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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 2374)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4-bis.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, riprendiamo il dibattito sul mio emendamento 4-bis.4, il cui esame è stato rinviato nella seduta di ieri. Questa proposta emendativa è riferita all'articolo 4-bis del provvedimento, che è stato aggiunto nel corso dell'esame al Senato e, in particolare, alla questione del DURC. Nella serata di ieri, il dibattito ha coinvolto molti colleghi della maggioranza e dell'opposizione. Devo dare atto al collega Ricci di essere entrato nel merito dei due emendamenti che ho presentato. Tuttavia, dal momento che dovevamo concludere la seduta, non ho potuto replicare al suo intervento. Del resto, la mia sarà una replica molto pacata e volta solo a chiarire che con i nostri emendamenti noi non vogliamo assolutamente danneggiare le aziende agricole.
Proprio entrando nel merito, il collega ha evidenziato come questa disposizione aggiunta al Senato sia vessatoria. Noi intendiamo correggerla allorquando con questa proposta emendativa chiediamo all'INPS e all'AGEA di sospendere l'erogazione degli aiuti comunitari in attesa dei chiarimenti che l'impresa agricola può ottenere da parte dell'INPS. Quindi, non vogliamo arrecare alcun danno. Le sarà capitato, onorevole Ricci, come è capitato ad altri colleghi, di sapere che tante volte l'INPS crea alcuni problemi alle nostre imprese agricole per non avere aggiornato, anche in via telematica, la loro posizione. Questo è il motivo per il quale vogliamo correggere la disposizione in esame.
Signor Presidente, qualche obiettivo lo stiamo raggiungendo. Ieri sera, il dibattito è stato confuso e qualche collega ha fatto confusione nel corso del proprio intervento. Infatti, mentre discutiamo del DURC qualcuno pensa al cosiddetto condono previdenziale. Una notizia diffusa dall'Ansa ieri sera, intorno alle 19,30, ha rassicurato quanto meno le imprese agricole siciliane - mi rivolgo a tutti i colleghi siciliani - rendendo noto che l'INPS ha deciso di sospendere la riscossione dei crediti agricoli in Sicilia. Questo fatto è estremamente importante, è indubbiamente una conquista del ministro dell'agricoltura ma anche di tutto il Parlamento perché in sede di XIII Commissione - lo ricordo ai colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione - per arrivare a tale risultato ho dovuto presentare ben sei interrogazioni, al fine di impegnare il Governo a intervenire nei confronti dell'INPS e bloccare la riscossione.
Ci siamo riusciti e dobbiamo voltare pagina. Però, nel voltare pagina, questa proposta emendativa approvata al Senato ci fa veramente preoccupare. Signor Presidente, ieri non ho voluto fare il nome del senatore che ha presentato la proposta emendativa che, senza un dibattito e in sordina, è stata approvata. Pur continuando a non fare il nome del collega, mi sorge un dubbio riguardo al quale mi sono confrontato con altri colleghi e che vorrei denunciare quest'Assemblea. Colleghi della maggioranza, voi avete affermato, ieri, che c'è una crisi dell'agricoltura, una crisi delle imprese agricole e un passato contributivo che deve essere ancora sanato. Sono d'accordo, collega Zucchi, sulla considerazione che il DURC è utilizzato solo a partire dal 1o gennaio 2006. Però, le imprese agricole che non hanno il denaro per poter pagare anche dal 1o gennaio 2006 che fine faranno? Mi sorge un dubbio: chissà che non ci sia una manovra dei grandi latifondisti, che desiderano il fallimento delle piccole imprese agricole che non riescono a rimanere sul mercato per poterne acquistare la proprietà? Non si può fare questo sciacallaggio! Signor Presidente, questa norma avrebbe dovuto essere Pag. 3discussa in Parlamento e con le organizzazioni agricole, per capire se ci fossero o meno le condizioni per approvarla.
Avrei chiesto - e mi auguro che il Governo, ora distratto, prenda in considerazione la richiesta che inserirò in un mio ordine del giorno - che la decorrenza per la presentazione del DURC a partire dal 2006 fosse almeno concordata. Nell'ordine del giorno, che mi auguro sarà accettato dal Governo, chiederemo che la decorrenza della compensazione venga avviata quantomeno a partire dal 2008. Questo è quanto chiediamo nonché il motivo per cui abbiamo presentato gli emendamenti. So che essi saranno respinti e pertanto mi auguro che il Governo almeno accetti il nostro ordine del giorno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, purtroppo devo ancora richiamare l'attenzione dell'aula su questo argomento, visto che ciò non è accaduto durante la giornata di ieri. Siamo di fronte ad un problema non da poco.
Caro onorevole Misuraca, non sono soltanto le aziende siciliane ad essere coinvolte, bensì 560 mila aziende diffuse sull'intero territorio italiano, in particolare quelle di minori dimensioni, come accennato da lei poc'anzi. Stiamo parlando delle aziende più fragili, dislocate al sud ma anche sui territori montani, che fanno fatica a sopravvivere a causa delle poche aree coltivabili.
Mi rivolgo al collega di Rifondazione Comunista che ieri sera cercava di affermare che i titolari delle aziende agricole non pagano i contributi dei loro dipendenti. Ribadisco che abbiamo a che fare con aziende talmente microscopiche che il loro reddito reale è inferiore a quello fisso del dipendente in una fabbrica. È questo il dato di partenza. È inutile che lei scuota la testa per manifestare contrarietà. La invito a frequentare....
PRESIDENTE. Onorevole Romele, la invito a concludere.
GIUSEPPE ROMELE. ... le realtà del sud, ma anche quelle delle zone montane. In questo modo si renderà conto che la vita di queste persone non è quella che ha in mente. L'AGEA non può bloccare un trasferimento di diritto verso un imprenditore agricolo. Mi chiedo inoltre quale titolo in proposito abbia l'INPS. Sottolineo infine anche il problema di incostituzionalità. Infatti INPS non ha alcun titolo, pur in presenza di un provvedimento legislativo.
PRESIDENTE. Onorevole Romele, dovrebbe concludere.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, mi scusi ma sto concludendo. Non si può motivare questa norma dicendo che si tratta di un decreto-legge blindato a causa del Senato. Se fuori di qui vi fossero 100-200 mila agricoltori, ragionereste diversamente. Ma attenzione perché su questo passaggio....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Romele. Le chiedo scusa, ma lei ha ampiamente sforato il margine del tempo previsto per un intervento a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, ho sperato fino all'ultimo che la notte portasse consiglio, inducendo la maggioranza ed il Governo a compiere un passo avanti su questa questione. Sono appena arrivato, ma a giudicare dall'ultimo intervento mi pare che così non sia.
Ricordo che sono in corso alcune note vicende che riguardano il Ministero delle politiche agricole e soprattutto l'accordo intercorso tra l'INPS, le società di riscossione e il pool di istituti bancari, che tende a superare positivamente la situazione. Alla luce di ciò, chiedo al Governo se potesse almeno accettare un ordine del giorno ed assumere l'impegno che questa norma sia applicata nel rispetto del suddetto Pag. 4accordo, come peraltro indicato negli emendamenti a firma Ruvolo, Delfino ed altri. Altrimenti con la norma si fa obbligo della trattenuta, della sospensione e del recupero dei crediti relativi ai sostegni comunitari.
L'altra mano del Governo, invece, sostiene che la questione viene risolta con una procedura di regolarizzazione che soddisfa, l'abbiamo sentito dire ieri da esponenti della maggioranza, signor sottosegretario, le organizzazioni sindacali agricole. A noi pare, quindi, che la situazione possa e debba essere recuperata con un impegno del Governo a modificare eventualmente questa norma che, come è stato ricordato sarà certamente impugnata, sostenendo l'applicazione di quell'accordo, di cui giustamente il ministro De Castro, se fosse vero, menava gran vanto.
Sottosegretario Grandi, io la pregherei di capire se c'è questo orientamento e questa disponibilità. Nell'attesa di un impegno in questo senso del Governo ovviamente il gruppo UDC vota a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Onorevoli colleghi, vorrei ricordarvi che motivo questo mio intervento a titolo personale perché è necessario tutelare gli agricoltori. Nei casi di irregolarità dal punto di vista previdenziale essi sono sollecitati dall'organo pagatore a mettersi in regola con l'INPS, che a sua volta ha avvertito in via telematica l'AGEA delle irregolarità commesse dal soggetto; nel frattempo il contributo comunitario viene sospeso.
Resta da chiedersi come potrà essere l'INPS così efficiente quando poi all'agricoltore rimane l'onere di effettuare le comunicazioni di assunzione di eventuali dipendenti all'INPS stesso, al Centro del lavoro e per l'impiego dell'INAIL. Chiediamo, quindi, al sottosegretario Grandi una particolare attenzione al problema nel tentativo di risolverlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Anche io, come il collega Delfino, debbo constatare che la notte non ha portato consiglio, nonostante tutti noi sperassimo che la questione sollevata ieri toccasse il Governo. Vorrei ribadire un concetto: la compensazione, già prevista nella scorsa legislatura come l'ultima di una serie di norme che prima avrebbero dovuto regolarizzare il sistema contributivo previdenziale in agricoltura, opera peraltro una compensazione fra due crediti e debiti che non sono omogenei; quindi, molto probabilmente darà luogo ad una serie di problematiche anche in sede di Corte di giustizia europea. Ricordo ai colleghi, che tale Corte ha previsto la possibilità in astratto, quindi non siamo di fronte all'attuazione di un obbligo comunitario.
Vorrei sottolineare, inoltre, come si sia detto da più parti ieri che esiste la concertazione con le organizzazioni professionali, ma io ricordo che la possibilità di istituire il DURC faceva parte di un avviso comune firmato dalle parti e dal precedente Governo, ma solo a seguito di una riforma previdenziale e di una armonizzazione della normativa previdenziale agricola italiana a quella europea. Qui non siamo di fronte ad una platea di evasori, ma a delle persone che rispetto ai propri colleghi europei hanno una misura contributiva previdenziale maggiore.
Non approvare almeno questo emendamento, visto che ieri il Governo si è rifiutato di accantonare l'articolo 4-bis, che è stato inserito con un blitz al Senato senza alcuna possibilità di discussione, né in Commissione agricoltura del Senato né in quella della Camera, ci sembra veramente un accanimento contro gli agricoltori, che sono produttori di questo paese e non solamente degli evasori, come vengono descritti in questa sede.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
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GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. In questo brevissimo minuto chiedo un istante di attenzione da parte della Presidenza, come sempre, e anche da parte del Governo, per svolgere una argomentazione non tecnica, ma giuridica.
Per una sorta di nemesi storica, le forze della sinistra, che negli anni cinquanta e sessanta portarono all'approvazione della «legge Segni» e, quindi, al frazionamento del fondo, trovando sponda nella sinistra democristiana, oggi, con questa norma, stanno scrivendo la premessa affinché quei fondi frazionati escano definitivamente fuori mercato e per ricreare le condizioni dell'accorpamento fondiario.
Guarda caso, questo provvedimento è stato inserito nella programmazione dei lavori del Senato (mi ascoltino gli amici di Rifondazione Comunista) proprio da un «signorotto», perché così è (lo dico affettuosamente e senza malizia), che oggi milita nella sinistra, ma che ha alle spalle una storia familiare, personale ed anche patrimoniale ben diversa.
Questa nemesi storica è molto curiosa. Lo sto lasciando agli atti e chi desidera documentarsi, può farlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.
CLAUDIO FRANCI. Signor presidente, vorrei tornare su una questione emersa ieri sera. Quello sul quale stiamo discutendo, di fatto, è un emendamento inutile, come lo è la pantomima che è stata montata sullo stesso. È inutile, perché prevede una comunicazione da parte dell'INPS del non effettuato pagamento e, in mancanza di detta regolarizzazione, la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario.
La norma attuale prevede che, qualora un'impresa agricola non sia in regola con i contributi dal 1o gennaio 2006, non possa ricevere i contributi comunitari. L'emendamento in oggetto, che voi, cari colleghi del centrodestra, chiedete di votare, è inutile, perché prevede la stessa misura, vale a dire la sospensione del pagamento dell'aiuto comunitario.
Ho sentito alcune bestialità nel corso di questa discussione che nascono dalla convinzione che il centrosinistra, attraverso questo provvedimento, voglia determinare la crisi delle piccole aziende per favorire la ricomposizione fondiaria di questo paese!
FILIPPO MISURACA. Sì!
CLAUDIO FRANCI. Ma cosa state dicendo (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
FILIPPO MISURACA. Proprio questo!
CLAUDIO FRANCI. Cosa state dicendo! La cartolarizzazione in atto dei debiti delle 560 mila imprese agricole prima del gennaio 2006 è un saldo! Infatti, su sei miliardi di euro di debiti, è possibile sanare il 25 per cento di quei costi!
È una spinta alle aziende che, in questi anni, non hanno potuto pagare, per dirgli: regolarizzatevi, perché, in tal modo, potreste accedere al DURC, alle sovvenzioni comunitarie! Noi vi rendiamo agevole questo percorso!
Allora, smettiamola con la demagogia, smettiamola di lanciare al paese segnali in base ai quali è sempre possibile derogare alle regole e non intraprendere percorsi possibili di trasparenza e di innovazione! Certo che sono necessarie nuove politiche agricole che accompagnino la politica comunitaria, ma vorrei ricordarvi anche che, negli scorsi cinque anni, non siete stati in grado di affrontare un problema come questo! Allora, da parte vostra non vi era interesse per le piccole aziende, per i piccoli proprietari! Oggi, scoprite questi interessi.
Cari colleghi, credo sarebbe ora di smetterla con queste campagne demagogiche che su tale questione avete avviato (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 6
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-bis.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 369
Astenuti 10
Maggioranza 185
Hanno votato sì 139
Hanno votato no 230).
Prendo atto che i deputati Buontempo e Lumia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-bis.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, la maggioranza dell'Assemblea della Camera, ieri ed oggi, ha sostanzialmente detto «no» alle proposte emendative da noi presentate.
Su tale questione, l'onorevole Ruvolo ed i colleghi dell'UDC propongono un emendamento sostanzialmente diverso, ma a mio avviso meritevole di attenzione.
In primo luogo, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Ruvolo 4-bis.301, che presenta un tratto peculiare. L'emendamento, di fatto, non disconosce, così come abbiamo fatto nella giornata di ieri e anche oggi con riferimento al precedente emendamento, la sostanza della norma, ma la riconosce, introducendo il principio della gradualità, vale a dire della misura massima di prelievo da parte dell'INPS per quanto riguarda i contributi comunitari.
Di fronte alla posizione debitoria delle aziende agricole, vi è la possibilità di una compensazione nella misura del 30 per cento dell'importo dovuto. Ciò sta a significare che è possibile svolgere un ragionamento diverso rispetto a quello svolto testé: mi riferisco al fatto che tali aziende hanno la possibilità di uscire da questo empasse, da questo momento di difficoltà, da questa sovraesposizione e di rientrare nella regolarità o legalità contributiva, così come è stata pomposamente definita dai colleghi del centrosinistra, attraverso una certa gradualità. Pertanto, di fatto, non si tratta di una norma così perentoria.
Mi sembra che la proposta dell'UDC (per tale motivo intendo sottoscrivere appieno l'emendamento) presenti alcuni aspetti positivi, perché comunque non modifica la norma, che per noi era, è e sarà deleteria, introdotta in maniera assolutamente speciosa in sede di dibattito al Senato; tra l'altro, le reazioni stizzite di qualche collega del centrosinistra dimostrano che le nostre osservazioni hanno colpito il cuore del problema: mi riferisco al tentativo perverso e pervicace della sinistra di andare contro gli interessi delle piccole e piccolissime aziende, favorendo fenomeni di accorpamento che possono essere di natura capitalistica o cooperativistica, ma sempre di accorpamento si tratta!
Evidentemente, l'idea delle piccole partite IVA, di mettere i piccoli agricoltori ed imprenditori nelle condizioni di continuare ancora ad esistere in questo Paese è estranea alla loro cultura ed alla loro mentalità!
Non vorrei tornare indietro nel tempo, ma in alcuni paesi dell'Est erano proprio i partiti che rappresentavano i piccoli contadini ad opporsi maggiormente ad una certa mentalità dilagante, nonché all'invasione dei paesi terzi. Non voglio tornare a quelle pagine di storia, ma non vorrei che vi siano ancora sovrastrutture di pensiero tali da produrre effetti di questo genere.
Pertanto, con questo emendamento si avrebbe l'opportunità di dimostrare tutto ciò. Diciamo, quindi, «sì» alla regolarità contributiva, nonché alla compensazione, ma che ciò avvenga con gradualità e non in maniera assolutamente rigida!
Ci stupisce il fatto che un emendamento del genere non possa essere accolto Pag. 7da parte della sinistra, perché su altre materie, come, ad esempio, quella previdenziale o quant'altro, i suoi esponenti sono paladini della gradualità! Allora, che siano paladini della gradualità fino in fondo e lo dimostrino, accettando questo emendamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, proseguendo in questo confronto che vede sordi la maggioranza ed il rappresentante del Governo, faccio rilevare che con questo emendamento intendiamo mettere un tassello normativo a riconoscimento indiretto di un accordo che, secondo le dichiarazioni rese ieri dall'onorevole D'Ulizia e dal collega Zucchi, sarebbe stato risolutivo della vicenda.
Allora, senza entrare nella dinamica di tale accordo «privatistico», vorrei segnalare che l'emendamento in esame recepisce, nell'ambito della compensazione prevista dalla normativa introdotta dal Senato, la fissazione di un limite. Mi riferisco ad un limite all'interno del quale, in base al citato «accordo» di cui si parla in questi mesi, le transazioni devono essere contenute entro il 30 per cento dell'importo complessivamente dovuto.
Quindi, signor Presidente, si tratta di una disposizione assolutamente di buonsenso, che risponde ad un modo di procedere «graduale», come diceva poc'anzi il collega Marinello, riconoscendo i contenuti del citato accordo.
Ciò, tuttavia, verrà deliberato coscientemente e consapevolmente dal Parlamento: quindi, costituirà anche un impegno nei confronti dell'intero settore agricolo. Come ho sentito affermare in quest'aula, infatti, sembra che il mondo agricolo sia concorde sull'adozione di tale procedura. Occorre muoversi, dunque, per fissare un importo non superiore al 30 per cento dell'ammontare dei crediti INPS, in quanto ciò è necessario per far «camminare» l'accordo in parola.
Credo veramente, quindi, che, su tale questione, il Governo debba intervenire ed assumere un impegno forte, come d'altra parte ha già fatto il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali presso la XIII Commissione agricoltura. L'Esecutivo, pertanto, dovrebbe spendersi in tal senso ed il Parlamento potrebbe supportarlo, eventualmente anche attraverso un ordine del giorno. Ciò affinché l'accordo di cui ho parlato sia veramente capace di far superare, a 500 mila e più aziende del settore, la difficile situazione debitoria in cui versano.
Occorre, inoltre, varare alcuni interventi seri, volti a garantire quelle certezze che a tutt'oggi, come è stato già affermato, non sono operanti. Infatti, vediamo che le concessionarie della società Riscossione Spa procedono ancora oggi con l'esecuzione delle ingiunzioni e delle procedure coattive di riscossione. Pertanto, per la serietà del Parlamento e del Governo, questa situazione deve cessare!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Colleghi del centrosinistra, dopo gli «affondi» del collega Franci, voi potete anche applaudirvi da soli, ma gli agricoltori non possono certo applaudirvi, ed è ciò che conta di più!
Infatti, togliere dalla tasca sinistra o da quella destra degli agricoltori vuol dire esattamente la stessa cosa! Non versare i contributi comunitari, oppure non erogarli mediante compensazione con i debiti previdenziali è, in termini monetari ed economici, assolutamente equivalente!
Il gruppo di Alleanza Nazionale, quindi, sostiene, con spirito di costruttiva concretezza, l'emendamento Ruvolo 4-bis.301. Il principio della gradualità, infatti, comporterebbe che voi non rinunciaste - non rinuncereste comunque - al pur iniquo principio di «espropriare» i contributi comunitari agli agricoltori, ma perlomeno attenuerebbe tale esproprio.
Si tratterebbe di una sorta di ammortizzatore nei confronti delle piccole aziende agricole. In pratica, attraverso Pag. 8l'emendamento in esame, si consentirebbe loro di rientrare progressivamente dal debito previdenziale, mediante il pagamento del 30 per cento dell'importo dovuto, lasciando tuttavia nelle loro mani il restante 70 per cento, al fine di poter fronteggiare quel «sottoprezzo» di quasi tutti i prodotti che gli agricoltori debbono soffrire.
Pertanto, anche se è una proposta emendativa «minimale», tuttavia essa risulterebbe fortemente utile per le imprese agricole, poiché si tratterebbe di una parziale «boccata d'ossigeno». Quindi, colleghi della maggioranza, dareste una dimostrazione di sensibilità se approvaste almeno l'emendamento Ruvolo 4-bis.301, il quale rappresenta sì un ripiego, ma di pregio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, ricordo che stiamo ancora pagando gli effetti negativi della cartolarizzazione del 1999. Oggi l'articolo 4-bis del decreto-legge in esame suscita forti perplessità, poiché riteniamo inaccettabile la compensazione automatica tra aiuti comunitari e contributi previdenziali da esso disposta, dal momento che verrebbero compensati crediti e debiti non omogenei.
Vorrei rammentare, a tale riguardo, che è ancora in atto un considerevole contenzioso tra numerosi coltivatori diretti e l'INPS; tale contenzioso riguarda sia l'an sia il quantum dovuto da detti coltivatori.
Questa compensazione rischia, togliendo ossigeno, togliendo denaro a tanti piccoli coltivatori diretti, di costringerli a chiudere la propria azienda per l'impossibilità di andare avanti.
L'emendamento in esame cerca di ridurre il danno che ricade su questi soggetti, prevedendo una compensazione non totale ma parziale. Se esso venisse approvato consentirebbe a tanti piccoli agricoltori di avere a disposizione del denaro, degli aiuti comunitari, da utilizzare per portare avanti le proprie aziende. L'emendamento in esame deve quindi essere considerato positivamente, perché quanto meno non chiude completamente i rubinetti ai piccoli coltivatori diretti, ma consente loro di andare avanti. La compensazione, lo ripeto, non è totale ma parziale.
Un segno di attenzione nei confronti di questi soggetti e, in generale, verso il mondo dell'agricoltura, è senz'altro dovuto. Per tale motivo, invito i colleghi a votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di sottoscrivere l'emendamento in esame e il successivo, Ruvolo 4-bis.302.
Per dimostrare che i precedenti non sono assolutamente strumentali e tenuto conto del silenzio sia dei relatori sia del rappresentante del Governo, mi rivolgo al collega Franci che, a quanto pare, è colui che in questo momento guida la maggioranza su questo provvedimento.
Onorevole Franci, l'emendamento Ruvolo 4-bis.301 si pone sulla falsariga di quanto lei sosteneva poc'anzi. Considerata la precedente proposta di condono previdenziale pari al 30 per cento, mi chiedo perché non aderire nella misura del 30 per cento all'anticipazione che le imprese agricole dovrebbero pagare dal 2006 in poi.
Personalmente ritengo che vi sia soltanto la volontà di non accettare l'emendamento in questione. Strappare applausi all'Assemblea e contrastare quello che noi diciamo non serve a nulla nel momento in cui si pone in essere una contraddizione palese con la filosofia del 30 per cento. Colleghi, le aziende agricole non possono pagare! Di ciò voi dovete assumervi la responsabilità!
Onorevole Franci, la invito a riprendere la parola e a contestarmi, così come invito Pag. 9i colleghi, se ci riescono, ad applaudirla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, l'emendamento 4-bis.301 a firma dei colleghi Ruvolo, Delfino e Martinello va sottoscritto proprio perché con esso si chiede una compensazione, sia pure in forma graduata.
Gli emendamenti che abbiamo presentato, sia noi, sia i colleghi dell'UDC e di Forza Italia, vanno nel senso di quanto previsto dalla normativa comunitaria. Ricordo che la sospensione, così come la compensazione parziale proprio nella misura del 30 per cento, sono gli strumenti tipici con cui l'AGEA recupera generalmente l'indebita percezione dell'aiuto comunitario. Ciò, inoltre, darebbe all'agricoltore l'opportunità di instaurare un confronto con la stessa AGEA ed eviterebbe un inutile contenzioso perché, come sappiamo, si sta probabilmente facendo una compensazione tra crediti non omogenei.
Invitiamo, ancora una volta, il Governo a prendere una posizione, sperando che sia favorevole almeno sulla compensazione graduata prevista dall' emendamento in esame, ponendo in tal modo la parola fine sulla polemica in essere sui contributi previdenziali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, in questo particolare momento mi rivolgo, più che all'Assemblea, al rappresentante del Governo al quale chiedo, preso atto dell'impossibilità oggettiva di recepire le nostre proposte emendative e preso atto anche che l'ordine del giorno come tale ha valore di pressing politico, ma poca fattibilità concreta, se nelle norme applicative si possa riuscire a trovare su questa tematica forte - che abbiamo ripreso ieri sera e che abbiamo rilanciato anche questa mattina - una formula che aiuti ad uscire da quest'impasse. Come ci rendiamo conto tutti, il problema delle piccole imprese agricole esiste e non è un'invenzione.
Chiedo, infine, di sottoscrivere l'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-bis.301 non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 396
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato sì 152
Hanno votato no 244).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Ruvolo 4-bis.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'emendamento in esame ci consente di proseguire il confronto sull'applicazione di questo benedetto articolo 4-bis, comma 1, ed intende garantire gli agricoltori sul fatto che la compensazione, almeno, avvenga al netto degli interessi e delle sanzioni. Ciò per rendere, in qualche misura, meno pesanti le medesime, cercando, con un piccolo passo, di dimostrare la volontà concreta di stare al fianco degli agricoltori e di queste imprese agricole le quali, per vicende specifiche e tutte inerenti ad ogni singola realtà, si trovano in questa condizione.
Mi pare che non recepire, non manifestare neppure la disponibilità verso questo chiarimento normativo nell'ambito Pag. 10della norma in oggetto significhi esprimere una totale insensibilità e, soprattutto, ignorare quanto è stato fatto in quell'accordo di cui, più volte, abbiamo parlato in questi giorni.
L'emendamento è molto semplice: esprime l'esigenza di non far pesare un ulteriore fardello su queste aziende che hanno già una serie articolata di problemi da affrontare. In questa compensazione, anche se non risolutiva, proposta con l'emendamento si dimostra l'intenzione di stare vicino alle aziende in difficoltà (il più delle volte, peraltro, aziende marginali che lottano per sopravvivere). Far venire meno anche questo segnale, questa testimonianza da parte del Parlamento e del Governo nella direzione che proponiamo mi sembra veramente la prova più evidente circa la mancanza assoluta di volontà di confrontarsi per giungere ad una soluzione, che comunque non fa venire meno l'impianto generale del provvedimento.
Questo emendamento, infatti, non stravolge assolutamente il quadro, però, come già ricordava il collega Romele, almeno dimostra da parte del Governo, nella fase applicativa, la disponibilità a tenere conto di alcune misure che già si trovano in quell'accordo privatistico tra società che hanno dismesso il credito e pool delle banche che lo hanno rilevato. Ciò avverrebbe senza alcun danno patrimoniale per lo Stato e per l'INPS perché, in ogni caso, quell'accordo tiene conto dell'indicazione che si trova nell'emendamento. Insomma, non si va ad incidere sul complesso della spesa e degli introiti che l'INPS dovrebbe avere nell'ambito di questa procedura, già richiamata nel precedente dibattito riferito ad altri emendamenti.
Invito, quindi, l'Assemblea e il Governo a tenere conto di questo minimo segnale di attenzione che noi vorremmo dare a queste oltre cinquecentomila imprese agricole in difficoltà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, se la situazione non fosse drammatica, mi verrebbe financo di fare una battuta (anche per smorzare la serietà degli argomenti che stiamo affrontando).
Che il centrosinistra desse la felicità è stato già dichiarato, che portasse serietà nel paese e nel Governo è una questione sotto gli occhi di tutti, che leggiamo ogni giorno sui giornali, ma qui siamo andati ancora oltre: c'è la volontà di riuscire a tirare fuori il sangue dalle rate, perché di questo si tratta.
L'emendamento Ruvolo 4-bis.3.02, che sottoscrivo in pieno, sostanzialmente - lo ha spiegato bene il collega Delfino - non entra nel merito della questione: già ha superato la questione nel senso della direzione da voi proposta.
C'è la possibilità di compensazione: l'INPS può e deve rivalersi nei confronti delle aziende in stato di insolvenza contributiva, congelando e prelevando i fondi comunitari distribuiti tramite l'AGEA. Dunque, ciò che proponiamo con l'emendamento, vale a dire considerare queste somme al netto degli interessi e delle sanzioni, rappresenta un piccolo lenitivo che va nella direzione di rivolgere una certa attenzione nei confronti di queste piccole e piccolissime aziende.
Ieri abbiamo sentito qui in aula degli interventi, che non so se definire raccapriccianti o addirittura politicamente ridicoli! Non voglio offendere nessuno. Qualcuno addirittura ha parlato dello Stato, in particolare dell'ente di previdenza, che deve garantirsi. Ha parlato cioè del forte, che deve garantirsi, ma nei confronti di chi? Nei confronti del piccolo proprietario, del piccolo imprenditore, del bracciante agricolo, che è proprietario di un modesto appezzamento di terreno, che magari dovrebbe pagare qualcosa all'INPS ma è in ritardo e di fatto si vede congedato il contributo AGEA! Uno Stato che deve garantirsi nei confronti del piccolo coltivatore diretto!
Ho l'impressione che si stia perdendo il senso e la misura delle cose e questo proprio nei confronti di tutto questo Pag. 11mondo, oggi in grandissima difficoltà, che non soltanto è importantissimo per la storia dell'economia di larghissima parte dell'Italia, ma è determinante addirittura per la salvaguardia del territorio e dell'ambiente. A coloro i quali si riempiono la bocca di «salvaguardia del territorio e dell'ambiente» chiedo: che cosa sarebbe il territorio italiano - la campagna, la montagna, la collina ed altre zone ancora - se non ci fossero proprio queste microaziende, queste aziende gestite da gente eroica, che tra mille difficoltà, con situazioni economiche disagevoli e disagiate, riesce comunque ad andare avanti?
Ebbene, nei confronti di queste aziende noi non soltanto blocchiamo i contributi distribuiti dall'AGEA, ma addirittura ne aggraviamo la situazione debitoria con interessi e sanzioni! Allora non dare un segnale di apertura e di attenzione nei confronti di questa gente, di questi piccoli, piccolissimi imprenditori, vuol dire dimostrare ancora una volta l'insensibilità del Parlamento ma soprattutto l'insensibilità della vostra maggioranza e di questo Governo assolutamente distratto! Mi dispiace, onorevole Franci, sa quanto io la rispetti, ma qui non c'è demagogia! C'è solo consapevolezza e conoscenza delle condizioni delle campagne italiane.
Invito i colleghi della sinistra a girare per la nostra provincia e li invito a parlare con la gente e a toccare con mano la situazione. Evidentemente è molto più comodo stare nel Palazzo e provenire dalle segreterie politiche! Provate dunque a calarvi nella realtà e comprenderete che questo è un emendamento da approvare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Io ho il «dramma» dell'intervento a titolo personale e quindi non posso mai svolgere un intervento un po' più completo; ad ogni modo questo mi compete. Allora vorrei innanzitutto sottoscrivere con piena convinzione questo emendamento. Inoltre vorrei lanciare un ulteriore messaggio e segnale ai partiti della sinistra, a quei partiti cioè che raccolgono in Emilia Romagna, in Toscana, nelle Marche e nell'Umbria - ma non solo, per la verità - grandi consensi.
Mi rivolgo inoltre, tramite questi «megafoni», proprio a quelle persone che votano in quelle zone prevalentemente DS o Rifondazione Comunista o comunque i partiti della sinistra. Ebbene, sappiano queste persone che è un assurdo che Forza Italia, assieme agli altri partiti della Casa delle libertà, debba stare qui a difendere quasi disperatamente le loro posizioni, mentre i loro rappresentanti storici e territoriali sono qui, muti e silenti, ad aspettare che il provvedimento esca dall'acqua, pronti poi a raccogliere chissà che cosa!
Questo è il mio appello: in tale occasione non so più cosa dire per dimostrare la gravità del problema. Cari amici della maggioranza, se ci siete, battete un colpo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giuseppe Fini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FINI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Ruvolo 4-bis.302 e per parlare, alla fine di questa carrellata di questioni, dei piccoli agricoltori, come fa l'avvocato che, dopo aver portato in giudizio le prove, si rimette alla clemenza della corte.
Nell'ambito di una transazione credo che sia veramente minimale chiedere che non si corrispondano gli interessi e che vengano meno le sanzioni. Qualcuno ha già illustrato meglio di me la situazione in cui versano le 500 mila aziende che hanno problemi con l'INPS e che sicuramente devono regolarizzarsi: assolutamente non lo neghiamo. Però, facciamo in modo che queste persone lo facciano gradualmente: esse presidiano il territorio italiano, un territorio magnifico che va protetto e curato. Dimostriamo anche un minimo di spirito di solidarietà verso questo settore! Credo che, approvando questo emendamento, Pag. 12non si arrechi altro che un bene a tutta l'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, rassicuro i colleghi: siamo alle battute finali e vorrei che il relatore seguisse il mio ragionamento. Onorevole Baratella, siamo quasi giunti al termine dell'esame di questo provvedimento e vorrei rassicurare i colleghi su questa materia. Sono convinto che anche voi la pensiate come noi, ma il disegno di legge di conversione non può essere rinviato al Senato. Onorevole Baratella, mi rivolgo anche al collega Franci: noi che facciamo parte della Commissione agricoltura dobbiamo evitare che nei prossimi mesi la Commissione stessa si blocchi per una serie di interrogazioni di maggioranza e di opposizione sull'interpretazione dell'articolo 4-bis. Sarei dell'avviso di presentare un nostro ordine del giorno che raccolga le proposte avanzate - in particolare quella del collega Ruvolo - in merito alla possibilità di corrispondere un'anticipazione delle somme del 30 per cento e di non far pagare gli interessi. Ciò, se veramente si vuole mostrare disponibilità nei confronti delle aziende.
La mia non è una proposta polemica, bensì costruttiva: vorrei che fosse proprio il relatore ad interpretare il pensiero di noi tutti.
Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, non vi è alcuna polemica, non vi è alcun atteggiamento ostruzionistico. Vogliamo solo ed esclusivamente mettervi alla prova: chiedo che le nostre proposte vengano inserite in un ordine del giorno presentato dal relatore, così che vengano accettate.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento in esame e per portare un contributo a questo dibattito. Mi rendo conto che la maggioranza è costretta ad obbedir tacendo, ossia respingendo tutti gli emendamenti, perché ha ricevuto l'ordine di non rinviare al Senato questo disegno di legge di conversione. Ovviamente, ce ne rendiamo conto e anche per questo motivo cerchiamo di limitare gli interventi. Non credo che facciamo una bella figura e non credo che rendiamo un servizio al paese.
Peraltro, vorrei sapere cosa c'entra l'articolo 4-bis con la decretazione d'urgenza. Perché un nostro collega al Senato - che mi dicono essere abbastanza trasformista - ha aggiunto nel testo originario l'articolo 4-bis che poteva essere discusso in Commissione, inserito in una legge ordinaria ed esaminato in maniera seria e responsabile? Ci rendiamo conto di tutto questo, ma non possiamo accettare che qualcuno della maggioranza giustifichi questa imposizione con false argomentazioni! Si strappa l'applauso di chi ignora che sono argomentazioni false.
Delle due, l'una: se in sede di pagamento degli aiuti comunitari gli organismi pagatori sono autorizzati a compensarli con i contributi, tale previsione non può essere compatibile con quella secondo la quale, invece, l'accesso ai benefici e alle sovvenzioni comunitarie è vincolato e subordinato alla presentazione del documento di regolarità contributiva poiché, mancando quel documento, non si potrà procedere alla compensazione. Noi stiamo modificando l'articolo 12 della Costituzione per riconoscere alla lingua italiana carattere ufficiale; ebbene, la lingua italiana è chiara. Quindi, delle due l'una: o l'articolo 4-bis poteva anche non essere aggiunto perché superfluo oppure è vera l'ipotesi di cui all'articolo 4-bis.
Invece, invito il collega Franci a rileggere l'articolo 117 della Costituzione, secondo comma, lettera o), laddove si indica che la materia previdenziale è di competenza del Parlamento. Quindi, noi possiamo in effetti aiutare le aziende agricole; possiamo intervenire proprio per impedire questa compensazione e aiutare le imprese. Non è vero che esse abbiano tutti i dipendenti di cui riferiva il collega di Pag. 13Rifondazione intervenuto ieri sera; ne hanno appena 60 mila (120 mila sono «stagionali», per lo più extracomunitari). Quindi, si tratta soprattutto di aziende a conduzione familiare, dove lavorano per lo più anziani, marito e moglie, con qualche figlio o con qualche parente stretto, che si arrabbattono con grande difficoltà. Con questo articolo ne faremo chiudere un numero ingente, ma noi saremo qui a dirvi che chi ha condotto tale operazione se ne dovrà assumere tutte le responsabilità, anche dimettendosi; infatti, non si può, per così dire, fare di ogni erba un fascio. Non è possibile che questo Parlamento intervenga contro le classi più deboli.
Capisco tutto; capisco che siete obbligati a convertire il decreto-legge nei termini e a respingere quindi tutti gli emendamenti. Ma respingere anche un emendamento presentato dagli onorevoli Delfino, Ruvolo e Martinello e inteso solo a stabilire che la compensazione con i contributi avvenga «al netto degli interessi e delle sanzioni» vuol dire proprio avere un animus ledendi delle classi più deboli del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, della serie di proposte riferite all'articolo 4-bis, quella in esame è, per così dire, l'ultima nell'ordine della gradualità dell'incidenza emendativa; si prevede appunto, come è stato ampiamente illustrato, la possibilità di compensare i contributi al netto degli interessi e delle sanzioni. Vorrei al riguardo rivolgere due domande ai colleghi. Considerato che questa stessa previsione - il fatto che non fossero previsti interessi e sanzioni - era stata approvata all'unanimità nella scorsa legislatura quando il creditore era l'INPS (ossia lo Stato), perché oggi non è possibile approvare questo emendamento quando il creditore è un pool di banche che ha acquistato questi crediti? Ecco il primo argomento.
Del resto, vorrei anche notare che, alla fine di tutta la questione sui contributi previdenziali, noi dobbiamo chiederci come mai, se stiamo trattando gli agricoltori come una massa di evasori contributivi, questo credito, dalla cartolarizzazione del 1999, pur con le difficoltà della riscossione, sia sempre cresciuto di valore, passando dall'INPS alla società di cartolarizzazione e venendo oggi pagato ad un prezzo maggiore da un pool di banche che notoriamente non sono degli enti mutualistici.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Caro Presidente, caro sottosegretario, vorrei farvi riflettere su un aspetto che sembra banale, ma che è importante; l'azienda agricola, a differenza delle altre, ha come tetto il cielo. Allora, sapete bene che non ha una copertura né l'aria climatizzata; come tetto, ha questo cielo. Purtroppo, quando, alle volte, le annate non vanno bene, il piccolo imprenditore è costretto a fare dei debiti e non può assolvere impegni quali quelli di pagare eventualmente i contributi all'INPS.
Il Governo di questo paese, questo Governo strozzino e usuraio cosa fa? Invece di dare una mano al piccolo imprenditore agricolo, questo Governo, che voleva aiutare i piccoli e far pagare ai grandi, se la prende con questa categoria che al momento non può assolvere il debito e mette una bomba sotto queste aziende per farle saltare in aria, invece di dare la possibilità...
PRESIDENTE. La ringrazio. Il suo tempo è esaurito.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. ... di ottenere questo contributo, in modo tale che tutti possano risollevarsi e domani, possibilmente, pagare anche quei debiti. Questo è il Governo di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.
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LUCA BELLOTTI. Signor Presidente, intervengo per aggiungere anch'io la mia firma sull'emendamento che stiamo per votare e per svolgere una brevissima riflessione in conclusione dell'esame di emendamenti che hanno visto la maggioranza non considerare ancora una volta un aspetto importante del mondo dell'agricoltura. Al di là degli specifici emendamenti, all'inizio del vostro Governo, sei mesi fa, è stato presentato un disegno di legge proprio per l'adeguamento alle specifiche comunitarie. Avete inserito alcune disposizioni che riguardavano la caccia dicendo che, se non fossero state approvate, si sarebbe messo in discussione tutto l'impianto della PAC, vale a dire della contribuzione agricola. Questo la dice lunga sulla vostra affidabilità. Se noi vi avessimo seguito, oggi, non potremmo più andare a caccia in Italia.
Allo stesso modo, analoga questione viene posta per quanto riguarda la contribuzione. State dicendo delle cose che non stanno né in cielo né in terra e siete assolutamente inaffidabili. Il mondo dell'agricoltura se ne sta sempre più rendendo conto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, la prima questione riguarda l'accusa che ci viene mossa sul fatto che noi bocciamo tutti gli emendamenti poiché altrimenti il provvedimento dovrebbe tornare al Senato. Io replico sommessamente a chi ci fa queste accuse, dimostrando che non sono assolutamente vere. Noi non accettiamo questi emendamenti perché siamo convinti che siano sbagliati e peggiorativi, e lo dimostrerò.
La seconda questione attiene alla domanda: forse qualcuno in quest'aula ha dimenticato che è cambiato il sistema previdenziale per le imprese agricole? Forse qualcuno non ricorda che grazie ai nostri interventi la contribuzione previdenziale per le imprese agricole oggi è un terzo rispetto a prima? Allora, la questione si inquadra in modo tale che oggi dobbiamo chiedere alle imprese agricole di essere coerenti in quanto è la stessa contribuzione coerente!
Il richiamo che noi del centrosinistra facciamo alla sanatoria o alla cartolarizzazione - come la chiamate voi - è logico e consequenziale. Prima vi era una situazione straordinaria: i contributi previdenziali in agricoltura erano ritenuti non compatibili con l'economia agricola. Per questo, sono stati rivisti e ridimensionati. Oggi, le stesse organizzazioni agricole dicono che questi contributi sono compatibili e che le imprese possono pagare.
Allora, se noi espungiamo continuamente qualsiasi argomento dal quadro generale e dai riferimenti che noi stessi e il Governo hanno sottoposto a questa Assemblea, è chiaro che tutto appare disordinato, incoerente, dannoso per i produttori e per l'agricoltura. Invece è esattamente il contrario. Si tratta dell'opposto perché intanto noi dobbiamo essere coerenti con la disciplina comunitaria.
L'emendamento al nostro esame, sostanzialmente, dice che, anziché detrarre l'intera massa debitoria fino a contenimento, operiamo uno sconto e facciamo pagare il 30 per cento, pur avendo constatato che sussiste la massa debitoria. Scusate, ma questo è perfettamente incoerente con le leggi comunitarie e con la concorrenza comunitaria. Noi stiamo discutendo di omogeneizzare la legislazione italiana con quella comunitaria. Quindi, dobbiamo sempre tener presente il quadro di riferimento necessario per essere in regola e non continuamente sanzionati dalla Suprema Corte di Strasburgo. Quindi, delle volte si fa pura propaganda politica per mandare messaggi incoerenti e non tranquillizzanti a chi tutti i giorni deve operare sul mercato e vincere la sfida europea.
Cari colleghi, vi richiamo al clima che abbiamo creato nella Commissione agricoltura della Camera dei deputati: come si fa ad accusare il Governo e la maggioranza di incoerenza, mentre le questioni che vi stiamo proponendo sono assolutamente coerenti e funzionali alla disciplina Pag. 15comunitaria ? Di conseguenza, i vostri richiami a non utilizzare le questioni, a non mettere sul lastrico le piccole imprese che, come diciamo anche noi, tutelano il patrimonio ambientale, questi argomenti non possono esser usati strumentalmente! Dobbiamo lavorare perché la nostra agricoltura recuperi le perdite avvenute negli ultimi cinque anni. Ricordo che il PIL agricolo è in continuo decremento. La scommessa della maggioranza e del Governo è di portare il PIL agricolo, come quello generale, a crescere, a svilupparsi e ad essere competitivo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ruvolo 4-bis.302, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 407
Votanti 404
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato sì 157
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 4-bis.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, il mio emendamento si riferisce al secondo periodo dell'unico comma dell'articolo 4-bis, che recita: «(...) In caso di contestazioni, la legittimazione processuale passiva compete all'Istituto previdenziale».
In effetti, questo comporterebbe una serie di competenze territoriali che non garantiscono il monitoraggio del contenzioso. Allora, proprio per quello che abbiamo detto fino adesso, sarebbe opportuno ridare al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la competenza del contenzioso passivo, ma solo al fine di poter svolgere il monitoraggio delle contestazioni, dalle quali poi possiamo comprendere le questioni al nostro esame. Infatti, stiamo parlando dei diritti e del recupero dei contributi comunitari, ma, fino a questo punto, non abbiamo fatto riferimento alle contestazioni, cioè ai ricorsi che gli agricoltori intendono proporre, secondo il testo in esame, dinanzi all'Istituto, laddove noi proponiamo di attribuire la competenza al Ministero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, mi dispiace intervenire a titolo personale, intanto perché sottoscrivo l'emendamento Gioacchino Alfano 4-bis.5 e questo, ancora una volta, ci consente di dimostrare che il testo lo vogliamo migliorare. Però, Presidente, ha ragione l'onorevole D'Ulizia: stiamo perdendo tempo. Ho letto alcuni atti parlamentari, ad esempio un ordine del giorno - non voglio fare una lista, ma mi permetto di citarla - presentato dagli onorevoli Tolotti, Zucchi, Cesini e Rotondo: ma quando questi colleghi andranno sul territorio, sapranno che hanno scritto un ordine del giorno che impegna il Governo a far pagare gli interessi in data retroattiva per il DURC? Ma da dove vengono? Gli onorevoli Rotondo, Cesini e Zucchi hanno preso atto di quello che hanno firmato? Onorevole D'Ulizia, lei vuole moralizzare: ne prendiamo atto, ma quando verrà con le sue cooperative a rappresentarle e a chiedere aiuti, noi porteremo avanti il suo dibattito che ha chiesto oggi in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 16Gioacchino Alfano 4-bis.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 404
Astenuti 12
Maggioranza 203
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 240).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-ter.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, l'articolo 4-ter costituisce il seguito del blitz fatto al Senato dallo stesso collega di cui parlavo con riferimento all'articolo 4-bis. Non voglio parlare del collega, ma mi rivolgo a quest'aula e, in modo particolare, ai componenti della Commissione agricoltura, della quale non so se sia presente il presidente.
In questi mesi abbiamo lavorato presso la Commissione e abbiamo dibattuto tanto sull'OCM vitivinicolo. Si ricorderanno, i componenti della Commissione agricoltura, che abbiamo svolto alcune audizioni, anche di organizzazioni professionali, e che abbiamo partecipato ad incontri anche con gli europarlamentari di tutte le appartenenze politiche, che ci hanno riferito su come stanno lavorando per la riforma dell'OCM vitivinicolo.
Abbiamo adottato atti di indirizzo e votato risoluzioni che impegnavano non solo il Governo nazionale, coinvolgendo anche i nostri europarlamentari, in un determinato modo.
L'introduzione di questo articolo ci induce a pensare che è come se in questi mesi non avessimo lavorato presso la Commissione agricoltura e ciò è mortificante. Il Senato, infatti - non il Governo - con un blitz e con un colpo di mano ha voluto per forza predisporre un registro dei diritti del reimpianto allo scadere del vecchio OCM. Non si poteva aspettare qualche mese, in attesa di capire quale sarebbe stata la riforma?
Signor Presidente, mi rivolgo a lei, perché il Governo e la maggioranza sono sordi: si faccia interprete anche nei confronti del Presidente della Camera affinché vi sia un giusto collegamento con il Senato, altrimenti questo bicameralismo è disordinato. Noi costruiamo e il Senato ci affossa! A mio avviso, se i due rami del Parlamento non si riescono a coordinare, il Governo deve bloccare i propri parlamentari che hanno degli interessi personali e che certamente non vogliono difendere la nostra agricoltura. Per questo motivo, chiediamo di appoggiare il nostro emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, ho letto l'articolo 4-ter inserito dal Senato e vorrei porre una domanda da lasciare agli atti.
Il comma 1 si occupa di una questione molto particolare, ossia dei cosiddetti titoli speciali da soccida. Ritengo che si tratti di una questione assolutamente marginale nello stesso comparto agricolo, oggi nel 2007 e, tra l'altro, credo tale questione sia conosciuta veramente da pochissimi addetti ai lavori e da pochissimi parlamentari. Da questo elemento, emerge una domanda che desidero lasciare agli atti: a chi interessava, in maniera particolare, una norma di questo genere?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Rispondo subito al collega Marinello. Egli dovrebbe leggere bene il decreto-legge del Governo, perché, quando si parla di domande di aiuto non corredate dall'assenso dei soccidari, si fa Pag. 17riferimento alla norma secondo cui la ripartizione viene fatta al 40 e al 60 per cento, qualora non vi fosse l'assenso. Quindi, se non vi è l'assenso, occorre fare riferimento alla norma che viene specificata, mentre, in caso contrario, la ripartizione può essere fatta in modo diverso.
Ciò serve agli uffici che liquidano i contributi per avere un'indicazione precisa in caso di mancato assenso dei soccidari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 253).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Misuraca 4-ter.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Questo emendamento è ancora più particolare del precedente. Con esso, infatti, chiediamo di sopprimere il comma 2 dell'articolo 4-ter, che, occupandosi dell'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo, regolarizza e modifica le norme vigenti.
Ci poniamo un'ulteriore domanda su tale questione che, come ricordato da chi mi ha preceduto, è stata già approfondita dalle Commissioni competenti (la Commissione agricoltura e quella per gli affari comunitari), presso le quali si sono svolte audizioni di membri italiani del Parlamento europeo riguardanti tutte le tematiche attinenti l'OCM vitivinicolo. Le nuove linee di indirizzo sull'OCM vitivinicolo, per il periodo che va dal 2007 al 2011, verranno votate in via definitiva dal Parlamento europeo tra pochissimo tempo, probabilmente entro il mese di maggio. Allora, viene assolutamente logico domandarsi se sia opportuno intervenire su questa materia, che è in evoluzione, che sarà affrontata a breve dal Parlamento europeo e che potrà, quindi, subire notevoli modificazioni.
Tutti sappiamo che, sul tema dei diritti di reimpianto, si sta svolgendo un confronto tra posizioni diverse dei singoli Stati e tra parti politiche all'interno del Parlamento europeo. Sulla stessa, inoltre, vi sono interessi regionali diversi: alcune regioni europee vogliono fortemente tutelare l'attuale sistema, altre, invece, per opposti e legittimi motivi (non voglio in questa sede entrare nel merito), intendono andare in una direzione completamente diversa.
Nell'attesa, dunque, di capire quale sarà la volontà compiuta del Parlamento europeo e quale la norma europea di riferimento, che noi, come Parlamento nazionale, dovremo recepire, ci sembra di buon senso che venga approvato il nostro emendamento, volto a sopprimere il secondo comma dell'articolo 4-ter, sviluppando, in seguito, ragionamenti e confronti al riguardo.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi dispiace porre alla sua attenzione tale questione. Sui giornali di ieri, numerosi articoli si riferivano al bullismo nelle scuole, all'uso dei cellulari e dei filmati mandati in onda. Accade, poi, che, nonostante l'intervento dei questori della Camera dei deputati di queste ore, qua dietro, si possono trovare colleghi che fumano, e se ci si permette di dire loro con cortesia di smettere, si viene anche sbeffeggiati.Pag. 18
Vuol dire che prenderemo il telefono cellulare, li riprenderemo, divulgheremo il filmato attraverso You Tube e faremo così un bel quadro di quello che accade proprio sotto il cartello che intima: «vietato fumare».
PRESIDENTE. Onorevole Evangelisti, ovviamente prendo atto di quanto lei evidenzia all'Assemblea. Di questo episodio riferiremo ai deputati questori, che sono competenti in materia.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Misuraca 4-ter.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 368
Astenuti 36
Maggioranza 185
Hanno votato sì 131
Hanno votato no 237).
Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, l'istituzione del registro pubblico informatico di cui si è detto finora è prevista senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Questa dizione può avere finalità diverse. Anche nel corso della precedente legislatura, molte volte abbiamo dovuto richiamare l'attenzione su questa circostanza e non sono mancate le critiche.
Vogliamo mettere in evidenza che il decreto-legge in conversione prevede come indispensabile l'istituzione di tale registro nel settore agricolo. Tuttavia, proprio perché non è possibile reperire fondi per poterlo finanziare, si stabilisce il principio che debba essere istituito senza risorse. È come dire che lo stabiliamo sulla carta ma, alla fine, non lo faremo: è un paradosso. Avevamo presentato alcuni emendamenti soppressivi proprio perché avevamo rilevato l'inutilità dell'istituzione di questo registro, quanto meno in questa fase, vista l'evoluzione che ha avuto la norma. Prevederne l'istituzione senza nuovi o maggiori oneri, che sono necessari, significa non istituirlo affatto. Se possibile, chiediamo di rimuovere questo paradosso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, l'emendamento in esame pone una questione relativamente all'aspetto finanziario dell'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto del settore vitivinicolo. Se non si prevedono nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, qualora tali oneri emergessero come potrebbero essere sostenuti? Non vorrei che dietro questa formulazione si celasse una richiesta di contributo per un concorso alle spese a carico dei vitivinicoltori, che già hanno tanti problemi nel loro settore. Se questa disposizione significa soltanto che l'AGEA, nei limiti del suo budget annuale e razionalizzando la propria spesa, deve far fronte anche a questa nuova competenza, cioè all'istituzione del registro pubblico informatico dei diritti di reimpianto, allora la norma può andar bene anche così com'è. Tuttavia, quando si prevedono nuovi compiti e funzioni, di norma, ci sono anche nuovi oneri. Perciò, riteniamo che la proposta di soppressione di questo inciso abbia una finalità cautelativa rispetto ai produttori. Del resto, se la norma non prevede maggiori risorse per l'AGEA, è evidente che quest'ultima deve coprire anche gli oneri derivanti da questa nuova attività con le sue risorse di bilancio e, quindi, ci pare assolutamente pleonastico aggiungere questo inciso. Il suo inserimento ci induce a quel sospetto.Pag. 19
Per queste ragioni, condividiamo l'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3, lo sottoscriviamo e dichiariamo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, il mio sarà un intervento telegrafico svolto soltanto per dimostrare quanto alle volte siano strumentali le argomentazioni della minoranza. Colleghi, l'AGEA è l'ente che finanzia i reimpianti. Quindi obtorto collo deve tenere un registro nel quale annotare le imprese che effettuano un reimpianto vitivinicolo. Visto che già adempie a tale compito, siete voi che dovete spiegarmi in cosa consistano i nuovi costi. Il provvedimento in esame vuole codificare ed ufficializzare questo dato e questo ruolo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 4-ter.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 417
Votanti 398
Astenuti 19
Maggioranza 200
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 236).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Prendo atto altresì che il deputato Pellegrino non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, all'articolo 5 sono riferiti una serie di emendamenti presentati dal gruppo della Lega Nord Padania su quella che varie volte abbiamo definito, anche nel corso dell'esame di precedenti decreti-legge discussi in quest'aula, un'imboscata tenuta dal Governo e dalla maggioranza sulla legge relativa all'emigrazione, cosiddetta Bossi- Fini. Ricordiamo assai bene che alcune settimane fa, durante la discussione di un decreto-legge presso la Camera dei deputatiche riguardava le banche, il sistema creditizio ed il sistema di vigilanza, il Governo tenne in proposito una vera e propria imboscata. Infatti, l'Esecutivo presentò in Commissione una serie di emendamenti, riferiti ad un provvedimento riguardante materia finanziaria e creditizia, relativi al settore dell'immigrazione. Tale settore è ad oggi disciplinato da un'apposita legge, la Bossi-Fini, che, piaccia o non piaccia, il Governo di centrodestra aveva approvato nel corso della scorsa legislatura con l'apporto determinante della Lega Nord e del ministro Umberto Bossi. Il Governo di allora aveva presentato un disegno di legge complessivo, dopo averlo analizzato all'interno della propria coalizione, decidendo di sostenerlo congiuntamente. Pertanto, esso era stato presentato alle Camere, discusso presso le Commissioni competenti e in aula ed infine approvato definitivamente, secondo quello che dovrebbe essere il normale iter di un serio progetto di legge come quello riguardante l'immigrazione.
Cosa ha fatto invece questo Governo a distanza di quasi un anno dalla sua entrata in carica? In campagna elettorale abbiamo ascoltato tante parole e tante chiacchiere sul fatto che la legge Bossi-Fini sarebbe stata abolita e che il centrosinistra avrebbe presentato autonomamente un proprio disegno di legge sull'immigrazione. Era stato detto che il centrosinistra sarebbe stato in grado di scriverla nel giro di pochi mesi perché si sarebbe trovato subito un accordo ed un consenso all'interno delle varie componenti la coalizione. Ebbene, tutto ciò non è accaduto. Al contrario, il centrosinistra non va d'accordo Pag. 20su nulla o quasi. Tuttavia, poiché bisogna in qualche modo accontentare le ali più estreme del Governo, si è deciso di intervenire sulle norme della legge Bossi-Fini a colpi di emendamenti, smantellando tale normativa colpo dopo colpo con interventi fittizi rivolti qua e là, su e giù, senza la presentazione di un progetto di legge serio, organico e funzionale alla corretta disciplina di un settore importante quale quello dell'immigrazione.
Già nel corso dei primi mesi abbiamo assistito ad una serie di varie interpretazioni sui diversi aspetti disciplinati dalla legge Bossi-Fini, che chiaramente facilitano maggiore immigrazione e minori controlli alle frontiere, tipici di un Paese che ha deciso di farsi invadere da chicchessia. Pertanto, si è proceduto con piccoli interventi di questo tipo, senza la presentazione di alcun disegno di legge serio e complessivo. Infine, nelle scorse settimane, durante la discussione di un disegno di legge di conversione di un decreto-legge in materia bancaria e finanziaria, c'è stata questa nuova imboscata.
L'imboscata, tramite un emendamento presentato in Commissione finanze, prevedeva di abolire il permesso di soggiorno per coloro che avevano deciso di entrare in Italia per un periodo di tempo inferiore a novanta giorni. Noi abbiamo detto chiaramente che tutto ciò non ci andava bene, perché avrebbe potenzialmente aperto le porte a chiunque, in quanto il permesso di soggiorno veniva sostituito da una comunicazione alle autorità competenti - se non erro la questura - entro otto giorni dalla data in cui il soggetto era entrato all'interno del nostro Paese.
Sappiamo tutti come sarebbe andata a finire. La prima volta che la polizia avrebbe fermato lo straniero, magari dopo due mesi che si trovava nel nostro territorio, questi avrebbe sostenuto di avere ancora sette giorni di tempo per andare in questura a notificare la propria presenza attraverso la comunicazione. Il gruppo della Lega Nord Padania, sia in Commissione sia in Assemblea, ha deciso di fare un opposizione durissima che, fortunatamente, ha portato allo stralcio di questi emendamenti inseriti in un decreto-legge che parlava di istituti di credito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Noi voteremo a favore degli emendamenti presentati dalla Lega Nord e dal collega Alfano. Anche negli interventi di ieri abbiamo rilevato che, se da una parte è doveroso ottemperare agli obblighi derivanti dalla partecipazione dell'Italia all'Unione europea in modo da superare il contenzioso che può derivare dalla violazione di tali obblighi, dall'altra occorre evitare comportamenti deboli e remissivi nei rapporti con le istituzioni comunitarie. Non è lecito, soprattutto, inserire surrettiziamente argomenti estranei alla riduzione del contenzioso europeo che è alla base del decreto-legge che oggi esaminiamo.
Tutto ciò ci porta ad intervenire sull'articolo 5, il cui testo originario, come ricordava il collega Fugatti, è stato modificata al Senato grazie ad una forte azione di tutti partiti dell'opposizione e riformulato così come è oggi al nostro esame.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 11,32)
MARIA IDA GERMONTANI. Sono state operate delle modifiche significative alla normativa che concerne la disciplina dell'immigrazione e le norme sulle condizioni dello straniero. In particolare, il riferimento è alla normativa in materia di soggiorno di breve durata degli stranieri extracomunitari, per i quali la legislazione italiana prevede l'obbligo della richiesta di soggiorno anche per periodi di permanenza inferiore ai tre mesi.
La prima formulazione limitava ai soggiorni di durata superiore a tre mesi l'obbligo di richiesta del permesso di soggiorno e, per i soggiorni di durata inferiore, richiedeva che lo straniero dichiarasse semplicemente la sua presenza all'ufficio Pag. 21di polizia di frontiera. Lo stesso articolo abrogava la disciplina che pone a carico di chi nel territorio ospiti e dia alloggio a stranieri l'obbligo di comunicazione, entro 48 ore, all'autorità locale di pubblica sicurezza. La lettera d) estendeva la disciplina dell'espulsione amministrativa ai casi in cui lo straniero non avesse compiuto la dichiarazione di presenza in questi termini, salvo il caso di forza maggiore.
Nel corso dell'esame del disegno di legge al Senato sono state apportate modifiche importanti. Sono state soppresse le lettere a), b) e c) del comma 1 e la lettera d) è stata completamente riformulata, applicando la nuova disciplina dell'espulsione amministrativa all'ipotesi in cui lo straniero non effettui nei termini prescritti la comunicazione di cui al comma 1-bis dell'articolo 27 del testo unico in materia di immigrazione.
In sostanza, nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione al Senato, con un emendamento approvato in Commissione in sede referente sono state soppresse, ripeto, le lettere a), b) e c) del comma 1 dell'articolo 5 ed è stata riformulata la lettera d). La disciplina che è stata eliminata dal testo originario, tuttavia, in base a ciò che è stato concordato con i partiti dell'opposizione, ha formato oggetto di un disegno di legge già approvato in sede deliberante dalla Commissione Affari costituzionali del Senato.
Il nuovo comma 1-bis dell'articolo 27 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, prevede che, nel caso in cui i lavoratori, così come precedentemente individuati, siano dipendenti regolarmente retribuiti dai datori di lavori, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato membro dell'Unione europea, il nulla osta al lavoro sia sostituito (così prevede la nuova formulazione) da una comunicazione, effettuata dal committente, del contratto in base al quale la prestazione di servizi ha luogo. Unitamente a questa comunicazione, deve essere presentata una dichiarazione del datore di lavoro.
PRESIDENTE. Onorevole Germontani...
MARIA IDA GERMONTANI. Riteniamo che il disegno di legge già approvato al Senato ci consentirà di trattare (questo è il punto importante) un tema così rilevante e delicato in una sede più opportuna e soprattutto renderà possibile quel dibattito parlamentare che, invece, sarebbe stato costretto in sede di conversione del decreto-legge oggi al nostro esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 411
Votanti 401
Astenuti 10
Maggioranza 201
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 235).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e Fugatti 5.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, mi riallaccio a quanto stavo affermando in precedenza.
Su un provvedimento riguardante la vigilanza bancaria e le finanze, il Governo, in Commissione, intervenendo «a gamba tesa», ha cercato di modificare la cosiddetta legge Bossi-Fini. Ovviamente, vi è stata l'opposizione da parte della Lega Nord. Gli emendamenti sono stati stralciati e sembrava - lo ripeto, sembrava - che la cosa fosse finita lì.Pag. 22
Invece, il Governo, attraverso il decreto-legge, di cui stiamo discutendo la conversione in legge, ha riproposto le stesse modifiche alla legge sull'immigrazione che aveva presentato precedentemente. In pratica, gli emendamenti che erano stati stralciati nella Commissione della Camera dei deputati sono stati ripresentati al Senato sotto forma di disposizioni all'interno del decreto-legge in oggetto.
Cosa prevedono queste disposizioni? Si stabilisce che non serve più il permesso di soggiorno a chi resta in Italia per meno di novanta giorni. Il permesso di soggiorno viene sostituito da una semplice comunicazione da trasmettere alle autorità competenti entro sette, otto giorni. Il clandestino che entra in Italia e vi resta meno di tre mesi, dunque, non viene considerato clandestino (infatti, è sufficiente che faccia la comunicazione), negando il concetto che è alla base della legge Bossi-Fini, cioè che chi arriva in Italia ha l'obbligo di possedere un permesso di soggiorno (altrimenti è clandestino), collegato alla presenza fisica e all'attività lavorativa; quindi, avrà di che sostenersi e la solidità finanziaria che gli viene garantita dal contratto di lavoro. Questo è il nucleo fondante della legge sull'immigrazione Bossi-Fini.
Al Senato, il nostro gruppo ha portato avanti una fortissima opposizione sia in Commissione sia in aula e, fortunatamente, anche questa volta, il Governo ha deciso di fare marcia indietro sulla gran parte delle disposizioni prevista nel testo originario del decreto-legge. Ha fatto marcia indietro sulla non necessità di possedere il permesso di soggiorno per chi resta in Italia per meno di novanta giorni. Questa parte è stata espunta grazie - lo ripeto - all'opposizione della Lega nord al Senato sia in Commissione sia in Assemblea. Si è trovato il modo per far sopprimere al Governo e alla maggioranza quanto previsto nel comma contestato. Si è, tuttavia, mantenuto un aspetto, a nostro avviso, negativo: si prevede per le imprese comunitarie che, ad esempio, erogano servizi in Italia, dopo aver vinto un appalto, la sostituzione del cosiddetto nulla osta, che era necessario per i lavoratori anche extracomunitari impiegati da tali aziende, con una semplice comunicazione del contratto.
Potrebbe accadere il fatto grave di un'impresa rumena che svolge attività di impresa in Italia, dopo aver vinto un appalto, e che può impiegare, senza il nulla osta, i propri dipendenti rumeni o lavoratori extracomunitari. Ciò potrebbe essere un escamotage per la loro permanenza sul nostro territorio.
Noi vogliamo denunciare un aspetto politico: questo Governo, dopo quasi un anno, non è ancora riuscito, nonostante i tanti annunci e le tante parole che sono state spese al riguardo, a predisporre un serio disegno di legge sull'immigrazione da esaminare all'interno delle Commissioni competenti per discuterlo complessivamente, senza colpi di «qua» e di «là», come stiamo assistendo in questa fase.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vorrei unirmi alle considerazioni del collega Fugatti su questa materia controversa che spesso divide gli schieramenti a livello concettuale. In questo caso specifico, la si collega al tema del lavoro.
Non possiamo non stigmatizzare il fatto che vi sia stato da parte del Governo il tentativo, per nulla evidente e manifesto, anzi direi piuttosto subdolo, di modificare, attraverso l'introduzione in questo specifico articolo di una disciplina normativa che poi è stata espunta al Senato (quindi oggi non è in discussione la formulazione originaria di tale articolo), la normativa della cosiddetta legge Bossi-Fini che ha dato vita ad un confronto ampio e, a volte, aspro tra i diversi schieramenti; si tratta, tuttavia, di una normativa che è stata portata avanti con coerenza dal centrodestra nel corso dei cinque anni di Governo.
Crediamo che, in termini di metodo, non sia giusto né corretto! Peraltro, ci teniamo in questa sede a sottolineare che non è la prima volta che accade che su un tema come questo si introducano modifiche Pag. 23siffatte, inserendole tra le righe di un decreto-legge (prima il collega Fugatti ha citato la normativa sulla vigilanza bancaria dove in passato sono state inserite norme di questo genere da parte del Governo).
È stato affrontato non in maniera diretta, trasparente, serena e ampia, un tema che, a nostro avviso, merita, al di là delle posizioni che si scelgono di tenere sulla problematica dell'immigrazione, un confronto ampio, sereno, trasparente e pulito, senza prevedere l'inserimento delle relative disposizioni all'interno di una decretazione d'urgenza che contiene norme anche su materie che non riguardano questo tema.
È, pertanto, condannabile l'atteggiamento iniziale del Governo, anche se è apprezzabile il suo ripensamento, perché evidentemente vi è stata una presa di coscienza di una forzatura evidente su tale tema.
Crediamo che forzature di questo genere siano state compiute non solo su questo tema particolare, vale a dire l'immigrazione. Nel caso specifico, tali forzature erano finalizzate a far «saltare» il concetto di clandestinità, nonché la previsione di legare la presenza del soggetto extracomunitario, all'interno del territorio comunitario e del nostro, esclusivamente a ragioni di carattere e di natura professionale. Pertanto, si è un po' usciti dal seminato!
Vorrei osservare, peraltro, che si è cercato di fuoriuscire anche da quelle direttrici che possono collegare il provvedimento d'urgenza in esame a tale materia, vale a dire alla disciplina del lavoro ed ai rapporti di lavoro presso le imprese iscritte ai registri comunitari, anche se esse dovessero impiegare dipendenti extracomunitari.
Noi riteniamo che, oltre a questo, vi siano stati anche altri precedenti assai gravi. Ricordo che, fino a qualche tempo fa, discutevamo di come, all'interno del cosiddetto decreto-legge Bersani sulle liberalizzazioni (sul quale è stata successivamente posta la questione di fiducia), fossero state inserite proprio alcune brevi disposizioni che modificavano un assetto coerente, importante ed ampio del sistema scolastico.
Rilevo come sia legittimo dividersi su tale assetto, ma non operare in maniera subdola, come si è tentato di fare, attraverso l'introduzione di norme volte a stravolgere l'impianto della cosiddetta riforma Moratti. Alla stessa stregua, quindi, ci siamo ritrovati, in sede di esame da parte del Senato, lo stesso problema per quanto concerne la normativa in materia di immigrazione.
In linea generale, crediamo che, malgrado il ravvedimento del Governo, sia necessario, colleghi, far sempre presente tale questione agli amici dell'Esecutivo. In questo caso, il sottosegretario Grandi è una presenza isolata: infatti, almeno ieri aveva il conforto della vicinanza della collega Bonino...
PRESIDENTE. Deve concludere...
SIMONE BALDELLI. Oggi, invece, si trova ancora da solo; tuttavia, credo che potremmo fare appello alla sensibilità del sottosegretario di Stato Grandi per ricordare, ancora una volta, che nell'aula di Montecitorio viene avanzata una forte censura nei confronti del Governo, invitandolo a non apportare modifiche a riforme importanti attraverso «un paio di righe» contenute all'interno di decreti-legge che trattano tutt'altre materie!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, chiedo innanzitutto di apporre la mia firma all'emendamento presentato, all'articolo 5 del decreto-legge in esame, dal collega Fugatti, della cui amicizia mi onoro. Intendo ribadire, inoltre, il nostro disappunto sull'articolo in oggetto, poiché il vostro disegno è ormai evidente.
Dopo aver fatto approvare il decreto-legge sulle liberalizzazioni, infatti, adesso volete far passare il presente provvedimento, in modo da annullare la società Pag. 24italiana! Ricordo che, la scorsa settimana, avete fatto approvare la modifica costituzionale che stabilisce che l'italiano è la lingua ufficiale della Repubblica; questa settimana, invece, volete...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
STEFANO ALLASIA. ...annientare la società italiana annullando il lavoro italiano!
Pertanto, attraverso la richiesta di sottoscrizione dell'emendamento Fugatti 5.3, annunzio il mio sostegno a tale proposta emendativa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e Fugatti 5.3, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 236).
Prendo atto che la deputata Balducci non è riuscita a votare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 11,45)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, rilevo che stiamo valutando il comportamento di soggetti che non riescono ad adempiere ad una situazione soggettiva necessaria: quindi, con le precedenti proposte emendative, si è tentato di eliminare la parte del testo dell'articolo 5 del provvedimento che recitava: «(...) salvo che il ritardo sia dipeso da forza maggiore (...)».
Visto che non è possibile realizzare ciò, a mio avviso sarebbe opportuno, proprio nell'interesse dei soggetti coinvolti - vale a dire, onde evitare che il concetto di «forza maggiore» possa successivamente ingenerare equivoci -, sostituire le parole: «da forza maggiore» con le seguenti: «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente», come propone il mio emendamento 5.4.
Ciò perché, purtroppo, confondiamo spesso i soggetti che hanno la volontà di adempiere, anche se in ritardo, alle nostre richieste di regolarizzarsi con persone che, invece, non intendono farlo. Quindi, ritengo fondamentale, in questa fase, cercare di sostituire, all'interno dell'articolo 5, il periodo equivoco.
Signor Presidente, ho letto gli ordini del giorno presentati fino a questo momento. È stato detto, sin dall'inizio dell'esame del provvedimento, che tutte le proposte emendative che avrebbero potuto dare luogo a modifiche utili, ma che non avrebbero potuto essere approvate - per la sola ragione che il decreto-legge non può utilmente tornare al Senato -, sarebbero state trasformate in documenti di indirizzo al Governo.
Com'è noto, ciascun parlamentare può presentare un solo ordine del giorno. In questo senso, ho già sottoscritto e presentato, anche d'accordo con alcuni parlamentari della maggioranza, alcuni ordini del giorno.
Sarebbe interessante che qualcuno si facesse portavoce della situazione presa in considerazione dal mio emendamento in modo da tenere ben distinte le parole « da forza maggiore» - abbastanza opinabili - dalle parole «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente». L'approvazione del mio emendamento consentirebbe di salvare quegli stranieri, quegli extracomunitari che non adempiono nei termini previsti per cause oggettivamente impraticabili.
REMIGIO CERONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
REMIGIO CERONI. Signor Presidente, desidero segnalare - purtroppo, lo debbo fare alla Presidenza - un problema che ho in precedenza sottoposto all'attenzione dei commessi.
L'aria condizionata che giunge in direzione del settore in cui sediamo io ed altri colleghi rende la nostra presenza in aula assolutamente difficile. Ogni volta che torniamo a casa la sera abbiamo il naso chiuso. Ogni nostro precedente tentativo di risolvere il problema è stato finora vano.
Signor Presidente, vorremmo che l'aria condizionata fosse regolata in maniera diversa e, in particolare, che di essa si facesse a meno nei giorni in cui in aula non c'è calura particolare.
Sottopongo questo problema all'attenzione della Presidenza affinché essa se ne faccia carico (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Ceroni, gli uffici della Camera mi hanno informato di aver già contattato i tecnici per risolvere questo problema. Mi pare di capire, quindi, che gli uffici stiano lavorando a tal fine.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, chiedo di apporre anche la mia firma sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.4 perché con esso si chiede di sostituire le parole « da forza maggiore» con le seguenti: «da eventi indipendenti dalla volontà del richiedente», e, conseguentemente, apporta dei miglioramenti al testo del provvedimento.
Emendamenti come quello al nostro esame, oltre ad essere migliorativi del testo, sono da appoggiare e da sottoscrivere con l'obiettivo preciso di non abbassare la guardia su tale questione, al pari di come abbiamo fatto in precedenza quando è stato presentato all'esame dell'Assemblea un provvedimento avente carattere prettamente economico, il cosiddetto Basilea-2, in ordine al quale facemmo presente alla Presidenza della Camera la inammissibilità, poi riconosciuta, di un articolo che era esattamente dello stesso tenore di quello presentato al Senato in questo provvedimento.
Per il gruppo di Alleanza Nazionale la cosiddetta legge Bossi-Fini deve essere difesa; si tratta peraltro di una normativa che reca il nome del nostro presidente di partito. Noi non abbasseremo assolutamente la guardia e non permetteremo che in provvedimenti, che hanno tutt'altro contenuto e tutt'altro oggetto, siano inseriti articoli che vanno a minare il significato delle disposizioni contenute nella cosiddetta Bossi-Fini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per annunciare la piena adesione e per chiedere di aggiungere anche la mia firma sugli emendamenti Gioacchino Alfano 5.2 e 5.4 rispetto ai quali ritengo opportuna e significativa una lettura combinata.
Si tratta, infatti, di rilevare l'impropria dizione utilizzata nel testo proposto in punto di diritto e di sottolineare invece la migliore aderenza della formulazione proposta con l'emendamento Gioacchino Alfano 5.4 perché rispondente a criteri di responsabilità personale, sicuramente rilevanti perché inerenti la qualificazione della condotta, virtuosa o meno, del soggetto.
In conclusione, stigmatizzo anch'io la scelta del Governo di modificare un'importante legge del passato Governo attraverso un percorso sicuramente improprio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, mi chiedo se in questa aula ci siano Pag. 26dei comunisti. Non voglio ripercorrere la strada che hanno già percorso alcuni colleghi in ordine al meccanismo di elusione della legge Bossi-Fini.
Qui siamo di fronte ad un'ipotesi abbastanza seria, cioè, quella di prevedere che un'azienda - per esempio rumena - intraprenda un'attività in Italia e, ove non abbia un numero sufficiente di lavoratori di casa sua, assuma, con estrema facilità, lavoratori di casa nostra (cioè, che stanno in Italia, anche extracomunitari).
Il problema è semplicissimo: così facendo si vengono ad eludere cinquant'anni di lotta sindacale, condotta dalla sinistra in questo paese. Attraverso tale lotta si è ottenuto, per esempio, che l'articolo 36 della Costituzione, ritenuto originariamente in giurisprudenza un articolo prescrittivo (ossia tale da presupporre una legge che lo attuasse) fosse un articolo ad applicazione diretta: tutti i giudici, richiamando quell'articolo 36 della Costituzione, applicano i contratti collettivi di lavoro. Ebbene, ciò vale per tutti tranne che per i cittadini extracomunitari.
Quindi, con questo testo si arriverà ad una situazione paradossale per cui i cittadini extracomunitari che lavorano in Italia potranno legalmente essere sfruttati perché, in base a questa legge, non si applicherà più l'articolo 36 della Costituzione ma, al contrario, il contratto di origine. Una soluzione del genere penso sia non solo fuori dal mondo ma contraria ad ogni principio di buon senso, nonché ai principi di tutela del lavoratore, propri della sinistra, per cui, pongo nuovamente la domanda: qui dentro, ci sono dei compagni?
C'è qualcuno della sinistra che vede queste cose? Qualcuno pensa che forse i sindacati abbiano una loro utilità? Questa è la situazione e il risultato di questo provvedimento: ci saranno delle persone che potranno essere sfruttate! Ringrazio, quindi, le sinistre a nome dei datori di lavoro sfruttatori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 230).
Avverto che della serie di emendamenti a scalare da Fugatti 5.5 a Fugatti 5.8 porrò in votazione il primo e l'ultimo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.5. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, intervengo su questo emendamento perché lo spirito che ha portato alla presentazione del medesimo è lo stesso che ha portato all'attività emendativa con riferimento all'articolo 5 del provvedimento in esame.
Il contenuto di questo articolo per noi non va, posto che si tratta di un'ennesima norma di semplificazione per quanto riguarda l'ingresso di cittadini stranieri sul nostro territorio. Ogni giorno se ne inventa una, non per restringere le maglie ma per semplificare l'ingresso degli stranieri. Infatti, il nulla osta per l'ingresso dei dipendenti stranieri di datori di lavoro intracomunitari viene sostituito con una comunicazione. È ovvio che esiste una differenza tra nulla osta e semplice comunicazione. Insomma, tutto è preordinato per semplificare l'ingresso degli stranieri sul nostro territorio a vario titolo.
Non soltanto siamo contrari nel merito a questa norma, ma, soprattutto, non ne approviamo la forma, posto che si tratta di una modifica della legge Bossi sull'immigrazione. Non ci va bene il fatto che essa sia contenuta in un provvedimento totalmente eterogeneo.Pag. 27
Registriamo, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, che poi ratifica i provvedimenti in Parlamento, un sistematico smantellamento dell'impianto della legge Bossi, attraverso una serie di atti - per la verità, anche di dichiarazioni - posti in essere dall'inizio di questa legislatura.
Aspettiamo con «ansia» anche la proposta di modifica complessiva, che è già stata annunciata ai quattro venti dal ministro Ferrero. I risultati di questa impostazione sono però sotto gli occhi di tutti. Abbiamo avuto un aumento degli sbarchi clandestini sul nostro territorio, un aumento delle presenze clandestine sul nostro territorio ed un peggioramento delle condizioni di sicurezza e di vivibilità all'interno delle nostre città. Questi fatti dimostrano come l'impostazione che voi state dando sia completamente sbagliata, contro gli interessi dei cittadini e come rappresentante della Lega dico soprattutto contro gli interessi dei cittadini del nord, che più di tutti patiscono gli effetti di un'immigrazione indiscriminata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Anch'io vorrei svolgere qualche considerazione a questo proposito, riagganciandomi all'intervento svolto dal mio collega, per denunciare che questa sinistra, pur di aprire le porte a questa immigrazione continua, a questo fiume, a questa valanga di immigrati, è anche disposta ad andare contro tutte le norme che tutelano i diritti dei lavoratori! Così come sono disposti a farli vivere nelle tane, come bestie, perché loro non amano gli extracomunitari. Loro vogliono soltanto stravolgere la nostra società, distruggerla. Vogliono portare la società italiana a non essere più quella delle proprie tradizioni, della propria storia e della propria cultura. Vogliono portare avanti una società priva di tutto questo, una società che i nostri figli fra qualche anno non riconosceranno più (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Solo per registrare un dato di fatto. L'immigrazione è un problema in tutta Europa. Bisogna regolamentarla e credo che la Bossi-Fini abbia dato al riguardo un esempio in Europa, legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro. Quello che trovo quanto meno singolare è che per fare delle «marchette politiche» ad una componente della maggioranza si continua surrettiziamente ad aggirare l'impianto della Bossi-Fini in modo non ufficiale, ma ufficioso. Non si ha ancora il coraggio di fare proposte per garantire la regolamentazione dell'immigrazione in modo equilibrato e si cerca surrettiziamente con questi provvedimenti di aggirare la normativa vigente, semplicemente per fare delle «marchette politiche» di volta in volta all'estrema sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Con riferimento a questi emendamenti a scalare, che peraltro desidero sottoscrivere, vorrei evidenziarne il contenuto. Riteniamo infatti opportuno ridurre le tempistiche previste dalla norma e sarebbe cosa gradita che l'Assemblea si esprimesse a favore della riduzione più estrema, che dimezza il tempo previsto dalla norma. Ciò a favore esclusivamente del popolo italiano, del quale si fa in quest'aula tanta menzione, ma che poi viene dimenticato nelle concrete proposte avanzate in questi mesi dalla sinistra e viene danneggiato ulteriormente con questa disposizione. In tale disposizione c'è infatti un cavallo di Troia, che secondo la Lega va esclusivamente a danno dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Pag. 28
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 239).
Prendo atto che il deputato Mellano non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto altresì che il deputato Forlani non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbe voluto esprimere uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo per continuare il discorso svolto in precedenza. Noi abbiamo idee molto chiare in materia di immigrazione: non le abbiamo mai nascoste, le abbiamo sempre manifestate.
Fin dal momento in cui siamo andati al Governo, ci siamo seduti intorno a un tavolo, abbiamo definito la nostra linea e l'abbiamo proposta ai nostri alleati. Abbiamo cercato di trovare con i nostri alleati la cosiddetta «quadra», abbiamo predisposto un provvedimento, lo abbiamo presentato in Assemblea e lo abbiamo approvato.
Ormai, è passato un anno da quando il centrosinistra è al Governo; lo stesso centrosinistra che durante la campagna elettorale affermava che sarebbero state abrogate le cosiddette leggi Biagi e Bossi-Fini, nonché la riforma sulle pensioni. È passato tanto tempo e, siccome non sono in grado di trovare un accordo su nulla, tentano di modificare con interventi disorganici la legge sull'immigrazione.
Noi non condividiamo nulla di quanto sostenete in materia di immigrazione né le vostre intenzioni. Però, riteniamo che dobbiate seguire un processo più democratico, trasparente, lineare e corretto: presentare un disegno di legge alle Commissioni competenti e discuterlo in Assemblea. Se sarete in grado di trovare la «quadra» lo farete; altrimenti - come penso accadrà - non potrete farlo.
Tuttavia, riteniamo che agire in questo modo sia irrispettoso nei confronti dei cittadini e nei confronti di coloro che dovranno applicare tale normativa. Qui le leggi vengono modificate dalla mattina alla sera, i decreti-legge vengono convertiti in legge oppure non vengono convertiti e vi è incertezza anche sugli emendamenti da approvare: non c'è nulla di chiaro! Ciò è quanto sta accadendo in materia di immigrazione ad opera di questo Governo.
Manca una regia generale: si intraprendono azioni una tantum, tanto per accontentare qualche sensibilità particolare della sinistra, per far sì che si dica: guardate quanto siamo bravi, stiamo smantellando la legge Bossi-Fini! In realtà, non siete nemmeno in grado di mettervi d'accordo su un progetto di legge generale!
Per quanto riguarda la modifica in esame, riteniamo che le affermazioni dell'onorevole Brigandì siano vere.
Vi è poi un altro aspetto: secondo la legge nazionale le imprese italiane che assumono extracomunitari devono procurarsi il permesso di soggiorno che viene concesso se ricorrono determinate condizioni, anche restrittive, come stabilisce la cosiddetta legge Bossi-Fini.
Supponiamo che un'altra impresa comunitaria venga a lavorare sul nostro territorio, avendo vinto un appalto e fornendo, ad esempio, dei servizi. Prima della modifica che state proponendo, per i lavoratori extracomunitari di queste imprese si richiedeva un'autorizzazione e l'obbligo del visto d'ingresso. Ciò era quanto previsto dalle leggi precedenti ed era in linea con quanto si richiede alle nostre imprese. Pag. 29Esse sono tenute a richiedere i permessi di soggiorno, così come per i lavoratori extracomunitari impiegati nelle imprese comunitarie che lavorano in Italia occorreva richiedere un visto di ingresso. Ciò metteva sullo stesso piano tali imprese.
Oggi, può accadere che l'impresa italiana debba richiedere il permesso di soggiorno per i suoi lavoratori, seguendo, giustamente, tutte le trafile burocratiche ed adempiendo ai controlli necessari, mentre un'impresa comunitaria, proveniente da un paese in cui non sono previste normative specifiche per l'assunzione di extracomunitari, non sia più tenuta a presentare il visto di ingresso (perché voi state eliminando questo obbligo), essendo sufficiente una semplice comunicazione.
In altri termini, si facilita l'impresa comunitaria rispetto a quella italiana. Ciò in quanto noi - giustamente - abbiamo predisposto una legge sull'immigrazione restrittiva, la cosiddetta legge Bossi-Fini. Le nostre imprese che assumono lavoratori extracomunitari sono soggette a controlli maggiori rispetto a quelli riguardanti le imprese che lavorano in Italia e che provengono da paesi in cui le leggi sull'immigrazione per l'assunzione di soggetti extracomunitari sono meno restrittive. Crediamo che tale aspetto debba essere valutato in questa sede.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 231).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Onorevole Presidente, intervengo anche per concludere il pensiero già espresso dianzi; ci troviamo, infatti, in una situazione abbastanza tragica, con un centrodestra guidato da un esponente del capitale ed una maggioranza anch'essa guidata da un rappresentante del capitale - un capitale diverso, ma si tratta pur sempre di capitale -, mentre ai lavoratori non pensa nessuno.
Speravo che in questa Assemblea vi fosse qualche comunista che vi pensasse, ma evidentemente non c'è. Se svolgo tale considerazione è dunque perché il provvedimento non ha previsto l'applicazione dell'articolo 36 della Costituzione alle aziende extracomunitarie che operano in Italia. Abbiamo riempito la letteratura in materia di contributi sulla stabilità del posto di lavoro e sull'applicazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori; abbiamo riempito altresì le campagne elettorali con gli argomenti di una retribuzione equa e dell'applicazione degli articoli 7 e 18 dello Statuto dei lavoratori, e via dicendo. Si tratta di una serie di garanzie sorte a tutela di un lavoro serio, libero e dignitoso; ma, al riguardo, si fronteggiano due interessi. Da un lato, si vorrebbe un ingresso indiscriminato degli extracomunitari in Italia, ritenendo che, una volta entrati e ottenuto il diritto al voto, costoro votino per il proprio partito; dall'altro, si vorrebbero, evidentemente, salvaguardare i principi affermati nel tempo dalle lotte dei lavoratori, principi risalenti già al 1948.
Nel confronto dei due interessi è prevalso quello di bottega. I comunisti non esistono più e quindi si fa in modo di avere, in questa Italia, lavoratori a due velocità delle quali una non implichi l'applicazione di tutte le guarentigie. Ciò è grave anche perché crea due pesi e due misure con riferimento allo stesso datore di lavoro; infatti, se quest'ultimo, pur essendo comunitario, proviene tuttavia da Pag. 30un Paese dell'Est, sosterrà costi del lavoro minori e potrà quindi occupare appalti e commesse, a tutto vantaggio, evidentemente, del suo Paese. Ciò peraltro non nuocerebbe nell'ambito di una concorrenza leale; evidentemente, infatti, la migliore organizzazione dell'azienda ne favorisce reddito e utili. In questo caso, però, emerge che l'utile viene realizzato non sulla base di un meccanismo che premia l'organizzazione, il mercato, l'inventiva e via dicendo: no, il meccanismo si basa, invece, sulla «pelle» di coloro che lavorano ovvero sulla pelle di quanti, pur lavorando nello stesso modo, percepiscono tuttavia una retribuzione inferiore. Ma la sinistra, dov'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, svolgerò una breve e veloce considerazione. Esiste ed è abbastanza diffuso il luogo comune secondo il quale le nostre imprese avrebbero necessariamente bisogno di lavoro extracomunitario. Ciò è in parte vero e in parte frutto di una distorsione.
Certamente, a volte le imprese preferiscono assumere personale extracomunitario perché ottengono dei risparmi, anche se non poi così rilevanti. Tuttavia, i risparmi sussistono semplicemente perché i costi sociali vengono posti a carico dello Stato, in particolare degli enti locali. Nei bei tempi andati, invece, l'imprenditore, quando doveva assumere molto personale, costruiva gli alloggi per gli operai; sarebbe forse il caso che, nel considerare questa operazione di trasferimento della forza lavoro qui da noi, gli imprenditori si facessero carico anche di ciò, senza scaricare i costi sugli enti locali. Infatti, da una attento ed approfondito esame emerge che l'operazione non è vantaggiosa e presenta anzi un costo molto rilevante.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Onorevole Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento e, altresì, per dissentire da quanto detto dall'amico Garavaglia. Infatti, secondo la mia opinione, non bisogna fare in modo di offrire agli imprenditori la possibilità di avere manovalanza a basso costo; anzi, noi dobbiamo impedire che vi sia questa manovalanza a basso costo, soprattutto in nero.
Se la sinistra, non solo quella radicale, fosse coerente con i propri pensieri e con la propria filosofia, dovrebbe tutelare maggiormente il lavoro degli italiani in modo tale da non fare entrare in Italia gli extracomunitari o gli stranieri dell'Unione europea che lavorerebbero a basso costo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, intervengo solo per dimostrare - una volta di più - la malafede di questa sinistra. Voglio usare un termine ancora più forte: l'ipocrisia (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Infatti, la prova provata di queste mie parole - che di certo non invento io - noi l'abbiamo con l'affermazione del ministro Ferrero (Commenti) che proprio sui giornali ha rilasciato una dichiarazione...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
PAOLA GOISIS. È inutile che fischiate, so che la verità vi fa male (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo - Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Vada avanti, onorevole Goisis, per cortesia!
PAOLA GOISIS. Il ministro Ferrero ha rilasciato alla stampa questa dichiarazione: ci vogliono gli extracomunitari nel nostro Paese perché costano la metà di quanto costa un lavoratore italiano. Solo questa affermazione basterebbe a dimostrare quanto siete falsi, ipocriti e in Pag. 31malafede (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.9, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 401
Astenuti 2
Maggioranza 201
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 225).
Prendo atto che il deputato Turco non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gioacchino Alfano 5.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 5.10, perché sembra chiarire meglio quanto previsto dal provvedimento. Tale emendamento propone di inserire la parola «legale», al comma 1, lettera b), capoverso 1-bis dell'articolo 5, dopo le parole «aventi sede». La norma dispone che «i lavoratori dipendenti, regolarmente retribuiti da datori di lavoro, persone fisiche o giuridiche, residenti o aventi sede in uno Stato dell'Unione europea» eccetera, senza specificare di quale sede si tratta. Non è una semplice sede, ma una sede legale.
L'emendamento dunque va nella direzione di una maggiore chiarezza. Pertanto, chiediamo che, all'interno di un provvedimento che non condividiamo nella sostanza, venga inserita una semplice modifica di questo tipo. È importante che si vada - lo ripeto: pur non condividendo questo provvedimento - verso una linea più chiara. Quello che volevamo comunque evidenziare con i vari interventi e che ho cercato di sottolineare anche prima è che può accadere - o potrebbe accadere o accadrà concretamente - che un'impresa italiana, nel momento in cui assume lavoratori extracomunitari, debba sottostare a tutta una serie di normative - ciò vale anche per i lavoratori italiani - riguardanti il mondo del lavoro, i sindacati, le questioni di igiene, e cosi via, diverse da quelle di tanti altri paesi anche «neocomunitari». Già questa è una differenza.
Si può considerare altresì l'ipotesi, anch'essa diversa, di un'impresa rumena che assume extracomunitari. La legge che noi abbiamo in materia, fortunatamente, è ancora rigida, grazie al fatto che la legge Bossi-Fini è comunque ancora in vigore, e speriamo lo sia ancora per molto. Non sappiamo quali siano le normative degli altri paesi in materia di immigrazione. Magari, sono più lassiste e semplici delle nostre.
Pertanto, la nostra impresa deve sottostare a normative - fortunatamente - restrittive, mentre le altre imprese che vengono in Italia, mentre prima dovevano avere il nulla osta (cosa che, in un certo modo, parificava l'impresa italiana con le nuova impresa), grazie a questo provvedimento, adesso potrebbero mettersi in regola con una semplice comunicazione. In altri paesi potrebbe capitare, invece, che si approvino leggi più blande e meno severe sul fronte dell'immigrazione.
Per questo, l'impresa italiana che assume extracomunitari potrebbe trovarsi in una situazione di disparità rispetto alle altre, che non è spiegata, né specificata, in questo provvedimento.
Questo è un aspetto che deve essere valutato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 32
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 430
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 237).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.14.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, il mio l'emendamento 5.14 è volto ad inserire all'interno del provvedimento - che, non ci stancheremo mai di ricordarlo, noi non condividiamo - le caratteristiche più restrittive e, comunque, più serie rispetto a quanto previsto. Noi vogliamo inserire le parole «debitamente certificata dall'autorità nazionale competente in materia di politiche del lavoro» dopo le parole «prestazione di servizi ha luogo».
Ciò significa che un'impresa comunitaria, che può assumere lavoratori extracomunitari, deve sottostare a determinate normative - in questo caso, riguardano le politiche del lavoro - che, comunque, in Italia sono garantite. Infatti, dobbiamo sempre considerare che siamo un paese con una propria storia, un paese democratico, un paese che ha sempre considerato importanti i diritti dei lavoratori, i diritti sindacali, umani e civili, e, magari, nuove imprese neocomunitarie questi aspetti non li ha - noi diciamo sfortunatamente - ancora approfonditi come lo sono nel nostro paese. Quindi, gli emendamenti cercano di mettere sulla stessa linea, in debita uguaglianza, le nostre imprese rispetto a quelle neocomunitarie che verranno ad insediarsi nel nostro paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.14, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 417
Maggioranza 209
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.15, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 426
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 238).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento Fugatti 5.19 non può che essere approvato. Si tratta di capire come e perché c'è una situazione demenziale, dato che siamo qui a far finta di discutere una cosa sapendo che è già decisa. D'altronde, a parte l'indulto, è stato sempre così: mi dispiace per i colleghi di maggioranza che devono anche loro scaldare la sedia.
In questo caso, la questione è più rilevante e divertente al tempo stesso. La settimana scorsa abbiamo discusso ampiamente sull'ovvietà di inserire in Costituzione il principio secondo il quale l'italiano è la lingua ufficiale: ci pare una cosa abbastanza normale. Amica mia parle el Pag. 33milanes, quand sun chi parle l'italian: normalissimo, quanto a voler star al frances e ingles.
Venendo al merito dell'emendamento, qui si dice che la dichiarazione che devono effettuare i datori di lavoro deve essere fatta in lingua italiana. Quando si è discussa la questione, per noi assolutamente poco rilevante, dell'italiano inteso come lingua ufficiale, alla fine l'argomentazione più importante era che dovevamo fare in modo che l'italiano fosse la lingua ufficiale soprattutto nei confronti dell'esterno.
Questo è proprio un caso emblematico: se una ditta viene in Italia e vuole lavorare, per cortesia, che la sua dichiarazione venga fatta in italiano! Altrimenti, dovremo spendere dei soldi per fare la traduzione, che, soprattutto in enti di piccole dimensioni, non è logico né fattibile.
Pertanto, riteniamo sia necessario approvare questo emendamento. Si tratta di capire come ciò sia possibile, dal momento che questo decreto-legge è così blindato. Io non lo so, non è un problema nostro, ma della maggioranza, che ha deciso di governare in questo modo, approvando decreti-legge, ponendo questioni di fiducia e prendendo in giro tutti i parlamentari.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.19 non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 243).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Fugatti 5.22 e Gioacchino Alfano 5.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brigandì. Ne ha facoltà.
MATTEO BRIGANDÌ. Signor Presidente, intervengo brevemente perché questi emendamenti costituiscono la «prova del nove» dell'esattezza e della giustezza della impostazione che noi vogliamo dare a questo provvedimento.
Noi riteniamo che questo sia un meccanismo surrettizio per cercare di aumentare in ogni modo una immigrazione e, per l'esattezza, quella di cui questo paese non ha bisogno. Il segnale viene dato con questi emendamenti. Se è vero che i lavoratori servono all'azienda che viene da un altro paese comunitario e, quindi, se la comunicazione sostituisce il permesso di soggiorno, è chiaro che la liceità della permanenza sul territorio dello Stato da parte dello straniero, ammesso e non concesso che sia corretta l'impostazione generale di questo provvedimento, dovrebbe cessare nel momento in cui termina il rapporto di lavoro. Questa è una conseguenza logica.
Votare contro questi emendamenti significa andare allo scoperto, nel senso che questo provvedimento non ha il fine di regolamentare una certa situazione, ma quello di aprire le maglie della cosiddetta legge Bossi-Fini, che prevede, invece, una immigrazione corretta, secondo la quale in Italia possono entrare persone che hanno da dare e da ricevere e che intendano inserirsi in maniera seria nel nostro tessuto sociale, non quelle persone che vengono qui per altri fini, delinquenziali ed eversivi.
La logica vorrebbe, quindi, che alla cessazione del rapporto di lavoro consegua l'immediata cessazione della legalità della permanenza dello straniero in Italia, che deve tornare nella situazione quo ante. Una diversa impostazione farebbe emergere, evidentemente, l'indole vera del provvedimento, che ha il fine di provvedere agli ingressi illegali in questo paese. Per tali motivi, credo che questo emendamento debba essere approvato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, i soggetti chiamati in causa in relazione agli immigrati sono diversi, organi dello Stato e datori di lavoro, e a questi ultimi si riferiscono gli identici emendamenti in esame. I presupposti che autorizzano gli immigrati a permanere sul nostro territorio sono vari e i documenti necessari sono richiesti in base ai soggetti che li autorizzano a rimanere in Italia.
Gli identici emendamenti tendono a creare un rapporto diretto tra il datore di lavoro, che concede all'immigrato il documento per ottenere l'autorizzazione a rimanere in Italia per il periodo del rapporto di lavoro, e lo Stato. Nel momento in cui il rapporto tra il datore di lavoro e l'immigrato si interrompe, anche l'autorizzazione a permanere dovrà essere automaticamente rivalutata.
Possiamo dividere l'emendamento in due parti. La prima stabilisce il principio che si interrompa l'autorizzazione a permanere sul nostro territorio e che possa anche essere approfondita. Però, vi è una seconda parte, molto più importante, che stabilisce il principio della comunicazione agli organi competenti per far sapere che il presupposto che ha determinato l'emissione del documento a permanere è stato rimosso.
Per il bene dello stesso immigrato dobbiamo fare in modo che chi autorizza il soggetto a permanere in Italia debba sapere quale fine faccia e, allora, o stabiliamo il principio che una volta autorizzato l'extracomunitario a rimanere in Italia sulla base di un rapporto di lavoro esso rimane ugualmente, anche cessato tale rapporto, e il diritto originario fa in modo che il permesso rimanga o, poiché il permesso è funzionale ad un'attività di lavoro subordinato, nel momento in cui essa si interrompe cessa anche automaticamente l'autorizzazione a permanere sul territorio nazionale.
La seconda parte degli emendamenti che prevede la comunicazione da parte del datore di lavoro o di chi lo ha autorizzato è indispensabile, perché gli stessi soggetti che hanno ricevuto i documenti in funzione del rapporto di lavoro devono sapere se tale autorizzazione si interromperà automaticamente alla cessazione del rapporto di lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Ippolito Vitale. Ne ha facoltà.
IDA D'IPPOLITO VITALE. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento Gioacchino Alfano 5.23. Inoltre, nel fare mie le considerazioni svolte ora dall'onorevole Gioacchino Alfano, vorrei altresì sottolineare che si tratta di emendamenti diretti a ribadire la necessità di collegare la presenza degli immigrati all'effettiva esistenza di un rapporto di lavoro nella duplice preoccupazione di assicurare, attraverso adeguati controlli e precisi obblighi, piena tutela al lavoratore così come alla collettività.
Nel primo caso si tratta di una tutela che garantisca gli immigrati dal rischio di sfruttamento, di lavoro nero e, nel secondo caso, si tratta di una tutela con riferimento alla collettività, tenendo conto del rischio grandissimo che si corre di fronte ad una presenza clandestina non giustificata da ragioni rilevanti come l'esistenza di un rapporto di lavoro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengono soprattutto in riferimento al precedente emendamento, che sottoscrivo insieme all'emendamento Fugatti 5.22. È necessario capire quali siano le motivazioni che hanno indotto la maggioranza a votare contro l'emendamento Fugatti 5.19, volto semplicemente a stabilire che le dichiarazioni fossero redatte in lingua italiana. Capisco che la sinistra cerchi di creare nuovi posti di lavoro, ma non Pag. 35bisognerebbe agevolare soltanto i traduttori con il provvedimento al nostro esame.
Provate a presentare una domanda in un altro paese, non dico gli Stati Uniti ma un paese del «blocco sovietico» o a Cuba, in lingua italiana per lavorare in quel territorio e vedrete se sarà accettata o presa maggiormente in considerazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, si noi no volemo che questo decreto sia la solita bufala della sinistra, è dovere di tutta l'Assemblea votare questo emendamento. Avete detto che il permesso di soggiorno è condizionato al posto di lavoro? È chiaro, quindi, che, venuto meno il posto di lavoro, deve decadere anche il permesso di soggiorno! Ma, mi gho un dubbio: quest'Assemblea, soprattutto una parte di essa, non voterà, dimostrando ancora una volta che la vera volontà della sinistra è di riempirsi ancora di extracomunitari, per cambiare la società della nostra penisola e renderla tutta di un colore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, è un vero peccato che questo provvedimento sia blindato, perché molti degli emendamenti presentati sono di buon senso e migliorativi dello stesso, essendo volti a garantire ulteriormente sia i cittadini italiani sia i cittadini stranieri ed extracomunitari, che vivono e regolarmente lavorano nel nostro territorio. Precisare che la sede delle persone giuridiche deve essere la sede legale o che la dichiarazione deve essere redatta in lingua italiana e sottoscritta da un traduttore abilitato sono tutti interventi migliorativi del testo. In particolare, poi, è di assoluto buon senso quanto indicato dall'emendamento Gioacchino Alfano 5.23, che chiedo di sottoscrivere: si intende precisare che il permesso di soggiorno, essendo condizionato all'esistenza del rapporto di lavoro che ne ha determinato la concessione, cessa quando cessa il rapporto di lavoro. Sono convinta che, se non avessimo la costrizione dell'urgenza sul provvedimento al nostro esame, da noi fortemente criticata per il fatto che si proceda in tal modo su questa materia, troveremmo la condivisione dei colleghi della maggioranza su alcuni di questi emendamenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questi due emendamenti, per motivi leggermente diversi dai colleghi che mi hanno proceduto. Essi vogliono tutelare il lavoratore extracomunitario che cessa da un rapporto di lavoro dipendente e a non lasciarlo in balìa dei soliti kapò che li reclutano per il lavoro nero. Onorevoli colleghi, questa mattina, abbiamo ricevuto, quale gentile omaggio, da parte del senatore Pallaro, un libro che tratta dei nostri concittadini emigrati in Argentina, dal quale si evince che essi si sono integrati in quel paese, perché sono andati a lavorare lì seriamente e alla luce del sole, essendo riconosciuta loro la tutela di non lavorare mai in nero e sotto ricatto. Non possiamo permetterci di lasciare un lavoratore extracomunitario, quando gli viene interrotto il rapporto di lavoro, in balìa di organizzazioni «pseudocriminali o criminali», che li obbligano a lavorare sottocosto, in condizioni precarie e senza sicurezza. Abbiamo fatto venire gli extracomunitari? Allora, dobbiamo tutelarli ed impedire che siano sfruttati. Tra l'altro, il contrasto allo sfruttamento è un tema nostro, della sinistra riformista, e non certo dei padroni o degli sfruttatori.
È per tale motivo che vi invito a riflettere su questi identici emendamenti. Se sarà necessario, rinviamo pure questo provvedimento al Senato e facciamo lavorare i senatori un giorno in più, anche se dovessero stare in Parlamento nel giorno Pag. 36di Pasqua! In tal modo, potremmo augurare veramente una buona Pasqua ai lavoratori stranieri, che non saranno più sfruttati da organizzazioni di tutti i colori, che approfittano della loro debolezza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Fugatti 5.22 e Gioacchino Alfano 5.23, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 428
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 241).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, con questo emendamento si torna a discutere del tema del permesso di soggiorno. In base alla legge cosiddetta Bossi-Fini, il permesso è concesso a chi è presente nel nostro paese e svolge una attività lavorativa. Ancora oggi, fortunatamente, questa parte della legge è in vigore e non è stata cambiata. Stiamo parlando del principio cardine della disciplina dell'immigrazione: uno straniero, presente in Italia, deve avere un lavoro. Queste due circostanze portano alla concessione del permesso di soggiorno perché si ritiene che colui il quale, trovandosi in Italia, abbia un lavoro sia in grado di vivere del proprio, di sostentarsi e di mantenere la propria famiglia. Questo è il principio cardine della legge che, come sappiamo, lentamente sarà smantellato da parte della sinistra, per una pura ragione ideologica. Ciò creerà una serie di problematiche poiché, come afferma il ministro Ferrero, anche nel nostro paese gli stranieri verranno semplicemente alla ricerca di un lavoro, come se ci fosse lavoro per tutti, e non perché abbiano già un lavoro.
Tutto questo causerà gravi effetti soprattutto sulle comunità locali, che sono quelle che subiranno la maggiore presenza di extracomunitari. Non lo affermiamo per ideologia, ma basandoci su un dato di fatto: saranno gli enti locali e le popolazioni residenti a dover sopportare questo problema. So di non essere ascoltato, ma la realtà è questa. Facciamo un esempio, quello dei rom. Abbiamo, anzi, avete approvato in Assemblea una serie di disposizioni riguardanti i cittadini rumeni, a seguito dell'adesione della Romania all'Unione europea. Si tratta di una serie di facilitazioni per la loro circolazione all'interno del nostro paese. Però, andate a visitare le città italiane e andate a vedere quanti sono i rom insediati nelle baraccopoli! La loro presenza grava, oltre che sulle popolazioni residenti, anche sugli enti locali che in qualche modo li devono sostentare e devono trovare loro una sistemazione. Vi illustro l'esempio più evidente. Il sindaco di Trento, Pacher, dei Democratici di sinistra, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornali, a seguito delle proteste delle popolazioni dovute al continuo arrivo di rom, a causa delle leggi che voi avete approvato. Quel sindaco afferma che altri ancora ne arriveranno, perché queste sono le leggi che sono state volute dal Governo. Altri rom arriveranno e altri problemi ci saranno per le popolazioni residenti e per chi si trova a governare gli enti locali, i quali dovranno trovare il denaro, le strutture e un sistema per assicurare una vita decente a queste persone che abbiamo invitato nel nostro paese. Sono state abrogate alcune norme e queste persone sono state illuse sul fatto che avrebbero trovato anche un posto di lavoro, una casa o comunque una abitazione decente rispetto al nostro normale standard. Stanno nascendo baraccopoli non soltanto in alcune, ma in tutte le città italiane. Pag. 37
Questo lo dicono gli amministratori locali del centrosinistra, non lo diciamo noi, che siamo sempre descritti da voi come i soliti razzisti e i soliti ignoranti! Lo dicono, come ripeto, gli amministratori locali di centrosinistra! Oggi sta accadendo quello che noi, a suo tempo, quando è stato approvato il provvedimento relativo ai cittadini rumeni, prevedevamo sarebbe accaduto.
Accadrà lo stesso quando riuscirete - se riuscirete - a scrivere un disegno di legge sull'immigrazione, privo del collegamento tra il permesso di soggiorno e l'attività lavorativa. Accadrà lo stesso, ma non sarà il Parlamento a subirne gli effetti, bensì gli enti locali che quotidianamente devono scontare gli effetti delle norme pazzesche che state introducendo. Andatevi a leggere cosa dice il sindaco diessino di Trento sulle norme che avete approvato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Allasia. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere l'emendamento Fugatti 5.24 e ribadire la disapprovazione del gruppo Lega Nord Padania. Infatti, siamo assolutamente contrari al fatto che gli immigrati, venuti in Italia per lavorare, rimangano sul nostro territorio in assoluta latitanza nel periodo successivo. Vorrei rivendicare infine un vecchio motto piemontese: «Turna a cà tua!».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, la mia idea di immigrazione è molto diversa da quella dell'amico e collega Fugatti, perché ritengo che su di essa vada svolto un ragionamento molto ampio, in particolare sul suo collegamento al tema del lavoro. Inoltre, considero l'immigrazione uno degli elementi virtuosi perché permette l'allargamento della base dei posti di lavoro che, una volta regolarizzata, estende la contribuzione anche ai fini previdenziali. È in gran parte grazie alla presenza di molti immigrati regolarizzati che forse possiamo garantire un futuro ai nostri giovani.
Tuttavia, ciò che condivido dell'emendamento Fugatti 5.24 è proprio il fatto che esso è ispirato al buonsenso. Il testo dell'emendamento in oggetto parla da sé: «Il permesso di soggiorno è revocato all'atto di cessazione del rapporto di lavoro che ne ha determinato la concessione». A me sembra che si tratti di una posizione fin troppo illuminata, di fronte alla quale è difficile dire di no. La legge Bossi-Fini giustamente subordina la presenza sul territorio italiano dell'immigrato non clandestino al rapporto di lavoro. Pertanto, chi ha un rapporto di lavoro può restare sul nostro territorio ed ha diritto al permesso, mentre chi entra clandestinamente, a prescindere quindi da un rapporto di lavoro, deve ricevere una altro trattamento che non può ovviamente essere di accoglienza tout court. In questo senso, considero l'emendamento presentato dal collega Fugatti molto ragionevole e condivisibile. A questo punto cresce il sospetto che la maggioranza tenti in maniera subdola di modificare la normativa della legge Bossi-Fini tramite qualche norma introdotta tra le righe del testo del decreto-legge. Essa si rende conto di aver compiuto un eccesso ed una forzatura al Senato rispetto alle leggi attualmente in vigore, all'impostazione che disciplina l'intero settore dell'immigrazione, alle normative che comminano le sanzioni in caso di clandestinità ed alle norme che riguardano i lavoratori stranieri extracomunitari.
Si tratta evidentemente di un altro elemento che va messo sul piatto della valutazione politica sull'atteggiamento tenuto della maggioranza e del Governo, anche in ordine ad alcuni emendamenti non necessariamente soppressivi - interamente o in parte - di articoli, bensì migliorativi del testo. Le ragioni di tale atteggiamento vanno ricercate nell'impossibilità - denunciata sin dalla discussione generale dal nostro capogruppo in sede di Pag. 38Commissione finanze, onorevole Gioacchino Alfano, e da me personalmente ripresa in sede di intervento sul complesso degli emendamenti - di poter modificare il testo del decreto-legge. Infatti, la maggioranza ed il Governo hanno deciso di tenere in giacenza presso il Senato della Repubblica il provvedimento e di inviarlo alla Camera dei deputati giusto in tempo per la sua conversione, senza dare alcuno spazio alle proposte emendative migliorative.
È evidente che anche di fronte a questo emendamento, che io personalmente condivido anche se in parte distante dalla mia personale posizione in materia di immigrazione, sappiamo già, nel momento in cui lo andiamo ad illustrare, che vi sarà l'ennesima chiusura da parte del relatore e del Governo, non soltanto per questioni di merito, ma proprio per questioni di metodo. Questo provvedimento non può essere modificato di una sola virgola.
Presidente, se noi sfidassimo il Governo a modificare anche una sola virgola di questo provvedimento, per dare un segnale all'opposizione di una certa disponibilità ad accogliere proposte sensate, vedremmo il rappresentante dell'Esecutivo alzarsi e scusarsi di non poter modificare anche una sola virgola per non dover rimandare il testo al Senato per farlo approvare. Nei fatti abbiamo già superato il problema del bicameralismo perfetto, al di là di qualsiasi tentativo di riforma costituzionale che potremmo compiere, perché sappiamo ormai che una sola delle due Camere può approvare o modificare il testo di un decreto-legge, dal momento che il rimpallo dei testi legislativi tra Camera e Senato è abbondantemente superata dal mantenimento del decreto-legge fino quasi alla scadenza del tempo limite per fare in modo che la Camera successiva non possa modificarlo, approvandolo con una specie di voto di fiducia di ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Saluto i docenti e gli studenti delle classi III A e III B dell'Istituto Sacro Cuore di Trento, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bucchino. Ne ha facoltà.
GINO BUCCHINO. Ho seguito gli interventi dei colleghi della Lega Nord, in particolare quello dell'onorevole Fugatti, e vorrei chiedere loro se a loro avviso l'Italia faccia parte o meno dell'Europa o se invece si trovi in Africa, circondata da paesi africani piuttosto che da paesi europei. Ricordo all'onorevole Fugatti che i cittadini rumeni ed i cittadini bulgari sono entrati a far parte dal 1o gennaio di questo anno dell'Unione europea. Posso immaginare che cosa l'onorevole Fugatti vorrebbe fare dei rom, vorrei rilevare però che essi sono cittadini europei e che l'Italia si è adeguata ad un quadro normativo comunitario, recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 marzo di quest'anno, relativo al diritto di soggiorno dei cittadini comunitari in altro Stato.
L'Europa è intervenuta al fine di evitare oneri eccessivi per il sistema di assistenza sociale dello Stato membro ospitante condizionando, quindi, il diritto di soggiorno dei cittadini comunitari al possesso di determinati requisiti. Segnalo che fino ad un periodo inferiore ai tre mesi è prevista la libera circolazione, mentre per un periodo superiore è stato riconosciuto il diritto di soggiorno senza obbligo di chiedere la carta di soggiorno quando il cittadino europeo è lavoratore subordinato o autonomo nello Stato ospitante, dispone di risorse economiche sufficienti, nonché di un'assicurazione sanitaria o altro titolo idoneo, o è iscritto presso un istituto pubblico o privato per seguire un corso di studi.
Voglio chiedere ancora all'onorevole Fugatti se sa che la Romania fa parte dell'Europa così come l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
Pag. 39
GABRIELE FRIGATO. Anche io mi riferisco ad una frase che personalmente non posso assolutamente accettare. Un collega, parlando di temi così delicati come quello dell'immigrazione, ha detto, citando un vecchio proverbio: torna a ca' tua. Penso che si tratti di una frase che veniva rivolta a quei lavoratori che dal Sud del paese venivano verso il Nord. Signor Presidente e colleghi, credo sia giusto ricordare che le nostre città sono migliori anche con il lavoro, anche con il sacrificio e con l'impegno di tanti lavoratori che dal Sud del paese sono venuti a trovare fortuna, facendo la fortuna dell'intero paese, anche del Nord.
Cari colleghi della Lega, non è certamente cavalcando le paure che possiamo pensare ad un paese migliore!
PRESIDENTE. Onorevole Frigato...
GABRIELE FRIGATO. Per fortuna, il paese ha capito la vostra demagogia, la vostra incapacità di produrre qualcosa, di pensare qualcosa, di operare in una società pluralista, complessa e multirazziale!
PRESIDENTE. La prego...
GABRIELE FRIGATO. Colleghi, penso che, qualche volta, anche voi dobbiate fare conti con il tema dell'integrazione sociale (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor presidente, vorrei rispondere brevemente al collega Bucchino. È vero che la Romania è nell'Unione europea (infatti, i contributi comunitari destinati al meridione sono stati dimezzati, proprio a causa di questo allargamento), ma non è questo il tema.
Sappiamo che in Europa vi era la possibilità di una moratoria sugli accessi. L'Italia, a differenza di altri paesi europei, ha scelto di non applicare questa moratoria. Risultato: si prevede l'accesso in Italia di circa 250 mila fra rumeni e bulgari. In base a quanto risulta agli uffici della Camera dei deputati, ciò costa circa 60 milioni di euro. C'è chi afferma che così va bene. Noi sosteniamo che chi arriva in Italia ha il diritto di vivere in maniera civile, non nelle baraccopoli! Certamente, non risolviamo il problema dell'immigrazione facendo venire tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e del deputato Armani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, sui giornali di oggi, buona parte della maggioranza si straccia le vesti perché Telecom rischia di non essere più italiana. Poco fa, avete respinto alcune proposte emendative. Conseguentemente, si consegnerà il mercato del lavoro del nostro paese agli imprenditori delle aziende interinali dell'Est. Eppure, inspiegabilmente, non si parla di italianità.
La settimana scorsa, in quest'aula, avete sottolineato l'importanza di parlare la lingua italiana. Eppure, poco fa, è stato respinto un emendamento che stabiliva che, per entrare nel nostro paese, occorre conoscere la nostra lingua. Ed ora, ci ricordate che la Romania è entrata in Europa.
Vorrei ricordare che anche la Gran Bretagna fa parte dell'Europa, anzi è uno dei paesi fondatori dell'Europa. Ciononostante, non ha aderito a Schengen e non fa la politica delle «porte aperte», senza alcun parametro, nei confronti degli immigrati, al fine di garantire, nel proprio paese, il rispetto delle proprie leggi, della sicurezza e del mercato del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, non dobbiamo dire alla manovalanza extracomunitaria: «Torna a casa Pag. 40tua!». Dobbiamo essere solidali e sicuramente dire: «Rimani a casa tua!». Infatti, il compito dell'Europa deve essere quello di favorire la permanenza sul territorio nativo di ciascun cittadino libero europeo.
Per questo motivo, il parere favorevole su questo emendamento deve essere espresso dalla maggioranza di questa Camera, affinché ciò possa significativamente migliorare e perfezionare questa norma.
STEFANO ALLASIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, intervengo perché sono stato tirato in ballo.
Per quanto riguarda l'integrazione, sarebbe piacevole un'integrazione coerente ed omogenea, ma non mi sembra sia così, da quanto si evince dalle dichiarazioni dell'imam di Torino che ha fatto certe considerazioni, non solo sui piemontesi, ma, in generale, sugli italiani! Perciò, rimangiatevi le vostre parole!
Inoltre, sarebbe cosa gradita, da piemontese, che non fosse storpiata l'espressione dialettale «turna a cà tua!», che in italiano vuol dire: torna a casa tua. Io, che non storpio le altre lingue locali (napoletano, siciliano o lombardo), mi sento offeso come piemontese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
Vorrei che la Presidenza riprendesse questi atteggiamenti offensivi nei confronti del grandioso popolo piemontese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.24, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 409
Astenuti 12
Maggioranza 205
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 242).
Prendo atto che la deputata Siliquini non è riuscita a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame è un corollario del precedente. Vorrei, tuttavia, che si svolgesse un ragionamento una volta tanto sereno e razionale sul tema dell'immigrazione.
Il testo della proposta emendativa risulta del seguente tenore: «L'Autorità di pubblica sicurezza monitora l'effettiva sussistenza del rapporto di lavoro presupposto della concessione del permesso di soggiorno e segnala tempestivamente la sua avvenuta cessazione ai fini della revoca».
Una certa parte di questo Parlamento è convinta che tutti i problemi si risolvano una volta che si giunge nel nostro paese, ma purtroppo non è così perché la soluzione ai medesimi si rinviene solo se la persona, dopo essere entrata in Italia, trova un lavoro ed una casa, integrandosi in modo effettivo.
Cosa succede, invece, a chi, non entrando in questo circuito, non trova un lavoro regolare? Delle due l'una: se cessa il suo rapporto di lavoro, deve trovarne un altro. È opportuno che lo si sappia per adottare i giusti provvedimenti, quanto meno per fornire aiuto nella ricerca di un nuovo posto di lavoro, altrimenti, l'immigrato che perde il posto di lavoro entra automaticamente in una condizione di irregolarità e diventa manovalanza della criminalità organizzata. Non penso che nemmeno la sinistra più estrema sia favorevole a questo processo! Figuriamoci poi per chi giunge in Italia, senza avere mai avuto un posto di lavoro! Che le Pag. 41autorità di pubblica sicurezza non debbano verificare questa condizione, ci pare assolutamente fuori da ogni logica!
Vorrei chiarire un concetto: la Lega Nord non è contro l'immigrazione in quanto tale o chi giunge in Italia, lavora onestamente e paga le tasse, contribuendo al benessere della Padania e del paese. Ci mancherebbe altro! Siamo contro chi giunge e rimane in Italia in maniera irregolare e, pertanto, vogliamo che entri nel nostro paese, vivendo in maniera civile e decente!
Vorrei fare un esempio. Nel mio piccolo comune sono stati istituiti due servizi a tutela e a supporto della maternità: un Centro Aiuto alla Vita (un CAV) ed un centro tutela minori, a supporto di coloro che sono allontanati dalle famiglie.
Ebbene, l'utenza di questi servizi è costituita al 90 per cento da immigrati. Quindi, noi non siamo cattivi e razzisti come amate dipingerci! Quando qualcuno giunge in Italia, cerchiamo di fare di tutto perché si integri veramente e viva in maniera decente.
Non vogliamo l'accesso indiscriminato, perché è assolutamente impossibile consentire a tutti di giungere in Italia e di vivere in maniera civile e decente. Per noi è talmente ovvio! Di solito la Lega porta avanti le battaglie che la gente vuole davvero, ma non vorremmo trovarci tra qualche anno a piangere sul latte versato, perché poi il fenomeno è completamente fuori controllo!
Cercate - magari in una sede più opportuna - di ragionare in modo sereno sull'immigrazione che non può essere solo vista come voto di scambio.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.26, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 421
Votanti 401
Astenuti 20
Maggioranza 201
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 238).
Prendo atto che il deputato Buontempo non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Prendo atto altresì che il deputato Ciro Alfano non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fugatti 5.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, mi sono assentato un attimo e so di essere stato citato da un collega. Mi sembra di aver compreso le motivazioni di tale intervento.
Per quanto concerne il problema dell'impostazione ideologica rispetto al fenomeno dell'immigrazione siamo tutti d'accordo. Infatti, da una parte vi è una sinistra che, ideologicamente, ragiona in termini di «frontiere aperte», poiché ritiene, in base alle proprie convinzioni, che possa esistere comunque una soluzione accettabile di vita; d'altra parte, invece, ci siamo noi, che sosteniamo che la permanenza sul territorio debba essere collegata al permesso di soggiorno.
Si è parlato dei rumeni, dell'Unione europea e di tante questioni. Vorrei osservare, tuttavia, che l'impostazione ideologica è una cosa, mentre le conseguenze pratiche - mi riferisco a chi subisce concretamente gli effetti di certe decisioni, le quali possono essere assunte dall'Europa ed avallate da Parlamenti nazionali o altro - sono un'altra!
Vorrei leggervi, visto che torniamo a parlare di rom, ciò che ha affermato un sindaco diessino (da me precedentemente solo ricordato) sulla situazione che si sta verificando a seguito dell'approvazione di Pag. 42alcune normative, da parte di questo Parlamento e di questa maggioranza, nei mesi precedenti.
Ricordo che, a Trento, esiste il fenomeno delle cosiddette baraccopoli, il quale è notevolmente aumentato negli ultimi mesi. Ebbene, il sindaco diessino ha dichiarato: «(...) Noi ci faremo carico di questa gente e dei problemi dei residenti» - perché vi sono anche le difficoltà dei residenti, i quali devono convivere con tale situazione! - «Ma non possono essere i comuni» - prosegue tale sindaco - «a fronteggiare un fenomeno così vasto e sappiamo che, appena trovata una sistemazione migliore a questi sessanta» - poiché questi rom sono una sessantina - «ammesso che la vogliano» - c'è anche un altro problema: bisogna vedere se la accettino, perché ormai non la vogliono! - «ne arriveranno altrettanti a sostituirli»!
Ebbene, questa è la situazione in cui si trovano gli enti locali, e non solo quelli governati dalla Casa delle libertà, dal centrodestra o dalla Lega, ma anche quelli amministrati dal centrosinistra. Questo fenomeno si verifica proprio a causa delle leggi approvate da questo Parlamento e dell'impostazione di questa maggioranza!
Ricordo che il mio collega Garavaglia ha già parlato del problema della moratoria. Ebbene, se proseguissimo di questo passo, eliminando il permesso di soggiorno - perché questa è la vostra impostazione! -, per gli enti locali la situazione peggiorerà sempre di più, perché sono proprio loro, assieme alle Forze dell'ordine, a dover gestire tale fenomeno, poiché voi sostenete una soluzione del tutto ideologica!
Si tratta soltanto del primo esempio: più avanti, ne porteremo degli altri!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo).
MAURIZIO FUGATTI. Oooh!!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
Prego, onorevole Goisis.
PAOLA GOISIS. Accolgo con piacere le vostre «esternazioni» ogni volta che parlo! Evidentemente, vi do molto fastidio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, si rivolga alla Presidenza (Commenti)!
PAOLA GOISIS. A riprova (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Per cortesia, si rivolga alla Presidenza (Commenti)...!
PAOLA GOISIS. Va bene! Signor Presidente (Commenti)...!
PRESIDENTE. Colleghi, cortesemente...!
PAOLA GOISIS. Grazie, Presidente!
A riprova di ciò, voglio accusare questa sinistra di razzismo (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo) nei nostri confronti, cioè di noi veneti, lombardi, piemontesi e liguri, perché ci costringete a vivere da sudditi in casa nostra!
Questa è la prima questione! In secondo luogo, siete razzisti anche nei confronti degli extracomunitari, che voi fingete di voler tutelare, perché, in realtà, li obbligate ad essere sfruttati dai loro kapò, come avete dimostrato in precedenza, non accettando i nostri emendamenti!
Non solo: li obbligate a vivere nelle baraccopoli (Commenti)! Non solo: obbligate le loro ragazze e le loro figlie a fare le prostitute, per il vostro piacere (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia, si avvii a concludere!
PAOLA GOISIS. Ho capito (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Vivi commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Verdi)!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis...!
Pag. 43PAOLA GOISIS. E le destinate, ancora una volta, ad essere picchiate e magari uccise, come predicano i loro imam, che voi non mandate fuori (Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
FRANCESCO TOLOTTI. Non può dire queste cose!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole...!
PAOLA GOISIS. Ma voglio ricordarvi che noi del Nord...
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, per cortesia!
PAOLA GOISIS. ...voemo essere paroni a casa nostra: ricordatevelo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, cerchiamo di ricondurre il dibattito su un piano di sereno confronto politico.
PAOLA GOISIS. Presidente, mi interrompono sempre!
PRESIDENTE. Lo dico per tutti. Lo dico sia per le esternazioni che vengono fatte nei suoi confronti, onorevole Goisis, sia anche per riportare serenità all'interno di quest'aula. Onorevoli colleghi, ovviamente siete pregati di non esporre...
PAOLA GOISIS. Presidente, lei deve tutelare tutti i parlamentari, anche quelli della Lega Nord!
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, sto tutelando tutti! Con grande serietà tutelo tutti gli esponenti di questa Camera sia per quanto attiene al diritto di esporre le proprie opinioni, sia per quanto attiene alla necessità di riportare il dibattito in Assemblea su un terreno di sereno confronto.
FRANCESCO TOLOTTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TOLOTTI. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare, se possibile, l'attenzione sul fatto che nel corso del dibattito non è accettabile che una collega si rivolga ad una parte dell'Assemblea con le osservazioni che ha fatto adesso l'onorevole Goisis perché non si tratta di opinioni politiche (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)! Sono accuse gravi e pronunciate irresponsabilmente (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
DAVIDE CAPARINI. Ma cosa vuoi!
FEDERICO BRICOLO. Stai zitto!
PRESIDENTE. Se possiamo procedere...
PAOLA GOISIS. La verità fa male!
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Colleghi, non è tollerabile questo comportamento! Per cortesia! Questo vale per tutti (Commenti)!
Onorevoli colleghi (Deputati del gruppo Lega Nord Padania si avvicinano al deputato Tolotti; i commessi si frappongono tra quest'ultimo e deputati del gruppo della Lega Nord Padania)! Onorevoli colleghi!
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,10 è ripresa alle 13,20.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, riprendiamo l'esame dell'emendamento Fugatti 5.27. Ovviamente, auspico che si intenda tornare ad un lavoro sereno nell'ambito del provvedimento che stiamo esaminando.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fugatti 5.27, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la Pag. 44V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 351
Votanti 348
Astenuti 3
Maggioranza 175
Hanno votato sì 136
Hanno votato no 212).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-bis.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 359
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato sì 145
Hanno votato no 214).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-bis.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 372
Votanti 370
Astenuti 2
Maggioranza 186
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 215).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gioacchino Alfano 5-ter.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 379
Votanti 378
Astenuti 1
Maggioranza 190
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 220).
Passiamo all'emendamento Gioacchino Alfano 5-ter.2.
GIOACCHINO ALFANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOACCHINO ALFANO. Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene. È così esaurito l'esame degli emendamenti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.30.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15,35.