Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese (A.C. 2201-A) (ore 8,43).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 13.500, sostitutivo dei commi da 1-quater a 8 dell'articolo 13 e soppressivo degli articoli da 13-bis a 15, nonché degli articoli 6 e 12 del decreto-legge (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A della seduta del 21 marzo 2007- A.C. 2201 sezioni 3 e 4. Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A della seduta del 21 marzo 2007 - A.C. 2201 sezione 5).
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 13.500 del Governo - A.C. 2201-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, avremo occasione, nel pomeriggio, se il Governo otterrà la fiducia e, quindi, se si passerà all'esame degli ordini del giorno presentati ed alla votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge in discussione, di precisare le nostre posizioni contrarie all'approvazione di questo provvedimento e di motivarle all'Assemblea nelle dichiarazioni di voto finale. Avendo il Governo posto la questione di fiducia, nel breve tempo che ci è assegnato preciseremo che non potremo concedere la fiducia, ovviamente per ragioni politiche generali, così come non lo abbiamo fatto all'inizio della legislatura.
In particolare, la posizione della questione di fiducia in giornate quali quelle che stiamo vivendo presupporrebbe che fosse presente al dibattito non soltanto il ministro per i rapporti con il Parlamento - che ringraziamo ovviamente per l'attenzione - Pag. 3ed eventualmente il ministro dello sviluppo economico, che dovrebbe essere presente, si potrebbe dire, per dovere d'ufficio ed in ragione del tema trattato, ma che fosse presente e potesse prendere la parola anche il Presidente del Consiglio.
L'Italia è investita, all'indomani della liberazione del giornalista Mastrogiacomo, da una «tempesta» nei rapporti internazionali che non ha precedenti. Il Governo ha dichiarato, nel corso degli ultimi mesi, di essere impegnato nella ricostruzione di una posizione internazionale del nostro paese e di volere, nella continuità con gli impegni tradizionali di tipo occidentale del paese stesso, stabilire un rapporto migliore con l'Europa, con gli Stati mai Uniti e con altri paesi.
Signor Presidente, lo abbiamo sotto gli occhi questo rapporto migliore! Mai, nella storia del dopoguerra, ambasciatori di paesi amici si erano rivolti direttamente all'opinione pubblica contro gli orientamenti del Governo. Mai era avvenuta una cosa del genere ed è forse la prima volta, da quando seguo le vicende politiche, in cui il Dipartimento di Stato ed il Foreign Office rivolgono critiche esplicite alla conduzione della politica del nostro paese. C'è da domandarsi se, in queste condizioni, il Governo sia in grado di rappresentare l'Italia a livello internazionale o se non sia necessario un nuovo inizio. Questa legislatura può portare ad un isolamento internazionale assoluto del nostro paese. La conduzione delle trattative in occasione del rapimento del giornalista Mastrogiacomo è stata, consentitemi di dirlo, irresponsabile...
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa...
GIORGIO LA MALFA. Concludo il mio intervento, signor Presidente, dicendo che in queste condizioni non può certamente essere concessa la fiducia a questo Governo, anzi è necessario un chiarimento al più presto possibile, che consenta di partire in un'altra direzione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori, Misto-Movimento per l'Autonomia e Democrazia Cristiana-Partito Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reina. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE MARIA REINA. Signor Presidente, questa è, come ricordavano stamattina anche gli organi di informazione, la sedicesima volta che il Governo in carica chiede l'espressione di un voto di fiducia da parte del Parlamento. Oltre alle considerazioni, correttissime, che ha svolto il collega che mi ha preceduto, non possiamo - in particolare noi del Movimento per l'Autonomia, che constiamo di un numero di deputati non certamente assai consistente - non domandarci cosa ci si proponga, cosa significhi ormai la parola «centralità» del Parlamento. Vi è un Governo che invade ambiti e spazi che non gli appartengono e vi è un Parlamento che non esercita pienamente la propria funzione, che non «parlamenta», che non riesce a collegarsi seriamente con l'azione di Governo.
Credo che, in queste condizioni, le nostre istituzioni continuino, ogni giorno di più, a perdere credibilità di fronte al paese ed a rappresentare sicuramente un elemento di impedimento per assicurare nuove condizioni di sviluppo, soprattutto alla parte debole del paese, che noi, in qualche modo, abbiamo l'ardire di voler rappresentare, ossia il Sud.
Noi abbiamo detto più volte che, a prescindere dalla posizione che intendiamo rappresentare, il nostro vivo interesse è avere un interlocutore forte, ossia un Governo che eserciti con pienezza il proprio ruolo. Un Governo che ogni giorno di più invade il Parlamento e che chiede sostegno ad un'azione che anzitutto, e proprio per il suddetto motivo, non è condivisa e omogenea all'interno della maggioranza non è un Governo forte, non è un Governo che può tutelare gli interessi delle parti deboli del paese.
Per questo, noi esprimeremo ancora una volta il nostro «no» - chiaro e netto - alla fiducia che ci viene richiesta: sappiamo che si tratta di una fiducia votata al nulla, ad una condizione di inedia e di difficoltà che il paese attraversa, Pag. 4rispetto alla quale non riusciamo a dare risposte coerenti, serie, di prospettiva e di durata.
Il nostro «no», poi, è ancora più forte anche a seguito delle vicende che sono state poc'anzi ricordate, che obiettivamente ci creano una condizione di grave imbarazzo sul piano internazionale. Poiché abbiamo deciso, ovvero abbiamo contribuito enormemente a decidere, ciò che andava fatto indipendentemente da tutti gli altri, non capisco perché la comunità internazionale, d'ora in avanti, debba tenere conto maggiormente od in modo particolare di quelli che possono essere gli interessi del nostro paese se esso si pone, con chiarezza così conclamata, al di fuori di tale comunità, in maniera non soltanto improvvida ma, per la fattispecie, anche assai pericolosa.
Per questa somma di ragioni, e non per altro, anche perché la brevità del tempo non permette sicuramente un esame più attento e più accurato delle ragioni per le quali, nel contenuto, esprimiamo il nostro «no» alla fiducia sulla norma che viene proposta, il Movimento per l'Autonomia conferma il proprio voto contrario a questo Governo ed dalla politica che esso esprime (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Movimento per l'Autonomia, Democrazia Cristiana-Partito Socialista e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, signori del Governo, il Nuovo PSI - unico partito che non è stato invitato dal Presidente del Consiglio per un confronto sulla riforma elettorale - non potrà votare la fiducia al Governo sia per ragioni politiche generali sia per un giudizio di merito sul disegno di legge di conversione in legge del cosiddetto decreto-legge sulle liberalizzazioni.
Ha ricordato il collega Reina che è la sedicesima volta che il Governo chiede la fiducia; io non sono superstizioso, ma attenzione: la prossima volta non vorrei che vi fossero scherzi del destino...!
Abbiamo valutato il disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame con la massima apertura e senza alcuna ostilità preconcetta e non abbiamo praticato nei confronti di esso quella cultura «benaltrista» che, di solito, una parte della sinistra manifesta quando non vuole entrare nel merito di un problema: non abbiamo detto, cioè, che ben altre sono le questioni da risolvere. Infatti, si afferma spesso che è inutile parlare di estetisti, di guide turistiche, di ricariche telefoniche e di fornai, perché, se si vuole liberalizzare davvero, bisogna partire dai servizi municipali. È vero, ma si possono - io credo - affrontare tutti gli anzidetti problemi. Ebbene, il decreto-legge al nostro esame affronta soltanto i primi. Ci auguriamo che presto il decreto-legge cosiddetto Lanzillotta possa approdare alla Camera: lo valuteremo con altrettanta obiettività.
Non condivido nemmeno l'atto generalizzato di accusa che ho sentito aleggiare in quest'aula contro il cosiddetto socialismo municipale: non per difesa d'ufficio di un termine, ma perché spesso si tratta di un sistema di aziende, produttive, efficienti ed in utile. Dovremmo certamente affrontare i problemi di un mercato che non può essere libero se condizionato così fortemente, soprattutto nel sistema dell'energia e dei trasporti, da aziende che sono in mano ai committenti, vale a dire agli stessi comuni, e che producono costi per i singoli utenti non calmierati da un corretto sistema di concorrenza.
Di questo provvedimento gli elementi che condividiamo non sono pochi. Condividiamo l'esigenza di tutelare il cittadino-consumatore, sempre alle prese con doveri e quasi mai con diritti e tutele; condividiamo l'esigenza di fornire maggiore concorrenzialità al mercato e maggiore trasparenza, velocità e semplicità nelle procedure amministrative; condividiamo anche l'idea che su questa materia il Governo precedente sia stato piuttosto latitante. Pare davvero strano che una destra liberale sia stata disattenta alle liberalizzazioni e che queste diventino, oggi, cavallo di battaglia di una sinistra Pag. 5di radice o di cultura comunista. Scherzi del destino? Beffe della storia? Chi lo sa...!
Siamo in una fase, però, in cui spesso alle parole non seguono atti concreti. Più che di liberalizzazioni, questo decreto-legge - che, certo, tra i suoi meriti ha quello di essere solo «Bersani» e non anche «Visco», come quello precedente, e di non essere appesantito, quindi, da nuovi tasse e balzelli - tratta di interventi sui prezzi, dell'eliminazione di vincoli, della velocizzazione delle procedure per avviare nuove attività imprenditoriali e di altre due questioni, agli articoli 12 e 13, sulle quali l'Assemblea si è soffermata per esternare critiche di metodo e di merito. Ecco, dunque, una prima obiezione: si tratta di un decreto omnibus che contiene di tutto un po', troppo ampio ed eterogeneo per poter essere davvero utile ed efficace. Se è una «lenzuolata», come l'ha definito il ministro Bersani, è una «lenzuolata à pois».
Il provvedimento si compone, in realtà, di quattro parti che avrebbero potuto originare quattro diverse leggi. La prima è relativa agli interventi su alcune professioni e su alcuni risparmi per il consumatore; la seconda attiene a interventi per la velocizzazione delle pratiche necessarie per avviare un'impresa; la terza concerne il ritiro di concessioni alla TAV per opere non realizzate; la quarta, infine, riguarda la formazione professionale e la riforma della scuola. Non è un po' troppo agire per decreto su materie così diverse? Si dice che dobbiamo fare presto, agganciare la ripresa in atto e favorirla con nuovi e immediati provvedimenti. Intanto, personalmente non condivido questo entusiasmo per l'andamento dell'economia e questo arrogarsene il merito. Ricorda un po' il vecchio detto di un re che si attribuiva anche il merito del più fulgido splendore del sole.
La crescita italiana non è stata rallentata dalla mancanza di simili misure, né la loro attuazione, in primis attraverso il decreto-legge cosiddetto Bersani-Visco dell'anno scorso, attraverso il documento di programmazione economico-finanziaria e, infine, con la legge finanziaria per il 2007, è la causa reale e determinante del migliore andamento dell'economia italiana. Su questo dovremmo essere tutti un po' più onesti e considerare che la crescita o la mancata crescita sono, spesso, variabili indipendenti dell'azione dei governi, frutto di accadimenti internazionali o di propensioni strutturali delle economie nazionali, la cui correzione è lunga e faticosa.
Vent'anni fa, un ex Presidente del Consiglio dei ministri che era anche segretario del mio partito, Bettino Craxi, durante le elezioni politiche del 1987, dopo avere presieduto un Governo per quattro anni, quando l'Italia era passata da un'inflazione a due cifre ad un'inflazione del 6 per cento, mi disse, confidenzialmente: saremo stati bravi - probabilmente, pensava al cosiddetto decreto di San Valentino e alla determinazione con la quale egli aveva perseguito la vittoria del «no» al referendum - ma certo siamo stati fortunati. È così, a meno che anche la fortuna la si voglia considerare un merito.
Personalmente, ritengo sia un fatto positivo che finalmente un Governo riconosca anche i meriti di un Esecutivo di colore diverso che lo ha preceduto. Lo ha fatto, opportunamente, il ministro Di Pietro, parlando di infrastrutture, e lo ha fatto anche il ministro Padoa Schioppa, dichiarando che i conti pubblici erano a posto. L'Italia, così, potrà davvero scrivere le ragioni della sua unità sia pure nelle diverse articolazioni politiche, come giustamente ci ricorda spesso il Capo dello Stato. La politica è una cosa, la propaganda è altra cosa; se facciamo politica con la propaganda facciamo una pessima politica. Dovremmo tutti riconoscerlo e dovremmo riconoscere, ad esempio, che la crescita italiana è stata inferiore alla media europea sia quando c'era Prodi, sia quando c'era Berlusconi, che durante gli anni di Prodi il nostro prodotto interno è cresciuto di più perché è cresciuto di più anche altrove, che oggi finalmente è ripartita la crescita internazionale ed europea e che l'Italia, certo avvantaggiata anche da scelte del Governo, sia di quello Pag. 6precedente, sia di quello in carica, sta finalmente avvicinandosi o superando il 2 per cento. È difficile riconoscere tutto questo, come per quel tale riconoscere che il re era nudo, anche se lo vedeva interamente svestito?
Questo è uno dei difetti forti del sistema bipolare italiano, ove, se una parte dice bianco, l'altra, per forza, deve dire nero. È anche per questo che consideriamo il bipolarismo e, in particolare, questo bipolarismo, la malattia della politica italiana.
Lei, signor ministro Bersani, che non è presente, nella sua «lenzuolata» ha messo un po' di tutto: dai provvedimenti salutari sulle ricariche telefoniche (ma davvero riuscirà l'Authority a frenare la rincorsa delle società telefoniche alla ricompensa dei mancati introiti con i costi aggiuntivi?), agli interventi sul rimborso delle assicurazioni, a quelli sul reintegro dei mutui, fino alle procedure per iniziare un'attività imprenditoriale in un solo giorno (ricordo che c'era, al riguardo, una proposta di legge di Daniele Capezzone, che avevo firmato anch'io, insieme ad altri parlamentari, ma si è preferito agire con decreto governativo per arrogarsi un merito, sperando naturalmente che nessuno chieda i diritti d'autore), all'eliminazione dei vincoli sulle professioni di panificatori, estetisti, acconciatori, guide turistiche, alle licenze delle autoscuole.
Va bene tutto questo, signor ministro, se tutto questo produrrà benefici per il cittadino cosiddetto consumatore (personalmente preferirei chiamarlo cittadino «punto e basta»). Mi chiedo ovviamente però perché con tali categorie non si siano avviati contatti o promossi confronti, quasi considerandole come la parte parassita della nostra società, responsabile dell'aumento di prezzi e tariffe. Sarebbe molto grave una concessione del genere della società italiana.
Quel che invece non condivido, almeno nel metodo, è l'inserimento dell'articolo 12 sulla revoca di alcune concessioni alla TAV per la realizzazione di alcune direttrici ferroviarie che ancora languono. Concordo sulla necessità di intervenire, ma non capisco cosa c'entri questo con un decreto simile. Intanto prendo atto che la TAV figura tra le priorità del Governo (l'ho notato leggendo il «programmino» dei 12 punti, perché, dal programma delle 250 cartelle, non mi era è affatto chiaro).
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole Del Bue.
MAURO DEL BUE. Quel che appare invece inaccettabile - e mi accingo alle conclusioni, signor Presidente -, e non solo nel metodo, ma anche nel merito, è l'articolo 13, quello che interviene pesantemente sul testo della riforma Moratti. Ho più volte invitato il ministro Fioroni a venire in Commissione cultura e poi in Assemblea a presentare, come fece il ministro Moratti, la sua riforma della scuola, cosa pienamente legittima, se non condivide il testo di quella precedente. Invece, si continua a smontare la riforma pezzo su pezzo, con decisioni parziali e decreti: prima con l'abolizione della figura del tutor, poi con la sospensione della sperimentazione; adesso è la volta dell'abolizione del liceo economico e tecnologico e del ritorno alla vecchia formazione professionale.
Avevo anche pensato come gruppo ad un voto di astensione sul decreto-legge, ma non avremmo ugualmente praticata questa via, condividendo alcune parti del provvedimento. Proprio, però, questo articolo 13 ce lo impedisce nel modo più assoluto.
Voteremo dunque «no» alla fiducia al Governo, senza ostilità e senza preconcetti, ma invitando il Governo a provvedere in seguito senza «lenzuolate» e senza fiducie e, soprattutto - lo dico senza alcun atteggiamento scaramantico - senza la fiducia numero diciassette. (Applausi dei deputati dei gruppi Democrazia Cristiana-Partito Socialista, Misto-Movimento per l'Autonomia e Misto-Repubblicani, Liberali, Riformatori - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
Pag. 7
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo dei Popolari-Udeur a questo provvedimento, recante misure urgenti per la tutela dei consumatori, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese.
Prima di entrare nel merito del provvedimento, ritengo opportuno fare alcune precisazioni. La decisione del Governo di chiedere il voto di fiducia non nasce da un problema politico. Numerosi colleghi dell'opposizione hanno rilasciato alla stampa dichiarazioni totalmente insensate circa l'esigenza del Governo di utilizzare lo strumento della fiducia su questo provvedimento di fondamentale importanza. In particolare, è stato detto che la fiducia è stata posta per problemi interni all'Unione, per risolvere l'incoerenza con cui sono stati gestiti i lavori parlamentari ed infine che, con la fiducia, il Governo ha inteso strozzare il dibattito alla Camera.
Bene, allora sarà meglio fare chiarezza ed analizzare punto per punto gli addebiti che vengono mossi alla maggioranza. I paventati problemi interni all'Unione riguardano la sola preoccupazione di arrivare ad una rapida e condivisa approvazione del decreto che deve essere improrogabilmente varato entro il 2 aprile. L'incoerenza con la quale sono stati gestiti i lavori parlamentari deriva dall'atteggiamento ondeggiante di diversi gruppi di opposizione che hanno avuto strategie e comportamenti poco coerenti e responsabili.
La fiducia strozzerebbe il dibattito alla Camera? Ma chi pronuncia tali affermazioni, forse, non ricorda che siamo impegnati in aula già dal 9 marzo. Noi Popolari-Udeur abbiamo notato che, in quest'aula, qualcuno ha rischiato di strozzarsi a furia di svolgere interventi sterili e dilatori, facendo finta di ignorare la realtà dei fatti, che è sotto gli occhi di tutti: fino ad oggi abbiamo approvato diversi emendamenti segnalati dall'opposizione appunto per rimarcare la necessità di un dialogo, al quale non ci siamo mai voluti sottrarre. Se si voleva davvero strozzare il dibattito, la fiducia il Governo avrebbe potuto richiederla con largo anticipo rispetto alla data di ieri, senza impegnarsi in estenuanti discussioni, alla fine delle quali, in alcuni casi, sono state recepite anche istanze dell'opposizione.
Ad un certo punto, è apparso evidente che l'opposizione non aveva alcun interesse a proseguire un corretto confronto, abbagliata dal miraggio di riuscire a dilatare i tempi in maniera tale da evitare la definitiva approvazione del decreto nei termini.
È dunque evidente che alcune componenti politiche, che si definiscono liberali, sono solo in grado di fare della mera e futile teoria sulle liberalizzazioni e non di rispondere concretamente alle esigenze del paese.
Questa maggioranza, della quale noi Popolari-Udeur facciamo parte, ha invece di fatto raccolto le richieste dei cittadini e le ha articolate in questo decreto, idoneo a condurre finalmente l'Italia verso la modernizzazione.
Vogliamo rendere il nostro mercato più libero ed europeo, per collocarci finalmente e a pieno titolo nell'ambito di quei paesi che si sono sviluppati grazie all'economia liberale. L'atteggiamento ostruzionistico è stato senza dubbio un atto di irresponsabilità verso tutti i cittadini italiani e la fiducia si è resa necessaria per consentire a chi legittimamente governa di avviare le riforme che abbiamo promesso al paese e che i cittadini consumatori ed elettori hanno votato dandoci la loro fiducia.
Lo strumento della fiducia, dunque, è la sola risposta seria e responsabile di chi, ad un certo punto, rendendosi conto degli ostacoli creati ad arte, ha voluto in tutti i modi portare avanti concretamente i programmi preannunciati.
Noi Popolari-Udeur, pertanto, rimaniamo esterrefatti di fronte all'accusa di mancanza di confronto proveniente da quella compagine politica che ha fatto parte di un Esecutivo che, pur godendo di una consistente maggioranza parlamentare Pag. 8- 108 deputati in più alla Camera e 49 senatori in più al Senato -, ha fatto ricorso per ben 13 volte alla fiducia.
Dimenticavo che quel Governo, con quei margini, è anche caduto, dando vita ad un Governo-bis; almeno in questo e fino a questo punto siamo pari, anche se nel nostro caso si può invocare l'attenuante dovuta al limitato scarto esistente al Senato, frutto di una legge elettorale che è una vera e propria palla al piede di un paese che stiamo provando a far tornare a correre nonostante tutto e anche grazie a questo provvedimento!
Questo Governo non poteva e non può permettersi di far compiere passi indietro al paese. Non possiamo e non intendiamo far pagare ai cittadini l'ostruzionismo strumentale di una parte politica che, solo nel proprio nome, si collega alla libertà.
Fino a pochi mesi fa, tutti gli indicatori registravano una diffusa mancanza di fiducia dei consumatori; in altri termini, era necessario stimolare la fiducia dei consumatori nel mercato interno, assicurando un elevato livello di concorrenza e di equità sociale.
Gli interventi dei Popolari-Udeur sono stati perciò rivolti in questa direzione. Abbiamo posto al centro dell'attenzione una nuova categoria, quella del cittadino-consumatore, e l'abbiamo fornita di nuovi diritti e di un accesso più concorrenziale al mercato.
Ma, in concreto, cosa prevede il decreto che ci accingiamo ad approvare? Abbiamo voluto promuovere e tutelare la concorrenza per far sviluppare i mercati, abbiamo voluto tutelare il risparmio e i mercati finanziari, abbiamo voluto ordinare ed organizzare meglio la struttura amministrativa dello Stato e degli enti pubblici anche nel comparto della previdenza sociale, abbiamo voluto misure che regalassero la produzione, il trasporto e la distribuzione dell'energia, abbiamo voluto nuove norme generali sull'istruzione tecnico-professionale e sull'autonomia scolastica, abbiamo voluto nuove regole per l'esercizio di alcune professioni e sull'ordinamento della comunicazione, abbiamo voluto stabilire criteri più giusti per la rottamazione di autoveicoli, abbiamo voluto escludere la necessità delle autentiche notarili per l'estinzione di obbligazioni garantite, riconducendo a maggiore equità i contratti di mutuo, che oggi i cittadini possono stipulare a condizioni più vantaggiose.
Abbiamo regolamentato l'attività di guida turistica, fedeli all'impegno di ridare slancio e vitalità al settore del turismo, così come avevamo indicato nel nostro programma. Abbiamo voluto dare ai cittadini la garanzia della corretta informazione sui prezzi di vendita della benzina praticati dai distributori. Abbiamo regolamentato l'esercizio di alcune attività da parte di cittadini comunitari regolarmente abilitati. Abbiamo effettuato interventi sulla regolamentazione di alcune concessioni rilasciate dall'ente Ferrovie dello Stato. Siamo intervenuti dove i cittadini ci hanno segnalato situazioni di ingiustizia, e vorrei qui citare i provvedimenti adottati per rendere più corretto l'addebito dei costi di ricarica dei telefoni cellulari.
Potrei andare avanti ancora per molto tempo ad illustrare importanti e necessari provvedimenti adottati nel solo ed esclusivo interesse dei cittadini e che noi Popolari-Udeur abbiamo fortemente voluto, ma mi avvio alla conclusione perché il tempo a disposizione non mi consente ulteriori approfondimenti. Dico che, nel conseguire questi obiettivi, abbiamo cercato di coinvolgere anche le imprese che usufruiranno di una regolamentazione aggiornata, di uno snellimento della burocrazia per quanto riguarda la creazione di una nuova realtà produttiva e, con la riduzione del cuneo fiscale, anche di un'iniezione di risorse da immettere nel mercato per creare sviluppo ed occupazione.
Il provvedimento fa così parte di una strategia complessiva di rilancio economico. L'impegno riformista verso le liberalizzazioni ha restituito ottimi risultati ed una grande soddisfazione. Come è a tutti noto, infatti, i dati hanno dimostrato che Pag. 9il paese è in crescita e che le scelte di politica economica, dunque, sono state giuste ed efficaci.
In sostanza, senza lo strumento tecnico della fiducia avremmo visto rinunciare un intero paese a tutte le iniziative vantaggiose contenute nel decreto-legge Bersani. E questo non possiamo permetterlo.
Per tutti questi motivi, noi Popolari-Udeur voteremo convinti per approvare questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Popolari-Udeur e L'Ulivo).
MAURO DEL BUE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, il ministro Bersani da alcune decine di minuti è seduto proprio all'ingresso dell'aula e non vi entra. Mi pare che, parlandosi esattamente del decreto-legge che porta il suo nome, l'atteggiamento del ministro Bersani non sia rispettoso nei confronti dell'Assemblea. Lo inviterei ad entrare in aula e ad ascoltare le obiezioni o anche le valutazioni positive che vengono espresse in questo contesto.
PRESIDENTE. Onorevole Del Bue, il Governo è pienamente rappresentato dal ministro per i rapporti con il Parlamento. Il rilievo che lei formula non ha rapporto con i lavori d'Assemblea (Commenti del deputato De Angelis).
MAURO DEL BUE. Ma perché non entra?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, in tema di liberalizzazioni il Governo Prodi ha prodotto in pochi mesi, e nonostante una maggioranza risicata al Senato - perché questa è la verità -, più del centrodestra in cinque anni. Si tratta di provvedimenti concreti, finalmente, molti dei quali (la maggior parte), a dispetto di insoddisfazioni - molte di segno corporativo -, si sono rivelati decisamente popolari perché vanno incontro alle esigenze di milioni di consumatori, favorendo al tempo stesso in senso lato l'attività di impresa.
Spiace in questo senso osservare il comportamento di un'opposizione che fa del liberismo la propria bandiera ideologica. Lo diceva or ora il collega che mi ha preceduto. Ci si potrebbe chiedere perché l'opposizione non abbia contribuito di più, con più forti convincimenti e maggiore convinzione - attivamente, insomma - al miglioramento del provvedimento, anzi abbia sistematicamente boicottato misure largamente condivisibili e condivise, quasi banali direi da certi punti di vista, come quelle che ci apprestiamo ad approvare.
Del resto, bisogna ricordare che, quando il centrodestra era al Governo, fece della difesa di una posizione dominante di mercato in un settore delicatissimo il perno della propria politica.
Questi sono i fatti. Non desta quindi stupore che, fin dal cosiddetto primo decreto Bersani, il centrodestra si sia contraddistinto per aver cavalcato in maniera molto demagogica intolleranze corporative e rendite di posizione, oltre che qualche buona ragione.
Per quanto riguarda il provvedimento in esame, onestamente devo dire, in particolare per l'articolo 13, che reca disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica, come bene osservato l'altro ieri dal collega Villetti nel corso della discussione sugli emendamenti, che anch'io rilevo che il Governo avrebbe fatto bene a presentare la propria proposta di riforma della disciplina di questo settore non attraverso lo strumento del decreto-legge, bensì con un disegno di legge da discutere, da approfondire e da esaminare presso la Commissione competente. Ciò avrebbe consentito, infatti, un confronto più approfondito ed un esito maggiormente condiviso. Quanto al ruolo strategico del settore dell'istruzione, è del Pag. 10tutto evidente che necessitano interventi, soprattutto di natura finanziaria, ben più articolati e - se mi consentite - ben più robusti.
Come è ovvio, apportare cambiamenti significativi alla struttura di un paese complesso come il nostro, con le sue arretratezze ma anche con i suoi punti estremamente avanzati, è difficile. Così come non è sempre semplice riuscire a conciliare interessi, bisogni ed aspirazioni spesso molto contrastanti, divergenti perfino, e a trovare le giuste, solide ed efficaci mediazioni in grado di aprire nuove possibilità e buone opportunità per i più.
Il voto con il quale siamo oggi chiamati a dare la nostra fiducia al Governo deve esprimere, quindi, l'adesione delle forze che concorrono alla maggioranza ad un indirizzo di fondo di politica economica, che va ben al di là del pur importante provvedimento in esame, nel quale sono introdotte significative misure tese ad eliminare alcuni degli ostacoli importanti che limitano lo sviluppo ed una crescita in senso equo e solidale. Si tratta, in definitiva, di attualizzare e dare concretezza, almeno in parte, a quanto previsto dal documento di programmazione economico-finanziaria e, prima ancora, dal nostro programma.
Questo decreto-legge si integra in un percorso virtuoso per l'economia italiana, inaugurato dal Governo Prodi, che tenta la difficile sintesi tra la crescita economica, l'equità ed il rispetto dell'ambiente. Basti ricordare, ad esempio, i provvedimenti adottati in materia di fonti rinnovabili e di risparmio energetico, le norme in materia edilizia, i contributi previsti nella legge finanziaria per la rottamazione di veicoli ad uso promiscuo, che l'articolo 14 del presente provvedimento (tra l'altro introdotto su nostro suggerimento) estende anche alle autovetture private, anche se naturalmente sotto questo profilo moltissimo deve ancora essere fatto.
Ciò è indubbio e penso in particolare all'ormai improrogabile creazione di un sistema di mobilità collettiva ad impatto ambientale ridotto, che, come noto, richiede una radicale ed intelligente liberalizzazione del settore a favore del trasporto collettivo su piccole dimensioni, ma anche alla produzione e distribuzione di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili che non ha ormai nulla di chimerico, rappresentando una possibilità produttiva reale realizzabilissima, indispensabile - direi - se vogliamo almeno tentare di invertire i mutamenti climatici in atto.
Credo inoltre che in prospettiva il Governo si dovrà adoperare per favorire in maniera sostanziale, anche sotto il profilo fiscale, il commercio equo e solidale, futuro volano di scambi commerciali con i paesi più poveri in settori che sono stati emarginati, di fatto, anche dall'ondata dello sviluppo e della globalizzazione, che ha visto emergere paesi di grandi dimensioni e di importanza economica sempre più rilevanti.
Anche dal punto di vista della tutela dei consumatori, moltissimo ancora può e deve essere fatto. Come non valutare positivamente le misure qui recepite, che rappresentano un secondo passo verso un decisivo riequilibrio del rapporto tra consumatori e importanti settori dell'economia, che in Italia - è sotto gli occhi di tutti - è particolarmente penalizzato? Si tratta di misure che interessano la vita quotidiana, le cose anche piccole di tutti cittadini, ma importanti proprio per questo, smussando privilegi odiosi, ormai oggettivamente insostenibili, a partire dall'eliminazione dei costi di ricarica dei telefoni cellulari, vera e propria anomalia del nostro mercato.
Particolarmente rilevante a noi pare, in questo senso, la possibilità di estinguere i mutui senza costi aggiuntivi, insieme con l'estinzione anche delle relative ipoteche, che interessa nel complesso direttamente moltissimi cittadini italiani, moltissime famiglie, visto che il discorso della famiglia sembra essere nel cuore e nelle corde di molti di noi.
Un discorso a parte merita il provvedimento sull'alta velocità e alta capacità, che è veramente molto importante, per il Pag. 11quale sarebbe stato necessario ancora di più un radicale ripensamento del rapporto tra trasporto su gomma e trasporto su rotaia, che l'alta velocità non risolve affatto. Tuttavia, il presente decreto-legge ha il merito, perlomeno, di garantire una maggiore trasparenza dei costi e, quindi, di garantire maggiore sicurezza e razionalità...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Zanella!.
LUANA ZANELLA. ... economico-finanziaria delle scelte operate. Per noi Verdi - e concludo, Presidente - si tratta di un importante primo passo. Nei primi anni Novanta, per realizzare le costosissime nuove linee ad alta velocità, non si fecero gare pubbliche né normali contratti di appalto: si puntò sulla figura del general contractor senza un efficace ed efficiente controllo pubblico, tant'è vero che si assistette ad una proliferazione di progetti costosissimi, ad improbabili varianti, ad una lievitazione assolutamente inaccettabile dei costi ed anche, paradossalmente, ad un prolungamento dei tempi di esecuzione. Quindi, voltare pagina era assolutamente necessario per poter ripensare e potenziare il trasporto su rotaia nel nostro paese, la correttezza procedurale, il rispetto delle normative europee.
I Verdi voteranno la fiducia su questo provvedimento, auspicando che il Governo abbia la forza e la coerenza di proseguire nella realizzazione del programma, dando vita in Italia ad un mercato progressivamente più libero, più equo, trasparente ed ecologicamente sostenibile (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghi deputati, a questo Governo va la convinta fiducia dei Comunisti Italiani, oltre alla riconferma di un pieno sostegno alla sua azione riformatrice e di cambiamento, di rilancio economico e di maggiore equità e giustizia sociali.
Il nostro apporto non è mai venuto meno nei momenti più difficili, quando si è trattato di porre in essere politiche rigorose, non popolari, per risanare il paese, rilanciarlo, superare una crisi strutturale dei suoi apparati produttivi, ridare maggiore credibilità in Europa alla possibilità dell'Italia di venire fuori dal declino.
Sono state giornate delicate, nelle quali il nostro grande senso di responsabilità ci ha fatto apprezzare il rigore e il tentativo di invertire la tendenza di una politica economica che ha fatto pagare, negli anni del centrodestra, il costo pesante al mondo del lavoro e ai più deboli, costo pesante di una crisi determinata dalle scelte neoliberiste.
Non abbiamo nascosto le difficoltà e le ombre, oltre alle luci, di alcune scelte nonché il fatto, per noi più importante e significante, che tali scelte non portavano molto a quei settori della società che avevano pagato il prezzo più alto della crisi.
Tutto ciò senza mai dimenticare le responsabilità gravi del Governo Berlusconi e senza mai sottovalutare il pericolo per l'intero paese di un ritorno della destra al Governo. Anche in questi giorni nel dibattito sul decreto-legge per la tutela dei consumatori ed il rilancio della competitività sono stati palesi per noi, come per l'intera opinione pubblica, il tentativo ostruzionistico dell'opposizione e la difesa di interessi corporativi. Peggio ancora, se consideriamo l'abolizione dei costi fissi sulle ricariche delle carte della pay-tv, che tanto hanno irritato gli esponenti delle destre e tanto li hanno appassionati, è stato palese come la storia si ripeta e gli interessi dell'azienda confliggano in modo chiaro con quelli dei cittadini e dei consumatori e come, per difendere i primi, si tenti in tutti i modi di impedire l'approvazione e la conversione del decreto-legge, tanto atteso e sul quale si è riversata nelle ultime settimane una grande attenzione di larga parte della società italiana.Pag. 12
Alla grande disponibilità del Governo e del relatore per trovare punti di intesa si è risposto già dall'inizio con un metodo di «guerriglia» - così lo chiama non un giornale comunista, ma il Sole 24 Ore di ieri - con un ostruzionismo privo di ragioni, con una stridente contraddizione fra quello che si dichiara e quello che si mette in pratica, con atteggiamenti altalenanti e non rispettosi degli accordi presi, che hanno diversificato tra l'altro l'atteggiamento tra i gruppi parlamentari dell'opposizione.
Tale atteggiamento ha costretto il Governo a porre la questione di fiducia, che è stato un atto sacrosanto, forse tardivo (dal momento che l'ostruzionismo è cominciato dal primo momento in cui il decreto-legge è stato posto all'ordine del giorno di quest'Assemblea), come ha ammesso, del resto, anche il ministro Chiti.
Abbiamo sostenuto il Governo in fasi ben più complicate, convinti come siamo di un equilibrio politico più avanzato per l'attuale fase politica, anche a costo di mandare giù qualche boccone amaro, quando ritenevamo si potesse fare di più e meglio.
Oggi, non solo su questo provvedimento, ma sulla strategia complessiva di politica economica, esprimiamo un giudizio sostanzialmente positivo: si tratta di politiche che hanno prodotto, insieme alle tendenze congiunturali, una ripresa che gli osservatori definiscono credibile e strutturale, duratura e capace di rendere possibili politiche di crescita, sviluppo e rilancio economico.
Anche questo provvedimento fa parte di quella strategia complessiva, che non è una riproposizione di un'economia neoliberista, che ci vedrebbe nettamente contrari, ma che ha obiettivi che condividiamo pienamente: migliorare la vita di tutti giorni per i cittadini; rendere più facile l'accesso dei giovani alle attività economiche e produttive; favorire la ripresa economica, sia in termini di investimenti produttivi, sia in termini di ricadute occupazionali; favorire un nuovo slancio competitivo del nostro sistema; liberare l'economia dai troppi vincoli, intoppi, lacci e lacciuoli - come si definiscono generalmente - che l'hanno frenata, stabilendo però regole che valgano per tutti; colpire privilegi e riaffermare diritti e tutele. Quest'azione è già cominciata con il DPEF.
Oggi si pone all'ordine del giorno dei lavori del Governo una questione che per i comunisti riveste un'importanza particolare: come utilizzare le maggiori risorse e le maggiori entrate? A quali esigenze e priorità dare risposte?
Forse nel centrodestra non si sono accorti che qualcosa è cambiato o, forse, se ne sono accorti tanto da preoccuparsi che le scelte che si compiranno nei prossimi giorni potranno incidere in modo forte sull'orientamento del paese e sul consenso nei confronti di questo Governo.
Del resto, anche sul decreto-legge sulle liberalizzazioni si sono scoperti, quando, da un lato, parlano di un provvedimento privo di incidenza sullo sviluppo economico, che non compie scelte importanti e dall'altro lato, si smentiscono parlandone come di un tentativo del Governo per recuperare consenso.
Questa situazione che si è determinata ci convince ancora di più che solo il Governo Prodi può condurre il paese fuori dal tunnel nel quale lorsignori ci avevano cacciato. Occorre, infatti, rispondere alle maggiori povertà ed alle insicurezze di una larga parte del suo popolo, nonché restituire ai giovani la speranza e la certezza di poter tornare a programmare il loro futuro.
Allora, adesso bisogna scegliere e lanciare quei segnali importanti che il paese, i lavoratori, i pensionati, i giovani e le famiglie attendono. Le priorità sono tante ed il dibattito è aperto; tuttavia, la bozza di piano con il quale il Governo si presenta alle parti sociali comincia a fornire indicazioni positive, che ci convincono in larga parte.
Bisogna sicuramente proseguire nell'opera di risanamento, ma occorre altresì intervenire sulle pensioni più basse e sulla stabilizzazione del precariato, predisponendo strumenti adeguati, come indicato Pag. 13dal nostro gruppo durante l'esame dell'ultimo disegno di legge finanziaria. È necessario intervenire sull'ICI e varare la riforma dell'imposizione sulle locazioni immobiliari. Occorrono, inoltre, interventi sulla struttura dei salari, per affrontare la grave questione della riduzione del loro potere d'acquisto: ciò significa maggiori assegni familiari, aumento delle detrazioni fiscali ed anche incrementi retributivi.
Una scelta strategica, inoltre, deve essere quella di investire maggiori risorse nella scuola e nella ricerca, al fine di coniugare crescita e qualità. In estrema sintesi, è ciò che serve al paese ed è quanto chiediamo al Governo, al fine di imprimere quella svolta di cui si avverte un forte bisogno.
Vorrei osservare che le imprese hanno già avuto; oltretutto, i risultati si sono già visti. Ora tocca ai pensionati, ai lavoratori ed ai giovani ricevere attenzioni e risposte. Vi è bisogno di una politica che redistribuisca le risorse a vantaggio delle famiglie e del lavoro, al fine di incentivare i consumi e di rendere la ripresa economica sempre più forte. Il Governo, dunque, deve affrontare, attraverso adeguate politiche, il problema dell'impoverimento del paese, di molte fasce sociali e di interi territori del Mezzogiorno (e non solo).
Abbiamo fiducia nel nostro Governo: siamo convinti che compirà scelte giuste, le quali renderanno sempre più credibile la sua azione e maggiormente saldo il rapporto con il suo popolo e con i comunisti Italiani (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Signor Presidente, cortesi membri del Governo, cari colleghi, a nome del gruppo de La Rosa nel Pugno preannuncio il nostro voto favorevole alla fiducia che il Governo ha chiesto al Parlamento.
Si tratta della conferma scontata di un gruppo che fa parte, convintamente, del centrosinistra.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 9,30)
BRUNO MELLANO. È una scelta scontata anche per la stessa natura del provvedimento in esame, poiché si tratta del secondo tentativo di introdurre forme ed elementi di liberalizzazione in un paese che ha una tragica necessità di riforme, di semplificazione, di innovazione e di cambiamenti possibilmente condivisi. Sto parlando, in altri termini, della riforma di un contesto che, sovente, è vincolo e zavorra del nostro sistema politico, amministrativo e imprenditoriale, vale a dire del nostro sistema sociale nel suo complesso.
La richiesta di fiducia da parte del Governo costituisce, altresì, uno stimolo per attuare realmente il programma d'azione che il centrosinistra si è dato: le liberalizzazioni, infatti, rappresentano un elemento caratterizzante della nostra volontà di stare insieme e di cambiare il paese.
Ricordo che abbiamo partecipato, come Rosa nel Pugno - laici, liberali, socialisti e radicali - ad una coalizione e che abbiamo più volte rivendicato, in parte, l'onere e l'onore di aver contribuito a costruire l'alternanza politica in questo paese. Infatti, i voti che abbiamo portato a questa alleanza, che ha vinto le elezioni con un margine così risicato, provengono, in gran parte, da un'area moderata, liberale, laica e socialista, la quale ha scelto di accordare la fiducia a Prodi ed a questa coalizione. La coalizione ed il Governo, dunque, devono sapere coltivare tale area ed offrirle risposte concrete.
Noi guardiamo a tali risposte: quindi, concediamo la nostra fiducia a questo Esecutivo per ciò che ha fatto e, soprattutto, per quello che deve ancora fare. Il Governo, infatti, ha assunto un impegno, in questa stessa Assemblea, per far approvare i provvedimenti collegati o correlati al decreto-legge in esame. Il sottosegretario Bubbico ha ricordato come vi sia un orientamento favorevole dell'Esecutivo su una delle numerose proposte di legge attualmente all'esame delle Commissioni, la quale intende contribuire ulteriormente Pag. 14alla semplificazione, nonché all'apertura del mercato delle imprese e del lavoro.
Mi riferisco alla cosiddetta proposta di legge Capezzone presentata in X Commissione e - come ha ricordato il vicepresidente Turci - alla cosiddetta proposta Ichino per un'efficace ed efficiente amministrazione pubblica, che sappia svolgere un'attività di selezione e di controllo del proprio operato e della propria struttura.
C'è ancora molto da fare. Quello di oggi è un tassello all'interno di un puzzle di liberalizzazioni necessarie ed urgenti. Paradossalmente, la debolezza del contesto politico può e deve spingerci a tenere ferma la barra della riforma con maggior lena e maggior forza, al fine di fornire le risposte attese.
La nostra è una fiducia leale rispetto ad un Governo che, in molti casi, si è dimostrato all'altezza della situazione, in altri - come è stato autorevolmente ricordato in quest'aula anche dal presidente Villetti - ha compiuto, a nostro giudizio, degli errori.
L'articolo 13 del provvedimento in esame, sul quale è stata posta la questione di fiducia, riguarda una miniriforma dell'istruzione pubblica italiana che, a giudizio de La Rosa nel Pugno, doveva e poteva essere estromessa dal testo. Non si approvano riforme così importanti attraverso lo strumento della decretazione d'urgenza: lo diciamo in questa sede con coerenza e con forza. Peraltro, mentre noi lo abbiamo già affermato in quest'aula e fuori da essa, tanti colleghi del centrodestra - che oggi si strappano le vesti e protestano rispetto a tale miniriforma del sistema dell'istruzione pubblica - alla fine del mese di dicembre 2005 approvarono un decreto-legge legato alle Olimpiadi invernali di Torino recante un'intera riforma della legge sulle tossicodipendenze e sulla droga.
Siccome non usiamo due pesi e due misure, abbiamo tentato di richiamare l'attenzione sulla riforma Moratti, proponendo anche un emendamento volto a congelare la sua entrata in vigore. Ciò al fine di estrapolare dal decreto-legge e dalla sua legge di conversione una miniriforma dell'istruzione pubblica che, opportunamente, avrebbe dovuto seguire un canale diverso ed essere oggetto di una più degna ed importante valorizzazione in Commissione cultura con un provvedimento a sé.
Rilevo, infine, l'incapacità del nostro Governo e della nostra maggioranza di risolvere, ad esempio, la vicenda degli otto senatori che vede direttamente coinvolta la nostra formazione politica nonché direttamente questa maggioranza, che non è in grado di applicare la pur pessima legge elettorale con correttezza ed efficacia. Ciò rende questa coalizione più debole di quanto potrebbe esserlo al Senato della Repubblica, qualora tale legge venisse applicata.
Il Governo ha tante cose da fare e tante iniziative cui tenere fede, cui dare gambe, voce, forza e braccia. Cito l'ultima, per noi importantissima, che in queste ore vede Marco Pannella riprendere un'azione non violenta di dialogo e di rafforzamento di una proposta politica condivisa all'unanimità dal Parlamento, da questa Assemblea e dalle Commissioni parlamentari competenti: mi riferisco alla battaglia per la moratoria sulla pena di morte.
In queste ore Marco Pannella ha rilanciato uno sciopero della fame: chiediamo che il nostro Governo mantenga fede agli impegni assunti, ai suoi obblighi, alla linea politica impartitagli dal Parlamento al fine della presentazione immediata di una risoluzione in sede ONU (durante questa sessione dell'Assemblea Nazioni Unite) per chiedere che si sospendano le esecuzioni capitali, a cominciare da quelle in corso in queste ore in Iraq, nonché le tante esecuzioni in forza di legge che ancora oggi sono eseguite.
Ci attendiamo che questo Governo proceda con la stessa forza e la stessa efficacia che ha impiegato per liberare un prigioniero italiano in Afghanistan, al fine di ottenere una determinazione dell'ONU che permetta di salvare migliaia di vite umane. In questo momento è possibile farlo assumendo un'iniziativa importante e Pag. 15nuova che ci veda leader a livello internazionale. Tale iniziativa caratterizzerebbe la nostra politica estera e, quindi, la politica dell'attuale Governo, prima ancora che il Parlamento.
Un voto di fiducia, quindi, che è anche un'attesa di fiducia e un'apertura ulteriore e una conferma di credito per questo Governo e per il suo presidente Prodi.
Noi, come gruppo della Rosa nel Pugno, convintamente e unanimemente confermeremo la fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il gruppo dell'Italia dei Valori voterà la fiducia al Governo.
Voteremo a favore del provvedimento in sé perché riteniamo che le liberalizzazioni siano uno dei punti principali del programma di questo Governo. Non mi soffermerò sullo specifico del provvedimento, salvo qualche rara puntualizzazione.
Ieri il centrodestra contestava la legittimità di alcune disposizioni, contenute nel provvedimento, riguardanti la scuola. Cercherò, spiegandone anche il motivo, di fare comprendere ai colleghi del centrodestra come le liberalizzazioni interessino direttamente il settore scolastico. Tuttavia, quello che mi preme maggiormente porre in rilievo è il tema delle liberalizzazioni in sé.
Esiste un indice importante per comprendere lo stato della democrazia in un paese. Tale indice è quello della mobilità sociale: dove c'è mobilità sociale, c'è democrazia; dove tale mobilità è impedita, ostacolata o rallentata, la democrazia si riduce. Durante i cinque anni del Governo Berlusconi la mobilità sociale si è fortemente ridotta e il passaggio da una classe sociale più bassa ad una più alta è stato rallentato.
Al di là del fatto di chiamarsi Casa delle libertà e di dichiarare di essere il Governo delle liberalizzazioni, il precedente Esecutivo di liberalizzazioni non ne ha fatta neanche una.
GIACOMO BAIAMONTE. Bugie!
ANTONIO BORGHESI. Si è trattato di una pura e semplice dichiarazione demagogica. Dico ciò perché ho la sensazione che, in seno al gruppo di Forza Italia e, in generale, delle forze politiche facenti parte del centrodestra, non molti abbiano letto quanto ha scritto chi è considerato uno dei maestri del liberalismo, Tocqueville, e, conseguentemente, pochi abbiano compreso fino in fondo quali sono i principi della società e dell'economia liberale.
In Europa, il gruppo dell'Italia dei Valori appartiene alla famiglia dei liberali e dei democratici, ed io personalmente sono di formazione liberale. Proprio per tale motivo, ritengo che anche le piccole liberalizzazioni - ci aspettiamo che il Governo proceda nel cammino intrapreso, realizzandone altre in altri settori dell'economia - servano a realizzare il principio di pari opportunità, che è poi l'essenza del pensiero liberale.
Se riusciremo a realizzare tale principio, se cioè consentiremo a tutti di muoversi liberamente nel contesto economico del paese e quindi consentiremo ad ognuno di modificare il proprio status sociale proiettandosi verso classi sociali più elevate presenti nella stratificazione della società, realizzeremo davvero il pensiero liberale. Tali pari opportunità le realizzeremo se elimineremo o se ridurremo gli ostacoli che impediscono alle persone di svolgere le attività che corrispondono alle loro aspirazioni. Tutte le volte in cui invece vigono regimi autorizzatori si va contro il principio delle pari opportunità. In particolare, quando si ripone nelle mani di un solo soggetto la discrezionalità di decidere - magari con la scusa di verificare i requisiti di competenza professionale di una persona - se qualche altro soggetto può o meno fare qualcosa, si crea un meccanismo dove si annida la corruzione.
Inoltre, tale meccanismo non garantisce mai realmente il rispetto dei requisiti Pag. 16di competenza necessari, perché quel soggetto li ha acquisiti in un altro contesto e sono già certificati. Per venire dall'aeroporto uso quasi sempre il treno ed una mattina, mentre discutevamo in aula, qui davanti si è svolta una manifestazione di protesta da parte dei rappresentanti delle autoscuole. Su quel treno c'erano parecchi di questi rappresentanti che stavano arrivando alla manifestazione e, naturalmente, chiacchieravano dei loro problemi. La principale preoccupazione era che la loro autorizzazione, che prima poteva valere trecento, indipendentemente dal reale valore aziendale, dal contenuto e dalla capacità dell'imprenditore, dopo la liberalizzazione probabilmente sarebbe valsa trenta. Invece, un'azienda deve valere per la sua capacità e per quella dell'imprenditore, non perché qualcuno, magari dietro pagamento, ha concesso l'autorizzazione anche se non c'erano i requisiti o se gli stessi non erano molto validi. Quindi, questo è uno dei temi: togliere gli ostacoli e permettere al mercato di esplicarsi.
Credo, invece, che il passato Governo abbia difeso i potentati economici, le situazioni di oligopolio o di monopolio; ma, d'altronde, quando il Presidente di quel Governo è il primo oligopolista di questo paese, penso che non sia difficile immaginare che ciò sia avvenuto. Quel Governo aveva difeso le concessioni dei servizi pubblici perché in quel caso non c'era mercato. Anche in questo decreto abbiamo degli interventi che avranno degli effetti profondi sui costi dei servizi che i cittadini utilizzano, così come avviene già oggi nel calcolo dei pedaggi dei concessionari autostradali e ancor più nella realizzazione di un servizio così rilevante, necessario e importante per il nostro sviluppo economico come l'alta velocità. Infatti, l'aver attuato questo intervento permetterà di realizzare...
PRESIDENTE. Le chiedo scusa, onorevole Borghesi. Chiedo ai colleghi al telefono di parlare a voce bassa, perché si sente tutto e si disturba perfino l'oratore.
ANTONIO BORGHESI. È così, ma comunque io vado avanti, Presidente.
Voglio ricordare che, con il metodo della difesa dei potentati economici e di quei concessionari di servizi che sfuggivano e sfuggono al mercato, il costo era passato dalla media europea di 8-10 milioni di euro a chilometro a 40-45 milioni di euro, cioè era aumentato di quattro volte. Di conseguenza, se riusciremo ad avere - grazie a questo intervento, anch'esso di liberalizzazione - tratte ad alta velocità a costi più bassi, vuol dire che pagheranno di meno quelli che utilizzeranno quel servizio ed anche i trasportatori. In futuro occorrerà fare un calcolo anche di quanto costeranno meno i pedaggi autostradali rispetto alla generosità del passato perché - non dimentichiamolo mai - il 70 per cento del trasporto delle merci in questo paese avviene sulla strada e, quindi, anche a carico delle imprese. Voglio terminare chiedendo al ministro Bersani, che è presente in aula, non solo di andare avanti in modo poderoso su questo piano, ma anche di essere meno indulgente rispetto a movimenti di piazza che sono fomentati da alcune parti politiche e che ci riportano alla vicenda dei taxi.
Le poche volte che utilizzo mezzi diversi da quelli pubblici - ad esempio, per andare all'aeroporto - non prendo il taxi perché costa di più di prima e, soprattutto, costa molto di più delle auto di noleggio pubblico. Ciò a dimostrazione del fatto che, laddove ci sono meno vincoli autorizzatori e sistemi di autorizzazioni amministrative, come nel noleggio con conducente, i costi possono essere più bassi. Difatti, la lobby dei tassisti fa pressione contro la liberalizzazione del mercato, che è contenuta anche in questi decreti.
Come ultima considerazione, per quale motivo le liberalizzazioni riguardano anche la scuola? In questo modo si pone rimedio, attraverso l'intervento previsto dall'articolo 13, ad un sistema che impediva la mobilità sociale. Imporre ad un ragazzo di dodici anni di decidere del proprio futuro costituisce un modo per Pag. 17ostacolare la mobilità sociale, perché è evidente che non sarà lui a decidere, ma i suoi genitori, che, a seconda della condizione economica, saranno costretti a fare determinate scelte.
Come risultato, lo «scemo ricco» potrà continuare a seguire il proprio percorso di studi, mentre il «povero intelligente» sarà costretto a scegliere un lavoro di minore significato e valore sociale.
Per tutti questi motivi, signor Presidente, l'Italia dei Valori voterà la fiducia al Governo e a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Grazie, deputato Presidente, onorevoli colleghi e colleghi deputati. Annuncio il voto contrario della Lega Nord Padania alla fiducia posta sul maxiemendamento presentato al decreto-legge recante misure urgenti per la tutela dei consumatori.
Vorrei fare un po' di chiarezza su questo provvedimento, definito fin dall'inizio «sulle liberalizzazioni» e poi corretto, dallo stesso ministro, in «liberalizzazioni e modernizzazioni», probabilmente perché, durante il dibattito parlamentare, portato avanti in gran parte dalla Lega Nord, il ministro Bersani si è reso conto che non si trattava di liberalizzazioni; tuttavia, a parte la definizione del decreto-legge, arriviamo al contenuto.
Questa è la seconda parte dell'impegno del ministro Bersani in merito alle liberalizzazioni, sicuramente la più populista. Infatti, viene definita come una delle «lenzuolate» di Bersani, che confonde le giuste semplificazioni burocratiche con le liberalizzazioni.
Nel cosiddetto decreto Bersani del 2006, si discusse principalmente su due questioni singole: quella dei tassisti e quella della vendita dei farmaci generici nella grande distribuzione. Nell'iniziativa legislativa, si osserva però come gli sforzi di Bersani dimostrino un approccio frammentario e che tutto ciò sia giusto, ma si tratta di proposte limitate. Davvero il ministro per lo sviluppo economico ritiene che la nostra economia crescerà se barbieri, estetisti, agenti immobiliari, parrucchieri e facchini saranno liberi di decidere quanti giorni dovranno lavorare oppure se tutti potranno fare gli stessi mestieri? Pensarlo è davvero particolare, anche se le semplificazioni nella vita di ciascuno sono sempre ben accette.
C'è di più: siamo sicuri che l'approccio del ministro Bersani è realmente frammentario e ricco di proposte limitate, cosa che che è sotto gli occhi di tutti, (nella filosofia del ministro Bersani la grande distribuzione, di cui le cooperative sono una larga parte, occupa un posto centrale, dimenticando con ciò che le vere liberalizzazioni esistono se tutti possono vendere tutto). Se la grande distribuzione può venderci farmaci e benzina, tanto per fare un esempio, anche farmacisti e benzinai dovranno poter vendere di tutto e di più. Se la prima ha una grande forza finanziaria, ai secondi bisognerebbe garantire un miglior accesso al credito e favorire, con agevolazioni fiscali, la fusione delle rispettive imprese commerciali, se vogliamo avere un quadro microeconomico davvero concorrenziale.
Diversamente, tra qualche anno, avremo i signori della grande distribuzione che, più forti che mai, condizioneranno la vita e la morte del imprese produttive, senza che i consumatori abbiano la più piccola alternativa, se non in quei territori nei quali la stessa grande distribuzione deciderà di non andare.
La sfortuna è che non è finita, sono previste altre «opere» dello stesso «autore». Ma ormai siamo davanti a dichiarazioni, le più disparate, da parte del ministro per i rapporti con il Parlamento, Chiti - il quale ha detto che di fronte all'ostruzionismo dell'opposizione non c'è alternativa -, seguite dalle dichiarazioni del ministro Bersani, il quale ha detto che troverete comunque il modo per far approvare queste norme. Questo fa presagire una primavera di «fuoco» - primavera nella quale, «metereologicamente» parlando, Pag. 18siamo da poco entrati - da parte del Governo, ma mi dispiace contraddirla, ministro.
Il tempo delle «primavere», tipo quella di Praga, se le può scordare! Come ricordato ieri dal collega onorevole Giovanni Fava, tra molte dichiarazioni inutili e demagogiche della maggioranza, il Governo si è visto costretto a porre la questione di fiducia su questo provvedimento ed in questo ramo del Parlamento, ma sicuramente altrettanto dovrà fare al Senato, non a causa dell'elevato numero di emendamenti, pretestuosamente definiti «ostruzionistici», ma perché la maggioranza è stata obbligata a risolvere una crisi importante al suo interno, culminata con le dimissioni del Presidente Prodi che, calendario alla mano, ci ha fatto perdere più di dieci giorni.
Entrando nel merito del provvedimento in questione e dei quattordici articoli che lo compongono, rilevo che due soli parlano di liberalizzazioni, ma è meglio chiarire che si tratta di semplificazioni per iniziare attività come la guida turistica, l'estetista, il parrucchiere, il facchino e listruttore di scuole guida. Sono tutti provvedimenti che snatureranno la professionalità di tali attività. La Lega ha chiesto il rispetto dei requisiti minimi di organico, didattici e di capacità finanziarie.
Gli altri articoli trattano, tra l'altro, di eliminazione del costo della ricarica per le schede dei telefonini, provvedimento quest'ultimo che, peraltro, avrebbe dovuto adottare l'Authority competente, ma voi, sfiduciando il Garante, lo esautorate dalle proprie competenze, con le conseguenze che abbiamo evidenziato più volte nel corso del dibattito parlamentare, da voi chiamato «ostruzionismo». Peccato che, come abbiamo evidenziato, sottosegretario Lettieri, il risparmio sulle ricariche sarà compensato dagli aumenti delle tariffe e, successivamente, dalla riduzione di personale.
L'articolo 2 riguarda l'informazione sui prezzi dei carburanti. Anche se condividiamo il principio che ispira tale norma, non vorremmo che a pagare fosse sempre il cittadino utente, e che ci si ritrovasse a dover pagare i nuovi tabelloni informativi con pedaggi autostradali più cari o con prezzi delle benzine più elevati, aspetto che la Lega ha evidenziato durante il cosiddetto «ostruzionismo», per evidenziare il carico fiscale del carburante, il cui prezzo è costituito per il 55 per cento da tasse. Su tale disposizione abbiamo chiesto la cosa più importante, ossia che fossero salvaguardati i distributori delle aree montane o, comunque, poco popolate, per evitare che i consumatori debbano spostarsi per centinaia di chilometri per fare il pieno, finendo per perderci anziché guadagnarci.
Un'altra norma che non ha nulla a che fare con le liberalizzazioni è quella prevista dall'articolo 7. Tale articolo elimina la penale per l'estinzione anticipata dei mutui, o meglio dei nuovi mutui non ancora contratti. La Lega ha chiesto di estendere tale beneficio anche ai mutui in essere, a quelli contratti dalle piccole e medie imprese o, quantomeno, ai mutui contratti da pochi anni, sempre nell'ottica di non creare cittadini avvantaggiati e cittadini svantaggiati.
Sull'articolo successivo, la Lega ha avanzato una provocazione, dichiarata inammissibile dalla Presidenza della Camera, ossia la richiesta ai sindacati di comunicare annualmente ai tesserati il costo globale di iscrizione. Molti pensionati, infatti, prendono la tessera di un sindacato per avere la compilazione del modello 730 gratis ma, in realtà, non sanno che pagheranno molto di più che non andando dal commercialista.
Gli ultimi articoli del decreto-legge sono quelli per i quali l'attuale Governo ha posto la questione fiducia: mi riferisco all'articolo 12, sulla TAV e al 13 sulla scuola. Sono due argomenti sui quali la sinistra teme di arrivare al confronto parlamentare. L'articolo 12 prevede l'annullamento dei contratti relativi alle tratte TAV non ancora iniziate, allo scopo di rifare le gare d'appalto e tornare indietro di quindici anni ed, eventualmente, agevolare qualche «amico». Il nostro sospetto è che la sinistra radicale sfrutti la situazione per ritardare sine die le nuove tratte Pag. 19Milano-Venezia e Milano-Genova e distogliere l'attenzione dei loro elettori dalla situazione in Val di Susa.
Infine, l'articolo 13 «affossa» definitivamente la riforma Moratti della scuola. Ora, che il ministro Fioroni non sia Berlinguer o la Moratti lo sappiamo, ma la riforma della scuola, in un paese normale, il Governo non farla una parte nella legge finanziaria ed un'altra parte in un decreto-legge sulle liberalizzazioni, che con la scuola ha ben poco a che vedere! Ma il fatto che l'Italia non sia un paese normale la Lega Nord Padania lo dice da sempre. L'unica liberalizzazione che potete fare, che il popolo chiede, e che il popolo del nord chiede a gran voce è quella di liberarci da questo Governo, da voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori ministri, è stata posta la questione di fiducia sull'approvazione di un emendamento che riguarda quattro articoli del decreto-legge in discussione in quest'aula da circa una settimana.
Pertanto, dieci articoli hanno trovato la possibilità di costituire oggetto di un dibattito approfondito, serio e in qualche modo anche rinnovato, nel senso che il testo portato dal relatore all'attenzione dell'Assemblea è stato modificato. Si può parlare di «ostruzione»? Bisogna che ci capiamo, perché il rischio è quello di raccontare le cose per sentito dire o, peggio, per partito preso.
Come gruppo, noi abbiamo attivato tutti gli strumenti possibili per entrare nel merito. In particolare, abbiamo approntato, complessivamente, una trentina di emendamenti all'intero articolato. Peraltro, abbiamo visto che il relatore, valutata con molta pazienza ed attenzione la bontà di alcune nostre proposte, le ha recepite. Credo, quindi, che al nostro comportamento non possa essere attribuito valore di ostruzionismo: si è trattato di un approfondimento relativo a temi non facili e, forse, annunciati con troppa prosopopea; proprio questo effetto-annuncio ha determinato la necessità di verificare fino in fondo il contenuto del provvedimento.
Mi fermo qui perché continuare un lezioso palleggiamento di responsabilità su chi abbia fatto e su come sia stato fatto ostruzionismo mi sembrerebbe un viatico poco simpatico e poco produttivo per un Parlamento che, invece, deve guardare alla sostanza dei problemi. Vorrei soltanto sommessamente ricordare che dichiarazioni analoghe a quelle che ho sentito echeggiare in questa occasione le avevo già ascoltate, a parti invertite, nella precedente legislatura. Forse, è opportuno che tutti ricominciamo a confrontarci sui contenuti piuttosto che su responsabilità e responsabili.
Entrando nel merito, quattro sono le disposizioni oggetto dell'emendamento 13.500 del Governo: gli articoli 6, 12, 13 e 14.
Credo che gli articoli 6 e 14 avrebbero dato luogo ad un dibattito sereno e tranquillo. Più specificamente, l'articolo 6 riguarda la semplificazione del procedimento di cancellazione dell'ipoteca nei mutui immobiliari. Il testo novellato accoglieva alcuni suggerimenti contenuti in un emendamento presentato dal collega Burchiellaro, nonché in alcuni emendamenti presentati da deputati dell'opposizione. Inoltre, vi sono state integrazioni anche da parte del Governo. Ci dispiace che tali integrazioni non possano essere oggetto di attività emendativa: avremmo potuto farlo con tranquillità.
Anche l'articolo 14 presenta una caratura semplice ed abbastanza facile da comprendere, fatta eccezione per la parte che, nel prevedere incentivi per la rottamazione di autoveicoli, omette di considerare il caso della sostituzione del medesimi (avremmo potuto trovare un aggiustamento in questo senso).
Credo che i due articoli «incriminati» - a causa dei quali, forse, il Governo ha inteso porre la questione di fiducia - siano il 12 ed il 13. A proposito del primo, Pag. 20come è stato affermato in Commissione ed anche in Assemblea, fa piacere la revoca delle concessioni per la progettazione e costruzione di alcune linee ad alta velocità. Forse, l'articolo in parola toglie una castagna dal fuoco, rimuove un problema politico. Se continuiamo in questo modo, con il Governo di centrosinistra che toglie, con il Governo di centrodestra che mette e con il Governo di centrosinistra che toglie di nuovo, non so dove andremo a parare!
PIER LUIGI BERSANI, Ministro dello sviluppo economico. Lasciamo il Governo di centrosinistra e finiamola lì...!
LUIGI D'AGRÒ. Sarebbe opportuno che il Governo di centrosinistra rimanesse in carica almeno per dieci anni: probabilmente questa situazione potrebbe sbloccarsi. Però, continuando in questo modo, mettiamo il paese in stand-by perché chi vince le elezioni modifica tutto ciò che la maggioranza precedente ha realizzato, anche in materie delicate come queste. Ho sentito dire che tutto questo faciliterà l'avvio dei lavori, dopo 16 anni: è vero, ma in questi anni 16 anni ci sono state revoche contrapposte e non so né se questa costerà di più, né se consentirà di accelerare i progetti. Ho la sensazione si tratti, per così dire, di un dispettuccio rispetto a quanto è stato ripristinato, in corso d'opera, dal Governo Berlusconi.
Un altro aspetto piuttosto problematico ed effettivamente controverso di questo provvedimento è costituito dall'articolo 13. Il problema non riguarda l'opposizione e, anche in questo caso, lo abbiamo visto aleggiare tra le file della maggioranza; del resto, gli interventi degli onorevoli Villetti e Folena sono emblematici di una situazione di disagio. Affermare che la cosiddetta riforma Moratti non piace è facile, certamente. A volte, sembra trattarsi di un mezzo per sparare sulla Croce rossa. In proposito, vorrei ricordare come una riforma approvata in Parlamento e discussa per almeno un anno e mezzo sia stata smantellata da norme contenute in due provvedimenti quali la legge finanziaria per il 2007 e il decreto-legge in discussione.
Non mi sembra questo un modo coerente per far emergere qualcosa di costruttivo e realmente funzionale al mantenimento di una disciplina che, in qualche modo, dia certezza a un settore così delicato come quello scolastico.
Ho qualche perplessità ad affermare che questo intervento rientra tra le misure di liberalizzazione. Non vorrei che si sia trattato di un modo per inserire nel decreto-legge alcune disposizioni volute da ministri in concorrenza tra loro. Sembra quasi che, dopo l'interessante effetto prodotto dal decreto-legge Bersani in termini di appeal sull'opinione pubblica, qualche ministro si sia sentito in dovere di inserirvi la propria parte, anche minima, per poter dire: «c'ero anch'io»! Mi pare non sia un fatto sostanzialmente produttivo quello che è accaduto riguardo ai due articoli in questione. Se fosse stato deciso uno stralcio, ministro Bersani, probabilmente il decreto-legge sarebbe stato approvato entro i termini previsti e ci sarebbe stata la possibilità di un diverso atteggiamento da parte delle opposizioni.
Infine, nel mio intervento vorrei puntualizzare anche alcuni aspetti che - se il signor ministro me lo consente - dovrebbero essere più attentamente valutati. Mi riferisco al rapporto tra il Governo e le autorità di garanzia. È stato annunciato da parte del Governo, con molto prestigio, un disegno di legge volto a riordinare e, possiamo dire, migliorare queste autorità. In questa fase, però, ho la sensazione che queste ultime siano prese a sberle dal Governo!
In particolare, per quanto riguarda i costi di ricarica l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato avevano avviato un procedimento che avrebbe dovuto concludersi il 9 febbraio con la emanazione di un provvedimento. Alcuni giorni prima, il decreto-legge del ministro Bersani è intervenuto sul tema e ha regolamentato Pag. 21per legge quanto sarebbe dovuto rimanere nella sfera di autonomia regolatoria propria dell'authority.
PRESIDENTE. Onorevole D'Agrò...
LUIGI D'AGRÒ. Signor ministro, noi attendiamo con grande attenzione i provvedimenti che ci sottoporrà ancora in tema di liberalizzazioni ma non vorremmo che l'effetto spot dell'annuncio avesse maggiore forza della realtà dei fatti contenuti nelle norme. Faccia attenzione anche per evitare che ci siano infiltrazioni e, soprattutto, eviti al ministro Lanzillotta di trovarsi nelle condizioni di rincorrere tutte le liberalizzazioni di questo mondo. Un po' di cavalleria da parte di questo Governo non farebbe male (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro))!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, onorevoli deputati e colleghe deputate, sul provvedimento in discussione in queste settimane alla Camera, recante misure urgenti per la tutela del consumatore, la promozione della concorrenza, lo sviluppo di attività economiche e la nascita di nuove imprese, siamo oggi chiamati a votare la fiducia posta dal Governo sulla sua parte finale. Tale atto è diventato, a questo punto dell'iter alla Camera, oserei dire, tardivo, ma inevitabile, in ogni caso, per consentirne l'approvazione definitiva anche al Senato in modo sereno. È con rammarico che prendiamo atto di questa situazione dovuta all'ostruzionismo effettuato da buona parte dei deputati dell'opposizione, che ha impedito di effettuare quel proficuo lavoro emendativo che, sugli articoli precedenti, ha dimostrato come si siano rese possibili efficaci modifiche. Ma, pur tuttavia, è importante consentire che il provvedimento venga approvato...
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di non disturbare.
MARILDE PROVERA. Siamo infatti in presenza di un provvedimento importante per le libertà del cittadino consumatore. Certamente non siamo di fronte a consumi relativi a beni primari, ma comunque si tratta di questioni che attraversano la vita, se non di tutti, di una larghissima moltitudine di persone.... Continuo, signor Presidente?
PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo, intanto, di non voltare le spalle alla Presidenza e poi di consentire a chi deve intervenire di farlo con tranquillità.
MARILDE PROVERA. Siamo di fronte a provvedimenti che riguardano persone, persone che devono subire le vessazioni delle banche o di istituti finanziari quando decidono di estinguere i mutui e si trovano di fronte a costi e gabelle e al permanere delle ipoteche, ingiustamente mantenute nonostante l'estinzione dei mutui stessi, salvo il dover pagare pesanti costi per la loro cancellazione anticipata: il provvedimento cancella queste gabelle ingiustificate; cittadini che, quando stipulano il contratto assicurativo per una nuova vettura, si vedono imporre la partenza di nuovi massimali, quasi fossero nuovi contraenti, con pesanti aggravi di costi: il provvedimento li cancella; persone che, quando devono scegliere un viaggio aereo, si scontrano con offerte tariffarie spesso truffaldine, che poi non corrispondono ai costi preannunciati e ai servizi offerti: il provvedimento pone elementi di chiarezza e trasparenza obbligatori; persone particolarmente giovani o altre persone con redditi già bassi, che si trovano a dover pagare costi aggiuntivi per i servizi di ricarica telefonica: il provvedimento li cancella e gli emendamenti approvati estendono tale cancellazione di costi indebiti anche alle ricariche televisive e alle comunicazioni elettroniche. Su tutto ciò sarà necessario, da una parte, l'attenta vigilanza dell'Authority in materia - per evitare che i costi siano immediatamente e ingiustificatamente recuperati sulle tariffe - e dall'altra, signor ministro, che il Governo intervenga per evitare che il recupero Pag. 22di tali costi, da parte delle ben forti compagnie, si scarichino sulla parte debole della catena distributiva. Ci sono i tabaccai, ma ci sono anche quei giovani che effettuano la distribuzione ai negozianti, giovani, questi, che dovrebbero essere regolarmente alle dipendenze delle stesse compagnie e che, invece, vengono sfruttati con misere provvigioni che rischiano di essere (anzi, già lo sono state) dimezzate, portandole da un reddito mensile pari all'incirca, secondo come va il mese, a 1.000 euro a 400 euro mensili. Questo è davvero grave.
Siamo in presenza di un provvedimento che fa del cittadino consumatore una persona che è più consapevole, perché meglio tutelato sulle informazioni della bontà e della scadenza dei prodotti alimentari, sui costi dei carburanti e, tramite i distributori dei carburanti, sulle condizioni di traffico che si trovano sulla rete stradale ed autostradale. Piccole cose, ma importanti nella vita del cittadino, che, ogni giorno si sente gravato da obblighi e da gabelle ormai incomprensibili. Piccole cose, ma liberatorie ancor prima che di liberalizzazione.
Anche la possibilità di accelerazione dei tempi per la nascita di nuove imprese non si collega all'abolizione di regole e controlli, che tutelano la vita delle persone e l'ambiente, ma alla possibilità di permeare di informatica la lenta burocrazia cartacea degli enti locali, abbassando i costi per gli stessi e i bolli da pagare per gli aspiranti imprenditori.
Insomma, siamo di fronte ad un buon insieme di provvedimenti piccoli, ma significativi per la persona che vive una normale vita di tutti i giorni piena di difficoltà e appesantita da incomprensibili regole e costi.
Si è in presenza, poi, di un importante articolo che consente di portare trasparenza e certezza per i costi già gravanti su tutta la collettività per le opere dell'alta velocità, subordinandoli alle compatibilità di spesa rispetto all'interesse pubblico e alle previsioni di investimento delle ferrovie statali e in rapporto alle priorità e ai limiti di bilancio.
Riteniamo ciò un importante passo in quanto, insieme ad altri parlamentari, siamo stati proponenti di una Commissione di inchiesta - che ancora non è stata attivata - sugli incredibili ed elevati costi già accumulati per queste opere e sulla verifica di quanto già denunciato dal giudice Imposimato in una precedente Commissione e in un suo libro di denuncia che, non casualmente, è intitolato Alta voracità. Ci piacerebbe dire che se ne cancella definitivamente anche l'ormai logoro e superato progetto, peraltro già a suo tempo inefficace nel rapporto costi-benefici, ma non è così.
Eppure, siamo certi che l'aver limitato la possibilità di arricchimento indebito di quanti da anni sponsorizzano tali progetti a soli fini di lucro personale o di gruppo sia già un ottimo disincentivo per allontanare tali sciacalli, ovunque essi si trovino, e per far nuovamente primeggiare il reale interesse pubblico per le necessarie opere ferroviarie alle quali vengono sottratte da tali opere grandi risorse.
Con l'attività emendativa, per consentire a molti giovani di avvalersi di titoli e conoscenze per l'accesso alle professioni di guide e accompagnatori turistici, si è anche riusciti, accanto a quanto previsto, a non svilire la qualità della professione, riconoscendone l'importanza in un settore così determinante per la nostra bilancia dei pagamenti e per il lustro del nostro paese nel mondo.
Signor ministro, si è fatto molto, ma non si è ancora realizzato il meglio. Per tale motivo, con un nostro ordine del giorno, chiediamo più attenzione e più impegno da parte del Governo. In ogni caso, attraverso l'attività emendativa, si è corretto un errore che rischiava di annichilire l'impegno di seri professionisti che, già oggi, si scontrano con la concorrenza sleale di improvvisatori e di agenzie che operano senza trasparenza usando personale in nero e di altri paesi che intendono colonizzare anche questo settore così prezioso per la nostra economia. Bisogna porvi attenzione!
Le proposte emendative anche in altri casi, come per l'articolo surrettiziamente Pag. 23introdotto su parziali riforme del sistema scolastico, hanno apportato migliorie, anche grazie al lavoro del relatore nel rapporto con tutti i gruppi, anche dell'opposizione, e ai deputati componenti della Commissione. Ricordo inoltre il prezioso ausilio degli uffici, che appare indispensabile ai nostri lavori.
Eppure, l'opposizione non ha saputo o voluto fare tesoro del bene prezioso che è rappresentato dal valore del dibattito parlamentare, teso a migliorare i provvedimenti con la discussione. Purtroppo, l'ostruzionismo oggi ci impone di rinunciarvi, ci impone di concludere in extremis, quasi in zona di rischio, con la fiducia. Ed è con la consapevolezza del lavoro svolto e del valore di quanto fin qui fatto che tale fiducia possiamo riporre nella conclusione di questo dibattito (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e L'Ulivo).