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Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 13.500 del Governo - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di entrare nel merito del decreto-legge, credo siano necessarie alcune considerazioni politiche. L'ennesimo voto di fiducia richiesto da questo Governo al Parlamento non è figlio di un atteggiamento pretestuoso dell'opposizione. Molti esponenti della maggioranza da giorni vanno ripetendo questo argomento, cercando di accreditare la tesi che non si poteva fare altrimenti. Ma questo voto di fiducia nasce - e i colleghi lo sanno bene - dall'inconsistenza di una maggioranza che è tale, almeno qui alla Camera, soltanto nei numeri ma non nella visione politica. Ben comprendono anche i più ingenui che il fatto di dilatare i tempi rispondeva all'esigenza di trovare un accordo all'interno della maggioranza, per risolvere man mano le piccole crepe che questo o quel partito aprivano sul provvedimento. Inoltre, è bene ricordare che il primo rinvio dell'esame del decreto-legge Bersani è imputabile soltanto alla caduta del Governo. Il provvedimento era già iscritto all'ordine del giorno di questa Camera, ma il suo esame è stato rinviato perché il Governo è stato battuto al Senato e ha dovuto affrontare una crisi politica evidente.
Alleanza Nazionale respinge al mittente quindi l'accusa di un ostruzionismo cieco, perché lo slittamento è imputabile solo e soltanto alla vostra insipienza, alle contraddizioni che sono evidentissime a chiunque.
Se andiamo ad analizzare la genesi di questo provvedimento - e di come si è giunti a questo punto -, credo nessuno possa negare il suo iter quanto meno irrituale per la materia di cui si sta parlando, vale a dire un ambito di valore strategico su cui il Governo ha voluto adoperare lo schema del decreto-legge. Usare il decreto-legge è già di per sé la prova di una chiusura all'opposizione. È già un bavaglio che restringe e svilisce l'esame parlamentare. Ieri, quindi, abbiamo assistito all'epilogo, con la richiesta di fiducia sul maxiemendamento.
Il dibattito alla Camera - ne diamo atto - è stato caratterizzato da un lungo confronto. Alleanza Nazionale ha più volte ripetuto che, se si vuole incrementare il mercato in Italia ed andare incontro agli interessi diffusi dei consumatori, Pag. 24è necessario affrontare nodi rilevanti, che però sono assenti in questo decreto-legge. Mi riferisco innanzitutto al tema dei servizi pubblici locali. Il Governo ha respinto la nostra proposta, e su questo punto bisognerebbe ritornare perché il vaglio di ammissibilità degli emendamenti è stato gestito dalla Presidenza della Camera come una tagliola. E così anche il nostro emendamento, che voleva porre la questione dei servizi pubblici locali, non è stato neppure discusso. Quindi, trovandosi ad esaminare un decreto-legge dai contenuti variegati - esso va dalla ricarica dei cellulari all'apertura dei parrucchieri il lunedì per finire alla TAV e alla scuola -, l'opposizione è stata costretta, come è nel proprio diritto-dovere, ad intervenire non per fare ostruzionismo fine a se stesso, ma per migliorare il provvedimento.
Allora, quella di scaricare ancora una volta la responsabilità di questo voto di fiducia in capo all'opposizione è ormai un'arma spuntata. Tale è anche il messaggio pretestuoso e demagogico di un centrodestra nemico delle liberalizzazioni. Abbiate il coraggio di spiegare ai cittadini italiani la verità politica. La verità politica è questa, innanzitutto: se affrontiamo il tema dei treni ad alta velocità, parliamo di una questione sulla quale le divisioni nel Governo sono profonde. Con questo decreto-legge l'Esecutivo ha pensato di risolvere le sue contraddizioni interne sulla TAV semplicemente eliminando gli affidamenti dei lavori alle imprese, semplicemente intervenendo per decreto-legge, quindi con una misura d'urgenza, su affidamenti che sono figli di contratti risalenti al 1992. Questo certamente provocherà l'esultanza della sinistra radicale, perché l'effetto che si determina è il blocco dei cantieri, e non in Val di Susa, ma su linee già appaltate, come la Milano-Genova o la Milano-Verona.
Tali ritardi peseranno pesantemente non solo sul proseguimento dell'opera e sulla credibilità italiana in Europa in questa materia, ma anche sulle tasche dei cittadini perché, a fronte dei contenziosi che certamente le imprese saranno costrette ad alimentare, vi sarà la necessità di un risarcimento che viene già quantificato in oltre un miliardo di euro. Quindi, vi sarà non solo il danno, ma anche la beffa. Si paga per non lavorare; si paga per fermare i cantieri. Le contraddizioni interne al centrosinistra si erano già evidenziate nel corso del dibattito in Commissione, quando partiti significativi, come ad esempio l'Udeur, avevano manifestato le loro perplessità con un voto di astensione.
Tuttavia, qualcosa va detto anche sulla questione delle ricariche telefoniche. A nostro avviso il consumatore è stato illuso da un intervento che il Governo ha cercato di accreditare come bandiera dell'intero decreto-legge. La speranza forse era quella di aumentare le quotazioni asfittiche dei sondaggi sull'operato di un Governo solo per non preoccuparsi delle conseguenze che invece tale norma, mal congegnata, rischia di porre. Infatti, al cittadino consumatore rischia di non giungere alcun beneficio...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire a chi sta parlando di poterlo fare tranquillamente.
STEFANO SAGLIA. È facile comprendere che le compagnie telefoniche, avendo perso gli introiti derivanti dei costi di ricarica, scaricheranno nelle tariffe le mancate entrate a danno dei clienti. Quindi, ci chiediamo perché, ad esempio, non si sia seguito il normale iter di un paese dove esiste l'economia di libero mercato, ovvero quello di dare un forte indirizzo all'autorità di regolazione anche attraverso un provvedimento di legge e poi affidare l'amministrazione del provvedimento all'autorità stessa. Inoltre, ci chiediamo come mai non si sia voluto intervenire su una questione posta da Forza Italia e da Alleanza Nazionale, come quella relativa ai costi di ricarica per le carte di credito prepagate. Forse per questo Governo esistono poteri forti, ai quali si può dare qualche buffetto, ed altri fortissimi ai quali è meglio non dare alcun segnale.Pag. 25
Vale poi la pena di rifare cenno alle «norme fotocopia» contenute nel provvedimento. Quella relativa alla trasparenza delle tariffe aeree, ad esempio, che si propone di tutelare i viaggiatori eliminando messaggi poco trasparenti, era già contenuta nella normativa sulla pubblicità ingannevole. Lo stesso accade anche alle norme relative alla maggiore visibilità delle etichette alimentari, che hanno gettato in confusione il settore dei generi alimentari, sul quale era invece necessario almeno riconoscere - come ha consentito l'emendamento presentato dall'opposizione - la possibilità di smaltire le scorte di magazzino.
Cosa dire poi sull'articolo 13 che interviene a «gamba tesa» sull'istruzione professionale? Prodi e Fioroni insistono nell'intento di cancellare la riforma Moratti, inserendo in un decreto-legge, che ha per oggetto presunte liberalizzazioni, una norma completamente fuori dal contesto. Su questo problema, sollevato anche dalla Conferenza Stato-regioni e da regioni non amministrate dal centrodestra, vi sarà certamente il vaglio di costituzionalità che costituirà uno dei temi dei prossimi mesi. Si tratta di una vera e propria controriforma, che farà fare passi indietro alla scuola italiana nel tentativo, tutto politico, di riportare la formazione professionale in serie B. Al contrario di quanto fatto dal centrodestra, non si dà la possibilità di prevedere identici canali che abbiano la stessa dignità all'interno dell'ordinamento della Repubblica.
Infine, colleghi, voglio tornare al dato politico. In dieci mesi il Governo Prodi ha chiesto per sedici volte il voto di fiducia a questo Parlamento. Il Governo ha ampiamente dimostrato che la fiducia non è la risposta al supposto ostruzionismo della Casa delle libertà, se è vero, come in questo caso, che i restanti settanta emendamenti da discutere si sarebbero potuti votare in un giorno, ovvero lo stesso tempo che occorre per espletare e completare secondo le norme del regolamento le votazioni sulla fiducia.
Colleghi e rappresentanti del Governo, la verità è che si è consumato un gioco delle parti poco edificante. Il voto di fiducia è l'ennesima dimostrazione della debolezza di questo Esecutivo che si sottrae al dibattito alla Camera anche laddove vanta una maggioranza consolidata e si reca al Senato già preparato a chiedere un altro voto di fiducia, non per un problema di tempi, bensì di numeri e di consistenza politica. Il nostro, quindi, non può che essere un voto di diniego alla fiducia con la speranza e l'auspicio che almeno su altre questioni contenute in disegni di legge - i servizi pubblici locali, l'energia, la riforma delle Authority - possa svolgersi in Parlamento un vero dibattito per dimostrare con chiarezza che esiste un Esecutivo che interviene a «gamba tesa» ed un'opposizione che vuole parlare di liberalizzazioni vere.
Pertanto, il gruppo di Alleanza Nazionale esprimerà voto contrario sulla questione di fiducia per sottolineare ancora una volta l'inconcludenza del Governo e tutta la sua miopia politica (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crosetto. Ne ha facoltà.
GUIDO CROSETTO. Presidente, ancora un'altra fiducia e ancora un'accusa, la stessa che sentiamo da mesi, rivolta dalla maggioranza all'opposizione: ostruzionismo! Allora, io chiedo a lei, Presidente, e lo chiederei al ministro Chiti se fosse in aula, lo chiedo agli altri ministri presenti: dove finisce il diritto democratico di opporsi ad un provvedimento che non si condivide e dove inizia l'ostruzionismo? Qual è il limite superato il quale l'opposizione, legittima in una democrazia, ad un provvedimento che non si condivide diventa ostruzionismo? Se non ci ponessimo questa domanda, non riusciremo più in questa Camera a portare avanti alcun provvedimento legislativo, perché se ci trovassimo di fronte, come ci troveremo sicuramente, a provvedimenti che non condividiamo, come dovremmo comportarci, ministro Bersani? Dovremmo dire: acceleriamo Pag. 26lo stesso l'iter di questi provvedimenti per non venire accusati di ostruzionismo, e trovarci un'altra ennesima fiducia, o dovremmo, come abbiamo fatto su questo provvedimento, cercare di migliorare, di combattere, di spiegare le ragioni per cui non condividevamo il provvedimento all'esame?
Vorrei cercare in questi pochi minuti di spiegare il motivo per cui abbiamo cercato di fermare il provvedimento. Voi parlate di liberalizzazioni, ma questo provvedimento - l'hanno detto tutti i miei colleghi già intervenuti di liberalizzazione non ha nulla! Il provvedimento in esame avrà un'incidenza minore o uguale a zero sull'economia italiana, minore o uguale a zero sulla possibilità delle nostre imprese di migliorare la loro attività, e avrà un'incidenza minore di zero sulla competitività internazionale del nostro paese.
Il provvedimento all'esame, che è «venduto» all'esterno come il provvedimento sulle liberalizzazioni, poco ha a fare con le liberalizzazioni, perché, se avesse avuto a che fare con esse, lei avrebbe trovato probabilmente una opposizione critica, ma costruttiva.
Noi di questo provvedimento abbiamo contestato fin dall'inizio un'altra cosa, e cioè che le «lenzuolate» di liberalizzazione servissero a nascondere qualcos'altro ed è la seconda volta che ci provate. Già qualche mese fa si diceva: il treno si chiama «liberalizzazioni»; ma i vagoni contengono tutt'altro! In questo caso i vagoni contengono del materiale pericolosissimo: tralascio l'articolo relativo alla scuola, di cui ha parlato prima il collega D'Agrò, e nei giorni scorsi la collega Aprea; lo mettiamo da parte e mi soffermo sull'articolo 12 per spiegare le motivazioni per cui la nostra opposizione non era ostruzionismo, ma qualcosa di più.
L'articolo 12 è la più grande vittoria politica, che vi sia stata in questi mesi, di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). L'articolo 12 non è solo una vittoria, come spiegava prima la collega Provera, della loro linea «uccidiamo l'alta velocità»: è qualcosa in più.
Ministro Bersani, lei ha dato una vittoria «filosofica», di impostazione politica generale alla sinistra radicale, che non ha mai avuto su nessun altro provvedimento. Con l'articolo 12...
PAOLO CACCIARI. tredici miliardi di debiti!
GUIDO CROSETTO. ... il Parlamento spiega ai mercati internazionali che nel nostro paese i contratti non valgono nulla, che l'economia di mercato non vale nulla e che lo Stato può fare qualunque cosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia). Lancia un messaggio internazionale gravissimo e pesantissimo!
Lei sa perfettamente, ministro Bersani, che io non ho interessi da difendere in quel campo, non ho mai ricevuto contributi da costruttori edili e non mi interessa chi adesso ha preso gli appalti dell'alta velocità. Non mi interessa (Commenti del deputato Cacciari - Vivi commenti di deputati del gruppo Forza Italia)!
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Cacciari, non provocare!
GUIDO CROSETTO. Ma così come non mi interessa chi anni fa ha avuto le concessioni relative all'alta velocità, so perfettamente che il nostro dovere, di fronte ai mercati internazionali, è quello di spiegare che questo è un paese civile in cui, se si vince una gara, lo Stato non la impugna.
PAOLO CACCIARI. Quale gara?
GUIDO CROSETTO. Se non si vince una gara, ministro Bersani - ed è il caso delle concessioni sull'alta velocità - si impugna amministrativamente; se il prezzo è troppo alto o se ci sono altre questioni sotto, si chiede l'intervento della magistratura, ma non si fa una legge negando che in questo paese esista la certezza dell'investimento (Applausi dei deputati Pag. 27del gruppo Forza Italia). Questo è quello che voi fate! Questa è la filosofia pericolosa che lei accetta portando avanti questo decreto.
State spiegando al mondo che questo paese è come alcuni paesi dell'Africa - ormai quasi più nessuno - dove nessuno poteva investire perché il Governo nazionalizzava, annullava le gare e rubava gli investimenti. Questo è quello che voi state spiegando con l'articolo 12!
Vorrei capirne i motivi. Mentre posso capire i motivi della collega Provera, di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani - si tratta dell'affermazione del principio secondo il quale il mercato non conta nulla, ciò che importa è lo Stato - non capisco la sua logica, ministro, perché non penso che lei voglia affermare la stessa ideologia che loro tentano di affermare con l'articolo 12.
Allora, qual è la logica con cui lei, i DS, i colleghi della Margherita e dell'Udeur accettano l'articolo 12? Probabilmente è un'altra: non è che non vi vada bene la TAV, non è che volete affermare un principio ideologico, ma non vi va bene chi ha vinto e chi ha avuto questi appalti. Probabilmente, non sono abbastanza amici. Ci sono altri che potrebbero vincere questi appalti ed essere più amici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Qualche cooperativa!
GUIDO CROSETTO. Se la logica non è quella politica, che riconosco a Rifondazione Comunista e ai Comunisti italiani, perché è una battaglia che non condivido ma che rispetto, e se la logica non è quella amministrativa, perché si sarebbe chiesto l'intervento del giudice o si sarebbe fatto un ricorso amministrativo, allora, la logica è un'altra: non sono abbastanza amici quelli che adesso hanno ottenuto le concessioni. Probabilmente, è meglio che i 20 miliardi dei lavori pubblici siano gestiti da amici.
Allora, è preoccupante se questa è la logica che sottende l'articolo più importante del provvedimento, perché, signori, non prendiamoci in giro: la parte sostanziale di questo provvedimento non è costituita dall'apertura dei parrucchieri, da qualche intervento sulle scuole guida, ma, come ho già detto una volta, manca ancora di liberalizzare il lavoro degli arrotini e quello degli spazzacamino e poi il nulla sulle liberalizzazioni è concretizzato in questo provvedimento!
Questo «lenzuolo» serviva a coprire ben altro. Serve a coprire una battaglia ideologica sull'alta velocità di Rifondazione comunista e serve a coprire, probabilmente, qualche interesse economico che sta dietro alla revoca di queste concessioni.
Di fronte ad un atteggiamento di questo tipo, che nega la filosofia con cui noi ci rapportiamo alla pubblica amministrazione, sia dal punto di vista ideologico di Rifondazione, sia dal punto di vista della gestione becera che qualcun altro vuole portare avanti, non possiamo che opporci. Ci opponiamo presentando emendamenti, spiegando le nostre ragioni e spiegando che con questo decreto non si perde una sfida superiore sulle liberalizzazioni, ma la credibilità del nostro paese.
Lei, ministro, mi può rispondere: che importa? Dopo la figura che abbiamo fatto in Afghanistan, perdere la credibilità, annullando alcuni contratti, è poca cosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)! Posso condividerlo. Per fortuna, ciò sarà nascosto da altri.
Mi rivolgo, però, ai colleghi, che conosco bene, dell'Udeur, della Margherita e ai colleghi che hanno fatto dell'economia di mercato e delle regole legali nel nostro paese una battaglia di vita. Come fate ad accettare una cosa simile? Come fate ad accettare l'articolo 12, che nega il principio del diritto nel nostro paese? Come si fa? Come fate a non farvi spiegare i veri motivi?
Lo ripeto: i motivi di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani sono chiari e vanno rispettati, anche se non condivisi, ma vorrei capire quelli dell'altra parte della maggioranza.Pag. 28
Allora, siamo imbarazzati nel fare opposizione ad un decreto sulle liberalizzazioni, che di liberalizzazioni contiene poco - ne hanno parlato tutti i colleghi - e che nasconde, come altri atti, qualcos'altro. Siamo imbarazzati nel dare un'immagine gravissima di questo settore del nostro paese e siamo preoccupati del fatto che il nostro Governo stia dimostrando all'esterno, e a quei pochi imprenditori che avevano voglia di investire, che le regole possono essere cambiate da un giorno all'altro.
Non sia confuso poi questo articolo 12 con quanto portato avanti da Di Pietro: sono due questioni diverse. Di Pietro ha fatto una battaglia con i concessionari, sostenendo che non si può permettere ai concessionari stessi di prendere tutto e di dare poco. Si tratta di una battaglia legittima, che peraltro alcuni di noi hanno condiviso, ma questa è un'altra cosa! Questa è occupazione del potere; in questo caso, infatti, si cerca di prendere 20 miliardi di euro di appalti e di trasferirli da alcuni soggetti ad altri! Ce ne domandiamo il motivo. Il 10 per cento di 20 miliardi di euro di appalti fa 2 miliardi, il 5 per cento è pari a un miliardo e l'1 per cento fa 200 milioni di euro.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GUIDO CROSETTO. Perché, altrimenti, non capisco la logica! È questo, allora, il motivo per cui, sul presente decreto-legge, noi abbiamo praticato quello che voi chiamate ostruzionismo.
Ho concluso, Presidente. Vorrei, tuttavia, che la Presidenza ricordasse al Governo ed alla maggioranza che, se avessimo voluto proseguire l'esame del provvedimento senza ricorrere alla fiducia, avremmo potuto votare venerdì, sabato, domenica e lunedì. Siete voi che avete scelto questo calendario; siete voi che avete scelto di calendarizzare il presente decreto-legge per il 28 marzo al Senato!
Quello che voi chiamate ostruzionismo, e chi vi ha indotto a porre la questione di fiducia, è solo una cosa: la negazione del nostro diritto di poter esprimere, democraticamente, idea diverse dalle vostre, ma questo non possiamo accettarlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanga. Ne ha facoltà.
GIOVANNI SANGA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento al nostro esame - che ci ha visto impegnati, in questi giorni, sia in Commissione, sia in Assemblea - è fortemente atteso dai cittadini e dalle famiglie, dai consumatori e dalle imprese.
Non è un intervento una tantum o spot, come abbiamo sentito dire; al contrario, si tratta di un provvedimento legislativo che si inserisce nell'ambito di un contesto ben preciso. Esso, infatti, è il frutto di una scelta politica meditata che questo Governo e questa maggioranza hanno voluto e vogliono perseguire, con determinazione, al fine di combattere privilegi non più tollerabili, di abbattere oneri e costi insopportabili e di liberare la nostra economia da incrostazioni, ingessature e rendite di posizione ingiustificabili!
Liberalizzare, per noi, significa offrire al cittadino maggiori opportunità di scelta, con grandi benefici per le famiglie; vuol dire inserire le nostre imprese in un circuito di concorrenza virtuosa, a vantaggio dell'intero sistema economico; significa accompagnare e sostenere la ripresa economica in atto, attraverso scelte legislative volte a far sprigionare energie e potenzialità del nostro sistema produttivo; significa favorire la trasparenza ed una sana competizione, offrendo ai giovani nuove occasioni ed ulteriori opportunità di crescita culturale e professionale.
Vorrei rilevare che, con il provvedimento in esame, si apre al mercato e alla trasparenza su numerosi e svariati fronti, a vantaggio del cittadino-consumatore. Pensiamo, ad esempio, ai costi di ricarica dei telefoni cellulari, che hanno avuto l'effetto di determinare, in questi anni, un Pag. 29aumento del prezzo del servizio prestato: si tratta di una situazione unica nel mercato europeo! Si consideri, peraltro, che la quasi totalità delle linee prepagate - il 99,5 per cento - appartiene a clienti non business: quindi, a giovani e famiglie.
Ebbene, grazie al presente decreto-legge possiamo restituire ai cittadini ed alle famiglie quasi 2 miliardi di euro. Si tratta di un volume finanziario enorme, se si pensa che è pari al doppio del già notevole aumento degli assegni familiari voluto da questo Governo!
Pensiamo, inoltre, alla riduzione del costo dei mutui. Ricordo, infatti, che il cittadino, dopo avere saldato correttamente il proprio debito (vale a dire, il mutuo contratto), deve pagare ulteriori oneri bancari e notarili per estinguere l'ipoteca e per poter disporre dell'immobile di sua proprietà.
Con il provvedimento in esame, invece, non si dovranno più sostenere tali oneri ingiusti e saremo liberati, altresì, dagli adempimenti burocratici connessi. Nel caso, poi, di estinzione anticipata o parziale di mutui relativi all'acquisto ed alla ristrutturazione della prima casa, così come per gli immobili di proprietà ove si svolgono attività imprenditoriali e professionali, non potranno più essere chieste penali al debitore.
È prevista, inoltre, la cosiddetta portabilità del finanziamento bancario, senza tuttavia far venir meno i benefici fiscali. Vorrei ancora ricordare gli interventi di semplificazione delle procedure amministrative, le quali determinano, sovente, adempimenti costosi. Potremo così restituire risorse economiche e tempo prezioso all'iniziativa imprenditoriale. Per avviare un'attività di impresa è prevista una comunicazione unica da effettuarsi per via telematica al registro delle imprese, in luogo di tante dichiarazioni da presentare all'albo delle imprese artigiane, all'INPS, all'INAIL, all'agenzia delle entrate. Il numero di partita IVA e il codice fiscale dovranno essere comunicati immediatamente all'imprenditore. In molti casi le dichiarazioni di inizio attività sostituiranno le vecchie procedure di autorizzazione, eliminando così lungaggini burocratiche e infiniti tempi di attesa.
Ancora, per quanto riguarda l'istruzione scolastica, nei giorni scorsi si è detto a più riprese che con decreto-legge si intendeva riformare la scuola e abrogare la legge n. 53 del 2003. Ci sia permesso di fare chiarezza: la riforma Moratti per la scuola secondaria superiore non è mai stata avviata. Il Governo di centrodestra non l'ha mai finanziata, probabilmente non l'ha mai voluta nella sostanza, al di là della propaganda di facciata. È stata una legge inattuata e inattuabile poiché, a fronte di un costo stimato per la sua applicazione superiore a 8 miliardi di euro, il precedente Governo ha stanziato solo 200 milioni di euro.
Il ricorso al decreto-legge - lo dobbiamo dire - era necessario per fornire un chiarimento agli studenti, alle famiglie, ai docenti, agli operatori della scuola fortemente preoccupati dall'incertezza che dominava sulla prospettiva degli istituti tecnici sin dal prossimo anno scolastico.
Si recuperano, così, la tradizione e il valore dell'istruzione tecnica che nel nostro paese ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione e nell'educazione di quadri dirigenti e professionisti del sistema economico e imprenditoriale.
Non solo: con l'istituzione dei poli tecnico-professionali ci sarà la straordinaria opportunità di fare interagire il sistema dell'istruzione e della formazione tecnico-professionale con il territorio e le comunità locali, favorendo la diffusione della cultura scientifica e tecnologica. I cittadini potranno sostenere le istituzioni scolastiche e i processi di innovazione tecnologica con donazioni e conseguenti agevolazioni fiscali.
Veniamo alla questione dell'alta velocità: si sostiene che questa maggioranza non voglia realizzare infrastrutture importanti per il paese e che, quindi, revochi le concessioni rilasciate alla TAV Spa. Semmai, è il contrario: in 16 anni si è fatto poco o nulla! Di fronte all'emergenza rappresentata dalla necessità di realizzare opere di importanza strategica per l'intera Pag. 30comunità nazionale, per le tratte in questione si è fermi al 1991, anno di stipula della concessione.
Inoltre, i costi per la realizzazione della TAV sono diventati insostenibili. In Italia i costi per la costruzione dell'alta velocità sono esplosi fino a punte di 44 milioni al chilometro, con una media di 33 milioni al chilometro; in Germania siamo a 10 milioni al chilometro e in Spagna a 9 milioni.
Rimettere in gara le tratte richiamate all'articolo 12 consentirà di attuare procedure più trasparenti e di evitare sprechi di denaro pubblico da destinare ad ulteriori interventi infrastrutturali; soprattutto, ciò consentirà l'avvio dei cantieri.
Come dicevamo, questo è tutt'altro che un provvedimento una tantum o uno spot. Tali interventi facevano già parte del programma di Governo. Per la prima volta il documento di programmazione economico-finanziaria dedica un intero capitolo agli interessi dei consumatori e della concorrenza. C'è un filo di continuità tra il decreto-legge dello scorso luglio 2006, il disegno di legge delega per la riforma dei servizi pubblici, il disegno di legge per la riforma e la liberalizzazione del mercato dell'energia, il disegno di legge delega per l'introduzione della cosiddetta class action a tutela dei consumatori, il disegno di legge sulle professioni, per citare solo alcuni dei provvedimenti il cui iter è già iniziato in Commissione o in Assemblea, alla Camera o al Senato.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando abbiamo iniziato la discussione in Assemblea del disegno di legge di conversione di questo decreto-legge pensavamo di poter continuare il percorso costruttivo avviato in Commissione nelle scorse settimane. In quella sede vi è stato - voglio ricordarlo - un confronto serrato ma positivo, caratterizzato da una larga partecipazione di cui dà conferma il numero di emendamenti presentati ed accolti. Successivamente si è svolta la discussione in Assemblea con un andamento, possiamo dire, inizialmente altalenante: spesso i toni e i metodi sono stati tipicamente ostruzionistici, talvolta si è registrata una disponibilità al confronto e al dialogo. Via via che passavano i giorni, l'ostruzionismo di alcuni gruppi è diventato dominante con l'obiettivo, più o meno dichiarato, di impedire la conversione del decreto-legge. Da qui il ricorso inevitabile al voto di fiducia.
Questo ostruzionismo resta per noi inspiegabile per diverse ragioni. Ne voglio citare solo due. La prima riguarda il danno irreparabile che la non applicazione del decreto-legge può arrecare al paese, ai cittadini e alle famiglie. La seconda ragione attiene alla grande apertura, disponibilità che il relatore, onorevole Lulli, e la maggioranza hanno manifestato sin dall'inizio. Basti pensare che in Assemblea sono stati approvati complessivamente cinquantaquattro emendamenti, di cui ben ventotto, più della metà quindi, sono stati presentati o comunque recavano la firma di deputati dell'opposizione. Possiamo certamente affermare che per quanto attiene alla nostra responsabilità, i lavori si sono svolti nel rispetto di una dialettica parlamentare che forse in quest'aula non sempre sì è registrata negli anni appena trascorsi.
Il gruppo dell'Ulivo è certamente molto soddisfatto del provvedimento che oggi si avvia a concludere il suo iter alla Camera dei deputati. Vogliamo credere che sul tema delle liberalizzazioni, su temi di così grande interesse per i cittadini e per le famiglie, per le imprese e per i consumatori, i prossimi capitoli del libro si possano scrivere insieme, ciascuno per la propria parte di responsabilità, nel segno del cambiamento e della modernizzazione del paese (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 13.500 del Governo - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Pag. 31
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 13.500 del Governo, sostitutivo dei commi da 1-quater a 8 dell'articolo 13 e soppressivo degli articoli da 13-bis a 15, nonché degli articoli 6 e 12 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, di cui al disegno di legge di conversione A.C. 2201-A, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dal deputato Poletti.
Prima di procedere alla chiama, avverto che la Presidenza, conformemente ai criteri definiti nella seduta della Giunta per il regolamento del 13 marzo 2007, ha accolto alcune richieste di anticipazione del turno di voto, trasmesse dai presidenti dei gruppi, nonché ulteriori richieste provenienti da membri del Governo.
Invito, dunque, i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,17)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,19)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIULIO TREMONTI (ore 11,40)
(Segue la chiama).
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 12,05)
(Segue la chiama).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento 13.500 del Governo, sostitutivo dei commi da 1-quater a 8 dell'articolo 13 e soppressivo degli articoli da 13-bis a 15, nonché degli articoli 6 e 12 del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, di cui al disegno di legge di conversione A.C. 2201-A, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti e votanti 547
Maggioranza 274
Hanno risposto sì 316
Hanno risposto no 231
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Si intendono pertanto precluse tutte le restanti proposte emendative.
Hanno risposto sì:
Acerbo Maurizio
Adenti Francesco
Affronti Paolo
Albonetti Gabriele
Allam Khaled Fouad
Amendola Francesco
Amici Sesa
Antinucci Rapisardo
Astore Giuseppe
Attili Antonio
Aurisicchio Raffaele
Bafile Mariza
Balducci Paola
Bandoli Fulvia
Baratella Fabio
Barbi Mario
Belisario Felice
Bellanova Teresa
Bellillo Katia
Beltrandi Marco
Benzoni Rosalba
Bersani Pier Luigi
Betta Mauro
Bezzi Giacomo
Bianchi Dorina
Bianco Gerardo
Bindi Rosy
Boato MarcoPag. 32
Bocci Gianpiero
Boco Stefano
Boffa Costantino
Bonelli Angelo
Bonino Emma
Bordo Michele
Borghesi Antonio
Boselli Enrico
Brandolini Sandro
Brugger Siegfried
Bucchino Gino
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Burchiellaro Gianfranco
Burgio Alberto
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cacciari Paolo
Caldarola Giuseppe
Calgaro Marco
Cancrini Luigi
Capezzone Daniele
Capotosti Gino
Carbonella Giovanni
Cardano Anna Maria
Cardinale Salvatore
Carra Enzo
Carta Giorgio
Caruso Francesco Saverio
Cassola Arnold
Ceccuzzi Franco
Cento Pier Paolo
Cesario Bruno
Cesini Rosalba
Chianale Mauro
Chiaromonte Franca
Chicchi Giuseppe
Chiti Vannino
Cialente Massimo
Codurelli Lucia
Cogodi Luigi
Colasio Andrea
Cosentino Lionello
Costantini Carlo
Crapolicchio Silvio
Crisafulli Vladimiro
Crisci Nicola
Cuperlo Giovanni
D'Alema Massimo
Damiano Cesare
D'Antona Olga
D'Antoni Sergio Antonio
Dato Cinzia
De Angelis Giacomo
De Biasi Emilia Grazia
De Brasi Raffaello
De Cristofaro Peppe
Deiana Elettra
Delbono Emilio
D'Elia Sergio
Del Mese Paolo
D'Elpidio Dante
De Mita Ciriaco
De Piccoli Cesare
De Zulueta Tana
Di Gioia Lello
Di Girolamo Leopoldo
Dioguardi Daniela
Di Pietro Antonio
Di Salvo Titti
Donadi Massimo
Duilio Lino
D'Ulizia Luciano
Duranti Donatella
Evangelisti Fabio
Fadda Paolo
Falomi Antonello
Farina Daniele
Farina Gianni
Farinone Enrico
Fasciani Giuseppina
Fassino Piero
Ferrara Francesco detto Ciccio
Ferrari Pierangelo
Fiano Emanuele
Filippeschi Marco
Fincato Laura
Fiorio Massimo
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Fogliardi Giampaolo
Folena Pietro
Fontana Cinzia Maria
Forgione Francesco
Francescato Grazia
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frias Mercedes Lourdes
Frigato Gabriele
Froner Laura
Fumagalli Marco
Fundarò Massimo Saverio Ennio
Galante SeverinoPag. 33
Galeazzi Renato
Gambescia Paolo
Garofani Francesco Saverio
Gentiloni Silveri Paolo
Ghizzoni Manuela
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giordano Francesco
Giovanelli Oriano
Giuditta Pasqualino
Giulietti Giuseppe
Grassi Gero
Grillini Franco
Guadagno Wladimiro detto Vladimir Luxuria
Iacomino Salvatore
Iannuzzi Tino
Incostante Maria Fortuna
Intrieri Marilina
Khalil D. Alì Raschid
La Forgia Antonio
Laganà Fortugno Maria Grazia
Laratta Francesco
Latteri Ferdinando
Leddi Maiola Maria
Lenzi Donata
Leoni Carlo
Letta Enrico
Licandro Orazio Antonio
Li Causi Vito
Lion Marco
Locatelli Ezio
Lomaglio Angelo Maria Rosario
Lombardi Angela
Longhi Aleandro
Lovelli Mario
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maderloni Claudio
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Maran Alessandro
Marantelli Daniele
Marcenaro Pietro
Marchi Maino
Margiotta Salvatore
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mascia Graziella
Mattarella Sergio
Melandri Giovanna
Mellano Bruno
Merlo Giorgio
Merloni Maria Paola
Meta Michele Pompeo
Migliavacca Maurizio
Miglioli Ivano
Migliore Gennaro
Milana Riccardo
Misiani Antonio
Misiti Aurelio Salvatore
Monaco Francesco
Morri Fabrizio
Morrone Giuseppe
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mungo Donatella
Mura Silvana
Musi Adriano
Mussi Fabio
Naccarato Alessandro
Nannicini Rolando
Napoletano Francesco
Narducci Franco
Nicchi Marisa
Nicco Roberto Rolando
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Sergio
Orlando Andrea
Ossorio Giuseppe
Ottone Rosella
Pagliarini Gianni
Palomba Federico
Papini Andrea
Parisi Arturo Mario Luigi
Pecoraro Scanio Alfonso
Pedica Stefano
Pedulli Giuliano
Pegolo Gian Luigi
Pellegrino Tommaso
Pertoldi Flavio
Perugia Maria Cristina
Pettinari Luciano
Piazza Angelo
Piazza Camillo
Picano Angelo
Pignataro Ferdinando Benito
Pignataro RoccoPag. 34
Piro Francesco
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Poletti Roberto
Pollastrini Barbara
Poretti Donatella
Porfidia Americo
Prodi Romano
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raiti Salvatore
Rampi Elisabetta
Ranieri Umberto
Razzi Antonio
Realacci Ermete
Ricci Andrea
Rigoni Andrea
Rocchi Augusto
Rossi Nicola
Rossi Gasparrini Federica
Rotondo Antonio
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Franco
Ruta Roberto
Rutelli Francesco
Samperi Marilena
Sanga Giovanni
Sanna Emanuele
Santagata Giulio
Sasso Alba
Satta Antonio
Schietroma Gian Franco
Schirru Amalia
Scotto Arturo
Sereni Marina
Servodio Giuseppina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Sabina
Sircana Silvio Emilio
Smeriglio Massimiliano
Soffritti Roberto
Soro Antonello
Sperandio Gino
Spini Valdo
Sposetti Ugo
Stramaccioni Alberto
Strizzolo Ivano
Suppa Rosa
Tenaglia Lanfranco
Tessitore Fulvio
Testa Federico
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Tomaselli Salvatore
Tranfaglia Nicola
Trepiccione Giuseppe
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Turci Lanfranco
Turco Maurizio
Vacca Elias
Vannucci Massimo
Velo Silvia
Venier Iacopo
Ventura Michele
Vichi Ermanno
Vico Ludovico
Villari Riccardo
Villetti Roberto
Viola Rodolfo Giuliano
Visco Vincenzo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zipponi Maurizio
Zucchi Angelo Alberto
Zunino Massimo
Hanno risposto no:
Adolfo Vittorio
Adornato Ferdinando
Alemanno Giovanni
Alessandri Angelo
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Allasia Stefano
Amoruso Francesco Maria
Angeli Giuseppe
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldelli Simone
Barani Lucio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini DomenicoPag. 35
Bernardo Maurizio
Berruti Massimo Maria
Bertolini Isabella
Biancofiore Michaela
Bocchino Italo
Bocciardo Mariella
Bodega Lorenzo
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bono Nicola
Boscetto Gabriele
Bosi Francesco
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Brigandì Matteo
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buonfiglio Antonio
Buontempo Teodoro
Caligiuri Battista
Campa Cesare
Caparini Davide
Capitanio Santolini Luisa
Carlucci Gabriella
Casero Luigi
Casini Pier Ferdinando
Catone Giampiero
Ceccacci Rubino Fiorella
Ceroni Remigio
Cesa Lorenzo
Cesaro Luigi
Ciccioli Carlo
Cicu Salvatore
Ciocchetti Luciano
Colucci Francesco
Compagnon Angelo
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Cosentino Nicola
Cosenza Giulia
Cossiga Giuseppe
Costa Enrico
Cota Roberto
Craxi Stefania Gabriella Anastasia
Crimi Rocco
Crosetto Guido
D'Agrò Luigi
D'Alia Gianpiero
De Corato Riccardo
De Laurentiis Rodolfo
Del Bue Mauro
Delfino Teresio
Della Vedova Benedetto
Dell'Elce Giovanni
De Luca Francesco
Di Cagno Abbrescia Simeone
Di Centa Manuela
Dionisi Armando
D'Ippolito Vitale Ida
Di Virgilio Domenico
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Fabbri Luigi
Fallica Giuseppe
Fasolino Gaetano
Fava Giovanni
Ferrigno Salvatore
Filippi Alberto
Filipponio Tatarella Angela
Fini Gianfranco
Fini Giuseppe
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Forlani Alessandro
Formisano Anna Teresa
Foti Tommaso
Franzoso Pietro
Frassinetti Paola
Fratta Pasini Pieralfonso
Fugatti Maurizio
Galati Giuseppe
Galletti Gian Luca
Galli Daniele
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garavaglia Massimo
Gardini Elisabetta
Gasparri Maurizio
Gelmini Mariastella
Germanà Basilio
Germontani Maria Ida
Giacomoni Sestino
Gibelli Andrea
Giorgetti Giancarlo
Giro Francesco Maria
Goisis Paola
Greco Salvatore
Grimoldi Paolo
Holzmann Giorgio
Lainati Giorgio
La Loggia EnricoPag. 36
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
Laurini Giancarlo
Lazzari Luigi
Leo Maurizio
Leone Antonio
Licastro Scardino Simonetta
Lisi Ugo
Lo Presti Antonino
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Mancuso Gianni
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Maroni Roberto
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Mazzaracchio Salvatore
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Mele Cosimo
Meloni Giorgia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Minardo Riccardo
Minasso Eugenio
Mistrello Destro Giustina
Misuraca Filippo
Moffa Silvano
Mondello Gabriella
Montani Enrico
Mormino Nino
Moroni Chiara
Murgia Bruno
Nan Enrico
Napoli Osvaldo
Nardi Massimo
Neri Sebastiano
Nespoli Vincenzo
Nucara Francesco
Oliva Vincenzo
Oppi Giorgio
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paroli Adriano
Patarino Carmine Santo
Pecorella Gaetano
Pelino Paola
Pepe Antonio
Perina Flavia
Pescante Mario
Picchi Guglielmo
Pini Gianluca
Pizzolante Sergio
Ponzo Egidio Luigi
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Proietti Cosimi Francesco
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Reina Giuseppe Maria
Ricevuto Giovanni
Rivolta Dario
Romagnoli Massimo
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Ronconi Maurizio
Rossi Luciano
Rosso Roberto
Russo Paolo
Ruvolo Giuseppe
Saglia Stefano
Salerno Roberto
Santelli Jole
Sanza Angelo Maria
Scalia Giuseppe
Siliquini Maria Grazia
Simeoni Giorgio
Tabacci Bruno
Taglialatela Marcello
Tassone Mario
Testoni Piero
Tondo Renzo
Tortoli Roberto
Tremaglia Mirko
Tucci Michele
Uggè Paolo
Ulivi Roberto
Urso Adolfo
Valducci Mario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Vietti Michele Giuseppe
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè LucaPag. 37
Zacchera Marco
Zanetta Valter
Zinzi Domenico
Zorzato Marino
Sono in missione:
Airaghi Marco
Amato Giuliano
Bimbi Franca
Capodicasa Angelo
Castagnetti Pierluigi
Cordoni Elena Emma
De Castro Paolo
Fabris Mauro
Gozi Sandro
Lanzillotta Linda
Levi Ricardo Franco
Minniti Marco
Orlando Leoluca
Pinotti Roberta
Scajola Claudio
Stucchi Giacomo
Tremonti Giulio
Violante Luciano
PRESIDENTE. Per dare modo alle Commissioni di riunirsi e per dare ordine ai nostri lavori pomeridiani, rinvio il seguito del dibattito al prosieguo della seduta, che riprenderà alle 14.
Avverto che la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente al piano aula.