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TESTO INTEGRALE DELLE DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI FEDERICO PALOMBA E ANTONIO RUSCONI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 2340-A
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti Pag. 88del Governo, nel preannunciare il voto favorevole del gruppo che rappresento, tengo ad esprimere compiacimento per il lavoro svolto, lavoro delicato, non facile.
Si trattava, infatti, di coniugare esigenze diametralmente opposte: quella di reprimere fenomeni di violenza connessi alle competizioni calcistiche, senza mortificare l'altra esigenza, altrettanto sentita, di salvaguardia della dimensione sana dello spirito sportivo.
Ancora una volta si è consumata una vicenda tragica, la brutale uccisione di un rappresentante delle forze dell'ordine, l'ispettore Raciti, in una vera e propria guerriglia scatenata da gruppi preparati ad un unico scopo: la violenza.
Si tratta di autentiche legioni, ovunque, su tutti i campi d'Italia, patria calcistica! Sono quelli che allo stadio dettano legge, impongono cori e parole d'ordine, compattano e guidano, comandano, con i loro simboli il loro linguaggio, i loro segni di riconoscimento, i loro capi.
Questo provvedimento non ha la pretesa di guarire un calcio malato, non è soltanto una reazione forte al dolore, allo sdegno, non è il risultato di una spinta emotiva, ma vuole rappresentare una risposta, un impulso al cambiamento, vuole isolare ed allontanare i violenti, che nulla hanno a che fare con lo sport e soprattutto vuole restituire fiducia, lanciando messaggi positivi ai veri sportivi.
Simbolo di messaggio positivo è la norma che prevede il rilascio di biglietti gratuiti per i minori, la possibilità, cioè, che i minori di 14 anni, se accompagnati da un genitore, possano entrare gratuitamente negli stadi per assistere alle partite di calcio. È un invito a recuperare il senso di sana competizione e di festa che una partita di calcio dovrebbe rappresentare. Si vuole riportare le famiglie negli stadi, senza paure o angosce.
Le norme repressive contenute nel testo introducono misure severe, ma non sproporzionate, che non esorbitano le necessarie garanzie costituzionali e soprattutto non colpiscono né scoraggiano il tifo sano, pulito. Sono state, inoltre, introdotte misure di carattere sociale e culturale che mirano a diffondere e tutelare i veri valori dello sport.
Si è voluto responsabilizzare le società di calcio e gli altri operatori del settore con regole precise dure, ma sicuramente finalizzate ad una maggiore sicurezza dentro e fuori gli stadi.
Questo provvedimento incisivo, ma costruttivo, che ha visto la collaborazione di tutte le forze politiche, intende dare una risposta immediata, ma seria ed equilibrata a ingiustificati attacchi alla sicurezza degli sportivi.
Noi di Italia dei Valori auspichiamo che esso rappresenti, inoltre, un input importante alla definizione di una normativa ampia ed organica che sani definitivamente le complesse problematiche che affliggono tutto il mondo del calcio.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, colleghi, in due miei precedenti interventi in quest'aula, il 26 maggio 2003 ed il 21 settembre 2005, avevo sottolineato con rammarico che era sbagliato legiferare sul tema della sicurezza e della violenza negli stadi solo in conseguenza di fatti gravissimi, in un clima di emergenza ed emotività, ed avevo evidenziato come, a settembre 2005, non fossero stati realizzati negli impianti i dispositivi previsti, parte entro il 1o agosto 2004 e parte entro il 25 febbraio 2005.
Il provvedimento in discussione, ovvero il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 8 dell'8 febbraio 2007, già applicato finalmente con serietà e rigore, è il risultato positivo, però, di una nuova ed ancor più grave emergenza, ovvero l'uccisione dell'ispettore Filippo Raciti, caduto nell'assolvimento del suo dovere e l'aggressione mortale, una settimana prima, ad un dirigente di una società dilettantistica su un campo di terza categoria, alle famiglie dei quali va il nostro cordoglio profondo.
Proprio la scomparsa di Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese, forse troppo ignorata e dimenticata dai riflettori mediatici, deve interrogarci su una violenza gratuita, oltretutto guidata da Pag. 89dirigenti e atleti, che rovina l'immagine di uno sport dilettantistico che dovrebbe essere esclusivo divertimento. E non più tardi di domenica scorsa, a Manfredonia, un giornalista è stato aggredito da due ultras e nel derby primavera a Roma sono ricomparsi cori razzisti contro giocatori di colore.
La prima responsabilità, dunque, che ci deve coinvolgere tutti è che, rispetto alle nuove norme previste, non vi potranno più essere atteggiamenti di perdonismo, condiscendenza o addirittura di copertura. Da questo punto di vista, l'immagine dei tornelli installati a San Siro in meno di 48 ore, per permettere l'entrata allo stadio almeno agli abbonati, rivela chiaramente che non vi erano scuse all'applicazione immediata di norme previste dai decreti del 2003 e del 2005.
D'altra parte, come evidenziato ampiamente dalla stampa, il Parlamento, nel corso di una audizione con i rappresentanti dei tifosi svoltasi in sede di VII Commissione nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul calcio professionistico lo scorso 20 dicembre 2006, era stato avvisato della mancata applicazione del decreto Pisanu.
Per questo motivo, in sede di Commissione, i deputati del gruppo de L'Ulivo sono stati disponibili ad un confronto nel merito per verificare e accogliere emendamenti che agevolassero l'iter del disegno di legge di conversione del decreto-legge, rinunciando deliberatamente a presentarne dei nostri, per il rischio, gravissimo, che la tempistica prevista per il ritorno del provvedimento al Senato portasse alla decadenza del medesimo. In gioco, infatti, non vi è la simpatia o l'appoggio di questa o quest'altra tifoseria; vi è, invece, la credibilità della politica rispetto a fatti gravissimi e dello sport italiano - penso all'importanza della assegnazione all'Italia degli europei di calcio del 2012 - rispetto al contesto internazionale. Basterebbe leggere i dati di confronto degli incidenti avvenuti negli stadi di calcio professionistico italiani nel 2005-2006 e nel solo girone di andata di quest'anno: 59 sono stati gli incontri con feriti, a confronto dei 55 incontri nel solo girone di andata della stagione 2006-2007; vi sono stati 142 feriti tra le forze di polizia, a fronte di 202, 94 feriti civili a fronte di 65, e 96 persone arrestate a fronte di 108.
Vorrei anche rispondere a quella parte di opinione pubblica che ha interpretato gli emendamenti limitati che abbiamo condiviso nelle Commissioni II e VII in maniera pressoché unanime come un abbassamento della guardia rispetto alla severità e all'urgenza del provvedimento. Non si tratta solo di rassicurare. Proprio questa condivisione dimostrata oggi in Aula, non permetterà, come è accaduto per il decreto Pisanu, che lobby trasversali cerchino di smantellare quello che è stato costruito faticosamente. D'altra parte, il decreto-legge ha già dimostrato la sua efficacia. Ad oggi, rispetto al panorama desolante della situazione degli stadi italiani successivamente alla tragedia di Catania, solamente lo stadio etneo e quello di Brescia risultano ancora chiusi al pubblico. Di questo positivo obiettivo raggiunto dobbiamo onestamente ringraziare la Lega calcio e riconoscerne il lavoro svolto sulle società professionistiche, nell'auspicio che nei prossimi giorni si ripristini, con l'elezione del nuovo presidente FIGC, una guida autorevole e unitaria del mondo del calcio italiano, che valorizzi l'immagine e le risorse del calcio professionistico ma pure l'attività per tanti ragazzi e giovani del mondo dei dilettanti.
Penso però sia dovuto, da parte del mondo della politica, un ringraziamento fattivo e non formale al commissario Luca Pancalli per la competenza e la saggezza dimostrate in uno dei momenti più difficili del calcio italiano.
Inoltre, questo decreto-legge non dimentica, all'articolo 11-bis, iniziative per promuovere i valori dello sport e, all'articolo 11-ter, per l'accesso gratuito dei minori accompagnati, la necessità per il calcio italiano di un cambiamento di cultura. Mi riferisco alla violenza verbale e, soprattutto, mediatica, all'esasperazione di rincorrere maggiore audience con trasmissioni Pag. 90urlate che infangano l'idea di lealtà e correttezza nello sport e che elevano il sospetto a giudice.
Se l'obiettivo del legislatore fosse innanzitutto quello di formare gli atleti prima che i tifosi, di condannare esplicitamente e con forza ogni forma di violenza nello sport, di far crescere una cultura dove la sconfitta è una realtà da accettare, senza per forza trovare colpevoli certi, forse la violenza nel calcio sarebbe un fenomeno più limitato.
Questo passaggio ci permette di fare chiarezza, dichiarando apertamente che gran parte dei tifosi appassionati che frequentano le curve non ha nulla a che fare con piccole organizzate frange di facinorosi che non meritano l'appellativo di tifosi. Tale distinzione deve essere netta: infatti, di fronte a vere e proprie aggressioni e violenze brutali, che nulla possono avere a che spartire con il tifo organizzato, ad azioni, simboli, scritte e linguaggi che segnalano riferimenti ad estremismi politici ed offendono la civiltà e la cultura di tutto il paese, non vi possono essere clemenza, tolleranza o tatticismi, comunque inaccettabili. Anzi sarebbe opportuno che tutti i partiti presenti in questo Parlamento prendessero le distanze da episodi e simboli che comunque vogliono richiamare un riferimento alla politica.
In conclusione, esprimo due considerazioni ed un auspicio. Il calcio in Italia è sicuramente il fattore socializzante più attraente per tanti giovani e adolescenti, che troviamo non solo allo stadio, ma a scuola, sul lavoro e nella società. L'obiettivo di questa legge non è solo punitivo, ma quello di rendere questa partecipazione sempre più educativa. Allora, il compito non sarà solo del mondo dello sport, ma della politica, della scuola, della famiglia e degli enti locali.
Ha detto opportunamente il commissario straordinario Pancalli: «I processi educativi nelle scuole rappresenteranno un passaggio fondamentale, così come sarà importante una fase anch'essa educativa tesa a coinvolgere attivamente la tifoseria sana, virtuosa».
Una seconda considerazione: il calcio professionistico in Italia è probabilmente il più grande business, ma lo dico anche in senso positivo, dal momento che economisti molto autorevoli hanno dichiarato che il titolo di «campioni del mondo» è servito in maniera decisiva anche per il rilancio dell'economia italiana.
Ebbene, penso che in questi mesi abbiamo avuto due immagini-simbolo del calcio in questo paese. Dobbiamo eliminare quella di Catania del 2 febbraio 2007 e dobbiamo riproporre quella esaltante per tutti noi di Berlino del 9 luglio 2006.
L'auspicio è quello che ci deve accomunare tutti: dopo il positivo lavoro nell'indagine sul calcio professionistico, dobbiamo essere tutti consapevoli e responsabilizzati nello scrivere, in modo globale ed organico, una legge sullo sport professionistico in Italia, lontana, una volta tanto, non solo dall'emergenza e dall'emotività, ma soprattutto da nuovi episodi di violenza e di delinquenza.