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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Misure per prevenire atti di intolleranza e violenza all'interno di scuole ed università - n. 2-00403)
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00403 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 4).
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, questa interpellanza urgente, rivolta ai ministri dell'università e della ricerca, dell'interno e della giustizia, è volta a capire e a fare chiarezza in merito agli arresti avvenuti il 13 febbraio scorso, che hanno portato alla ribalta le nuove Brigate rosse.
In particolare, l'oggetto dell'interpellanza urgente riguarda quanto avvenuto nella città di Milano, che, dalle inchieste della Digos, avrebbe degli obiettivi sensibili e rilevanti, individuati in locali, ristoranti, una libreria molto attiva nella zona, ossia la «Bottega del fantastico», ed in esponenti di Alleanza Nazionale, di Forza nuova e della Fiamma.
Ma, più specificatamente - visto che è presente il sottosegretario Dalla Chiesa, che so essere sensibile a questi tipi di avvenimenti -, mi preme chiedere al Governo delucidazioni in merito ad un evento che si è verificato a Milano, presso l'università statale, nella facoltà di scienze politiche, il 24 ottobre 2006, quando un gruppo di studenti di estrema sinistra ha aggredito militanti dell'organizzazione giovanile universitaria di Alleanza Nazionale, tutti interni all'università, che nel cortile stavano svolgendo una normale attività di propaganda politica. In questa circostanza, uno studente di Azione universitaria, senatore accademico dell'università statale, Simone Rigon è stato colpito ripetutamente alla testa con dei caschi ed è stato poi ricoverato in ospedale. Successivamente, a seguito delle operazioni di identificazione svolte dalla Digos, uno degli aggressori è stato identificato in Alfredo Pag. 51Mazzamauro, vale a dire uno dei due studenti della Statale arrestati nell'ambito delle indagini sulle nuove Brigate rosse. Per di più, la stessa sera l'aggressione è stata rivendicata sul sito indymedia da un gruppo che si firma «Assemblea degli studenti di scienze politiche». Quindi, qui c'è il riferimento diretto al mondo universitario.
Chiedo nella mia interpellanza che posizioni e che sanzioni abbiano preso le autorità accademiche dell'Università. L'indomani mattina, mercoledì 25 ottobre, l'aggressione viene rivendicata anche nell'assemblea degli studenti di scienze politiche, con un volantinaggio davanti all'ingresso della facoltà di via Conservatorio. Nel volantino, firmato «Assemblea degli studenti di scienze» politiche, si rivendica per iscritto il diritto di negare agibilità politica e fisica a rigurgiti xenofobi e reazionari.
Ritengo che quello che è accaduto sia molto grave, anzi gravissimo. Ritengo grave oltretutto che le autorità accademiche non abbiano preso provvedimenti di alcun tipo, benché informate immediatamente di quanto accaduto il giorno prima. Anzi, vi è stata all'uopo una sollecitazione fatta dagli studenti di Azione universitaria attraverso il loro senatore accademico al preside della facoltà di scienze politiche, professor Checchi, che si era impegnato a prendere provvedimenti. Per ora nulla è stato fatto intanto per condannare ufficialmente l'episodio: non abbiamo registrato una condanna ufficiale dell'episodio da parte dell'università e delle autorità accademiche, né tanto meno la volontà di identificare gli studenti responsabili dell'aggressione e del volantinaggio di rivendicazione.
Ritengo che negare ai gruppi l'agibilità politica all'interno dell'università - in questo caso, ma spesso anche dei licei e delle scuole medie superiori - rappresenti un momento di intolleranza incredibile, dal quale poi possono scaturire altri tipi di violenza non più controllabili. Mi chiedo cosa sarebbe successo se non ci fosse stato l'arresto del presunto brigatista Mazzamauro. Come al solito, vengono subito appiccicate etichette incredibili a chiunque si opponga ad una politica di estrema sinistra all'interno dell'università. Ritengo che invece bisogna puntare proprio sulla libertà di dibattere e di dichiarare le proprie idee. Impedire tale possibilità ad organizzazioni che peraltro sono rappresentate a tutti gli effetti, quindi anche con un consenso legittimato dagli organi universitari eletti, rende ancora più incredibile il presupposto di negazione dell'agibilità politica. Nello stesso volantino si fa menzione del fatto che il preside della facoltà permetterebbe un'intima collusione tra il movimento neofascista e un'istituzione democratica, patrimonio dell'antifascismo dell'università, nodo centrale e storico della resistenza come del resto della società.
Frasi deliranti, volantini distribuiti all'interno della facoltà, un ragazzo che finisce all'ospedale. Siamo nel 2007 e non più negli anni Settanta; ritengo pertanto che questi episodi debbano essere stroncati sul nascere con estrema durezza, anche predisponendo un apparato sanzionatorio proprio delle università, in modo che non possano più ripetersi atti di intolleranza politica e, soprattutto, che essi non degenerino in atti di terrorismo.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca, Nando Dalla Chiesa, ha facoltà di rispondere.
NANDO DALLA CHIESA, Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca. Signor Presidente, prendo atto della formulazione della richiesta di chiarimenti che proviene dall'onorevole Frassinetti e rispondo per i ministeri che sono stati sollecitati a dare risposte dal momento che la vicenda è avvenuta all'interno della facoltà di scienze politiche dell'università di Milano.
Premetto che ad avviso del Governo le autorità accademiche hanno svolto ciò che era in loro potere di fare perché venissero sanzionati i comportamenti denunciati e anticipo, prima di fare il resoconto degli avvenimenti che si sono svolti anche in seguito all'aggressione, che è difficile immaginare Pag. 52che l'università possa allestire misure preventive affinché irruzioni improvvise non possano verificarsi più.
Siccome gli onorevoli interpellanti chiedono anche al ministero che cosa si pensa di fare perché non si ripetano questi episodi, credo che forse la soluzione migliore sarebbe quella, dovesse ripetersi un clima di insofferenza o di ostilità come quello che si è registrato in quella occasione, di dare un preavviso al preside della facoltà qualora si volesse svolgere un'attività di presenza politica all'interno dell'università. Questo perché difficilmente si può prevedere una presenza fissa di rappresentanti delle Forze dell'ordine dentro le sedi universitarie sia per un'antica tradizione delle università sia anche per problemi di disponibilità di risorse da parte delle Forze dell'ordine per queste attività preventive.
Ciò detto, ricapitolo gli avvenimenti così come sono stati ricostruiti dal ministero.
In ordine alle vicende rappresentate dagli onorevoli interpellanti, il ministero ha acquisito elementi utili per la formulazione della risposta dal rettore dell'università di Milano, dal Ministero della giustizia e dal Ministero dell'interno.
Il rettore ha trasmesso una circostanziata relazione alla procura della Repubblica di Milano, nella quale riferisce che il giorno 16 novembre 2006, il professor Daniele Checchi, preside della facoltà di scienze politiche, ha segnalato che presso il cortile della facoltà, in via Conservatorio n. 7 in Milano, il giorno 24 ottobre 2006 intorno alle ore 12,30 un gruppo di circa dieci persone ha fatto violentemente irruzione su una postazione propagandistica della lista Azione universitaria, che era stata regolarmente autorizzata dalla presidenza.
Durante l'incursione gli aggressori hanno circondato la postazione, l'hanno rovesciata ed, infine, indossando caschi motociclistici, hanno colpito al capo lo studente Rigon, rappresentante in senato accademico della lista Azione universitaria. Il preside, giunto sul posto un paio di minuti dopo l'inqualificabile episodio, ha individuato gli assalitori, che avevano ancora in mano i caschi utilizzati per l'aggressione, ma questi si sono rifiutati di fornire le proprie generalità; solo alcuni di loro si sono autodefiniti genericamente «studenti dell'ateneo».
Il preside ha subito provveduto a chiamare un'ambulanza per l'assistenza allo studente Rigon, che è stato condotto al pronto soccorso, e trattenuto in osservazione per l'intera giornata, per le lesioni riportate. Al preside risulta, altresì, che anche il personale medico abbia ottemperato all'obbligo di denuncia all'autorità competente.
Il giorno successivo, il 25 ottobre 2006, un gruppo di studenti, presumibilmente gli stessi aggressori del giorno precedente, ha distribuito presso la facoltà un volantino firmato «Assemblea degli studenti di Scienze Politiche», in cui veniva rivendicato in nome dell' «antifascismo militante», la legittimità dell'atto compiuto.
Il giorno 26 ottobre 2006 un gruppo composto da circa una cinquantina di persone vestite di nero, tra le quali lo studente Rigon, ha manifestato per un'ora in silenzio e con atteggiamento contestativo di fronte all'ingresso della facoltà di scienze politiche.
Durante i giorni sopra indicati il preside ha costantemente tenuta informata per telefono la questura di Milano.
Non è stato pertanto possibile identificare gli autori dell'aggressione, né tantomeno, secondo l'opinione del rettore, è possibile affermare o escludere che lo studente Alfredo Mazzamauro, in seguito coinvolto nell'indagine sulle nuove cellule delle Brigate rosse, possa essere stato presente all'aggressione.
La presidenza ha ripetutamente dichiarato, tramite dichiarazioni stampa, forum sul sito di facoltà ed un incontro con i rappresentanti di lista, la richiesta agli studenti di collaborare alla identificazione degli autori, senza riuscire ad ottenere alcun riscontro in merito. È stata pertanto presentata denuncia contro ignoti alle competenti autorità giudiziarie.
Il Ministero dell'interno ha confermato quanto riferito dall'ateneo, precisando che Pag. 53lo studente aggredito è stato dimesso con una prognosi di giorni cinque per «trauma cranico frontale, distorsione cervicale e contusione alla mano destra».
Durante le indagini avviate da parte della Digos, il predetto studente ha dichiarato di poter riconoscere, direttamente o in fotografia, alcuni fra i soggetti antagonisti presenti ai fatti, versione poi confermata da un'amica dello stesso, anche se non i responsabili diretti dell'aggressione. Tuttavia, la procedura di identificazione tramite fotografia ha dato esito negativo.
Inoltre, agli atti della Digos non vi sono elementi che fanno ritenere che uno degli aggressori possa essere identificato nella persona arrestata a seguito del blitz effettuato dalla Polizia di Stato il 13 febbraio 2007, ossia lo studente Alfredo Mazzamauro, né sono emersi indizi, a carico della stessa, in sede di sommarie informazioni verbalizzate poco dopo l'accaduto.
Infine, per quanto concerne la notizia riportata dall'onorevole interpellante circa l'asserito rinvenimento di un elenco di nomi - scelti fra esponenti di Alleanza Nazionale - indicati da un centro sociale milanese quali obiettivi da colpire (circostanza che sarebbe stata pubblicata sul quotidiano Libero), il Ministero dell'interno fa presente che non risultano, fino ad ora, acquisiti elementi di riscontro.
Il Ministero della giustizia ha, a sua volta, comunicato che i fatti avvenuti presso l'Università di Milano hanno dato origine ad un procedimento penale a carico di ignoti. All'esito delle indagini preliminari, in data 15 febbraio 2007, il pubblico ministero ha formulato richiesta di archiviazione al GIP del tribunale di Milano, non essendo stati identificati gli autori dei reati.
Il procuratore della Repubblica di Milano ha aggiunto che «dagli atti non si evince in alcun modo la partecipazione ai fatti in contestazione di Alfredo Mazzamauro, da ultimo tratto in arresto nell'ambito di altra indagine», concernente le Brigate Rosse.
Da quanto risulta dagli elementi forniti sia dal rettore sia dal Ministero della giustizia, questo dicastero ritiene che gli organi dell'ateneo abbiano agito correttamente, nell'ambito dell'autonoma competenza loro assegnata dalla normativa vigente per quanto riguarda la gestione di eventi che avvengono all'interno dell'ateneo. Nel caso in discussione era stata segnalata l'intenzione di organizzare manifestazioni politiche. Credo che per evitare il ripetersi di incidenti sarebbe più opportuno dare informazioni preventive al preside, laddove manifestazioni politiche dovessero essere organizzate per il giorno o i giorni successivi.
PRESIDENTE. L'onorevole Frassinetti ha facoltà di replicare.
PAOLA FRASSINETTI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Dalla Chiesa, ma non sono pienamente soddisfatta dalla risposta, anzitutto per quanto dichiarato dal Ministero dell'interno, ossia che non vi fossero le citate liste, al contrario di quanto aveva scritto il quotidiano Libero nell'imminenza degli arresti, quindi a febbraio. Il Corriere della Sera del 21 marzo ritorna sull'argomento con il titolo: «Mappe e video: ecco gli obiettivi delle nuove BR» elencando di nuovo i negozi, le palestre, i ristoranti, i bar e facendo anche nomi di esponenti sia di Alleanza Nazionale sia della Fiamma Tricolore, sia di Forza Nuova, e di altre associazioni culturali.
Per quanto riguarda l'operato immediato delle autorità accademiche è sicuramente giusta la puntualizzazione secondo cui il preavviso sarebbe anche un modo per prevenire le azioni di violenza, ma spesso e volentieri non è sufficiente. Ritengo che vi debba essere una precisa e puntuale applicazione del regolamento, soprattutto per quanto riguarda gli studenti interni, anzitutto per far sì che vi siano anche regole e controlli su chi non è universitario e magari fa ingresso nelle università proprio per operare, per svolgere una funzione di propaganda.
Le indagini in corso rivelano che i luoghi individuati da questa nuova formazione terroristica erano le università e le fabbriche, luoghi nei quali, sicuramente, Pag. 54sfruttando demagogicamente un diffuso malcontento, si potesse effettuare il reclutamento dei giovani. Quindi, il pericolo è legato non solo alle aggressioni, ma anche ad un certo consenso che si potrebbe ottenere da ragazzi magari non preparati, appartenenti ad una fascia di età, sotto certi punti di vista, abbastanza vulnerabile.
Il senso della mia interpellanza nasce dall'esperienza degli anni settanta: in quegli anni, proprio nei licei delle città più grandi d'Italia e nelle università, con la scusa dell'antifascismo militante - una scusa buona per tutte le stagioni, ma dietro alla quale si nascondeva la violenza che si trasformava, spesso e volentieri, in terrorismo - iniziavano a verificarsi episodi di intolleranza politica relativi alla negazione dell'azione politica.
Insisto molto su questo punto, perché, nell'immediato, non fa molto clamore negare il volantinaggio o la parola ad un esponente di un'organizzazione nel corso di un'assemblea; tuttavia, da questi eventi nasce la mentalità dell'impunità. I giovani cominciano ad acquisire l'idea che sia possibile trasgredire ed impedire a qualcun altro di parlare. Si acquisisce questa consapevolezza in una fascia di età che va dai 14 ai 18 anni e poi si consolida. Si tratta di un atteggiamento mentale che può sfociare, in età più adulta - quindi all'università o sui luoghi di lavoro -, in un'intolleranza totale, dando per scontato che certe persone non possano prendere la parola, diffondere le loro idee con messaggi di propaganda.
Il fatto poi che Azione universitaria sia l'organizzazione giovanile di Alleanza Nazionale, un partito che ha fatto parte di una coalizione di Governo, rende ancora più paradossale una situazione che già lo era quando il partito, di solito obiettivo di questi attacchi ed aggressioni, era il Movimento sociale.
Ritengo, dunque, che si siano compiuti molti passi in avanti e che tutti noi abbiamo cercato di far capire ai giovani che gli anni di piombo non devono più tornare. Tuttavia, quando si verificano episodi di questo tipo, suona il campanello d'allarme. Tutti i politici, in maniera trasversale, devono avere un senso di responsabilità e porsi, come primo obiettivo fondamentale, la tutela della libertà di espressione tra i ragazzi, ancora più in un momento in cui, purtroppo, la gente si allontana dalla politica. Per far tornare la politica con la «P» maiuscola al centro del dibattito nazionale, deve essere possibile praticarla correttamente nelle scuole e nelle università, con il rispettoso confronto delle idee di tutti.