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Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (ore 15,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro della giustizia, il ministro della solidarietà sociale, il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione e il ministro dell'interno.
(Iniziative in relazione alle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dalla procura della Repubblica di Potenza - n. 3-00798)
PRESIDENTE. Il deputato Buemi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00798 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, signor ministro, da notizie di stampa è emerso come la procura di Potenza, malgrado le sue ridotte dimensioni, abbia utilizzato in maniera molto ampia lo strumento delle intercettazioni telefoniche e ambientali, con dei costi molto rilevanti, se si considera la condizione della giustizia nel nostro paese, in particolare nelle nostre procure e nei nostri tribunali, che mancano addirittura degli strumenti minimi di lavoro.
A fronte di tutto questo, le chiedo allora, signor ministro, quali siano le misure adottate per fare in modo che questo strumento (che certamente è necessario in molte inchieste) venga utilizzato in maniera equilibrata, considerando tra l'altro che si tratta di uno strumento particolarmente invasivo della privacy delle persone e che produce una mole di documentazioni che spesso non vengono utilizzate, ma che producono invece danni alle persone coinvolte..
PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, Clemente Mastella, ha facoltà di rispondere.
CLEMENTE MASTELLA, Ministro della giustizia. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti conoscono la mia sensibilità rispetto ai problemi che le intercettazioni pongono.
Spero che la mia sensibilità sia uguale a quella del Parlamento e che quella del Parlamento sia uguale alla mia, perché spero che lo stesso Parlamento possa deliberare il più presto possibile al riguardo.
Sin dal mio insediamento al Ministero della giustizia ho stigmatizzato in particolare il fenomeno dell'indebita propalazione del contenuto delle intercettazioni. Come è noto, ho assunte iniziative anche di carattere normativo in relazione alla problematica della pubblicità degli atti di indagine e delle intercettazioni telefoniche per garantire, da una parte, il diritto dei cittadini ad essere informati e, dall'altra, quello della stampa ad informare.
Il contemperamento di tali diritti deve realizzarsi senza però che ne consegua un Pag. 2pregiudizio per le indagini, ovvero una indebita propalazione di notizie riservate, soprattutto se relative a terzi estranei al procedimento penale.
Non mi soffermerò quindi oltre su tali aspetti. Per quanto riguarda, invece, l'oggetto più specifico della richiesta da parte degli interroganti, relativo al numero delle intercettazioni telefoniche e ambientali disposte dalla procura della Repubblica di Potenza ed ai relativi costi per l'erario, faccio presente che, dai dati in possesso della Direzione generale di statistica del mio ministero, risultano emessi 526 decreti nell'anno 2003, 450 decreti nel 2004, 838 decreti nel 2005 e 808 decreti nel 2006.
Nell'anno 2003, sempre secondo i dati forniti dalla direzione generale, l'importo della fatturazione per intercettazioni è stato pari ad euro 1.534.456. Nel 2004 tale importo è stato pari ad euro 2.305.406, mentre nel 2005 esso è stato di euro 1.679.850. Nel 2006 la spesa è stata di euro 1.638.100.
Concludo dicendo che, allo stato, non possono ritenersi sussistenti i presupposti per trasmettere i dati in questione alla procura della Corte dei conti. Devo rilevare, infatti, che le intercettazioni sono state disposte con provvedimento motivato dal GIP, a seguito di richiesta anch'essa motivata del pubblico ministero.
Non risultano d'altronde elementi in base ai quali affermare, allo stato delle nostre conoscenze (è in atto anche un'ispezione al riguardo nella sede di Potenza), che le attività processuali compiute siano caratterizzate da illegittimità o irregolarità e che, quindi, costituiscano fonte di responsabilità contabile.
PRESIDENTE. Il deputato Buemi ha facoltà di replicare.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ringrazio il signor ministro per i dati forniti che, tra l'altro, sono particolarmente esemplificativi di una situazione che procede, in maniera rilevante, verso una dimensione di costi assolutamente insostenibili per quanto riguarda il nostro sistema giudiziario.
Se tutte le procure avessero lo stesso tipo di andamento e di proporzionalità per quanto riguarda le risorse utilizzate, buona parte del bilancio del suo ministero, signor ministro, dovrebbe essere destinato alle intercettazioni telefoniche.
Credo che, comunque, sia necessario tenere presente che vi deve essere sempre un certo rapporto tra i costi ed i benefici delle risorse che vengono utilizzate ed investite.
Da questo punto di vista, mi pare che i risultati non siano particolarmente entusiasmanti. Certamente si alza attorno alla questione un grande clamore, ma quando l'intercettazione viene calata come una rete nel mare, senza obiettivi precisi o comunque con obiettivi incerti, si producono conseguenze negative: ingenti risorse vengono sottratte alla giustizia - che invece dovrebbe fornire risposte ai cittadini -, producendo dei danni alle persone che sono coinvolte indirettamente nel fenomeno delle intercettazioni (le loro comunicazioni vengono infatti registrate nei verbali, con tutte le conseguenze che conosciamo, e la discussione del fenomeno in Parlamento ne è testimonianza). Si producono, pertanto, lesioni forti ai principi costituzionali che, invece, devono essere garantiti.
Pertanto, signor ministro, pur apprezzando la sua risposta, mi auguro che vi sia un'attenta valutazione per quanto riguarda i costi ed i benefici e, quindi, un richiamo alle responsabilità da parte dell'organizzazione preposta alla verifica di tali costi.
In particolare, la Corte dei conti, pur non ravvisando alcuna responsabilità diretta, potrebbe intervenire, come fa per molte amministrazioni, a campione (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, Verdi e Popolari-Udeur).
(Interventi per fronteggiare l'«emergenza affitti» e per una efficace politica abitativa - n. 3-00799)
PRESIDENTE. Il deputato Pellegrino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00799 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2).
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TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, signor ministro, il 4 aprile scorso è stata presentata una ricerca, che ha coinvolto numerose famiglie su tutto il territorio nazionale, sul disagio di vivere in affitto.
L'indagine conferma ancora una volta come il problema della casa, in particolare quello degli affitti, sia una delle principali emergenze sociali del nostro Paese: sono 4 milioni e 180 mila le famiglie che vivono attualmente in affitto in Italia e che incontrano grandi difficoltà a sostenere i costi di locazione, soprattutto nelle grandi città.
I prezzi di mercato degli affitti sono cresciuti negli ultimi anni in maniera considerevole: nel periodo 1999-2006 sono aumentati in media del 112 per cento circa.
La ricerca del Censis fotografa una situazione estremamente difficile, dove il disagio di vivere in affitto si misura soprattutto in relazione al reddito delle famiglie, penalizzando fortemente le fasce più deboli ed i giovani.
Con l'interrogazione in esame chiediamo quali interventi urgenti il Governo intende mettere in atto per fronteggiare questa emergenza.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere.
PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, l'interrogazione pone un problema molto grave: cercherò di dare conto delle ragioni di tale problematica e dei provvedimenti che stiamo cercando di adottare.
Si chiede il motivo per cui in Italia gli affitti sono così alti. Da molti anni il patrimonio abitativo pubblico è stato sottoposto ad una tensione molto forte e si è dato avvio ad un ingente processo di vendita delle case pubbliche.
Questo porta l'Italia a trovarsi in una situazione molto strana in ambito continentale; infatti, la media degli alloggi pubblici in Europa è del 16 per cento, mentre in Italia è del 4 per cento. Gli alloggi pubblici hanno la funzione di calmierare il mercato, poiché l'offerta di alloggi ad affitto calmierato contribuisce a tenere bassi tutti gli affitti; viceversa, se il pubblico non svolge questa funzione, gli affitti seguono la logica della crescita della rendita.
Quindi, abbiamo il problema di riprendere una politica della casa caratterizzata, in primo luogo, da un'offerta di alloggi pubblici. Come intervenire? Spero che la prossima settimana, nell'ambito della riunione con i componenti del tavolo predisposto sulla questione della casa, si decida di intervenire su tutti gli alloggi pubblici che oggi non sono affittati. In tutta Italia sono circa 30 mila gli alloggi pubblici chiusi per mancanza di manutenzione straordinaria: quindi, il primo provvedimento su cui intendiamo lavorare prevede la predisposizione di un piano di manutenzione straordinaria degli alloggi pubblici, in modo da renderli tutti disponibili per l'affitto.
In secondo luogo, si prevede di intervenire sulle detrazioni fiscali per le famiglie in affitto; la proposta in discussione mira ad estendere la possibilità di detrarre una parte dell'affitto dal solo canale contrattato - così come avviene oggi - al complesso degli affitti, relativi sia al canale contrattato sia al canale libero. Seguendo questa via si potrebbe determinare un meccanismo virtuoso, per cui tutti i locatari sarebbero interessati ad avere un contratto di affitto regolare, in modo da poter detrarre una parte del canone. In questo modo, potremmo determinare un elemento positivo sia per le famiglie locatarie sia per la lotta all'evasione fiscale. In conclusione, sono questi due i terreni su cui ci stiamo muovendo.
PRESIDENTE. Il deputato Pellegrino ha facoltà di replicare.
TOMMASO PELLEGRINO. Signor Presidente, sono decisamente soddisfatto, poiché la strada giusta è proprio quella di attuare un'efficace politica abitativa, in grado di dare delle risposte risolutive alle richieste dei cittadini; ciò, anche attraverso Pag. 4l'individuazione di un adeguato fondo, utile a potenziare le risorse finanziarie.
Una vera politica di sgravi fiscali per le fasce sociali più deboli e per i giovani, contratti collettivi in grado di calmierare i prezzi, il rilancio dell'edilizia residenziale pubblica e un'adeguata politica degli sfratti rappresentano, sicuramente, delle soluzioni concrete al problema degli affitti e della casa.
Per quanto riguarda le fasce deboli va ricordato che il 76,4 per cento delle famiglie che vivono in affitto hanno un reddito inferiore ai 20 mila euro annui. Inoltre, va sottolineata anche la situazione drammatica di alcune famiglie che vivono nelle grandi città: infatti, una famiglia su quattro di quelle che vivono in appartamenti in locazione ha un reddito medio inferiore ai 10 mila euro annui.
Da giovane parlamentare, mi fa piacere anche ricordare la situazione di tanti giovani in Italia. Sono circa 4 milioni i giovani tra i venticinque e i trentacinque anni che, purtroppo, riescono con difficoltà ad allontanarsi dal proprio nucleo familiare; ciò è dovuto al caro fitti e alla problematica riguardante la casa.
Debbo dire che la legge finanziaria per il 2007 ha dato un importante segnale per quanto riguarda le detrazioni fiscali riguardanti, soprattutto, gli studenti fuori sede. Ebbene, ritengo che queste facilitazioni fiscali vadano estese anche ai giovani under 35, per metterli nelle stesse condizioni di loro coetanei che vivono in altri paesi europei e che hanno la possibilità di poter lasciare il proprio nucleo familiare.
Mi fa piacere anche il fatto che il Governo dimostri particolare attenzione nei confronti dei dipendenti pubblici, soprattutto per quanto riguarda coloro che lavorano in posti lontani dal luogo di residenza. Anche in questo caso, una particolare attenzione potrebbe rivelarsi sicuramente importante ai fini di una seria politica per la famiglia; in ogni caso, sono certo che la strada intrapresa andrà sicuramente incontro alle esigenze dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Verdi e La Rosa nel Pugno).
(Collocamento anticipato in quiescenza per coloro che prestano assistenza a familiari gravemente invalidi - n. 3-00800)
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00800 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3).
MAURO FABRIS. Signor Presidente, «Sono il padre di una ragazza di 22 anni, disabile grave e non vedente. In un paese dove la pensione anticipata è stata regalata a molte categorie, da anni sono ferme in Parlamento proposte di legge per la concessione del prepensionamento a coloro che assistono i propri figli disabili gravi (...)»: comincia così la lettera che un padre disperato ha mandato a me, come penso a tanti altri colleghi.
Questa lettera continua: «Nella maggior parte dei casi, il disabile in condizioni di gravità dipende completamente dalla famiglia che si occupa di lui e, quando egli raggiunge la maggiore età e perde, quindi, la possibilità di partecipare alla vita scolastica, la sua stessa famiglia si trova di fronte a scelte terribili: lasciare il lavoro senza aver raggiunto l'età della pensione, e vivere di assistenzialismo, o affidare il proprio figlio ad un istituto-lager, di cui è tristemente ricca la cronaca di tutti i giorni».
Pertanto, chiedo al Governo di sapere, al di là delle leggi n. 104 del 1992 e n. 328...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
MAURO FABRIS. ... del 2000, che cosa si stia facendo concretamente affinché possa essere riconosciuto il lavoro di cura prestato, nei confronti dei disabili gravi, dai genitori. Essi, infatti, chiedono, comunque, la garanzia di poter continuare a fornire tale assistenza.
PRESIDENTE. Il ministro della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
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PAOLO FERRERO, Ministro della solidarietà sociale. Signor Presidente, vorrei innanzitutto fare una premessa. La presente interrogazione si colloca, per così dire, «a cavallo» di responsabilità diverse, poiché, come risulta evidente, concerne in primo luogo le questioni previdenziali.
Da questo punto di vista, onorevole Fabris, mi sono permesso di segnalare al collega che si occupa di lavoro e di previdenza sociale - al fine di portarlo all'esame del tavolo che si è aperto sulla riforma delle pensioni nel suo complesso - il tema da lei proposto, sottolineando come esso debba essere discusso nell'ambito più generale della riforma previdenziale.
Per quanto mi riguarda, penso che sarebbe opportuno riconoscere il lavoro di cura svolto da queste persone, in modo da consentire loro di ottenere il collocamento anticipato in quiescenza. Ciò, tuttavia, sarà oggetto di discussione nella sede prima indicata.
Per quanto attiene più direttamente alle mie competenze, invece, posso sottolineare che, come lei sicuramente saprà, con l'ultima legge finanziaria è stato costituito un fondo per la non autosufficienza. Vorrei rappresentare, inoltre, che, in queste settimane, il mio Ministero è impegnato nella predisposizione di un disegno di legge sulla non autosufficienza, il quale permetta allo Stato, finalmente, di intervenire a favore delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. Ciò eviterà di scaricare il problema completamente sulle spalle delle singole persone, così come avviene oggi.
L'ipotesi sulla quale stiamo attualmente lavorando prevede che entro tre anni, nell'ambito di un percorso graduale, lo Stato intervenga sia attraverso una rete di servizi a favore di tutte le persone non autosufficienti (quindi, non solo gli anziani, ma anche tutte le categorie che versano in tale condizione), sia coniugando, in maniera ottimale, tale rete con i trasferimenti monetari.
Questo è il lavoro che sta svolgendo il mio Ministero, e quindi la risposta all'interrogazione in oggetto è la seguente.
Il quesito che attiene specificatamente alla materia previdenziale sarà oggetto di discussione al tavolo di concertazione sulla riforma previdenziale, alla cui valutazione è stato sottoposto. Per quanto riguarda la non autosufficienza, spero che, nel giro di poche settimane, il Consiglio dei ministri approvi un disegno di legge che sancisca finalmente, anche in questo paese, livelli essenziali di assistenza - vale a dire, diritti esigibili - per tutte le persone non autosufficienti, nonché per le loro famiglie, per far sì che vi sia un intervento diretto dello Stato a favore di tali soggetti.
PRESIDENTE. Il deputato Fabris ha facoltà di replicare, per due minuti.
MAURO FABRIS. Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il ministro. Vorrei preliminarmente osservare che, quando si interroga il Governo, ci si attende ovviamente una risposta collegiale dello stesso. Quindi, comprendo la distinzione dei ruoli; tuttavia, è l'Esecutivo che decide chi risponde, in questa sede, a nome e per conto dell'Esecutivo stesso.
Comunque, la ringrazio lo stesso, signor ministro. È chiaro anche a me quanto questo Governo stia facendo per affrontare la questione delle famiglie e dei singoli che vivono, per l'appunto, il problema dell'handicap. Lei ha ricordato gli importanti interventi inseriti all'interno della legge finanziaria per il 2007.
Prendo atto di quanto lei si predispone a compiere nell'ambito dell'azione del Dicastero; ritengo, tuttavia, che si debba trovare il modo - ed è questione che impegnerà anche i gruppi parlamentari - di approvare presto le proposte che giacciono in Parlamento perché si riesca a collocare anticipatamente in quiescenza le lavoratrici ed i lavoratori con familiari affetti da handicap gravi.
Come lei ha ricordato, si deve peraltro sottolineare un aspetto, vale a dire il ruolo assegnato dalla legge n. 328 del 2000 alla famiglia quale luogo di cura da privilegiare delle persone affette da handicap. Bisogna, però, predisporre in tal senso un sistema integrato di interventi e di servizi sociali - Pag. 6misura che rientra pienamente nella competenza del suo Ministero - che abbia tale obiettivo come riferimento. Bisogna evitare di porre i singoli, le famiglie, i lavoratori e le lavoratrici di fronte alla drammatica prospettiva di dovere scegliere o il lavoro o l'assistenza, specialmente quando il portatore o la portatrice di handicap finiscono il ciclo di studi obbligatori e quindi grava, purtroppo, interamente sulle spalle della famiglia, che viene lasciata sola. In questo senso, le detrazioni fiscali, le agevolazioni per l'acquisto delle automobili e quanto previsto dalla 'nostra' finanziaria sono misure certamente utili; ma è chiaro che bisogna fare assolutamente di più. Lei ha definito la cura di tali persone come un lavoro usurante, che in quanto tale potrebbe portare ad un riconoscimento specifico delle attività svolte in famiglia.
PRESIDENTE. Deve concludere...
MAURO FABRIS. Credo che ciò sarebbe assolutamente giusto; spero davvero che il Governo assuma l'impegno da lei qui qualificato come prioritario in quanto si tratta veramente di un intervento di giustizia, in tutti i sensi (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
(Iniziative in relazione ad incrementi retributivi presso l'Ente nazionale italiano per il turismo (ENIT) - n. 3-00801)
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leone n. 3-00801 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor ministro, le rivolgiamo questa interrogazione per sapere se corrisponda al vero l'esistenza di una delibera del consiglio di amministrazione dell'ENIT per un corposo aumento di circa il 60 per cento delle corresponsioni economiche per il direttore generale. Se così fosse, ciò sarebbe in palese contraddizione con la decisione assunta dal Governo con l'ultima legge finanziaria che prevede un ridimensionamento generale delle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Inoltre, sarebbe una decisione non comprensibile, considerato che circa il 90 per cento delle risorse di cui l'ENIT dispone sono assorbite dalla spesa corrente e considerato, altresì, che l'ENIT non si è occupato, nei mesi scorsi, dei contenuti del portale www.italia.it, costato un'enormità; un portale del tutto inadeguato per la promozione dell'Italia, dove è assente buona parte dell'offerta turistica italiana.
L'ENIT quindi, che si dovrebbe occupare di promozione turistica, non si è occupato della principale, seppur sbagliata, iniziativa di promozione del paese.
Alla luce di tutto ciò, sempre che corrisponda al vero, le chiedo come intenda comportarsi il Governo.
PRESIDENTE. Il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, ha facoltà di rispondere.
LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è noto, il comma 577 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007 richiamato dagli interroganti dispone che con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri volto a stabilire i criteri per la individuazione dei trattamenti accessori massimi stabiliti per gli incarichi dirigenziali di livello generale di cui all'articolo 19, commi 3 e 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001 vengano altresì disciplinati i criteri applicativi relativi alla riduzione del 10 per cento della spesa complessiva per la retribuzione dei suddetti incarichi. Questo decreto, attualmente alla firma del Presidente del Consiglio, è stato predisposto tenendo conto dei principi di contenimento della spesa e di uniformità e perequazione dei trattamenti economici richiamati dalla citata norma del decreto legislativo.
Peraltro, va precisato che con l'articolo 12 del decreto-legge n. 35 del 2005, convertito Pag. 7con modificazioni nella legge n. 80 del 2005, l'Ente nazionale del turismo italiano è stato trasformato in Agenzia nazionale, dotata di personalità giuridica di diritto pubblico, con autonomia statutaria, regolamentare, organizzativa, patrimoniale, contabile e di gestione.
Inoltre, ai sensi dell'articolo 1, comma 19-bis, del decreto-legge n. 181 nel 2006 e successive modifiche, le funzioni di competenza statale precedentemente assegnate al Ministero delle attività produttive sono state attribuite al Presidente del Consiglio dei ministri e di conseguenza la vigilanza sull'Agenzia è da ricondurre in capo allo stesso Presidente del Consiglio che, a tale riguardo, ha delegato al Vicepresidente del Consiglio le funzioni in materia di turismo.
Va poi ricordato che il regolamento di organizzazione dell'Agenzia, adottato con decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2006, stabilisce che il direttore generale sia nominato su designazione del consiglio di amministrazione dall'organo politico competente. Il rapporto di lavoro del direttore generale è regolato da un contratto di diritto privato, approvato con deliberazione del medesimo consiglio di amministrazione e sottoposto alla successiva approvazione del Presidente del Consiglio dei ministri.
Ciò premesso, con riferimento alla questione sollevata in concreto dagli interroganti, si rappresenta che la procedura di approvazione del nuovo contratto del direttore generale è tuttora in fase di istruttoria, essendo stato il contratto stesso oggetto solo di una prima valutazione da parte del consiglio di amministrazione. Nell'ambito di tale istruttoria il Governo provvederà a verificare che l'eventuale aumento del trattamento economico del direttore generale sia disposto, come sollecitato dagli interroganti, nella ricorrenza delle pertinenti condizioni di legge, anche con riguardo alle disposizioni della legge finanziaria citata nell'interrogazione.
PRESIDENTE. Il deputato Pizzolante ha facoltà di replicare.
SERGIO PIZZOLANTE. Signor ministro, prendo atto che il Presidente del Consiglio e il ministro incaricato Rutelli cercheranno di far applicare all'ENIT quanto previsto dalla legge finanziaria, anche relativamente alle questioni che riguardano i risparmi e i vincoli sulle retribuzioni dei dirigenti pubblici. Quindi, sotto questo punto di vista, mi ritengo soddisfatto. Certamente vigileremo affinché ciò accada fino in fondo.
(Iniziative volte a garantire una più netta separazione fra l'attività di indirizzo politico e quella di gestione nella pubblica amministrazione - n. 3-00802)
PRESIDENTE. Il deputato Bocchino ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-00802 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5), di cui è cofirmatario.
ITALO BOCCHINO. Signor Presidente, oggi il gruppo di Alleanza Nazionale chiede di fare chiarezza al ministro Nicolais e al Governo su una questione a nostro giudizio molto importante, ossia quella della dirigenza pubblica.
La Corte costituzionale recentemente, con due sentenze, ha dichiarato illegittime, perché incostituzionali, una legge del Parlamento e una legge della regione Lazio, poiché sostanzialmente la sistematizzazione dei contratti privatistici all'interno della pubblica amministrazione viola l'articolo 97 della Costituzione.
Noi riteniamo che quanto introdotto dalla cosiddetta legge Bassanini non solo non abbia risolto i problemi dell'efficienza della pubblica amministrazione, ma abbia rallentato l'attività di quest'ultima ed abbia altresì demotivato molti vincitori di concorso e molti dirigenti di ruolo.
Chiediamo quindi al Governo se non ritenga opportuno avviare una riflessione «a trecentosessanta gradi» sulla normativa che riguarda la dirigenza pubblica.
PRESIDENTE. Il ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, ha facoltà di rispondere.
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LUIGI NICOLAIS, Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. Signor Presidente, onorevoli deputati, in merito al quesito oggetto della presente interrogazione, vorrei precisare in primo luogo che la Corte costituzionale non sembra aver voluto stigmatizzare il processo di privatizzazione del rapporto di impiego della dirigenza pubblica, così come affermato dagli interroganti, ma piuttosto abbia inteso censurare l'automatismo relativo allo spoil system dei dirigenti pubblici, introdotto peraltro come misura una tantum nel corso della precedente legislatura.
Il giudice delle leggi, infatti, in particolare con la recente sentenza n. 103 del 2007, ha inteso censurare l'articolo 3, comma 7, della suddetta legge nella parte in cui disponeva che gli incarichi dirigenziali, ad esclusione di quelli apicali, cessassero in sede di prima applicazione della stessa legge il sessantesimo giorno dalla sua data di entrata in vigore, esercitando i titolari degli stessi in tale periodo esclusivamente le attività di ordinaria amministrazione.
La Corte ha ritenuto che tale disposizione violasse gli articoli 97 e 98 della Costituzione e, in particolare, il principio di continuità dell'azione amministrativa, che è strettamente correlato a quello del buon andamento dell'azione stessa.
Per quanto riguarda poi la necessità di limitare l'accesso agli incarichi dirigenziali da parte di soggetti estranei ai ruoli dell'amministrazione, necessità sottolineata dagli onorevoli interroganti e che il Governo certamente condivide, si precisa che tale profilo non è stato preso in esame dalle citate sentenze; peraltro, il Governo, pur condividendo l'opportunità di tale limitazione, ricorda che è stata proprio la legge n. 145 del 2002 ad estendere il limite del contingente relativo al conferimento degli incarichi dirigenziali a soggetti estranei ai ruoli delle amministrazioni, elevandolo dal 5 al 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti di prima fascia e dal 5 all'8 per cento della dotazione dei dirigenti di seconda fascia.
Merita, infine, ulteriore precisazione il fatto che questo Governo non ha mai utilizzato lo strumento della riorganizzazione per introdurre forme surrettizie di spoil system e ciò trova conferma proprio nel decreto-legge n. 181 del 2006, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2006, n. 233, citata dagli onorevoli interroganti, il quale ha disposto che, in prima applicazione, al fine di assicurare il funzionamento delle strutture riorganizzate, gli incarichi dirigenziali in corso al momento della riorganizzazione potessero essere mantenuti sino alla loro naturale scadenza, anche in deroga ai contingenti sopra richiamati di cui all'articolo 19, commi 5-bis e 6.
Tanto premesso, nella consapevolezza della necessità di valorizzare i principi di buon andamento dell'azione amministrativa ed esclusività del rapporto di servizio dei dirigenti richiamati dalle citate pronunce della Corte costituzionale, il Governo intende ora proporre un'organica riforma della dirigenza pubblica volta anche a rafforzare il principio di separazione fra politica e amministrazioni e ad assicurare la continuità dell'azione amministrativa.
PRESIDENTE. Il deputato Bocchino, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti, ha facoltà di replicare.
ITALO BOCCHINO. Signor ministro, mi dichiaro soddisfatto per le sue ultime parole e prendo atto che il Governo vuole dare vita ad una riforma organica della pubblica amministrazione, di cui mi auguro si discuta presto in Parlamento. Sono invece insoddisfatto per tutto il resto della risposta che gli uffici le hanno preparato. Infatti, gli uffici hanno dimenticato di citare che quella norma è stata ripetuta dall'articolo 41 del decreto-legge n. 262, da voi voluto l'anno scorso. Pertanto, l'ultimo atto di spoil system, anzi di decadenza, quindi atto politico, è un atto vostro e mi dispiace, signor ministro, che gli uffici non glielo abbiano fatto presente.
Siamo in un cul-de-sac. Si deve evitare che si crei una situazione tale per cui i vincitori di ruolo siano demotivati perché vedono altre persone passare loro davanti. Pag. 9Inoltre, chi ha un rapporto privatistico non viene scelto - purtroppo anche a causa delle basse remunerazioni elargite dalla pubblica amministrazione - tra i migliori cervelli del paese ma tra chi fa meglio anticamera in alcune segreterie politiche.
La mia è una preoccupazione che riguarda tutti. Riguarda, in particolare, l'efficienza della pubblica amministrazione e, conseguentemente, l'efficienza del paese: un paese è moderno e competitivo se dispone di una pubblica amministrazione moderna e competitiva. Purtroppo, la nostra pubblica amministrazione rischia di non essere tale sia a causa dei problemi che ormai fanno parte della patologia della nostra burocrazia, sia a causa della confusione normativa. Ho la sensazione che si sottovalutino gli effetti della sentenza della Corte costituzionale citata che fa «cadere», di fatto, anche il vostro provvedimento inserito nel cosiddetto pacchetto Bersani.
Signor ministro, le segnalo anche un altro caso grave. Personalmente, ritengo che si debba uscire dalla logica della commistione. Vi sono, ad esempio, troppi casi di consulenze assunte fuori dalla pubblica amministrazione. Mi riferisco, in particolare, ai magistrati consulenti, presenti in numero esorbitante all'interno della pubblica amministrazione, che spesso si trovano a svolgere la funzione di controllanti e di consulenti del controllato. Questo non è possibile! Vorremmo che si facesse chiarezza attraverso una riforma organica che, oltre a rendere efficiente la pubblica amministrazione, prevedesse incentivi (premialità) in base a griglie di produttività stabilite all'interno delle amministrazioni pubbliche.
(Iniziative per la prevenzione del terrorismo di matrice fondamentalista islamica, in relazione a recenti dichiarazioni di due imam delle moschee di Torino - n. 3-00803)
PRESIDENTE. Il deputato Cota ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00803 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6), di cui è cofirmatario.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, signor ministro, i fatti sono noti e sono stati evidenziati in un servizio della giornalista Maria Grazia Mazzola durante la trasmissione televisiva Anno zero, una trasmissione, possiamo dire, non filoleghista. Tali fatti riguardano due moschee di Torino, nelle quali non si prega, e due imam che predicano odio e violenza e inneggiano al terrorismo. Uno dei predecessori di questi imam è stato espulso, in passato, con un decreto dell'allora ministro Pisanu. Da anni, la Lega Nord Padania denuncia questa situazione in ordine ai sospetti di collegamenti tra le organizzazioni terroristiche e le attività che si svolgono all'interno delle moschee (moschee, si fa per dire!). Da anni, inoltre, la Lega Nord Padania denuncia una situazione particolarmente grave nella città di Torino, nella quale le due moschee in questione insistono in quartieri assolutamente sottratti, signor ministro, al controllo della legalità: sembra di stare in una città araba.
PRESIDENTE. Deputato Cota...
ROBERTO COTA. L'immigrazione islamica è un problema, signor ministro, e al riguardo ci attendiamo da lei parole chiare.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, cercherò di essere molto sintetico e schematico perché i quesiti contenuti nell'interrogazione sono numerosi.
Innanzitutto, è in corso un'indagine preliminare della procura della Repubblica di Torino alla quale la Digos collabora. Quindi, sussiste un segreto investigativo che, anche in questa Assemblea, dobbiamo rispettare. In secondo luogo, in quella trasmissione televisiva è stato diffuso Pag. 10un documento filmato parziale, rispetto all'insieme, e non era chiaro se video e audio corrispondessero tra loro. La Digos torinese ha prodotto una prima trascrizione e traduzione della registrazione filmata integrale e la procura della Repubblica ha conferito una consulenza per la traduzione di tutte le frasi pronunciate, anche collocandole nella sequenza in cui sono state pronunciate. Inoltre, è al vaglio della procura la documentazione in arabo mostrata nel filmato. Tutto ciò che al momento posso dire è che, presumibilmente, si tratta di materiale scaricato da siti Internet jihadisti, almeno in buona parte.
Noi conosciamo gli antecedenti di questa situazione e le posso assicurare, onorevole Cota, che valuteremo la situazione in base alle risultanze di ciò che il giudice riterrà o non riterrà di fare. In altri termini, se non perseguirà per reati, valuteremo con il massimo scrupolo se vi siano i presupposti per l'applicazione di provvedimenti che in più casi già sono stati adottati. Se c'è una cosa che non si può dire è che non siano stati applicati provvedimenti di espulsione per motivi di ordine e di sicurezza pubblica nei confronti di soggetti presenti, a diverso titolo, nelle moschee di Torino, Como, Varese, Reggio Emilia, Trino Vercellese e Carmagnola. Se necessario, sarà fatto anche in questa occasione; se non necessario, non saranno adottati provvedimenti, perché sarebbe un errore grave ritenere che qualunque moschea sia luogo di predicazione jihadista; questo non è vero.
Un problema delicato che è stato sollevato e sul quale riflettiamo da molto tempo è quello della registrazione e della formazione delle persone che nel nostro paese assolvono alla funzione di imam.
PRESIDENTE. Signor ministro....
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Questo è un problema di particolare importanza, sul quale si deve intervenire.
Anche se violerò il regolamento del question time, visto che ho esaurito i tre minuti di tempo a mia disposizione, mi permetterò di intrattenermi su questo punto quando risponderò all'interrogazione dell'onorevole Volontè.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno non può violare le regole...
Ha facoltà di replicare il ministro... Cota, per due minuti...
ROBERTO COTA. La ringrazio per la «promozione», signor Presidente...
Il ministro dell'interno non può violare le regole, ma gli imam le possono violare, evidentemente. Infatti, le hanno violate e non c'è stata quella presa di posizione chiara che noi abbiamo auspicato. Perché? Perché lei non può fare riferimento, signor ministro, all'inchiesta della magistratura.
Già precedentemente, con riferimento alla posizione dell'imam Bouchta, abbiamo potuto verificare come il ministro dell'interno sia dovuto intervenire proprio perché l'inchiesta della magistratura non ha portato a quei risultati che invece erano necessari per la sicurezza: cioè l'espulsione immediata. Noi oggi avremmo voluto sentire da lei, signor ministro, un impegno sull'espulsione di questi due imam, sulla chiusura delle due moschee in questione e su un'indagine approfondita da svolgere in diverse moschee che sono oggetto di sospetti.
Invece non è stato mandato un segnale chiaro, così come segnali non chiari, ma anzi negativi, questo Governo ha mandato sull'indulto e come segnali negativi sta mandando sul superamento della cosiddetta legge Bossi-Fini: segnali negativi volti a dare spazio all'immigrazione libera! E segnali sbagliati questo Governo li sta dando anche proponendo di allargare indiscriminatamente la cittadinanza a tutti! Ecco, signor ministro, noi le diciamo questo: non vogliamo ancora una volta (Commenti del ministro Amato)... Sì, la prenda così: lei fa il filosofo!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Io non faccio il filosofo!
ROBERTO COTA. Lei fa il filosofo, però ha davanti una situazione che non Pag. 11sta gestendo (Commenti del ministro Amato)! Obiettivamente, lei non è in grado di gestire questa situazione!
Allora noi le diciamo, signor ministro, che non vogliamo trovarci domani ancora nella stessa situazione di oggi, perché in tal caso le diremmo che noi glielo avevamo detto (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
(Provvedimenti in relazione a recenti dichiarazioni di due imam delle moschee di Torino - n. 3-00805)
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-00805 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, per non ripetere ciò che è già stato accennato, anche noi chiediamo al ministro Amato, che ha la capacità di agire nella complessità del proprio ruolo, di spiegarci come mai non siamo ancora arrivati al provvedimento di espulsione nei confronti di questi due imam. Il problema, più che riguardare i luoghi di culto, riguarda le persone, in questo caso questi due imam, che hanno incitato i fedeli dell'Islam o di un certo tipo di Islam a trattare le donne come animali senz'anima e ad usare violenza nei confronti degli appartenenti a tutte le altre religioni monoteiste, in qualche modo confermando un atteggiamento di cui tutto quel filmato, ma non solo, ci ha reso purtroppo tragicamente consapevoli nel nostro paese, dall'omicidio di Hina avvenuto l'estate scorsa ad oggi.
Il provvedimento Turco-Napolitano e il decreto Pisanu consentono a lei, signor ministro, di espellere questi imam.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Mi scuso, Presidente, se prima ho in parte interrotto il collega che parlava, ma quando ho sentito dire che si vuole concedere la cittadinanza indiscriminatamente a tutti, mi è parso inappropriato che una frase così lontana dalla verità potesse essere pronunciata senza provocare reazioni!
Su questo tema ha ragione l'onorevole Volontè, come ha ragione il collega che prima parlava: se ci sono i presupposti per l'espulsione, è mio dovere - al quale non mi sottraggo - e mia responsabilità espellere e questi presupposti non coincidono con i presupposti per l'azione penale e la condanna penale, questo lo so bene. Ma tra l'espellere una persona sulla base di una trasmissione vista la sera della domenica - l'espulsione la si fa il lunedì mattina - e l'attendere le risultanze di un'indagine penale, ci sarà pure una via di mezzo, che implica l'accertamento diretto da parte del dipartimento di pubblica sicurezza delle circostanze che possono legittimare l'espulsione.
Non è possibile, colleghi deputati - siamo tutti membri del Parlamento della Repubblica, dell'organo più alto dello Stato -, ritenere che ad un provvedimento di espulsione si debba giungere sulla base dell'aver visto una trasmissione televisiva!
Io accredito i mass media del massimo di potenza possibile, ma non fino al punto di sostituire la forza delle regole giuridiche; e quindi, pur consapevole che i presupposti dell'espulsione non siano quelli della condanna penale, ritengo mio dovere avere degli accertamenti adeguati da parte degli organi di polizia.
Se il collega Volontè me lo consente, anche se non me lo ha chiesto espressamente, vorrei riprendere il tema del «chi viene in Italia».
Noi ci troviamo questo problema perché abbiamo a che fare con quello che, secondo le religioni a cui siamo più abituati, è il ministro di culto, una persona di cui ignoriamo le regole di formazione, la provenienza e tutto il resto. È un problema che preoccupa diversi paesi europei; ho avuto modo di parlarne con i miei colleghi francesi e tedesco che hanno la stessa problematica: devo sollecitare il Pag. 12Parlamento a porsi il problema perché posso anche costruire un elenco di pura Polizia degli imam. ..
PRESIDENTE. La prego, deve concludere!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. ..., visto che siamo a conoscenza di quelle cose, ma non è normativamente forte. La forza può venire qui in due modi, colleghi: o stipulando un'intesa con la confessione religiosa - e però sappiamo quali difficoltà vi siano a fare questo con il frammentato mondo islamico - oppure attraverso il disegno di legge sulla libertà religiosa in cui vi è l'articolo 9, su cui è fermo da tempo il Parlamento...
PRESIDENTE. La prego, ministro!
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. ..., che ci può permettere di sottoporre ad una verifica da parte del ministro dell'interno i ministri di culto di qualunque religione. Mi auguro che la I Commissione proceda su quella strada.
PRESIDENTE. Il deputato Volontè ha facoltà di replicare.
LUCA VOLONTÈ. Presidente, onorevole ministro, non siamo certo noi coloro che si fanno suggestionare da alcuni commentatori televisivi: con saggezza usiamo la nostra responsabilità e quindi non è di questo che stiamo parlando.
Tra il 29 marzo e l'11 aprile corrono tredici giorni: comprendo che vi sia bisogno ancora di qualche giorno per le indagini e per verificare attraverso di esse i presupposti per l'espulsione, ma immagino e confido che non occorrano altre tre, quattro o cinque settimane; altrimenti vorrebbe dire che vi è una coincidenza tra le indagini che verificano il presupposto che consente al ministro degli interni di agire attraverso il decreto di espulsione e ciò che invece la magistratura sta indagando, e quindi una lentezza del procedimento penale: vi deve essere un delta di tempo fra i due momenti!
Tenga conto, signor ministro, che tale preoccupazione non viene solo dagli ambienti di Anno zero - trasmissione che io vedo il meno possibile -, ma anche dal fatto che qualche giorno fa si è svolto l'Islamic relief in tre città italiane, in cui si è anche inneggiato alla guerra santa; viene a seguito non sono del caso Hina, come le ho ricordato, ma anche di ciò di cui lei si è occupato anche nella Consulta islamica, il cosiddetto caso UCOI - il manifesto contro la Scioah, l'indagine e l'inchiesta nei confronti di due di quegli esponenti, l'apice di quella organizzazione a Roma - proprio per aver offeso il sentimento della verità, prima ancora che della religione ebraica.
È quindi una preoccupazione reale, che lei conosce bene, in virtù della quale la invitiamo a usare, certo, la «carota», la prudenza, la tolleranza, l'intelligenza di cui è portatore, ma talvolta anche il bastone. È utile, infatti, qualora - come lei ha detto - vi siano i presupposti, farli «agire» quei presupposti: di fronte a tale contesto serve un gesto, se ve ne sono le condizioni, forte e chiaro per l'opinione pubblica.
(Misure urgenti per evadere le pratiche giacenti volte all'ottenimento del permesso di soggiorno - n. 3-00804)
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00804 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, signor ministro, nel marzo del 2006, 484 mila persone presentavano la propria domanda alle Poste per essere regolarizzate nella loro condizione di cittadini immigrati. I dati del suo ministero, ad un anno di distanza, ci informano che poco più del 45 per cento di queste domande sono state «definite», come si dice in termini tecnici. In media, nelle città capoluogo ciò riguarda appena il 30 per cento e, in alcune realtà, la situazione è peggiore (a Roma circa il 25 per cento), fino ad arrivare alla Pag. 13situazione di Milano, che rappresenta una patologia palese, dato che appena l'1,2 per cento delle domande si sono trasformate in contratti di soggiorno.
Sarebbe troppo lungo ora indicare quali siano le cause, ma credo che vi sia qualche elemento di verità nell'affermazione del viceprefetto Ennio Mario Sodano che sostiene che viviamo stabilmente in logiche emergenziali.
Vorremmo sapere quale sia il giudizio del suo ministero e suo personale, signor ministro, e quali misure urgenti il Governo intenda adottare per risolvere la situazione.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.
GIULIANO AMATO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, posso precisare alcuni numeri che, in parte, sono migliori di quelli ora indicati, ma lungi da me la volontà di negare il problema. Il problema esiste e abbiamo cercato di affrontarlo ripetutamente lavorando sulle procedure.
Ci troviamo, da una parte, con un sovraccarico di domande che, a mio avviso, è largamente frutto dei congegni che erano stati adottati per formare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro immigrata in base alla legge oggi vigente e, in parte, davanti ad un'oggettiva difficoltà del Ministero dell'interno, per come esso è strutturato, cioè come vent'anni fa, nel fronteggiare picchi di attività che sono venuti crescendo in modo enorme negli ultimi anni. Le prefetture sono le stesse di vent'anni fa, quando il fenomeno dell'immigrazione non esisteva affatto. Questa è già una spiegazione.
In terzo luogo, stiamo mettendo meglio a fuoco la convenzione con le Poste, che era già stata stipulata quando il Governo è entrato in carica, ma è partita in modo «zoppicante».
Aggiungo che il 68 per cento delle circa quattrocentomila domande risulta ormai definito; il 25 per cento è in attesa del parere delle direzioni provinciali del lavoro; il 7 per cento è in attesa di dati da parte degli interessati. Teniamo conto che, spesso, vi sono errori nelle domande e, in questi casi, la pratica subisce una decelerazione rilevante.
Per quanto riguarda Milano, debbo precisare che le pratiche definite sono 18.660 su 33.365, cioè poco sopra il 65 per cento perché al numero dei nulla osta rilasciati (9.680) occorre aggiungere le domande esaminate e non accolte (8.980). Sottolineo questo numero anche nei confronti di coloro che hanno parlato della vicenda come se si trattasse di una sanatoria. Stiamo valutando le domande presentate in base ai requisiti previsti alla legge cosiddetta Bossi-Fini e, alcune di queste domande, oltre ottomila, sono state respinte.
La maggior parte delle prefetture ha finito il proprio lavoro e, a trovarsi in difficoltà per il numero delle domande, sono in realtà le due o tre maggiori prefetture.
Stiamo, infine, abolendo il data entry da parte delle Poste italiane e ciò dovrebbe sveltire questo passaggio che oggi rappresenta una specie di collo di bottiglia.
PRESIDENTE. Il deputato Burgio ha facoltà di replicare, per due minuti.
ALBERTO BURGIO. Signor ministro, la ringrazio. Eviterò anch'io qualsiasi contenzioso in relazione ai numeri, anche perché i dati cambiano, per fortuna in meglio. Convengo con lei che l'essenziale è riconoscere (e il riconoscimento è condiviso) la problematicità della situazione.
Convengo altresì con lei che le responsabilità maggiori incombono sul Governo e sulla legislazione precedente, che, come spesso avviene quando si sceglie la strada della repressione, genera effetti perversi.
Rimane il fatto che questa condizione genera disagio, sofferenza e incertezza. Ci troviamo peraltro di fronte al paradosso di un apparato produttivo e di tante famiglie che potrebbero accogliere e includere nel nostro tessuto produttivo e sociale persone che, pur avendone titolo, non riescono, a causa delle strozzature di un sistema eccessivamente rigido, a veder riconosciuto il proprio diritto.Pag. 14
Rispondendo poc'anzi a un'altra interrogazione, ella, signor ministro, parlava di chi viene in Italia. Si tratta anche di tanta gente che fugge dalla povertà e dalla guerra e che è alla ricerca di un lavoro. Questa gente, come sappiamo, in certi casi già lavora in tutta onestà. Si tratta di realtà che - credo - il Governo dovrebbe riconoscere e sanare quanto prima.
Io la ringrazio e sono soddisfatto di sentire che il Governo e il suo ministero sono attivi per dare una risposta sollecita ed efficace a questo problema. Certo, da parte nostra non possiamo non rivolgere un ulteriore appello alla sua sensibilità e alla sua attività in quanto si tratta di una situazione davvero urgente e di grande sofferenza, della quale noi avvertiamo il dovere morale, prima ancora che politico, di farci carico.
(Iniziative volte a modificare le regole del patto di stabilità interno a favore degli enti locali - n. 3-00806)
PRESIDENTE. Il deputato Quartiani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sereni n. 3-00806 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 9), di cui è cofirmatario.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio il ministro dell'interno per le risposte che fornirà in merito al quesito posto dal gruppo dell'Ulivo.
Si tratta di alcune questioni relative ai bilanci comunali, considerato peraltro che il patto di stabilità relativo ai rapporti tra Stato ed enti locali, con l'ultima legge finanziaria, ha positivamente innovato rispetto al passato. Infatti, essa ha posto alla base di tutto i saldi di bilancio e non più i tetti di spesa. In questo modo ha responsabilizzato le amministrazioni e preparato il terreno per il passaggio ad una maggiore autonomia comunale, tramite il federalismo fiscale.
Si tratta ora di capire se il Governo intende intervenire con modifiche migliorative su due questioni particolarmente urgenti rispetto alle altre da noi trattate. Parlo della questione dell'uso dell'avanzo di amministrazione - oggi reso impossibile - e di quella dei bilanci dei comuni colpiti da calamità naturali.
Si tratta di questioni sulle quali l'intervento rapido del Governo potrebbe rendere più agevole la capacità di investimento in opere pubbliche da parte degli enti locali.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, Giuliano Amato, ha facoltà di rispondere.
GIULIANO AMATO. Grazie, signor Presidente. Io sono l'ultimo a negare la sostanza e la rilevanza del problema sollevato dai colleghi interroganti. Devo dire che alcuni anni fa, nel ruolo del ministro dell'interno avrei avuto una capacità di risposta molto meno relativa di quella che oggettivamente oggi posseggo.
Infatti, è stato proprio il patto di stabilità e la sua estensione all'interno ad allargare e a far prevalere il ruolo del ministro e del ministero dell'economia nel definire gli indirizzi e le conseguenti regole attinenti alla finanza locale.
Quindi, mi ritengo se non la persona sbagliata - sono pur sempre membro di questo Governo e ministro dell'interno - forse un interlocutore di Governo non adatto a riferire su questa vicenda. Sono consapevole delle disfunzioni - le ho anche segnalate - che negli enti locali si determinano quando, sulla base delle medie delle entrate e delle spese del periodo precedente, essi finiscono per trovarsi nell'impossibilità di utilizzare le risorse - e anche gli avanzi di gestione - di cui dispongono, considerato che superano le medie di quel triennio.
Nella mia veste di ministro dell'interno, mi è capitato in più casi, recandomi presso comuni dove esistono questioni attinenti alla sicurezza, sentirmi dire dai sindaci: ma perché non ci fanno assumere qualche vigile? Noi lo potremmo fare, senza violare il patto di stabilità; peraltro, malgrado il patto di stabilità sui saldi, continuano a porci vincoli specifici su singole spese. Devo dire che non è che avessero tutti i Pag. 15torti, ma questa è la situazione dinanzi alla quale ci troviamo.
Per quanto mi compete, mi posso adoperare affinchè questi argomenti vengano tenuti nel debito conto da chi ha le maggiori responsabilità, all'interno del Governo, sull'attuazione del patto di stabilità.
PRESIDENTE. Il deputato Quartiani ha facoltà di replicare.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Dopo la risposta del signor ministro, su temi che si intrecciano con ambiti di responsabilità del ministro dell'economia (al quale non abbiamo mancato con un'apposita risoluzione parlamentare, né mancheremo in futuro, di far conoscere le richieste avanzate dal Parlamento e dalla maggioranza), non posso non dichiarare la soddisfazione del gruppo dell'Ulivo.
In particolare, ci pare che il ministro non abbia chiuso le porte ad interventi migliorativi del patto di stabilità tra Stato ed enti locali, nè che il Governo metta in dubbio la necessità, come da noi sollecitata nell'interrogazione, di intraprendere un confronto con i rappresentanti dei comuni e delle province per apportare alcune correzioni, già nel brevissimo periodo, agendo sui bilanci in essere, e, successivamente, con la prossima legge finanziaria, in relazione al sistema di calcolo dei saldi e ad una migliore definizione dell'illegittimità dei bilanci preventivi, ai comuni colpiti da calamità naturali ed ai loro bilanci, all'accensione dei mutui e, infine, all'utilizzo dell'avanzo di amministrazione, oggi impedito dalla legislazione vigente (esso, infatti, in quanto iscrivibile solo in entrata, non è spendibile, con conseguenze negative sui servizi resi e sugli investimenti dei comuni, soprattutto di quei comuni virtuosi, che dispongono di queste risorse e che non possono usarle a beneficio delle loro comunità).
Credo che tutto ciò, se intrecciato ad un'iniziativa comune tra amministrazione centrale e amministrazioni locali, consentirà di superare le incertezze applicative della legge, correggendo alcuni errori, e favorirà un clima di collaborazione al fine di rendere più efficiente la pubblica amministrazione e più produttivo il suo operato.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.