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Discussione della mozione Elio Vito ed altri n. 1-00003 concernente misure per ridurre i costi della politica, con particolare riferimento all'aumento del numero dei ministeri (ore 16,25).
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, che esprimerà altresì il parere sulla mozione all'ordine del giorno.
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, con la mozione in questione l'onorevole Elio Vito, richiamata l'attenzione sulla necessità ormai improrogabile di una severa azione di risanamento dei conti pubblici che, lungi dall'effettuare operazioni sul lato delle entrate, sia incentrata prevalentemente sull'efficace contenimento delle spese, intende impegnare il Governo ad effettuare una riduzione sia delle cariche ministeriali, in stretta connessione con un contestuale accorpamento dei ministeri recentemente «spacchettati», sia delle consulenze esterne, sia delle auto di servizio.
Inoltre, il Governo dovrebbe impegnarsi, secondo l'onorevole Vito, ad una revisione del patto di stabilità interno, con l'obiettivo di un'ulteriore sensibile riduzione da parte di regioni ed enti locali dei costi della politica. A tale riguardo, rilevato come non si possa non condividere il richiamo, contenuto nella mozione, ad un massimo rigore nell'opera di risanamento dei conti, in particolare per ciò che concerne la necessità di una drastica diminuzione di tutte quelle voci che con una Pag. 77generalizzazione è possibile far rientrare nella definizione dei costi della politica, si deve anche considerare il negativo andamento dei conti pubblici negli ultimi anni. Si tratta di un andamento che evidenzia con chiarezza la netta inversione di tendenza dei conti pubblici nel nostro paese nell'ultimo quinquennio, rispetto al quadro finanziario di assoluto rispetto dei parametri di Maastricht lasciato in eredità dal centrosinistra nel 2001.
Con riferimento poi alle osservazioni riguardanti la presunta, costosa proliferazione delle cariche ministeriali ai sensi del recente decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, si ritiene opportuno sottolineare come il nuovo assetto organizzativo individuato da quest'ultimo si fondi sul rispetto assoluto del principio di invarianza della spesa. Questo principio, per espressa previsione della relazione tecnica allegata al provvedimento, si concretizzerà attraverso l'adozione di una serie di misure di razionalizzazione delle strutture e di redistribuzione del personale che le amministrazioni definiranno in sede di emanazione dei provvedimenti di attuazione, ai sensi dei commi 10 e 23 dell'articolo 1 del decreto-legge stesso. Il sopraccitato comma 10, al fine di consentire la pronta operatività delle nuove strutture ministeriali, stabilisce che, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze e sentiti i ministeri interessati, si procede all'immediata ricognizione in via amministrativa delle strutture trasferite ai sensi del presente decreto, nonché all'individuazione in via provvisoria del contingente minimo degli uffici strumentali e di diretta collaborazione, garantendo in ogni caso l'invarianza della spesa.
Queste proposte attuative, corredate da apposite relazioni tecniche e da preliminari atti di intesa tra le amministrazioni interessate, dovranno consentire al Governo di valutare la reale portata compensativa dei provvedimenti adottati dalle singole amministrazioni, nel quadro generale degli interventi. A tale proposito, si sottolinea che il Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato ha segnalato come la consistenza degli organici e le risorse attualmente assegnate ai ministeri presentino adeguati margini di sostenibilità finanziaria, nel presupposto che vengano adottate le necessarie misure compensative di razionalizzazione e di riorganizzazione degli uffici, tenuto conto che l'organizzazione dei ministeri, anteriormente al riordino operato dal citato decreto-legge n. 181 del 2006, derivava dall'accorpamento di più strutture ministeriali.
Per maggiore chiarezza, si può sintetizzare che il rispetto della regola dell'invarianza della spesa poggia sull'adozione delle seguenti misure, indicate nella relazione tecnica allegata al citato decreto-legge n. 181 del 2006: una ripartizione degli organici tra le varie amministrazioni coinvolte, nel limite delle attuali dotazioni e della spesa corrispondente, mediante una razionale redistribuzione del personale, a seguito dello spostamento delle competenze, che dovrà anche tener conto della necessità di assicurare le funzioni di supporto in relazione alle nuove strutture ministeriali; limitazione dei contingenti di personale di diretta collaborazione, nonché rideterminazione dei compensi e dei trattamenti economici dei responsabili degli uffici di staff (capo gabinetto, capo ufficio legislativo, eccetera), in relazione anche ai mutati assetti organizzativi, secondo quanto espressamente disposto dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 19 giugno; contenimento delle risorse strumentali utilizzate nell'ambito di quelle attualmente in dotazione ai dicasteri esistenti, garantendo il livello di spesa negli attuali parametri (in particolare, le sedi destinate alle nuove strutture dovranno essere quelle già utilizzate per lo svolgimento delle competenze nella pregressa organizzazione).
Il rispetto del principio dell'invarianza è garantito, ovviamente, anche dal coinvolgimento, con poteri interdettivi, del Ministero dell'economia e delle finanze, con la previsione dell'intesa del ministro sui provvedimenti adottati, che dovranno essere corredati dalle relative relazioni tecniche, Pag. 78volte a dimostrare analiticamente la neutralità finanziaria degli interventi posti in essere.
In tale direzione, a conferma di un mirato percorso esecutivo idoneo ad evitare indesiderati effetti di spesa aggiuntiva, in data 19 giugno è stata adottata la sopra ricordata direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri e con tale atto di indirizzo sono state definite le seguenti misure. In primo luogo, è stata definita la preventiva individuazione, da parte dell'amministrazione coinvolta, delle strutture interessate dal riordino, con specificazione delle risorse finanziarie strumentali ed umane attualmente utilizzate, nonché delle eventuali strutture tecniche coinvolte nella gestione. Ciò al fine della predisposizione del DPCM, previsto dall'articolo 1, comma 10, del decreto-legge, con il vincolo che, a seguito di tali attività, non vengano create nuove strutture rispetto a quelle esistenti né introdotti maggiori oneri.
In secondo luogo, è stato definito il ricorso all'istituto dell'avvalimento, di cui all'articolo 20 della legge 15 marzo 1997, n. 59, nell'ipotesi di strutture che svolgano funzioni strumentali a supporto di più dicasteri. Si precisa al riguardo che, sin dall'emanazione del DPCM, in via transitoria, tutte le funzioni continueranno ad essere svolte dagli uffici precedentemente competenti. Pertanto, i nuovi ministeri utilizzeranno, sotto forma di avvalimento, le risorse umane e strumentali in dotazione agli uffici originari, che provvederanno a fornire ogni elemento utile per la ricognizione delle strutture, delle risorse e del personale trasferito.
Infine, è stata definita la riduzione della spesa complessiva degli uffici di diretta collaborazione per tutti i ministeri e per la Presidenza del Consiglio, ivi compresi i trattamenti economici e i compensi dei responsabili e del personale degli uffici stessi, di una percentuale non inferiore al 10 per cento della spesa vigente anteriormente all'entrata in vigore del decreto-legge. A tale riguardo, si è precisato che tutte le amministrazioni dovranno predisporre un'ipotesi di contenimento della spesa delle strutture in argomento della misura minima predetta, fermo restando che le amministrazioni direttamente interessate dovranno contenere il contingente relativo al personale di supporto nei limiti di quello assegnato alle preesistenti amministrazioni. Tali amministrazioni più direttamente coinvolte dovranno, pertanto, predisporre una proposta congiunta nel rispetto dei vincoli finanziari precedenti.
Con riferimento, poi, al contenimento delle spese per studi ed incarichi di consulenza e per l'acquisto, la manutenzione, il noleggio e l'esercizio di autovetture di servizio, si ricorda che nella direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno 2006, recante «Definizione dei criteri di carattere generale per il coordinamento dell'azione amministrativa di Governo intesi all'efficace controllo e monitoraggio degli andamenti di finanza pubblica per l'anno 2006», è stato ribadito l'obbligo delle amministrazioni interessate al rispetto dei limiti di spesa stabiliti dalla legge finanziaria per l'anno 2006, provvedendo, se necessario, alla rinegoziazione dei contratti in essere, anche riducendo il livello delle prestazioni previste dal preesistente rapporto contrattuale.
A tale proposito, è opportuno ricordare che la Corte dei conti, con deliberazione n. 6 del 15 febbraio 2005, richiamata da ultimo dalla circolare del ministro dell'economia e delle finanze del 14 giugno 2006, n. 28, nel prevedere la possibilità di ricorso a consulenze, ha stabilito rigorosi criteri al riguardo, prevedendo che le amministrazioni possano avvalersi di consulenze esterne solo in casi sporadici ed eccezionali ed adeguatamente motivati. Peraltro, il cosiddetto fenomeno delle consulenze, che costituisce una realtà radicata e diffusa su tutto il territorio nazionale e riferita ad ogni livello di governo, è attualmente oggetto di un piano di attuazione del Dipartimento della funzione pubblica che si articola in un insieme di interventi di ampio respiro. In particolare, tenuto conto della diffusione del fenomeno, soprattutto, a livello di regioni ed enti locali, nonché del vigente assetto costituzionale, Pag. 79e delle note pronunce della Corte costituzionale in materia, tale piano di intervento non opererà, come per il passato, attraverso la fissazione di tetti di spesa, ritenuta costituzionalmente illegittima nei confronti degli enti substatali, ma mediante un intervento restrittivo sui presupposti di base per il ricorso a consulenze esterne.
È altresì intenzione del Governo costruire un osservatorio per analizzare le cause che generano il ricorso alle consulenze (scarsa professionalità, esigenze della politica, assenza delle strutture organizzative) e per monitorare il fenomeno in modo ampio ed approfondito.
Al riguardo si ricorda che, al fine di garantire la trasparenza e il rispetto della normativa sull'affidamento degli incarichi, l'articolo 53, commi 14, 15 e 16, del decreto legislativo n. 165 del 2001, dispone che le pubbliche amministrazioni che si avvalgono di collaboratori esterni o affidano incarichi di consulenza retribuita sono tenute a comunicare semestralmente l'elenco dei collaboratori esterni e dei soggetti cui sono stati affidati incarichi di consulenza con l'indicazione della ragione dell'incarico e dell'ammontare dei compensi corrisposti.
Ancora oggi vi sono regioni - come la Sicilia, ad esempio - che non comunicano all'anagrafe della Presidenza del Consiglio i dati relativi, analogamente a quelli sul pubblico impiego. In proposito, è intenzione del Governo rendere noto il nome degli enti e delle amministrazioni inadempienti. Al contempo, si intende predisporre un piano di ispezioni che preveda un'azione congiunta dell'Ispettorato della funzione pubblica e della Guardia di finanza presso tale amministrazione.
Infine, è in corso di predisposizione una circolare del Dipartimento della funzione pubblica in materia di consulenze e collaborazioni finalizzata a richiamare le amministrazioni ad un utilizzo corretto di tali strumenti, al rispetto dei ricordati obblighi di pubblicità degli incarichi, nonché ad una interpretazione restrittiva in materia di onnicomprensività del trattamento economico dei dirigenti per gli incarichi ricoperti dagli stessi nell'amministrazione di appartenenza.
Per altro verso, il Governo intende procedere ad una adeguata valorizzazione delle risorse umane esistenti, mediante interventi di formazione continua e di formazione informatica ad ogni livello, nonché mediante nuove forme di riconoscimento del merito nell'ambito dei rinnovi contrattuali, al fine di coinvolgere in modo adeguato i dipendenti pubblici nel percorso di modernizzazione della macchina amministrativa, con investimenti non inferiori al 2 per cento del monte-salari. Tale valorizzazione ed il conseguente miglioramento dell'utilizzazione delle risorse umane contribuirà ulteriormente a ridurre il ricorso a consulenze e a forme di collaborazione esterne alla pubblica amministrazione.
Infine, con riferimento all'obiettivo di una ulteriore sensibile riduzione da parte di regioni ed enti locali dei costi della politica, occorre evidenziare che la citata direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 6 giugno ultimo scorso stabilisce, anche per le regioni e gli enti locali, l'obbligo di improntare l'azione amministrativa al più rigoroso contenimento della spesa.
In tale prospettiva il Governo intende sottoporre il problema della revisione delle regole del patto di stabilità interna, con particolare riferimento, appunto, alla riduzione dei costi diretti ed indiretti della politica a livello locale, all'attenzione di una delle prossime sedute della Conferenza Stato-regioni ed autonomie locali. A tal fine, nel prescrivere l'adozione di comportamenti altamente selettivi nella gestione delle spese, la direttiva impone l'attuazione di tutte le misure di contenimento e razionalizzazione della spesa contenute nella legge finanziaria 2006, anche sulla base di indicazioni fornite dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, i cui uffici continueranno ad assicurare le tempestive e necessarie iniziative di monitoraggio previste.
Il Governo invita i presentatori a ritirare la mozione in oggetto, in quanto - Pag. 80come evidenziato nell'intervento - ritiene di avere già svolto ed adempiuto le attività che la mozione intende conseguire. In subordine esprime parere contrario sulla stessa per i motivi precedentemente esposti.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.