tuttavia, ritengo che questo emendamento sia necessario, in quanto fa emergere un sommerso che notoriamente esiste. Nello stesso tempo, se condizioniamo il sommerso e questa attività anche alle variazioni catastali di destinazione d'uso dei locali in cui vengono esercitate dette professioni, sicuramente il sistema Stato ne riceverà un grande vantaggio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garavaglia 10.214, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 308
Votanti 285
Astenuti 23
Maggioranza 143
Hanno votato sì 89
Hanno votato no 196
Sono in missione 77 deputati).
Pag. 106
Prendo atto che il deputato Forlani ha erroneamente espresso il proprio voto e che avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto altresì che i deputati Vichi, Tenaglia, Tomaselli, Burgio, Lovelli, Lumia e Aurisicchio non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzocchi 10.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame pone la questione di una soppressione del comma 3. Si verte in materia di attività di pulizia e disinfezione. Su questo argomento il comma in oggetto opera una serie di distinguo, proprio perché siamo di fronte ad un'attività che difficilmente può essere esercitata solo con la dichiarazione di inizio attività. Infatti, essa ha ripercussioni tali nel campo della salute, che credo non possa essere deregolamentata con questa facilità.
Il problema è estremamente delicato: o questo comma mette in conto tutti questi «fatti salvi», vale a dire i requisiti di onorabilità, capacità economico-finanziaria, attività professionale indicati nel comma e che certe attività possono essere esercitate solo nel pieno rispetto della normativa vigente in materia di tutela del lavoro e della salute, o esso è totalmente inutile, in quanto introduce la dichiarazione di inizio attività quale unico obbligo, facendo poi delle eccezioni che di fatto non consentono di modificare nulla. In ogni caso, se non si fa riferimento alla normativa sul lavoro e sulla salute, si è di fronte ad una deregolamentazione che colpisce anche la disciplina del lavoro.
Sappiamo perfettamente che le attività di pulizia sono spesso esercitate da aziende che hanno moltissimi dipendenti; basti pensare a quelle svolte negli ospedali o negli enti pubblici. Ritengo quindi estremamente pericoloso affrontare la questione dal punto di vista della liberalizzazione di un'attività che ha queste ricadute, in quanto non si tratta di attività professionali svolte da un unico soggetto, essendo esse esercitate in forma aziendale con numerosissimi dipendenti.
Stupisce pertanto che anche colleghi che hanno una sensibilità nei confronti della tutela del lavoro siano d'accordo nel deregolamentare un'attività, nell'ambito della quale molto spesso sono superate le normative che tutelano la sicurezza nei luoghi di lavoro, visto che quando si svolgono attività di pulizia o di disinfezione, si usano anche prodotti chimici che necessitano di un certo tipo di trattamento.
Mi sembra strano che forze politiche, che addirittura hanno proposto Commissioni bicamerali di inchiesta sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro, siano d'accordo nel deregolamentare una materia così delicata, che può esporre i lavoratori ad un rischio di sicurezza.
Vorrei, pertanto, che il Governo ci rassicurasse.
È pur vero che tra i banchi del Governo siede il sottosegretario Gianni, che - lo sappiamo - è molto sensibile a questi profili; vorremmo tuttavia capire se si tratti di una nostra infondata preoccupazione o se invece valga effettivamente la pena di approfondire la questione che si pone relativamente a tale particolare attività, affinché non si rischi di operare una deregolamentazione. Questa da un lato non garantirebbe la sicurezza sui luoghi di lavoro e non tutelerebbe, dunque, i lavoratori; dall'altro, non garantirebbe neppure i consumatori. Questi ultimi, nel caso di specie, corrispondono a quanti ricevono il servizio di disinfezione: se essi non fruissero di servizi da parte di professionisti con una certa qualifica, potrebbero in qualche modo subire dei danni da quest'attività, se deregolamentata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, dagli acconciatori e dagli estetisti siamo giunti all'attività di pulizia e di disinfezione. Il provvedimento all'articolo 3 prevede che le attività di pulizia e di Pag. 107disinfezione siano soggette alla sola dichiarazione di inizio attività da presentarsi alla Camera di commercio. Abbiamo già chiarito precedentemente come questa volontà di liberalizzare i settori, attraverso misure come la dichiarazione di inizio attività di cui al presente articolo o la comunicazione unica per la nascita dell'impresa, si ponga in totale contraddizione con norme varate qualche mese fa, in base alle quali sono diventate, invece, pressanti le richieste fatte a chi chieda l'apertura di partita IVA e compili il cosiddetto modello di dichiarazione di inizio attività.
In questo caso, peraltro, si tratta di un settore particolare, quello di pulizia e di disinfezione, connesso all'utilizzo di prodotti igienico-sanitari: non si può consentire che chi utilizzi tali prodotti non abbia competenze particolari o, comunque, non sappia minimamente quali prodotti stia utilizzando. Affermo ciò perché al comma 3 dell'articolo si dichiara che le attività di pulizia e di disinfezione aperte dalle imprese che intendono operare nel settore «non possono essere subordinate a particolari requisiti professionali, culturali e di esperienza professionale». Potrebbe essere dunque consentito qualsiasi livello di competenza e non è molto chiaro se chi aprirà queste imprese che si occupano di pulizia e di disinfezione conoscerà o dovrà conoscere la natura dei prodotti che utilizza, quali contraddizioni possano avere, quali effetti possano produrre sulla persona o sugli oggetti sui quali vengano utilizzati.
Tutto viene lasciato al caso ed al buon senso, che si suppone debba avere chi utilizza questi prodotti: ciò lascia francamente perplessi. Gli agricoltori, ad esempio, utilizzando i prodotti fitosanitari per la viticoltura, devono sapere esattamente quali prodotti usano e devono seguire specifici protocolli di utilizzo. Nel caso di specie, invece, pur trattandosi comunque di salute e di sanità, si adotta una soluzione totalmente contraddittoria in un settore, come ha riferito il collega che mi ha preceduto, fatto di imprese che hanno in genere un grande numero di dipendenti. In definitiva, chi aprirà questo tipo di attività avrà comunque varie competenze generali in un settore, che, come sappiamo, negli ultimi anni sta conoscendo una sempre maggiore presenza di manodopera e di titolari di società e imprese extracomunitari. Non vorremmo che, con liberalizzazioni che producono deregolamentazioni tali che pare quasi di trovarsi in una giungla deregolamentativa, si voglia alla fine consegnare questo particolare settore solamente nelle mani, della manodopera o dell'impresa extracomunitaria.
Si dice, infatti, che gli italiani non vogliono più fare certi lavori - anche ciò sarebbe un po' da valutare - comunque è chiaro che il settore della pulizia registra una sempre maggiore presenza di manodopera extracomunitaria. A nostro modo di vedere ciò porterà non solo ad una presenza ancora maggiore di imprese e di manodopera extracomunitarie, ma anche ad uno scadimento dell'attività stessa, perché è logico pensare che, di fronte alla deregolamentazione che viene prevista chiunque potrà aprire un'attività, anche senza avere alcuna competenza, quindi anche senza la conoscenza di determinate questioni che riguardano il settore. Molti extracomunitari chiederanno di aprire imprese di tal genere, quindi le imprese italiane già esistenti sul mercato dovranno subire anche questo tipo di concorrenza e questo tipo di deregolamentazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, intervengo per precisare che il comma 3 dell'articolo 10, pur liberalizzando queste attività precisa, all'ultimo periodo - lo dico per rispondere a coloro i quali sono preoccupati per le condizioni di lavoro delle persone che lavorano nel settore e per dire che vi è un'attenzione nel merito - che «resta salva la disciplina vigente per le attività di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione ed in ogni caso le attività professionali di cui al presente comma possono essere esercitate solo nel pieno rispetto della normativa Pag. 108vigente in materia di tutela del lavoro e della salute ed in particolare del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, e della normativa in materia di smaltimento dei rifiuti speciali o tossici». Ciò vuol dire che tutte le normative inerenti il lavoro, la tutela dei lavoratori e delle condizioni nelle quali queste attività debbono essere svolte, continueranno ad essere vigenti nella normativa attuale, così come lo sono state fino ad ora. Sarebbe pertanto esclusivamente una liberalizzazione di inizio attività, ma senza altre deregolamentazioni spurie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione su una questione abbastanza divertente, che mi suggerisce questo terzo comma. Se, infatti, un'attività di pulizia fosse soggetta all'iscrizione nel registro delle imprese potremmo correre il rischio, ai sensi dell'articolo 9 e dell'articolo 10, di assistere ad una situazione abbastanza divertente, nel senso che in base all'articolo 9 è prevista una dichiarazione unica relativa alla nascita dell'impresa, che risponde a determinati requisiti, che si potrebbero definire preventivi; che, secondo quanto previsto da questo articolo, deve essere contemporaneamente presentata - a proposito di semplificazioni - la denuncia di inizio attività. La formulazione dell'articolo 9 è sibillina, perché afferma che tale dichiarazione è valida al fine di avviare l'attività di carattere imprenditoriale.
Ritengo che, in relazione a questo banale esempio, abbiamo dimostrato come si stia riuscendo a complicare cose semplici. La fretta per realizzare le liberalizzazioni non può sostituirsi ad un attento esame della normativa, perché, invece di semplificare le cose, rischiamo di aggravarle, come questo banale esempio sta dimostrando (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale e del deputato Leone).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippi.
ALBERTO FILIPPI. Signor Presidente, vorrei chiedere una precisazione alla collega Provera, quale eventuale interpretazione autentica: se anche il termine «sanificazione» si riferisca a tutte quelle pulizie in ospedali e scuole e presupponga l'utilizzo di prodotti chimici da parte degli operatori, anche in concentrazioni diverse da quelle usualmente adoperate da casalinghe e da operatori del settore. Questi ultimi sono oggi messi al corrente degli eventuali rischi che corrono e sono istruiti attraverso corsi organizzati dall'azienda, che comunque è responsabile.
Chiedo, quindi, un'interpretazione autentica del testo e chiedo lumi circa questa problematica.
PRESIDENTE. L'onorevole Provera non può intervenire sullo stesso emendamento, mi dispiace.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 376
Astenuti 3
Maggioranza 189
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 237).
Prendo atto che la deputata Dato non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 109ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, visto che stiamo lavorando dalle ore 15 e che avremo ancora del tempo da impiegare, vorrei chiedere alla Presidenza indicazioni circa il prosieguo dei nostri lavori.
PRESIDENTE. L'orientamento della Presidenza, visto che abbiamo ancora del lavoro da svolgere e che era già prevista la seduta notturna, è nel senso di proseguire i nostri lavori fino alle ore 20,15 e di sospendere la seduta fino alle ore 21.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, abbiamo ascoltato la risposta data all'onorevole Giachetti intervenuto sull'ordine dei lavori. Ci saremmo attesi una pausa più lunga, anche per consentire al Comitato dei nove di riunirsi. Andiamo pure avanti, visto che volete fare ostruzionismo, pensando di fare il bene per il nostro paese.
Con gli emendamenti in esame si propone di sostituire, al primo periodo del comma 3 dell'articolo 10, le parole «ai sensi della normativa vigente, da presentare alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente» con le seguenti: «da presentare allo sportello unico del comune territorialmente competente ai sensi della normativa vigente».
Signor Presidente, mi sembrerebbe una proposta coerente rivolta al relatore. Prima è stato approvato un emendamento che trattava proprio questo argomento. Abbiamo ritenuto fondamentale dire alle aziende che esiste un solo sportello - lo sportello unico del comune - a cui ci si deve rivolgere. Questo sportello unico deve raccogliere tutte le indicazioni per evitare che il cittadino contribuente o l'imprenditore percorrano una specie di via crucis da un ufficio all'altro., Lo stesso sportello unico provvederà eventualmente ad inoltrare a chi di competenza le documentazioni del caso. La norma in esame mi sembra di buon senso e non capisco perché il relatore abbia espresso un parere contrario. Mi chiedo se questo emendamento non possa essere accolto - a tal fine propongo di sospendere i lavori per poi riprenderli - proprio per il fatto che prima abbiamo approvato una disposizione simile con riferimento al comma 2 dello stesso articolo 10, che disciplina le attività di acconciatore ed estetista.
Se una norma simile sullo sportello unico è stata approvata con riferimento ad una determinata categoria economica, non si riesce a capire perché una norma analoga non sia accolta dopo dieci minuti.
Signor Presidente, vorrei che lei chiedesse al relatore se sia possibile accogliere l'emendamento in esame e quali siano i motivi che lo impediscano. Vi è una impostazione logica e coerente oppure stiamo lavorando (non adopero l'espressione che si userebbe a Venezia, perché sarebbe offensiva) con la testa tra le nuvole?
Credo sia importante seguire un'impostazione coerente: i cittadini ci chiedono questo. Troppo spesso anche in presenza di un organo che si occupa dell'armonizzazione dei testi normativi, ci accorgiamo di quanti strafalcioni si facciano. Bisognerebbe approvare una normativa che obblighi tutti i parlamentari e le Assemblee parlamentari a legiferare in maniera intelligibile da parte dei cittadini. Siamo però in presenza di una normativa (non è tanto il fatto che sia contraddittoria) in base alla quale prima si intendeva procedere verso lo sportello unico per quanto riguarda le attività di acconciatore, ma poi, al comma 3 dello stesso articolo 10, si prevede che le attività di pulizia e disinfestazione, di cui al decreto del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato 7 luglio 1997, n. 274 e successive modificazioni, e di facchinaggio, di cui al decreto del ministro delle attività produttive 30 giugno 2003, n. 221, siano soggette alla sola dichiarazione di inizio attività da presentare ai sensi della normativa vigente alla Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura competente.
Quali sono le ragioni di questa diversità di comportamenti? Cosa accade nei confronti Pag. 110dell'amministrazione? Credo sia opportuno che vi sia una collegamento con la precedente disposizione, che è stata approvata in modo intelligente.
Ai sensi della normativa vigente la dichiarazione di inizio di attività deve essere sempre e comunque presentata allo sportello unico del comune territorialmente competente. Così facendo, si valorizza anche il ruolo dei comuni. Tuttavia, molto spesso siamo contraddittori: affermiamo che i comuni debbono rappresentare il punto di riferimento dei cittadini, poi però parliamo della provincia, della regione, della Camera di commercio. È vero che vi sono moltissime interrelazioni fra questi enti, ma sarebbe opportuno che il cittadino si rivolgesse al comune di competenza, che peraltro è anche quello più vicino alla propria attività (se, ad esempio, ci si trova nel comune di Portogruaro e la Camera di commercio si trova a Venezia, ci sono 70 chilometri di distanza); pertanto, sarebbe opportuno uniformare le normative.
Chiedo, quindi, a lei, Presidente, alla maggioranza e al relatore, che questa sera ha dimostrato momenti di saggezza - e lo ringrazio per questo - di esprimersi favorevolmente nei confronti del mio emendamento, prevedendo che anche per le attività di cui al comma 3 dell'articolo 10 si inoltri la domanda allo sportello unico del comune territorialmente competente, ai sensi della normativa vigente.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di accantonare l'esame degli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17, nonché dell'emendamento D'Agrò 10.13 ai fini di una loro rivalutazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Avverto che, non essendovi obiezioni, gli identici emendamenti Campa 10.14, Fava 10.15 e Mazzocchi 10.17, nonché l'emendamento D'Agrò 10.13 si intendono accantonati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzocchi 10.19, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 381
Votanti 379
Astenuti 2
Maggioranza 190
Hanno votato sì 375
Hanno votato no 4).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il comma 4 dell'articolo 10 riguarda le attività di guida turistica e di accompagnatore turistico, come disciplinate dall'articolo 7 della legge 29 marzo 2001, n. 135, e successive modificazioni, che non possono essere subordinate all'obbligo di autorizzazioni preventive, al rispetto di parametri numerici ed a requisiti di residenza, fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale. In particolare, bisognerebbe capire cosa significhi quest'ultima espressione, perché di fatto si prevede la soppressione del comma 4.
La seconda parte di tale comma prevede che, ai soggetti titolari di laurea in lettere con indirizzo in storia dell'arte o in archeologia o titolo equipollente, l'esercizio Pag. 111dell'attività di guida turistica o accompagnatore terroristico non possa essere negato né subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante o di altre prove selettive (vorrei precisare che la sola titolarità della laurea non è sufficiente, pertanto bisognerebbe specificare meglio per i cittadini), restando consentita la verifica delle conoscenze linguistiche soltanto quando le stesse non siano state oggetto del corso di studi.
Noi crediamo che questo articolo 10 debba essere soppresso, perché il comma 4 non solo opera della confusione, ma introduce una deregolamentazione che non è richiesta dall'Unione europea. Se approvato, il comma 4 porterà molto danno alla professione di guida turistica, alla qualità del turismo in Italia e alla tutela dei beni culturali. È anche vero che con i successivi emendamenti, anche da parte della maggioranza, faccio riferimento a quelli che affronteremo in seguito, si tenta di migliorare il testo del comma 4, che noi vogliamo sopprimere perché, se venisse approvato l'emendamento Affronti, si aggiungerebbe una frase che peggiorerebbe enormemente le cose anche rispetto al decreto Bersani-bis.
Le direttive dell'Unione europea non richiedono una simile deregolamentazione; in base alle direttive le guide devono dimostrare di essere effettivamente delle guide turistiche nello Stato di provenienza sia nel caso di prestazioni occasionali nei servizi tour fermè sia per il riconoscimento del titolo acquisito in un altro Stato membro. L'Unione europea, per facilitare la libera circolazione dei professionisti, ha previsto un sistema di riconoscimento del titolo professionale, quindi anche di guida turistica, ottenuto negli altri paesi dell'Unione europea. Tale riconoscimento prevede, nel caso in cui la formazione specifica sia differente, come avviene per le guide turistiche per via della specificità di area prevista dalla normativa europea quando parla di territorio di riferimento, il superamento di un esame o, in alternativa, un tirocinio con supervisione da parte di un tutor. Questo sistema è applicato anche ai cittadini extracomunitari, i titoli stranieri vengono vagliati e riconosciuti nella conferenza dei servizi interministeriali.
Tutti i paesi europei che hanno il maggior numero di monumenti, Francia, Spagna e Grecia, non ci pensano proprio ad adottare norme che regalano il lavoro nei beni culturali e nel turismo ad altri soggetti. Onorevole Gianni, lei che si batte sempre e giustamente per mantenere livelli occupazionali qualificati e per far sì che vi sia una maggiore partecipazione delle attività lavorative degli italiani e non solamente degli altri potrà constatare tranquillamente che i paesi europei non adottano norme che regalano via il lavoro.
Con questo comma 4 non solo non daremo lavoro ai giovani italiani, che tanto stanno a cuore a questa maggioranza, che ad ogni piè sospinto ce lo ricorda, solo nei programmi, perché nei fatti poi lo disattende, lo toglieremo anche alle guide che esercitano da anni con competenza il loro lavoro.
Il cosiddetto decreto Bersani sembra voler avvantaggiare gli stranieri rispetto agli italiani. Vorremmo che si trattasse soltanto di malelingue, anche se la settimana prossima affronteremo altri provvedimenti del genere. Concludo sostenendo che dobbiamo «cassare» questo comma perché avvantaggeremmo solamente gli stranieri a danno degli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Presidente, se vi è un articolo che dimostra la totale incoerenza del Governo circa le scelte da fare per la gestione di un settore come il turismo, questo è il comma 4 dell'articolo 10.
Vedete, per un pelo non è passata l'introduzione della tassa di soggiorno.
Assistiamo quotidianamente alla proliferazione selvaggia dei ticket ad ogni livello territoriale. Abbiamo il mantenimento di migliaia di centri decisionali, che prendono decisioni tutto il giorno per l'erogazione di contributi di gestione al Pag. 112turismo, senza una visione unitaria e sistemica, con un frazionamento di risorse ed uno spreco senza ritorno. Abbiamo l'aliquota IVA più alta, rispetto ai paesi concorrenti. È stato fatto un logo, per rappresentare l'Italia all'estero, impresentabile. Un logo vergognoso! Intanto non si capisce da che cosa si dovrebbe dedurre che esso riguarda l'Italia. Inoltre quel logo ha addirittura fatto strame della Sicilia e della Sardegna, che ne sono state escluse, visto che in esso è rimasto solo lo stivale, probabilmente funzionale alla scritta Italia, ma certamente offensivo e mortificante e soprattutto incomprensibile. Il logo serve per far conoscere l'Italia all'estero e per richiamarne i valori turistici, culturali e naturali. Con quel logo sicuramente questo non si potrà ottenere.
Davanti a questa «Waterloo» del turismo e del Governo, cosa si inventa il ministro Bersani per liberalizzare il settore? Colpire le guide turistiche! Cioè, la grande strategia di questo Governo è quella di penalizzare un settore di lavoratori, che già vivono condizioni di grande disagio e di grande precarietà. Il sottosegretario Gianni, grande alfiere della lotta alla precarietà lavorativa, non può disconoscere che attraverso il comma 4 dell'articolo 10 si introducono elementi che rendono assolutamente precario l'esercizio dell'attività di guida turistica. Tra l'altro, liberalizzazione di cosa? Si tratta di un settore, che già da tempo ha visto l'abbattimento di una serie di vincoli. Non ci sono più vincoli di numero chiuso per il rilascio delle concessioni e delle autorizzazioni. Non c'è neanche il vincolo della residenza, che era infatti discutibile, perché la guida non deve conoscere solo gli aspetti storici, artistici ed architettonici dei beni culturali dei quali si interessa di illustrare le caratteristiche, ma deve essere anche abilitata - ed è questo il senso del suo lavoro - a spiegare quei beni nel contesto territoriale in cui essi si trovano, spiegando anche da quali civiltà sono stati pensati e prodotti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 19,43)
NICOLA BONO. Con il meccanismo introdotto dal comma 4 tutto questo viene stravolto, perché non ci sono più i vincoli di accertamento della professionalità. Allora vogliamo qualificare il turismo in Italia cancellando la professionalità, l'obbligo di garantire ai turisti utenti di essere assistiti da personale qualificato, che sia in grado di spiegare, quando vedono una qualunque testimonianza storica, archeologica, artistica e monumentale, cosa essa voglia dire realmente e quale sia il suo significato nel contesto dell'evoluzione e dello snodarsi delle culture del nostro paese?
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Bono.
NICOLA BONO. Cari colleghi della maggioranza, questa norma contenuta nel comma 4 è tra l'altro contraddittoria in sé, perché non si può affermare che vengono eliminati gli obblighi di autorizzazione preventiva, fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale.
Ma chi li accerta i requisiti di qualificazione professionale...
PRESIDENTE. Deve proprio concludere, onorevole.
NICOLA BONO. ...senza un esame e senza una verifica? Ecco perché vi invitiamo a votare a favore della soppressione del comma 4 dell'articolo 10.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, a volte mi domando se improvvisamente i legislatori siano stati colpiti da una voglia di dissolvere tutto ciò che vi è di positivo nel nostro paese, cupio dissolvi. Se vi è un'attività su cui si fonda l'economia del nostro paese, questa è quella turistica.
Come si può immaginare di affidare a gente che ha semplicemente acquisito una Pag. 113laurea e la conoscenza delle lingue estere, il compito di illustrare e spiegare la storia ed il territorio del nostro paese ai numerosi turisti che vengono a visitare l'Italia?
Qual è la ragione di ciò? Solo il fatto che la tempistica degli esami di abilitazione è molto lunga e, quindi, sono pochi coloro che possono partecipare?
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, il comma 4 dell'articolo 10 è effettivamente molto delicato perché, mentre apparentemente consente a tutti i nostri giovani di accedere liberamente alla professione, in realtà, rischia di svilire la professione stessa e causare una limitazione della possibilità e della capacità di esercitare tale attività, oltre che di portare nocumento al paese.
Siamo, però, contrari agli identici emendamenti in esame perché concordiamo sulla possibilità di allargare l'esercizio della professione, al di là del rispetto di parametri numerici e di requisiti di residenza. Pensiamo che questi vadano aboliti e che la professione debba potersi espandere a tutti i ragazzi e le ragazze che abbiano i requisiti per svolgerla. Per questo, un emendamento successivo a mia firma, l'emendamento Provera 10.242, prevede la soppressione del solo secondo periodo del comma 4.
Inoltre, aggiungo a futura memoria, per l'esame degli emendamenti che seguono, che non è sufficiente richiamare nel dettaglio una serie di lauree che, di per se stesse, non risolvono la formazione professionale necessaria per le attività di guida e di accompagnatore, per le quali invece bisogna accertare la capacità di svolgere quel compito che, a volte, è molto più generale ed altre volte più specifico, per materia, (e ho visto che il relatore, già in fase di espressione dei pareri, ha accolto alcuni emendamenti).
Rimane un aspetto, ora citato dall'onorevole Campa, in rapporto alla Comunità europea. Potrebbe effettivamente accadere che, mentre apriamo per estendere la possibilità di occupazione dei nostri giovani, con quella dizione rischiamo l'«invasione» da parte degli esterni, la cui capacità effettiva non sarebbe neppure verificata. Per questo sarebbe opportuno che, sull'emendamento Affronti 10.299, vi fosse uno sforzo ulteriore per porre rimedio a questo aspetto. Ciò aiuterebbe a ritirare altri emendamenti, aspetto su cui invito a riflettere i miei colleghi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, abbiamo tutti ascoltato le motivazioni di buonsenso in merito all'emendamento in esame presentate dall'onorevole Campa e dall'onorevole Bono. Abbiamo anche ascoltato ora le osservazioni, alcune non condivisibili, altre di buonsenso, provenienti dalla collega di Rifondazione Comunista che appartiene al Comitato dei nove.
Rivolgo un sentito appello all'onorevole relatore, affinché egli (che è l'unico a poter intervenire nella materia con nuove proposte emendative o con proposte che possano incidere modificando il senso del comma che stiamo esaminando) in primo luogo «congeli» la materia, cioè proponga di accantonare gli emendamenti in esame, per procedere ad una riflessione. Potrebbe anche chiedere una breve sospensione dei lavori dell'Assemblea e riconvocare il Comitato dei nove per ricercare una soluzione condivisa.
Nell'ambito della soluzione condivisa troverà sicuramente ragionevolezza anche da parte dell'opposizione e, se così non fosse, continueremo nei nostri interventi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, le considerazioni svolte dai colleghi che mi hanno preceduto sono sicuramente puntuali Pag. 114e condivisibili. Una delle caratteristiche che deve avere una norma di legge è quella della certezza dei contenuti. Nel momento in cui il comma 4 afferma che si fa luogo alla liberalizzazione dell'attività di guida turistica, ma poi prosegue dicendo «fermo restando il possesso dei requisiti di qualificazione professionale», lascia chiaramente intendere che non si hanno le idee chiare su che cosa sia il contenuto e la portata applicativa di questa norma.
Quindi, gli altri colleghi hanno rivolto l'invito a sospendere l'esame su questa parte per consentire al Comitato dei nove di definire meglio gli aspetti, tenuto anche conto dei riflessi che si avrebbero in ambito comunitario. Teniamo presente che, poi, questa norma consisterebbe in una sorta di boomerang, ma teniamo altresì presente che sono in fase di esame da parte del Parlamento una serie di problematiche che devono essere affrontate. Mi riferisco in particolar modo all'indagine conoscitiva relativa alla legge n. 135 del 2001 ed anche alla riforma delle professioni.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MAURIZIO LEO. Quindi, penso che sia opportuno che il Comitato dei nove, anche alla luce delle osservazioni dell'onorevole Provera, possa esaminarne...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Formisano. Ne ha facoltà.
ANNA TERESA FORMISANO. Signor Presidente, intervengo per associarmi alla proposta avanzata dal collega Mariniello di accantonare questo articolo, ma anche per svolgere alcune considerazioni.
È vero che in questo caso parliamo di liberalizzazioni, ma mi pare che questa volta sia veramente eccessivo ciò che il Governo propone. Gli accompagnatori italiani sono stimati circa in 10 mila abilitati e, quando si parla di turismo, tutti dicono che il nostro paese è uno di quelli dove la questione del turismo deve essere sempre più valutata e tenuta in considerazione. Ebbene, credo che nessuno possa pensare di abbassare il livello professionale degli addetti all'accoglienza turistica, perché il biglietto da visita di un paese nel settore del turismo spesso viene proprio valutato dal tipo di accoglienza che si ha in quel paese. Allora, sono convinta che questo sia un principio di buon senso, senza colore. Il livello di occupazione può essere soltanto mantenuto, la qualità del servizio erogato è alta e noi abbiamo altri paesi che in questo ci fanno concorrenza, dove la vocazione turistica è sempre più agguerrita (pensiamo, per esempio, a livello europeo quanta presenza turistica ha recuperato la Spagna nel nostro paese).
Allora, le guide turistiche non sono soltanto guide tout court, ma anche accompagnatori, sovraintendono spesso alla riuscita del viaggio e molte volte sono di madrelingua, proprio per aiutare ed essere a disposizione delle persone che vengono nel nostro paese, dei viaggi organizzati (molte volte si prestano anche in occasioni di transfer, di meeting, di congressi).
Vorrei soffermarmi anche su un altro aspetto. Se proprio si vuole puntare ad una specializzazione, pensiamo ad un corso di laurea: questa, sì, potrebbe essere una chance in più che diamo a chi fa della guida turistica il proprio lavoro.
Un altro problema da risolvere, caro Presidente - e qui mi sarei aspettata una riflessione -, è la precarietà del lavoro dell'accompagnatore turistico, perché molte volte è stagionale, non prevede un contratto di lavoro fisso.
Allora, invece di preoccuparci di questi altri aspetti che bene sono stati evidenziati dai colleghi che mi hanno preceduto, perché non pensiamo a strutturare un contratto di lavoro per queste categorie e a istituire un corso di laurea specialistica per coloro che già svolgono o intendano svolgere l'attività di guida turistica? Questa mi sembrerebbe un'idea giusta, non quella di abbassare il livello della qualificazione professionale, perché ad esserne danneggiati sarebbero non soltanto loro ma tutto il nostro paese, per l'effetto Pag. 115boomerang che ciò avrebbe agli occhi degli stranieri (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, volevo segnalare, in risposta a quanto precedentemente affermato, che non si sopprime la qualifica e neppure la preparazione professionale. Mi pare che la proposta del ministro Bersani, contenuta nel decreto-legge in esame, preveda la liberalizzazione dell'attività di guida turistica a favore di chi abbia conseguito una laurea in lettere con indirizzo storia dell'arte. Invece, con alcuni emendamenti, che sono stati accettati dal Comitato dei nove e dalla stessa Commissione e che saranno posti in discussione, si propone l'introduzione dell'obbligo di una verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento. Al limite, il problema sorge riguardo a quanto affermato in precedenza dalla collega Provera.
Abbiamo rappresentato questo problema, che è ancora all'esame del Comitato dei nove. Tuttavia, la legge prima citata dal collega Leo non è conforme alla direttiva comunitaria. Da parte degli uffici e delle competenti direzioni, è stato affermato che non può essere ribadita quella disciplina ma deve essere fatta salva la direttiva comunitaria, per evitare infrazioni. In sintesi, vorrei dire che non è prevista alcuna dequalificazione perché, innanzitutto, sempre più frequentemente, d'ora in poi, le guide turistiche avranno conseguito una laurea in lettere con indirizzo storia dell'arte e sarà anche introdotto l'obbligo della verifica delle conoscenze linguistiche e del territorio di riferimento,che mi pare giovi alla qualificazione professionale complessiva degli operatori del settore.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, naturalmente confermo il parere contrario sugli identici emendamenti soppressivi Campa 10.20 e Mazzocchi 10.21. Si possono avere - come è giusto - opinioni diverse ma, certamente, non si può pensare che il decreto-legge all'esame comporti una dequalificazione. Bisogna tenere presente che, in questo settore, sono in corso alcune procedure di infrazione comunitaria nei confronti del nostro paese e dovremmo evitare di far pagare ai cittadini il costo di eventuali sanzioni che l'Unione europea possa comminare.
Già in sede di formulazione dei pareri, avevo espresso una valutazione positiva sugli identici emendamenti Affronti 10.299 e Martella 10.300 e avevo proposto una riformulazione con la quale introdurre alcune modifiche al testo. Penso si possa ulteriormente lavorare su di esso anche alla luce delle questioni da ultimo sollevate da diversi colleghi. Perciò, posso affermare che, se siamo d'accordo, si può procedere all'accantonamento delle proposte emendative riferite all'articolo 10, comma 4, ma non degli identici emendamenti soppressivi, sui quali il parere è contrario; quindi, se i presentatori non accedono all'invito al ritiro, si procederà alla votazione.
Possiamo effettuare questo passaggio in sede di Comitato dei nove, che è convocato per le ore 20,15. Quindi, possiamo procedere con l'esame delle proposte emendative riferite all'articolo 10, comma 5.
PRESIDENTE. Vi sono diversi colleghi che hanno chiesto di parlare, anche se la proposta del relatore dovrebbe essere valutata.
CESARE CAMPA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Signor Presidente, il relatore ha affermato che, se ritirassi il mio emendamento soppressivo del comma 4, sarebbe favorevole ad un accantonamento Pag. 116ed ad un riesame dello stesso nell'ambito del Comitato dei nove. Se vi fosse una volontà in questo senso, sarei disponibile al ritiro del mio emendamento.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'emendamento Mazzocchi 10.21 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
NICOLA BONO. Signor Presidente, intendiamo mantenere il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Palmieri. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, anch'io a questo punto confermo il nostro orientamento contrario, perché questa disposizione è imprudente e butta allo sbaraglio i nostri giovani, i turisti che si recano in Italia.
Invito il ministro Rutelli a dar seguito a quanto da lui affermato in campagna elettorale, quando ha copiato la nostra proposta di ridurre l'IVA riferita al turismo e di eguagliarla ai livelli degli altri paesi europei; in ogni caso, non c'è traccia di tutto questo nelle procedure, nelle prassi e nelle intenzioni di questo Governo.
Invito altresì il ministro Rutelli a fare in modo che il portale www.Italia.it non solo non sia caratterizzato dal logo che ricorda quello del partito spagnolo della sinistra estrema Izquierda unida - a cui ha fatto riferimento l'onorevole Bono - ma diventi veramente funzionante e in grado di far giungere nel nostro Paese i turisti che lo desiderino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, la proposta del relatore Lulli presentava uno sprazzo di sole poiché riguardava l'accantonamento del comma in questione e il mio intervento era volto proprio a prenderla in esame; in effetti, onorevoli colleghi, questo comma 4 dell'articolo 10 rappresenta quanto di peggio vi possa essere.
Non ho nulla da eccepire sul fatto che alcune lauree - soprattutto quella in lettere con indirizzo in storia dell'arte, archeologia e i titoli equipollenti - diano la possibilità di esercitare l'attività di guida e di accompagnatore turistico. In ogni caso, se affermate letteralmente «... né subordinato allo svolgimento dell'esame abilitante...» vuol dire che questo esame ed altre prove selettive sono rimasti; ciò è completamente in contraddizione con la prima parte di questo comma, dove si afferma «... non possono essere subordinate all'obbligo di autorizzazioni preventive, al rispetto di parametri numerici e a requisiti di residenza... ». Quindi, dovete scegliere o l'una, o l'altra cosa.
Nei prossimi giorni attraverso la modifica dell'articolo 12 verrà presa in considerazione la lingua italiana, che deve però essere conosciuta - ciò deve riguardare anche i commi delle leggi - e resa comprensibile, leggibile.
È vero - in questo mi associo a quanto affermato anche da altri colleghi - che l'industria turistica è importante per l'Italia, quindi deve rimanere l'eccellenza delle guide e degli accompagnatori turistici.
Colleghi della maggioranza, alla ripresa pomeridiana della seduta, mentre cercavate di raggiungere il numero legale, abbiamo potuto ascoltare alcuni vostri interventi: nel rimproverarci, avete affermato che le liberalizzazioni sono quello che più si aspettano i cittadini italiani da questo Parlamento. Vivaddio, non abbiamo parlato di energia o di trasporto pubblico locale, argomenti ai quali i cittadini sono realmente interessati, ma di guide turistiche!
Vogliamo creare rapporti di lavoro con le giovani e con i giovani disoccupati? Vogliamo portarli in un ambiente che dequalifica un'industria importante come quella turistica? È questo che vogliamo fare? Credo che non siano né giuste né corrette le liberalizzazioni in materie delicate come quella dell'industria turistica. Pag. 117Si tratta davvero di un comma incomprensibile da ogni punto di vista (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
LUCIO BARANI. Non si riesce a capire cosa vogliamo fare e cosa siamo in grado di fare! Credo che liberalizzare chi uccide il topolino, chi disinfesta, non faccia onore a questo Parlamento e neanche alle liberalizzazioni. Chiedo quindi con grande forza che le proposte emendative riferite al comma 4 siano accantonate e che il comma in parola sia rivisto, anche per dare dignità alle guide turistiche: ne faremmo disoccupati, persone che rovinerebbero l'industria turistica senza nemmeno riuscire a sbarcare il lunario, a portare a casa uno stipendio idoneo a consentire loro di crearsi una famiglia. Questo è un falso populismo che crea un danno all'immagine dell'Italia, alle nostre ricchezze storiche, culturali ed archeologiche!
Aveva ragione il collega che mi ha preceduto: il turismo e gli operatori del turismo vanno incentivati, abbattendo l'IVA e cercando di intervenire a supporto di un'industria così importante, per permettere ad essa di creare...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCIO BARANI. ... posti di lavoro, ma non come accompagnatori turistici, magari con le autorizzazioni concesse «aumma aumma», come voi siete abituati a fare (Applausi ironici dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole La Loggia. Ne ha facoltà.
Prego i colleghi di fare silenzio per consentire di intervenire a chi ne ha il diritto.
Prego, onorevole La Loggia.
ENRICO LA LOGGIA. Signor Presidente, avendo ascoltato l'intervento del relatore, mi era sembrato che si potesse addivenire ad una soluzione ragionevole, cioè l'accantonamento delle proposte emendative riferite al comma 4, onde procedere ad un approfondimento del quale mi pare abbia sentito la necessità tutta l'Assemblea. Il fatto che il relatore ne abbia preso atto è già di per sé incoraggiante.
Comprendo che qualcuno, forse anche un po' frettolosamente, possa avere espresso una valutazione non positiva, ma mi permetto di insistere perché davvero varrebbe la pena di concedersi una brevissima pausa di riflessione. Potremmo proseguire l'esame degli emendamenti successivi, per poi riprendere quelli riferiti al comma 4. Nella logica della distribuzione dei tempi, considerato il lavoro che abbiamo davanti, non farebbe molta differenza. Mi permetterei di insistere in tal senso.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, non so se il relatore sia d'accordo ma, atteso che siamo prossimi alla prevista pausa, se il relatore si pronunciasse favorevolmente sulla richiesta del collega La Loggia, potremmo utilizzare la pausa anche per procedere alle verifiche del caso, per passare alle votazioni subito dopo la sospensione.
NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, se ogni tanto guardasse anche verso destra... Lo so che è difficile per lei, ma è da tempo che chiedo la parola.
PRESIDENTE. Ho guardato, onorevole Bono, ma lei era già intervenuto una volta nel merito ed un'altra sull'ordine dei lavori.
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NICOLA BONO. Signor Presidente, condivido la proposta dell'onorevole Giachetti, il quale riprende un'indicazione in tal senso dell'onorevole La Loggia.
Desidero anche chiarire che il mantenimento dell'emendamento soppressivo deriva semplicemente dal fatto che non possiamo ritirare l'emendamento prima di conoscere il testo della riformulazione, che il Comitato dei nove riterrà di elaborare. Noi consideriamo quindi accantonato il nostro emendamento. Ad ogni modo, il problema si supera disponendo una sospensione,.
ANDREA LULLI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI, Relatore. Accogliamo la proposta avanzata dall'onorevole Giachetti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Campa. Ne ha facoltà.
CESARE CAMPA. Presidente, dovendo il Comitato dei nove riunirsi durante questa pausa per valutare l'emendamento che voteremo subito dopo, direi di differire alle 21,30 la ripresa della seduta. In questo modo potremmo prima andare a cena e poi riunirci. La mia proposta è quindi quella di differire la ripresa della seduta dalle 21 alle 21,30. Grazie.
PRESIDENTE. La ripresa della seduta è già stata annunciata alle 21.
CESARE CAMPA. Non era però prevista la riunione del Comitato dei nove!
PRESIDENTE. Sì, ma non cambia la sostanza.
La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 21.
La seduta, sospesa alle 20,10, è ripresa alle 21,05.